Questioni di regole o di cultura?, di Massimo Vita

Autore: Massimo Vita

Credo, con franchezza, che la questione statutaria non sia al primo posto tra gli interessi della nostra base associativa e, pur essendo un appassionato di questioni regolamentari, credo che nella nostra associazione sia necessaria una rivoluzione culturale e generazionale.
Qui mi soffermerò su alcune proposte di modifica allo statuto e su cosa credo si debba fare per dare un volto nuovo alla nostra casa comune.
Penso che prima di tutto si debba modificare la struttura congressuale parametrandola alla struttura regionalistica dello stato italiano.
Per questo penso che le assemblee sezionali, ogni cinque anni dovrebbero avere funzioni congressuali con i seguenti compiti:
eleggere il presidente, il vice presidente e il consigliere delegato della sezione;(il consigliere delegato viene sempre eletto dai consigli sezionali nelle sezioni con più di 250 soci.
eleggere i consigli sezionali per le sezioni con più di 250 soci;
eleggere i revisori dei conti;
eleggere i delegati al congresso regionale.
A livello regionale il congresso dovrebbe essere costituito come segue:
dai delegati eletti dai congressi sezionali;
dai presidenti sezionali e dai consigli sezionali;
elegge il presidente regionale e il vice presidente;
elegge il consiglio regionale;
elegge i revisori dei conti;
elegge i delegati al congresso nazionale in forma proporzionale e sulla base di liste.

Il congresso nazionale, è composto dai delegati eletti dai congressi regionali e:
elegge il presidente e il vice presidente dell'unione (candidature presentate in coppia);
il consiglio nazionale (sulla base di liste e con suddivisione proporzionale dei seggi);

elegge la direzione nazionale non nell'ambito degli eletti in consiglio nazionale ma tra tutti i soci effettivi;
elegge i revisori dei conti;
elegge il collegio dei probiviri.
Io preferirei che le cariche elettive potessero essere scelte fra tutti i soci effettivi e non tra coloro che sono eletti nei vari organi.
Prevederei l'incompatibilità tra le varie presidenze a tutti i livelli, e aggiungerei l'incompatibilità fra presidente sezionale e consigliere nazionale.
Eliminerei i consigli sezionali per le sezioni con meno di 250 soci lasciando solo l'ufficio di presidenza.
Oltre i 250 soci direi cinque componenti, sette, nove e undici.
Limiterei i mandati a due e e porterei la percentuale dei vedenti al quaranta per cento nei consigli sezionali compresi i tutori.

Penso che si dovrebbe avviare una riflessione anche sulla possibilità di eleggere i consigli sezionali senza liste perché questo spesso porta al calo vertiginoso della presenza femminile e dei giovani.
Io confermerei la necessità di sottoscrivere le liste presentate da parte dei soci ma con regole più stringenti visto che a livello sezionale i presidenti padroni non sempre sono apertissimi. Per quanto riguarda l'annosa questione delle incompatibilità con incarichi politici, direi che si potrebbe lasciare la valutazione caso per caso dicendo che:
la incompatibilità la valutano i rispettivi organi in cui si verifica. Se ci sono atti palesemente lesivi dell'associazione si procede con le regole del caso.

Le proposte sopra riportate possono sembrare generiche ma a mio avviso si deve andare verso una maggiore omogeneizzazione delle strutture organizzative ma, anche se dovessimo avere regole perfette, nulla cambierà se non cambia l'approccio ai problemi.
Fino a che noi presidenti provinciali non facciamo in modo che i soci e i sostenitori si appassionano al nostro essere casa comune. Dobbiamo essere protettivi come un porto e lavorare come una squadra strutturandoci in modo orizzontale e non verticale.
Per essere più chiaro la sezione deve essere vista come un punto di riferimento, un elemento imprescindibile del proprio quotidiano.
Si deve cambiare anche il linguaggio passando dall'io oggi imperante al noi più congeniale a un corpo sociale attivo e propositivo.
I problemi dell'associazione non vengono solo dalle sezioni ma anche dalle dirigenze regionali e da quella nazionale.
Sempre più spesso sono entrambi lontani dalla base associativa e mentre i soci conoscono il presidente nazionale non sempre conoscono quello regionale e soprattutto non si sente il legame tra socio e livello regionale.
Per questa ragione ho proposto la possibilità di eleggere i vertici tra tutti i soci e non tra pochi intimi.
Un altro problema è dato dall'eccessiva lentezza delle nostre procedure che ci fa arrivare in ritardo rispetto ai tempi della società odierna. Questa lentezza è particolarmente rintracciabile a livello regionale e nell'Irifor regionale.
Tutte le agenzie formative sono amministrate con agilità e velocità mentre noi dobbiamo riunire un sacco di persone che spesso, me compreso, ovviamente, non conoscono le norme e le prassi del mondo della formazione.
Mi piace chiudere facendo osservare che l'associazione ha delle aree geografiche in cui non solo cresce, ma ha un volto giovane e spesso femminile.
A livello nazionale ci siamo sentiti dire che per poter approdare alla presidenza nazionale non si può avere un lavoro e che si devono avere doti particolari di leadership. Dato che non credo si possa pensare che leader si nasca, penso sarebbe più serio e utile avere dirigenti appassionati e dargli spazio vero per fargli mettere in mostra le loro capacità di essere leader.
Non si può premiare la mediocrità perché i mediocri hanno tempo libero.
Per quanto mi riguarda ho deciso di impegnarmi per cercare di poter contribuire alla crescita dell'associazione sia a livello regionale che nazionale.
Massimo Vita