80 anni: una vita spesa per l’Unione, di Mario Mirabile

Festa organizzata in onore di Giovanni D’Alessandro

“Parlare di Giovanni non è semplice! L’ho conosciuto qualche anno fa, durante un’assemblea dell’U.I.C.I., proprio in questo salone. Sin da allora capii che era il carro portante della Sezione di Napoli; di primo acchito può sembrare burbero, autoritario, ma basta frequentarlo un attimo in più per accorgersi della sua bontà, dell’umanità e della sua enorme caratura morale. Negli anni ha affrontato con professionalità ed estrema attenzione le problematiche degli associati, curando gli interessi. Ma la cosa più importante è sicuramente quella che ha fatto da chioccia a tanti pulcini ed oggi questi pulcini sotto la sua guida, sono cresciuti, maturati e rappresentano il futuro dell’associazione. Un vero capo questo fa: da le linee guida, dispensa consigli. Per tutti noi Giovanni è un padre; un fratello maggiore”.
Con queste parole Bruno Mirabile ha voluto descrivere Giovanni D’Alessandro, Presidente Onorario della Sezione UICI di Napoli che venerdì 5 ottobre ha festeggiato i suoi 80 anni nei locali sezionali insieme a dirigenti e a tanti soci, volontari ed amici, che hanno voluto stare insieme a lui per una ricorrenza così importante. Tanti sono stati coloro che hanno voluto raccontare un aneddoto, portare un saluto, o dire semplicemente grazie ad un uomo che ha speso gran parte della sua vita all’interno dell’Unione e per l’Unione, cercando con tutte le sue forze l’integrazione dei ciechi e degli ipovedenti napoletani. La serata è stata allietata da tanta buona musica grazie a Rosario, Nicola, Cristina, Dario e Bruno. Giovanni D’Alessandro, emozionato più che mai, ha voluto condividere questo importante traguardo con tutti noi, con i suoi amici.

Annuncio, di Matteo Tiraboschi

Buon giorno a tutti, sono Matteo Tiraboschi.
Vi comunico una iniziativa dove tutti siamo invitati a partecipare! La signora Angela Manzi infatti sta organizzando, per il giorno 20 ottobre, un pranzo e poi un giro con le moto tipo Harley-Davidson e le macchine sportive Alfa Romeo.
Si pranzerà al Ristorante “Ari & Ciro” a Curno, Bergamo al prezzo di 36 euro.
Per informazioni potrete contattare la signora Manzi su Facebook oppure direttamente al cellulare al seguente numero: 348 3524635.
Grazie per l’attenzione!

Riflessioni ad alta voce su disabili visivi, di Giuseppe Fornaro

Bambini di 5 anni portati in braccio a scuola
Ragazzi adolescenti vestiti dalle madri
Giovani uomini imboccati dai padri.

Di queste scene ne vedo sempre di più: persone disabili, per lo più bambini, adolescenti, giovani, capaci di potersi muovere, nutrirsi, pensare e decidere per loro gusto, completamente sostituiti dalle famiglie.
Ciò che maggiormente mi lascia amareggiato è la disinvoltura con cui questi giovani sono rassegnatamente abituati.
Proiettati con la mente chissà dove, mentre alzano un braccio per essere vestiti o aprono la bocca per essere imboccati.
Giovani perfettamente in grado di curarsi di se, nel rispetto dell’handicap, senza un minimo accenno di ribellione..
Perché non lo fanno?
Perché nel tempo in cui questi ragazzi, bambini più o meno cresciuti, hanno reclamato il diritto all’autonomia, piangendo e arrabbiandosi per i loro tentativi falliti, sono stati interpretati con l’ingiusto parametro dell’impossibilità, dimenticando di insegnare loro, invece, come sarebbe stato possibile fare da soli.
È su questo parametro che i bambini, poi diventati adolescenti ed oggi adulti, si sono sentiti giudicati e da lì, hanno ritenuto inutile la loro ribellione, abituandosi a non approfittare della gioia di fare da soli, di superare la difficoltà e fare nuove scoperte.
L’autonomia è una richiesta naturale che appartiene ad ognuno di noi quando ad un certo punto della vita sentiamo una spinta dall’interno che ci spinge a fare da soli, al pari di camminare è un percorso che va guidato dai genitori o chi li sostituisce. Questo bisogno espresso, male interpretato, ritenuto nel migliore dei casi, un capriccio o una incombenza da soddisfare in fretta.
Quei momenti però, diminuiscono di frequenza lasciando spazio all’abitudine di essere accudito e gli stimoli all’autonomia non saranno più percepiti, se non quando non più riconoscibili dal ragazzo che li riterrà come un ingiustificato ammonimento di chi ha sempre fatto per lui.
I gesti quotidiani che possono essere svolti in autonomia diventano incombenze pesanti e difficili da risolvere e così subentrerà la richiesta alla facile soluzione sia essa espressa esplicitamente o frutto di una tacita aspettativa consolidata nel tempo dalle abitudini.
Poi arriva il giorno in cui il genitore, stanco o invecchiato prende coscienza di avere un figlio adulto che non regge il confronto con una buona parte di coetanei disabili quando si tratta di autonomia.
Tutto questo per cosa? Per non alzarsi 30 minuti prima al mattino, per non arrivare a casa un po’ più tardi, per non aggiungere ansie genitoriali a quelle che già ci sono per condizione.
Eppure io sono fortemente convinto che i sacrifici che i genitori devono compiere siano la necessaria componente al raggiungimento dell’autonomia che deve essere riconosciuta come diritto e dovere anche alle persone disabili.
Queste riflessioni non sono una accusa ai genitori, ma vogliono essere una esortazione a rivolgersi a formatori che siano certamente preparati ad affrontare i problemi perché per prima hanno vissuto e vivono la stessa condizione di disabilità. Quando ci si affida ai formatori disabili bisogna superare il Pregiudizio del limite della disabilità, nella consapevolezza che possono trasferire strategie ottimali anche per i propri figli.
Per quanto la vita possa sembrare difficile, c’è sempre qualcosa che si può fare per avere successo.

Giuseppe Fornaro
Referente Nazionale Ausili e Tecnologie Dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti
Componente del Gruppo di lavoro OSI dell’INVAT Istituto Nazionale Valutazione Ausili e Tecnologie
Presidente del Gruppo Sportivo A.S.D. Real Vesuviana,
Consigliere della Sezione Provinciale di Napoli dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti (Uici) e Responsabile del Presidio Zonale Uici di Sant’Anastasia e paesi Vesuviani
3735419953
E-mail: fornarog@uiciechi.it

Onorificenza e ringraziamenti, di Fortunato Pirrotta

Eravamo nell’ultima decade dello scorso mese di agosto, mentre trascorrevo gli ultimi giorni di ferie quando dalla Prefettura di Reggio Calabria, ho ricevuto una comunicazione con la quale mi si portava a conoscenza che, su proposta della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Presidente della Repubblica mi aveva insignito dell’onorificenza di “Cavaliere al merito della Repubblica Italiana”.
La notizia mi ha realmente colto di sorpresa, in quanto nessuno mai mi aveva preannunciato l’avvio di tale procedura. Sono certo, che un simile riconoscimento è frutto di tanto affetto, benevolenza ed amicizia, che quotidianamente mi vengono manifestati e soprattutto nei momenti più difficili sono divenuti conforto e sostegno indispensabile. Sicuramente un ruolo fondamentale nell’iter concessorio, è stato svolto dalla Associazione alla quale mi onoro di appartenere in conseguenza della mia disabilità visiva dal lontano 1969, cioè l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti e presso la quale ho collaborato per oltre 40 anni ed alla quale sono profondamente grato per il ruolo determinante svolto a favore della mia integrazione sociale e per quella di migliaia di altre persone affette da disabilità visiva. Tale appartenenza ha particolarmente contribuito alla mia formazione umana e sociale anche grazie al rapporto sempre improntato con tutti sul reciproco rispetto e la fraterna lealtà.
La cerimonia di conferimento svoltasi presso il Teatro “Francesco Cilea” di Reggio Calabria lo scorso 31 agosto, inserita nell’ambito della seconda edizione del premio Luigi De Sena, già prefetto di Reggio Calabria e Senatore della Repubblica prematuramente scomparso, nella quale oltre alla presenza di Sua Eccellenza il Prefetto di Reggio Calabria che ha consegnato le suddette onorificenze, del Sindaco della stessa Città Metropolitana e numerose autorità cittadine sia civili che militari, ha visto l’U.I.C.I. degnamente rappresentata in platea attraverso il Presidente Regionale Pietro Testa anche in rappresentanza del Presidente Nazionale Dott. Mario Barbuto, dal Presidente Provinciale di Reggio Calabria Dott. Paolo Marcianò accompagnato anche da alcuni Dirigenti e soci del territorio reggino ai quali, dopo aver ringraziato la Presidenza della Repubblica, la Presidenza del Consiglio dei Ministri ed il Prefetto di Reggio Calabria, ho sentito il bisogno per non dire il dovere, di rivolgere un altrettanto sincero e sentito ringraziamento. Naturalmente non potevo concludere senza dedicare un particolare pensiero alla mia famiglia, sempre pronta a sostenermi in tutte le vicende della vita ed a favorire il mio impegno quotidiano nel lavoro e nel sociale. Un sincero ringraziamento, infine, va rivolto ai giovani del Servizio Civile in attività nella sede di Reggio Calabria che, con la loro preziosa presenza in teatro e con il loro significativo ed affettuoso gesto di consegnarmi una targa, hanno contribuito ad accrescere l’emozione di un giorno per me molto importante.
A Dio, luce e guida in ogni momento della mia vita ed a tutti coloro che mi hanno sempre circondato nei miei 64 anni, dal profondo del cuore, va la più profonda e sincera gratitudine per il sostegno quotidiano, senza il quale mai nulla avrei saputo e potuto fare.

Fortunato Pirrotta

Perché ho chiuso il mio conto in Banca Popolare Etica, di Simonetta Cormaci, la risposta da Banca Etica

Purtroppo è vero. Come lamentato dalla signora Cormaci, l’home banking di Banca Etica non è attualmente dotato delle funzionalità per renderlo accessibile alle persone ipovedenti.

Da tempo stiamo lavorando per arrivare ad una piena accessibilità di tutti i nostri canali e strumenti di relazione con i clienti e soci della banca, ma ancora non siamo pronti. Le rapide trasformazioni tecnologiche, nonché le rilevanti e continue modifiche normative e regolamentari, impongono oggi a tutte le banche una costante attività di investimento e aggiornamento di ogni sito e apparato, e tale processo tende inevitabilmente a spostare sempre un po’ in avanti nel tempo il livello dell’adeguamento alla piena accessibilità, un adeguamento che – per come oggi sono disegnati e realizzati i software bancari – avviene sempre a valle di ogni implementazione di nuovi processi o procedure.

Non vuole essere una scusa. Solo una spiegazione del ritardo. Che siamo fortemente impegnati a recuperare, coinvolgendo i nostri partner informatici. Come piccola banca, infatti, non abbiamo oggi i mezzi per gestire in autonomia i nostri software, ma ci avvaliamo di fornitori specializzati, che stanno recependo le nostre sollecitazioni.

La missione della finanza etica è l’inclusione sociale e finanziaria, oltre all’uso responsabile del denaro. Viviamo quotidianamente, dalla nascita della nostra banca, nel 1999, la contraddizione tra tale imponente ambizione di banca ad operatività nazionale e i nostri limitati mezzi (le “sole” 17 filiali, i “soli” 30 banchieri ambulanti, gli investimenti IT da dosare con sobrietà). Ogni volta che un cliente, o potenziale tale, deve rinunciare alla finanza etica perché la filiale è troppo distante dalla sua abitazione, o perché – come nel caso della Signora Cormaci – non può accedere ad Internet, noi non perdiamo “solo” un cliente ma sentiamo (e soffriamo) il mancato raggiungimento del nostro scopo statutario.

Abbiamo finora ovviato a queste carenze puntando sulla ricchezza della relazione, grazie ad una rete di soci (i nostri 42mila soci), oltre che di professionisti (i circa 300 lavoratori), che si fa in quattro per garantire la possibilità a tutti di accedere alla nostra proposta di finanza etica. Anche alla signora Cormaci i colleghi di Banca Etica sul territorio hanno proposto una soluzione temporanea, mettendole a disposizione un servizio di phone-banking dedicato che le avrebbe permesso di svolgere le operazioni bancarie da casa, supportata dai nostri operatori al telefono. La signora non ha ritenuto valida questa opzione.

Esprimiamo ancora il rammarico per il disservizio e confermiamo il nostro pieno impegno per la piena inclusione finanziaria di tutte le persone.

 

Banca Etica

Perché ho chiuso il mio conto in Banca Popolare Etica, di Simonetta Cormaci

Vorrei rendere nota una vicenda che ho vissuto di recente e in cui la mia cecità è stata motivo fondamentale nella conclusione poco piacevole.
Nel 2016 attivo un conto in rete con Banca etica avendo valutato diversi aspetti per me importantissimi: 1) un conto on line che mi avrebbe liberato da tutto il materiale cartaceo difficilmente consultabile in piena autonomia; 2) un conseguenziale risparmio di tanta carta (in difesa dell’ambiente che mi sta molto a cuore); 3) la visione/missione di BPE che conoscevo già da tempo, in quanto io stessa impegnata da anni nella difesa dei diritti umani e che volevo condividere; 4) il valore aggiunto che ogni conto corrente, contrattualmente, sostiene in quota Medici senza Frontiere ONG da me stimatissima e di cui sono sostenitrice permanente.
La sorpresa si manifesta non appena mi vengono fornite le credenziali di accesso per l’inbanking e scopro che quella parte del sito per gestire il conto non è accessibile, ovvero non è navigabile con lo screenreader, software indispensabile ai non vedenti che usano il PC. Informati i referenti locali e nazionali, con qualche difficoltà, mi accreditano all’utilizzo di un ambiente del sito che consente pochissime operazioni, tra cui non figura per esempio la possibilità di accedere a documenti quali gli estratti conto trimestrali in formato digitale. A questo si aggiunge anche un altro problema, ovvero il reperimento di un token parlante, dovuto al fatto che apparentemente non avevano mai ricevuto richieste simili da clienti ciechi. Sicuramente trovo molta disponibilità umana, ma scarsissima comprensione degli aspetti tecnici. Superando disappunto e frustrazione personali cerco di collaborare al massimo, fornendo informazioni, documenti esplicativi e anche il protocollo tra l’ABI e l’UICI in materia di facilitazione dei clienti ciechi e ipovedenti in tutti gli istituti bancari.
Nel contempo ricevo e firmo una quantità di documenti cartacei che mi meraviglia e di cui eccepisco con il Banchiere ambulante (figura che facilita i clienti BPE sui territori in cui non esistono filiali). Con tali limitazioni, ma la buona disponibilità del Banchiere ambulante e del personale, procedo per tutto il 2017 e addirittura decido di acquistare un pacchetto di azioni proprio per la mia stima e fiducia verso questo istituto. Purtroppo, però, ai primi di dicembre viene attivato il nuovo sito di BPE e scopro con grande disturbo che l‘ambiente per l’inbanking adesso è totalmente inaccessibile per me.
Contrariata e incredula di fronte alla constatazione che nessuno abbia pensato all’accessibilità del sito (visto che da oltre un anno ormai avevano l’esperienza di almeno una cliente cieca), aspetto qualche tempo prima di affrontare il funzionario nazionale per i servizi informatici e il banchiere ambulante. Ritengo la questione gravissima e discriminatoria e li invito a operare tempestivamente correttivi affinché possa riprendere a utilizzare la mia area riservata. Eccetto qualche blanda assicurazione di intervento non ottengo alcun risultato e a fine gennaio 2018 metto in contatto il funzionario della banca con il referente del gruppo OSI (Osservatorio sui siti internet) dell’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e Ipovedenti) nazionale. Quest’ultimo si mette a disposizione sia con Banca etica fornendo dettagli tecnici sulle pagine web, sia con me accompagnandomi in svariate prove con diversi screenreader e contemporaneamente segnalando il tutto all’ABI con la quale l’associazione collabora da molti anni proprio per risolvere alla fonte tutti gli aspetti tecnici che possano creare difficoltà a noi disabili visivi.
Passano i giorni, io come è facile immaginare sono alquanto disturbata dalla vicenda e impossibilitata ad agire sul mio conto in autonomia, con grandissima frustrazione. Nonostante la pressione su tutte le figure di riferimento (funzionari della banca, referente OSI e ABI) non riscontro alcun miglioramento e arriviamo a maggio c.a. quando mi trovo costretta a decidere di chiudere il conto vista l’impossibilità di gestirlo in autonomia e libertà. La mia comunicazione via pec parte il 22 maggio e la chiusura definitiva del conto (prevista dai loro documenti informativi in 15 giorni) si conclude solo a fine luglio e tutto ciò senza una parola di scuse – se non dal banchiere ambulante – né alcuna dichiarazione di impegni tale che io possa riesaminare la mia decisione… come a dire: non siamo interessati ai disabili e neppure al loro denaro.
Ironia della vicenda, nell’ultima newsletter che continuano a inviarmi c’è la notizia di un progetto che BPE sta sponsorizzando e cioè una app in grado di individuare tutti i sentieri montani accessibili.
Da cliente ritengo di aver subito un trattamento discriminatorio e superficiale; aggiungo che – a mia conoscenza – quando si accende un conto presso qualunque istituto bancario non è possibile fare un test preventivo di accessibilità sull’homebanking e dunque non si può sapere se l’area riservata di un sito è accessibile.
Mio malgrado e con grande disappunto ho dovuto constatare la differenza tra i valori proclamati da BPE e la realtà della prassi. Preciso che non sono interessata ad avviare richieste di risarcimento, in quel caso avrei agito per vie legali. Ritengo piuttosto che rendere nota la mia vicenda sia doveroso e utile: prima di tutto per farla conoscere ad altri disabili visivi affinché non incorrano negli stessi problemi; e poi perché confido che a vari livelli di interlocuzione si possa intervenire affinchè tutti gli istituti di credito garantiscano ai clienti disabili facilitazione e massima accessibilità nella gestione dei propri conti (e mi consta che già alcune banche siano attrezzate). La nostra Costituzione, la Convenzione ONU dei diritti dei disabili, la Dichiarazione universale dei diritti umani, le leggi italiane di ratifica dei predetti trattati riconoscono la piena e pari dignità e facoltà di autodeterminazione delle persone con handicap. Confido che questi nobili trattati e leggi in cui mi riconosco siano rispettati e messi in pratica dal momento che abbiamo già esempi virtuosi.
Spero che anche le associazioni di categoria che già attivamente operano a stretto contatto e siedono ai tavoli tecnici non smettano la importante funzione di aiuto, controllo e supporto. Confido che le critiche costruttive servano sempre a migliorare le condizioni future di tante altre persone.
Una cultura dell’handicap più diffusa, in conclusione, risolverebbe alla base molti problemi di noi disabili, ridurrebbe il conflitto sociale, renderebbe migliori tanti aspetti della nostra vita di cittadine e cittadini.
Catania, 4 settembre 2018

Onorificenza a Fortunato Pirrotta, di Paolo Marcianò

Venerdì 31 Agosto alle ore 19.00 presso il Teatro Comunale “Francesco Cilea” di Reggio Calabria, nel corso di una manifestazione organizzata dalla Prefettura di Reggio Calabria, è stata conferita al nostro Presidente Onorario Fortunato Pirrotta, l’onorificenza di “Cavaliere al merito della Repubblica Italiana”.
Tale evento che tocca da vicino l’amico Fortunato, a cui vanno le nostre congratulazioni, coinvolge tutta la nostra Associazione, di conseguenza ci porta a rendere un doveroso ringraziamento al Presidente della Repubblica, in quanto con l’elargizione di tale onorificenza a Fortunato, dimostra la sua vicinanza all’impegno continuo che l’UICI svolge quotidianamente nella tutela dei minorati della vista.

Non vedenti lavoro pensione, di Francesca Misseri

“Riceviamo e pubblichiamo”

Non vedenti lavoro pensione, è un gruppo che nasce per disquisire di problematiche  del lavoro,  pensione, oltre alle problematiche più importanti che riguardano i non vedenti. Parecchi sono i problemi irrisolti a tutt’oggi, pertanto, questo gruppo si prefigge di fungere da pungolo verso le associazioni di disabili visivi, affinché le stesse possano fare da tramite tra noi ed i politici. Si potrebbero fare molti esempi delle problematiche vissute dai non vedenti, uno tra tanti è l’accessibilità,  sia dal punto di vista lavorativo, che nel quotidiano di un non vedente. Non si può solo parlare E criticare senza proporre, bisogna essere parte attiva e indurre chi è al potere, sia dal punto di vista associativo Che la politica A fare di più e meglio. Ovviamente nessuno può considerarsi tenutario unico della verità, tantomeno questo gruppo che è nato confidando sulla buona volontà di persone che devolvono del tempo per individuare problemi che stanno a cuore ai non vedenti . Infatti, ciò che anima gli amministratori del gruppo e chi vi aderisce, lo fa  Per puro  spirito di servizio.
Molti degli aderenti sono iscritti all’Unione Italiana Ciechi e degli Ipovedenti, tra i quali alcuni dirigenti.

Francesca Misseri

Notizie dalla St. Lucy School for the Blind

Si riporta di seguito la lettera ricevuta dalla socia Nucci Tela che da anni opera presso la scuola per ciechi Saint Lucy in Kenya.
“Carissimi amici,
Con immensa gioia desidero comunicarvi che il giorno 16 settembre avrà luogo l’inaugurazione dell’acquedotto progettato dal gruppo CRESCERE INSIEME ONLUS DI CARMAGNOLA in Piemonte per la zona di Egoji in Kenya.
Si prevede che parteciperanno all’evento circa 3.000 persone. Non mancheranno i rappresentanti di Crescere Insieme ed il sindaco di Carmagnola.
L’inaugurazione sarà in settembre, ma alla St. Lucy School for the Blind l’acqua è stata data già in giugno, quando i lavori non erano ancora ultimati, quando, per così dire, la linea non era ancora giunta al capolinea. Questo considerando il fatto che i bambini non vedenti della St. Lucy hanno sofferto per un lungo periodo la mancanza d’acqua, costretti ad aspettare a lungo il proprio turno per raggiungere un rubinetto che ne dava solo un filo, o costretti a recarsi con un secchio o con una tanica da qualcuno in zona più fortunato, il cui vecchio acquedotto era ancora in funzione.
Ma finalmente l’acqua è arrivata. Ce n’è in abbondanza da bere, per cucinare, per l’igiene personale, per lavare i propri indumenti, per tenere l’ambiente pulito.
È un sogno! È una grande emozione, dicono i bambini, sentire l’acqua entrare nei grandi serbatoi vivacemente.
Sembra una musica che dà molta allegria! Dai rubinetti poi scende in abbondanza e dà molta gioia!
Un grazie riconoscente a tutti coloro che, con entusiasmo e generosità, hanno contribuito a rendere più vivibile la vita di tanti bambini e di tutto il personale della scuola.
L’acqua è vita!
Un abbraccio a tutti!
Nucci”.

Gruppo Sportivo Dilettantistico Non Vedenti Milano ONLUS
Via Vivaio, 7
20122 Milano
tel/fax: +390276004839
Email: info@gsdnonvedentimilano.org
Web: www.gsdnonvedentimilano.org
twitter: https://twitter.com/Gsdnvmilano
Facebook: https://www.facebook.com/GSDNONVEDENTIMILANO
Codice Fiscale: 97063940155

Dove il cuore trova sempre una casa, di Gabriele Sacchi

Questa è la storia di Marco, un uomo ormai: ha 40 anni, cresciuto nella Città Eterna, ora vive a Londra; è un imprenditore molto noto; è sposato ed ha 3 figli; ama il calcio e la musica, sin da bambino, infatti, ha la passione delle percussioni e non perde una partita della Juventus.
Perché mai, vi domanderete, parlare di Lui?
Non è un eroe; non è mai passato alla ribalta; persona onesta, dedita al lavoro e alla famiglia, questo sicuramente: celebriamo dunque, diversamente da quel che si fa di solito, la normalità.
“Da bambino sognavo di fare il calciatore; sai…fama, denaro, belle donne” mi dice, quando lo incontro per un caffè, “poi però il futuro non lo si può prevedere…ed allora ecco Margherita (ci siamo sposati dopo 3 anni di fidanzamento); Matteo, Giulia e Flavia (sono i nostri pargoli di rispettivamente 16, 13 e 7 anni); il lavoro (ho la laurea in economia e commercio), ma la campagna, come fu già per mio padre, è il mio habitat naturale: non ci volevo mica credere, quando è nato il nostro agriturismo! Gli impegni sono tanti ed occupano gran parte della giornata…ti dirò però una cosa: non c’è giorno che, tornando a casa la sera, dimentichi fatiche, arrabbiature e preoccupazioni, guardando il sorriso dei miei. Non pensare, però, che la mia sia la famiglia del mulino bianco, spesso al sorriso si sostituisce l’amarezza, o, peggio ancora la scontrosità, ma questo fa parte della vita, soprattutto quando si ha a che fare con figli adolescenti. Ad ogni modo con i miei cari cerco di condividere tutto, in particolare a cena: ci mettiamo a tavola e ognuno racconta la sua giornata. È un momento di confidenze; è un’occasione per sfogarsi; è un modo per confrontarsi, magari alzando un po’ la voce! Si perché l’uomo ha sempre avuto bisogno di parlare…come ci si può tenere dentro quel che ci accade, sia pur esso un evento negativo? Mia nonna diceva sempre:-Splenderà il sole e verranno le tempeste; salirà l’arcobaleno, ma tornerà la notte: triste è la vita se non si ha nessuno accanto…scontata la sorte per chi non ha rifugio! Non dovete disprezzarlo, voi che avete quel luogo dove il cuore trova sempre una casa! Utile è il denaro; bello è ancor di più divertirsi, ma quale mano stringereste, se vi trovaste da soli sull’orlo degli abissi?”
Lascio Marco e torno ai miei pensieri: ha ragione…Nulla ha più valore di un momento trascorso in compagnia delle persone a cui si vuole bene! Occorre assaporare le gioie e condividere i momenti neri, certi di non essere mai soli. Il vero bene non è terreno, se così fosse finirebbe con le prime difficoltà, appassirebbe come una pratolina al timido sole di una giornata primaverile!

Gabriele Sacchi.

PS: Chi scrive precisa che personaggi e storia narrati sono prodotto della fantasia, con il solo intento di provare a far riflettere sull’importanza di avere una famiglia, o degli amici, a cui voler bene.