CNLP – “Sindrome 1933”, di Siegmund Ginzberg

Si comunica che è disponibile all’interno del catalogo online il seguente audio libro: “Sindrome 1933”, di Siegmund Ginzberg – Numero Catalogo: 91299

La campagna elettorale permanente, un partito che non è di destra né di sinistra ma “del popolo”, un improbabile contratto di governo, la voce grossa che mette a tacere i giornali, l’odio che penetra nel discorso pubblico, le accuse ai tecnici infidi, il debito, la gestione demagogica e irresponsabile delle finanze. Sono le analogie che minacciano il presente e rischiano di farlo somigliare pericolosamente a un passato che credevamo di esserci lasciati alle spalle. Quando Hitler nel 1933 divenne cancelliere del Reich, i cittadini tedeschi cominciarono a seguire incantati il pifferaio che li portava nel burrone. La cosa più strana, ma niente affatto inspiegabile, è che avrebbero continuato a credere religiosamente in lui anche dopo che erano già precipitati. “I nazisti,” scrive Ginzberg, “non erano bravi solo in fatto di propaganda. Toccavano tasti cui la gente era sensibile, blandivano interessi reali e diffusi (non solo gli interessi del grande capitale, come voleva la vulgata). A elargizioni concrete corrispondeva un consenso reale, crescente e formidabile. La cosa che più impressiona è come siano riusciti a trovare consenso anche sui comportamenti più atroci e disumani del regime.” Le analogie superficiali possono portare fuori strada. Eppure non possiamo farne a meno. La mente umana funziona per analogie. Le analogie si sono sempre rivelate uno strumento potentissimo per capire e distinguere, cioè l’esatto contrario del fare di ogni erba un fascio.

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CNLP – “Vertigine”, di Andrea Cavalletti

Si comunica che è disponibile all’interno del catalogo online il seguente audio libro: “Vertigine”, di Andrea Cavalletti – Numero Catalogo: 91312

Mal di vuoto, terrore delle altitudini che in realtà è paura di cedere alla tentazione di lasciarsi cadere: tutti sanno che cos’è l’acrofobia, e molti ne sono affetti. Prima di Freud, le cosiddette «scienze dell’anima», tra cui la nascente psichiatria, riservavano alle vertigini un posto d’onore nel quadro delle patologie mentali, giudicandole l’elemento destabilizzante e intossicante – repulsivo e attrattivo insieme – senza il quale la coscienza stessa non era concepibile. Alcuni si spingevano fino a indurle nei pazienti attraverso minacciose terapie rotatorie. In modo non cruento, ma altrettanto radicale, la vertigine si accampa anche nella filosofia degli ultimi due secoli. Se a Montaigne e a Pascal poteva ancora apparire un perturbamento della ragione a opera dell’immaginazione, in seguito il pensiero smette di assimilarla a un’occasionale instabilità immaginativa da vincere, per riconoscerla parte del suo stesso procedere: l’identità si manifesta malferma, cinetica, opaca, vertiginosa appunto. La critica del paradigma coscienziale e della sua presunta fermezza attraversa, con tenore ed esiti differenti, la riflessione di Husserl, di Heidegger e dei francesi del secondo dopoguerra, da Sartre a Merleau-Ponty, da Levinas a Jankélévitch a Klein. Il cortocircuito folgorante di Andrea Cavalletti accosta le loro scansioni teoretiche alla resa cinematografica della caduta nel vuoto di un celeberrimo giallo di Hitchcock, «La donna che visse due volte» (titolo originale: «Vertigo»), dramma degli abissi identitari di cui Truffaut ammirava il ritmo contemplativo. La combinazione geniale, mai tentata prima, di dolly e zoom che lì realizza tecnicamente l’effetto del precipitare descrive quel doppio movimento di «spingere e trattenere» che è la condizione abituale del soggetto e dell’intersoggettività. Per raggiungere me stesso devo guardarmi dal fondo del baratro, con gli occhi altrui. «Il mio “qui”, allora, fugge laggiù e da laggiù mi attrae».

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CNLP – “L’italiano scomparso”, di Vittorio Coletti

Si comunica che è disponibile all’interno del catalogo online il seguente audio libro: “L’italiano scomparso”, di Vittorio Coletti – Numero Catalogo: 91407

L’italiano ha alle sue spalle una storia secolare, buona parte della quale è fatta da parole, forme e costrutti presenti fin dal Medioevo. Ma un’altra parte, non piccola, costituita da materiale oggi perduto, è finita nell’ampio deposito della lingua scomparsa, che questo libro visita seguendo le linee linguistiche e culturali attraverso cui la selezione è avvenuta. Illuminando il lato in ombra dell’italiano, se ne integra e completa così la storia più nota, basata, come inevitabile, sulle parole e le forme che ce l’hanno fatta. Ne risulta un percorso storico-linguistico meno battuto e mai davvero concluso nella realtà, perché la vicenda di una lingua viva è fatta tanto da acquisizioni e guadagni quanto da perdite e dismissioni.

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CNLP – “Geopolitica”, di Manlio Graziano

Si comunica che è disponibile all’interno del catalogo online il seguente audio libro: “Geopolitica”, di Manlio Graziano – Numero Catalogo: 91434

Una colossale partita a scacchi, nella quale regole numerose e complicate possono cambiare durante il gioco; molti giocatori si affannano sulla stessa scacchiera; i pezzi, che tutti muovono simultaneamente senza aspettare il loro turno, hanno per ciascuno un valore diverso: è il disordine che caratterizza le relazioni internazionali. In questo caotico panorama, restituire ordine, razionalità e logica alla politica – impresa fuori dalla portata dei suoi stessi attori – è compito della geopolitica, grazie alla quale i diversi fattori possono venire interpretati. Il libro, con ricchezza di esempi e testimonianze, guida il lettore attraverso un’area di studi ancora poco conosciuta ma strategica per capire le complessità della scena globale.

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CNLP – “La democrazia e i suoi limiti”, di Sabino Cassese

Si comunica che è disponibile all’interno del catalogo online il seguente audio libro: “La democrazia e i suoi limiti”, di Sabino Cassese – Numero Catalogo: 91477

Dopo aver sanato le ferite delle guerre e dei totalitarismi del XX secolo, la democrazia appare oggi fragile e vulnerabile mentre i suoi valori sembrano perdere forza e significato: ne sono prova le difficoltà crescenti dell’integrazione europea, il dilagare dei populismi, la contestazione delle élite, la Brexit, la sorprendente elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti. Ma come funziona la democrazia? Come opera concretamente nella vita dello Stato, in relazione alle altre componenti dei poteri pubblici, in conflitto con la giustizia, l’autorità, l’efficienza, nella teoria e nella pratica del governo? Sono queste alcune delle domande a cui risponde Sabino Cassese, analizzando l’interazione tra l’elemento democratico dei sistemi politici contemporanei e gli altri elementi che compongono lo Stato, nonché tra la democrazia nazionale e gli ordini giuridici sovranazionali.

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CNLP – “Il piccolo negozio degli amori perduti e ritrovati”, di Trisha Ashley

Si comunica che è disponibile all’interno del catalogo online il seguente audio libro: “Il piccolo negozio degli amori perduti e ritrovati”, di Trisha Ashley – Numero Catalogo: 91479

Alice Rose ha trascorso la sua vita desiderando di scoprire chi fossero i suoi genitori naturali. Quando era in fasce, infatti, è stata ritrovata nelle brughiere dello Yorkshire, vicino alla cittadina di Haworth. Dopo un’adozione finita male si è dovuta prendere cura di sé stessa, cercando un luogo che la facesse sentire a casa. E in effetti un luogo simile esiste: è la sua cucina. Quando annusa gli aromi di cannella e di limone o affonda le mani nella farina, ha la certezza di essere finalmente nel posto giusto. E così decide di aprire una piccola sala da tè a Haworth, sicura che questo passo segnerà l’inizio di una nuova vita. Gli amici infatti non tardano ad arrivare e tra loro c’è anche l’affascinante vicino di casa, che si offre di aiutarla a risolvere il mistero che coinvolge la sua famiglia. Ma la verità richiede spesso una buona dose di coraggio. Alice non vuole di certo sottrarsi alle prove che la aspettano, e sa che farà di tutto per conquistare il lieto fine che merita…

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CNLP – “La casa dei grandi incontri”, di Nora Roberts

Si comunica che è disponibile all’interno del catalogo online il seguente audio libro: “La casa dei grandi incontri”, di Nora Roberts – Numero Catalogo: 91553

Owen è la mente pragmatica del clan Montgomery e gestisce l’attività di famiglia con pugno di ferro. Grazie alle sue capacità di organizzazione, il Boonsboro Hotel sarà inaugurato come previsto, senza ritardi o sorprese. L’unica cosa che Owen non ha previsto è Avery MacTavish… Owen e Avery sono cresciuti insieme e fin da bambini hanno sempre avuto un debole l’uno per l’altra. Owen è stato il suo primo ragazzo e lei non l’ha mai dimenticato. La popolare pizzeria di Avery è proprio dall’altra parte della strada, di fronte all’albergo, e grazie alla forzata vicinanza e alla spinta di un misterioso fantasma, l’attrazione tra loro si riaccende più forte di prima, spingendoli a riannodare il vecchio legame. Ma il duro lavoro di Owen è appena iniziato: non dovrà soltanto occuparsi della riapertura del Boonsboro Hotel: il compito più difficile sarà convincere con pazienza Avery ad abbassare la guardia e farle comprendere che il suo primo fidanzato sarà anche l’ultimo.

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CNLP – “Il sussurro del mondo”, di Richard Powers

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Patricia Westerford – “Patty-la-Pianta” – comincia a parlare all’età di tre anni. Quando finalmente le parole iniziano a fluire, assomigliano piuttosto a un farfugliare incomprensibile. L’unico che sembra capire il mondo di Patricia, sin da piccola innamorata di qualsiasi cosa avesse dei ramoscelli, è suo padre – “la sua aria e la sua acqua” – che la porta con sé nei viaggi attraverso i boschi e le foreste d’America, a scoprire la misteriosa e stupefacente varietà di alberi. Cresciuta, dottorata ribelle in botanica, Patty-la-Pianta fa una scoperta sensazionale che potrebbe rappresentare l’alfa e l’omega della natura, il disvelamento del mistero del mondo: il compimento di una vita spesa ad ascoltare e guardare gli alberi, sin dalla nascita. Ma in realtà questo è solo l’inizio. Intorno a Patty-la-Pianta si intrecciano i destini di nove indimenticabili personaggi che a poco a poco convergono in California dove una sequoia gigante rischia di essere abbattuta da uomini sordi e ciechi. Il sussurro del mondo è un’opera immensa, un appassionato atto di resistenza e impegno, un inno d’amore alla letteratura, al potere delle storie, alla grandiosità della natura.

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60 anni di cecità trascorsi nei 100 dell’Unione, di Carlo Carletti

Autore: Carlo Carletti

Forse l’età e i condizionamenti del Corona-virus, hanno favorito il vagare dei miei pensieri nelle vicende della mia esistenza, riportandomi anche ai ricordi dei momenti più infelici, coincidenti con l’acquisita cecità, che il tempo, mi aveva portato a credere ormai sepolti e dimenticati nel profondo dell’animo. Una fortuita pallonata sul viso durante una partita di calcio, giocata nel mese di novembre del 1960, mi aveva provocato il distacco della retina con la complicanza di emorragie in entrambi gli occhi. Trascorsi circa otto mesi nel reparto oculistico dell’ospedale Sant’Orsola di Bologna, fra speranze e delusioni sull’esito delle terapie e dei necessari interventi chirurgici, sono tornato nella mia città di Pesaro, al compimento dei miei 18 anni, con la sola percezione della luce e un profondo stato depressivo. La cecità, che già conoscevo, in quanto mio fratello di 6 anni più grande era cieco dalla nascita, per un glaucoma infantile, ha evidenziato in me, inattesi problemi. la normalità, che caratterizzava la sua convivenza con la cecità, mi induceva a credere di non possedere la stessa capacita di affrontare la mia nuova condizione. Provavo enorme disagio nel percepire, che la mia angoscia per la perdita della vista, non fosse pienamente compresa da parte di mio fratello e dagli amici ciechi, che conoscevo e frequentavo. Considerando la mia nuova condizione, ormai identica alla loro, mi spronavano a seguire il loro esempio per costruirmi un futuro, che io, invece non ero nemmeno in grado di percepire possibile. La convinzione, che la mia sofferenza non fosse compresa nemmeno da coloro che vivevano la cecità, mi aveva indotto ad interrompere anche la loro frequentazione e a rifugiarmi in uno stato di totale solitudine. La nostra comune condizione di cecità, che pur aveva effetti pratici identici, era vissuta molto diversamente sotto l’aspetto psicologico e di prospettiva. Mentre mio fratello, cieco dalla nascita, viveva con la curiosità di conoscere l’ambiente che lo circondava e il senso di ogni aspetto del vedere, io vivevo con angoscia la perdita di quel senso conosciuto. Mentre lui viveva valorizzando la sua attività lavorativa, il suo impegno politico e le relazioni umane e sociali, io vivevo in assoluta solitudine l’assenza di ogni prospettiva per il futuro pensando alla perdita dell’attività sportiva, del lavoro e degli amici. Mentre lui pensava e operava per costruirsi una famiglia, e a migliorare la propria esistenza, io meditavo come poter porre fine alla mia. Le mie frequentazioni sociali si erano pressoché azzerate, in quanto gli amici si trovavano al cospetto di una persona profondamente diversa da quella conosciuta, depressa, incapace di partecipare attivamente alla vita comune. Ogni progetto e ogni azione o divertimento nei quali cercavano di rendermi partecipe, mi apparivano inadeguati alla mia nuova condizione. La totale mancanza di autostima, mi induceva a considerare forma pietistica ogni attenzione che mi veniva riservata. Le persone che frequentavano la famiglia, mi riservavano espressioni compassionevoli, mettendo a confronto l’attuale triste e penosa condizione, con quella precedente, di promettente calciatore e di disegnatore di moda per calzature. Era divenuta una consuetudine dovermi rifugiare nella mia camera, in occasione di visite di parenti o amici di famiglia, per evitare ogni possibile loro commento. Solo mia madre, ormai esperta in problemi di cecità e senza più lacrime da versare, sapeva arginare i commenti, che potevano, anche involontariamente ferire. Sapeva rassicurare tutti affermando, che se il destino e il buon Dio, hanno voluto quanto accaduto, significava che un futuro sarebbe esistito anche per me, come avvenuto per mio fratello, occupato come centralinista e in procinto di formarsi una propria famiglia. Il trascorrere del tempo, ha contribuito ad attenuare il dolore più acuto e l’esempio rappresentato dal vivere di mio fratello e degli amici ciechi, che avevo ripreso a frequentare, ha gradualmente ricreato anche in me la speranza di un possibile percorso per una nuova esistenza. Quando sono riemerso dal profondo abisso della depressione e il pensiero positivo ha ricominciato ad illuminare la mente, ho iniziato ad accettare e ravvivare qualche sopita amicizia, con la consapevolezza di aver rifiutato ogni gesto di vera solidarietà ed anche di profondo amore, che ingiustamente avevo valutato essere soltanto attenzioni pietistiche . Avevo già acquisito la consapevolezza che avrei dovuto convivere con la cecità affrontando le problematiche connesse, quando un giorno, le ombre che vedevo, cominciarono a divenire forme, che si arricchivano anche di sbiaditi tenui colori. Incerto fra sogno e realtà, ricordo di essere restato per alcuni giorni a fissare un preciso punto della finestra, cercando di individuare ulteriori segni di speranza. Gradualmente ho recuperato, anche se da un solo occhio, un piccolissimo residuo visivo, che mi ha consentito di riprovare quella meraviglia del vedere, che credevo definitivamente perduta. Nel momento della contentezza, confermato dal Prof. Caramazza dell’oftalmico S. Orsola di Bologna, che mi ha diagnosticato un modesto parziale riassorbimento dell’emorragia retinica, ho assunto con me stesso, l’impegno che quel residuo visivo, anche se piccolo, sarebbe stato un patrimonio a disposizione di tutte le persone cieche e non solo mio. Con emozione ho gradualmente ripreso ad accompagnare mio fratello e gli altri amici ciechi, fra i quali, anche il Presidente dell’Unione di Pesaro, che mi ha rilasciato la prima tessera associativa. Nel ricordo di mio fratello prematuramente scomparso, per molti anni, mi sono portato dentro molti sensi di colpa, per aver compreso le sue difficolta connesse alla cecità, soltanto quando io stesso, mi sono trovato a doverle vivere. Soltanto approfondendo l’argomento, con l’aiuto dell’amico, prof. Mario Mazzeo, studioso delle problematiche dei ciechi, ho compreso con sollievo, che da vedente, non potevo disporre degli elementi necessari per compenetrarmi nella sua condizione. Ho altrettanto compreso, che mio fratello, non avendo mai visto, non possedeva elementi sufficienti per valutare le vere ragioni del tanto dolore che io provavo per aver perduto la vista. La triste condizione, i ricordi, le esperienze e le riflessioni riguardanti la mia persona, sono sicuramente particolari per alcuni aspetti e sul piano psicologico, ma nella pratica simili a quelle di molte persone cieche, che hanno costituito e costituiscono anima e corpo della nostra Associazione. Infatti, l’Unione, capace di comprendere le difficolta e le esigenze di ciascuno, mi ha accolto, sostenuto e guidato per farmi conseguire obiettivi nuovi e possibili, compreso il posto di lavoro, rendendo la mia nuova esistenza dignitosa e positiva, tanto da poterla vivere con serenità. All’Unione e alle persone, che con immenso spirito di solidarietà, l’hanno fondata e guidata, riservo tutta la riconoscenza e la gratitudine per questa mia nuova vita, che è stata attratta dai valori umani e sociali dell’Associazione, fino a confondersi positivamente nelle sue vicende e nella sua storia. Dal 1962, ho partecipato e vissuto ogni istante della vita Associativa, ricoprendo nel tempo, incarichi ad ogni livello, fino alla Direzione Nazionale. Trasferendomi a Roma, Ho potuto conoscere apprezzare e collaborare con tutti i Presidenti e i dirigenti Nazionali, che si sono succeduti nel tempo. La loro frequentazione mi ha consentito di conoscere, apprezzare e condividere i valori umani e sociali, che hanno ispirato e sostenuto il loro solidale impegno per rappresentare con passione, forza e tanta dignità i diritti delle persone cieche. La fortuna, mi ha davvero assistito, consentendomi di conoscere, di crescere e operare, guidato da persone di altissimo valore umano, che hanno illuminato il percorso dell’Unione e il progresso sociale dei ciechi. Come in altri contesti sociali, anche nella vita associativa dell’Unione, si sono sempre svolti approfonditi confronti sulle possibili soluzioni dei problemi da prospettare alle autorità di governo, sempre finalizzate al conseguimento di migliori condizioni di vita delle persone cieche, escluse dal contesto sociale e lavorativo. Consapevole del ruolo e dei diritti, mi sono trovato ad esprimere, nel contesto associativo, opinioni anche diverse da coloro che la rappresentavano,, non tanto sugli obiettivi, ma soprattutto sulle priorità, sui tempi e sulle modalità delle azioni da intraprendere per conseguirli . Ho partecipato attivamente, fin dal 1964,quando Presidente Nazionale era Paolo Bentivoglio, alla organizzazione e al coordinamento delle manifestazioni dei ciechi nelle piazze di Roma, anche non autorizzate dalle pubbliche autorità, per sensibilizzare l’opinione pubblica, i rappresentanti dei vari Governi e dei partiti politici, estremizzando le rivendicazioni, per favorire e consentire il più alto livello di mediazione al Presidente e alla Dirigenza Nazionale dell’Unione. Scomparso il Presidente Bentivoglio nel dicembre 1965, verso il quale mi sentivo di dover solo assecondare le sue disposizioni, le rivendicazioni e le manifestazioni continuarono con il Presidente Giuseppe Fucà che l’ho ha sostituito alla guida dell’Unione. La scelta di manifestare nelle piazze, non era condivisa da tutti i dirigenti, alcuni la ritenevano disdicevole e perfino umiliante per i ciechi stessi, tanto da richiedere l’espulsione dei dirigenti del Lazio, quali promotori e organizzatori . Nel corso di una riunione del Consiglio Nazionale, nella quale venivo contestato per le esuberanti manifestazioni, il Presidente Fucà, pose fine alle incomprensioni, informando che i dirigenti nazionali dell’Unione per conseguire i positivi risultati, concernenti l’indennità di accompagno, l’aumento della pensione e la soppressione dell’Opera Nazionale ciechi civili, si sono avvalsi anche delle, non ufficialmente condivise, ma in privato sostenute, manifestazioni di piazza organizzate dai dirigenti locali, che hanno riscosso anche la solidarietà di altre componenti sociali. Nel 1978, dopo una serie di travagliate vicende connesse al ritorno dell’Unione, ad essere nuovamente una Associazione privata, il Congresso nel riconfermare alla Presidenza Giuseppe Fucà, ha anche consentito di eleggere alla Vice presidenza, l’avv. Roberto Kervin, cieco vittima civile di guerra, al quale va riconosciuto il merito di aver intuito e proposto la necessità di dover equiparare la indennità di accompagno dei ciechi civili a quella percepita dai ciechi per causa di guerra, in quanto anche se diversa era la causa della cecità, identico ne era il conseguente bisogno. Tale equiparazione fu approvata dal parlamento nel dicembre 1979, ma per renderla fruibile ai ciechi civili per la carenza dei finanziamenti, furono necessarie numerose manifestazioni di protesta, che culminarono con quella organizzata il 22 ottobre 1982, con circa mille ciechi a Roma, davanti a palazzo Chigi, sede del Governo, durante la quale, insieme al Presidente dell’Unione di Latina e Frosinone, fui tratto in arresto e condotto nel carcere di Regina Coeli, fino all’arrivo del magistrato, che ci ha liberati nella tarda serata. Anche questa manifestazione, che ad alcuni di noi organizzatori, ha comportato problemi sul piano personale, ha contribuito a far assicurare i necessari finanziamenti per l’effettiva equiparazione dell’indennità di accompagnamento. Nella vita associativa non sono mancati dissapori e contrasti sulle cose da fare e su ruoli da attribuire, che in alcune circostanze, hanno inciso profondamente e negativamente anche sui rapporti personali. Ho partecipato attivamente alla vita associativa, nel proporre, nel fare, ma anche nel subire, come ho subito, un provvedimento di espulsione dall’associazione, ritenuto ingiusto dalla totalità dei soci della mia Sezione e anche dal Tribunale di Roma. Il tempo e la vicinanza delle tante persone che con me avevano condiviso azioni e obiettivi hanno mitigato le amare delusioni. Il saldo convincimento, che il primario ruolo dell’Unione, non potesse essere oscurato e mitigato, nemmeno dai comportamenti errati dei suoi dirigenti, ha accompagnato me e molti altri ciechi, anche nella migrazione in altre associazioni. Dopo 16 anni, fortemente sollecitato dai comuni amici, Franco Valerio e Giovanni D’Alessandro, è avvenuto il positivo incontro con il Presidente Nazionale Tommaso Daniele, che ha sancito la nostra riconciliazione, ponendo fine ad ogni possibile recriminazione e il mio ritorno, insieme a molti amici ciechi, alla vita associativa nell’Unione. Un momento veramente importante ed emozionante sul piano umano, quello della riconciliazione fra persone che si erano fortemente contrapposte e che con umiltà hanno convenuto di dover rivolgere ogni loro pensiero al futuro dell’ Associazione. Il ruolo dell’Unione, è stato di fondamentale importanza Per il progresso umano sociale e culturale dei ciechi italiani. Ha consentito loro di conseguire nel tempo, molti obiettivi nei vari settori: pensione, indennità di accompagnamento, lavoro istruzione ecc. L’impegno attuale è volto a conservare quanto acquisito, ha programmare il raggiungimento di nuovi obiettivi e nuovi diritti, rispondenti alle mutate esigenze e condizioni delle persone cieche e ipovedenti. La cecità, attualmente, colpisce in prevalenza le persone adulte, le quali possono usufruire del sostegno economico, pensione e indennità di accompagno, ma ancora non dispongono del necessario sostegno psicologico e pratico, per fronteggiare la loro nuova condizione. Penso con profondo dispiacere che ognuna di queste persone, ancora oggi, è costretta a vivere la stessa difficile e infelice condizione che ho vissuto io in tempi lontani. Nel corso del mio impegno associativo, l’attività di “Consulenza alla pari”, ha assorbito molto del mio tempo. Ricorrendo a questa positiva esperienza umana, e nel corso dell’attuale impegno, rilevo situazioni di persone che riescono in pochi mesi e con pochi incontri a ritrovare in loro stessi le necessarie risorse per ricostruire una nuova esistenza, ma rilevo anche la situazione di persone più fragili, sconvolte dal tragico evento nel quale sono incorse, che vivono la nuova condizione nello sconforto e nella profonda depressione. Alcune, soltanto dopo vari incontri percepiscono che il Consulente alla pari è persona amica, che comprende e condivide il loro stato emotivo, al quale possono aprirsi per confidare anche i loro pensieri più nascosti. Può anche accadere che alcuni confessino anche di aver pensato al suicidio, nei momenti di maggior disperazione, trovando sollievo nel sapere che tale pensiero affiora nella mente anche di altre persone che vivono la loro stessa condizione. Qualche volta è accaduto che anch’io avessi confessato di averlo pensato, senza però, riuscire ad essere sincero fino in fondo, in quanto, ho sempre tentato di sfuggire al triste ricordo di quel giorno, che giunto sul ponte della Via Adriatica, che sovrasta la ferrovia, ho trovato la persona, a me più cara, che avendo intuito l’intenzione del folle gesto, mi ha ricondotto a casa. Una triste vicenda sepolta dal complice e più assoluto riserbo, un segreto, che non so, con quanto dolore, mia madre, si è portata fino alla fine dei suoi giorni. Ripercorrendo come in un film la mia esistenza, credo che la colonna sonora possa essere attribuita di diritto al brano: “Meraviglioso”, che sembra far riferimento alla mia personale vicenda. Modugno ha lanciato quel brano nel lontano 1968, proprio in coincidenza con il mio matrimonio con Giovanna, che ci ha regalato due figli, 5 nipoti e due piccoli pronipoti, ai quali è affidata la nostra proiezione nel futuro. Penso di dover riservare tutto il mio tempo e il mio bene ai più piccoli della famiglia, per compensarli del minor tempo che mi resta da riservare loro. . Genera in me forti emozioni l’ascolto di quel brano, che mi ripropone il ricordo di un momento disperato, ma anche il ricordo di una persona speciale, che con quella sua puntuale presenza ha reso possibile il mio sereno cammino verso un mondo, che si è rilevato davvero meraviglioso . Il desiderio di ricondurre al pensiero positivo persone che vivono la sofferenza della cecità, è stato un impegno che ha accompagnato la mia esistenza. Operando a contatto con queste persone, ho potuto costatare che lo strumento della Consulenza alla pari è molto efficace. Il Consulente alla pari risulta efficace soprattutto nel promuovere il primo contatto di relazione e informazione, con la persona che ha acquisito il deficit visivo al quale, quando necessario, può far seguito, quello con lo Psicologo con specifiche competenze sulla disabilita visiva. La consulenza e l’informazione può essere estesa anche al contesto famigliare, quando manifesta difficolta nell’ affrontare le problematiche connesse alla nuova situazione. Il Consulente alla pari non offre soluzioni, ma induce la persona consultata a ritrovare in se stessa le risorse per ridefinire la propria esistenza. Credo che la Consulenza alla pari per la sua sperimentata validità, se estesa presso le strutture associative, potrebbe divenire anche una riconosciuta professione per giovani e meno giovani ciechi e ipovedenti., I Consulenti alla pari risultano essere anche Dirigenti dell’Unione più motivati, più competenti e consapevoli di dover corrispondere a nuove problematiche associative. Nonostante il mio doloroso ritorno alla cecità totale e la mia avanzata età, mi sento profondamente e doverosamente impegnato affinché l’Unione di oggi e di domani possa programmare anche attività e interventi diretti alle problematiche delle persone, che perdono la vista in età adulta, che rappresentano circa l’80% dei ciechi totali e parziali. All’Unione, che rappresenta e tutela tutte le persone con disabilita visiva, compete il difficile compito di adeguare le proprie strutture e formare i dirigenti alle nuove e più complesse problematiche tenendo conto che coloro che perdono la vista, molto spesso, si auto- condannano a quell’isolamento, che solo i consulenti alla pari hanno le maggiori probabilità di rimuovere. L’Unione dovrà promuovere e organizzare le modalità per informarle circa le loro possibilità e i loro diritti. Diffondere e donare loro almeno la prima tessera associativa, accompagnata da una semplice informativa sulle finalità dell’Unione, quale simbolo di accoglienza e appartenenza alla nostra comunità, potrebbe rappresentare uno dei momenti più significativi del ruolo della nostra Associazione. L’Unione, fin dalla sua fondazione, ha, sempre operato con generosità per raggiungere e offrire solidarietà a coloro che non la conoscevano e che non possedevano alcun punto di riferimento. Su coloro che fortunati come me, sostenuti dall’Unione hanno conseguito autonomia, soddisfacenti condizioni economiche, sociali e culturali, ricade la responsabilità di offrire il loro impegno per riorganizzarla, adeguandola alla nuova e più complessa realtà sociale.

All’Unione, che ha portato con se i miei 60 annidi cecità, in occasione del suo “centenario”, venendo meno anche al riserbo delle cose più private e mai confessate, affido, nel giorno del mio 77° compleanno, le emozioni e, i ricordi personali di una vita, costituita da grandi speranze deluse, da immensi dolori, da grandi speranze rinate, da sicurezze conseguite, da serenità ed anche da momenti di vera felicita. Per questa vita intensa, sorprendente, appagante e bella per essere vissuta con dignità, un immenso e vero grazie lo riservo alle tante persone cieche che con alto senso di umana solidarietà, illuminato e coinvolgente impegno sociale hanno, nel tempo, assicurato e assicurano l’esistenza della nostra Associazione.

CNLP – “L’imperio”, di Federico De Roberto

Si comunica che è disponibile all’interno del catalogo online il seguente audio libro: “L’imperio”, di Federico De Roberto – Numero Catalogo: 90805

Due uomini a confronto nella Roma post-risorgimentale: il principe Consalvo Uzeda di Francalanza, già protagonista dei Viceré, e Federico Ranaldi. Consalvo è un uomo di grandi ambizioni politiche, che crede di possedere per nascita il diritto di divenire qualcuno. E pur di raggiungere lo scopo non esita a cambiare casacca: conservatore coi conservatori, moderato coi moderati. Per assecondare i socialisti, che teme, arriva persino ad accarezzare l’idea del socialismo per poi finire col combatterlo pubblicamente. Federico al contrario è un puro di cuore, che solo sentendosi tradito da una società opportunista e vuota, diviene cinico e si disinnamora della vita.

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