Torino – UICI/011 – n. 2 – Settembre 2017

UICI/011 – Anno XXXIII n. 2 – Settembre 2017

Comitato di Redazione
UICI/011

Direttore Responsabile
Franco Lepore

Redazione
Francesco Fratta
Sandra Giovanna Giacomazzi
Flavia Navacchia

Hanno collaborato
Martina Desario
Gianni Laiolo
Alessio Lenzi
Silvia Lova
Titti Panzarea
Chiara Pipino
Ivano Zardi
Caporedattore: Lorenzo Montanaro

Per scrivere alla redazione
ufficio.stampa@uictorino.it

Traguardi
Le parole non hanno solo suono. Hanno consistenza, spessore. Hanno sapore. Una giovanissima nuotatrice paralimpica (che a 16 anni ha già stabilito due record del mondo) di sicuro conosce bene il sapore della parola “traguardo”. Lo sente, lo misura ogni giorno, vasca dopo vasca, perché l’ebbrezza del podio dura un istante, ma l’allenamento dura una vita intera. Soprattutto sa che il suo traguardo, come in fondo quello di tutti, è sempre provvisorio. Anche noi dell’UICI Torino cerchiamo di ricordarcene, quando affrontiamo le tante sfide del quotidiano: nell’educazione, nel lavoro, nel progresso tecnologico, nell’impegno per una cultura veramente accessibile (e non solo a parole). Cerchiamo di non fermarci mai, ma anche di imparare a gioire per i piccoli o grandi traguardi.
La redazione

Sommario
Studenti all’opera per un futuro accessibile (pag. 3)
Due nuove applicazioni per chiamare il Taxi (pag. 4)
Carlotta Gilli, fuoriclasse del nuoto (pag. 5)
Torneo “IncluSport” (pag. 6)
I percorsi educativi I.Ri.Fo.R. Torino (pag. 6)
Accessibilità ai beni culturali: qualcuno ci ascolta? (pag. 8)
La visione soggettiva e la forza di essere unici (pag. 9)
Se l’arte coinvolge i cinque sensi (pag. 10)
Più cinema per tutti ( (pag. 11)
La Chiesa di san Lorenzo: un tesoro da toccare con mano (pag. 11)
In viaggio sul Trenino rosso del Bernina (pag. 12)
Quando eravamo emigranti (pag. 14)
La voce dei soci (pag. 15)
Studenti all’opera per progettare un futuro accessibile
L’UICI Torino al “Think-up for disability”

Negli ultimi anni la tecnologia ha migliorato sensibilmente la vita dei disabili visivi. Oggi un cieco può compiere autonomamente molte azioni fino a qualche anno fa inimmaginabili. Ovviamente, questo è possibile solo grazie alla costante ricerca delle case produttrici di strumenti tecnologici e ad una maggiore attenzione alle esigenze delle persone con disabilità.
In questo processo di evoluzione tecnologica e culturale le Università devono avere un ruolo fondamentale. Difatti gli studenti universitari, se opportunamente preparati e adeguatamente informati sul mondo della disabilità, possono diventare gli ingegneri del futuro, capaci, grazie alle loro invenzioni, di contribuire al miglioramento della vita dei disabili.
Negli scorsi mesi UICI Torino ha partecipato al “Think-Up for Disability”, un concorso di idee innovative per l’accessibilità, organizzato da J.E.To.P. (Junior Enterprise Torino Politecnico). In particolare, 7 team di giovani studenti, dopo aver ricevuto alcune direttive per orientarsi nel mondo della disabilità, sono stati chiamati a elaborare progetti di tecnologie indossabili tesi a migliorare la vita quotidiana delle persone disabili.
Il progetto vincitore si chiama “Bel2go”, riguarda la mobilità dei disabili visivi e consiste in una cintura vibrante collegata via bluetooth con uno smartphone. Questo strumento intende agevolare i movimenti dei non vedenti, soprattutto all’interno di grandi strutture precedentemente mappate, come ad esempio gli ospedali. Interagendo con appositi sensori, il dispositivo guida il cieco permettendogli di individuare precisi punti di interesse (ad esempio un reparto o uno sportello). Le indicazioni vengono trasmesse sia attraverso le vibrazioni della cintura (particolarmente efficaci perché a 360°), sia in forma di audio, tramite lo smartphone.
La delegazione della nostra sezione, composta dal presidente Franco Lepore e dal responsabile del Comitato Informatico Alessio Lenzi, ha avuto un ruolo duplice. Nella prima giornata ha illustrato agli studenti alcune criticità legate alla disabilità visiva, soprattutto per gli aspetti riguardanti vita quotidiana e mobilità. Successivamente la nostra rappresentanza (insieme a delegazioni di altre associazioni di disabili) ha fatto parte della giuria interdisciplinare che ha valutato i lavori.
La nostra Associazione è orgogliosa per essere stata invitata a questa importante manifestazione. Iniziative di questo tipo consentono agli ingegneri di domani di confrontarsi con i temi riguardanti la disabilità, grazie anche al contatto con i diretti interessati. Inoltre si attua una grande opera di sensibilizzazione sui temi della disabilità. Ci auguriamo che questo genere di progetti possa trovare maggiore spazio all’interno del mondo universitario e che le idee innovative in materia di disabilità possano beneficiare di risorse sempre maggiori per concretizzarsi.

Franco Lepore
Presidente UICI Torino
A Torino due nuove App per chiamare il Taxi
Arrivano WeTaxi e MyTaxi

Com’è ormai evidente da tempo, gli smartphone stanno diventando oggetti insostituibili nella quotidianità di tutti, ma, soprattutto, stanno assumendo un ruolo centrale nel migliorare l’autonomia delle persone cieche e ipovedenti.
A questo proposito, negli ultimi giorni, sono entrare in funzione a Torino due nuove applicazioni per chiamare in autonomia il taxi ed essere continuamente informati su disponibilità e costi.
Le applicazioni sono Wetaxi e Mytaxi. Pienamente utilizzabili attraverso i lettori di schermo installati sui telefoni, entrambe le App ci permettono di chiamare un taxi, ma naturalmente ognuna di esse ha caratteristiche diverse che andremo brevemente ad illustrare in questo articolo.
Partiamo da Wetaxi. Si tratta di una nuova applicazione, nata a Torino e sviluppata da una società giovane e dinamica. Le caratteristiche salienti di quest’applicazione sono fondamentalmente due. La prima è la possibilità di conoscere in anticipo il costo della corsa, che non varierà, anche in presenza di traffico o soste per problemi sulle strade. L’altra caratteristica decisamente innovativa è la possibilità di condividere una corsa con altri che fanno il nostro stesso tragitto, cosa che consente un notevole risparmio economico.
Per il perfezionamento dell’accessibilità dell’applicazione, gli sviluppatori hanno interagito attivamente con la nostra sezione UICI. Ne è nata una bellissima collaborazione, che ha prodotto un consistente salto di qualità per l’accessibilità di Wetaxi. Fra le novità che siamo riusciti a far introdurre, la possibilità di indicare nel profilo se si è non vedenti, la possibilità di indicare se si hanno animali ed in generale, l’ottimizzazione dell’interfaccia che risulta completamente fruibile attraverso VoiceOver su iPhone o Talckback su Android.
MyTaxi, l’altra applicazione di cui vogliamo parlarvi, è già una grossa realtà a livello internazionale che finalmente ha deciso di sbarcare anche a Torino. Contrariamente a Wetaxi, qui il costo delle corse viene calcolato a tassametro, ma è possibile realizzare un preventivo di quanto andremo a spendere.
Anche quest’applicazione risulta accessibile ed all’interno è possibile specificare nelle note tutte le nostre esigenze, compreso il fatto di essere non vedenti.
Con entrambe le applicazioni è possibile pagare in contanti o con carta di credito, a seconda delle necessità. Al momento, la differenza fondamentale fra Wetaxi e MyTaxi è la disponibilità di vetture. Infatti, Wetaxi si appoggia alla centrale Taxi Torino, importante realtà cittadina con oltre 1500 macchine disponibili, mentre MyTaxi si serve di tassisti svincolati dalla centrale, che per ora non sono molti.
In ogni caso, è molto comodo avere più applicazioni a disposizione e poter scegliere quella che ci piace di più e che a nostro parere funziona meglio.
Per scaricare le applicazioni, entrambe gratuite, si deve far riferimento agli store di Apple per iPhone o di Google per Android.

Alessio Lenzi
Responsabile Comitato Informatico UICI Torino

 

Carlotta Gilli, una fuoriclasse in piscina
Gareggerà per la Nazionale azzurra ai Mondiali di Nuoto paralimpico

 

Da Torino a Città del Messico, passando per Berlino. Grinta, passione, tenacia. Medaglie vinte, nuove sfide sempre più ambiziose e una storia ancora tutta da scrivere. Carlotta Gilli ha solo 16 anni, ma ha già ampiamente dimostrato di essere una fuoriclasse del nuoto, paralimpico e non solo. Ci sarà anche lei nella nazionale azzurra, che tra pochi giorni (dal 30 settembre al 6 ottobre) volerà a Città del Messico, dove si disputeranno i campionati mondiali di nuoto paralimpico. Lo farà con l’entusiasmo tipico della sua età, ma anche con la consapevolezza di avere all’attivo alcuni importanti successi. Nel mese di luglio, Carlotta si è imposta a Berlino, tappa finale del circuito World Series paralimpico, dove ha stabilito ben due record mondiali. Questi successi sono motivo d’orgoglio anche per l’UICI Torino: l’atleta, infatti, è iscritta all’associazione e usufruisce dei percorsi educativi proposti dall’I.Ri.Fo.R. (Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione).
Torinese, classe 2001, studentessa di liceo scientifico, Carlotta ha sempre avuto una passione per lo sport. «Da bambina ero un “maschiaccio” – ricorda – Sognavo di giocare a calcio. A otto anni, però, spinta dalla mia famiglia, mi sono avvicinata al nuoto: dicevano che era uno sport sano e completo». Così ha incominciato ad allenarsi, all’inizio senza troppa convinzione. Poi, poco a poco, quel quotidiano contatto con l’acqua è diventato un bisogno, una parte insopprimibile di sé. E, forte anche dei primi incoraggianti risultati, Carlotta ha capito di essere fatta per nuotare. «E’ incredibile come l’essere umano, pur essendo una creatura terrestre, possa trovarsi a proprio agio nell’acqua – riflette la giovane atleta – I diversi stili mi affascinano per la loro complessità, ma anche per la loro naturalezza». Carlotta nuota per la nota società sportiva Rari Nantes Torino. La scorsa stagione si è preparata sotto la guida dell’allenatore Fabrizio Miletto, mentre attualmente a seguirla è Andrea Grassini. A livello nazionale porta avanti due percorsi paralleli. Il primo è con la Fin (Federazione Italiana Nuoto). Nel contempo, in virtù della sua condizione di ipovedente, la nuotatrice si è avvicinata anche allo sport paralimpico (categoria S13) ed è entrata nella Finp (Federazione Italiana Nuoto Paralimpico). «In realtà non noto grandi differenze tra i due mondi. Cambiano alcune modalità, ma i prespposti e gli obiettivi sono gli stessi». Sarà proprio il percorso paralimpico a condurla a Città del Messico, dove si cimenterà con tutte le gare dello stile libero (50, 100 e 400 metri), poi nei 100 dorso, nei 100 delfino e nei 200 misti. In quest’ultima specialità, a Berlino, ha già stabilito il record mondiale. Da notare che la competizione si svolgerà a un’altitudine di 2.400 metri: una condizione dura, capace di mettere alla prova anche i fisici più temprati. Ma Carlotta parte tranquilla, con la serenità e l’assertività proprie del suo carattere. Su di lei il commissario tecnico della nazionale, Riccardo Vernole, ripone molte aspettative, pur senza volerla caricare di eccessive responsabilità.
Da anni le giornate di questa giovanissima campionessa, che ha come modelli Federica Pellegrini e Ilaria Bianchi, sono scandite rigidamente: sveglia all’alba, a volte allenamenti prima della scuola, poi altri allenamenti nel pomeriggio. Ore e ore in vasca, che però non le pesano. Anzi, per lei, che sogna e immagina una carriera da atleta, sono la sola vita possibile. «Qualche volta mi dico “sono pazza”. Ma poi penso che sarei pazza a non farlo».

Lorenzo Montanaro

Torneo IncluSport
Quando lo sport è veramente per tutti

Da sempre UICI Torino e la corrispondente Polisportiva hanno tra i loro obiettivi quello di promuovere ed attuare le attività sportive volte allo sviluppo psicofisico dei non vedenti e degli ipovedenti.
In molti casi il mondo delle persone con disabilità è molto ristretto ed incentrato soprattutto sul contatto corporeo. Pertanto è importante proporre degli interventi che possano aiutare la persona a percepirsi nella sua interezza, a sfruttare al massimo le proprie potenzialità, a comunicare con il mondo esterno.
L’integrazione sociale è un elemento fondamentale e il risultato del corretto sviluppo dell’identità e dell’autostima; essa va promossa e realizzata sia all’interno delle relazioni primarie, che di quelle secondarie. Particolarmente significativa risulta la pratica dell’attività sportiva, poiché lo sport può considerarsi un mezzo privilegiato d’integrazione.
Nel corso della sua esperienza di vita, il disabile si trova a far fronte a numerose difficoltà, sia a livello dell’autonomia personale, sia riguardo alla socio-affettività. Grazie all’attività sportiva si agisce sulle abilità individuali, favorendo lo sviluppo delle capacità innate e l’acquisizione di nuove e diverse abilità. Attraverso lo sport la persona disabile può mettersi in gioco e sperimentarsi, imparare a controllare il proprio corpo, sviluppare il senso di autoconsapevolezza e la fiducia nelle proprie capacità, scoprire di avere abilità inaspettate. Inoltre la pratica sportiva contribuisce anche a formare e rafforzare il senso d’identità. Per un disabile visivo fare sport è una vittoria, perché manifesta la volontà di misurarsi con gli altri e di andare oltre l’ostacolo rappresentato dalla cecità o dall’ipovisione.
In definitiva, lo sport può essere considerato un formidabile mezzo d’integrazione della persona diversamente abile.
Domenica 8 ottobre 2017, presso la Palestra Parri – Via Tiziano 43/b, si terrà un importante evento all’insegna dello sport inclusivo. Prenderanno parte al torneo diverse squadre provenienti da tutto il Piemonte, formate da vedenti e disabili visivi, che si contenderanno il trofeo messo in palio. I partecipanti si affronteranno in diverse discipline sportive tra cui corsa, showdown, rigori a calcio, torball, scherma e tiro con l’arco. I risultati della singola squadra saranno stabiliti in base alla somma delle performances di tutti i componenti. Al termine del torneo verrà stilata una classifica finale che decreterà la squadra vincitrice. Tuttavia la vittoria più grande sarà quella di aver contribuito a promuovere la grande valenza inclusiva che può avere lo sport, in una parola IncluSport.

Franco Lepore – Presidente UICI Torino
Ivano Zardi – Presidente Polisportiva UICI Torino

 

Percorsi educativi I.Ri.Fo.R. Torino
In viaggio verso l’autonomia

Accompagnare verso l’autonomia, aiutare a crescere, progettare insieme. I princìpi che da sempre guidano l’attività dell’I.Ri.Fo.R. (Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione) si ritrovano con particolare evidenza nel servizio educativo proposto dalla nostra sezione di Torino. Da anni l’ente lavora fianco a fianco con la Città di Torino e con 9 consorzi di Comuni della Provincia, per assicurare un adeguato sostegno ai bambini e ai ragazzi con disabilità visiva. E’ una sfida da giocare metro dopo metro, è un lavoro delicato e affascinante. Gli anni della scuola sono un tempo cruciale: è in questo periodo che la persona disabile impara a “sbattere la testa” contro i propri limiti, ma anche a scoprire insospettabili risorse. Per accompagnare e guidare questo cammino servono progetti mirati e competenze di alto livello. L’I.Ri.Fo.R. Torino può contare su una squadra composta da dieci educatori, un coordinatore (tutti laureati in Scienze dell’Educazione e adeguatamente formati sulla disabilità visiva) e una responsabile amministrativa, che lavorano col costante supporto di tutto lo staff dell’ente. Ne deriva un impegno significativo: 34 casi seguiti (a Torino e provincia) per un totale di 288 ore settimanali. L’obiettivo è semplice quanto ambizioso: lavorare sullo sviluppo globale delle autonomie, per una piena integrazione della persona nei diversi contesti di vita. Gli interventi, quindi, spaziano in tre diversi ambiti: scolastico, domiciliare, territoriale. Già nei primi anni della scuola elementare si punta alla conoscenza degli ausili assistivi, cominciando da quelli informatici. Successivamente, a mano a mano che il bambino estende il proprio raggio d’interesse, si passa alle tecniche di orientamento e mobilità. Tante sono le strategie che si possono mettere in atto per compensare gli effetti della disabilità visiva, dal braille ai libri tattili, dalla sintesi vocale al bastone bianco. Per individuarle e trasmetterle sono necessarie una solida conoscenza, ma anche creatività e inventiva. Da sempre l’I.Ri.Fo.R. punta sulla formazione continua dei suoi educatori, proponendo percorsi differenziati di anno in anno, che approfondiscono ora le tematiche della mobilità personale, ora quelle dell’informatica. Dal 2011, poi, la sezione del capoluogo sabaudo, in collaborazione con la Città di Torino, ha investito molto sulla conoscenza della codifica ICF (International Classification of Functioning), un sistema che consente all’equipe educativa di osservare e descrivere con precisione le capacità di ciascun bambino o ragazzo, così da calibrare meglio gli interventi. «Crediamo molto in questo strumento – spiega Silvia Lova, coordinatrice I.Ri.Fo.R. Torino – anche perché restituisce alla persona il profilo delle sue abilità e non quello delle mancanze. Ed è una base solida su cui costruire».
A scuola, a casa, in giro per il quartiere, il lavoro dell’educatore è fatto di infinite sfaccettature. «Bisogna continuamente mettersi in gioco. Ci sono grandi fatiche e grandi soddisfazioni – racconta Martina Desario, da nove anni membro dell’equipe educativa I.Ri.Fo.R. Torino – Lavorare con bambini e ragazzi non vedenti per me è state una scoperta, mi ha portato a osservare le cose da un’altra prospettiva. Il nostro lavoro non è un “assistere”, ma un accompagnare verso una vita autonoma. Fermo restando il distacco professionale, essenziale per la buona riuscita del percorso, spesso si creano legami forti, soprattutto con le persone che seguiamo da più tempo».
Il servizio, erogato dalla Città di Torino e dai consorzi di Comuni in regime di accreditamento, è rivolto a bambini e ragazzi ciechi (totali o parziali) o ipovedenti gravi. Per maggiori informazioni 011 53 55 67 irifor@uictorino.it

 

Accessibilità ai beni culturali
I buoni frutti ci sono, ma le istituzioni non sempre se ne curano

Son passati più di tre mesi dal convegno “Sensi e parole per comprendere l’arte”, svoltosi al teatro Gobetti di Torino il 25 e 26 maggio scorsi, che ha visto la partecipazione di numerosi e importanti musei dell’area torinese impegnati concretamente da anni sull’accessibilità, nonché di esperti sull’argomento, noti nel nostro paese e nel resto d’Europa.
Quel convegno si era prefisso fondamentalmente due obiettivi: 1) presentare una sintesi dell’intenso lavoro di ricerca e sperimentazione svolto nell’area torinese tra vari musei e associazioni (tra le quali in primis la nostra) con le conseguenti realizzazioni; 2) l’esposizione dei risultati (ovviamente provvisori) della ricerca dalla quale ha preso titolo il convegno, condotta dalla fine del 2013 da un gruppo di lavoro denominato MakingSense e composto da musei (Fondazione Sandretto, PAV), enti pubblci (comune di Torino, Politecnico di Torino) e associazioni (Unione Ciechi e Ipovedenti, Irifor, Tactile vision). A partire da questi esempi di virtuosa sinergia (tra i quali non va dimenticato il partecipatissimo Tavolo sulla cultura accessibile che nel 2012 ha prodotto un importante “Manifesto della cultura accessibile a tutti”), il convegno ha inteso aprire un confronto rigoroso e a tutto campo sulla questione dell’accessibilità, nel momento in cui si moltiplicano le iniziative e quasi ogni giorno si sente parlare di “rivoluzionarie” innovazioni tecnologiche che renderebbero “finalmente del tutto accessibili” le opere d’arte ai disabili, e che in molti casi, ad un’indagine solo un poco più attenta, si rivelano invece di scarsa efficacia e assai poco innovative. E ciò avviene perché in genere non si affrontano in modo serio ed adeguato alcune questioni cruciali.
Il convegno di cui parliamo (e crediamo sia stata la prima volta), tali questioni invece le ha poste esplicitamente, e tutti i relatori che sono intervenuti son stati chiamati ad esprimere il loro pensiero in merito, e lo hanno fatto, portando ciascuno un proprio significativo contributo.
Non si può più prescindere da una accurata riflessione su quale sia la natura del linguaggio e il suo rapporto con i sensi, e sulle attenzioni da assumere affinché la parola sia capace di fornire un contributo specifico ed efficace unitamente agli altri sensi, alla formazione delle immagini mentali. analogamente non è più rinviabile una riflessione che giunga a definire quali debbano essere i requisiti minimi imprescindibili dei vari supporti utilizzati (mappe, riproduzioni in rilievo, ecc.) e sulle tecniche più idonee della loro realizzazione. Urge infine un ponderato ragionamento sul modo più utile ed efficace di utilizzare le tecnologie esistenti in connessione con i contenuti proposti alla fruizione dei disabili. Dunque non basta la sola presenza di una qualsiasi audioguida, di una qualsiasi mappa o di un qualunque tipo di riproduzione in rilievo o di una ennesima App per poter parlare di effettiva e soddisfacente accessibilità, come spesso si legge su articoli a dir poco approssimativi confezionati da giornalisti che per lo più poco o nulla sanno dell’argomento, né si preoccupano di informarsene adeguatamente.
Tutto questo è stato il convegno “Sensi e parole per comprendere l’arte”, molto apprezzato dai partecipanti e dai vari relatori. Peccato solo che – nonostante i comunicati stampa e i numerosi inviti inviati, stampa e istituzioni siano state pressoché del tutto assenti. Le istituzioni in particolare, quali Regione Piemonte e ancor più il Comune di Torino (per altro partner del gruppo di MakingSense), che così, oltre a mostrare una colpevole disattenzione, hanno perso un’occasione preziosa per conoscere e valutare meglio l’immensa ricchezza prodotta e riconosciuta in tutta Italia in tema di accessibilità dai Musei e dalle Associazioni del territorio che amministrano e amministreranno per i prossimi anni. Gli addetti all’informazione, che in tal modo hanno mostrato chiaramente il loro scarsissimo interesse reale per i temi dell’accessibilità, ed hanno perso l’opportunità per informarsi quel tantino in più che basterebbe a far scrivere loro articoli un pochino più sensati e documentati quando per caso devono occuparsene. In ogni caso, d’ora in avanti le parole altisonanti che ricoprono il vuoto e le finte innovazioni, da qualunque parte vengano, avranno un po’ più di difficoltà a trovare ascolto e credibilità presso i disabili.

Francesco Fratta – Direzione nazionale UICI – Responsabile per l’accessibilità a beni culturali e servizi librari
La visione soggettiva
E la forza di essere unici

 

Che cos’è la realtà? Molti risponderebbero che è reale tutto ciò che possiamo vedere e sperimentare
attraverso i nostri sensi. Parrebbe, in questo modo, che la realtà sia uguale per tutti, ma allora perché, di fronte ad un quadro, un paesaggio o un evento quotidiano, non reagiamo tutti allo stesso modo e notiamo particolari diversi?
Fondendo in questo discorso la scienza, la filosofia e la psicologia, possiamo affermare che l’occhio ci permette di vedere, ma la realtà che ci rappresenta è fortemente condizionata da tutto il nostro vissuto, dal luogo in cui siamo nati, dal pensiero religioso, dall’ideologia politica e da tutte le esperienze che hanno caratterizzato la vita di ciascuno di noi.
A livello puramente funzionale, l’occhio è assimilabile a una macchina fotografica: cornea, pupilla, cristallino e retina sono gli elementi costitutivi di questo delicato meccanismo.
Così l’occhio vede. Ma che cosa vede? E come? Se ci riflettiamo sopra, capiremo che (anche non prendendo in considerazione le varie patologie che possono limitare o annullare le capacità visive), il vedere ha sempre in sé qualcosa di soggettivo, derivante dal vissuto personale.
Abbiamo imparato a parlare e a vedere, definendo i vari oggetti, dai nostri genitori, acquisendone inconsapevolmente gusti e opinioni. Per questo la realtà e il concetto di bellezza non sono univoci; successivamente l’educazione scolastica, gli amici e le nostre prime esperienze ci condizionano ulteriormente e finiamo per adattarci alla realtà della maggioranza, soffocando la nostra individualità. Ma, così facendo, rischiamo di sacrificare alla volontà altrui o ai gusti imperanti la nostra personalità, i nostri obiettivi, i nostri sogni. La maggioranza degli uomini si adatta a questo tipo di esistenza. Si lamenta, ma non fa nulla per cambiarla. E invece no: per combattere l’ amargura, un termine portoghese che sta ad indicare amarezza, tristezza, malinconia, risentimento, dobbiamo lottare perché si concretizzino la nostra unicità, i nostri progetti. Questo renderà la nostra vita ogni giorno diversa e bella, anche se ci saranno dei momenti di sconforto, perché l’avremo vissuta pienamente, senza paure, senza pregiudizi, mescolandoci a tutti quelli che, come noi, vogliono veramente vivere.
Per quanto riguarda noi non vedenti, non dimentichiamo che la realtà si percepisce anche attraverso gli altri sensi; anche noi, come gli altri, siamo condizionati dall’educazione familiare e scolastica e, per di più, abbiamo bisogno di avere intorno persone che colmino le lacune derivanti dalla mancanza della vista, accrescendo in tal modo la nostra autostima e il nostro grado di socializzazione. Per questo, più degli altri, dobbiamo lottare per realizzare la vita in cui crediamo, senza lasciarci influenzare dalle decisioni altrui. Solo così avvertiremo meno il peso della nostra minorazione e saremo in grado di costruire il nostro futuro, forse con fatica ma con la gioia di chi ha saputo raggiungere il proprio obiettivo.
Per chi volesse approfondire questo argomento consiglio vivamente la lettura del romanzo dello scrittore brasiliano Paulo Coelho “Veronica decide di morire”.

Flavia Navacchia

 

Quando l’arte coinvolge i cinque sensi
L’esperienza della Summer School in Salento

Tra il 19 luglio e il 4 agosto, presso l’agriturismo “Le Fattizze” di Nardò (Lecce), si è tenuta una Summerschool articolata in 6 incontri della durata di 3 ore ciascuno, dove, insieme a riflessioni teoriche e esposizione di varie esperienze museali dell’area torinese riguardanti i temi dell’accessibilità, si sono svolti anche diversi laboratori dedicati ai cinque sensi. Collateralmente, per tutta la durata del corso, son state esposte ad una esplorazione prima solo tattile e poi anche visiva, alcune opere della scultrice Emilia Pozzo La Ferla, facenti parte della mostra “Vedertoccando”, che presenta corpi in vari atteggiamenti, gesti e volti con diverse espressioni. La Summerschool si è chiusa con una cena al buio che è stata – come tutto il corso del resto – molto apprezzata.
La maggior parte dei relatori che hanno affrontato questioni teoriche o hanno narrato esperienze museali di accessibilità, – Paola Traversi, Anna Laferla, Orietta Brombin, Annamaria Cilento, Fabio Levi, Rocco Rolli, Andrea De Benedetti e il sottoscritto – provenivano dall’area torinese e quasi tutti erano stati relatori al convegno “Sensi e parole per comprendere l’arte”, svoltosi a Torino a fine maggio (si veda l’articolo pubblicato su questo giornale), e con tutti loro la nostra Unione vanta proficue e durature collaborazioni.
Dunque, oltre ai contenuti e agli elementi di riflessione trasmessi esplicitamente dalle relazioni, è sicuramente filtrato anche il metamessaggio di quanto sia utile ed efficace, in termini di risultati concreti, un’assidua collaborazione tra gli enti che la cultura hanno il compito di proporla alla fruizione del pubblico e coloro che di questa offerta son destinatari, specie quando questi ultimi sono persone con disabilità. L’efficacia infatti deriva fondamentalmente dal fatto che il disabile che desidera davvero entrare in contatto significativo col bene culturale, non si può accontentare di un’offerta qualsiasi, ma si fa soggetto attivo e propositivo nella ricerca dei mezzi e degli strumenti più idonei per la soluzione dei vari problemi che gli impediscono una fruizione realmente soddisfacente dell’opera d’arte. Per inciso osserviamo anche che assai spesso le soluzioni trovate per questa via si rivelano estremamente utili anche a molti altri, compresi i cosiddetti normodotati.

Francesco Fratta

 

Più cinema per tutti
Protagonista Carlo Verdone

Dal 2 all’11 ottobre Torino sarà un punto di riferimento per la cultura accessibile. Al Cinema Massimo, infatti, si svolgerà la rassegna “Più cinema per tutti”, sviluppata dall’Associazione Museo Nazionale del Cinema e coordinata da Rosa Canosa. L’evento offrirà una serie di proiezioni attente alle necessità dei disabili sensoriali (con audiodescrizione pe le persone cieche e sottotitolazione per quelle sorde). La sfida è realizzare una manifestazione culturale per tutti. Quindi, non un evento speciale o “dedicato”, ma una proposta inserita nella normale programmazione delle sale. La rassegna sarà dedicata al grande regista e attore romano Carlo Verdone, del quale saranno proiettati 9 film, 7 dei quali pienamente accessibili alle persone con disabilità sensoriale. Lunedì 2 ottobre sarà lo stesso Verdone a inaugurare il ciclo di proiezioni: incontrerà il pubblico e presenterà il film Borotalco (1982), uno dei suoi grandi classici. Sostenuto da Compagnia di San Paolo, il progetto “Più cinema per tutti” è realizzato in collaborazione con le principali associazioni di persone disabili presenti sul territorio. Naturalmente non poteva mancare la nostra Unione, che ha fin da subito appoggiato l’iniziativa con entusiasmo.

 

La chiesa di San Lorenzo: un racconto da toccare con mano
Volontari al servizio dell’arte e della bellezza

Tra le numerose attività che animano il panorama culturale torinese è interessante, per l’attenzione dedicata ad ogni singolo turista, una delle proposte offerte dalla chiesa di San Lorenzo. La volontà di rendere nota ai cittadini e agli altri visitatori la storia dell’edificio ha sempre trovato ampia disponibilità in differenti gruppi di volontari e grande risonanza negli studi sul barocco piemontese. Proprio all’interno di questo fortunato contesto opera un piccolo gruppo di volontari, le Pietre Vive, una comunità di ispirazione ignaziana che, oltre all’accoglienza di quanti desiderano conoscere la chiesa, si propone di garantire un accompagnamento alla visita per persone cieche e ipovedenti. L’idea nasce in seguito ad una collaborazione col settore cultura della nostra sezione UICI Torino, col quale è stato possibile confrontarsi sui temi di cultura e accessibilità, e dal desiderio di valorizzare la chiesa con un approccio completo. In quest’ottica è stata riconsiderata la finalità del servizio: rendere l’edificio “pietra viva” raccontandone i significati cristiani e la storia celati dietro la sua architettura.
Per fornire una visita esaustiva e coinvolgente, il gruppo, oltre a un approfondito studio storico-artistico, ha ipotizzato l’utilizzo di strumenti utili a un approccio che solleciti diversi sensi. Proprio per questo, oltre all’ascolto delle informazioni fornite dai volontari, è prevista anche l’esplorazione tattile di disegni a rilievo (della pianta e della facciata) e di alcuni particolari architettonici al fine di sottolineare i punti di principale interesse.
Il percorso di visita è ancora in fase di sperimentazione, sia perché alcune delle strumentazioni di cui vorrebbe avvalersi il gruppo, tra cui il modellino della cupola, non sono ancora state realizzate, sia perché la verifica del lavoro svolto nasce anche dall’incontro con i turisti. Forse proprio grazie al suo carattere sperimentale e al piccolo contesto in cui operano le Pietre Vive, l’esperienza presenta un duplice valore: promuovere la conoscenza dell’architettura e dei significati religiosi e spirituali di uno dei gioielli del panorama torinese, ma anche creare un’occasione di socialità. Grazie a questa dimensione viene sottolineata l’importanza di una conoscenza del patrimonio condivisa, in cui le peculiarità del gruppo di visitatori sono colte come una ricchezza di prospettive.
Per maggiori informazioni rimandiamo al sito http://pietrevive.altervista.org

Gianni Laiolo – responsabile settore cultura UICI Torino
Chiara Pipino – volontaria gruppo Pietre Vive

 

In viaggio sul trenino rosso del Bernina
Tra vallate e paesaggi mozzafiato

Quest’anno, la gita organizzata dalla nostra sezione UICI Torino e svoltasi nei primi giorni di giugno, ci ha portato, almeno per un giorno, al di fuori dei confini nazionali, in Svizzera, dove, per raggiungere St. Moritz, siamo saliti sul famoso “Trenino Rosso del Bernina”, che ci ha permesso di godere di un’esperienza bellissima ed emozionante. Nel 2008, questo percorso è stato inserito dall’Unesco nel prestigioso Patrimonio Mondiale dell’Umanità.
Ma com’è nato il Trenino? Verso la fine del 1800 i residenti delle vallate circostanti sentirono l’esigenza di potersi spostare liberamente e di svolgere il proprio commercio più agevolmente, soprattutto nella stagione invernale. Così aderirono al progetto di un’azienda inglese che prevedeva la costruzione di una ferrovia di collegamento fra le vallate. I lavori ebbero inizio nel 1906 e si conclusero nel 1913 con l’apertura ufficiale della ferrovia, anche nei mesi invernali, su tutta la linea.
Per quei tempi, un’opera del genere era quanto mai complessa e ardita. La sua realizzazione dimostra, una volta di più, la genialità dell’uomo.
Alle 9.15, dopo una levataccia antelucana per essere puntuali, eravamo tutti alla Stazione di Tirano, pronti a salire con la nostra guida sul famoso Trenino e, comodamente seduti nelle carrozze panoramiche, con vetrate a cupola che permettono una più ampia visuale, abbiamo finalmente iniziato il viaggio.
In poco più di 2 ore il Trenino ci ha portato da un’altitudine di 420 metri ad una di 2.253 metri, dove si trova l’Ospizio del Bernina che segna il confine linguistico fra l’italiano e il tedesco, passando dalla Val Poschiavo alla Val Engadina, entrambe facenti parte del Canton Grigioni. Grazie alla spiegazione della guida abbiamo potuto cogliere, anche se in modo indiretto, la bellezza suggestiva del paesaggio. Mentre il Trenino si arrampicava lentamente a spirale intorno alla montagna, la voce della guida ci descriveva le diverse tonalità della vegetazione: dal verde chiaro delle querce a quello più intenso dei castagni e degli abeti e al verde più scuro delle pareti ricoperte da muschi e licheni, fino ad arrivare alla cima dove i raggi del sole si riflettevano sul bianco dei ghiacciai. Si è trattato di un’esperienza che consigliamo a tutti i non vedenti, purché siano accompagnati da una persona preparata e sensibile.
Scendendo nella Val Engadina, lungo il corso del fiume omonimo, siamo giunti a St. Moritz (1822 metri di altitudine) che nonostante la sua alta quota gode di un clima mite.
Molto piacevole è stata la passeggiata lungo il lago dove ci siamo fermati per il pranzo; nel pomeriggio abbiamo visitato ciò che era possibile tra cui le rovine di un antico castello mai portato a termine e, per contro, il viale su cui si affacciano le bellissime e lussuose ville di alcuni vip.
Con il pullman abbiamo quindi raggiunto Livigno in Valtellina (1816 metri di altitudine), un paese che rispecchia molto l’ordine e lo stile di vita degli svizzeri e come St. Moritz offre degli scorci naturalistici di grande effetto. La guida ci ha raccontato le guerre di religione che si sono svolte nei secoli scorsi tra cattolici e protestanti che, al giorno d’oggi, finalmente, vivono pacificamente.
Nelle sue varie tappe, la gita ha cercato di coniugare le bellezze storiche ed artistiche con quelle paesaggistiche. Queste ultime ci hanno maggiormente colpiti ed emozionati. Anche i partecipanti hanno mostrato il loro gradimento, consigliandoci di organizzare nuovi viaggi, magari in qualche capitale straniera.

Titti Panzarea

 

Quando eravamo emigranti e sbarcavamo a Ellis Island
La memoria in mostra al Galata Museo del Mare di Genova

Nulla è più straziante di una partenza in nave per chi ha appena salutato le persone più care e teme di non rivederle mai più. Lentamente la prua prende il largo verso un mare scuro d’angoscia, mentre il cuore resta inchiodato alla banchina. Gli emigranti che a inizio Novecento si imbarcavano sui piroscafi diretti in America, a volte, al momento di partire, lanciavano verso i loro familiari un gomitolo di lana e si aggrappavano forte a quel filo sottilissimo, finché la nave, allontanandosi, non lo spezzava. Abbiamo scoperto tutto questo durante la visita al Galata Museo del Mare di Genova, tappa della gita organizzata dall’U.N.I.Vo.C. Torino per il mese di maggio. L’intero museo è una miniera di informazioni sulla storia della navigazione e della marineria. Particolarmente toccante, forse anche per i tanti riferimenti alla nostra storia recente e alla contemporaneità, è stata la visita alla sezione MEM (Memoria e Migrazioni), che, con i suoi 1.200 metri quadri di allestimento e oltre 40 postazioni multimediali, ricostruisce sia la storia dell’emigrazione italiana via mare, sia quella, più recente, dell’immigrazione verso l’Italia. Così, grazie anche alla passione e alla preparazione di Lidia (la guida che ci ha accompagnati durante la nostra giornata genovese), abbiamo potuto immergerci in un universo di sofferenze e speranze, vicende tragiche e storie a lieto fine. I viaggi di chi, per oltre un secolo, ha lasciato l’Italia cercando fortuna oltremare, erano esperienze estreme, al limite della sopravvivenza. Le traversate duravano settimane. Si dormiva ammassati a centinaia in spazi angusti, dove in breve tempo l’aria diventava irrespirabile. La probabilità di ammalarsi era elevata: a bordo imperversavano infezioni come il tracoma (che nei casi più gravi portava alla cecità) o patologie polmonari causate dai forti venti atlantici. Spesso i più fragili soccombevano. Chi aveva la fortuna di sopravvivere al viaggio, se approdava negli Stati Uniti doveva superare, al momento dello sbarco, un accurato esame medico. Le persone che risultavano malate, o anche solo debilitate, venivano immediatamente rispedite in patria. Sono entrate ormai nella leggenda le vicende legate a Ellis Island, l’isolotto nella baia di New York da dove transitavano gli italiani in arrivo. Ad attenderli non c’era certo un mondo accogliente, ma una lingua ignota, un presente precario e (nel migliore dei casi) la prospettiva di un lavoro sfibrante, talvolta disumano. Eppure ci sono anche tante storie positive: storie di persone che ce l’hanno fatta e che, con intraprendenza e coraggio, hanno saputo integrarsi in quel melting-pot culturale. Lo sanno bene i tantissimi Americani che oggi portano un cognome italiano. Molte di queste storie si possono ripercorrere visitando il Museo del Mare, grazie a un accurato lavoro di documentazione che raccoglie lettere, immagini e oggetti personali. Sono vicende che non possiamo dimenticare. Sono anche le nostre storie. In fila, tra le figure stanche e disorientate sulla banchina, potrebbero esserci i nostri bisnonni. Non solo: al di là di qualsiasi valutazione politica, nel leggere e ascoltare di quei viaggi estremi, è impossibile non rabbrividire, pensando alle migliaia di persone che oggi lasciano i loro Paesi e rischiano la vita in mare, per inseguire un destino non meno incerto.

Lorenzo Montanaro

 

La voce dei soci
I test d’ingresso alla Facoltà di Fisioterapia siano accessibili ai disabili visivi

Per la rubrica “La voce dei soci”, pubblichiamo il contributo di Gianni Laiolo, consigliere della nostra sezione UICI Torino e responsabile del comitato fisioterapisti. Il suo appello per l’accessibilità dei test d’ingresso tocca un tema di grande rilevanza. In gioco c’è il futuro di una professione storica, che per decenni ha consentito a centinaia di persone cieche e ipovedenti di accedere al mondo del lavoro e dimostrare le loro grandi potenzialità. Ma se non si troveranno soluzioni adatte, questa possibilità rischia di esaurirsi.
Vi ricordiamo che potete contribuire alla rubrica “La voce dei soci” inviando testi brevi (circa 1.000 caratteri spazzi inclusi) all’indirizzo ufficio.stampa@uictorino.it

Vogliamo fare chiarezza sui test d’ingresso alla Facoltà di Fisioterapia dell’università. Attualmente, lo ricordiamo, il solo corso praticabile per i disabili visivi è quello istituito presso la Facoltà di Firenze, che garantisce una riserva di 5 posti.
Da parecchi anni la nostra sezione UICI Torino chiede all’ateneo del capoluogo piemontese di rendere accessibili le prove d’ammissione. Ci sono stati vari incontri con il Preside di Facoltà, ma non si è raggiunto nessun risultato, poiché la materia è di competenza del Ministero dell’Istruzione e della Ricerca. Nonostante questo, abbiamo comunque cercato di intraprendere una trattativa con l’Università torinese per rendere accessibile il percorso. Il Consiglio provinciale UICI, coinvolgendo la sede centrale, ha fatto tutto il possibile. E’ stato anche scritto un Ordine del Giorno, nel quale si chiedeva un impegno straordinario per rimuovere gli ostacoli esistenti e consentire ai ragazzi con disabilità visiva di avvicinarsi a una professione storica, che tanto ha dato ai ciechi. Nel frattempo abbiamo anche preso contatti con l’Università del Piemonte Orientale e, insieme ad alcuni dirigenti nazionali, abbiamo incontrato il Preside della Facoltà di Fisioterapia di Novara. Forti della sensibilità dimostrata dall’ateneo novarese, abbiamo stilato il progetto per un percorso di laurea sperimentale rivolto a 5 studenti. Purtroppo, anche in questo caso, l’entusiasmo ha avuto vita breve: per attuare il programma, infatti, l’ateneo ha chiesto al Ministero uno stanziamento straordinario, che però non è mai arrivato. Sull’accessibilità dei test d’ingresso si è pronunciato anche il Consiglio Regionale UICI Piemonte, con un Ordine del Giorno datato 2 luglio. Nulla si è mosso fino a fine luglio, quando il quotidiano La Repubblica ha dedicato un articolo alla questione. Secondo i giornalisti, il rettore di Torino, su pressione dell’Assessore alla Sanità della Regione Piemonte, avrebbe finalmente reso accessibili i test d’ingresso agli studenti non vedenti. Ne è scaturito un dibattito tra gli addetti ai lavori e i docenti dei corsi. A fianco dei disabili si sono schierate anche l’Associazione Nazionale Fisioterapisti (Aifi) e l’Organizzazione Europea di Fisioterapia. In particolare, nelle scorse settimane, siamo stati ricevuti dall’Aifi, che, attraverso il direttore regionale Giuseppe Tedesco, ci ha manifestato solidarietà e sostegno. Tuttora, comunque, la questione resta sospesa. Il paradosso è che tra i docenti dei corsi di laurea ci sono già alcune persone non vedenti. Come già osservato, la nostra Unione Ciechi di Torino ha lavorato molto per sanare il problema. Oltre al sottoscritto, che da anni si batte contro questa ingiustizia, va senz’altro citato il prof. Oscar Franco, che ha investito lavoro, impegno e passione. Speriamo che gli anni di lotte portino finalmente ai risultati sperati, dando la possibilità ai nostri giovani di intraprendere una professione che ha saputo rinnovarsi e raggiungere una formazione di livello universitario. Non permettiamo che il nostro lavoro vada perso: quella del fisioterapista è una professione che dà grandi soddisfazioni e ci permette di aiutare il prossimo, dimostrando che una persona disabile della vista, se messa nelle condizioni di lavorare, è un valore aggiunto per tutti.

Gianni Laiolo
Consigliere e Responsabile Comitato Fisioterapisti UICI Torino

Sport – BXC: I Patrini Malnate accedono alle semifinali

Si è disputato domenica 17 settembre, al Kennedy di Milano, il recupero del primo turno di Coppa Italia di baseball per ciechi che ha visto i Patrini Malnate conquistare il successo e l’accesso alle semifinali in programma domenica 24 settembre a Bologna.
Le altre semifinaliste sono Fiorentina BXC, Bluefire Cus Brescia e Bologna White Sox Cvinta.
Di seguito i risultati del girone di Milano:

Lampi Milano – Thunder’s Five Milano 10 a 2

Thunder’s Five Milano – Patrini Malnate 0 a 3
Patrini Malnate – Lampi Milano 4 a 1

 

Gruppo Sportivo Dilettantistico Non Vedenti Milano ONLUS
Via Vivaio, 7
20122 Milano
tel/fax: +390276004839
Email: info@gsdnonvedentimilano.org
Web: www.gsdnonvedentimilano.org

 

Comunicato stampa – XXII Edizione Premio Louis Braille Teatro Brancaccio Roma, 20 settembre ore 20.30

Roma, 13 settembre 2017- Giunge alla sua ventiduesima edizione il Premio Louis Braille, uno degli avvenimenti più importanti per l’Unione Italiana dei ciechi e degli ipovedenti Onlus – l’associazione di tutela e rappresentanza dei ciechi e ipovedenti italiani- che si terrà il prossimo 20 settembre al Teatro Brancaccio di Roma.
Lo spettacolo sarà ripreso dalla RAI, media partner dell’evento, e trasmesso su RaiUno Sabato 23 Settembre, seconda serata.
Il Premio Louis Braille sarà consegnato dall’ UICI a due realtà che si sono distinte per la capacità di aumentare l’inclusione sociale e culturale dei ciechi e degli ipovedenti, nel corso di una speciale serata evento cui parteciperanno autorevoli rappresentanti delle istituzioni, del mondo delle associazioni, del cinema, del teatro e della musica.
Un Premio Speciale sarà riconosciuto all’attrice Valeria Golino e al regista Silvio Soldini per il film “Il colore nascosto delle cose”, presentato alla 74. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dove l’attrice interpreta una meravigliosa, e fuori dagli stereotipi, osteopata cieca.
La conduzione della XXII Edizione del Premio Louis Braille è stata affidata anche quest’anno a Ivan Dalia, musicista cieco dalla personalità istrionica, affiancato in questa edizione da Monica Marangoni, conduttrice Rai, e dall’attrice Elda Alvigini. A loro il compito di presentare ospiti, progetti, storie e performance capaci di accendere l’interesse del pubblico, come avvenuto in occasione della scorsa edizione -sold out- organizzata al teatro Sistina di Roma.
Sul palco del Brancaccio si alterneranno, tra gli altri, il cantante Mario Venuti, il big boy Sergio Sylvestre – cantante rivelazione dell’edizione 2016 di Amici – e il soprano lirico leggero, Adonay Mamo, in arte Adonà, uno dei protagonisti del musical “La regina del Ghiaccio”, accanto a Lorella Cuccarini, e super ospite ricorrente di Edicola Fiore. Tra i protagonisti speciali della serata, il piccolo pianista prodigio di Manchester, Leo Bailey-Yang. Leo, infatti, nonostante le difficoltà dovute alla sindrome di attenzione e iperattività, attraverso la musica riesce a vivere una vita straordinaria, piena e appagata. Uno dei momenti più interessanti dell’evento sarà poi quello dedicato all’audio film, magistralmente interpretato dagli attori Lino Guanciale, Massimo Poggio, Anna Safroncik, Gualtiero Burzi. Infine, a rendere il clima ancora più divertente e socializzante, le previsioni dell’astro blogger più famoso del web, Simon and the Stars.
Una grande soddisfazione per l’UICI e per la Eliofilm, giovane società di produzione cinematografica e audiovisiva, alla quale è stata affidata l’ideazione e l’organizzazione dell’evento, che anche quest’anno hanno saputo allestire un grande evento di comunicazione e spettacolo, riuscendo a conciliare impegno, cultura e divertimento, grazie all’entusiasmo di tutti gli ospiti e di quanti hanno lavorato dietro le quinte.
Perché comunicare, promuovere la partecipazione, è condizione indispensabile nella prospettiva di assicurare il diritto di tutti alla piena realizzazione e cittadinanza. Solo in quest’ottica è infatti possibile superare il concetto di disabilità e valorizzare quello di persone che costruiscono la propria identità, ottenendo risultati eccellenti, “semplicemente” su quattro sensi invece di cinque.
I Premiati e le motivazioni
Dott. Fulvio Giardina, Presidente del CNOP, Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi, per aver consentito, grazie alla professionalità e all’esperienza dei propri iscritti, la realizzazione di progetti di sostegno psicologico rivolti alle persone cieche ed ipovedenti ed alle loro famiglie.
Dr.ssa Gioia Ghezzi, Presidente Ferrovie dello Stato Italiane, per l’attenzione dimostrata dalle strutture del Gruppo FS verso le persone con disabilità visive e, in particolare, per la quotidiana attività di assistenza svolta con sensibilità nelle stazioni dal personale delle Sale Blu di RFI e, a bordo dei treni, dal personale di Trenitalia.
I conduttori
Ivan Dalia
Monica Marangoni
Elda Alvigini

Gli artisti
Mario Venuti
Sergio Sylvestre
Lino Guanciale
Massimo Poggio
Anna Safroncik
Gualtiero Burzi
Claudio Lauretta
Adonà
Leob Bailey Yang
Faro Ensamble

 

L’ingresso è libero su prenotazione -fino ad esaurimento posti– ai recapiti: ustampa@uiciechi.it – 06/69988 376-417
I biglietti potranno essere ritirati presso la biglietteria del teatro Brancaccio a partire dalle ore 19.00 del 20 settembre.
Lo spettacolo sarà ripreso dalla RAI, media partner dell’evento, e trasmesso su RaiUno Sabato 23 Settembre, seconda serata.

Info Stampa:
press@clanth.com

 

L’evento è stato realizzato in collaborazione con Second Sight

XXII Premio Louis Braille – invito

XXII Premio Louis Braille – locandina

 

 

Vincenzo Zoccano eletto presidente del Fid Forum Italiano della Disabilità

Vincenzo Zoccano è stato eletto, con voto unanime, Presidente Nazionale del FID, Forum italiano sulla Disabilità. Sulla nomina di Zoccano, componente della Direzione Nazionale dell’Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti e membro dell’esecutivo della FAND, la Federazione delle Associazioni Nazionali Disabili, l’altra grande federazione per il superamento dell’Handicap la FISH, e tutte le maggiori Associazioni del territorio nazionale, si sono trovate concordi e hanno fatto convergere il loro voto. Il Fid, costituito nel 2008, comprende le organizzazioni e federazioni rappresentative delle Persone con Disabilità e delle famiglie, che si battono per la tutela dei diritti di chi vive in condizione di disabilità. Importantissimo il ruolo di questo forum a livello non soltanto nazionale ma anche internazionale: infatti, sulla base del perseguimento dei principi sanciti dalla Convenzione ONU per i Diritti delle Persone con Disabilità, ratificata in Italia con la Legge
18 del 2009 e dall’Unione Europea nel 2010, il FID effettua proposte anche di tipo normativo, in relazione alle politiche europee ed internazionali sulla Disabilità, indica le linee operative nazionali presso le maggiori Istituzioni Europee ed internazionali e prende parte ai lavori del Forum Europeo della Disabilità, l’ European Disability Forum. L’elezione di Vincenzo Zoccano, avviene in un contesto particolarmente importante, in quanto giovedì 14 settembre, il Parlamento Europeo in seduta plenaria, discuterà e voterà gli emendamenti in merito alla Legge sull’Accessibilità, Accessibility Act.
“Un passo fondamentale nel riconoscimento dei Diritti di tutti , non soltanto delle Persone con Disabilità – ha sottolineato il neo Presidente – ringrazio tutti coloro i quali mi hanno dato fiducia; ringrazio il Presidente uscente Franco Bettoni e il Presidente Nazionale UICI Mario Barbuto. Tanto lavoro è già stato fatto ma ancora moltissimo impegno e sforzo devono essere profusi perché tutte le barriere, non soltanto fisiche ma anche mentali, vengano abbattute. Ci aspetta un lungo cammino- conclude Zoccano, Presidente della Consulta delle Associazioni di Persone Disabili e delle loro famiglie del Friuli Venezia Giulia – ma grazie ad una splendida squadra, sarà possibile conseguire ottimi risultati.
Dobbiamo mantenere e rafforzare i contatti con il Forum Europeo, L’unione Europea e le Nazioni Unite per costruire una nuova cultura della disabilità.”

Vincenzo Zoccano

Commissione Nal – Creazione Cooperativa sociale, di Valter Calò

Autore: Valter Calò

Siamo stati contattati da parecchi soci e dirigenti UICI, con idee o richieste di consulenze riguardanti la creazione di una cooperativa. Abbiamo ritenuto importante scrivere alcuni punti che indirizzino soci o dirigenti a comprendere meglio l’iter da seguire per intraprendere questa opportunità lavorativa, destinata a persone fortemente interessate e motivate.
Creare una Cooperativa sociale è un progetto o un’opportunità non facilmente perseguibile, in quanto ci sono parecchie problematiche da superare, ma le motivazioni di tutti, partecipanti al progetto e componenti la Commissione NAL, è e sarà l’unica forza che ci potrà dare dei risultati per poter raggiungere degli obiettivi.
Primo punto fondante da recepire, per tutti coloro i quali fossero interessati ad intraprendere questa strada, è che UICI incentiva e promuove la creazione di cooperative, con il fine di dare la possibilità a tutti i suoi soci di intraprendere queste opportunità lavorative e agevolerà le aperture di cooperative con un piccolo contributo per avviare i progetti, che in ogni caso verranno valutati attentamente dall’ufficio di Presidenza Nazionale.
UICI lascia la gestione e la libera imprenditorialità ai soci della cooperativa stessa.
Riportiamo le parole del nostro Presidente, dott. Mario Barbuto:
“L’Unione non può e non deve investire proprie risorse in attività a carattere meramente imprenditoriale.
Essa può e deve, tuttavia, promuovere e sostenere iniziative anche di quella natura, laddove esistano prospettive di positiva ricaduta di effetti benèfici sui ciechi e sugli ipovedenti, sia in termini occupazionali, sia in termini di generazione di servizi e prestazioni ad alta specializzazione.
Non mancheranno, dunque, l’appoggio e il sostegno dell’Unione, nella eventualità che sia posta in essere una iniziativa del genere, sia in termini di immagine, sia in termini di concrete agevolazioni quali modesti contributi finanziari, fideiussioni per prestiti e via dicendo.”
Le Cooperative possono avere diverse finalità lavorative, queste le potete elaborare  tranquillamente voi, chi dovesse avere delle difficoltà o non fosse del tutto convinto di un’idea, può tranquillamente contattarci, proveremo assieme a trovare le giuste soluzioni. Noi potremmo proporre, come esempio, una <Cooperativa agricola
Che cosa è un imprenditore agricolo?
Un lavoratore che difende il territorio, il primo a contatto con la natura, che per amore verso di essa produce e rivende i suoi prodotti.
Quali prodotti può produrre un minorato della vista?
Non esiste nessun progetto specifico adatto  o meno ai minorati della vista, ma ogni singolo progetto deve essere adattato alle nostre esigenze
Che tipo di lavoro fa l’imprenditore agricolo?
Dall’allevamento alla produzione di ortofrutta. L’imprenditore moderno, se non lavora grandi aziende, con centinaia di ettari, difficilmente potrà produrre utili. Diversamente l’imprenditoria agricola basata su piccoli appezzamenti di terra di 10-30 ettari, deve necessariamente intraprendere la vendita diretta dei suoi prodotti. Per creare un reddito significativo o sufficiente per l’autosostentamento economico, l’unica strada è produrre, trasformare e vendere i propri prodotti, agevolati in questo dalle normative che regolano la vendita diretta nell’imprenditoria agricola.
Le cooperative possono avere parecchie finalità lavorative, ma, come ho detto, lasciamo lavorare la vostra fantasia o idea progettuale, rendendoci sempre disponibili per una eventuale consulenza sullo studio di fattibilità e per essere al fianco vostro per redigere assieme il progetto di fattibilità, collaborando attivamente per la sua realizzazione.
Cos’è uno Studio di Fattibilità e cos’è un Progetto di Fattibilità?
a) Studio di Fattibilità: un’analisi approfondita di un progetto che, senza entrare nei dettagli economici, valuta attentamente la possibilità del progetto stesso; basi dello studio di fattibilità sono i partecipanti e il sito o sede della cooperativa.
b) Progetto di Fattibilità: anche chiamato comunemente business plan, analizza l’aspetto economico, uscite ed entrate, valuta le possibilità di realizzo e i piani di ammortamento; il progetto di fattibilità integra e completa lo studio di fattibilità.
Come possiamo assieme raggiungere questa opportunità lavorativa?
Partiamo dal punto fondamentale:
.1 chiunque  fosse interessato, di tutte le età, può inviare il suo nominativo con i riferimenti (cellulare, telefono, indirizzo di residenza e indirizzo e-mail) all’ufficio di Presidenza Regionale o di Sezione UICI, il quale rimarrà in contatto con noi della commissione NAL.

.2 raggiunto un numero sufficiente di interessati ad uno o più  progetti, verrà fatto un incontro a persona o in sala virtuale con noi della Commissione NAL, per confrontarci e conoscerci. Verranno spiegate le opportunità e verranno date risposte ai vostri quesiti.

.3 ricerca di un sito adatto che soddisfi in pieno le necessità della cooperativa per luogo, vicinanza e accessibilità al gruppo di lavoro, ad esempio: dal 2015 la legge sull’agricoltura sociale prevede assegnazione di terreni e aziende di proprietà del demanio e degli enti locali a cooperative sociali che si presentino con un Progetto di Fattibilità  valido e completo in tutte le sue parti. Agricoltura sociale non significa solo lavorare la terra, ma anche agriturismo, fattorie didattiche, allevamento, asili, ristorazione ecc. In ogni caso anche se la cooperativa non dovesse essere     direzionata verso il mondo bucolico dell’agricoltura, si può accedere all’utilizzo di siti o strutture pubbliche; attenzione: ho scritto “si può”, non è obbligatorio o un diritto, dipende molto dalla capacità di interloquire che hanno i nostri   dirigenti con le amministrazioni loco/Regionale.

.4 definito il sito e il gruppo di partecipanti, dobbiamo analizzare il progetto con uno Studio di Fattibilità. Per questo nessun problema, ci saremo noi ad aiutarvi, consapevoli che si tratta di un documento tecnico di non facile realizzo.

.5 Ultimato lo Studio di Fattibilità, dovranno contemporaneamente essere portate avanti due azioni:
a) compilazione del progetto di fattibilità secondo uno standard Europeo;
b) ricerca fondi per il suo realizzo.
Anche per questo quinto punto, ci siamo noi che assieme a voi cercheremo delle risoluzioni a queste problematiche, chiaramente tutti dovranno prodigarsi per raggiungere gli obiettivi. Esistono fondi Europei, Nazionali e degli Enti locali che possono coprire parte o tutte le spese di realizzo, oltre a fondi sociali ai quali possiamo fare domanda di sovvenzioni; è chiaro che da parte dei dirigenti locali dell’UICI ci deve essere massima collaborazione.

Quanto sopra esposto è un concetto di base che si propone di illustrare l’iter progettuale in modo che tutti siano consapevoli che aprire una cooperativa sociale non è una passeggiata, ma una sfida contro numerosi problemi che si avvicenderanno e a volte si accavalleranno   continuamente fino al suo realizzo.
Ultimata la preparazione progettuale teorica, bisogna sviluppare in pratica quanto si è prefissato e scritto nel nostro progetto di fattibilità, a questo punto iniziano i problemi veri.
Bene: se non vi siete ancora spaventati e volete saperne di più, contattateci e benvenuti nel mondo delle cooperative e dell’imprenditoria, Valter Calò  Cell 37.37.206.206 Email valtercalo21@gmail.com

Valter Calò
 

Caltanissetta – Sbloccate N. 3 assunzioni obbligatorie previste dalla legge n. 113/1985 sulla base della Relazione tecnica circa le caratteristiche dell’apparecchiatura

Il Presidente della Sezione Uici di Caltanissetta, Alessandro Mosca, è riuscito a sbloccare le assunzioni obbligatorie di tre centralinisti telefonici previste dalla legge nazionale n. 113 del 29 marzo 1985 (presso la Ragioneria generale dello Stato, sede di Caltanissetta, presso il Corpo regionale delle miniere, Distretto minerario di Caltanissetta, e presso l’Azienda demaniale delle Foreste di Caltanissetta). La norma prevede che <La Società italiana per l’esercizio telefonico- SIP, entro sessanta giorni dall’installazione o trasformazione di centralini telefonici che comportino l’obbligo di assunzione previsto dalla presente legge, deve comunicare agli uffici provinciali del lavoro competenti per territorio l’operazione avvenuta e le caratteristiche dell’apparecchiatura tecnica> (art. 5, comma 3). Il Presidente Mosca ha richiamato l’attenzione dell’Ufficio provinciale del lavoro e dell’Ispettorato del lavoro sul fatto che l’onere della prova circa le caratteristiche tecniche del centralino installato presso un datore di lavoro pubblico o privato debbano ricadere sulla Telecom Italia (ora TIM) o su altre Aziende autorizzate ad installare o collaudare centralini telefonici (riferimento giurisprudenziale: Corte di Cassazione, n. 9215/2015). Pertanto, in sede ispettiva non dovranno essere accettate dichiarazioni rese autonomamente dai datori di lavoro circa il meccanismo dei propri centralini in relazione agli obblighi di legge, e, davanti al Giudice, potrebbero essere annullati, per vizi di legittimità e di merito, i verbali ispettivi che non riportino gli estremi di Relazione tecnica della Società installatrice e collaudatrice, circa le caratteristiche tecniche delle apparecchiature telefoniche in uso. È importante- dice Alessandro Mosca- che ognuno faccia la propria parte e che siano chiare le rispettive competenze. Solo così potremmo dare un sostegno concreto ad una norma che troppo facilmente viene disapplicata dai datori di lavoro, ma che, invece, ha ancora una certa cogenza in termini occupazionali.

 

Rubrica di SlashRadio “Dialogo con la Direzione” mercoledì 13 settembre 2017 ore 16,30, di Mario Barbuto

Autore: Mario Barbuto

Care amiche e cari amici,

sono lieto di invitarvi all’undicesimo appuntamento con la rubrica mensile “Dialogo con la Direzione”, fissato per mercoledì 13 settembre p.v. dalle 16,30 alle 17,30. Durante la trasmissione avrete la possibilità di dialogare con due componenti della Direzione Nazionale, ai quali potrete rivolgere in diretta domande su tutti gli aspetti della vita della nostra Associazione.
Questa rubrica costituisce un’altra importante occasione di dialogo diretto con la dirigenza nazionale, nell’auspicio di ridurre sempre più la distanza tra i ciechi e gli ipovedenti – soci e non soci – e il gruppo di persone che ha l’onore e l’onere di gestire l’attività della principale associazione di tutela e rappresentanza dei ciechi e degli ipovedenti italiani.
Come di consueto, le domande saranno libere, dirette e senza filtri e potranno toccare tutti gli aspetti della nostra attività associativa e tutti i temi inerenti la vita dei ciechi e degli ipovedenti.
In questo undicesimo appuntamento, gli ascoltatori potranno rivolgere le proprie domande a Linda Legname e Stefano Tortini.
Le modalità di contatto per indirizzare le domande o intervenire in trasmissione, sono:
– email, all’indirizzo dialogoconladirezione@uiciechi.it
– modulo web, all’indirizzo http://www.uiciechi.it/radio/radio.asp
– telefono, durante la diretta, ai numeri 06 6998-8353 / 06 6791-758.
Per ascoltare Slashradio sarà sufficiente digitare la seguente stringa: http://www.uiciechi.it/radio/radio.asp
E per chi usa il Mac: http://94.23.67.20:8004/listen.m3u
Vi aspettiamo numerosi!

 

Attività formative anno 2017 – Corso di formazione per operatori di ausilioteca.

L’stituto dei Ciechi F. Cavazza realizzerà un corso di formazione per operatori di ausilioteca che si svolgerà fra il 24 Novembre 2017 e il 25 Febbraio 2018 per un totale di 100 ore formative.
L’operatore, all’interno dell’Ausilioteca, deve essere in possesso di tutte le competenze basilari che gli permettano da un lato di comprendere le necessità dell’utente e dall’altro di avere una profonda conoscenza degli strumenti che la tecnologia mette attualmente a disposizione.
Scopo del corso è di formare il personale che in base alle proprie competenze già opera o che troverà impiego in futuro all’interno dei servizi di ausilioteca. Il corso si rivolge inoltre ai professionisti del settore che desiderano semplicemente ampliare le proprie conoscenze nell’ambito degli ausili.
Il corso è aperto a: personale specializzato già operante all’interno dell’UICI, dell’Irifor o degli Enti/Associazioni collegati, ortottisti, oculisti, psicologi, pedagogisti, educatori professionali, terapisti occupazionali, tiflo-informatici e ottici.
Il corso si terrà presso l’Istituto dei ciechi F Cavazza a Bologna in via Castiglione 71, avrà un costo di 300 euro a partecipante e riconoscerà ai corsisti  50 crediti ECM.
Le iscrizioni possono essere effettuate direttamente sul sito www.cavazza.it
Per eventuali informazioni scrivere a formazione@cavazza.it
Di seguito il programma del corso.

PROGRAMMA

I MODULO
VENERDÌ 24 NOVEMBRE
14.00-18.00 Patologie oculari causa di ipovisione nell’adulto e nel bambino. Diagnosi prognosi e timing di intervento
SABATO 25 NOVEMBRE
9.00-13.00 – Plasticità cerebrale e apprendimento
– La disabilità visiva nel contesto del plurihandicap
14.00-18.00 – La consulenza psicologica e tiflopedagogica
DOMENICA 26 NOVEMBRE
9.00-13.00 – Il codice Braille
14.00-18.00 – Rappresentazione delle immagini e l’uso vicariante dei sensi
– Ausili per l’orientamento e mobilità

II MODULO
VENERDÌ 19 GENNAIO
14.00-18.00 – La quantificazione del residuo visivo e delle abilità residue nel bambino e nell’adulto
SABATO 20 GENNAIO
9.00-13.00 – Ausili ottici: individuazione, applicazione, costruzione
14.00-18.00 – Ausili elettronici, hardware e software: screen reader, sintesi vocali, terminali e stampanti Braille, smartphone- tablet, videoingranditori
DOMENICA 21 GENNAIO
9.00-13.00 e 14.00-18.00 Addestramento pratico all’utilizzo degli ausili

III MODULO
VENERDÌ 23 FEBBRAIO
14.00-18.00 – Ausili per la riabilitazione visiva e la stimolazione dell’apparato visivo
SABATO 24 FEBBRAIO
9.00-12.00 e 14.00-18.00 Make visual aids: laboratorio pratico per realizzazione degli strumenti per la stimolazione visiva nella prima infanzia
DOMENICA 25 FEBBRAIO
9.00-12.00 – La comunicazione all’interno dell’equipe
– La comunicazione all’interno della rete dei servizi
14.00-18.00 – Aspetti medici legali della disabilità
– Verifiche di apprendimento
– Pianificazione del tirocinio nelle varie sedi

IV MODULO
Tirocinio pratico di 20 ore che potrà essere svolto presso le strutture aderenti al progetto e consultabili sul sito www.cavazza.it  Area Scuola e Formazione.
Al termine del percorso formativo sarà rilasciato l’attestato di partecipazione.

 

Modena – La tecnologia al servizio dei non vedenti

Distretto Lions 108 Tb e Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti Modena insieme per la presentazione del nuovo bastone elettronico

Modena, Novità tecnologiche a servizio dei non vedenti e degli ipovedenti. Sabato 9 settembre alle ore 15 presso la Sezione Territoriale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Modena, in Via Don Lorenzo Milani 54, sarà presentato il nuovo bastone elettronico denominato “BEL”. La dimostrazione dell’ausilio sarà curata dal Distretto Lions 108 Tb. La tecnologia “BEL” è basata su un sensore ad ultrasuoni che trasmette un segnale vibrante alle dita per rilevare gli ostacoli: le sensazioni percepite, i suoni, la conoscenza dell’ambiente circostante attraverso il racconto degli altri vengono così integrati da questo nuovo strumento, che permette alle persone non vedenti ed ipovedenti di orientarsi autonomamente nello spazio circostante per lo svolgimento delle attività quotidiane.

 

Assunzioni nel settore pubblico (GU 64 e 65 – Serie Speciale – Concorsi ed Esami)

Tipologia di richiesta: Selezione pubblica per titoli e colloquio per N. 1 posto a tempo indeterminato e tempo pieno di centralinista specializzato non vedente, categoria B1.
(rif. GU n. 64 del 25-8-2017)
Sede di lavoro: Città di Albignasego (PD)
Requisiti richiesti:
titolo di studio diploma di istruzione secondaria o assolvimento dell’obbligo scolastico;
abilitazione alla funzione di centralinista;
iscrizione all’Ufficio territoriale del collocamento mirato – Liste speciali dei centralinisti telefonici privi della vista.
Il bando è consultabile alla pagina www.obizzi.it
Modalità di partecipazione: per titoli e colloquio. La domanda di partecipazione dovrà essere presentata, alternativamente:
a mezzo raccomandata con avviso di ricevimento, all’indirizzo: Comune di Albignasego (PD) Via Milano n .7 – 35020 Albignasego (PD). La domanda dovrà essere firmata e corredata di una fotocopia del documento di riconoscimento;
a mano presso l’Ufficio Protocollo del comune medesimo all’indirizzo sopra indicato;
a mezzo PEC al seguente indirizzo: albignasego.pd@cert.ip-veneto.net
(la domanda di partecipazione dovrà essere inviata da una casella elettronica PEC appartenente esclusivamente al candidato pena esclusione e si dovrà allegare copia di un documento valido di identità..
Scadenza: 25 settembre 2017
Informazioni utili: presso Risorse Umane del comune medesimo: tel. 049/8042250/238

 

Tipologia di richiesta: Avviso pubblico di mobilità esterna per la copertura di N. 5 posti di Operatore Servizi Generali, ruolo Operatore amministrativo – categoria B -, a tempo indeterminato e parziale, riservato esclusivamente ai disabili di cui all’art. 1, comma 1 della legge 68/1999.
(rif. GU n. 65 del 29-08-2017)
Sede di lavoro: Asti
Requisiti richiesti:
essere in servizio, con rapporto di lavoro a tempo indeterminato presso altre Pubbliche Amministrazioni, con collocazione nella medesima categoria contrattuale del posto da coprire e con possesso di uguale profilo professionale o comunque con profilo equivalente per tipologia di mansioni;
essere in possesso del “nulla osta” alla mobilità rilasciato dall’Ente di appartenenza.
Il bando è consultabile alla pagina www.comune.asti.it
Modalità di avviamento: La domanda di partecipazione dovrà essere presentata, alternativamente:
a mezzo raccomandata con avviso di ricevimento ed indirizzata al Dirigente del Settore Risorse Umane e Sistemi Informativi della Città di Asti – Piazza Catena n. 3 – 14100 Asti;
a mano presso l’Ufficio Protocollo del Comune medesimo – Piazza San Secondo, 1 – 14100 Asti;
a mezzo PEC al seguente indirizzo: protocollo.comuneasti@pec.it
(se i candidati dispongono della firma digitale la firma integra il requisito della sottoscrizione autografa. In caso in cui non si disponesse di una firma digitale la domanda di partecipazione dovrà risultare sottoscritta con firma in calce e corredata da documento di identità in corso di validità, a pena di esclusione. La dimensione di ciascun messaggio non dovrà superare i 3 MB
Scadenza: 8 settembre 2017
Informazioni utili: Settore Risorse Umane e Sistemi Informativi/Servizio Organizzazione e Sviluppo Risorse Umane, signora Laura Voglino tel. 0141/399.290; signora Tatiana Aletto tel 0141/399.303