Contributi dei lettori – L’Unione del terzo millennio: come si costruisce?

Autore: Massimo Vita

In questi giorni appena ho capito che si andava verso il congresso straordinario ho tentato di immaginare come io pensavo di contribuire alla costruzione dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti per il terzo millennio.

Prima di tutto mi sono immediatamente detto che se avrei presunto di camminare da solo avrei commesso un errore grave per me e per l’associazione. Mi sono confrontato con diversi amici e insieme abbiamo pensato di ripartire da Firenze perché da quella città è partita l’associazione e l’evento più significativo: la marcia del dolore.

Abbiamo predisposto un manifesto aperto che sarà sottoscritto da quanti aderiranno a questa iniziativa e proveremo a costruire una squadra forte la quale sceglierà i candidati al consiglio nazionale e il candidato o la candidata alla presidenza. Non chiediamo di aderire alle idee di una persona ma a una squadra che si sceglierà un candidato o candidata alla presidenza.

Io sto contribuendo come posso e come so ma sono certo di essere parte di un progetto in cui mi sento parte attiva e per il quale mi batterò fino alla fine.

Sono sempre convinto però che di questo congresso si poteva fare a meno e sinceramente mi aspetterei un intervento del ministero vigilante che portasse un po di chiarezza nella nostra associazione. Non mi si dica che i panni sporchi si lavano in casa perché a lavare i panni sporchi in piazza è stato per primo chi si è rivolto alla magistratura senza aver, di fatto, mai lasciato il suo posto.

Ci siamo ritrovati difronte al fatto che il presidente ricorre contro la sua associazione e quindi contro se stesso e l’Unione di fatto non ha potuto mai difendersi come avrebbe dovuto.

Oggi però siamo al congresso e io spero di poter offrire il mio contributo di idee al fine di portare l’associazione verso il terzo millennio e renderla sempre più aperta, sempre più trasparente e sempre più collegiale.

Contributo dei lettori – L’abbraccio a Francesco… La gioia di vivere la Speranza

Autore: Pierfrancesco Greco

Il Tempo di Natale può essere, deve essere un’occasione per soffermarsi su ciò che siamo, sulla nostra tenuta valoriale, sulla nostra maturazione spirituale… Per quanto mi riguarda, in questo periodo, le riflessioni trovano agio nel tornare con la mente allo scorso 12 dicembre, a un momento vissuto insieme con mia moglie e con le Amiche e gli Amici dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti. Un momento, un incontro…

“Santità, Lei è una luce di speranza per noi e per il mondo intero”… Mentre gli rivolgevo queste parole, il Papa sorrideva… Io e Annamaria stringevano le sue mani… Gli avevamo detto pure altro, in quegli attimi: Francesco aveva ascoltato con attenzione, rispondendo con arguzia e affetto, dispensando quella speranza di cui egli è generoso elargitore…
Sì, lo so: ho iniziato questo racconto praticamente dall’epilogo, senza contestualizzarlo adeguatamente in ordine al tempo e allo spazio ove i fatti hanno trovato svolgimento, senza spiegare, insomma; chiedo venia, ma ha avuto il sopravvento la voglia di palesare subito la nostra gioia, la mia e quella di Annamaria, per aver nuovamente avuto l’opportunità e l’onore di incontrare da vicino Papa Francesco, di parlare con lui, di guardarlo nei suoi occhi pieni di umanità: gli stesso occhi che il pomeriggio dell’8 dicembre, davanti alla Statua dell’Immacolata, erano stati aspersi dalle lacrime… Quelle lacrime che più di ogni parola, di ogni discorso, di ogni gesto hanno veicolato in maniera forte, prorompente, cristallina un appello, un richiamo, un’esortazione di pace: pace per i popoli, pace per i bambini, pace per sempre…
Con nella mente tali pensieri e tali immagini, la mattina del 12 dicembre, io e Annamaria abbiamo lasciato il nostro hotel, nel centro di Roma, a pochi passi dal Teatro dell’Opera, culla di melodiosa bellezza, e ci siamo avviati verso la Città del Vaticano: Papa Francesco aveva concesso al Consiglio Nazionale e ai dirigenti territoriali dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti un’Udienza particolare nella Sala Clementina, all’interno del Palazzo Apostolico. Annamaria, essendo Consigliere Nazionale, era parte della delegazione e io, come suo consorte e accompagnatore, avevo nuovamente la possibilità di vivere un’esperienza che definire straordinaria mi appare banale… Si, nuovamente, ma di questo scriverò fra poco… L’appuntamento era in un settore del Colonnato di destra, in Piazza San Pietro, nei pressi del Portone di Bronzo, uno dei varchi d’ingresso del Palazzo Apostolico.
Siamo colà giunti, con un pò di anticipo rispetto all’orario prefissato per l’appuntamento, attraverso Via dei Corridori, costeggiando il celebre Passetto di Borgo, con le sue merlature, le sue arcate e i segni lasciati su di esso dalla Storia… Nel raccontare mi pare di essere ancora là… Le Mura Leonine sono foriere di suggestioni il cui respiro trae linfa nelle rimembranze degli anni passati, sui banchi di scuola, nelle aule dell’Università e sulla mia scrivania, ad appassionarmi agli studi storiografici; suggestioni che richiamano magnificenza e dramma, potenza e conflitto, genio e dominio, opulenza e saccheggio. Siamo sotto le Colonne con cui l’ispirazione del Bernini ha cinto la culla della cristianità: dopo gli opportuni controlli di sicurezza, attendiamo qualche minuto, insieme alle altre amiche e agli altri amici che fra poco varcheranno quella soglia. Quei minuti sembrano non passare mai: poi, ecco, un agente ci dà il via libera e iniziamo a salire per le scale… Superiamo il portone bronzeo, facciamo qualche metro in un arioso corridoio e percorriamo uno scalone elegante e imponente, che ci conduce nel Cortile di San Damaso, ove si affacciano le logge del Palazzo e al cui centro, in queste settimane, è stata assemblata una grande aiuola infiorata di rosso, a forma di stella su cui spicca un grande albero di Natale sobriamente punteggiato da sfere dorate e argentate. Anche otto anni addietro, prima di salire verso la Sala Clementina, ci eravamo ritrovati in questo luogo, seguendo un altro percorso: dopo essere entrati in Vaticano dalla Porta del Perugino, eravamo stati guidati, passando per Piazza Santa Marta, verso la Piazza del Governatorato, ove avevamo sostato qualche minuto, ammirando la Cupola di San Pietro da una prospettiva diversa rispetto a quella offerta dalla Piazza o da Via della Conciliazione e apprezzando la bellezza di quello spicchio dei Giardini Vaticani, con le architetture rinascimentali, i camminamenti ameni e le aiuole artisticamente ornate da elementi floreali, su tutte quella raffigurante, proprio di fronte al Palazzo del Governatorato, lo Stemma del Papa. Da qui, percorrendo la via del Governatorato, eravamo giunti nei pressi del Palazzo Apostolico, entrando infine, passando dall’ombra, stillante atmosfere che raccontano epoche trascorse, dei cavedi attigui, tra cui il Cortile Borgia, nel Cortile di San Damaso, ove mi trovo nuovamente oggi, otto anni dopo quella prima volta. Qui ci attende, nell’uniforme storica dalle bande blu, rosse e gialle, un Milite della Guardia Svizzera Pontificia, che, lentamente, ci guida verso uno degli accessi interni, da dove accediamo a un’altra scala, attraverso cui giungiamo all’ingresso della Sala Clementina. Lasciamo i soprabiti ed entriamo: la Sala è scintillante più del solito, con i suoi affreschi e i suoi marmi intarsiati, con il presepe che fa dolce mostra di sè sul lato destro, rispetto alla nostra posizione, a pochi passi dalla sedia ove prenderà posto il Santo Padre. Santo Padre il quale, ecco, arriva dalla stanza accanto, puntualissimo: ci viene incontro, lentamente, aiutandosi col suo bastone. Eccolo, è qui, sorridente, e noi siamo nuovamente al suo cospetto… Sì, nuovamente: io e Annamaria, infatti, avevamo già conosciuto alcune delle inesprimibili sensazioni che l’incontro con Papa Francesco riesce a suscitare… Le parole di Annamaria, al riguardo, sono, comunque, alquanto esplicative e significative: “l’incontro con Papa Francesco è qualcosa rispetto a cui le parole risultano insufficienti a offrire una descrizione capace di veicolare l’emozione e l’intimo trasporto che abbraccia la mente e il cuore in quegli attimi. Per me e mio marito Pierfrancesco non è stata la prima volta: il 13 dicembre del 2014 avevamo partecipato all’Udienza straordinaria che il Santo Padre aveva concesso al Consiglio Nazionale dell’UICI, anche allora nella Sala Clementina, in occasione della ricorrenza di Santa Lucia, mentre nel novembre del 2016 eravamo tra coloro i quali hanno affollato l’Aula Paolo VI, in occasione dell’incontro tra il Pontefice e i rappresentanti del Servizio Civile Universale. Di certo, l’Udienza del 2014 e quella dello scorso 12 dicembre, svoltasi anche questa volta in quello scrigno di arte e bellezza che è la Sala Clemetina,
restano i momenti che rendono lieto il nostro animo con particolare fervore e con intimo calore. Nel 2014 un caloroso saluto, accorato e sincero, lasciò il segno nei nostri sospiri, che furono pervasi di gioia sublime allorché avemmo la possibilità di andare verso il Santo Padre, di stringergli la mano, sfiorargli l’anello piscatorio, abbracciarlo, sussurrargli qualche pensiero copioso di speranza… E anche lo scorso 12 dicembre è stato così: la sua prolusione, col richiamo al valore universale della fragilità, ha regalato, nel nome della Santa siracusana, un raggio di luce più fulgido di quelli che accarezzavano una mattinata romana di fine autunno; raggio di luce che s’è trasfigurato in dolcissimo splendore quando, in prossimità della conclusione dell’Udienza, ci siamo incamminati nuovamente verso il sorriso di Papa Francesco, il quale, anche questa volta, mentre stringeva la mia mano e quella di Pierfrancesco, ha ascoltato con attenzione e pazienza le nostre parole, con le quali gli abbiamo ricordato il colloquio che ci aveva già donato otto anni addietro, con la medesima certezza di trovare comprensione, corresponsione e linfa morale traboccante di fiducia e speranza. Un ricordo e una speranza a cui Francesco ha risposto con la simpatia propria di quelle sensibilità capaci di entrare in profonda empatia con gli interlocutori, riuscendo a elargire il fresco ottimismo che nella Parola di Gesù ha la propria fonte. Quell’ottimismo e quella freschezza valoriale che Papa Francesco non si stanca di somministrare, di distribuire col suo sorriso, con le sue parole, con quegli occhi scintillanti d’Amore… Quegli occhi, quelle parole, quel sorriso con cui, mentre ci allontanavamo, dopo avergli detto nuovamente ciò che Egli è per noi e, ne siamo certi, per tutto il mondo, ci ha salutato con calore giocondo, dandoci appuntamento al prossimo incontro”. Annamaria racconta bene… È riuscita a porre in evidenza gli elementi pregnanti di quei momenti… Io ancora ho negli occhi e nella mente il suo sguardo sorridente, a pochi centimetri dai nostri respiri: il Pontefice, seduto sulla scranna, posta in posizione leggermente rialzata, rispetto al variopinto pavimento, su un tappeto purpureo, davanti al monumentale camino, conversa amabilmente con noi, invitandoci ad avere fede e a non rinunciare ai nostri sogni, che nella preghiera potranno trovare il sospirato coronamento. Come otto anni addietro mi colpisce la capacità di ascolto che quest’uomo, anziano e tuttavia giovane nella sua attitudine ad infondere forza e fiducia, riesce a palesare con aulica semplicità. Il tempo passa presto, ora, vola: la melodiosa bellezza di cui scrivevo poco fa, in riferimento alla magia della musica quando si promana dal proscenio, si trasfigura nei tratti e nella voce di questa figura, in cui il candore delle vesti è specchio di un animo che ha come anelito precipuo il donarsi agli altri, chiedendo in cambio, unicamente una cosa: “Per favore, non dimenticatevi di pregare per me”, ha esortato nel concludere la catechesi. Il Santo Padre, nel richiamarsi diverse volte a Santa Lucia, la quale “ci ricorda col suo esempio che la più alta dignità della persona umana consiste nel dare testimonianza alla verità, seguendo la propria coscienza costi quello che costi, senza doppiezze e senza compromessi”, in linea con la condotta propria di chi vuole “stare dalla parte della luce, servire la luce, come evoca il nome stesso Lucia”, ha focalizzato la sua attenzione sulla società italiana: una società che “ha bisogno di speranza, e questa viene soprattutto dalla testimonianza di persone che, nella propria condizione di fragilità, non si chiudono, non si piangono addosso, ma si impegnano insieme agli altri per migliorare le cose. Santa Lucia, in effetti, viene descritta proprio così: come una donna giovane e inerme che però non cede alle minacce e alle lusinghe, anzi, risponde con coraggio e tiene testa al giudice che la interroga. Con la protezione e l’esempio di Lucia, andate avanti!” Ora che io e Annamaria siamo vicini a Lui queste parole ancora echeggiano nel nostro animo e, dopo una breve conversazione che serberemo gelosamente per sempre nel Cuore, e con il pensiero che si è soffermato sulle persone a cui vogliamo bene, a me viene naturale dirgli ciò che ho scritto poco fa: “Santità, Lei è una luce di speranza per noi e per il mondo intero”… Sì, Egli sorride e mentre, nell’allontanarci, lasciamo scivolare lentamente le nostre mani sulle sue, avvertiamo un’intima sensazione di pienezza: pienezza di felicità, di armonia, di melodiosa bellezza, per usare un’espressione già precedentemente adoperata e decisamente congrua a rendere, almeno parzialmente, l’idea delle emozioni che hanno illuminato quei momenti; una melodiosa bellezza che inonda i nostri sensi, i miei e quelli di Annamaria. Usciamo dalla Sala Clementina con una certezza: la pienezza interiore che avvertiamo, che sentiamo in questo momento ci aiuterà ad assaporare appieno quel grande dono che è la nostra esistenza. Quel dono che questo periodo ci induce a vivere con lo spirito in cui si estrinseca la nostra Umanità: “Il Natale del Signore è il Natale della pace” afferma San Leone Magno (Sermo 6, in Natività Domini)… “Natalis Domini Natalis est pacis”, si legge sul retro di una pregevole immaginetta – ritraente il dipinto “Adorazione dei Pastori”, opera di Orazio Zecca, ammirabile nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore – che ci viene consegnata nel corridoio adiacente alla Sala. Un dono gradito, che conserveremo con cura… Gradimento pari a quello di otto anni addietro, quando, al termine dell’Udienza, ci avevano donato una coroncina, custodita in una bustina verde con sopra stampato lo Stemma stilizzato di Papa Bergoglio; quello stemma che parla di un uomo, d’una vocazione, d’una missione… Uno stemma, che lo accompagna fin dalla sua consacrazione episcopale, improntato alla semplicità: lo scudo blu, con la base inferiore circolare, è sormontato dai simboli della dignità pontificia, con la mitra al posto della tiara, collocata tra due chiavi, una d’oro, l’altra d’argento, incrociate e annodate da un cordone rosso; al suo interno, in alto, campeggia l’emblema della Compagnia di Gesù: un sole raggiante e fiammeggiante caricato dalle lettere, in rosso, IHS, un monogramma, acronimo di “Iesus Hominum Salvator” (IHS), con lettera H sormontata da una croce e con, in punta, i tre chiodi in nero. Sulla parte bassa dello scudo, si trovano la stella, in questo caso a otto punte, tante quante le beatitudini, e il fiore di nardo, con la stella che simboleggia, secondo l’antica tradizione araldica, la Vergine Maria, madre di Cristo e della Chiesa, mentre il fiore di nardo fa riferimento a San Giuseppe, patrono della Chiesa universale. Nella tradizione iconografica ispanica, infatti, San Giuseppe è raffigurato con un ramo di nardo in mano. In tal modo, il Papa ha inteso esprimere la propria particolare devozione verso la Vergine Santissima e San Giuseppe. Infine, il motto “miserando atque eligendo”, è stato inserito in un cartiglio bianco con bordi rossi, posto alla base dello scudo. Il motto del Santo Padre Francesco, “guardò con sentimento d’amore e lo scelse” è tratto dalle Omelie di San Beda il Venerabile, sacerdote, il quale, commentando l’episodio evangelico della vocazione di San Matteo, scrive: “Vidit ergo lesus publicanum et quia miserando atque eligendo vidit, ait illi Sequere me” (Vide Gesù un pubblicano e siccome lo guardò con sentimento di amore e lo scelse, gli disse: Seguimi). Omelia, questa, che è un omaggio alla misericordia divina ed è riprodotta nella Liturgia delle Ore della festa di San Matteo e che riveste un significato particolare nella vita e nel percorso spirituale di Francesco. Infatti, in occasione della festa di San Matteo dell’anno 1953, il giovane Jorge Mario Bergoglio provò, all’età di 17 anni, la presenza benevola, nella sua vita, di Dio, il quale con sguardo amorevole, lo chiamava alla vita religiosa, sull’esempio di Sant’Ignazio di Loyola. Tale stemma, unitamente alla firma autografa del Papa, “Franciscus”, è anch’esso stampato, senza i colori, sul retro dell’immaginetta che ci hanno donato al termine dell’Udienza… Lo Stemma che, dopo aver temporeggiato qualche altro minuto nel Cortile di San Damaso – giusto il tempo di aspettare Chiara e un’altra Annamaria, due nostre amiche che hanno partecipato all’incontro, insieme con noi, e di fare qualche foto nelle vicinanze dell’Albero -, scorgo di nuovo, stavolta nella cura della sua colorazione, su uno dei muri delimitanti i gradini da dove questa mattina siamo saliti con l’animo sospeso tra la gioia e l’impazienza… Ora, scendendo, dopo aver vissuto uno dei momenti più intensi della mia esistenza, questi spazi, da cui sono passato circa due ore addietro, e che già conoscevo, essendo da qua disceso successivamente all’Udienza del 2014, mi appaiono nuovi, ancora più belli e luminosi di prima… Le ombre dell’animo, che in certi frangenti sono più tenebrose di quelle alberganti nei cavedi a cui ho fatto cenno poco fa, appaiono dissolte da una fiducia che scalda più di un astro del cielo, di quel firmamento dove è assiso Colui che dona Luce e Speranza alle donne e agli uomini volenterosi nel cercare il senso autentico del cammino terreno e dell’essere, nel suo complesso… Quella speranza che il suo Vicario ha dispensato poco fa a tante amiche e a tanti amici, ad Annamaria, la metà del mio cielo, e pure a me, che non sempre cerco la via della gioia piena con la dovuta determinazione e con la congrua convinzione. Ora, però, qualcosa sta cambiando… L’intima pienezza di cui ho già scritto non è una mera espressione verbale… È tangibile, vera, grazie a questo Papa l’ho già conosciuta ed essa sta incidendo sul serio nel mio cammino interiore, che vivo con trasporto, pur senza rinunciare alle mie idee: idee proprie di un credente che, tuttavia, non abbandona una prospettiva laica nell’ambito della mondanità e delle scelte… Idee, che, sovente, mi hanno condotto su posizioni non esattamente coincidenti con quelle sostenute dal magistero della Chiesa… Da quasi dieci anni non è più così: anzi, il più delle volte, le mie idee sull’esistente trovano corrispondenza nella lettura che la Chiesa quotidianamente suggerisce, ove è preminente l’attenzione ai fenomeni di povertà, sfruttamento, diseguaglianza e marginalizzazione sociale ed esistenziale, attanaglianti la storia del genere umano… Un mutamento non da poco, rispetto a cui fondamentali sono risultate e risultano l’opera e l’insegnamento donati quotidianamente al mondo da Papa Francesco, il quale riesce a parlare alla contemporaneità con fermezza non disgiunta da una profonda umanità e una spiccata simpatia – come ho avuto modo di sperimentare direttamente -, rendendo palese la sublime validità della Novella rispetto alla necessità di trovare valori e punti di riferimento
solidi nel caotico e contraddittorio incedere della nostra epoca… Al riguardo, nel 2014, poche ore dopo l’Udienza, attingendo con la penna nella mia passione per la poesia, dedicai alcuni versi a Papa Francesco e a “La Dolcezza di un Incontro”:
Al di quest’altro anno vesperare,
di tanti momenti al ricordo sovviene:
ma su tutti persevera il brillare
di un momento in cui ai sensi viene
di commuoversi e di esultare
all’amore candido che contiene
la dolcezza e l’amicale parlare
col sorriso che la voce sostiene
d’un fratello lieto di portare
a chi s’appropinqua al suo bene
il tesoro di pregare et sperare
nella luce che ci scalda insieme
dalla sede de lo infinito albeggiare…
A Papa Francesco, grati per tanto Amore.
Oggi, dopo il secondo incontro, quei versi mi risultano più attuali di allora, li sento miei più di allora, perché vedo più chiaro di allora, perché riesco a vedere dentro di me e, nella ricerca di senso e verità, a guardare oltre me, cercando la poesia in ogni giorno… Poco prima di varcare la soglia del Portone di Bronzo e di imboccare in senso discendente l’ultima rampa che ci condurrà nuovamente sotto al Colonnato, all’esterno del Palazzo Apostolico, vedo, riposte sugli appositi sostegni fissati al muro, alcune delle alabarde in dotazione alla Guardia Svizzera: esse, unitamente all’imponenza delle Mura Leonine e alle suggestioni che questi luoghi suscitano, ove spicca la magnificenza dei Palazzi, delle Opere d’Arte e della Basilica che, tra poco, visiterò nuovamente, sono manifestazione di quella tradizione in cui l’istituzione ecclesiastica affonda le proprie radici… Quella tradizione che Papa Francesco è riuscito a mettere in comunicazione, sul piano dei valori universali, col mondo dei nostri giorni, dei nostri momenti, dei nostri pensieri, delle nostre parole, facendo comprendere anche a me, e non solo perché ho avuto la possibilità e l’onore di ascoltare direttamente la sua voce, di stringere la sua mano, di guardarlo negli occhi, che l’insegnamento del Vangelo, ieri come oggi, promana un un’essenza rivoluzionaria, la più rivoluzionaria di tutte, ovvero l’Amore, e che la preghiera non è un accessorio della nostra vita: essa è la Vita che ritrova la strada della felicità, della melodiosa bellezza che riempie il nostro sentimento e che ci fa stare bene con gli affetti, con la famiglia, con gli amici, con le persone che amiamo.
Sì, è proprio così: “Santità, Lei è una luce di speranza per noi e per il mondo intero”… Quando il suo sorriso abbraccia le nostre emozioni…
Nell’attimo in cui gli rivolgiamo le parole ove si riverberano le Speranze che albergano nel Cuore…
Grazie di Cuore, Santità!

Pubblicato il 05/11/2023.

Contributo dei lettori – Una bacheca per migliorare la comunicazione

Autore: Massimo Vita

Da tempo si discute come migliorare la trasparenza e la comunicazione interna alla nostra associazione e non si può dire che non si siano fatti dei passi avanti soprattutto grazie alla radio. Credo però che si dovrebbe fare un passo avanti e mettere a fattor comune tutti gli atti deliberativi almeno a livello nazionale con la costruzione di una bacheca dove pubblicare tutte le delibere estratte dai verbali delle riunioni.

Questo permetterebbe ai soci e ai dirigenti di conoscere in pieno lo svolgersi della vita associativa e forse si eviterebbero le dicerie e i pettegolezzi.

Per rispondere a chi potrebbe opporre problemi di riservatezza preciso che parlo di deliberati e non del processo verbale delle riunioni. Come è ovvio, se una delibera riguarda una persona il nome della stessa dovrebbe risultare oscurato.

La bacheca potrebbe pubblicare i resoconti di tutti i consigli regionali e territoriali per far conoscere a tutti il vissuto del territorio e magari stimolare progetti e nuove iniziative.

La bacheca potrebbe anche essere leggibile tramite smartphone o alexa per arrivare fino alla periferia più lontana.

Credo che tutto questo non comporti grandi difficoltà e per questo spero che qualcuno riprenda questa mia idea e magari la migliori realizzandola.

Pubblicato il 28/12/2022.

Contributo dei lettori – La prima ecografia che puoi toccare con le tue mani

V3DO IN 3D è la prima ecografia che puoi toccare con le tue mani e mira a regalare un’emozione a tutte le famiglie che aspettano con gioia l’arrivo di un bebè, nonché agli amici, parenti e conoscenti di queste.

Il progetto nasce da un’idea di Cristian Brunetti, fisioterapista non vedente di Prato, il quale prima per necessità personali e poi per idea imprenditoriale ha costruito questa realtà: “una bellissima idea per immortalare per sempre un ricordo così importante”.

È anche per questi motivi e per l’idea stessa della nascita del progetto, che Cristian ritiene sia possibile “allargare” questo servizio ai non vedenti che desiderano acquistare questa stampa con una convenzione/ticket a livello regionale.

Si invita a visionare il sito www.v3do.it per trovare tutta la storia nei dettagli.

Pubblicato il 25/10/2022.

Contributo dei lettori – Progetto benessere lavorativo persone con disabilità sensoriale

Davide Bottari, ricercatore in Neuroscienze Cognitive presso IMT Scuola Alti Studi Lucca, ci contatto in merito ad un progetto di ricerca che stiamo conducendo.

Titolo del progetto “Stato del benessere lavorativo in persone con disabilità sensoriali”

Promotore del progetto: Neuroscience Lab Intesa Sanpaolo Innovation Center con Scuola IMT Alti Studi Lucca, in sinergia con la Direzione Centrale Tutela Aziendale – Sicurezza sul Lavoro e Ambiente – e la Direzione Centrale Affari Sindacali e Politiche del Lavoro (Disability Management) di Intesa Sanpaolo.

Mediante un questionario online si desidera comprendere l’attuale condizione lavorativa e lo stato del benessere lavorativo nelle persone con disabilità sensoriali su tutto il territorio nazionale. In particolare, siamo interessati all’affaticamento, all’effetto dell’uso delle tecnologie digitali, e all’impatto dell’invecchiamento nell’ambito lavorativo.

Si ritiene sia importante comprendere se e come siano cambiate le condizioni lavorative per le persone con disabilità sensoriali a seguito delle trasformazioni legate all’uso delle tecnologie digitali e della pandemia. Per comprendere questi fenomeni della società e del mondo del lavoro la nostra collaborazione è indispensabile e si chiede la cortesia di aiutarli nella massima diffusione presso le sezioni UICI e ENS del territorio.

Il questionario è completamente anonimo. È possibile completarlo da telefono cellulare o da un qualsiasi dispositivo connesso alla rete internet (computer, tablet, etc). La partecipazione al questionario è ovviamente volontaria e richiederà circa 20-30 minuti. Tutte le informazioni verranno fornite nella prima pagina del questionario a questo link:

https://imtllucca.fra1.qualtrics.com/jfe/form/SV_6VCULq75RbvuNsW

Grazie per la collaborazione!

Pubblicato il 21/10/2022.

Contributo dei lettori – Borse di studio – Edoardo Gilardi

Bando di concorso per giovani ipovedenti e non vedenti – Edizione 2022.

Art. 1) Finalità

La Fondazione Villa Mirabello ONLUS con sede a Milano, via Villa Mirabello n. 6, tei. 02/6080295 – fax 02/45390632 – e-mail info@afondazionevillamirabello.it

INTENDE ONORARE la memoria di Monsignor Edoardo Gilardi, geniale direttore della “Casa di Lavoro e Patronato per i Ciechi di Guerra di Lombardia” dal 1920 al 1962; fondatore della “Casa del Cieco” di Ovate (Como); presidente della Fondazione “Pro Juventute Don Gnocchi” dal 1956 al 1962 (carica sponsorizzata personalmente da Don Carlo Gnocchi, proclamato Beato nel 2009); Cappellano del XII reggimento Bersaglieri nella Prima Guerra Mondiale; pluridecorato al Valor Militare, cavaliere della Corona d’Italia, cappellano d’Onore del “Sovrano Militare Ordine di Malta”, Cavaliere dell’ “Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro”, croce d’oro di benemerenza “Pro Ecclesia et Pontifice”, cameriere segreto di Sua Santità, Grande Ufficiale al Merito della Repubblica,

Promuovendo un bando rivolto a giovani non vedenti o ipovedenti con l’assegnazione di:

n. 4 borse di studio del valore di € 2.000,00// cadauna, al netto della ritenuta d’acconto prevista per legge, a giovani in possesso di laurea magistrale;

n. 4 borse di studio del valore di € 1.000,00// cadauna, al netto della ritenuta d’acconto prevista per legge, a giovani in possesso di laurea breve oppure in possesso di diploma accademico di musica.

Art. 2) Requisiti

Possono partecipare al concorso i giovani non vedenti o ipovedenti residenti in Italia che: alla data del 31/12/2021 non abbiano superato l’età di anni 30;

non abbiano beneficiato di altre borse di studio, sovrapponibili per forma e contenuto a quelle previste, dal presente bando;

che negli ultimi 2 anni accademici abbiano conseguito un diploma di Laurea Magistrale, di laurea breve, di accademia musicale.

Art. 3) Presentazione delle domande

Le domande di partecipazione devono essere redatte in carta semplice, firmate e fatte pervenire, mediante raccomandata postale, agenzia di recapito autorizzata, posta elettronica certificata o brevi manu, entro il giorno 31 gennaio 2023 al seguente indirizzo:

Fondazione Villa Mirabello Onlus – via Villa Mirabello n. 6 – 20125 Milano.

fondazionevillamirabello@apec.it

Nella domanda di partecipazione i candidati devono dichiarare, sotto la propria personale responsabilità (D.P.R. 28.12.2000, n. 445, art. 46):

Nome e Cognome

Luogo e data di nascita

indirizzo di residenza, recapito telefonico e/o informatico e l’indirizzo al quale desiderano siano inviate le comunicazioni relative al presente concorso;

Denominazione dell’Ateneo o del Conservatorio, con la specifica facoltà presso cui il titolo di studio è stato conseguito; con l’indicazione del voto, corredati da certificazione, in carta semplice, originale o in copia autenticata del Certificato di Laurea o diploma accademico;

Certificazione, in carta semplice, originale o in copia autenticata dell’invalidità riconosciuta.

La firma in calce alla domanda, da apporre in forma autografa, non è soggetta ad autenticazione, ma alla domanda dovranno essere allegati:

– fotocopia della Carta d’identità

– fotocopia del codice fiscale.

Le domande pervenute oltre il termine fissato o incomplete, si intendono escluse dal concorso.

Art. 4) Commissione esaminatrice e criteri di valutazione

La commissione è formata dal Presidente della Fondazione Villa Mirabello o da un Consigliere suo delegato e da 2 componenti nominati dal Consiglio di Amministrazione (C.d.A.), scelti fra gli esperti di settore. La commissione esaminatrice:

a) definisce i criteri di valutazione dei titoli,

b) attribuisce un punteggio al voto di laurea,

c) predispone le graduatorie di merito (in caso di parità fa premio la maggiore età),

d) presenta al C.d.A. della Fondazione le graduatorie e il relativo verbale.

Art. 5) Proclamazione dei vincitori

Il C.d.A. approva le graduatorie predisposte dalla Commissione e decreta l’assegnazione delle borse di studio ai primi 4 classificati della graduatoria attinente le lauree magistrali e ai primi 4 classificati della graduatoria attinente le lauree brevi e i diplomi di Conservatorio. Gli esiti del concorso saranno comunicati ai candidati a mezzo posta e resi pubblici, mediante comunicati stampa ai media, alla stampa associativa e ai siti web dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, entro il 31/03/2023. Al vincitore è richiesto un breve scritto narrante la storia personale famigliare, utilizzando lo stile del racconto, al fine di fidelizzalo alla Fondazione Villa Mirabello. L’assegnazione delle borse di studio avverrà presso la sede della Fondazione Villa Mirabello o secondo altre modalità, entro il 30 settembre 2023.

I vincitori, che non producono la certificazione richiesta o le cui dichiarazioni risultano, non veritiere, in tutto o in parte, decadono dal beneficio. In tal caso; il C.d.A. della Fondazione, procederà alla proclamazione di altri vincitori, seguendo l’ordine della graduatoria di merito.

Art. 6) Responsabilità

La partecipazione al concorso implica l’accettazione del presente bando, senza riserve, da parte dei concorrenti. Il giudizio finale sui casi controversi e l’adozione di norme non espressamente previste dal bando, sono di pertinenza insindacabile della commissione esaminatrice, nominata dal C.d.A. della Fondazione Villa Mirabello.

Art. 7) – Trattamento dei dati personali

Tutte le informazioni raccolte nell’ambito del presente concorso saranno tutelate ai sensi del D.lgs. 30 giugno 2003, n. 196, “Codice in materia di protezione dei dati personali”.

Fondazione Villa Mirabello Onlus Mons. Angelo Bazzari – Presidente.

Pubblicato il 21/10/2022.

Contributo dei lettori – Questionario per tesi – Università dell’Aquila/CNR di Pisa

Sono una studentessa dell’Università dell’Aquila, facoltà di Informatica.

Per lo svolgimento della mia tesi di laurea triennale, sto approfondendo le tematiche relative all’accessibilità dei siti Web della Pubblica Amministrazione, per utenti con disabilità.

Vorrei capire se i servizi offerti nei siti web istituzionali della Pubblica Amministrazione Centrale e Locale, sono utilizzabili con facilità e soddisfazione da utenti con bisogni speciali.

A tal fine chiedo gentilmente di dedicare qualche minuto per rispondere al questionario online a questa pagina:

https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSdJ-wlUmEMymZ9MnM6paihyly6GHCCdnESZmFfHJXJLhxvrmQ/viewform

Nel ringraziare anticipatamente per la collaborazione, chiedo gentilmente di diffondere la presente richiesta ai vostri associati affinché possano partecipare il maggior numero di persone interessate.

Pubblicato il 21/10/2022.

Contributo dei lettori – “Io andare dallo psicologo? Non sono mica matto!”

Io andare dallo psicologo? Non sono mica matto! evento organizzato dall’Associazione di Promozione Sociale “Le lenti del pregiudizio” in occasione della Giornata Nazionale della Psicologia 2022. Sabato 22 ottobre 2022 dalle ore 10:00 su piattaforma Zoom Meeting.

Io andare dallo psicologo? Non sono mica matto!” è il primo evento organizzato dall’Associazione di Promozione Sociale “Le lenti del pregiudizio”, costituita nell’aprile di quest’anno per dare nuovo slancio alle attività del blog www.lelentidelpregiudizio.it, attivo dall’aprile 2021.

“Abbiamo deciso di dare vita ad un’associazione – dichiara Katia Caravello, Presidente dell’Associazione – per avere gli strumenti che ci  consentano di ampliare e rendere strutturali le nostre attività. La scelta di iniziare organizzando un incontro sul tema dell’intervento psicologico è stata dettata dal fatto che la pandemia ha reso evidente quanto sia fondamentale per il benessere della società occuparsi della salute mentale dei singoli e della collettività  e, pur essendo vero che  l’emergenza socio-sanitaria ha contribuito ad aumentare l’accesso alle prestazioni degli psicologi e degli psicoterapeuti, è anche vero che c’è ancora tanta strada da fare, non solo a livello di strutturazione di una rete di servizi efficiente, ma anche per superare gli ancora numerosi pregiudizi nei confronti della figura professionale dello psicologo e delle persone che ad essa si rivolgono”.

L’evento, che ha ricevuto il patrocinio dell’Ordine degli Psicologi dell’Emilia-Romagna, si terrà sulla piattaforma Zoom Meeting sabato 22 ottobre a partire dalle ore 10:00 e si inserisce tra le iniziative organizzate in occasione della Giornata Nazionale della Psicologia 2022, che ricorre il 10 ottobre di ogni anno.

Il programma è il seguente:

10:00-10:20

Saluti istituzionali.

10:20-10:40

8 buoni motivi per andare dallo psicologo.

Katia Caravello

Psicologa-Psicoterapeuta.

Presidente associazione Le lenti del pregiudizio.

10:40-11:00

La psicoterapia on line.

Fulvio Giardina

Psicologo-Psicoterapeuta.

Past President del Consiglio Nazionale degli Ordini degli Psicologi (CNOP)

11:00-11:20

Lo stigma sulla malattia mentale.

Pina Lalli

Professore ordinario di sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’Università degli Studi di Bologna

11:20-11:40

I falsi miti sugli psicofarmaci.

Enza Malatino

Psichiatra-Psicoterapeuta.

Docente nei corsi di formazione dell’Istituto dell’Approccio Centrato sulla Persona (IACP)

11:40-12:00

Dibattito e conclusioni.

Ci si può iscrivere all’incontro utilizzando il seguente link: https://us06web.zoom.us/meeting/register/tZUod-6grzsoGtXT1W6i2Dx0K_M11q7K5Ui4

o in alternativa scrivendo all’indirizzo associazione@lelentidelpregiudizio.org

Per informazioni:

Katia Caravello

Cell. 3773048009

email: associazione@lelentidelpregiudizio.org

Web: https://www.lelentidelpregiudizio.org/

Locandina dell’evento

Locandina.pdf

Pubblicato il 20/10/2022.

Contributo dei lettori – “Un magnifico sogno”

Autore: Patrizia Onori

“È sera e sono tutta sola nella mia stanza, mi sdraio sul letto e in un momento mi addormento: un magnifico sogno percorre la mia mente, inizialmente ero molto triste ma ora sono felice.

I miei occhi s’illuminano e vedo intorno a me, tutto il mondo che non ho mai veduto com’è.

È fondamentale e bellissimo, poter prendere in mano uno specchio, guardare ed esplorare per la prima volta il mio volto.

In seguito cammino qua e là e corro per tutta la città, intorno a me vedo molte cose belle, dappertutto sono circondata di fiori meravigliosi.

Aiuto tante persone che hanno bisogno della mia presenza e tutto ciò, è quello che ho sempre voluto dalla vita.

Sono tanto felice e non chiedo nient’altro di più alla mia esistenza.

Ho molti amici ed insieme creiamo percorsi validi al fine di elargire opportunità per aiutare le persone più svantaggiate.

È mattina, improvvisamente mi sveglio e sono nuovamente nel buio.

È stato solo un sogno che ha percorso la mia mente, ora però, ritorno ad essere quella di sempre”.

Sono semplici versi che scrissi e trasformai in musica cantando accompagnandomi con il pianoforte, quando ero adolescente ed interiormente, vivevo un momento tormentato.

Qualche giorno fa, ho incontrato una persona che non frequentavo da tempo e dopo esserci salutate ed abbracciate, abbiamo parlato di ciò che ci divertiva di più quando eravamo solo delle ragazzine.

Ho vissuto un’indescrivibile emozione quando la mia amica, con assoluta normalità, ha ricordato i versi che scrissi diversi anni fa e che con ingenuità cantai e recitai.

Oggi leggo con attenzione ed analizzo quell’innocente componimento e in realtà, in maniera diversa, il magnifico sogno di cui parlo si è realizzato.

Ho affrontato con interesse e terminato con profitto, un percorso di studi che mi ha portato ad essere in stretto contatto con soggetti affetti da disabilità visive e non solo, dato che avendo svolto il tirocinio di Laurea in presenza, ho avuto la possibilità e la fortuna di trovarmi a supportare persone con diverse problematiche fisiche e cognitive ma, principalmente, di ascoltare le loro problematicità e le loro storie tutte assolutamente speciali.

Il mio pensiero spesso è rivolto a quelle famiglie, ai loro cari affetti da disabilità e a quei momenti indescrivibili, trascorsi attraverso i racconti per mezzo dei quali mi esploravano con forza e risolutezza le varie difficoltà relative alle condizioni di disabilità.

Penso altresì all’accoglienza straordinaria ed inusuale che mi è stata immediatamente approvata dai familiari dei soggetti disabili, dato che mi hanno immediatamente aperto le porte delle loro abitazioni ed il loro cuore, sentendomi interiormente vicina.

Rifletto ulteriormente e mi sento fortunata nonostante la disabilità visiva che mi accompagna fin dalla nascita, poiché nulla mi ha impedito di andare avanti e di realizzare al meglio tutto ciò che ho sempre desiderato.

Non esiste gioia più bella dell’essere vivi, di trovare interiormente noi stessi per poter comprendere il senso della vita, nulla è semplice ma niente è impossibile.

Bisogna quindi godere di ciò che abbiamo sempre desiderato ed ottenuto, dimostrando il coraggio di affrontare le difficoltà che la vita ci pone davanti per raggiungere degli obiettivi.

Nel sogno illustrato ho descritto ed immaginato un’impossibile realtà fisica ma svegliandomi, deduco di aver comunque realizzato splendidamente il mio magnifico sogno di vita.

Pubblicato l’11/10/2022.

Contributo dei lettori – Rinnovamento o restaurazione

Autore: Massimo Vita

In questi giorni confrontandomi con tanti amici mi sono sentito dire che si vergognano di aver sostenuto Mario Barbuto sin dal 2010 e questo per tutto quando è successo dal congresso ad oggi.

Io mi sono detto e ho detto loro che non noi ci dobbiamo vergognare ma chi quel progetto ha tradito, chi con il passare del tempo si è affezionato al potere tanto da strutturare una rete sempre più ristretta posta a difesa della sua posizione.

Barbuto con il congresso del 2020 ha compiuto scelte quasi scientifiche per chiudere il suo cerchio magico ma come spesso accade, quando il potere è troppo accentrato e a difesa di una piccola oligarchia qualcosa non funziona e basta un anello dell’ingranaggio che si rompe che il castello crolla.

Nella Direzione e poi nel Consiglio nazionale voluti da Barbuto sono scoppiate le contraddizioni e poi, con la ciliegina della candidatura c’è stata una vera deflagrazione.

Il Consiglio nazionale dei “leali” si è spaccato con la sua candidatura al parlamento ma poi, tutti si aspettavano che mantenesse la promessa di non tornare alla presidenza.

Come io avevo detto la sua promessa si è dimostrata falsa e ieri Barbuto è ritornato in sella dimostrando che dell’Unione ne fa solo uno strumento per la sua volontà di potenza mascherata di rispetto per le regole e di amore per l’Unione.

Sostengo e apprezzo quei consiglieri nazionali che conducono un’operazione trasparenza a difesa dell’associazione e mi adopererò, per quello che vale affinché la loro azione abbia successo.

Ieri alla radio abbiamo avuto una prova di cosa ci aspetta, dobbiamo agire con stile e mantenere ferme le nostre idee.

Faccio appello ai tanti soci, tanti dirigenti regionali e territoriali che amano l’Unione a volersi ribellare e riunire le forze affinché il Consiglio Nazionale possa sfiduciare chi, con tanta prepotenza si vuole servire dell’Unione e dargli lo sfratto al fine di aprire un’era davvero nuova e andare in modo collegiale aperto e trasparente verso il congresso del 2025.

Solo un’affermazione tra quelle espresse ieri alla radio condivido: “vogliono liberarsi di questo presidente”.

Sì, io spero proprio che il Consiglio nazionale liberi l’associazione da questo presidente accentratore.

Caro presidente, dici di rispettare gli organi e certamente gli organi dovranno dire la loro ma credo, molto sommessamente, che avresti il dovere di rispettare i Ciechi e gli Ipovedenti.

Domanda: visto che tieni agli organi, come mai non hai ancora convocato il Consiglio nazionale?

Pubblicato il 29/09/2022.