Il piccolo principe, di Massimo Vita

Autore: Massimo Vita

CAMPO SOLARE 2013
Si è concluso da circa due ore il campo solare della sezione che è giunto alla sesta edizione.
Anche  questa volta il mettere insieme disabilità diverse, età diverse e quindi diverse sensibilità, diversi problemi e diverse aspettative è stato difficile ma ha dato un risultato splendido per l’alto livello di emozioni provato da tutti coloro che hanno partecipato a vario titolo.
Avevamo nuovi operatori, nuovi volontari e nuove professionalità e per questo abbiamo lavorato con maggiore cognizione di causa sui diversi soggetti che partecipavano all’esperienza.A metà settimana i nostri ragazzi si sono confrontati con 35 bambini delle scuole medie senesi guidati dalla splendida esperienza del “Laboratorio”. I bambini hanno espresso tanta curiosità e si sono anche proposti come volontari.
Oggi poi, abbiamo concluso con una giornata splendida perché abbiamo presentato le conclusioni di un corso di formazione realizzato dall’agenzia formativa Metrica, con l’Irifor e grazie a un bando della provincia di Siena. I ragazzi del corso hanno presentato delle splendide realizzazioni in braille dimostrando di aver acquisito tecnica e sensibilità notevoli.
Come ogni esperienza che si conclude, si conclude con dei grazie.
Grazie dunque agli operatori, ai volontari, alle famiglie, al consorzio agrario di Siena  e a quanti in silenzio hanno contribuito affinchè questo momento di festa, formazione e riabilitazione, riuscisse ancora una volta a dare ai partecipanti, un momento di gioia e serenità.Grazie ad anna Ferretti, a Giuseppe Gugliotti i quali hanno seguito i nostri lavori mostrando, ancora una volta, di saper vivere insieme a noi e con noi.
Voglio concludere ricordando chi, come Vincenza, al campo non partecipa più perché in situazioni di salute gravissime. Vincenza, il campo non ti dimentica e ti saluta un grande ciao.

Sant’Anastasia: Il Comune dona una stampante braille alla rappresentanza Anastasiana dell’Unione Italiana dei ciechi e degli ipovedenti, di Giuseppe Fornaro

Autore: Giuseppe Fornaro

17 giugno 2013 
 
La rappresentanza di Sant’Anastasia dell’Unione Italiana dei ciechi e degli ipovedenti (Uici) ha una nuova stampante braille. La macchina, indispensabile per riprodurre documenti nel sistema di scrittura e lettura a rilievo, è stata donata dall’amministrazione comunale.
 
La macchina, di dimensioni simili a quella di una “tradizionale” stampante ad aghi di alcuni anni fa, permette, dopo averla collegata a un computer, di stampare il sistema di scrittura e lettura inventato dal francese Louis Braille nella prima metà del XIX secolo. Il sistema braille, standardizzato a livello internazionale, è utilizzato anche per lingue diverse da quelle che utilizzano i caratteri latini e per la musica, la matematica e la chimica.
 
“La scrittura Braille per i ciechi e gli ipovedenti rappresenta un rilevante strumento di comunicazione, che ha contribuito a renderli autonomi permettendo loro di scrivere e leggere – Sostiene l’amministrazione  di Sant’Anastasia. Proprio per questo motivo abbiamo deciso di donare loro questa stampante che si affiancherà ai moderni strumenti già in possesso dell’Uici.
Giuseppe Fornaro

San Giorgio a Cremano: “Qui le domande le faccio io!” arriva a San Giorgio a Cremano: evento dedicato alla cultura accessibile, di Mario Mirabile

Autore: Mario Mirabile

Venerdì 21 giugno 2013, alle ore 18.00, presso la Biblioteca comunale di San Giorgio a Cremano (NA) verrà  presentato un nuovo servizio per gli utenti ipovedenti e non vedenti. Una stampante braille, acquistata alcuni anni orsono dall’Amministrazione comunale e di fatto poco utilizzata fin ora, consentirà agli utenti che ne faranno richiesta, di poter ottenere delle stampe in braille.Il servizio, promosso dall’Assessorato alle Politiche Giovanili, Pari Opportunità e Biblioteca, guidato da Michele Carbone, è stato proposto dalla Rappresentanza per i comuni di Portici e San Giorgio a Cremano dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ed organizzato e gestito in collaborazione con l’Associazione Lineadarco che supporta l’Amministrazione Comunale nella gestione dei servizi bibliotecari.L’utilizzo del servizio è gratuito, per usufruirne è necessaria l’iscrizione alla biblioteca e la prenotazione da effettuare mediante l’invio di una mail all’indirizzo info@bibliotecasangiorgio.it o telefonando al numero 081.5654354.
Di questo nuovo servizio e dell’importanza dell’accesso alla cultura per “tutti”,  si parlerà nel corso di una tavola rotonda alla quale parteciperanno:Giorgio Zinno, Vicesindaco; Michele Carbone, Assessore alle Politiche Giovanili, Pari Opportunità e Biblioteca; Gaetano Cimmino e Mario Mirabile, Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti; Camillo Galluccio, Presidente Regionale dell’Ente Nazionale Sordi; Rosa Zingone, Associazione D.S.A. – Dislessia, un limite da superare. La tavola rotonda sarà moderata da Oriana Russo, Responsabile per Lineadarco dei servizi bibliotecari. Al termine della tavola rotonda, sarà presentato il libro “Quì le domande le faccio io” scritto da Luisa Bartolucci, componente della direzione nazionale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, giornalista e scrittrice. Il ricavato della vendita del libro, che è stato pubblicato in formato cartaceo, in mp3 e in digitale, sarà utilizzato per finanziare il Servizio del Libro Parlato che attualmente in Campania non è attivo per mancanza di fondi.

Mario Mrabile

 

Sognare anche quando sembra una follia, di Katia Caravello

Autore: Katia Caravello

Da diversi anni il mondo sta attraversando una crisi economica senza precedenti; milioni di persone in Italia e non solo non sanno come arrivare alla fine del mese; le aziende continuano a chiudere o, quando va bene, a mettere i dipendenti in cassa integrazione; decine di piccoli imprenditori disperati trovano come unica soluzione la morte; i giovani  che dovrebbero inserirsi nel mondo del lavoro  non ci riescono.
In questo clima , che non è esagerato  definire drammatico, i politici italiani ci hanno messo due mesi per dare un governo al Paese…e speriamo che, dopo tanta fatica, siano sufficientemente responsabili da mettere da parte gli interessi personali per cercare di risolvere i tanti problemi dell’Italia e, soprattutto, degli italiani.
Sperare in un futuro migliore è ritenuto un’utopia, impegnarsi perché le cose cambino una perdita di tempo.
Io, però, … non sono disposta a gettare la spugna, non sono disposta a smettere di sperare…e mi auguro che ci siano tante altre persone che la pensano come me!
In questo momento storico non possiamo permetterci il lusso di fermarci alla semplice recriminazione, è necessario mettersi in movimento per cercare di cambiare lo stato delle cose: restare immobili, aspettando che sia qualcun altro a farsi carico della lotta per la difesa dei nostri diritti, ci rende responsabili del peggioramento della qualità della nostra vita tanto quanto coloro che ne sono la causa.

Lo stesso clima di sconforto e di disillusione che riscontro nella società in generale, lo ritrovo anche all’interno della nostra associazione: molti non credono nella possibilità che   in futuro la realtà associativa possa cambiare, non riescono neppure ad immaginare l’Unione che vorrebbero tanto è forte la convinzione che nessun desiderio si potrà mai realizzare.
Spesso ci si nasconde dietro  al  “Ma io cosa posso fare?”, restando in attesa che sia qualcun altro a prendere in mano la situazione, a farsi carico della reazione, della rivoluzione…del rinnovamento!
Ma non è questa la soluzione, non è una persona sola o un piccolo gruppo di persone che può fare la rivoluzione: perché le cose cambino veramente è necessaria la collaborazione  di tutti, perché tutti possono essere d’aiuto, qualsiasi  contributo, per piccolo che sia, è prezioso.
I primi che devono sentirsi in dovere di   attivarsi nella battaglia per la difesa  dei diritti delle persone cieche ed ipovedenti sono i giovani…! Sì, proprio quei giovani che, non solo all’interno dell’UICI,  sono lontani  dalla politica, che si preoccupano del proprio orticello e poco più, quei giovani che, invece di insistere perché sia data loro la possibilità di intestarsi la lotta per la difesa dei propri diritti, rimangono lì a guardare e, diciamo la verità, a  far finta di scandalizzarsi perché da decenni sono le stesse persone a guidare l’Unione (e in generale il Paese, ma questa è un’altra storia).
Il futuro è il nostro ed è quindi nostro dovere affiancare coloro che hanno più esperienza al fine di apprendere quanto è necessario per essere all’altezza, un giorno, di  prendere le redini e proseguire il lavoro iniziato da chi ci ha preceduto.

Sono convinta che se ci mettiamo tutti insieme, giovani e meno giovani, studenti e lavoratori, donne e uomini, qualcosa di buono e di importante si possa fare…bisogna solo crederci, crederci profondamente e, ovviamente, impegnarsi seriamente e tenacemente in ciò che si fa!
Per evitare  che queste mie parole siano classificate come il vaneggiamento di una giovane donna ingenua e inesperta, vi propongo di seguito la lettura di un brano scritto da una persona molto più autorevole di me, che probabilmente almeno una volta negli ultimi 25 anni tutti avete sentito nominare, che a 83 anni è ancora capace di sognare…anche quando sembra una follia!
Sto parlando di don Antonio Mazzi, fondatore e presidente della Fondazione Exodus Onlus, che nel 1984 ha iniziato ad occuparsi del recupero e del reinserimento dei tossicodipendenti e che negli ultimi anni, ha iniziato a dedicarsi alla prevenzione del disagio, specie del disagio giovanile.
Io conosco e collaboro con Exodus da una decina d’anni ed una delle  affermazioni che ho sempre sentito fare da don Antonio è che nella vita ci vuole un po’ di follia,  perché essa rappresenta quella forza che ci spinge ad intraprendere le battaglie più difficili, quelle che comunemente vengono considerate delle battaglie perse.
Da quando faccio parte della famiglia di Exodus sono stata testimone diretta della realizzazione di idee che, al momento in cui sono state esposte per la prima volta, sembravano essere delle vere e proprie follie…eppure con tanto lavoro e tanta fatica i risultati sono stati raggiunti e i progetti realizzati! Era una follia, nei primi anni ’80, pensare di ripulire dalle siringhe utilizzate dagli eroinomani il Parco Lambro di Milano, perché potesse tornare ad essere un luogo frequentato da famiglie: ma è questo che, con tanta fatica ed impegno, è accaduto! Era una follia pensare di creare, a partire da una singola esperienza in Madagascar nel 2003, un’associazione che si occupi di progetti educativi all’estero…ma è questo che è accaduto nel giro di pochi anni: ora Educatori Senza Frontiere  è presente in 6 Paesi del mondo (Angola, Brasile, Honduras, Madagascar, Ruanda, Ucraina)…e tutto ciò è stato possibile perché ci sono state, e ci sono ancora, delle persone che hanno creduto  fortemente in questo progetto, che non si sono lasciate abbattere dalle difficoltà e che hanno saputo trasmettere questa passione a tanti giovani.
Ma c’è un’idea folle alla quale ho la gioia di assistere ogni anno, nei primi giorni di ottobre: si tratta del Capitolo di Exodus, l’incontro annuale di tutte le  comunità presenti sull’intero territorio nazionale e di tutte le realtà nate all’interno della Fondazione (centri giovanili, cooperative sociali, Educatori Senza Frontiere). Parlo di follia riferendomi a questo evento perché in quest’occasione vengono  riunite per 4 giorni centinaia di persone, la maggioranza delle quali   è costituita da tossicodipendenti, ex terroristi, spacciatori ed anche persone condannate per omicidio, al fine di passare insieme 4 giorni nei quali  incontrarsi, riflettere, divertirsi e…cantare! E vi posso assicurare che  sentir cantare insieme 500 o più persone come se fosse un coro che prova insieme regolarmente da anni  ed anni è un’emozione tanto indescrivibile quanto reale!
 

Ho scelto di proporvi la lettura di un pezzo che don Antonio ha scritto in occasione dei festeggiamenti per il suo 83esimo compleanno, con il quale egli  esprime il desiderio di voler lasciare un segno del suo passaggio  e chiede a noi operatori e volontari di Exodus di non disperdere il lavoro fatto in quasi 30 anni, ma anzi di impegnarsi per fare tanto altro.
Forse non è il brano più adatto per concludere questo articolo, ma  queste parole mi hanno emozionato sin dalla prima volta che le ho udite, dalla voce dello stesso autore, , e in particolare mi ha colpito la capacità di sperare ancora, nonostante tutto, nonostante le tantissime difficoltà che in questi anni ha dovuto affrontare personalmente, nonostante le difficoltà dell’attuale momento storico e, non meno importante, nonostante l’età! Mi ha inoltre colpito l’impegno tenace che ci mette ancor oggi,anche se avrebbe tutto il diritto di  passare la mano e non mettersi così faticosamente in gioco. Infine, secondo me,un altro messaggio importante di questo pezzo è costituito dal ruolo significativo che devono avere i giovani.
Ma ora basta, vi lascio alla lettura delle parole di don Antonio Mazzi con l’augurio che possiate emozionarvi così come mi  emoziono io ogni qual volta le leggo.

VORREI LASCIARE…
Ti esprimo un desiderio.
Non grandi sogni, solo tracce del mio passaggio.
Vorrei lasciare una traccia, una presenza dentro al cuore delle persone che ho amato perché tutta la mia fatica e tutto il mio coraggio trovino compimento in altre anime, quelle che ho cercato di formare, quelle che ho perso per la strada, quelle che ho offeso, quelle che ho dimenticato, quelle che non ho apprezzato, quelle che mi hanno fatto arrabbiare, quelle che non ho stimato. Vorrei che tutto ciò in cui ho creduto avesse valore nel tempo e nel tempo si radicasse tanto da essere affidato al vento che ogni tanto torna a soffiare quando il cielo ha bisogno di aiuto.
Vorrei questo per le migliaia di figli: un vento nella strada fatta di me e di tutto ciò nel quale ho creduto.
Vorrei che le persone che incontrerò sapessero leggere nel cuore quella speranza che accompagna il sogno. Vorrei lasciare il sogno come segno. Vorrei non doverlo mai raccontare con le parole, vorrei che trasparisse dai pori della mia pelle, vorrei che si respirasse solo standomi vicino, vorrei far credere al sogno dei sogni, vorrei cantare il sogno con una melodia gregoriana, necessaria nei momenti nei quali si piegano le ginocchia per chiedere chiarezza, o in altri nei quali, davanti al camino con una tazza di te in mano si devono prendere le decisioni importanti della vita.
Vorrei rimanere nel tempo, con tutto ciò nel quale ho creduto e tutto quello per il quale ho lottato.
Vorrei essere capace di lasciare il mio testamento morale senza pretendere
che venga preso troppo sul serio. E poi, se devo pensare in grande, mi immagino un movimento di giovani che cammina, camminano come fanno gli africani scandendo il ritmo dell’esistenza e andando sempre alla ricerca di mondi, nuovi. Mi immagino educatori fatti così.
Tanti, non tantissimi, ma tanti ai quali il cammino permetterà l’incontro, che assaporeranno e respireranno il desiderio di non smettere mai di sperare anche davanti alla disperazione umana e alla povertà più nera; di chi saprà trovare, prima in sé e poi nell’altro, il bello e il buono per il quale vale la pena spendere le energie e la vita, di chi nella miseria sarà capace di trovare anche un solo talento, quel soldo di ferro capace di rigenerare il mondo. Mi immagino la mia fatica nell’incontro con le persone, nella trasmissione del messaggio, nel dialogo, nel tentativo del convincimento, nella capacità di credere nell’educazione come strumento di riscatto, nel mettersi in gioco e nella capacità di giocare.
Mi immagino uomini e donne con lo zaino in spalla.
Mi piace sognare, mi piace condividere con te il sogno, mi piace pensarlo, mi
piace immaginarlo.
Signore, ti piace il mio sogno?
Non ti faccio tratti sull’educazione, non ne sarei capace. Forse se mi formassi un po’ di più, se studiassi un po’ di più, sarei capace. Forse sarei anche capace di parlare forbito e di farmi capire di più. Ho sempre preferito essere un manovale della carità che un intellettuale che decreta interventi. Ho sempre preferito la fatica del giorno alle tavole rotonde occasionali. Non cambierò, non patteggerò la mia anima. Dire poi che questo sogno sia dentro di me e attorniato da un alone di serenità…è ancora lontano. Se mi guardo nell’anima, non mi sembra di avere così tanto spazio; ogni tanto mi convinco di non averne per non soffrire, per non pensare, per non guardare avanti. Restringo la possibilità di ingresso e mi chiudo in vortici che puntano verso il basso.
Ma poi mi rendo conto che ormai non è più possibile. Non è più possibile perché è come l’aria che si respira, come l’acqua che si beve, come il sole che splende, come l’universo che gira.
Ci sono eventi contro i quali combattere è già una battaglia persa. Non dico che non potrei farlo, dico che se anche lo facessi poi non potrei vivere. Ho accolto e raccolto con discrezione e intensità.
E con la stessa intensità piango spesso perché la solitudine mi accompagna in questo viaggio e le lacrime sono l’unico sfogo che mi permette di fare uscire da me le difficoltà.
Sto vivendo l’anima della mia anima in solitudine, condividendola solo con te…cerco un senso che mi permetta di coltivare il sogno! Signore, sai cosa vorrei?
Vorrei credere che quel poco di razionalità che ho mi abbia abbandonato, tanto da lasciarmi il posto a una fede che trasforma il travaglio in un luogo di pace.
Don Antonio Mazzi

Un Consiglio… Online, di Mario Barbuto

Autore: Mario Barbuto

Idee in movimento dopo il Consiglio Nazionale del 6 giugno
      Si è svolto giovedì 6 giugno il Consiglio Nazionale: straordinario e proprio on line.
      Assenti in blocco i consiglieri siciliani, più pochi altri, in ordine sparso.
      Questi i temi in discussione, come riportati nella lettera di convocazione:
1) la riorganizzazione associativa;
2) le misure da adottare per rimediare alla fuga dei soci effettivi dalla nostra organizzazione;
3) la necessità di supplire alla mancanza di personale con soci sostenitori o, comunque con il volontariato;
4) il bisogno di inventarsi nuove forme di autofinanziamento.

      Il tempo a disposizione di ciascun consigliere, cinque minuti; per trattare complessivamente i quattro argomenti. In pratica settantacinque secondi per ogni argomento.
      Deliberazioni prese: nessuna. Ma tutti i presenti hanno potuto esprimere la propria opinione.

      Personalmente, vorrei soffermarmi soprattutto sul tema del finanziamento, tuttavia consapevole che i quattro punti proposti sono comunque legati da un unico filo conduttore, da una comune necessità di riflessione e da un complessivo bisogno di riforma.
      Chiediamoci se non sia venuto il tempo di dare vita a un vero e proprio dipartimento “finanza e patrimonio”. Una struttura tecnica interna all’Unione, posta sotto il controllo della presidenza Nazionale, che abbia tuttavia proprie funzioni operative e disponga di competenze professionali che ci consentano di gestire il tema delle risorse in modo nuovo, moderno, adeguato, qualificato e continuativo.
      Rimango perplesso, invece, dinanzi alla prospettiva di iniziative episodiche di autofinanziamento non inquadrate in un progetto organico e continuativo nel tempo che a volte potrebbero anche illudere con qualche occasionale risultato positivo, ma che alla lunga non offrono garanzie di redditività, anzi, potrebbero addirittura rivelarsi uno spreco di risorse e di tempo prezioso.
      Abbiamo preso atto del mutato quadro politico nazionale che non ci lascia molte speranze di continuità di finanziamenti pubblici, sia al centro sia sul territorio. E tuttavia su questo terreno dobbiamo continuare a insistere con le nostre legittime rivendicazioni.
      Questa presa d’atto, deve ora generare una nuova operatività da parte nostra nello sviluppo e nell’attuazione di strategie e tecniche di reperimento fondi alternative a quanto fin qui siamo riusciti a mettere in campo.
      Credo che manchi, per cominciare, un quadro completo delle risorse finanziarie e dei beni patrimoniali di cui siamo in possesso, in una panoramica globale riguardante sia il Centro che il territorio, primo, indispensabile passo per l’impostazione di un piano di interventi organici e di azioni coordinate che abbiano l’effetto di razionalizzare e rendere redditizie in massimo grado le nostre disponibilità attuali.
      Nutro più di un dubbio che le iniziative poste in campo sotto l’impulso della fretta siano foriere di buoni risultati. Anzi, anche sulla base della mia personale esperienza, ho fondati timori che azioni di tal fatta, spesso finiscano per trasformarsi in un boomerang, in un ulteriore rischio di dispendio di denaro, di tempo e di risorse.
      Probabilmente mi mancano tutte le informazioni e tutte le coordinate per poter esprimere un giudizio completo e meditato sulle ipotesi di finanziamento poste sul tappeto nell’ultima assemblea dei quadri dirigenti, ma così come sono state formulate, mi suscitano più di un dubbio.
      Quando persone esperte e competenti nel fund raising, consultate dal nostro presidente come egli stesso ha riferito, ci parlano della necessità di un piano d’azione da impostare su una base temporale minima di tre anni, cosa ci fa pensare che agendo da soli, privi dell’esperienza e delle competenze di queste persone che operano nel settore con professionalità, potremo conseguire risultati immediati, addirittura superiori a quelli prospettati da loro nel medio periodo?
      Vero che l’urgenza di attivare nuovi canali di finanziamento diviene sempre più impellente e irrinunciabile per noi, ma ciò non significa che dobbiamo gettarci a capofitto in iniziative scoordinate, impegnando denaro e risorse, senza disporre di un progetto organico di medio periodo, improntato all’efficacia, ma anche alla prudenza e alla cautela.

      La riorganizzazione delle sezioni è altro tema cruciale, anch’esso ben collegato, in vario modo, alla questione delle risorse finanziarie.
      Dobbiamo continuare ad avere ben chiaro che la sezione è stata e rimane il nostro presidio più forte sul territorio, indipendentemente dagli assetti istituzionali che il nostro Paese vorrà eventualmente modificare, rimanendo comunque il punto di riferimento principale in grado di dare visibilità, senso e continuità all’intera associazione.
      Questo presidio, pertanto, oggi va tutelato e rafforzato mediante misure di rapida attuazione, ma anche e soprattutto nella prospettiva di una modifica statutaria che ci aiuti a ridefinirne il ruolo e a salvaguardarne l’operatività.
      Nell’immediato occorre operare per eliminare o ridurre a minimi termini tutte quelle incombenze burocratiche di carattere amministrativo, contabile e gestionale che rallentano, ostacolano e spesso paralizzano l’attività dei dirigenti sezionali.
      Una ricognizione attenta, credo in gran parte già effettuata, dovrebbe portare il consiglio nazionale ad adottare quanto prima tutte quelle misure regolamentari possibili, volte alla massima semplificazione degli atti.
      Per le soluzioni di medio periodo, auspico ancora una voltala costituzione di quella commissione per la riforma dello statuto già insistentemente richiesta e unanimemente ritenuta opportuna.
      Una commissione del Consiglio Nazionale, costituita con spirito di equilibrio e obiettivi di efficienza, supportata da competenze tecnico-giuridiche, per aprire subito un dialogo utile con il territorio, con le sezioni e con i loro dirigenti, al fine di acquisire ogni opportuna indicazione dalla viva esperienza di chi opera sul campo, in vista di una ridefinizione della struttura sezionale moderna e adeguata alle nuove necessità.
      Da un funzionamento efficiente della sezione quale presidio e rappresentanza territoriale, potranno derivare anche tutte quelle iniziative di lungo respiro atte a farci riconquistare gli iscritti perduti negli ultimi dieci, quindici anni e a farcene guadagnare di nuovi, attraverso un’offerta forte di supporto e di presenza che risulti davvero innovativa e attrattiva.
      Al di là dei piccoli incentivi, pur lodevolmente erogati, volti a premiare le sezioni maggiormente attive nella cura dei soci e nell’incremento del loro numero, dobbiamo convincerci che l’afflusso in massa di iscritti nuovi o rinnovati, costante nel tempo, potrà derivare soltanto dall’offerta stabile che sapremo confezionare in termini di supporto alla persona, attività di svago, motivi di attrazione in genere, calibrata sulle esigenze di categorie diverse di soci e di configurazioni differenti del territorio.
      In questo quadro, la sede centrale potrà svolgere una funzione di sostegno e di raccordo, senza interpretare un ruolo meramente prescrittivo, ma offrendo invece consulenza, sinergia, risorse, comunione di iniziative e di obiettivi.
      Ci sarebbe da chiedersi, infatti, se non valga la pena di concentrare tutte le risorse già destinate a questo scopo nella promozione di iniziative di ampio respiro, massicciamente finanziate senza disperdere il denaro disponibile in mille rivoli, in tanti premi e premietti che alla lunga non lasciano né traccia né radici.
      Si potrebbe valutare, ad esempio, la costituzione di un’agenzia turistica; la creazione di una struttura di sostegno domiciliare continuativo; l’organizzazione di servizi diurni di accoglienza e di tempo libero; la creazione di una rete efficiente di servizi di accompagnamento e chissà quante altre iniziative.
Braccia e gambe di una rinnovata organizzazione, coordinate e sostenute dal Centro, ma articolate e ben piantate sull’intero territorio a seconda delle differenti realtà e delle specifiche esigenze, in base a un principio di economicità, efficienza ed efficacia.
      Una organizzazione dinamica, promossa dal Centro e gestita dal territorio con spirito di servizio e con criterio di impresa tanto da potersi prospettare anche come opportunità di lavoro e di impiego per tanti nostri giovani, almeno i più meritevoli, interessati e capaci.
      Confesso che non mi dispiacerebbe, per affrontare in modo meditato tutte queste tematiche, che venisse organizzata una intera giornata di confronto del Consiglio Nazionale, anche mediante una riunione fuori dagli schemi della formalità.
      Una sorta di laboratorio, di incontro tematico di lavoro fra tutti i dirigenti, per stimolare e favorire il confronto più ampio e la riflessione più meditata, senza l’assillo dell’orologio.
      Ci stiamo misurando, in fondo, con tematiche che rappresentano un punto di svolta per la nostra associazione, come ha già più volte opportunamente scritto e ricordato il nostro presidente.
      Mi domando se possiamo permetterci di misurarci con tutta questa roba solo tramite un intervento di settantacinque secondi per ognuno dei quattro argomenti posti all’ordine del giorno ed elencati all’inizio di questo mio modesto contributo.

Roma: Venticinquesima edizione dei giochi damistici, di Francesco Giangualano

Autore: Francesco Giangualano

Dal 16 al 19 maggio a Roma nella meravigliosa struttura “Fraterna Domus” si è tenuta la venticinquesima edizione dei giochi damistici studenteschi, un torneo i cui partecipanti sono allievi di scuole elementari, medie e superiori, provenienti da tutta Italia.
Il torneo è ogni anno organizzato dalla FID (federazione italiana dama). Il torneo dei giochi studenteschi è un tipo di torneo a squadre: ogni squadra è formata da 3 giocatori, che incontrano i rispettivi componenti delle altre squadre.
Per la prima volta nella storia dei giochi studenteschi, ha partecipato anche una squadra di damisti non vedenti: Francesco Disalvo, il capitano, 15 anni, Mauro Campanale, 17 anni e Angelica Rociola, 15 anni.
I tre ragazzi, iscritti all’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti della provincia BAT, hanno fatto passi da gigante grazie alla professionalità e alla disponibilità del loro allenatore, Michele Faleo, presidente della Federazione dama Lecce, che ha notevolmente contribuito alla loro crescita.
Essi, infatti, si sono distinti per la loro bravura, classificandosi al terzo posto con un punteggio totale di 25 punti e perdendo solo con la squadra campione in carica che ha totalizzato un punteggio di 33 punti.
I ragazzi hanno espresso grande soddisfazione per essere la terza squadra di dama più forte d’Italia e la loro passione e bravura proveranno a trasmetterla ad altri ragazzi non vedenti, organizzando per loro dei corsi specifici.
L’UICI è orgogliosa di avere al proprio interno ragazzi cosi capaci e talentuosi ed augura loro di conquistare traguardi sempre più prestigiosi nel corso della loro vita.

Il Presidente Provinciale
Dr. Francesco Giangualano

Bari: rinnovo servizio taxi a chiamata, di Luigi Iurlo

Autore: Luigi Iurlo

L’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, Sezione Provinciale di Bari, informa che, terminato il periodo di pubblicazione conseguente all’approvazione dell’apposita delibera, quanti abbiano rinunciato al Servizio Taxi a Chiamata, possono procedere ufficialmente alla compilazione della richiesta di rinnovo del suddetto Servizio. Anche coloro che l’avessero già sottoscritta devono necessariamente ricompilarla. E’ possibile accedere alla modulistica in oggetto recandosi presso la Sezione Provinciale U.I.C.I. o presso gli uffici dell’Assessorato ai Servizi Sociali del Comune di Bari, Largo Fraccacreta. In seguito alla raccolta delle domande pervenute sarà resa nota i dettagli del nuovo Regolamento con la relativa data di decorrenza del servizio stesso.
Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti
Sezione Provinciale di Bari
Il Presidente
(Luigi Iurlo)
Telefono e fax 0805429082 – 0805429058
E-mail: uicba@uiciechi.it

Bari: Camerata Musicale Barese – giugno 2013, di Luigi Iurlo

Autore: Luigi Iurlo

L’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, Sezione Provinciale di Bari, informa che, in occasione della Settantunesima Stagione Concertistica 2012-2013, la Camerata Musicale Barese riserva 6 biglietti gratuiti (tre per i non vedenti e tre per gli accompagnatori), per i seguenti spettacoli in programma:
 
Venerdì 14 giugno Violinista Stefano Di Perla-Pianista Mariano A. Fiorella – Auditorium La Vallisa – ore 21.00
Martedì 18 giugno Pianista Orazio Sciortino – Auditorium La Vallisa – Ore 21.00
Venerdì 21 giugno L’Ensemble – Auditorium La Vallisa – ore 21.00.
 
Le prenotazioni dei biglietti gratuiti  devono essere effettuate, fino ad esaurimento delle disponibilità, presso l’U.I.C.I., Sezione Provinciale di Bari.
 
Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti
Sezione Provinciale di Bari
Il Presidente
(Luigi Iurlo)
Telefono e fax 0805429082 – 0805429058
E-mail uicba@uiciechi.it

Il Forum Nazionale del Terzo Settore incontra il Sottosegretario Borletti Buitoni, di Anna Monterubbianesi

Autore: Anna Monterubbianesi

Il Portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore Pietro Barbieri, accompagnato da una delegazione del Forum, ha incontrato ieri il Sottosegretario al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, Ilaria Borletti Buitoni.
 
L’incontro è stata occasione per approfondire i temi della promozione, valorizzazione e salvaguardia dei beni culturali e paesaggistici italiani e per riflettere su come sia possibile avviare un confronto ed una collaborazione sulle attività promosse dal Ministero, insieme alle tante associazioni di terzo settore che operano in questi ambiti. Tema di particolare attenzione durante l’incontro, il 5 per mille e la necessità di una sua stabilizzazione.
 
“E’ stato per noi un incontro positivo – ha dichiarato il Portavoce Barbieri -. Apprezziamo la grande apertura e sensibilità che il Sottosegretario ha mostrato nei nostri riguardi, forte della sua vicinanza al nostro mondo e della grande competenza maturata in questi anni sulle tematiche di terzo settore.”
 
“Il Forum del Terzo Settore – ha concluso Barbieri – assicura la sua piena disponibilità e la volontà di collaborare con il Ministero per offrire un contributo su temi e attività volti allo sviluppo del nostro patrimonio storico, artistico, culturale e paesaggistico.”

Anna Monterubbianesi
Ufficio stampa e comunicazione
Forum Nazionale del Terzo Settore
tel 06 68892460 fax 06 6896522
stampa@forumterzosettore.it
www.forumterzosettore.it

 

Il Forum Nazionale del Terzo Settore incontra il Ministro Giovannini e il Viceministro Guerra, di Anna Monterubbianesi

Autore: Anna Monterubbianesi

Istituire un Tavolo permanente di confronto, consultazione e progettazione di strategie condivise con il Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali. Questa la richiesta centrale emersa dall’incontro che si è svolto questa mattina tra il Portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore, con una delegazione del Coordinamento nazionale e il Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Enrico Giovannini e il Viceministro Cecilia Guerra.
 
Il Forum ha posto all’attenzione di Ministro e Viceministro alcuni temi prioritari per il terzo settore, sui quali è necessario trovare riposte con estrema urgenza. Dalla questione sociale del Paese, a quella del mantenimento dell’Iva al 4% per le prestazioni di servizi socio sanitari ed educativi, al rifinanziamento del Fondo Nazionale per le Politiche sociali e il Fondo sulla Non Autosufficienza, alla stabilizzazione del 5 per mille, fino alla emanazione ed implementazione dell’ISEE e alla definizione di un Patto Sociale Nazionale che veda coinvolti insieme Governo, Regioni, Comuni e parti sociali. Proposte dal Forum sono arrivate anche sul tema dell’investimento in politiche di welfare, a partire dal superamento della social card e fino all’introduzione di un piano d’azione nazionale contro la povertà.
 
Accanto a questi temi, il Forum ha inoltre chiesto che vengano create le condizioni per l’avvio di uno sviluppo economico e sostenibile che garantisca coesione e sicurezza sociale, oltre che stabile occupazione, facilitando, in particolare, l’occupazione giovanile, e tenendo conto del ruolo che il terzo settore può svolgere per il rilancio di questo settore.  “Abbiamo chiesto che vengano messe in atto agevolazioni fiscali alle imprese che assumono giovani – dichiara il Portavoce Barbieri -, la revisione di alcuni punti della “Legge Fornero” circa l’ingresso al lavoro, in specie per alcune tipologie contrattuali, e che si operi una riforma dei servizi all’Impiego e delle Politiche attive per il lavoro, valorizzando le esperienze che il terzo settore ha maturato nell’inserimento lavorativo.”
 
“L’incontro – sostiene Pietro Barbieri – è stato per noi positivo. C’è stata la disponibilità da parte del Ministro a costruire percorsi per riuscire ad affrontare le diverse questioni sottoposte. Abbiamo già fissato alcuni appuntamenti sulle tematiche per noi prioritarie, anche se il nostro auspicio è che si possa costituire quanto prima un Tavolo di confronto costante che ci permetta di affrontare le tematiche più urgenti, e allo stesso tempo di disegnare strategie per un percorso condiviso.” “In passato – prosegue Barbieri – avevamo l’Agenzia per il Terzo Settore che poteva facilitare questo percorso, ma da quando è stata abolita, ci ritroviamo ancora più spesso a dover affrontare decisioni che ci riguardano, ma che non ci coinvolgono in prima persona.”
 
“Il Ministro Giovannini – conclude il Portavoce – ha ben chiara la rilevanza del ruolo che noi svolgiamo, ed è proprio per questo motivo che rilanciamo la proposta che venga costituito quel Tavolo permanente di consultazione con il Ministero, che rappresenterebbe un riconoscimento del ruolo del terzo settore, e una dimostrazione che non possiamo né dobbiamo essere  ‘terzi’ nelle priorità del Governo.”
 
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Anna Monterubbianesi
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