Istituti  per ciechi: Cenni  di storia    e qualche   ricordo   per  non smarrire  la strada , di Carlo  Carletti

Autore: Carlo Carletti

Il Centro Regionale S. Alessio-Margherita di Savoia per ciechi di Roma è l’Ente pubblico che la Regione Lazio ha costituito nel 1987,  mediante la fusione dell’Istituto per ciechi S. Alessio e l’Ospizio Regina Margherita di Savoia per i poveri ciechi. La fusione di queste due Ipab è avvenuta quando le stesse, avevano esaurito il loro principale ruolo di gestire il convitto per gli studenti e non si erano prontamente adeguate per far fronte alle nuove esigenze  dei ragazzi ciechi e ipovedenti che, nel frattempo, erano migrati nelle scuole di tutti. Le due Ipab, erano state costituite nella seconda metà del 1800 per interessamento del Papa Pio IX e della Regina Margherita di Savoia e  furono regolamentate dalla legge 17 luglio 1890 n. 6972, meglio conosciuta come legge Crispi. Tale  norma, subì importanti modifiche per volere dell’Unione Italiana dei Ciechi, costituita il 6 ottobre 1920  , con l’obiettivo di garantire l’istruzione dei non vedenti, perché fossero emancipati, indipendenti ed in grado di lavorare. Infatti, il suo Presidente Aurelio Nicolodi,  è  stato promotore di iniziative che portarono all’approvazione del
Regio Decreto 30 dicembre,1923, n. 2841, che ha riformato la Legge Crispi, trasformando gli stessi Istituti, veri e propri ricoveri, presenti in varie Regioni d’Italia, che assicuravano soltanto un tetto e un pasto ai “poveri ciechi”, in Enti di Istruzione con il trasferimento di molte delle loro competenze dal Ministero dell’Interno a quello della Pubblica Istruzione. Con tale provvedimento è stata costituita anche la Federazione Nazionale delle Istituzioni pro Ciechi con il compito di coordinare le nuove competenze educative attribuite agli Istituti per ciechi.
Di fondamentale importanza per assicurare un più sicuro e dignitoso avvenire ai giovani ciechi, sono state le iniziative dell’Unione che hanno portato all’l’approvazione del
Regio Decreto 31 dicembre,1923, n. 3126, che ha sancito l’obbligo della istruzione dei ciechi negli appositi Istituti. Questo provvedimento ha consentito ai ragazzi ciechi di essere i primi cittadini, che in Italia, hanno conseguito il diritto allo studio e di frequentare, a totale carico dello Stato, le scuole dalle elementari alle università. La necessità di insegnanti particolarmente qualificati per una miglior formazione educativa dei bambini e dei ragazzi ciechi, ha indotto l’Unione ha sostenere presso il Ministero della Pubblica Istruzione l’istituzione  della scuola di metodo per la specializzazione di insegnanti per ciechi. La  Direzione  della  stessa, , ubicata in appositi locali presso l’Ospizio Regina Margherita di Savoia,   venne affidata al suo ideatore, il prof. Augusto Romagnoli, una persona priva della vista.     Nella scuola da lui diretta sono stati formati gli insegnanti vedenti e con disabilità visiva che si sono occupati dell’educazione scolastica dei bambini ciechi. Dopo la sua scomparsa, tale scuola ha assunto, per volere dell’UIC e del Ministero della Pubblica Istruzione, la denominazione di Istituto di metodo per l’istruzione dei Ciechi Augusto Romagnoli, il quale è stato anche convinto sostenitore dell’educazione scolastica dei bambini ciechi insieme a quelli vedenti. Ha scritto il libro di speciale pedagogia “Ragazzi ciechi”, un testo sempre attuale e sicuro riferimento per coloro che si occupano dell’educazione scolastica degli studenti  con disabilità visiva. Nel corso degli anni, l’UIC, dopo la sua fondazione, ha gradualmente costituito le proprie Sezioni Provinciali, dove i dirigenti ciechi più qualificati si premuravano di far giungere il desiderio del riscatto sociale e la speranza di una vita migliore a tutte quelle persone cieche, che spesso venivano emarginate anche nel loro contesto familiare. I dirigenti dell’Associazione hanno gradualmente conquistato la fiducia e dato speranza alle persone cieche e alle stesse loro famiglie divenendo importanti punti di riferimento, dimostrando con il loro esempio che gli effetti negativi della cecità potevano essere mitigati e che le persone cieche attraverso una specifica preparazione e una adeguata istruzione avrebbero potuto conquistare condizioni di vita dignitose. Per conseguire tale obiettivo, il  bambino cieco  e  la sua famiglia  , dovevano vivere l’indicibile sofferenza della  separazione  , in quanto i bambini ciechi, anche  i  ppiù piccoli,  dovevano lasciare il proprio contesto familiare all’inizio dell’anno scolastico per raggiungere gli appositi Istituti e farne ritorno soltanto nel periodo delle vacanze estive.   Le persone  di ogni età, che hanno vissuto la loro vita contrassegnata dalla vera povertà, dal  pregiudizio  e dalla sofferenza,   con l’Unione Italiana ciechi, hanno  acquisito la consapevolezza dei propri diritti sociali e si sono posti obiettivi sempre più avanzati e gradualmente li hanno conseguiti anche attraverso dure e impegnative lotte. I sacrifici non sono stati vani, perché l’Unione, nel 1942 raggiunse  l’obiettivo fondamentale per la dignità  delle persone cieche che valeva molto più di una qualsiasi legge. Infatti, la regola dell’inabilitazione di diritto, che privava fin  dalla nascita  il cieco della capacità di disporre dei propri beni e di provvedere a molti atti della vita quotidiana, che poteva essere cancellata solo con un atto esplicito del Tribunale, venne totalmente cambiata con le modifiche apportate al nuovo codice civile del 1942, che all’articolo 415 ultimo comma, ha stabilito che: “Possono essere inabilitati il sordomuto e il cieco dalla nascita o dalla prima infanzia, se non hanno ricevuto un “educazione sufficiente”. La stessa Unione che aveva fatto conseguire ai ciechi il diritto allo studio, con questo provvedimento ha consentito ai ciechi stessi, di conseguire fin dalla nascita il diritto della pari dignità umana.  . L’educazione e la formazione scolastica e lavorativa conseguita negli appositi Istituti è stato elemento determinante per tale obiettivo.
Nel 1977 con l’approvazione della legge n. 517, che finalmente ha stabilito il diritto dei ciechi di poter frequentare le scuole di tutti, ha anche determinato la graduale fine delle scuole speciali che costringevano i ragazzi ciechi negli appositi Istituti, lontano dal loro contesto familiare. L’Istituto S. Alessio e l’Istituto Romagnoli, che  avevano   ospitato fino  a   200 alunni ciascuno, frequentanti le scuole dell’asilo fino alla terza media, videro gradualmente migrare i loro studenti verso le scuole pubbliche dei loro luoghi di residenza.  ,  Nel  1963,   pur giovanissimo, ho  avuto l’onore di conoscere e di collaborare con il Presidente Nazionale dell’Unione Ciechi, il prof. Paolo Bentivoglio, che nel contempo dirigeva anche l’Istituto per ciechi Cavazza di Bologna, dove ai ragazzi delle scuole medie era consentito di frequentare le scuole pubbliche esterne all’Istituto. Ritenendo    che  quella    potesse  essere  la  modalità giusta,  più volte avevo tentato di interloquire con i Dirigenti dei due Istituti romani, perché fossero create le necessarie occasioni, per consentire anche ai loro ragazzi ciechi di frequentare compagni vedenti. Il solo Istituto S. Alessio, dopo il 1977, con il diminuire del numero degli studenti  ciechi, si aprì  ai  giovani del quartiere consentendo ai ragazzi vedenti di frequentare le scuole dei ragazzi ciechi ancora presenti  nell’Istituto . Le due Ipab, che disponevano di un cospicuo patrimonio immobiliare, gestito nella modalità più anti economica e clientelare, con tutti gli oltre 500 appartamenti locati a prezzi simbolici a parenti di amministratori, a politici di ogni i colore, agli amici e agli amici degli amici, con la totale esclusione dei ciechi, presentavano bilanci ampiamente deficitari a causa del venir meno delle rette, pagate dalle Province per l’ospitalità degli studenti. Nel contempo, i bambini e i ragazzi ciechi che avevano optato per la scuola di tutti, restavano privi di qualsiasi supporto qualificato per il loro inserimento scolastico. Inoltre, presso l’Ospizio Regina Margherita , in locali distinti da quelli dell’Istituto Romagnoli, risiedevano, in condizioni umane terribili, anche  circa 60 donne cieche. Dormivano in cameroni da 30 posti letto , in una promiscuità intollerabile, che non teneva in alcun conto le diverse condizioni di salute e le differenti necessità assistenziali, che comunque nessuna riceveva. Dovevano cenare alle  17 e   dovevano mettersi a letto alle  18, perché il personale in servizio che si autogestiva, voleva raggiungere la propria abitazione per consumare la  cena   in famiglia. Le donne ricoverate non disponevano nemmeno dell’acqua calda per lavarsi anche nelle giornate invernali. Alcune di queste donne, come la sig.ra Giovannina, ormai scomparsa, che ho conosciuto quando aveva 88 anni, nel raccontarmi la sua storia, mi ha confessato che era divenuta ospite di quell’ambiente quando aveva solo 2 anni. Per meglio comprendere quella realtà, devo necessariamente ricordare , che quando le cose sono cambiate, con l’amico Emidio Vitaletti, primo Presidente del nuovo Ente, una persona vedente che ha svolto il suo ruolo nel pieno rispetto della dignità delle persone con disabilità visiva,  si  decise di portare a pranzo in un ristorante le ospiti in grado di uscire. Molte di loro confessarono che da quando erano entrate in quell’ospizio, era la prima volta che ne varcavano la porta d’uscita.. La sig.ra Giovannina ha dovuto attendere ben 88 anni. Aveva sempre creduto che non potesse uscire dall’Ospizio e che ai ciechi non  fosse consentito di entrare nei ristoranti e in altri luoghi pubblici.   Nel 1981, il Consiglio regionale dell’Unione ciechi, che presiedevo, decise  di intervenire  con determinazione nei confronti delle due Ipab, non più rispondenti alle necessità dei ciechi. Colse l’occasione del rinnovo dei due Consigli di Amministrazione per rivendicare il diritto di rappresentare le persone con disabilità visiva nell’ambito di quelle Ipab. Per la prima volta un rappresentante dell’Unione Ciechi entrò a far parte di quei Consigli di Amministrazione. In precedenza il S. Alessio era stato Amministrato per tanti anni , da un Commissario  appartenente  alla  Curia vescovile e l’Ospizio Regina Margherita da un Consiglio costituito da alcuni pseudo Benefattori e da rappresentanti nominati dagli Enti locali . La situazione del S. Alessio con il nuovo Consiglio, del quale fu nominato  Presidente  un  Funzionario della Giunta Regionale,   dove era presente anche il rappresentante dell’Unione  Leucio Fortini, non    trovò  ostacoli insuperabili  sulla   via  del    necessario cambiamento. Le cose erano più difficili presso il Margherita di Savoia a causa del negativo ruolo dei pseudo benefattori, che si erano sempre alleati con i rappresentanti degli Enti locali, soprattutto per la gestione clientelare del cospicuo patrimonio immobiliare. Fortunatamente, grazie ai positivi rapporti costruiti con le varie forze politiche romane, gli Enti locali nominarono rappresentanti che si mostrarono subito particolarmente corretti e attenti alle problematiche della Ipab e dei ciechi.  Al cospetto di situazioni  che determinavano  tanta sofferenza umana, anche i più resistenti pregiudizi politici vennero meno, infatti un convinto comunista come Domenicali, un esponente del Movimento sociale come Perina e un Socialista come me si trovarono uniti per votare  il Democristiano  Vitaletti quale nuovo Presidente del Margherita di Savoia, che aveva fatto  proprie le  proposte di  rinnovamento  avanzate  ddall’Unione.  Il  dott.  Perina,  pur  subendo  un certo  ostracismo per  la  sua  appartenenza  politica,  ha  scelto di schierarsi con noi dalla parte  della  comunità  dei ciechi,  rinunciando alla  Presidenza, più volte offertagli   dai pseudo benefattori. Serbo, ancora  oggi,  un sentimento di stima  e   gratitudine per il dott. Perina, avversario politico  si, ma uomo di grande umanità e lealtà, che se avesse fatto l’altra scelta, oggi non avremmo potuto raccontare e prendere atto dell’attuale positiva, seppur necessaria migliorabile realtà. Lo scontro  con i  pseudo benefattori  fu durissimo. Quale  rappresentante  dell’Unione, ho   descritto quella inumana realtà  in cui  Ierano  costrette  le  circa 60  donne cieche e  la mala gestione del  patrimonio immobiliare nell’ambito di molte  interviste  sui giornali,  Radio  e  Televisioni, rimediando   4 querele  e   conseguenti processi  penali dai  quali  fui sempre assolto. Mi   sono sentito profondamente ferito  dall’assoluzione per     intervenuta  amnistia  nel processo  avuto insieme  al giornalista  Pergolini dell’Unità. Contro il parere della famiglia e  di molti amici,  assistito  dall’avv. Tarsitano, ho rinunciato all’amnistia  conseguendo  la piena assoluzione in  appello.Nel  frattempo  il      CDA del S. Alessio e del Margherita di Savoia, approvarono un documento redatto  dal Consiglio regionale dell’Unione, che rappresentava alla Regione Lazio l’opportunità e  la necessità di procedere alla fusione delle due Ipab, con la costituzione di un nuovo Ente che si occupasse di tutte le complesse problematiche connesse alla disabilità visiva, nel territorio regionale. Con il positivo assenso dei due CDA, ho rappresentato, insieme  a  tutti i  dirigenti  dell’Unione del  Lazio, sempre  attivi  e  presenti  negli  ambienti  politici  e  istituzionali,  tale prospettiva a tutti i gruppi politici della Regione. L’allora Assessore alle politiche sociali, il socialista Paolo Arbarello e il suo staff di collaboratori si attivarono per formalizzare una apposita proposta di legge. Nel corso dei primi mesi del 1986 vi fu un rimpasto nell’organigramma della Giunta Regionale e all’Assessorato alle Politiche sociali approdò il Democristiano Paolo Tuffi che, dopo aver conosciuto gli obiettivi  e  la determinazione dell’Unione,  continuò il lavoro del suo predecessore e insieme  agli stessi rappresentanti dell’Unione  sottopose  il testo  della  proposta  di legge    a tutti i gruppi politici di maggioranza e minoranza  .  Nella riunione del 14  gennaio  1987, un particolare  riconoscimento dell’attività  promozionale  dell’Unione  fu  espresso anche   dall’on. Pasqualina  Napolitano, rappresentante    del PCI che  si trovava   all’opposizione.   Pertanto, la legge n 8/87 costitutiva dell’attuale  nuovo Ente  , Centro Regionale S. Alessio – Margherita di Savoia per ciechi di Roma,  venne approvata all’unanimità.  Il  giorno 8  novembre  2017,presso  la  Regione  Lazio, l’UICI, nel corso di un apposito  Convegno, ha  cercato  di fare il punto della situazione  a  30 anni  dalla  istituzione  del nuovo   Ente, mettendo in  luce  le positive novità  derivanti dall’attuale gestione, come  il risanamento del  bilancio  mediante la creazione  di  un apposito  Fondo  Immobiliare,      la maggior  attenzione riservata alle  persone con disabilità visiva e   il buon rapporto di collaborazione  con l’Unione,  ma anche   la necessità di  adottare  ulteriori    concreti  atti    per  rendere l’Ente sempre  più  rispondente  alle   esigenze  dei ciechi e degli   ipovedenti. Per  queste ragioni, il  Centro  Regionale  S. Alessio, deve  attuare  forme di decentramento operativo e  strutturato  nell’ambito  di ciascuna  Provincia, per  meglio rapportarsi  con le  persone con disabilità visiva, con gli  Enti locali, ASL, Comuni e    Istituti scolastici. Deve  inoltre, considerata  la  migliorata  situazione  economica,       -partecipare  attivamente  alla co-progettazione  e  al co-finanziamento di  progetti  educativi,  formativi,  riabilitativi  e  assistenziali insieme  alla  Regione  divenendone un    partner  qualificato e  insostituibile. Deve   rapidamente e  con sistemicità   provvedere  alla miglior  formazione  teorica e  pratica degli operatori che  dovranno  provvedere   al recupero  umano e  sociale   delle persone che perdono la vista anche  in età adulta, raggiungendole   anche negli angoli più sperduti    del territorio. Tali  obiettivi   potranno essere rapidamente  conseguiti   soltanto  se  i  dirigenti   dell’UICI e i   soci,  con piena  consapevolezza  e  determinazione  sapranno  metterli al centro di  una forte iniziativa politica da  condurre con  immediatezza    nei confronti della  Regione Lazio, che  si  è  mostrata  palesemente  inadempiente    verso la  comunità delle  persone  con disabilità visiva.  L’attuale situazione   conferma che  anche quando  sembra di aver fatto tanto per   conseguire un obiettivo,  in realtà   si  è  giunti  al solo  punto  dal  quale ricominciare,       perché  quel che  resta da  fare,   è ancora  il più.  Ciò,  che è  stato  fatto, spesso non è sufficientemente  conosciuto oppure  viene  dimenticato.  In evidenza  restano  le sole   necessità  delle persone  con disabilità visiva e     l’insufficienza  dei servizi a   loro  destinati.

 

Una domenica diversa, di Paolo Magini

Autore: Paolo Magini

 

Anche quest’anno come già in passato la sezione dell’U.I.C.I. di Grosseto ha scelto di passare una domenica alternativa presso la tenuta della >Mistica, nella vicina periferia di Roma con l’Associazione “Capitano Ultimo”, consolidando così un’amicizia iniziata ormai da qualche tempo.
Spiegare chi è Capitano Ultimo non è facile né possibile in poche parole, la sua storia è lunga e ricca di avvenimenti un po’ fuori dal comune. Quindi consigliamo a coloro che non conoscono la sua storia di informarsi per sapere chi è che si cela sotto il nome di Capitano Ultimo.
Il presidente dell’UICI di Grosseto ha voluto che si ripetesse questa esperienza con i soci assieme ad un’altra associazione: “Gli Anta” di Braccagni.
Domenica 8 ottobre 2017 le due associazioni sono partite alla volta di Roma, la bellissima giornata non ha potuto che favorire la gita già di per sé interessante .
All’interno della Tenuta è stata celebrata la Santa Messa durante la quale ci sono stati momenti toccanti sottolineati sia dal sacerdote che da due persone di cultura e religione diversa, nonché dalla presenza, del tutto eccezionale, di Capitano Ultimo.
La cappella era di una semplicità assoluta: un tetto in legno poggiato su quattro pali con all’interno una croce e un tau, oltre naturalmente all’altare.
Le loro parole hanno voluto sottolineare come l’aiuto reciproco sia l’essenza della vita di ogni giorno.
Durante il pranzo, buono per la sua genuinità, il presidente Massai è stato invitato a brindare con Capitano Ultimo in segno di amicizia reciproca.
Il pasto è stato allietato da canti maremmani e romani eseguiti con maestria da due musicisti, venuti per l’occasione; alla fine è stata data la possibilità di toccare e fare foto assieme ad un falco, ospite della locale falconeria.
Dopo i ringraziamenti ed i saluti, ritorno alla base…
E’ stata questa un’occasione con la quale la sezione di Grosseto ha voluto ribadire come la disabilità non vada negata, bensì fatta conoscere e far capire come con gli strumenti giusti si possa vivere una vita all’insegna della dignità.

 

Paolo Magini

Precisazioni alla nota di Tommaso Luna al Presidente Nazionale, di Carlo Carletti

Autore: Carlo Carletti

Caro Presidente,  il socio  Tommaso  Luna , con la nota a  te inviata e    pubblicata anche sul giornale online,  mi chiama pesantemente in causa per  una vicenda  inerente la fornitura  di un ausilio informatico.  Avendo maturato   una certa esperienza  sulle  competenze e sulle    responsabilità   ricadenti  sul  presidente  Provinciale  dell’associazione, mi preme sottolineare, che  in merito  al  problema sollevato  dallo  stesso    Tommaso  e in seguito  anche dal socio  Leonardo per  ottenere l’ausilio  informatico, in più  occasioni ho  sollecitato inutilmente,   il Funzionario  responsabile    per le concessione  degli ausili e  delle  protesi della  ASL di  Latina,  che  purtroppo ben conosco . Pertanto,  chiunque   allude  al mio presunto  mancato interessamento  alla vicenda,   afferma  e  sa di affermare   il falso.   Ho  assunto informazioni  presso altre  Sezioni e  mi  è  stato riferito, che  quel particolare ausilio,  non veniva  e  ancora non viene   accordato  da tutte le  ASL  del  Lazio, ma solo da quelle  in cui  il  Funzionario  si  assume la  responsabilità  della  concessione. Al  Cospetto di  tale realtà  ho  prima  inviato  alla  Tua attenzione il caso di  Tommaso, del quale  si  era occupato  il dott. Ceccarelli,  che   mi ha  restituito il tutto  invitandomi  a  provvedere in quanto competenza della  Sezione. Quando  Leonardo  mi ha fatto  presente  la sua situazione, analoga  a  quella di Tommaso, ho  nuovamente  inviato  alla    Tua  attenzione  l’intera  documentazione, sperando che  il nuovo nomenclatore  potesse offrire  la soluzione.  Presso la sede Centrale  ho  incontrato il Direttore  Generale  Salvatore  Romano, che si stava occupando del caso.   Mi  ha  tra l’altro informato  che  anche  a  Bologna le  ASL  si comportano  in modo contraddittorio . Successivamente   mi ha  inviato una nota che non offriva  alcuna soluzione, che   ho immediatamente girato  a  Leonardo.  Ho  consultato  un legale, il quale  mi ha detto, che  una eventuale azione sarebbe  stata  di esito molto incerto, in quanto  tale  ausilio non  è inserito in  modo specifico   nel nomenclatore.    Il  fatto che la situazione  si sia  risolta positivamente   per iniziativa dei  soci,  che si sono  rivolti  direttamente  al  Ministero della  Sanità  e  al  Presidente della  Regione  Lazio, rende  evidente  il fatto  che  tale problema  che non  riguarda soltanto  la  Provincia di  Latina,  non  era  e  non poteva essere  una competenza   della sola mia  Sezione  .Se  al  Ministero della Sanità  e  alla  Presidenza  della  Regione  non si sono  rivolti i  responsabili della  Sede  Centrale  e  Regionale dell’UICI, non  comprendo perché  avrebbe dovuto farlo      il Presidente  Provinciale.   Dal momento che  ciò    ha  indotto  il socio  Tommaso Luna  a  richiedere  il tuo  autorevole   intervento  sulla  Sezione di  Latina,  posso  rassicurare tutti   sulla mia  disponibilità  a  lasciare  l’incarico   in mani più  attente  alle  problematiche  dei ciechi, che  in provincia di  Latina,  posso   garantire  non si  esauriscono  con l’ausilio informatico dello stesso  Tommaso,  che comunque ringrazio  per aver  aperto, con la  sua  iniziativa,   la possibilità  ad  altri ciechi di  ottenerlo. Ho  sempre pensato che  il positivo risultato, conseguito anche  da iniziative   di singoli soci, potesse essere annoverato  fra i  risultati  positivi conquistati   in favore dei  ciechi  tutti,  e  non  solo  un fatto  per  dimostrare, come avvenuto  in questa vicenda,   quanto   sia stato bravo Tommaso  Luna,  autore dell’iniziativa personale  e  quanto  siano stati  inadeguati i  dirigenti della  Sezione. Considerata  la  sua efficienza,   per quanto  mi concerne, potrebbe occuparsi  anche  di  problemi anche  molto più gravosi che  si presentano  ogni   giorno negli uffici della  Sezione.  Nonostante   la mia non più giovane età, non  verrebbe meno, a  prescindere dal ruolo che attualmente ricopro,  la mia  disponibilità  che  offro dalle 9  alle 13 e dalle 15  alle 18, per 5  giorni la settimana,    alle persone  con disabilità visiva  che si trovano  a  vivere  condizioni  umane  e  sociali  spesso drammatiche, che in primis  necessitano dell’accoglienza  e  dell’ascolto, dopo  aver organizzato nella  Provincia di  Latina, in collaborazione con il  Centro  S. Alessio,  un sostegno all’inclusione scolastica dei giovani ciechi  e  ipovedenti di assoluta qualità.  Sono  alla disperata ricerca  di  chi volesse  sostituirmi  nell’incarico, ma   ritenendolo troppo gravoso e  poco gratificante , ognuno  sembra preferire  pensare  a  se stesso.
Rinnovandoti  la  mia  stima  e  la massima comprensione  per il ruolo  che  ricopri    ti  invio i  migliori saluti.
Carlo

Nota  del  Presidente Nazionale

Carissimo Carlo,
la tua storia, il tuo presente, il tuo lavoro e il tuo impegno non richiedono certo giustificazioni da parte tua sulla vicenda.
Come ho già scritto, noi tutti siamo felici del risultato ottenuto da Leonardo e Tommaso e, al di là della loro pur legittima soddisfazione personale, sono certo che anche loro sono lieti soprattutto per il risultato in favore di noi tutti.
La jungla ASL e nomenclatore, in tutta Italia, è ben nota, con tutte le differenziazioni di trattamento e le discriminazioni che spesso segna verso ciascuno di noi.
Molte volte i nostri soci e rappresentati sono indotti a pensare che ogni disagio arrecato da pubbliche autorità o private istituzioni sia anche responsabilità dell’Unione; ogni diritto negato a qualcuno di noi sia da ascrivere, in parte, all’Unione che non si muove, non fa, non agisce….
Mentre da un lato questo rappresenta pur sempre un segno di quanto i nostri soci ripongano aspettative nella nostra presenza e nel nostro operato, dall’altro, spesso, è anche ragione di amarezza per chi, come te, spende buona parte del proprio giorno e del proprio tempo ad adoperarsi in ogni modo per la causa comune.
E’ la croce e la delizia di chi si assume il compito di dare all’Associazione una parte del proprio ingegno e del proprio tempo.
La vicenda si è conclusa positivamente e dobbiamo gioirne, secondo me. Non farne pretesto per accusarci reciprocamente, sbranarci a vicenda in una specie di rodeo che nulla aggiunge alla tutela dei diritti dei ciechi e degli ipovedenti italiani, anzi in definitiva ne mina capacità, volontà, fiducia.
Un grande abbraccio solidale, augurandomi che tu abbia ancora molti, molti anni da rimanere al tuo posto e anche oltre, per dare all’Unione quanto di esperienza, capacità e generosità hai avuto modo di accumulare nella tua lunga vita di impegno nelle battaglie più dure e difficili che abbiamo combattuto negli ultimi sessanta anni.

Mario.

 

Lettera al Presidente Nazionale UICI, di Tommaso Luna

Autore: Tommaso Luna

 

Oggetto: ausili tiflotecnici

 

Caro Presidente,

mi chiamo Tommaso LUNA , sono nato a Roma nel 1940 e risiedo a Latina dal 1974 dove svolgo l’attività di piccolo imprenditore metalmeccanico. Sono cieco assoluto e sono iscritto alla U.I.C.I. dal 1971, non conosco il braille e non ho frequentato ne scuole per ciechi ne corsi per computer o i-Phone ne corsi di altro genere per la categoria.

Per questo motivo non ho mai richiesto alla ASL di competenza alcun ausilio Tiflotecnico sino a quando sono venuto a conoscenza del sistema xxxxxx yyyyyy che ho richiesto alla ASL di Latina , previo preventivo e certificazione medica , nel dicembre 2014. Questo sistema attraverso un PC portatile consente al cieco come me, che non conosce il braille ne i computer normali , attraverso comandi vocali di inviare e ricevere posta elettronica, accedere ai programmi radio e televisivi, ascoltare libri parlati, leggere quotidiani, accedere a varie informazioni come elenco telefonico, orari ferroviari e fare molte altre cose.

Ho fatto questa richiesta ritenendolo uno strumento utile e sapendo che questo sistema, o similari, venivano concessi in tutta Italia dalle varie ASL di competenza.
Purtroppo il 26.06.2015 la ASL di Latina rifiuta la mia richiesta con la seguente motivazione: ” il Ministero della Salute ha comunicato Direttive recepite dalle Regioni in merito a dispositivi per i quali l’avanzamento della tecnologia ha reso tali dispositivi di serie e quindi di comune commercio e non più speciali per i disabili e di conseguenza non più concedibili”
Ritenendo completamente assurde tali motivazioni , ho inviato alla ASL di Latina , pur non essendo previsto nella comunicazione del 26. 06. 2015 , un ricorso formale richiedendo anche chiarimenti sulle normative vigenti e comunicazioni del Ministero della Salute e della Regione Lazio riguardanti l ‘argomento specifico, naturalmente senza ricevere risposta alcuna. Allora ho interessato della faccenda dapprima il Presidente UICI di Latina Carlo Carletti e successivamente il Presidente Regionale Claudio Cola e quindi la presidenza nazionale chiedendo collaborazione nello specifico o almeno conoscere le normative ostative visto che in Italia e nella regione Lazio queste apparecchiature o similari venivano comunemente assegnate.
Purtroppo non ho ricevuto, salvo parole di buona comprensione , nessuna collaborazione e nessuna indicazione specifica sulle normative vigenti salvo ripetere che le ASL nella loro autonomia potevano quello che volevano. Feci altri tentativi di vario genere ed anche un esposto- denuncia alla Procura della Repubblica per il quale non ho mai ottenuto riscontro alcuno. Passava il tempo sino a quando a fine dell’anno 2016 il mio amico cieco Leonardo Balzano di Sabaudia mi comunicò di aver presentato presso la ASL di Latina analoga richiesta per lo stesso sistema da me richiesto . In data 19.04.2017 la ASL di Latina comunicò al Balzano il rifiuto della sua istanza con le stesse motivazioni espresse nella mia.. Nel contempo io avevo cercato di ottenere qualche documentazione specifica ed in particolare ho ottenuto una dichiarazione della ditta costruttrice di tale apparecchiatura nella quale si attestava che il sistema in questione non era assolutamente in commercio ed era stato realizzato in collaborazione con l UICI specificatamente per i ciechi e distribuito attraverso il Centro di Promozione Tiflotecnica . Ho ottenuto altresì una dichiarazione a firma del dirigente di tale centro nella quale si attesta che negli ultimi due anni nella sola regione Lazio sono stati assegnati tramite le ASL competenti oltre 150 di questi sistemi .
Con tali documentazioni ed altri argomenti io e l ‘amico Leonardo abbiamo inoltrato un nuovo ricorso al Direttore ASL di Latina ed un esposto – denuncia al Ministero della Salute e al Presidente Regione Lazio . Parallelamente anche il Balzano si è rivolto all’ U.I.C.I. di Latina che a sua volta si è rivolta al nazionale ma senza esito.
Finalmente nel mese di luglio le nostre istanze sono state entrambe accolte dalla ASL di Latina e mentre per Leonardo Balzano il tutto si è risolto immediatamente io ho dovuto richiedere un nuovo preventivo al Centro Promozione Tiflotecnico e ripresentare un nuovo certificato con la prescrizione del sistema .

Quando mi sono recato dalla dottoressa per la nuova prescrizione , che era la stessa che aveva fatto la prima prescrizione mi è stato chiesto come fossi riuscito ad ottenere tale risultato e soprattutto perché nei due casi specifici non fosse intervenuta l ‘associazione di categoria, che, con il suo peso avrebbe potuto risolvere prima il problema. Caro Presidente , questa domanda la rivolgo a te e ai presidenti regionali di sezione .

 

Indipendentemente dalla vostra eventuale risposta io e l’amico Leonardo siamo contenti del risultato ottenuto, non tanto per noi, quanto perché nella ASL di Latina si è aperta una porta per tutti i ciechi eventualmente interessati a questo sistema o a sistemi similari. Siamo altrettanto contenti perché siamo riusciti ad eliminare due tipologie di discriminazioni per noi ciechi: la prima di natura territoriale in quanto finalmente la ASL di Latina , forse unica nella Regione Lazio , sta concedendo quello che non voleva concedere;
la seconda discriminazione tra noi ciechi in quanto ai ciechi che hanno conoscenza del braille ed hanno svolto corsi per computer o per i-Phone venivano concessi dalle ASL apparecchiature molto costose come stampanti braille o barre braille mentre a noi ciechi privi di tali conoscenze non veniva concesso nulla.

In conclusione caro Presidente ti invito a rivedere il tuo atteggiamento , dichiarato pubblicamente tendente a non intervenire presso le sezioni provinciali quando si creano problemi di una certa importanza.
Capisco perfettamente che un presidente nazionale non pio interessarsi di tutte le beghe che sorgono nella sezioni provinciali , ma è mia convinzione personale che in alcuni casi un intervento diretto o tramite altri sia necessario per risolvere gravi storture o manchevolezze locali.

A questo proposito vorrei ricordarti il caso di una socia di Latina che si è rivolta a te dopo essersi rivolta inutilmente al direttore IRIFOR di Roma prof. Paschetta ma senza ricevere alcun aiuto. La socia in questione si era iscritta ad un corso IRIFOR a pagamento ,fatto da un dirigente di sezione non della nostra regione, avente lo scopo di meglio formare ,soprattutto insegnanti , ed istruire sulle varie metodologie tiflologiche . A questo corso si erano iscritti circa trenta persone vedenti e due non vedenti compresa la nostra socia. Il programma on – line prevedeva, in circa 4 mesi, corsi su 5 argomenti principali con relative prove sempre on-. line oltre al colloquio finale presso l IRIFOR di Roma , la predetta socia aveva svolto con diligenza ed accuratezza tutto il corso e le relative prove con un certo successo compresa una prova adatta per i vedenti e non per i ciechi per la quale si era fatta vedere da persona vedente . Al colloquio finale presso IRIFOR di Roma ottenne i complimenti del dirigente che aveva istituito il corso soprattutto per le prove non adatte ai ciechi e congedandola le dissero che avrebbe trovato il voto finale il giorno dopo on- line. Infatti il giorno dopo sul computer trovò il suo voto non eccezionale ma abbastanza buono che le consentiva di avere l ‘attestato finale. Casualmente dopo tre giorni provò a ricontrollare con il computer la propria votazione e la trovò modificata a ribasso, fece altrettanto dopo alcuni giorni e la trovò ancora diminuito ma ancora sufficiente per ottenere l’attestato . Dopo alcuni altri giorni il suo voto era ulteriormente diminuito addirittura al di sotto del limite per ottenere la sufficienza. Sconcertata cercò di capire cosa fosse successo e riuscì a sapere dopo qualche tempo che il voto relativo alla prova non adatta ai ciechi le era stato tolto . Una vera assurdità soprattutto quando venne a sapere che l’altra concorrente cieca che neppure aveva svolto la prova aveva ottenuto su tale prova punteggio pieno . Visto il tuo mancato intervento per eliminare questa grave discriminazione e di tutti coloro ai quali la socia si era rivolta , il caso si è potuto risolvere positivamente solo tramite l ‘intervento di un “legale”

 

Cordiali saluti

Tommaso Luna

PS
In merito al premio braille è mia opinione personale che se potesse essere svolto in futuro di pomeriggio e non di sera si darebbe maggiore possibilità di partecipazione ai non residenti a Roma

 

Grazie infinite prof!, di Gianluca Vinci

Autore: Gianluca Vinci

E’ dal profondo del nostro animo che nasce questo pubblico ringraziamento per il professore Lucio Carassale, perché i suoi preziosi insegnamenti hanno tracciato l’indelebile mappa da seguire, affinché potessimo guidare nostro figlio nel muovere i primi passi attraverso gli impervi sentieri dell’inclusione.
Siamo onorati perché abbiamo potuto fare la conoscenza di una persona straordinaria , non dimenticheremo mai le lezioni di vita che ci ha impartito.
Addio Professore, con immenso dolore la salutiamo e con sincerità assoluta le auguriamo vita eterna nel mondo degli uomini giusti.
Dalla famiglia del tuo ultimo allievo.

Emozione in ferrari, di Matteo Tiraboschi e Beatrice Bologna

Buon giorno siamo Matteo Tiraboschi e Beatrice Bologna, 2 amici non vedenti appartenenti alle sezioni Uici di Bergamo per me e Padova per Beatrice e volevamo dire la nostra impressione e condividere con tutti voi la bellissima e stupenda emozione che abbiamo potuto vivere, lo scorso sabato 16 settembre grazie alla Unione ciechi, alla Commissione sport e tempo libero che ha davvero organizzato un evento bellissimo e curato nei minimi dettagli e nei minimi particolari a partire dalla sistemazione alberghiera sino al giro in pista con gli amici del club ferrari di Anagni. Tutti gentilissimi. noi siam arrivati aroma il giorno prima e abbiamo visitato con un amico la capitale e visto alcune sue bellezze tipo il panteon la fontana di trevi e le mitiche Piazza Navona, Piazza di Spagna e non poteva mancare il gelato alla gelateria Giolitti dove abbiamo preso la coppa mondiale. Siam arrivati poi in serata all’istituto religioso un nuovo complesso molto bello donato dagli spagnoli alla nostra unione, complesso nuovo tutto bellissimo struttura nuovissima con un percorso guidato che ci permetteva di fare da soli. Gentilissimi tutti sia Ernesto Galasso che Simonetta, Camilla, Huber Perfler, insomma tutti quelli che hanno organizzato questo evento davvero sono stati bravissimi e gentilissimi. Anche il tempo ha aiutato infatti sabato tranne qualche goccia di pioggia per il resto davvero tutto okissimo. Noi siam stati tra i primi a girare in pista per motivi di rientro poi nelle nostre città per altri impegni. Io, confesso mi son commosso a sentire quel rombo. Anche se sulle ferrari vi ero salito parecchi anni fa, è stato bello riprovare quella bellissima emozione con un testa coda e tutte quelle curve a s a gomito infatti quel circuito a solo 3 rettilinei poi è tutto a curve. Anche il buffe è stato davvero ottimo e gli amici già citati prima ci hanno aiutato. Anche Beatrice è stata davvero contentissima di aver partecipato a questa iniziativa. Come ha detto giustamente Huber Perfler presidente di trieste per organizzare eventi del genere ci vuole tempo e tanta costanza e pazienza ma penso che anche loro siano soddisfatti visto i più di 100 iscritti che eravamo. Non la voglio far tanto lunga ma ci è piaciuto e ci è sembrato doveroso ringraziare tutti perché quando un ente lavora bene e ti fa star bene e ti fa sentire parte di sé il minimo è dire grazie grazie perché ti senti in famiglia in questi eventi grazie perché davvero è stata una emozione davvero bellissima fortissima che non la si può descrivere ma và vissuta davvero e dal vivo. Mi permetto qui di proporre 2 cose. Primo a me anche a Beatrice piacerebbe venisse organizzata una bella mongolfierata infatti io non son mai stato in mongolfiera quindi chissà se la commissione vuol organizzare qualcosa del genere noi ben lieti e saremo i primi a esserci sicuramente. E secondo se vi và io volentieri siccome canto e suono da molti anni mi piacerebbe fare un concerto per la nostra unione anche per una raccolta fondi a disposizione. Ancora davvero un grosso grazie da me e dalla mia amica anche lei socia Beatrice Bologna.

Verso i Quadri dirigenti, di Massimo Vita

Autore: Massimo Vita

 

Dopo aver letto la convocazione dell’assemblea dei Quadri della nostra associazione, mi sono venute in mente alcune riflessioni che desidero condividere con chi, avrà voglia di leggermi, dato che ufficialmente, non sono un componente di questa assise.

1)      Celebrazione del centenario dell’Unione.

Penso che il centenario sia un evento importantissimo e vada celebrato in modo adeguato sia nei modi che nei contenuti.
Per i modi, ritengo che la crociera sia un modo originale di svolgere un congresso.
Penso che potrebbe essere anche una modalità per autofinanziare questa festa vendendoci i posti che non occupiamo sulla nave.
Per i contenuti:
Penso sia utile che si inizi un confronto iniziando nel 2019 a dialogare sui temi congressuali. Spero che non parta in anticipo il chiacchiericcio sui nomi papabili a questa o quella carica. mi auguro che si costituisca, un gruppo di lavoro per completare il rinnovamento statutario e regolamentare.

2)      Attività svolta, modalità operative e criticità delle commissioni nazionali.

Questo tema posto all’attenzione dei quadri dirigenti dimostra il coraggio e la lungimiranza della presidenza nazionale. Esistono delle criticità nella macchina organizzativa e sono legate a fattori esterni ma soprattutto a fattori interni.
Abbiamo una macchina che deve ancora adeguarsi del tutto ai tempi moderni e una struttura regolamentare forse ancora troppo rigida.
Esistono anche dei problemi legati alla inesperienza di alcuni di noi dirigenti ma a questi si può sopperire solo con il tempo e la pazienza.
Dobbiamo ancora migliorare nel lavoro di squadra perché siamo ancora troppo individualisti. In una orchestra che si rispetti, ci vogliono anche i solisti o i primi violini, ma l’insieme di qualità da valore ai solisti e non il contrario.
Il nostro direttore d’orchestra ha il compito di guidarci e farlo con saggezza ma noi orchestrali dobbiamo imparare a riconoscerne i gesti.
Mario ci ricorda che siamo una famiglia ma, noi membri, spesso dimentichiamo che abbiamo dei colleghi con cui comunicare.
3)      Amministrazione, patrimonio e nuove procedure contabili.
In merito alle procedure contabili mi auguro che venga redatto presto il vademecum operativo sulla gestione economica delle sezioni perché, solo così, potremo davvero semplificare le cose alle nostre strutture territoriali. Ritengo, inoltre, che dovremo davvero far partire la ristrutturazione del nostro assetto territoriale perché così, a mio modesto avviso, è fuori dal tempo e difficilmente sostenibile economicamente.
Non credo che avere tante sedi provinciali sia un bene assoluto mentre penso che sarebbe utile presidiare il territorio con strutture agili e incisive.
Per il patrimonio dovremmo attivare le procedure per affidare il nostro patrimonio a una fondazione o a una impresa specializzata scorporandolo dall’Unione per gestirlo in modo più redditizio e farlo pesare meno sui nostri bilanci.
Non credo che un patrimonio così importante possa essere ancora gestito con le forze interne.

In merito al lavoro delle commissioni penso che di alcune si potrebbe trarre un bilancio ma che di altre poco o nulla si vede concretamente.
Io personalmente, non avrei diviso le tematiche del lavoro e ho dei dubbi sul tentativo di costituzione di alcune cooperative ma mi pare interessante il lavoro che si sta svolgendo con equilibrio e coinvolgendo le varie figure.
4)      Attività di Fundraising 2015-2020.

Questo settore sta iniziando a dare i suoi frutti e mi auguro che le strutture periferiche seguano l’esempio della sede nazionale organizzando proprie strutture che, in rete con la sede nazionale, producano un lavoro sinergico e fruttuoso.
Dovremmo trovare un testimonial importante per stimolare le donazioni e le sponsorizzazioni.

5)      Informative su:
a) la formazione dei quadri dirigenti

La formazione dei quadri dirigenti è certamente una esigenza ma si scontra con le volontà individuali che, non sempre sono positive a riguardo. Potremmo pensare a una formazione dividendo il territorio per aree omogenee e tarare la formazione su temi molto concreti. Penso che la formazione avrà effetto solo se nella nostra organizzazione, come sta avvenendo, si impari sempre più a rispettare le regole che ci siamo date o che ci dà la legge.
b) il piano di comunicazione 2017-2020
A dire il vero in materia non sono molto ferrato ma sinceramente ancora ci ho capito poco e alcune scelte non le condivido.
Penso al corriere braille settimanale. Questo strumento, molto importante e gradito alla base, non risponde alle peculiarità di un settimanale e difficilmente lo strumento in braille può farlo per i tempi di produzione e di spedizione che richiede. Oggi i 4 numeri o cinque di un mese, arrivano spesso tutti insieme a fine mese o arrivano sempre a fine mese ma a distanza di pochi giorni uno dall’altro. Spesso, si trovano nei vari numeri articoli lunghi anche quattro numeri e su temi non di stretta attualità. Condivido ma vorrei capirci di più la scelta di due agenzie specializzate e quella di produrre i materiali con le forze interne.
Complessivamente il settore può ancora migliorare ma siamo sulla buona strada soprattutto grazie alla bella idea della radio web che sta assumendo grande visibilità.

c) il protocollo con Sanititan.
Questo protocollo è molto buono e la ditta mi pare molto seria. La sezione di Siena allora presieduta da me lo ha sottoscritto anche se ancora non lo ha utilizzato.

Sarà certamente una grande assemblea dei quadri e spero di poterla seguire tramite la radio.
Concludo con una informazione:
a settembre o nella prima metà di ottobre, tramite la radio, organizzeremo una riunione dei quadri dirigenti dell’I.Ri.Fo.R. per sviluppare un dialogo tra tutte le strutture al fine di far crescere l’istituto a livello territoriale.

“A noi piace Mariella, più social dei social”, di Silvia Scordo e Simonetta Cormaci

Autore: SiSilvia Scordo e Simonetta Cormaci

Tanti, ma tanti anni fa, fu eletta Vice Presidente alla Sezione U.I.C.I. di Catania,
Mariella Murisciano, una donna speciale, una poetessa particolare, un’insegnante di Braille una tiflologa molto preparata e attenta alle esigenze dei non vedenti e degli ipovedenti.
Essendo stata Coordinatrice del Comitato Donne non vedenti, all’epoca si chiamava così, per più di un decennio ha organizzato sempre con cura tutto ciò che è intuibile e in un contesto in cui certe conquiste femminili non erano ancora assodate.
Ma c’è qualcosa,che Lei ha fatto, che Vi voglio raccontare.
Comprò un piccolo Bloch notes ( ritrovato ieri per caso nel nostro archivio ) e scrisse i compleanni dei soci, dei dipendenti, dei volontari e degli amici dell’Unione.
Ancora facebook non c’era, ne potevamo immaginare ci fosse stato, intanto noi , Lei in particolare consultava il notes quindi telefonava a chi quel giorno compiva gli anni dicendo con slancio: tanti auguri di buon compleanno!
Ti ricordi Mariella?

 

Mariella Murisciano, nasce il 27 luglio del ‘33 ad Adrano, una cittadina della provincia etnea.
Proviene da una famiglia contadina e tali origini la rendono molto orgogliosa dei valori umani ben radicati che genitori e nonni hanno saputo trasmetterLe con il loro esempio.
Mariella è stata una bimba molto vivace, sana e gioiosa fino all’età di sei anni, quando all’improvviso nella notte di San Silvestro del ’38 una terribile malattia la rese totalmente cieca.
Inizialmente la famiglia subì grandi disagi, ma poi aggrappandosi a tutte le forze fece in modo che la bimba ritornasse serena.
Frequentò le scuole elementari all’ Istituto “ Ardizzone Gioeni” di Catania, trasferendosi successivamente all’Istituto “ Cavazza” di Bologna, dove rimase fino alle soglie della laurea in lettere moderne.
Ha pubblicato diversi libri di poesie con le “ Edizioni Greco” di Catania e privatamente ha realizzato un’ agenda da tavolo e un calendario con le sue poesie, riscuotendo notevole successo.
Ha altresì pubblicato anche un libretto di preghiere “ Qualche minuto per te”.
Questi i titoli dei suoi libri:
Piccolo Beauty 1980
Fili di luce 1982
Darreri lu sipariu 1986
Raggio Verde 1988
Coriandoli 1991
Ikebana 1997
Quel che resta d’un filo 2000
Tra le rughe del cuore 2005

Mariella Murisciano è stata Vice Presidente della Sezione Provinciale dell’UICI di Catania, componente Nazionale della Commissione Pari Opportunità, Coordinatrice Regionale e Provinciale della stessa Commissione nonché Responsabile del Servizio Tiflotecnico. E però è stata molto altro. La sua vita a tutt’oggi straordinaria è stata segnata dall’amore per l’arte e in particolare per la poesia e da eventi significativi come l’incontro con Papa Giovanni Paolo II, con il grande direttore d’orchestra Lorin Maazel e con gli scrittori Michel Quoist e Nino Salvaneschi.
Ciascun libro ha una sua caratteristica, come ad esempio “Coriandoli” e “Quel che resta di un filo” sono in acrostici. “Ikebana” ha alcuni versi in una particolare forma di poesia giapponese detta Haiku. Tutto questo ha fatto Mariella ma anche molto di più…
Mariella tutti noi ti vogliamo un gran bene e perciò mettiamo il nostro “like” nella tua pagina facebook che non c’è ma che il tuo grande cuore, generoso, creativo ha inventato con quel taccuino molto prima di Mark Zuckerberg!
Silvia Scordo (*), Simonetta Cormaci (**) e le amiche e amici di Mariella con i più calorosi auguri per il tuo compleanno

*assistente sociale UICI di Catania
**socia UICI di Catania

 

 

 

 

 

 

 

La casa di riposo può non rappresentare l’ultima spiaggia, di Mena Mascia

Autore: Mena Mascia

Dopo una notte insonne costellata da grida di persone colpite da demenza senile o da altre malattie ugualmente invalidanti che urlano continuamente, finalmente sono le sei del mattino, quando mi decido a scendere dal letto per raccontare di un cambiamento radicale, un’esperienza per la quale, insieme alla mia mamma quasi novantasettenne di cui mi occupo a pieno tempo, ho dovuto lasciare la mia abitazione per trasferirmi, mi auguro temporaneamente, in una casa di riposo.
Come si può bene intuire, la scelta non è stata né semplice, né indolore, ma necessaria, anche perché siamo abituati ad intendere quelle strutture come l’ultima spiaggia, in attesa della morte. Può non essere così, ma rivelarsi invece una risorsa cui approdare, quando le nostre esigenze o quelle delle persone anziane a noi care dovessero richiedere assistenza continuativa.
La signora rumena che con insuperabile abnegazione si occupa di noi durante l’intero anno, Dovendo usufruire delle sue ferie, ci lascia per un periodo, quindi è stato gioco forza preoccuparmi di sostituirla. Purtroppo però, essendo peggiorate le condizioni di mia madre, mi è stato impossibile trovare tre persone che, con le competenze indispensabili del caso, mi coprissero l’arco delle 24 ore, quindi il panico, prima che un’idea m’illuminasse la mente: perché non trascorrere quel periodo in una struttura in cui mi fossero assicurate aiuto ed assistenza H 24? Razionalmente mi rendevo conto che non sarebbe stato facile una residenzialità tanto provvisoria, ma, testarda come sono a perseguire anche quelle che potrebbero sembrare delle utopie, mi dissi che provare non costava nulla, e cominciai a pensarci molto seriamente
Sembrandomi corretto esplicitare le mie condizioni di non vedente, ricevetti alcuni no decisi, ma non demorsi, fino a quando il gestore di una nuovissima struttura che evidentemente aveva bisogno di ospiti solventi, situata nel centro della città, accettò di incontrarmi ed eccomi qui.
Non ho potuto evitare i primi impatti difficili con taluni operatori che, imbarazzati, avevano problemi a darmi il braccio con naturalezza, ma, dopo qualche giorno, tutto sommato, la convivenza è accettabile, salvo qualche aspetto che va ancora un tantino smussato.
Non bisogna smettere di farsi ascoltare col sorriso sulle labbra, di avere l’umiltà del paziente continuare a ripetere le stesse cose a chiunque ve le chieda, perché è un esercizio che paga, ve lo assicuro, e potete credermi sulla parola.
Se vi chiedeste le motivazioni che mi hanno spinto a raccontarvi questa esperienza, dovete sapere, ed esserne convinti, che anche ciò che vi sembra improponibile, è da considerarsi possibile, solo che lo vogliate.
Mena Mascia.

 

I padri padroni dell’UICI, di Carlo Carletti

I dirigenti dell’Associazione, ritenuti “padri padroni”, prima di essere tali sono stati dei semplici soci, che probabilmente più di altri si sono impegnati nella vita associativa. L’impegno associativo comporta molti sacrifici e rinunce sul piano personale e familiare, una buona preparazione inerente le varie normative nazionali, regionali e locali, una grande disponibilità di tempo e attenzione all’accoglienza dei soci, per i quali è necessario individuare il percorso più utile al loro recupero. Chi si appresta a questo impegno, trova molto facilmente persone pronte a delegargli la soluzione dei propri problemi. Questi dirigenti operando sul campo, migliorano costantemente la loro preparazione e i loro rapporti personali con gli aderenti all’Unione, che molto spesso si traducono in consenso nell’ambito delle assemblee. A volte accade che alcuni di questi dirigenti particolarmente impegnati, si trasformino in “padri padroni”, sia per la propensione ad un ruolo di potere, sia perché chi li contesta si limita alla lamentazione senza sacrificare la propria persona in un grande impegno associativo per acquisire il necessario consenso, che nessuno regala. Lo statuto, con la limitazione dei mandati, tenta di favorire il rinnovamento nell’ambito delle cariche associative, ma coloro che godono del consenso dei soci sono e saranno determinanti nella scelta dei nuovi dirigenti. Chi conosce lo stato delle cose oltre la nostra Unione, sa che è così nelle organizzazioni sindacali, di partito e del terzo settore. La mia esperienza mi fa dire che nell’Unione vi sono aspetti più positivi che altrove. Quel che emerge fra noi ciechi è la propensione a voler sempre spaccare il capello in quattro e dare la colpa all’UICI di ogni cosa che non va, compresa l’attuale siccità. Il ricambio delle persone negli incarichi nazionali, risulterà sempre più semplice rispetto alla periferia, perché il rapporto con i soci non è così diretto e determinante come nelle sempre meno partecipate assemblee di Sezione ed è più numeroso il numero dei possibili candidati. L’Unione anche in altri tempi ha sempre avuto i propri problemi, ma l’importanza degli obiettivi da conseguire hanno sempre fatto da collante portandoci a superare le difficoltà che non sono mai mancate. Il senso di solidarietà nei confronti di coloro che se la passavano peggio è sempre prevalso sulle differenti opinioni e diversità caratteriali. L’Unione è vicina al centenario della sua fondazione ed esaminando l’attuale situazione dei ciechi,dovremmo prendere atto che il suo ruolo è stato determinante per ciascuno di noi, che dovremmo recuperare quel senso di solidarietà che con il miglioramento della nostra condizione sembra svanire.