Ricordi d’infanzia. Continuazione, di Michele Sciacca

Autore: Michele Sciacca

All’età di tre anni mi fu dato modo di lasciare la casa dei nonni materni per stabilirmi con mia madre in una grande masseria sita nel territorio di Riposto, e precisamente in una grande proprietà presa in gabella da mio padre.
In quella proprietà c’erano tre fabbricati abitati da altrettante famiglie che erano molto spaventate dai bombardamenti diurni che talvolta avvenivano in prossimità del vicino mar Jonio. In quel periodo mi capitò di assistere al bruttissimo episodio di un aereo tedesco che, con due piloti a bordo, precipitò accanto alle nostre abitazioni.
Lo schianto fu terribile si levarono in cielo alte colonne di fumo nero. Allora tutti gli abitanti della masseria si raccolsero in preghiera sotto un’arcata perché temevano che lo scoppio delle bombe, avrebbe potuto decretare la loro fine; non fu così perché l’aereo per fortuna non trasportava ordigni.
Un altro momento difficile fu quando, a poca distanza dalla costa, i soldati tedeschi a bordo di una grossa cannoniera vistisi minacciati da un sottomarino nemico, iniziarono a gettare bombe di profondità che sollevarono in aria enormi colonne di acqua. Io e mia madre che eravamo proprio nelle immediate vicinanze, spaventati da quanto stava accadendo, fuggimmo velocemente verso casa.
Nel frattempo un aereo nemico, volteggiante sulle nostre teste, sganciava alcune bombe che fortunatamente finirono in mare.
Un’altra volta, in un’imprecisata notte di mezza estate, mia madre, io e mio fratello fummo svegliati dal fragore di una violenta sparatoria fra gli uomini della masseria ed alcuni ladri di mestiere che volevano rubare i loro vitelli grassi. Finita la sparatoria, vidi i Massari col fucile in mano contenti e soddisfatti per lo scampato pericolo, i quali si raccomandavano fra loro di non abbassare la guardia poiché i ladri sarebbero certamente tornati di nuovo all’attacco. Intanto, sentivo dire a quegli stessi uomini che le sorti della guerra volgevano a favore degli alleati i quali avevano rotto in più punti il fronte dell’esercito nazi-fascista operante in Africa settentrionale e si accingevano a compiere lo sbarco in Sicilia.
Qualche tempo dopo, dalla masseria, con la mano sulla fronte a mo’ di visiera, vidi in lontananza gigantesche navi bianche, navigare nelle acque del nostro mare. Quelle navi trasportavano uomini, viveri, automezzi e materiale bellico. Una volta sbarcati e messo piede sulla terra ferma, gli alleati avanzarono rapidamente per la flebile resistenza dell’esercito italo-tedesco.
Essi, in meno di un mese, arrivarono dalle nostre parti. Io vidi l’ampio cortile della masseria, occupato da soldati britannici che vi avevano messo le loro tende in cui mangiavano e dormivano. Essendo molto curioso, ogni giorno solevo andare a guardare da vicino l’accampamento. Un giorno vidi piangere un giovane soldato scozzese mentre mostrava a mia madre la foto del fratello perito nel crollo del ponte Primosole, minato e fatto saltare in aria dai tedeschi durante la ritirata; vidi altresì, un altro scozzese, mettere sulla testa di un vecchietto della masseria, a mo’ di elmetto, la tazza con cui il poveretto ogni giorno chiedeva la sua porzione di rancio e lo stesso scozzese ridere di gusto nel vedere il vecchietto fuggire a gambe levate verso casa sua.