Considerazioni a margine dell’assemblea dei quadri dirigenti, di Nicola Ferrando

Autore: Nicola Ferrando

Il Presidente Nazionale convoca i dirigenti periferici a Tirrenia il 17 e il 18 maggio per fare una sorta di bilancio di metà legislatura e per elaborare proposte per superare il difficile momento che l'Unione e l'intera società italiana sta vivendo. Pur non potendo partecipare all'assemblea dei quadri dirigenti, vorrei dare il mio modesto contributo.
In questi due anni e mezzo mi pare che l'Unione sia stata costretta più a difendersi dagli attacchi interni ed esterni che a proporre novità per i ciechi e gli ipovedenti. Se si esclude l'accordo con ADV per il nuovo sistema di guide tattili, non ci sono state conquiste significative, anzi abbiamo rischiato di perdere l'indennità di accompagnamento, di vedere l'Unione commissariata, di rimanere senza soldi. Il sistema dei forum di discussione, messo in piedi per favorire la partecipazione di dirigenti e soci, che si erano sentiti esclusi dopo le note vicende dell'ultimo congresso nazionale, non ha funzionato, a causa della farraginosità del sistema, che prevede l'assegnazione di un nome utente e di una password non modificabili e che non consente di utilizzare un unico account per gestire più forum.
La comunicazione tra sede centrale e dirigenti periferici è sicuramente efficiente, dato che quasi tutti siamo dotati di posta elettronica, abbiamo imparato ad utilizzare le teleconferenze e, per chi passa molto tempo in sezione, anche il sistema voip che collega tutte le sedi locali al centro e tra di loro. Molto più difficile rimane la comunicazione tra dirigenti e soci. Le sezioni che in passato non si sono dotate di segreteria telefonica informativa o di altri strumenti per l'invio di comunicazioni ai soci, ora non hanno i soldi per mettere in piedi un sistema di questo tipo. Penso invece che la Sede Centrale potrebbe implementare un sistema di bacheca elettronica, che oltre a fornire notizie di carattere generale, potrebbe consentire ai soci delle singole sezioni di avere notizie di carattere locale, semplicemente pronunciando il nome della città di appartenenza. In alternativa bisognerebbe cercare un servizio di lettura mail via telefono, per cui ad ogni socio viene assegnata una mail del tipo nome.cognome@soci.uici.it. La sezione invia la mail ai propri soci ed essi ricevono sul telefono di casa una telefonata, con una sintesi vocale che li informa che è presente un nuovo messaggio e lo possono ascoltare. Il costo del servizio potrebbe essere sostenuto da uno o più sponsor, che aggiungerebbero il proprio messaggio pubblicitario in coda a tutte le mail, un po' come fa email.it.
Lo Statuto dell'Unione va sicuramente aggiornato, sia per tenere conto degli eventi verificatisi a Chianciano, che fanno ritenere opportuna la reintroduzione del sistema delle liste anche a livello nazionale, sia per rispondere meglio alle mutate condizioni economiche e amministrative: mi riferisco alla sempre più probabile eliminazione delle Province ed alla loro sostituzione con realtà amministrative più piccole, quali le ASL e le conferenze dei sindaci. Penso quindi a grandi sezioni metropolitane o interprovinciali, con proprio personale, e rappresentanze zonali nelle città più importanti, nelle quali i dirigenti, aiutati magari da un dipendente che a turno si sposta nelle diverse sedi, possono svolgere quell'azione di vicinanza ai soci che una sede posta a 100 chilometri e più di distanza non potrebbe avere.
Poiché l'attuale sistema di composizione del congresso nazionale è divenuto troppo oneroso, prevedendo la partecipazione di oltre 700 persone tra delegati, accompagnatori e personale della Sede Centrale, vedrei positivamente una revisione complessiva della rappresentatività territoriale, mediante un sistema a due livelli, per cui le assemblee provinciali eleggono uno o più rappresentanti regionali e le assemblee regionali così formate eleggono un certo numero di delegati al congresso, sulla base del numero di soci presenti in ciascuna Regione, sempre con la possibilità di presentare delle liste per dare voce alle minoranze. Diminuendo i costi di organizzazione del congresso nazionale, si potrebbe quindi ridurre la durata dei mandati, favorendo così il ricambio dei dirigenti.
Per evitare gli accordi elettorali, a parte le regole sulle modalità di voto, penso invece che si debba fare appello ai dirigenti regionali e nazionali, affinché abbandonino l'idea che, se non si è tutti della stessa opinione, non si è degni di entrare nel consiglio nazionale. La democrazia non è solo un valore astratto (rispetto delle regole), ma anche concreto (effettiva possibilità per chi riesce ad ottenere un certo consenso di entrare nella stanza dei bottoni e portare il proprio contributo di idee).
Per quanto riguarda il reperimento fondi, oltre all'iniziativa del quadrimestrale, vedrei bene anche un paio di annunci l'anno da pubblicare sui principali quotidiani nazionali, uno a novembre/dicembre puntato su un progetto nazionale ed uno a marzo/aprile più mirato sul 5 per mille da destinare alla sezione locale.
 

Veri ciechi in azione per contrastare la disinformazione di TV e giornali, di Giuseppe Di Grande

Autore: Giuseppe Di Grande

Negli ultimi anni giornali e televisioni danno notizie su presunti falsi ciechi, mostrando e raccontando fatti che invece sono normalissime azioni della vita quotidiana di noi veri ciechi.
Così, un cieco che scrive un sms, che stende i panni, che cura il giardino, che spazza il marciapiede di casa, addirittura che tiene in braccio un bambino, che cammina per strada con il bastone facendo attenzione ad attraversare una strada, che apre la porta di casa, che usa Facebook e i social network, e decine di azioni simili, viene additato, denunciato e indagato come falso cieco.
Oggi ci sono vicini di casa che denunciano un cieco perché gli vedono compiere azioni normalissime, o persone ignoranti, influenzate dai mass media, che insultano i non vedenti che incontrano per strada, o forze dell'ordine che pedinano con fotocamere e telecamere persone non vedenti che hanno saputo conquistarsi un po' di autonomia.
Questo stato di polizia e di sospetto che danneggia soprattutto noi veri ciechi non è più sostenibile. Visto che le istituzioni e i mass media non sembrano capaci di discriminare chi sia vero o falso cieco, mettendoci tutti nel calderone della falsa cecità, ho pensato di agire con un'iniziativa per contrastare
questa disinformazione che oggi ci colpisce tutti.
La mia proposta è quella di realizzare dei brevi video che mostrino a tutti le azioni quotidiane e lavorative della nostra vita. Invito ognuno di noi ciechi a coinvolgere un familiare, un amico, un collega di lavoro ecc., per creare un breve video, anche con un semplice cellulare. Fatevi riprendere in una qualsiasi azione della vostra vita, dentro o fuori casa. Successivamente inviatemi i video, e io li pubblicherò sul mio canale YouTube e ne darò diffusione sui social network che frequento.
E' una piccola iniziativa che non costa nulla e può avere grandi risultati! Però dobbiamo impegnarci tutti, per far vedere a più gente possibile che le situazioni che denunciano in TV o nei giornali sono invece normalissime azioni della nostra vita.
I video non devono essere più lunghi di 4 minuti. Meglio se riuscite a contenerli in 2 o 3 minuti. Le immagini e l'audio devono essere sufficientemente chiari. All'inizio date una breve presentazione di voi, non più di 10 secondi e poi iniziate a compiere e a descrivere l'azione che volete mostrare.
"Mi chiamo Giuseppe e sono cieco. Vi mostro come…".
Le azioni da compiere sono le più diverse, dalle più banali alle più complicate, e ognuno di noi può fare la sua parte. Ricordate sempre le banalità che mostrano in TV, quelle azioni che ci giudicano tutti come falsi ciechi. Quando noi sappiamo che sono invece cose naturali della nostra vita.
lto utile che più ciechi possibili si mettano in gioco, perché uno o pochi ciechi sono un'eccezione, ma tanti ciechi in azione facciamo una regola.
Girate il vostro video di 3 minuti, controllatene la qualità e contattatemi. Il mio indirizzo è giuseppe@digrande.it
Se volete maggiori info, una guida, un consiglio, scrivetemi o chiamatemi. Il mio numero è 0931-821458.
Ovviamente la mobilitazione di noi ciechi non termina con un video, ma deve continuare diffondendo a quante più persone possibili il video pubblicato. Incoraggio la pubblicazione dei video anche su più canali, affinché questa nostra campagna di informazione vera diventi virale.
Se partecipate a questa iniziativa lo fate per voi stessi, per la vostra dignità di ciechi e il vostro e nostro diritto di vivere una vita sociale in autonomia e tranquillità.Diamoci da fare, diventiamo ciechi in azione!
 

Centro “Le Torri” – Complimenti, di Cesare Barca

Autore: Cesare Barca

Carissimo Tommaso,
avverto il bisogno di ringraziarti e complimentarmi con te per l'ottima scelta effettuata per il centro le Torri di Tirrenia.
Mi sono recato al Centro di mia iniziativa per conoscere i gestori e concordare l'attività di animazione nonchè le altre iniziative da svolgere durante i soggiorni per gli anziani e ti assicuro che ho potuto constatare con grande soddisfazione il totale cambiamento già avvenuto nella nostra struttura: ora è davvero un centro alberghiero che potrà offrire un'accoglienza più che soddisfacente.
Certo, tu l'avevi preannunciato nell'intervista che mi hai rilasciato per Senior, ma ti assicuro che la presa di conoscenza diretta supera le attese. Grazie di cuore e, avendo sentito altre impressioni da alcuni che hanno vissuto l'offerta per il periodo pasquale, sono sicuro di interpretare anche il pensiero di tutti coloro che comprendono e utilizzano il Centro le torri.

 

Cesare Barca
 

Osare l’impossibile, di TullioFrau

Autore: TullioFrau

5 dicembre 2012, l'aereo si posa dolce sulla pista dell'aereoporto di Boavista, un clima soleggiato tiepido e leggermente ventilato ci accoglie con piacere. Gli occhi dei podisti sono tutti luccicanti per il desiderio di incominciare la sfida, 150 km in un paradiso che ancora resiste agli attacchi del progresso.
"Ciao Pier! Che bello rivederti, eccoci qui!". Lui con un sorriso pulito e sincero ci accoglie e ci accompagna nel nostro alloggio. L'isola di Boavista, collocata nel fianco occidentale dell'africa,  fa parte dell'arcipelago di Capoverde sull'oceano atlantico. Il clima è meraviglioso, tutto profuma di semplicità e tranquillità. I pochi abitanti ormai sono abituati a vedere in questo periodo i podisti, anzi i pochi ultramaratoneti arditi che osano cimentarsi in una gara come questa, una trail tra le più  dure al mondo che però vale la pena affrontare.
8 dicembre, sono le 7 del mattino, sulla linea di partenza siamo tutti pronti al via. Io sono lì con tutti gli altri, uno dei pochi fortunati a poter affrontare un'impresa simile, in 41 solamente abbiamo avuto il coraggio di accettare questa sfida. L'emozione è altissima, il cuore è a mille, a stento trattengo una lacrima che mi bagna il viso,, nessuno se ne accorge. Tutto è pronto.  marco finalmente pronuncia la fatidica parola: via! Si parte, in pochi istanti il piccolo gruppo di atleti si sgrana, dopo un km di asfalto le prime dune inghiottono gli atleti, le prime difficoltà incominciano. Avevo affrontato  altre volte imprese difficili, ma questa volta mi rendo conto immediatamente di aver a che fare con un percorso assai diverso e con difficoltà al quanto superiori a ogni mia aspettativa. Anche se avessi voluto prepararmi al meglio, credo che avrei fatto fatica a trovare terreni adatti alla simulazione di un percorso simile. Ma non c'era più tempo di pensare al passato, bisognava solo alzare le gambe e andare avanti. "Bevi, bevi"! Certo, con questo venticello e questo sole è facile disidratarsi, la temperatura incomincia a salire, le dune un po' morbide e un po' dure si susseguono ininterrottamente, canyon con concrezioni calcaree, piccoli crepacci e ogni altro tipo di insidie segnano il percorso. "Dai, dai, stiamo andando benone, siamo sulla tabella di marcia, coraggio, bevi, non ti distrarre, alza i piedi e avanti"!

L'oceano lo avevo a sinistra, la sua voce incantevole mi accompagnava, a destra  arbusti rinsecchiti che al vento emettevano suoni dolci, in lontananza il primo c. p, una scoscesa ripida discesa irta di massi, concrezioni e spaccature ci porta direttamente al primo stop. Facciamo il pieno d'acqua, l'incitazione calorosa degli addetti e via, si riparte! Le difficoltà continuano, l'emozione è ancora incontenibile, spesso una lacrima sfugge al controllo. Mi chiedo se è stata sana la decisione di partecipare ad una gara simile, mai un cieco ha osato cimentarsi in un'impresa del genere, ma ormai ero lì e lì dovevo restare, andare avanti e ad ogni costo portarla a termine in qualsiasi condizione. Siamo al relitto, una nave carica di non si sa bene che mercanzie: negli anni 70 si incagliò in prossimità della costa fornendo alla popolazione locale cibo e altri generi per qualche tempo, ora è lì a segnare una tappa di un percorso dai connotati ben definiti, una trail con difficoltà elevate. Il primo c. p. è andato, ora si viaggia verso il secondo. Sassi, sabbia, arbusti, dune morbide, canyon, strane concrezioni spuntano dalla sabbia. "Attento a dove metti i piedi"! Ma il mio cordino mi trasmette una sensibilità eccezionale, ormai so dove alzare i piedi, dove saltare o dove correre, i miei compagni di avventura sempre al mio fianco a guidarmi con maestria e attenzione. "Dai, Tullio, dai che vai bene"! Incitamenti che talvolta non sentivo tanta era la mia concentrazione nel muovere i passi. Uno dopo l'altro i metri, i chilometri si susseguivano costantemente, sembrava di andare veloce, invece la sabbia rallentava i nostri passi, ma la nostra andatura era costante. Ormai il secondo c. p. di Espinguera era alla portata. Avevo finito l'acqua, ma i rifornimenti erano lì. "Dai, ragazzi, ci siamo, dai ragazzi, bravi, ora arriva il bello"!
Abbandonato il secondo c. p, questo posto di rifornimento è situato in un villaggio di pescatori, Espinguera. Ci imbattiamo subito  in una pista sassosa,, che dico, massi taglienti, terreno scosceso, solo le capre possono vivere qui mi vien da dire! Oltretutto il percorso è in salita, e comunque che importa? Ora bisognava andare avanti, sulle spalle uno zaino pesante, circa 6 kg. Dentro tutto l'occorrente per affrontare una gara che come tempo massimo aveva un cancello di 40 ore, sotto un sole caldo circa 38 gradi, con un bel venticello che ci rendeva meno faticoso il cammino. "Avanti, dai, tra un po' si arriva ai sanpietrini, il terreno del magraid a confronto è di velluto"! E giù una risata. Ma non c'è tempo per divagare, avanti che il tempo passa. Intanto la mia caviglia destra si fa sentire, una storta nel terreno precedente mi ha tradito, ma non importa, ormai i doloretti erano diffusi e eravamo solo agli inizi.
Attraversiamo un piccolo villaggio, qua e la il belare di caprette, il ragliare di un asinello, le galline in mezzo alla pista e poche persone e bambini festosi ci vengono incontro, che meraviglia! Un altro mondo, l'emozione mi soffoca le parole in gola, d'improvviso scompaiono tutti i mali e la fatica. Queste persone hanno difficoltà a procurarsi il cibo quotidiano, noi abbiamo pagato per venire qui a fare fatica, di che mi devo lamentare? Avanti e zitto!
Ora il percorso diventa sabbioso, il mare ormai è lontano, ci siamo introdotti nell'interno dell'isola, la temperatura si fa più soffocante, il vento cala e la fatica si fa sentire maggiormente, non ci sono dune ma sabbia dura con gradoni da scavalcare, arbusti pungenti da  evitare. "Avanti, mangia qualcosa, bevi, non aspettare di aver né fame né sete, devi  prevenire"! Ed eccoci su un canale dove raramente scorre acqua, un letto di un fiume inesistente, alla fine il deserto  bianco. La sabbia finissima del terreno ci accoglie con le sue dune morbide, su e giù. "Avanti! Se corriamo più verso sinistra la sabbia è più dura, forse la allunghiamo, ma è più agevole. Dai, tra poco siamo al terzo c. p. Avanti, ecco le due palme, ci siamo, dai"! Mi siedo esausto su un sasso, sfilo lo zaino per il rifornimento di acqua, mangio qualcosa. "Tutto bene?" mi chiedono. "Sì, sì"". Ora incomincia a far caldo. "Devi continuamente bere, mi raccomando! Dai che stiamo andando  bene, un po' lenti ma benone"!
Rimesso lo zaino in spalla si riprende la strada, sembra facile, ma un segnale poco visibile ci fa per un momento perdere l'orientamento: un groviglio di rovi, arbusti e altro tipo di vegetazione rinsecchita ci impedisce la strada, dune alte e ripide si interpongono sul nostro cammino lento, radici come trappole che spesso mi fanno inciampare e talvolta cadere, ma poi la pista si allarga e via, si va a passo più spedito. Lo sguardo si perde nell'orizzonte infinito, il silenzio ci avvolge, solo le nostre parole, le nostre poche risate per sdrammatizzare la fatica e il caldo, il fruscio del vento che accarezza le imperfezioni del terreno, un vero paradiso. Ci imbattiamo in un terreno ricoperto da concrezioni particolari, sembra che la natura si sia divertita a giocare con la creta. Migliaia di riccioli cosparsi sul terreno sembrano fatti con il compasso tanto sono perfetti, invece il gioco del vento sulla creta bagnata ha lasciato sul terreno dei disegni incredibili. Non c'è tempo per divagare, il sole è alto e bisogna andare, via, via che si va! Pista sabbiosa, dura, irta di gradoni, spaccature, sassi. Attraversiamo un villaggio, una strada asfaltata, poi ci immergiamo in un piccolo bosco. Improvvisamente la fisionomia dell'ambiente cambia, erba alta,  alberi e in lontananza un gallo che canta e il ragliare di un somarello. Dura poco la frescura, si torna immediatamente sotto il sole, dopo un breve tratto di strada si svolta a destra, indicazioni verso la ciminiera, il quarto c. p. Intanto la mia caviglia grida vendetta, dentro di me si fa strada l'ipotesi del ritiro, questo pensiero mi demoralizza, mi toglie anche le poche forze rimastemi. "Maledetto, mi dico, potevi prepararti meglio, avresti dovuto immaginarlo che non era una passeggiata"! Sì, è vero, avrei proprio potuto lavorare molto meglio, allenarmi con più assiduità, ma ormai era inutile piangere sul latte versato, ero lì  e lì dovevo restare, andare avanti, stringere i denti e non lamentarmi.
Usciamo dalla strada asfaltata e giriamo verso destra, navigazione libera verso la ciminiera di Chaves,  il quarto c. p. Dopo aver superato una piccola altura ecco in lontananza il fuoristrada con i rifornimenti idrici. "Bravi, ragazzi"! Marco ci accoglie con l'acqua, sfinito mi lascio andare sul pianale del mezzo, mi sfilo lo zaino, mi gira la testa, mi sta venendo male, sto per svenire, con un ultimo sforzo mi arrampico sul pianale del pick up. Marco mi versa un po' di acqua fresca sul viso e sulle mani. "Come va?", mi chiede. Non rispondo, non ho la forza, mi fa male la caviglia, ormai sono ritirato, ma non dico nulla, ormai credo di aver finito qui la mia avventura a Boavista.
Dopo qualche minuto di rilassamento ho qualche accenno di ripresa. Mi dico: "Cretino, che hai fatto 6 ore di volo per ritirarti, tornare a casa senza medaglia? Non se ne parla nemmeno! Via, alzati e parti"! Infatti, il sardo che è dentro di me si è risvegliato e mi ha intimato di alzarmi e ripartire, via, via che si va! Ora eravamo rimasti in due, il terzo che ci affiancava e ripartito da solo cercando di recuperare terreno nei confronti degli altri. Ormai il percorso diventava facile da individuare e quindi potevamo arrangiarci, sicuramente il suo contributo è stato indispensabile. Grazie, caro amico, vai pure, tu sei veloce, noi ora cercheremo di fare del nostro meglio.
scendo dall'auto,  mi reggo in piedi precariamente, mi infilo lo zaino e via. Dopo poco siamo sulla spiaggia di Santa Monica, a destra l'oceano atlantico con tutta la sua maestà e la sua vivacità, a sinistra il nulla, deserto, terreno arido e solo silenzio, solo il fragore delle onde del mare ci fa da colonna sonora, una musica celestiale, sabbia, solo sabbia morbida che ci ruba energia in grande quantità. Avanti, sempre avanti, il vento ci rinfresca il viso, il sole ci scalda, ma senza esagerare. "Bevi, questo clima è pericoloso, sembra di no, ma si suda moltissimo e quindi l'idratazione è indispensabile". Ci incamminiamo verso punta Varadinha, il quinto c.p. marco ci aspetterà lì, ma tra noi chilometri di sabbia, mare e sabbia, le onde maestose dell'oceano. Era un ristoro per me, una musica incredibile, uno spartito divino che solo Dio avrebbe potuto scrivere. Il leggero venticello ci rinfrescava il viso, in  lontananza il rumore di un quad. "Tutto bene"? "Ma dov'è questa punta Paradinha? Non arriva mai!" "Vedi? Là infondo? Ecco, finita la spiaggia, troverete Marco ad aspettarvi". Intanto la  spiaggia continua incessantemente, passo dopo passo, via sempre avanti, finché ecco, in lontananza, Marco che ci aspetta. "Dài che ci siete, avanti! Come va la tua caviglia?" "Fammi un'altra domanda"! gli rispondo. "Dài, coraggio, ce la farai". Un po' di acqua, riempita la sacca e via, verso il sesto c. p.
Riprendiamo il cammino, sempre e solo spiaggia e oceano, silenzio, solo onde, un incantesimo che non avrei mai voluto rompere. La fatica ormai non la sentivo più, solo il dolore della caviglia mi rendeva nervoso. Maledizione, avrei potuto vivere questa esperienza soffrendo meno, ma non importa, ero lì, dove pochi al mondo possono vantarsi di essere, una gara incredibile, con difficoltà di alto livello per un vedente, immaginiamoci per un cieco. Ma non c'è tempo per divagare, concentrazione. "Attento a come metti i piedi e avanti!" Ormai è il tramonto, il sole ha perso la sua intensità, nuvole di insetti fastidiosissimi ci assalgono,in lontananza il faro del fuoristrada di marco che ci attende, sembra lì, ma invece, per un gioco di prospettive, sembra che mantenga sempre la stessa distanza.
Finalmente eccoci alle case abbandonate di Santa Monica, ormai è buio. Un minuto di rilassamento, Marco mi offre una coca cola  miracolosa, riempiamo lo zaino di acqua. "Via, dai ragazzi, ora qualche km di pista sassosa e credo che tra qualche ora ci siate, via via, avanti"! Lasciamo i sesto c.p. e ci addentriamo nella terra ferma, una pista sassosa, che dico, rocciosa! Massi appuntiti e taglienti. "Attento, alza i piedi, maledizione!"
Questi sassi non finiscono mai, ma si va avanti ugualmente, la luce delle nostre torce illumina il percorso, è ben segnato, bravi! La notte è priva di luna, ma un manto di stelle ci copre, sono miliardi, non serve vederci per capire quanto è grande l'universo, noi piccoli esseri umani siamo lì in una piccola isola e stiamo affrontando un percorso durissimo, per dimostrare solo a noi stessi che siamo capaci di portare a termine un'impresa incredibile. Sì, il percorso oltre che al buio diventa sempre più impervio, salita, sassi e solo sassi, ma poi la pista diventa un po' più agevole, in lontananza una luce. "Dai, ci siamo"! La voce di Pier e Marco ci aspetta al c. p. "Un muretto da scavalcare e poi dovete proseguire di là,  dai che ci siete, bravi ragazzi!" Ormai è fatta.
Credo che con una fasciatura adeguata avrei potuto proseguire verso il traguardo dei 150 km, non mi sentivo troppo stanco, con dei tempi diversi avrei potuto rilassarmi almeno un'oretta e poi proseguire per il traguardo finale, invece ormai i tempi non lo avrebbero permesso. Via, via, non potevo distrarmi con queste torture mentali. Prima avrei raggiunto il settimo c. p. e meglio sarebbe stato per tutti. Ancora pista sassosa, il ronzio di un generatore elettrico di un villaggio mi riporta sulla terra. Per distrarmi e non sentire il dolore scrutavo con la mente il paradiso che mi circondava, un ambiente incontaminato, un silenzio ricco di fascino e musica divina, un vero paradiso. Finalmente ecco il lampeggiante della macchina di Marco. Siamo alla spiaggia di Cural Velho, il settimo c. p., il traguardo intermedio, 71 km percorsi in 17 ore e 24 minuti. Sembra un'eternità. Un mese prima avevo percorso 70 km tutti di sterrato in 8 ore e 30, ma solo chi conosce il percorso di Boavista può capire che valore possa avere una prestazione come la mia. Certo non cerco scusanti, né attenuanti, ma se permettete io per primo mi sono detto bravo. Ora la coca cola di Marco e il suo panino al formaggio erano un dono del celo. "Bravo, Tullio, hai dimostrato carattere, io non so veramente come hai fatto, complimenti"! "Grazie, grazie davvero, grazie infinite, tu e Pier mi avete dato la  possibilità di poter toccare il cielo con le dita, di poter attraversare un paradiso che altrimenti mai avrei potuto vivere"! L'emozione" mi soffocava le parole in gola, la solita lacrima che sfugge furtiva. E' notte fonda e nessuno si accorge del mio pianto di gioia incontenibile per aver raggiunto, se pur a metà, un traguardo incredibile. Il fuoristrada sobbalza sui sassi dove poco prima io camminavo, le ruote fanno fatica a superare gli ostacoli, è notte fonda. "Domani avrai la tua medaglia di finisher", dice Marco, "te la sei proprio meritata"! "Sì, grazie, ne sono orgoglioso"! Finalmente in camera, dopo la doccia le lenzuola fresche mi accolgono dolcemente, non riesco a prendere sonno, ho ancora nelle orecchie il fragore delle onde dell'oceano, il profumo del mare, sento il vento che mi accarezza il volto. Dio, solo tu hai potuto creare meraviglie simili, grazie per avermi dato la possibilità di poterne godere con tale intensità…

In questo mio racconto ho volutamente evitato di fare i nomi dei miei accompagnatori, credo che chi scelga di accompagnare un non vedente, o comunque una persona che altrimenti non possa in altro modo affrontare un'impresa simile, lo faccia con la consapevolezza di compiere un'azione meritoria. Grazie è solo una parola inventata da noi per dimostrare al prossimo tutta la nostra gratitudine.

Tullio Frau

Accessibilità dei siti internet ai software dei disabili, di Marina Chiara Gelmini

Autore: Marina Chiara Gelmini

Spett.le Autorità per l'Energia Elettrica e il Gas,
mi chiamo Marina Chiara Gelmini, sono una donna di 53 anni residente a Milano e, ahimè, sono non vedente, ma molto attiva in tutte le mie attività lavorative e sociali.
In questi ultimi anni, con la diffusione del mercato libero dell'energia, il mercato si è aperto a tanti venditori che spesso utilizzano il web come canale principale di contatto con il cliente, ma molte volte i siti redatti contengono delle parti non accessibili ai software utilizzati dai disabili per lavorare al pc, offendendo in questo modo l'articolo 3 della nostra nobile Costituzione e mettendo i disabili nella condizione di non poter sottoscrivere le offerte tramite web, escludendoli così dagli interessanti
sconti che spesso le offerte on line riservano al cliente.
Credo che in uno Stato civile e avanzato come il nostro questo non sia ammissibile e chiedo quindi che l'accessibilità dei siti ai programmi informatici utilizzati dai disabili sia inserita tra i parametri di qualità con cui i traders che operano nel mercato dell'energia vengono controllati e confrontati dall'Autorità.
La tecnologia digitale, se accessibile ai nostri programmi, ha la possibilità di integrare completamente i disabili nelle dinamiche lavorative e sociali del Paese, valorizzando il loro prezioso contributo economico e sociale.
Se non accessibile, però, rischia di isolare come mai prima d'ora i disabili, presentandogli delle barriere (in questo caso digitali) ostative quanto quelle architettoniche.
Nella speranza che la mia segnalazione, frutto della condivisione con tanti altri non vedenti con cui sono in contatto, venga presa in considerazione, porgo un cordiale saluto.

Marina Chiara Gelmini

Questioni di regole o di cultura?, di Massimo Vita

Autore: Massimo Vita

Credo, con franchezza, che la questione statutaria non sia al primo posto tra gli interessi della nostra base associativa e, pur essendo un appassionato di questioni regolamentari, credo che nella nostra associazione sia necessaria una rivoluzione culturale e generazionale.
Qui mi soffermerò su alcune proposte di modifica allo statuto e su cosa credo si debba fare per dare un volto nuovo alla nostra casa comune.
Penso che prima di tutto si debba modificare la struttura congressuale parametrandola alla struttura regionalistica dello stato italiano.
Per questo penso che le assemblee sezionali, ogni cinque anni dovrebbero avere funzioni congressuali con i seguenti compiti:
eleggere il presidente, il vice presidente e il consigliere delegato della sezione;(il consigliere delegato viene sempre eletto dai consigli sezionali nelle sezioni con più di 250 soci.
eleggere i consigli sezionali per le sezioni con più di 250 soci;
eleggere i revisori dei conti;
eleggere i delegati al congresso regionale.
A livello regionale il congresso dovrebbe essere costituito come segue:
dai delegati eletti dai congressi sezionali;
dai presidenti sezionali e dai consigli sezionali;
elegge il presidente regionale e il vice presidente;
elegge il consiglio regionale;
elegge i revisori dei conti;
elegge i delegati al congresso nazionale in forma proporzionale e sulla base di liste.

Il congresso nazionale, è composto dai delegati eletti dai congressi regionali e:
elegge il presidente e il vice presidente dell'unione (candidature presentate in coppia);
il consiglio nazionale (sulla base di liste e con suddivisione proporzionale dei seggi);

elegge la direzione nazionale non nell'ambito degli eletti in consiglio nazionale ma tra tutti i soci effettivi;
elegge i revisori dei conti;
elegge il collegio dei probiviri.
Io preferirei che le cariche elettive potessero essere scelte fra tutti i soci effettivi e non tra coloro che sono eletti nei vari organi.
Prevederei l'incompatibilità tra le varie presidenze a tutti i livelli, e aggiungerei l'incompatibilità fra presidente sezionale e consigliere nazionale.
Eliminerei i consigli sezionali per le sezioni con meno di 250 soci lasciando solo l'ufficio di presidenza.
Oltre i 250 soci direi cinque componenti, sette, nove e undici.
Limiterei i mandati a due e e porterei la percentuale dei vedenti al quaranta per cento nei consigli sezionali compresi i tutori.

Penso che si dovrebbe avviare una riflessione anche sulla possibilità di eleggere i consigli sezionali senza liste perché questo spesso porta al calo vertiginoso della presenza femminile e dei giovani.
Io confermerei la necessità di sottoscrivere le liste presentate da parte dei soci ma con regole più stringenti visto che a livello sezionale i presidenti padroni non sempre sono apertissimi. Per quanto riguarda l'annosa questione delle incompatibilità con incarichi politici, direi che si potrebbe lasciare la valutazione caso per caso dicendo che:
la incompatibilità la valutano i rispettivi organi in cui si verifica. Se ci sono atti palesemente lesivi dell'associazione si procede con le regole del caso.

Le proposte sopra riportate possono sembrare generiche ma a mio avviso si deve andare verso una maggiore omogeneizzazione delle strutture organizzative ma, anche se dovessimo avere regole perfette, nulla cambierà se non cambia l'approccio ai problemi.
Fino a che noi presidenti provinciali non facciamo in modo che i soci e i sostenitori si appassionano al nostro essere casa comune. Dobbiamo essere protettivi come un porto e lavorare come una squadra strutturandoci in modo orizzontale e non verticale.
Per essere più chiaro la sezione deve essere vista come un punto di riferimento, un elemento imprescindibile del proprio quotidiano.
Si deve cambiare anche il linguaggio passando dall'io oggi imperante al noi più congeniale a un corpo sociale attivo e propositivo.
I problemi dell'associazione non vengono solo dalle sezioni ma anche dalle dirigenze regionali e da quella nazionale.
Sempre più spesso sono entrambi lontani dalla base associativa e mentre i soci conoscono il presidente nazionale non sempre conoscono quello regionale e soprattutto non si sente il legame tra socio e livello regionale.
Per questa ragione ho proposto la possibilità di eleggere i vertici tra tutti i soci e non tra pochi intimi.
Un altro problema è dato dall'eccessiva lentezza delle nostre procedure che ci fa arrivare in ritardo rispetto ai tempi della società odierna. Questa lentezza è particolarmente rintracciabile a livello regionale e nell'Irifor regionale.
Tutte le agenzie formative sono amministrate con agilità e velocità mentre noi dobbiamo riunire un sacco di persone che spesso, me compreso, ovviamente, non conoscono le norme e le prassi del mondo della formazione.
Mi piace chiudere facendo osservare che l'associazione ha delle aree geografiche in cui non solo cresce, ma ha un volto giovane e spesso femminile.
A livello nazionale ci siamo sentiti dire che per poter approdare alla presidenza nazionale non si può avere un lavoro e che si devono avere doti particolari di leadership. Dato che non credo si possa pensare che leader si nasca, penso sarebbe più serio e utile avere dirigenti appassionati e dargli spazio vero per fargli mettere in mostra le loro capacità di essere leader.
Non si può premiare la mediocrità perché i mediocri hanno tempo libero.
Per quanto mi riguarda ho deciso di impegnarmi per cercare di poter contribuire alla crescita dell'associazione sia a livello regionale che nazionale.
Massimo Vita

Quello che avrei voluto dire a Tirrenia, di Nicola Ferrando

Autore: Nicola Ferrando

L'assemblea dei quadri dirigenti è sempre un momento molto atteso, specie quando avviene in un luogo fisico e non tramite la rubrica Parla con l'Unione, in quanto oltre alle parole si possono cogliere i toni, gli umori, le strette di mano dei partecipanti. I temi in discussione il 19 e 20 ottobre, poi, erano di particolare interesse: dal rapporto tra maggioranza e minoranza interna all'emergenza lavorativa, dall'istruzione dei nostri ragazzi ai percorsi tattili, da una forma di autofinanziamento quale può essere la vendita di una moneta commemorativa di Expo 2015 al riordino delle Province ed alle relative conseguenze sulle nostre strutture territoriali. Avrei voluto dire tante cose durante il dibattito, ma vuoi per l'eccessivo numero di persone che sono intervenute vuoi per l'elevato numero di temi in discussione non ne ho avuto la possibilità. Cercherò quindi di riassumere brevemente le mie idee.

Qualsiasi associazione che si definisce democratica vive al proprio interno un dibattito tra diverse posizioni. L'Unione non si sottrae a questo meccanismo. Forse in passato in nome dell'unità associativa si è cercato di nascondere le posizioni minoritarie, costringendo talvolta chi le sosteneva ad azioni eclatanti, con conseguenti azioni disciplinari che in più di una occasione hanno portato ad espulsioni ed alla nascita di nuove piccole associazioni. Con il congresso del 2010 qualcosa è cambiato: mentre prima i dissenzienti erano per lo più singole persone disorganizzate, non in grado di incidere nel dibattito congressuale, nel 2010 si è creato un gruppo attorno a Mario Barbuto, che ha partecipato all'assemblea precongressuale, che ha organizzato una propria assemblea diffusa in diretta tramite internet, che ha fatto circolare documenti. La Presidenza nazionale ha fatto pervenire a tutti i congressisti un cd contenente la presentazione dei candidati che si riconoscevano in Mario Barbuto, candidato presidente. La trasmissione Quota Novanta di Radio Oltre, la web radio dell'Istituto Cavazza, ha proposto interviste a tutti i candidati. Le aspettative erano dunque molto elevate, ci si sarebbe aspettato un esito congressuale che rispettasse il peso dei numeri sul campo. E invece… la partita è finita 20 a 0, ovvero nessun candidato del gruppo Rinnovamento UICI è risultato eletto in Consiglio nazionale. Ciò è accaduto non tanto perché vi sia stata la distribuzione di "pizzini" contenenti liste di nomi da votare, cosa abbastanza normale in questo tipo di elezioni nelle quali ciascuno preferirebbe essere circondato dai propri collaboratori, ma per il modo scientifico con cui la maggior parte dei presidenti regionali ha gestito il controllo del voto da parte dei delegati. Avrei voluto sentire una parola di autocritica da parte dei dirigenti nazionali, avrei voluto sentire una ammissione di colpa per non aver consentito l'elezione di due o tre rappresentanti della minoranza congressuale, che non avrebbero certamente nuociuto al buon funzionamento dell'associazione, ma anzi avrebbero potuto portare il dibattito nelle sedi decisionali. Ora invece l'unico spazio concesso alla minoranza è quello delle assemblee dei quadri, nelle quali tra l'altro la presenza di persone che si riconoscono nel movimento Rinnovamento UICI è del tutto casuale, essendo legata alle simpatie personali dei presidenti provinciali.

Anche da parte degli esponenti del movimento Rinnovamento UICI avrei voluto sentire parole di autocritica, per non aver saputo mantenere il dibattito all'interno degli organi associativi, per aver cercato di cavalcare la procedura di commissariamento dovuta ad un errore interpretativo commesso dai dirigenti nazionali, parlando invece di "magie di bilancio", come se i consiglieri nazionali avessero nascosto dei soldi o se li fossero intascati. Anche il movimento ha fatto un errore di valutazione quando ha chiesto ai consiglieri nazionali di non votare la delibera che revocava la precedente modifica del bilancio. Insomma, errori ce ne sono stati da una parte e dall'altra in questa brutta vicenda, che poteva portare un grosso danno all'Unione Italiana dei Ciechi e a tutti i ciechi italiani.

Anche la vicenda Vettore, il sistema di guida tattile propugnato dall'Unione, a mio avviso non è stata condotta correttamente da parte della minoranza. Tuttavia non possiamo nasconderci le forti pressioni fatte dalla dirigenza nazionale su una decisione non condivisa dalla base associativa. Fortunatamente ora si va verso una soluzione di compromesso, che speriamo possa portare al Vettore quei miglioramenti che lo rendano più stabile sotto la pianta dei piedi, senza perdere la sua attuale maggiore percepibilità rispetto al Loges.

Per quanto riguarda l'emergenza lavorativa dei ciechi, non posso che complimentarmi con i dirigenti nazionali, che hanno saputo costringere il ministro Fornero ad incontrarci e convincerlo a creare un tavolo tecnico, che speriamo possa trovare soluzioni concrete ed immediatamente applicabili per creare nuovi spazi lavorativi per i nostri giovani.

Era difficile prendere una decisione sulla figura del facilitatore della comunicazione, in quanto l'assemblea conosceva compiutamente solo l'opinione della Direzione nazionale e non i motivi che hanno portato la commissione nazionale istruzione ad immaginare una soluzione diversa, con l'affiancamento del facilitatore all'insegnante di sostegno. Credo però che non si possa prescindere dall'esperienza positiva di molte Amministrazioni Provinciali, che vedono nel facilitatore della comunicazione una figura che supporta l'alunno a casa ed in più collabora con l'insegnante di sostegno per la predisposizione del materiale didattico. Occorre a mio avviso creare sinergie tra l'Amministrazione Provinciale e l'Ufficio Scolastico Provinciale, affinché ciascuno metta a disposizione le proprie competenze e vi sia una circolazione di idee e di buone prassi.

Il riordino delle Province è questione di questi giorni: il Governo ha dato alcune indicazioni alle Regioni, ma si è riservato l'ultima parola sulla soppressione delle Province più piccole, cosa che non rifugge da problemi di incostituzionalità. A tutt'oggi non sappiamo quali province spariranno e se le nuove macroprovince avranno le attuali competenze in materia di integrazione scolastica ed inserimento lavorativo. Resta il fatto che il nostro statuto già prevede le sezioni intercomunali, senza rappresentanza legale e con una struttura più snella, quindi forse abbiamo già lo strumento giuridico per mantenere la nostra presenza capillare sul territorio, senza per questo conservare sezioni la cui gestione sta diventando insostenibile, a causa della sempre maggiore difficoltà di reperire i fondi per stipendiare i nostri dipendenti.

La difficoltà sempre crescente per le strutture periferiche di reperire fondi che ne consentano il normale funzionamento sta spingendo la Direzione nazionale a proporre forme di autofinanziamento, che tuttavia incontrano spesso un timido accoglimento da parte dei dirigenti locali. Anche l'iniziativa della moneta celebrativa di Expo 2015 non si sottrae a questo meccanismo. Per una sezione piccola, con 400 soci o meno, è difficile investire 400 euro per comprare 100 monete che poi se tutto va bene renderanno 600 euro, utili per pagare lo stipendio di una dipendente per 10 giornate lavorative. Forse nelle sezioni più grandi, che possono contare su una vasta rete di collaboratori volontari, il discorso è diverso, ed anche iniziative di questo tipo possono contribuire al sostentamento della struttura associativa.

Nicola Ferrando

Commento sui falsi ciechi, di Giuseppe Libertella

Autore: Giuseppe Libertella

Caro Presidente,
un pensiero il mio che voglio condividere e commentare apertamente in merito ai falsi ciechi.

Negli ultimi mesi, un giorno sì e un altro pure, c'e' un articolo sulla scoperta di falsi ciechi che percepiscono la loro brava pensione di invalidità da tot anni. Bene, ottimo! Ma non ho mai visto una parola circa le commissioni mediche che hanno avvallato queste false cecità. Dato che in questo campo non vale il principio dell'autocertificazione, ma bisogna passare attraverso una serie di controlli che culmina in una commissione di ben 5 medici, è possibile che tutti questi esimi professionisti abbiano preso un "abbaglio"?

E perché non sono quantomeno indagati per falso e chiamati a rispondere sia dal punto di vista penale che quello pecuniario, per le somme che sono state indebitamente elargite?

Chi le scrive è un cieco, un uomo con dei valori e dei principi! Il mondo è un'ingiustizia, e sperare che qualcuno come Lei possa tentare di migliorare un sistema al limite dell'irrazionale potrebbe essere già un passo in avanti.

Cordiali saluti
Giuseppe Libertella

Centro Studi e Riabilitazione “G.Fucà” – osservazioni e suggerimenti

Autore: Josef Stockner

Anche quest'anno ha avuto luogo il soggiorno marino dei soci della Sezione provinciale di Bolzano presso il Centro Studi e Riabilitazione "G. Fucá". I partecipanti si sono dichiarati soddisfatti del soggiorno. Come ogni anno desideriamo sottolineare, che il gruppo apprezza molto di poter passare le ferie presso una struttura adeguata ai bisogni dei minorati della vista.
In particolar modo i partecipanti si sono espressi positivamente riguardo ai gustosi pasti serviti. I menu a scelta erano di grande varietà. Anche l'offerta per la prima colazione, rispetto agli anni scorsi, è migliorata parecchio. Il servizio in sala ristorante funziona bene ed in modo molto più coordinato rispetto agli anni passati. La terrazza era tenuta in modo più accogliente.
Diversi membri del gruppo quest'anno hanno gradito di poter nuovamente usufruire della piscina. Inoltre hanno accolto positivamente che, per il tempo libero, erano a disposizione degli ospiti due tandem ed un tavolo da showdown.
Come ogni anno, per migliorare ulteriormente l'usufruibilità del nostro Centro Vacanze, con la presente siamo a trasmettere alcuni suggerimenti in parte raccolti durante il soggiorno suddetto.

Struttura:
Alcuni membri del gruppo hanno lamentato, che la scala principale che porta dal pianoterra alla sala ristorante è buia. Questa sarebbe da illuminare ulteriormente con delle lampade.
Il parco negli anni passati è stato ristrutturato in buona parte; adesso sarebbe da completare con delle panchine nonchè qualche tavolo, ed un modesto parco giochi.

Pasti e servizi:
Gli ospiti hanno ritenuto molto scarsa la scelta dei dessert a pranzo e a cena; avrebbero gradito poter scegliere anche gelati, creme, macedonia ecc.
Alcuni partecipanti hanno segnalato che i televisori nelle camere sono troppo piccoli. Una proposta, a nostro avviso da considerare seriamente, sarebbe di predisporre presso il bar un televisore con uno schermo molto grande.
Il sentiero che porta dalla strada fino alla spiaggia dovrebbe essere pulito maggiormente dalla sabbia ecc.
Proponiamo nuovamente di acquistare un Rischo a disposizione degli ospiti per poter effettuare piccole spese o commissioni nel centro paese ecc.
Siamo a chiedere che eventuali reclami da parte degli ospiti vengano presi in considerazione più seriamente, ad esempio il climatizzatore nella stanza 212 non funzionava per tutto il periodo della permanenza del gruppo, anche se il guasto era stato segnalato 3-4 volte. Nel caso descritto, dopo i due tentativi effettuati senza successo da parte del personale per ovviare al problema, sarebbe stato il caso di chiamare dei tecnici competenti.

 

 IL PRESIDENTE
 – cav. Josef Stockner –