PREVENZIONE. La campagna dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ha coinvolto 2.835 alunni.
La raccomandazione alle famiglie ancora “restie” ad aderire.
Fare rete, nell’interesse dei bambini. Perché lo screening delle malattie oculari è importante, ma ad oggi coinvolge meno alunni di quanto potrebbe.
Ai genitori giunge, così, l’accorata raccomandazione da parte dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Biella, che anche nel corso di questo anno scolastico ha avviato e concluso, nelle scuole statali e paritarie della provincia, la campagna di prevenzione “A me gli occhi”: non bisogna temere né sottovalutare questo tipo di monitoraggio, offerto dalla materna fino alle medie perché “uno screening visivo in età scolare è fondamentale e quella è l’età nella quale l’inizio di un trattamento precoce permette di prevenire danni visivi permanenti”, ha fatto notare il presidente dell’Uici Biella, Adriano Gilberti.
Le visite oculistiche di prevenzione della campagna sostenuta da Fondazione Crb, Asl Bi e, tra gli altri, Lions Club Biella Host, Croce Rossa e Comuni del territorio, prevedono un insieme di interventi diagnostici utili a individuare patologie ancora asintomatiche. Hanno avuto una durata di sei mesi, da ottobre 2023 ad aprile 2024, e sono state realizzate sull’Unità Mobile Oftalmica appositamente attrezzata o nei plessi scolastici o, nel caso di recuperi per assenti, poi direttamente nella sede dell’Unione Ciechi e Ipovedenti, in via Bona 2. Sono stati 2.835 gli alunni visitati: 806 di 4 anni (75 scuole materne), 884 di 6 anni (61 scuole elementari), 1.145 di 11 anni (34 scuole medie). Il report, redatto dalla dottoressa Silvia Gottardo, ortottista e assistente in Oftalmologia, evidenzia che: alla materna, su un 94 percento dei casi la visita è risultata nella norma, al 6 percento dei bambini è stato consigliato un approfondimento oculistico-ortottico. Alle elementari il consiglio di un approfondimento è stato rivolto all’8,37 percento degli alunni e alle medie al 15,3 per cento.
“Proprio alle medie abbiamo rilevato, un po’ con sorpresa, che diversi ragazzi non avevano la percezione di non vedere bene”.
La rete. Occorre, si diceva, fare rete per sensibilizzare le famiglie e rafforzare il tramite e i canali di diffusione di pediatri e medici di base, così come delle scuole.
Non ultimo, creare un momento di confronto sui dati di screening e risposta dell’utenza tra ospedale e Unione Ciechi e Ipovedenti: è l’intento espresso dal dottor Franco Ferrero, dell’Ordine Medici di Biella.