IL LAVORO FA PER ME! IL FUTURO INIZIA DAL LAVORO. POLITICHE DI INCLUSIONE LAVORATIVA DELLE PERSONE CON DISABILITÀ, TRA CRITICITÀ DI OGGI E PROSPETTIVE DI DOMANI

Autore: Paolo Colombo

Si è svolto a Napoli l’11 e 12 Giugno u.s., un importante convegno nazionale sul lavoro dal titolo: “IL LAVORO FA PER ME! IL FUTURO INIZIA DAL LAVORO. POLITICHE DI INCLUSIONE LAVORATIVA DELLE PERSONE CON DISABILITÀ, TRA CRITICITÀ DI OGGI E PROSPETTIVE DI DOMANI”.

L’iniziativa è stata possibile grazie al sostegno dell’Unione e dell’I.Ri.Fo.R., e ha visto la partecipazione di un parterre di relatori di gran pregio.

Al Convegno, infatti,  sono intervenuti: autorità parlamentari e di Governo, dirigenti e funzionari pubblici, tecnici e professionisti operatori del settore, autorevoli personalità del mondo datoriale e sindacale, nonché esponenti delle grandi Federazioni Nazionali delle persone con disabilità.

Dunque le migliori professionalità nazionali e internazionali, viva espressione del mondo politico-istituzionale, delle parti sociali e dell’associazionismo della disabilità,  per due giorni hanno dato vita ad un costruttivo confronto sui nuovi modelli gestionali e sulle moderne modalità organizzativo-funzionali relative all’occupazione di persone non vedenti e ipovedenti per rendere meno difficoltosa la loro integrazione nel  mondo del lavoro e non solo.

Il pubblico è stato numerosissimo e la partecipazione attiva per tutta la durata dell’evento, con sorpresa si è constatato che moltissimi non si sono mai allontanati.

L’evento è stato mirabilmente organizzato dalla sezione U.I.C.I. di Napoli di concerto con l’ufficio lavoro dell’Unione e  con l’ I.Ri.Fo.R. Sede Centrale.

Si può dire che il Convegno ha avuto importanza storica, in quanto è espressione tangibile del gran lavoro fatto in questi anni dall’Unione nel settore, con un notevole ritorno in termini di immagine e di contatti  ma soprattutto di risultati concreti. Si segnala,  inoltre, che  si sono poste le premesse per un processo di unificazione delle due grandi federazioni dell’associazionismo della disabilità FAND e FISH.

Durante i lavori, momenti di sincera emozione e commozione sono stati quelli in cui si è ricordato l’impegno profuso dal presidente Onorario Prof. Tommaso Daniele e dal compianto Prof. Vitantonio Zito.

Tutti i partecipanti hanno avuto modo di conoscere le attività che in materia di lavoro la nostra associazione sta realizzando.

Si è dato conto, infatti, delle iniziative legislative e amministrative poste in essere per gestire le problematiche del lavoro, delle politiche dei tavoli tecnici e dei protocolli di intesa; dell’attività dell’ I.Ri.Fo.R. nel campo della formazione e aggiornamento e della ricerca di nuove professioni, dell’avvio del servizio SOL strumento di politiche attive e dello studio, lancio di una vera e propria agenzia di lavoro da parte dell’Unione.

Sono state poi esaminate le criticità e le strategie di superamento ed esposti strumenti concreti quali: la riforma al servizio per l’impiego e l’avvio di politiche attive; la figura del disability manager; la collaborazione fra associazioni di disabili e sindacati; la difesa della legge 68 del ’99, che ha in sé già dei validi rimedi come lo screening delle situazioni,  il ruolo del comitato tecnico,  la responsabilità disciplinare dei dirigenti delle P.A. inadempienti, il fondo per i disabili (rifinanziato quest’anno su proposta dell’On. Chiara Gribaudo).

Quindi, alla luce di tale disamina si è giustamente affermato che basterebbe attuare le leggi che già ci sono e fare appello al senso di responsabilità delle persone chiamate ad applicarle.

Si è evidenziata l’importanza del collegamento tra scuola e lavoro e di una buona formazione di base nonché degli aggiornamenti soprattutto relativi alle nuove tecnologie,  per migliorare e favorire l’inserimento dei non vedenti nel mondo del lavoro.

Uno dei momenti più significativi è stato l’esposizione delle testimonianze di successo e degli esempi di buone prassi nazionali e internazionali.

È stato fatto poi il punto sull’aggiornamento della legge 113 del 1985, oramai in fase avanzata alla Camera dei Deputati, e con buone sensazioni sul cammino al Senato, soprattutto grazie al  notevole impegno profuso dall’On. Gribaudo.

Infine, il senso di questo evento può essere ben sintetizzato nelle parole pronunciate: “Non fatevi rubare la speranza! Il lavoro per i non vedenti è luce che ritorna,  è dignità e in buona sostanza il futuro di ognuno inizia dal lavoro!”.

Dunque, tutto ciò che è stato fatto fin qui  è si un punto di arrivo  ma, soprattutto un punto di partenza, bisogna raccogliere i frutti di quanto seminato finora continuando a lavorare per i non vedenti italiani.

Fabio Ulivastri, atleta di equitazione paralimpica

Autore: Carmen Morrone

Fabio Ulivastri, 46 anni, atleta di equitazione paralimpica, in pochi mesi ha collezionato due primati. È stato il primo atleta non vedente a entrare in una classifica regionale di una gara della FISE-federazione italiana sport equestri. È stato il primo a testare l’innovativa chatter box, un ausilio considerato rivoluzionario nel campo della equitazione per persone con disabilità. Anche il primo traguardo è stato reso possibile grazie a un’innovazione tecnologica a dimostrazione del fatto che quando l’high tech si coniuga con la tradizione si raggiungono nuove conquiste in fatto di pari opportunità e di autonomia. In questa intervista Fabio Ulivastri racconta l’esperienza che sta facendo grazie al Centro equestre fiorentino, al suo cavallo Indagato di Gallura e alla sua allenatrice Francesca Gentile.

 

Fabio Ulivastri si vuole presentare?

Ho 46 anni, sono di Firenze. Lavoro come operatore telefonico nel settore pubblico. Sono cieco a seguito di un glaucoma. Sino all’età di 18 anni ero vedente.

Di quale primato ci vuole parlare, per primo?

Quello relativo alla gara di san Rossore che si è tenuta lo scorso ottobre. Si trattava di un percorso endurance di 30 km, vale a dire una competizione di resistenza e non di velocità.  Si può fare il paragone con l’atletica leggera: l’endurance è una gara di fondo, come una maratona. La gara rappresenta una tappa importante per tutto lo sport equestre paralimpico perché per la prima volta un cavaliere non vedente è entrato in classifica. Ho sempre partecipato a competizioni della Federazione ma fuori gara, questa volta invece ero in concorso come gli altri cavalieri, che erano tutti normodotati. Un esordio reso possibile grazie all’allenamento che grazie a uno speciale cappello è diventato di alta qualità.

Il cappello è uno dei suoi ausili high tech. Ce ne vuole parlare?

È un classico caschetto da equitazione a cui è stata aggiunta una radio ricevente. La parte trasmittente è indossata dall’istruttore. Questo ha innovato il modo di insegnare equitazione alle persone non vedenti.

Senza il radio-cappello come avviene l’insegnamento?

L’istruttore, nelle prime fasi, sta sempre al tuo fianco e poi comincia a precederti e ti indica il percorso passo dopo passo.

Con il radio-cappello, invece cosa accade?

Che l’istruttore può stare anche a distanza e non importa dove e ti dà le indicazioni. Non c’è il problema di sentire la sua voce.

Dove ha trovato questo cappello?

Lo ha realizzato una ditta italiana. A volte cerchiamo in tutto il mondo e poi si scopre che anche a casa nostra, dietro l’angolo come si dice, ci sono eccellenze.  Ci sono imprenditori, come Lelia Polini di Kep Italia, sono capaci di accettare nuove sfide.

Il secondo primato, invece in cosa consiste?

Il centro ippico fiorentino è l’unico al mondo ad essersi dotato della chatter box e io lo sto sperimentando da alcuni mesi. Letteralmente chatter box significa scatola chiacchierante perché una voce emette delle parole, delle lettere dell’alfabeto a cui corrisponde un tratto di un percorso. Serve per orientarsi nel campo di allenamento. Ad esempio se la box emette la lettera A significa che la scatola ha rilevato che davanti a cavallo e cavaliere c’è il lato corto del campo di allenamento.

Questo è possibile per un sistema di sensori capaci di rilevare un riferimento a una distanza massima di 5-6 metri e di segnalarne presenza e distanza con opportuni messaggi vocali, che consente agli atleti ciechi di cavalcare in autonomia. In questo momento la chatter box funziona all’interno di un’area di 20×40 metri che è il campo regolare in cui ci si allena. Questo perché in questa area sono posizionati i riferimenti che i sensori possono cogliere. Fra qualche tempo, questo dispositivo potrà essere utilizzato su aree più vaste.

La chatter box emette suoni. Il cavallo come reagisce?

All’inizio è stato curioso. Sicuramente si sarà chiesto: ma chi sta parlando? Poi ha dovuto capire che a un certo suono corrispondeva un mio comando. Dopo qualche ora si adattato benissimo.

Chi ha inventato la chatter box?

Anche in questo caso è made in Italy. È stata ideata e assemblata da Emanuele Ricciardi del Centro ipovisione di Firenze. Lo spunto per arrivare alla chatter box è stato il sistema di sensori che facilitano le manovre di parcheggio dell’automobile. Tuttavia i componenti esistenti non erano adatti e quindi ne sono stati ideati di nuovi.  Sono stati realizzati sensori e una scheda audio speciali. La chatter box ha richiesto molto tempo e molta competenza tecnica. Alla fine è uscito un prototipo di buona qualità.

Quanto costa?

Attorno ai 3mila euro. Per questo la chatter box che sto usando è stata donata dai taxisti di Firenze. Mi conoscono, sono un loro storico cliente e hanno fatto una colletta. Non finirò mai di ringraziarli.

Sempre a proposito di tecnologia. In occasione della gara di San Rossore hanno utilizzato la telemetria. A quale scopo?

Per la prima volta è stata introdotta la telemetria per la misurazione di alcuni parametri del cavallo che poi saranno studiati e analizzati dall’allenatore e dagli allevatori.

La telemetria, sappiamo, è un sistema usato nello sport, ad esempio per monitorare la frequenza cardiaca di una persona durante l’allenamento grazie alla fascia cardiaca indossata che trasmette i dati a un ricevitore grande come un orologio. Si tratta di una modalità wireless e quindi non limita il movimento. Il sistema offre dati in tempo reale fornendo una valutazione immediata della performance.

Ci parli del suo cavallo.

Si chiama Indagato di Gallura. Facciamo coppia da due anni. È un cavallo arabo che ha fatto molte gare di galoppo, ha partecipato anche a un palio di Siena. È vispo, veloce, obbediente.  Come cavallo di razza araba ha delle caratteristiche adatte per l’endurance. Proprio perché nativo di zone molto calde, geneticamente, possiede una capacità di raffreddare i polmoni molto alta. Se non fosse così, nel deserto finirebbe per bruciarsi i polmoni. Un’altra sua peculiarità riguarda il filtro per la sabbia che, naturalmente, ha nel naso. E poi Indagato di Gallura, sa che sono cieco. Non so come abbia fatto a capirlo. Ma lo sa.

Ci spieghi…

Con me è protettivo. È come se sapesse che non ci vedo. Quando c’è un ostacolo rallenta e lo evita senza darmi segnali di nervosismo. Non è una mia sensazione, chi può vedere  conferma questi suoi comportamenti.

La sua specialità è l’endurance, ci vuole spiegare in cosa consiste?

Le competizioni, come si diceva, consistono in corse di resistenza su percorsi di varia natura e un chilometraggio che varia dai 30 ai 160 km. Una delle peculiarità della disciplina è l’attenzione alla salute del cavallo. Ogni tot km, infatti, l’animale viene sottoposto al controllo del battito cardiaco e di altri parametri che permettono di valutare se le condizioni del cavallo sono idonee per il prosieguo della competizione. Qualora uno di questi fosse fuori norma il cavallo verrebbe eliminato dalla corsa. L’endurance è uno sport equestre diffuso. In Italia si svolgono gare molto importanti che riscuotono l’interesse di personaggi di spicco del mondo arabo. Sappiamo che i mass media parlano solo di calcio…

Quante persone non vedenti fanno endurance in Italia?

Fra ipovedenti e non vedenti saremo cinque o sei.

Come mai così poche?

L’equitazione è uno sport impegnativo.

Costoso?

Questo è un po’ un mito da sfatare. I centri ippici fanno abbonamenti. Insomma non è uno sport per ricchi, come si sente dire. È impegnativo soprattutto per gli spostamenti. Nel mio caso, ci si sposta sempre in quattro: io e l’atleta guida e i rispettivi cavalli. Il mezzo che stiamo usando sembra un piccolo autobus. Parlare di questo sport, spero aiuti a rendere sensibili anche le aziende che potrebbero diventare sponsor, che potrebbero aiutare qualche persona disabile a intraprendere o continuare questo sport. Chi volesse provare può contattare il Centro equestre fiorentino o la Fise e saprà dove trovare istruttori all’altezza. Io sono stato molto fortunato a incontrare Francesca Gentile, Istruttore Federale, specializzata in Riabilitazione Equestre.

Quando ha cominciato a fare equitazione?

Ho iniziato a interessarmene cinque anni fa. Stavo cercando qualche attività che potessi svolgere come sport e all’aria aperta. Allo stesso tempo mi piacciono molto gli animali. Così sono stato al Centro equestre fiorentino per curiosità.

Qual è stata la prima impressione a salire a cavallo?

Prima di arrivare a quello ce ne è voluto. Intanto il cavallo è grande e grosso.  Nel mio caso c’è stato un percorso di avvicinamento. In ogni caso, il Centro conta istruttori molto preparati anche per chi ha una disabilità e vuole fare equitazione. Questo mi ha permesso di sentirmi a mio agio. Di non sentirmi esposto a rischi. Avvertivo, infatti, che tutto veniva svolto in sicurezza. E in allegria. Il clima era sempre giocoso e festoso.

Mai fatto sport prima?

Si. Mi piaceva sciare. Sino a che ho potuto vedere ho sempre sciato. Mai fatto equitazione.

Quante volte si allena?

Due o tre volte a settimana. Ogni sessione dura almeno due ore e mezza. Inoltre c’è la preparazione del cavallo prima e alla fine dell’allenamento.

Come ci arriva al centro equestre?

In due modi. Il primo è con i mezzi pubblici. C’è una tramvia.  Il secondo grazie agli accompagnatori messi a disposizione dai servizi sociali del comune per persone non vedenti.

Vive a Firenze. Come trova la città in fatto di accessibilità?

Meglio Roma di Firenze. Meglio Bologna di Firenze. Firenze, ad esempio, possiede marciapiedi troppo stretti. È vero è una città storica, ma perché non ci sono i percorsi pedonali tattili? Volevo rivolgere la domanda a Matteo Renzi quando era il mio sindaco, ma non mi ha mai ricevuto. Con Dario Nardella, invece, si è istaurato un dialogo. Vedremo che accadrà.

Prossimi appuntamenti agonistici?

Il 24 agosto, sempre a san Rossore. Un percorso di 30 km, fra dune di sabbia e boschi. E poi mi piacerebbe poter fare gare all’estero.

Le Paralimpiadi ad esempio?

No. No. O meglio, magari. L’endurance non è disciplina paralimpica, lo è invece il dressage. Sta cominciando a farsi strada un movimento che vuole portare anche l’endurance ai Giochi. Lo scorso giugno, l’esperienza che il centro equestre fiorentino sta facendo con me è stata portata a un importante convegno mondiale sugli sport equestri. È stato realizzato un video durante alcuni allenamenti ed è stato mostrato ai vertici delle federazioni partecipanti. Lo sport, come si diceva, è diffuso e alla portata di tutti. Scommetto che fra qualche anno sarà disciplina paralimpica. Sarebbe fantastico poter prendere parte alla prima edizione dell’endurance nei Giochi. Sarebbe un altro primato.

 

Expo 2015: una visita al buio

Autore: Michele Novaga

Il 2 giugno scorso è stato inaugurato il “Mercato al buio” nel Padiglione Italia all’Expo di Milano. Un’esperienza sensoriale che riproduce i suoni e gli odori della Vucciria, il celebre mercato all’aperto di Palermo. E che rimanda a “Dialogo nel buio”, l’iniziativa dell’Istituto dei Ciechi di Milano che ha ormai raggiunto l’incredibile traguardo del milione di visitatori.

 

Roberta spiega in inglese a una coppia di visitatori dai caratteri asiatici e a un gruppo di signori dall’aspetto occidentale, che cosa stanno per vedere. E lo fa rassicurandoli del fatto che lì nella sala buia non ci sono né gradini né buchi “ma si prova un’esperienza sensoriale dove l’importante è tenere le mani in avanti sempre e parlare con la guida”. La stessa spiegazione la fa anche noi nella lingua di Dante raccomandandoci di mettere occhiali e orologio in tasca e di spegnere il telefonino. E poi ci affida a Marinella, la nostra guida di oggi che ha una vasta esperienza a “Dialogo nel Buio” all’Istituto dei ciechi di Milano.

Marinella ha la voce rassicurante, ferma ma dolce. Il suo suono ti guida all’interno della sala che diventa subito buia. “Alla sua destra c’è una parete: la segua e poi si fermi. Vedrà che fa un angolo”, dice prima di passare al più informale “tu”. Siamo appena entrati ma il buio e l’oscurità avvolgono tutto. La signora dietro si attacca al mio zaino. Non varrebbe “ma – dice – mi fa da punto di riferimento e mi rassicura”. Poi la guida ci fa girare verso la sua voce. “Quello che stiamo per vivere è un mercato al buio che abbiamo ricreato ispirandoci al quadro di Renato Guttuso cercando di riprodurre l’ambientazione di quel luogo per farvi gustare l’emozione, l’atmosfera, la sensazione tattile, i suoni del mercato palermitano”. I suoi consigli non sono marginali: come quello di tenere gli occhi rilassati così come le spalle. “Con gli occhi non riuscirete a vedere proprio nulla: dovete cambiare completamente il vostro atteggiamento mentale e sarete sorpresi di quanti impulsi e informazioni utili vi daranno gli altri sensi. Quando guardate fatelo con due mani. Così, trovare qualcosa – aggiunge ancora – sarà come una conquista e scoprirete delle abilità che altrimenti non pensereste di avere”.

Superiamo la tenda ed entriamo. Le voci che si odono in sottofondo sono quelle tipiche dei venditori della Vucciria che con accento inconfondibile e in dialetto gridano per attrarre i loro clienti. Qui ci sono dei banchi ricolmi di frutta e verdura. Marinella chiama ad uno ad uno i partecipanti di cui ha imparato già i nomi. E li ha già associati alle loro voci: Luciana ci sei? Giusy tutto a posto? Piera vieni avanti. E Aldo c’è? Eccoci a Palermo alla Vucciria. Senza volerlo finisco per toccare delle arance e dei limoni. “Incominciate ad esplorare”, dice Marinella. “Cosa c’è alla vostra destra?”. “Mele” dico io tastandone la forma perfetta. E poi trovo dei meloni che con somma meraviglia sono freddi da frigo. “Ricordatevi quello che vi ho detto di guardare con le mani”. Poi mi imbatto nei finocchi che devono essere giganteschi. Almeno così mi pare. Una delle signore davanti o a fianco a me (il senso dell’orientamento nel buio lo perdo, mi è capitato anche alle cene al buio) trova delle noci e le fa suonare una contro l’altra. Lo stesso fa un’altra signora con le arachidi. “Anche senza toccarle si capisce che sono noci, no?”, chiede Marinella insistendo: “Dai ditemi che cosa state trovando”. “Delle banane”, grida felice un’altra signora che poi rimane un po’ delusa nel sapere che sono zucchine. Marinella mi richiama all’ordine. Mi chiede di spostarmi più a sinistra e di dirmi cosa c’è in quella parte di bancarella. Io tocco qualcosa di piacevole al tatto e dalla forma perfetta. Prima ancora di prenderlo e portarlo al naso nel gesto di annusarlo, capisco che è un peperone. Il suo profumo mi inebria per un istante e mi lascia senza respiro. Le signore a fianco trovano delle carote. Il gruppo viene pervaso dalla sindrome della vendita. Io urlo “peperoni freschi”, una signora a fianco trova delle melanzane e Giusi, che è siciliana, dice che se vogliamo lei una caponata ce la può fare. E comincia anche lei l’opera di persuasione all’acquisto. “Vendo melanzane ben sode, dure al punto giusto della nostra Sicilia. Solo 99 centesimi al chilo”. Poi c’è chi trova aglio, cipolle. “Ve la siete un po’ fatti la mappa mentale di questo posto?”, chiede Marinella che invita il gruppo a tornare un po’ indietro. Io no ma dico di sì per non sembrare da meno. All’uscita chiederò invano una foto dello spazio.

Il gioco si complica: veniamo divisi in due gruppi. Marinella dice che stasera ha ospiti a cena e vorrebbe preparare delle verdure miste: zucchine e melanzane grigliate. Quante ce ne sono? A me viene chiesto di cercare le arance insieme a Margherita. Le troviamo addirittura divise su due banchi. Quante sono? Dopo aver faticato a trovarle proviamo a contarle ma non è semplice. Saranno una ventina in totale dico io in modo approssimativo guadagnandomi le simpatie del gruppo per la mia imprecisione.

Marinella ci richiama a lei. Seguiamo la sua voce e la raggiungiamo non senza esserci pestati i piedi e urtati varie volte. “A destra c’è una parete, seguitela e poi una tenda, superatela”.

Siamo ormai arrivati alla fine del nostro giro. “Cosa avete sperimentato”, chiede Marinella. “Il tatto e l’olfatto”, risponde Donatella. Giusi non usa mezzi termini e dice che per lei essere non vedente sarebbe troppo dura. Donatella le fa eco dicendo che il suo incubo peggiore sarebbe proprio quello di perdere la vista. La chiusa è di Marinella e non potrebbe essere altrimenti. “E’ inevitabile che questo percorso uno lo colleghi alla cecità. In realtà dialogo nel buio ha lo scopo non di farvi immedesimare in una persona cieca riproducendone la cecità. Il messaggio che noi vogliamo trasmettervi è l’importanza degli altri sensi: la vista è un dono meraviglioso ma va utilizzata insieme agli altri sensi. E poi, perché no, la sensibilizzazione per abbattere un po’ il pregiudizio del non vedente che non può fare certe cose. Noi ciechi viviamo la nostra vita in maniera dignitosa e io spero di avervi trasmesso serenità e gioia. Voi siete al buio da pochi minuti e l’impatto è stato forte. Ma chi è cieco vive la cecità serenamente e l’accetta”. Poi ci saluta introducendoci al quadro che all’uscita dal buio troveremo e cioè la Vucciria di Guttuso. “Ricordatevi guardandola le sensazioni che avete vissuto qui al mercato della Vucciria con gli altri sensi”.

 

“La realizzazione di questo percorso è stata per noi un successo. La visibilità che arriva all’Istituto è importante, specialmente in un momento in cui la trasformazione del sistema istituzionale del nostro paese ha messo in difficoltà servizi consolidati da sempre”. Esordisce così Rodolfo Masto Commissario dell’Istituto dei Ciechi di Milano commentando la presenza ad Expo di un mercato al buio, per niente preoccupato del fatto che l’inaugurazione, per problemi vari, sia slittata di un mese. “Molte attività non primarie di Expo sono iniziate in ritardo. O non sono ancora incominciate. E comunque la messa a punto della mostra, che richiede alcuni accorgimenti particolari, non è stata facile in uno spazio così piccolo. Pensiamo agli odori: bisognava anche fare in modo che non ce ne fossero per meglio far apprezzare quelli della frutta e della verdura. Che, grazie ad un accordo con Padiglione Italia, è fresca e c’è un ricambio delle derrate al bisogno”.

Una presenza importante anche se per ragioni pratiche, le sensazioni della mostra possono essere fatte provare solo ad un numero limitato di persone (500 circa al giorno) delle decine di migliaia che visitano il Padiglione Italia: “Non è possibile fare altrimenti nemmeno programmando un servizio di ingressi ad appuntamenti. La potenzialità dei visitatori del padiglione è di almeno dieci volte superiore a quella del mercato al buio”. Poi il commissario Masto si sofferma sul lavoro quotidiano per l’inserimento dei non vedenti nel mondo del lavoro. “Gli obiettivi che si pongono le associazioni come la nostra sono quelli di far maturare nella società la convinzione che anche una persona che non vede può esprimere al meglio una professione e non deve essere necessariamente segregata a lavori a cui pure noi siamo molto legati come i centralinisti telefonici o i massofisioterapisti. Grazie alla tecnologia e alla maggior consapevolezza dei ciechi, intraprendere delle carriere professionali diverse e fino a ieri precluse, oggi potrebbero non essere più un tabù. Si pensi alla carriera di giudice per esempio”.

Poi, ritornando sulla professione del telefonista, aggiunge: “Il non vedente sarebbe in grado di rispondere anche a delle emergenze mediche e di pubblica sicurezza. Alla base di tutto c’è una cultura della conoscenza delle persone che non vedono e che oggi in Italia non c’è ancora. Se la società si chiude viene anche meno la voglia del cieco di aprirsi verso di essa”, conclude Masto invitando tutti coloro che non riescono a visitare il mercato al buio di Expo ad andare a fare l’esperienza di Dialogo al Buio all’Istituto di Ciechi di Milano.

Pordenone: presentato libro di Antonio Loperfido – Tienimi per mano – la relazione col paziente terminale nell’esperienza di un hospice.

Autore: Piccinin Giorgio

Lunedì 8 giugno, presso la sede dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti Onlus di Pordenone, è stato presentato il libro “Tienimi per mano – la relazione con il paziente terminale nell’esperienza di un hospice”, di Antonio Loperfido. L’iniziativa è nata dalla volontà di donare un certo numero di cd contenenti la versione registrata del libro, da parte dell’Associazione “Il Gabbiano hospice” di San Vito al Tagliamento, in particolare della sig.ra Daniela Vendramini, in favore degli utenti della locale Biblioteca del libro parlato “Marcello Mecchia”. Il libro nasce dall’esperienza sul campo del Dott. Loperfido, psicologo e contiene storie ed aneddoti di malati terminali che trovano in questa struttura, attiva dal 2007, negli operatori e nei volontari, l’umanità, il conforto e la dignità necessaria ad accompagnare la malattia. Ogni vita è fatta di relazioni diverse: positive, traumatiche, stimolanti, tutte, comunque, espressione di un capitale umano.

Si potrà pensare ad un testo per certi versi scioccante: al contrario, invece, si tratta di racconti, di autentiche testimonianze etiche, che infondono umiltà e trasmettono la vera dimensione della vita, anche quando questa ti sta per abbandonare. Sono sintesi di storie rielaborate, nel pieno rispetto di chi le ha vissute, della loro privacy, che intendono cogliere il significato valoriale dell’essenza umana: dialogare con la morte per meglio comprendere la propria vita, per reagire allo sconforto.

Importante risulta anche il contributo degli studenti del liceo “Le Filandiere” di San Vito, in un perfetto esempio di interazione tra scuola e mondo socio-sanitario: gli studenti offrono un loro modo di interpretare il senso esistenziale e religioso della morte, spesso considerata come tabù, come argomento da evitare, in un mondo che coltiva ed esalta l’eterna giovinezza. Di rilievo anche la relazione, ha confidato Loperfido, con il volontariato dei ragazzi che frequentano l’Hospice come esperienza propedeutica, tramite le parrocchie, non prima di aver interpellato opportunamente i genitori.

Molto coraggiosa la testimonianza della Sig.ra Vendramini, che ha voluto dimostrare ai convenuti come la perdita di persone care in famiglia possa, in qualche modo, convertirsi in atti di generosità, utili a diffondere la migliore sensibilità verso un problema così delicato, rispetto al quale tutti abbiamo un estremo bisogno di confrontarci e crescere.

Anche il dibattito finale ha rivelato la profondità cruciale dell’argomento: sono emerse riflessioni, occasioni di confronto e condivisione di esperienze utili a tutti, nella consapevolezza che la sofferenza rappresenta un valore patrimoniale da condividere.

Ringraziamo di cuore i promotori e protagonisti dell’incontro, anche alla luce  di una corretta e sana prassi di rendere disponibile ad una struttura dedicata un’opera così particolare in un formato pienamente accessibile.

Ricordiamo che la Biblioteca “Marcello Mecchia” dell’U.I.C.I. Onlus Pordenone ha sede in Galleria San Marco 4 ed opera in favore dei disabili visivi dell’intera regione e non solo, con servizi di registrazione e prestito gratuito di opere di genere vario, di stampa Braille di testi di piccole dimensioni e di supporto agli studenti nel loro iter scolastico. Ciò è reso possibile grazie all’opera di donatori di voce adeguatamente formati e seguiti, ai quali esprimiamo la nostra profonda gratitudine.

www.uicpordenone.org.

Giornata conclusiva del Concorso Nazionale di editoria tattile TOCCA A TE! 2015.

Autore: Rapisarda Gianluca

Il Concorso si è svolto nelle giornate del 19, 20 e 21 giugno nella Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia ed in questa sua 3° edizione è stato organizzato dalla Federazione Nazionale Delle Istituzioni Pro Ciechi, dalla Fondazione Robert Hollman e dall’Istituto regionale per i ciechi “G. Garibaldi” di Reggio Emilia, in collaborazione con la Direzione Generale per la Valorizzazione del Patrimonio culturale, Centro per i Servizi educativi del Museo e del Territorio del Ministero dei Beni, delle Attività culturali e del Turismo.

La giornata conclusiva con la proclamazione dei vincitori e l’esposizione di tutti gli elaborati in concorso ha visto la partecipazione di oltre 250 persone provenienti da tutta Italia. Una giornata di festa e di sensibilizzazione sulle tematiche della disabilità e dell’integrazione.

Ha coordinato la cerimonia di proclamazione dei vincitori Sergio Govi, Presidente dell’Istituto Regionale “Giuseppe Garibaldi” di Reggio Emilia. Sono intervenuti:

Rodolfo Masto, Presidente della Federazione Nazionale delle Istituzioni pro ciechi Onlus

Gianluca Rapisarda, Presidente di Giuria e Presidente dell’Istituto “Ardizzone gioeni” di Catania

Stefano Tortini, Presidente del Consiglio Regionale dell’UICI dell’Emilia Romagna

Giancarlo Abba, Direttore scientifico dell’istituto dei Ciechi di Milano

Giordano Gasparini, Direttore Scientifico della Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia

Raffaella Curioni, Assessore a “Educazione e conoscenza con delega alle scuole” del Comune di Reggio Emilia

Ilenia Malavasi, Vicepresidente della Provincia di Reggio Emilia

Silvia Prodi in rappresentanza della Regione Emilia-Romagna.

Si ringrazia:

i componenti delle giurie “Senior” e “Giovani” per il loro prezioso contributo, il personale della Biblioteca Panizzi per la cortese ospitalità, tutti i partecipanti al concorso e tutti coloro che sono intervenuti alla giornata conclusiva.

Un ringraziamento particolare per l’organizzazione dell’evento a Pietro Vecchiarelli e Stefano Alfano, operatori della Federazione Pro Ciechi, ed alla Dott.ssa Paola Terranova, Responsabile della Biblioteca “Turchetti” dell’Istituto Regionale per i ciechi “G. Garibaldi” di Reggio Emilia.

Di seguito i risultati ufficiali e le motivazioni della Terza edizione del Concorso ”Tocca a te!:

Primo Classificato “Miglior libro italiano”

Primo Classificato “Giuria Giovani”

IO, TU, LE MANI di Marcella Basso (n°26)

Libro in stoffa progettato per essere letto contemporaneamente da due lettori, seduti uno di fronte all’altro. Le mani seguono la storia, in una trama di incontri, separazioni e avvicinamenti graduali, grazie alla maestria tecnico realizzativa dell’autrice, che sa ben impiegare i materiali per costruire sorprese e percorsi emotivi. Un’opera davvero originale in grado di raccontare una piccola favola con uno sviluppo narrativo chiaro e accessibile. La bellezza estetica del libro e la cura dei dettagli hanno immediatamente colpito le giurie, le quali lo hanno individuato all’unanimità come miglior libro fin dal primo esame. Un prodotto editoriale che riesce quindi anche a conciliare i gusti e le aspettative di generazioni diverse.

Primo Classificato “Miglior libro d’artista” – Premio Mauro L. Evangelista

IL CIELO IN TASCA di Daniela Piga (n°120)

Il lavoro si articola in una serie di mini libri contenuti in piccole tasche, che vanno a comporre un libro da sfogliare e distendere sul piano. Il lettore attraversa diversi paesaggi naturali, suggeriti da sensazioni olfattive, tattili, uditive e anemnestiche. Ogni piccolo libro è un’opera a sé, con una sua forza espressiva e un suo stile, anche nello spazio di pochissime pagine, ma l’opera finale ha un’unità poetica chiara e originale.

Menzione speciale “Miglior libro didattico”

OMBRA di Michela Tonelli e Antonella Veracchi (n°71)

Il libro si cimenta con un tema non semplice da introdurre ai lettori non vedenti. Gli effetti della luce, e quindi anche il concetto di ombra, sono però resi in maniera intelligente, esplicativa e originale. Un lavoro riuscito, ben confezionato e dai tratti poetici. Nell’ultima pagina, un espediente tecnico sorprendente, rende il libro un vero strumento didattico.

Menzione speciale “Miglior libro Primissima infanzia”

PICCOLO LIBRO DELLE CAREZZE di Carlotta Vaccari (n°18)

Un libro morbido, delicato ma resistente alla manipolazione. Esplicitamente pensato per i più piccoli ma con una storia in grado di creare una piacevole intimità tra il bambino e l’adulto. Un libro gioco interessante con interventi multisensoriali.

Selezione Typhlo & Tactus 2015 – Secondo classificato categoria “Miglior libro Italiano”

PRIMA O POI  di Isabella Christina Felline (n°122)

Un lavoro semplice ma dal forte impatto tattile, con vivi contrasti cromatici, che conduce il lettore lungo un percorso di conoscenza sia grafica che linguistica. In poche pagine si dipana una storia di trasformazione e cambiamento. Un testo intelligente illustrato in maniera raffinata.

Questi cinque libri rappresenteranno il nostro Paese al Concorso internazionale di editoria tattile illustrata Typhlo & Tactus che si terrà a Cannero Riviera presso la sede della Fondazione Hollman dal 12 al 14 Novembre 2015.

In questa edizione le giurie hanno voluto premiare anche alcuni libri rappresentativi del lavoro svolto con passione e competenza da coloro che pur non essendo illustratori professionisti lavorano ogni giorno a contatto con la realtà della disabilità, denominati simbolicamente “Libri del cuore”.

MENZIONI SPECIALI “LIBRO DEL CUORE”

1)Una bella giornata della Famiglia Andrello di Venezia

2)Io sono Edoardo della Scuola Boschetti di Piove di Sacco (Padova)

3)Il Cane di Clara di Clara Morese, Angela Coviello e Iolanda Langialonga dell’Istituto Artistico Caravaggio di Milano.

 

51 MUSEI PER L’ACCESSIBILITA’

Autore: Grassini Aldo

La sesta edizione 2015 della Biennale Arteinsieme, promossa dal Museo Tattile Statale Omero, vede una straordinaria adesione dei musei italiani.

Sono 51 quelli che, dal nord al sud della Penisola, con il loro impegno e le loro azioni, si pongono come esempio e modello da seguire, diffondendo e amplificando il messaggio per cui rendere TUTTI partecipi della straordinaria cultura del nostro Paese è un dovere che non può più essere disatteso e donare la gioia e l’emozione dell’arte e della bellezza alle persone con disabilità è una missione possibile.

I Musei aderenti promuovono, nel periodo maggio – luglio 2015, attività finalizzate a superare ogni barriera e discriminazione e a favorire la più ampia partecipazione del pubblico con disabilità. Le iniziative sono pubblicate nel sito del Museo Omero al link http://www.museoomero.it/main?p=adesioni-arteinsieme-musei-2015&idLang=3

Ai musei va il nostro sentito ringraziamento.

La Biennale Arteinsieme 2015 – Cultura e culture senza barriere, è promossa da TACTUS – Centro per le Arti contemporanee, la Multisensorialità e l’Interculturalità del Museo Tattile Statale Omero, in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo, lo Sferisterio – Macerata Opera Festival, l’Ufficio Scolastico Regionale per le Marche.

I testimonial della sesta edizione sono l’artista Giuliano Vangi e il soprano Carmela Remigio.

Info Biennale: http://www.museoomero.it/main?p=arteinsieme-2015&idLang=3

L’elenco completo dei musei:

MADRID Museo Reina Sofia

RIVOLI (TO) Museo d’Arte Contemporanea Castello di Rivoli

BUSTO ARSIZIO (VA) Museo del Tessile e della Tradizione Industriale

CUNEO Complesso Monumentale di San Francesco – Museo Civico

VENEZIA Museo Archeologico Nazionale

VENEZIA Gallerie dell’Accademia

VENEZIA  Istituto Museo d’Arte Orientale – Polo museale del Veneto

TRENTO MUSE Museo delle Scienze

MILANO Museo Gallerie d’Italia

MILANO Museo del Duomo

MILANO Museo del Risorgimento

MILANO Cenacolo Vinciano

MILANO GAM

BRESCIA Museo di Santa Giulia

FERRARA Pinacoteca Nazionale

FIRENZE Galleria d’Arte Moderna Palazzo Pitti

FIRENZE Museo Marino Marini

PRATO Museo dell’Opera del Duomo

ORVIETO Museo dell’Opera del Duomo (MODO)

PESARO Museo Ex Chiesa della Maddalena

SALTARA (PU) Museo del Balì

GRADARA (PU) Spazio Espositivo Palazzo Rubini Vesin

ANCONA Museo Diocesano “Mons. Cesare Recanatini”

CASTELFIDARDO (AN) Museo Internazionale della Fisarmonica

MORRO D’ALBA (AN) Museo Utensilia

JESI (AN) Museo Diocesano

JESI(AN) Pinacoteca Civica

CORRIDONIA (MC) Casa Museo Filippo Corridoni

MATERA MUSMA (Museo della Scultura Contemporanea)

ROMA MACRO

ROMA MAXXI

ROMA Museo Nazionale Romano – Palazzo Altemps

ROMA Museo Carlo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese

ROMA Museo Pietro Canonica

ROMA Museo Casina delle Civette

ROMA Museo della Scuola Romana

VELLETRI Musei Civici

BRACCIANO (RM) Museo Civico

ANZIO (RM) Museo Civico Archeologico

NAPOLI Museo Nazionale di Capodimonte

NAPOLI Museo del Tunnel Borbonico

NAPOLI Museo Duca di Martina

NAPOLI Museo Pignatelli

NAPOLI Museo Nazionale di San Martino

NAPOLI Catacombe di San Gennaro

NAPOLI Palazzo Reale

NAPOLI Museo Archeologico

BITONTO (BA) Galleria Nazionale della Puglia “Girolamo e Rosaria Devanna”

CALTAGIRONE (CT) Museo d’Arte Contemporanea

PALERMO Galleria d’Arte Moderna

PALERMO Associazione Studio 71

Messaggio 417/2015 dell’INPS: pensione anticipata piena dal 1 gennaio 2015

Autore: Avv. Paolo Colombo

L’INPS ha recepito quanto previsto dalla Legge di Stabilità 2015 e dall’1 gennaio 2015, ha eliminato la decurtazione dell’1% o 2% alla pensione anticipata prevista a decorrere da quest’anno per coloro che maturano il requisito contributivo pieno entro la fine del 2017. L’istituto previdenziale lo ha comunicato con il messaggio 417/2015, applicando quindi la novità introdotta dalla manovra in attesa che vengano diramate istruzioni operative.

Si rende operativa una modifica alla Riforma Fornero introdotta dalla Legge di Stabilità 2015, ovvero del comma 113 che prevede appunto che le pensioni anticipate decorrenti a partire dal 2015 non abbiano più la riduzione prevista dalla Legge Fornero (articolo 24, comma 10, Dl 201/2011), purchè maturino il requisito pieno di anzianità contributiva entro il 31 dicembre 2017. Prima di questa disposizione, quindi fino allo scorso 31 dicembre 2014, la Riforma Fornero prevedeva un taglio dell’assegno previdenziale pari all’1% per ogni anno di anticipo rispetto all’età minima (62 anni), e del 2% per ogni anno prima dei 60 anni. La norma si applica solo a chi sceglie il pensionamento anticipato e si ritira prima dei 62 anni avendo però almeno 42 anni e sei mesi per gli uomini e 41 anni e sei mesi per le donne.

Lavoratori precoci

In realtà, c’era già una disposizione di legge, l’art. 6 comma 2 quater , del decreto –legge 216/2011, che toglieva questa decurtazione,  anche se non operava per tutti.  Esso  prevedeva di non applicare il taglio dell’1% o 2% ai cosiddetti lavoratori precoci, ovvero coloro che avevano tutti i contributi derivanti esclusivamente da prestazione effettiva di lavoro. Si potevano conteggiare anche i periodi di maternità, infortunio, malattia, congedi parentali, permessi per assistere un parente in condizione di handicap grave, assolvimento degli obblighi di leva, cassa integrazione guadagni ordinaria, ma includeva  altre tipologie di contributi (ad esempio, il riscatto della laurea, o eventuali periodi di contribuzione volontaria).

Requisito contributivo viene ampliato

Con la Legge di Stabilità, invece, si estende la possibilità della pensione piena a tutti i lavoratori che maturano il requisito contributivo, indipendentemente dalla tipologia di contributi versati. Pertanto l’INPS, in attesa di più precise istruzioni operative, anche in ordine alla corretta interpretazione del coordinamento di tutte le regole sopra citate, ha deciso di applicare subito la modifica contenuta nella manovra, pagando quindi la pensione anticipata piena a chi si ritira con il requisito contributivo nel 2015.

Segue in calce il testo del messaggio dell’Istituto di Previdenza.

Caserta, 4 febbraio 2014.

Avv. Paolo Colombo

 

Messaggio Inps 417/2015

Sulla Gazzetta Ufficiale n. 300 del 29 dicembre 2014, Supplemento ordinario n. 99, è stata pubblicata la legge 23 dicembre 2014, n. 190, recante “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2015)”.

L’articolo 1, comma 113, della citata legge così dispone: “Con effetto sui trattamenti pensionistici decorrenti dal 1º gennaio 2015, il secondo periodo del comma 2-quater dell’articolo 6 del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2012, n. 14, e successive modificazioni, è sostituito dal seguente: «Le disposizioni di cui all’articolo 24, comma 10, terzo e quarto periodo, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, in materia di riduzione percentuale dei trattamenti pensionistici, non trovano applicazione limitatamente ai soggetti che maturano il previsto requisito di anzianità contributiva entro il 31 dicembre 2017»”.

Com’è noto, l’articolo 24, comma 10, terzo e quarto periodo, del decreto legge n. 201 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 2011, ha stabilito che, a decorrere dal 1° gennaio 2012, nei confronti dei soggetti che accedono alla pensione anticipata ad un’età inferiore a 62 anni si applica, sulla quota di trattamento pensionistico calcolata secondo il sistema retributivo, una riduzione pari ad 1 punto percentuale per ogni anno di anticipo nell’accesso al pensionamento rispetto all’età di 62 anni; tale percentuale annua è elevata a 2 punti percentuali per ogni anno ulteriore di anticipo rispetto a due anni. Nel caso in cui l’età al pensionamento non sia intera la riduzione percentuale è proporzionale al numero di mesi (vedi circolari n. 35, punto 2 e n. 37, punto 8, del 2012).

Inoltre, l’articolo 6, comma 2-quater, del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2012, n. 14, così come modificato dalla legge del 30 ottobre 2013, n. 125, di conversione del decreto legge 31 agosto 2013, n. 101 e dalla legge 27 dicembre 2013 n. 147, ha stabilito che le disposizioni di cui al citato articolo 24, comma 10, terzo e quarto periodo, non trovano applicazione limitatamente ai soggetti che maturano il previsto requisito di anzianità contributiva per il diritto alla pensione anticipata entro il 31 dicembre 2017, qualora la predetta anzianità contributiva derivi esclusivamente da prestazione effettiva di lavoro, includendo i periodi di astensione obbligatoria per maternità, per l’assolvimento degli obblighi di leva, per infortunio, per malattia e di cassa integrazione guadagni ordinaria, nonché per la donazione di sangue e di emocomponenti, come previsto dall’articolo 8, comma 1, della legge 21 ottobre 2005, n. 219, e per i congedi parentali di maternità e paternità previsti dal testo unico di cui al decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, nonché i congedi e i permessi concessi ai sensi dell’articolo 33 della legge 5 febbraio 1992, n. 104 (vedi messaggi n. 219, punto 5, del 4 gennaio 2013 e n. 5280 dell’11 giugno 2014).

Ciò posto, in attesa che vengano diramate le istruzioni operative relative all’applicazione della norma in oggetto, con effetto sulle pensioni anticipate nel sistema misto decorrenti dal 1º gennaio 2015, limitatamente ai soggetti che maturano il previsto requisito di anzianità contributiva entro il 31 dicembre 2017, le Sedi avranno cura di non applicare le disposizioni in materia di riduzione percentuale della pensione anticipata di cui ai citati articolo 24, comma 10, terzo e quarto periodo, e articolo 6, comma 2-quater.

Nuoto e showdown le protagoniste del week-end

Autore: GSD Gruppo Sportivo non vedenti Milano

Dal 6 all’8 febbraio si svolgerà, a Bologna, la sesta edizione del torneo nazionale di showdown “due torri” Bologna

Parteciperanno alla manifestazione i nostri soci Jessica Buttiglione, Stefania Canino, Angela Casaro, Sonia Tranchina, Riccardo Buelloni, Oscar Cimini, Domenico Leo, Luca Liberali, Gianluca Russo e Maurizio Scarso, accompagnati dai tecnici Valerio Orrigo, Maurizio Regondi e Pietro Rossetti.

Sempre nel week-end, dal 7 all’8 febbraio, si svolgeranno a Napoli IX Campionati Italiani Saranno impegnati 189 atleti di 53 società (di cui 4 delegazioni straniere).
Tra i presenti anche la nostra giovane nuotatrice Martina Rabbolini (categoria S11 – non vedenti), allenata da Andrea Caruggi, che si cimenterà nelle seguenti gare:
100 rana, 100 dorso, 200 misti e 400 stile libero.

La Slovenia elegge Donna dell’Anno una non vedente

Autore: Barbara Krejci Piry

La scorsa settimana, Sonja Pungertnik ha ricevuto il riconoscimento di Donna Slovena dell’Anno. Da 27 anni consecutivi questo premio viene attribuito dalla più popolare rivista slovena per le famiglie JANA. Quest’anno, le candidate erano dieci, tutte diverse per età e attività professionale.

Sonja Pungertnik, nata a Celje nel 1972, è una di noi, donne non vedenti e ipovedenti, e con incredibile coraggio e dedizione nell’aiutare i ciechi e gli ipovedenti, svolge una grande opera di sensibilizzazione e di rivendicazione dei nostri diritti, infondendo in noi forza e stimolandoci a vivere le nostre vite pienamente.

La giuria ha annunciato che la maggior parte dei lettori si è convinta a votare per questa donna per la qualità del suo lavoro, per la sua competenza, per la sua grande professionalità e forte personalità che fa tornare fiducia nei valori etici e morali.

Sonja  è una donna incredibilmente ottimista e molto cordiale, convinta di essere nata non vedente per uno scopo. È come un faro per tutte le persone che si confrontano con le sue stesse difficoltà, non si pone mai il problema di quello che gli altri possono fare per lei ma pensa invece a come lei stessa può dare un contributo alla società. Tra le sue iniziative  finalizzate a incrementare la consapevolezza dei problemi delle persone con disabilità, delle loro capacità e abilità vi è il programma radiofonico mensile «Luce nelle tenebre» sulla radio Ognjišče, che lei stessa conduce da ormai diciassette anni.

Sonja ha inoltre contribuito alla predisposizione della legislazione slovena sulle persone con disabilità, ha lavorato come insegnante nelle scuole speciali e ha poi collaborato in attività per la riabilitazione dei ciechi, preparando seminari per bambini e adolescenti non vedenti e ipovedenti. Sonja ora lavora per il Centro Gesuita di spiritualità ignaziana a Lubiana dove, insieme a padre Ivan Platovnjak, dirige la Scuola del Perdono.

Per Sonja, la maggior parte delle energie per svolgere le sue attività le viene dalla sua famiglia (è sposata e ha un figlio di 13 anni), dalla fede e dalle persone con le quali lavora quotidianamente. Lei afferma: “Il più grande piacere per me è quando la gente che mi sta accanto dimentica che sono non vedente – allora sono semplicemente Sonja.”

Le candidate per il premio Donna dell’Anno sono state ricevute dal Presidente della Repubblica di Slovenia Borut Pahor e dal Vicepresidente dell’Assemblea Nazionale Andrej Katič, mentre alla cerimonia di premiazione nella Sala della Filarmonica di Slovenia sono state accolte dal Primo Ministro della Repubblica di Slovenia Miro Cerar.

DIMISSIONI IRREVOCABILI DALLA CARICA DI PRESIDENTE NAZIONALE

Autore: Prof. Tommaso Daniele

Carissimi,

con qualche giorno di anticipo sulla data fissata, il 28 febbraio, comunico la mia volontà di dimettermi irrevocabilmente dalla carica di Presidente Nazionale.

La nostra Unione ha bisogno di un Presidente che sia nel pieno delle proprie energie e non so se basterà con i tempi che corrono.

Ho sempre dichiarato che sarei rientrato a condizione di recuperare il cento per cento delle mie capacità, ma ancora non ci siamo: sto meglio, molto meglio, ma non sono in grado di garantire la qualità e la quantità del lavoro di prima.

Non è stata una scelta facile: 28 anni di impegno associativo non si cancellano con un colpo di spugna. Ho vissuto questo ultimo periodo tra stati di animo diversi: da una parte la gioia per la speranza di poter rientrare, dall’altra la tristezza per la possibilità di dover abbandonare.

Ora, però, sono sereno; ritengo di aver fatto ancora una volta gli interessi dell’Associazione. Ho voluto seguire l’esempio di Benedetto XVI, speriamo che l’Unione trovi un altro Papa Francesco!

Queste mie dimissioni non vogliono essere un addio, possono essere solo un arrivederci. Potrei continuare a lavorare per l’Unione in posizione di minori responsabilità, compatibili, quindi, con la salvaguardia della mia salute.

Metterò a disposizione del nuovo Presidente la mia pluriennale esperienza.

A proposito di nuovo Presidente, nel mio intervento al Convegno di Brescia del 16 novembre 2013, quasi un presentimento di ciò che stava per accadermi, feci la seguente dichiarazione: “A chi mi chiede di preparare qualcuno per il dopo Daniele rispondo che non lo farò per rispetto ai delegati al Congresso previsto per l’autunno del 2015”. Poi ho aggiunto “inoltre non voglio prestare il fianco a chi sostiene che io abbia instaurato una monarchia assoluta, costoro potrebbero dire a buon diritto che l’ho trasformata in una monarchia ereditaria”.

Sarò coerente con questa dichiarazione. Inoltre, ritengo che il Consiglio Nazionale sia sufficientemente maturo per fare le sue scelte.

Ora consentitemi una nota nostalgica.

E’ stato bello lavorare per l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti e portare un po’ più in alto le sue bandiere. E’ stato bello lavorare per l’Unione Europea dei Ciechi e rappresentarla al Consiglio d’Europa.

E’ stato bello lavorare per la FAND, per il FID e rappresentarlo nel movimento europeo dei disabili.

Credo di aver ricevuto molto di più di quanto abbia potuto dare.

E’ stato bello scoprire che al di là della cecità ci sono altre minorazioni che meritano la nostra attenzione. L’unità di tutti i ciechi, l’unità di tutti i disabili, ecco i valori che mi sento di raccomandare al mio successore al quale auguro di amare l’Unione e di servirla con la stessa intensità, con lo stesso amore con i quali l’ho amata e servita io. Amore ed intensità ampiamente ripagati dalla base associativa, ne ho sentito l’abbraccio in questi giorni della mia convalescenza. Per me è stato come un bagno caldo, sentirmi inondato da tanto affetto.

E’ l’ora dei ringraziamenti. Potranno mai le parole esprimere appieno il sentimento di gratitudine che ho dentro? Ritengo proprio di no. Faccio, quindi, appello alla vostra capacità di immaginazione.

Mi rivolgo, quindi, a tutti i soci, ai Presidenti Provinciali ed i loro Consigli, ai Presidenti Regionali ed i loro Consigli, all’Assemblea dei Quadri, al Consiglio Nazionale, alla Direzione Nazionale, ai dipendenti e collaboratori della sede centrale e a quelli periferici. A tutti dal profondo dell’anima i sensi della mia gratitudine per avermi consentito di essere il vostro leader per così lungo tempo e per aver contribuito con il vostro impegno quotidiano alla crescita e al prestigio della nostra Unione. Terrò tutti in un solo abbraccio, siamo stati una grande famiglia.

Ora, vado via in punta di piedi così come sono venuto 28 anni fa. Non è un addio, è solo un arrivederci. Dicono che in ogni bandiera c’è sempre un’anima, in quella dell’Unione c’è qualcosa di più, c’è un’anima speciale che incanta, che affascina. E’ come il primo amore, non si scorda mai. Auguro al mio successore di poterla portare sul pennone più alto dei palazzi di Roma in modo che il sole possa baciarla ogni giorno all’alba.

Il vostro

 

Tommaso Daniele

 

 

21 febbraio 2014