La scomparsa di un amico, di una persona con cui si è fatto un lungo tratto di strada nel cammino della vita, lascia immancabilmente un grande vuoto difficilmente colmabile. Quando poi l’amico in questione è stato un grande dirigente associativo come è stato Enzo Vaglini, il vuoto è davvero incolmabile.
A Enzo va innanzitutto il merito di aver fatto conoscere alla comunità savonese, grazie alla sua poliedrica attività, le problematiche relative alla disabilità visiva, di aver inserito la sezione dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti a pieno titolo nella vita della comunità cittadina, non solo per aver saputo sollevare col garbo e il senso delle istituzioni che gli era proprio le tematiche inerenti la categoria, ma per averne saputo fare un elemento attivo per la risoluzione dei problemi di tutti.
Enzo Vaglini è stato capace, con prudenza e decisione perfettamente coniugate, di traghettare l’unione dalla fase prevalentemente assistenziale che vedeva i ciechi oggetto di istituzionalizzazione, privi o quasi di provvidenze che andassero al di là di interventi episodici, ad una nuova struttura associativa, pienamente protagonista dell’integrazione a tutto tondo dei privi di vista, dove l’inserimento lavorativo rappresenta il vero coronamento di tutta la sua opera.
Nei quasi 50 anni che hanno visto Enzo Vaglini dirigente protagonista all’interno dell’unione, sia come responsabile della sezione di Savona che come dirigente regionale e in quanto tale partecipe delle vicende nazionali, assolutamente incontestabili risultano i traguardi raggiunti dalla categoria, dall’inserimento lavorativo di numerosi privi di vista, all’integrazione sempre problematica, ma ineludibile, nella scuola di tutti
Ma noi, attuali dirigenti della sezione savonese dell’Uici, oggi dobbiamo esprimere il nostro più sincero grazie a Enzo per averci indicato la strada per mostrare alla comunità che i ciechi non sono povere creature da compatire e assistere, ma sanno essere lavoratori e cittadini a pieno titolo e ciò acquista valore inestimabile proprio per le difficoltà che siamo chiamati ad affrontare, in primo luogo la necessità di garantire ai giovani gli strumenti che consentano loro una piena realizzazione professionale, in una fase socioeconomica critica per tutti, nonché servizi sociali in linea coi bisogni di una popolazione sempre più anziana, in un periodo purtroppo contrassegnato dalla tendenza alla riduzione dello stato sociale.
Grazie, Enzo, per ciò che hai fatto ed è molto e per l’eredità che ci lasci, assieme alla via per onorarla; faremo del nostro meglio per non deludere le tue aspettative e continuare seguendo il tuo esempio.