Mariella Murisciano a 40 anni dalla prima pubblicazione, di Anna Buccheri

Quando la poesia racconta la vita e le emozioni

Cos’è la poesia? È l’esperienza di essere visti, di pensare gli altri, di essere pensati dagli altri in una reciprocità di sguardo, è vedersi nel proprio essere visti.

La poesia è percezione di sé e degli altri, incontro tra sé e gli altri, tra sé e la natura, tra sé e il mondo, tra sé e le cose.

Ne scaturisce una consapevolezza che procede per gradi e raggiunge profondità sempre maggiori, mentre il linguaggio poetico è certamente il più rispondente a veicolare i messaggi dell’anima, duttile e pronto, emozionato e sfacciatamente sincero, ritroso e affettuoso. È un linguaggio che rende possibile sentirsi e dirsi, perché la poesia è generativa: di emozioni, di parole, di incontro.

I desideri si intrecciano tra loro ed esplodono nelle parole che diventano di volta in volta rammemorative, toccanti, di preghiera, di protesta, ma mai distratte, mai urlate, anche quando mostrano o esprimono indignazione.

Ogni componimento poetico è un viaggio all’interno del cuore, della mente, del sé e del mondo.

La poesia stimola la memoria e la memoria è la sostanza della nostra identità, la costruisce, ci rende individui identificabili, unici e irripetibili, riconoscibili per il nostro modo di essere e nella nostra essenza, per la nostra unicità di soggetti nel mondo. Se non custodissimo ricordi, memorie, frammenti di tempo, visi, cose, luoghi, non saremmo noi stessi, ci sentiremmo amputati di una parte di noi, ne avvertiremmo la mancanza, perché la poesia è nostos, ritorno a sé stessi.

Quella di Mariella Murisciano è una produzione ricca e varia, che non tralascia nessun tipo di composizione poetica spaziando dall’acrostico all’haiku, ricorrendo anche al dialetto quando la lingua italiana sembra muta, incapace di dare voce a certe affezioni dell’anima.

Prima di pubblicare Piccolo beauty nel 1980, Mariella ha già scritto qualche poesia da ragazzina, ma erano cose scritte per sé. Le prime vere poesie prendono forma nel 1970 e d’altra parte lo stesso Piccolo beauty rimane nel cassetto per un po’ di tempo, probabilmente per quel timore di offrire al mondo sé stessi nella propria nudità che provoca la scrittura e poi c’è, verso il primo libro, un attaccamento quasi viscerale, molto simile a quello che si prova per un figlio. E infatti a Piccolo beauty Mariella è molto affezionata, è il suo preferito.

Nei libri di Mariella c’è un pensiero, un ricordo, un augurio per tutti: «Le mie poesie hanno il pregio di essere brevi. Possono non piacere, ma non possono stancare», dice lei con una punta di autoironia e molta modestia.

Ma vediamoli da vicino questi libri a cui Mariella affida le sue parole e se stessa.

In Piccolo beauty del 1980 con immediatezza e schiettezza si colgono cose, sentimenti, sensazioni, stati d’animo. C’è un bisogno di recupero di autenticità della vita e delle relazioni. Il dolore si sublima e diventa gioia di vita e cara memoria di affetti, mentre tristezza e malinconia sono vagheggiamento di qualcosa che è stato e non è più.

Darreri lu sipariu. Pensieri in lingua siciliana è del 1986 e contiene 40 componimenti. Sono pensieri che stanno dietro il sipario, che da lì fanno capolino e per esprimersi ricorrono al dialetto, perché il dialetto, e quello siciliano in particolare, conosce vezzeggiativi e ha espressioni che sanno fare vibrare il cuore, come succede nei due componimenti Ppi tia mammuzza e A me’ patruzzu. L’amore, l’affetto, la riconoscenza per i genitori sono sentimenti costanti e sempre vivi in Mariella: per la mamma, la sola capace di indovinarne il pianto; per il papà, al quale riserva la parola «grazie» per dire tutto quel che c’è da dire.

Il Raggio verde, che dà il titolo alla raccolta del 1988, in astronomia è una folgorazione luminosa intensa e repentina e in questa autobiografia poetica gli stati d’animo sono cassa di risonanza per tutti, parole in cui è facile riconoscersi, creandosi una rispondenza con il verso di Eugenio Montale posto ad epigrafe del libro: «Occorrono troppe vite per farne una». Il libro è stato omaggiato alla festa per il pensionamento di Mariella, pensionamento avvenuto il 29 marzo 1988, da tutte le donne presenti che indossavano qualcosa di verde.

In Coriandoli. Tanti nomi per riflettere insieme (acrostici) del 1991 viene fuori un’anima che ha vissuto oltre un muro, al di là di un paravento, tra emozioni, speranze deluse, verità mai pronunciate, scandite ed espresse attraverso nomi, mesi e stagioni. Nel libro è possibile leggere la poesia che i colleghi hanno dedicato a Mariella quando è andata in pensione in cui dicono di lei: «la luce e i colori li porti nel cuore».

Ikebana. Una storia narrata come in un film tra prosa e poesia del 1997 è strutturato in 7 capitoli e contiene un omaggio sincero e ammirato alla giornalista Ilaria Alpi. Tratto distintivo del libro è la generosità di Mariella espressa con parole semplici e quasi con allegria. Così nel capitolo III si legge: «Se offri un sorriso/se tendi la mano, non/te ne pentirai!». Tra i ricordi più cari e che ritorna anche in altre raccolte di poesia c’è quello di Bologna, tratteggiata come città serena e gioiosa negli anni Cinquanta dove Mariella arriva con la voglia nel cuore di apprendere e di ritrovare le cose perdute.

Quel che resta d’un filo del 2000 è un diario in acrostici degli anni 1988-2000. La memoria appartiene al tempo della coscienza, coltiva e conserva non solo il fatto, ma anche i sentimenti e le emozioni ad esso legati, così il presente si riallaccia al passato. Vengono evocati alcuni luoghi (Brescia, Padova, Bologna, Adrano, Abano Terme, via Etnea a Catania), tappe importanti nella vita di Mariella. Molti i riferimenti alla contemporaneità, alla cronaca, alla cultura. Come in una galleria sfilano personaggi, eventi, trasmissioni TV: Indro Montanelli, Fatti vostri, il Giubileo, Alessandro Gennari (poeta), Piera Aiello, Oscar Luigi Scalfaro, re Hussein di Giordania, Slobodan Miloševič, Paolo Limiti, Maria Teresa di Calcutta, Sandro Pertini, Orietta Berti, Rita Dalla Chiesa, Alfred Hitchcock, Rita Atria, Louis Braille, Ilaria Alpi, Marta Russo, Noi oggi, Nico Querulo, Aldo Moro, Alberto Castagna. Ci sono citazioni da Giovanni Paolo II, Blaise Pascal, David M. Turoldo, Georges Bernanos, Khalil Gibran, Nino Salvaneschi, Sant’Agostino, Mahatma Gandhi; e poesie di Salvatore Quasimodo, Eugenio Montale e Bertolt Brecht.

Tra le rughe del cuore del 2005, invece, racconta un anno di vita (27 luglio 2002-27 luglio 2003) tra sogni, speranze, desideri, riflessioni e ricordi, alternando prosa e poesia. Così dalle pagine riemergono: episodi della propria vita (tromba d’aria del 1969, terremoto ed eruzione dell’Etna del 1996); i trenta anni dalla morte della mamma il 26 gennaio 2003; la morte di Alberto Sordi (avvenuta il 25 febbraio 2003); il ritorno dei Savoia in Italia (15 marzo 2003); il ricordo di Aldo Moro a 25 anni dal rapimento (16 marzo 2003); il ricordo di via Apollo ad Adrano, casa del nonno e poi del padre, dove Mariella è nata; i sessanta anni dal 10 luglio 1943, con la guerra e la ricerca di una zona sicura in cui trovare un rifugio; i cento anni dalla nascita del padre l’8 settembre 2002. E poi ci sono: poesie dedicate (per Maria Grazia Cutuli, Rita Dalla Chiesa, La vita in diretta, Giulietta Capuleti, alcuni cari amici, il Papa); auguri per compleanni; ringraziamenti per i medici che non l’hanno soltanto curata, ma si sono presi cura di lei.

Nel Calendario 2007 emerge il sentimento religioso di Mariella sempre molto forte e vero, come nell’epigrafe di novembre: «Ciò che rimane lo porto/nel cuore/porto nel cuore quel che/sa Dio». Seguono la preghiera «O Signore» e l’acrostico per Sant’Agata. Il volume si chiude con una affettuosa, trepidante e accorata Preghiera alla Madonna. E poi ci sono i ricordi: di Bologna e di Adrano (via Apollo 7); della sorella Tanina (morta il 2 luglio 2006, dopo quarantacinque anni di premure, la cui ultima e unica parola era «Ormai»).

Agenda 2008 Amarcord è arricchita dalle foto di Mariella bambina, quando ancora vedeva, della sua prima comunione, mentre è al lavoro, di quando era giovane. C’è un omaggio a Victor Ballu e ci sono ricordi legati alla propria nascita, infanzia, adolescenza e maturità vissute tra Adrano, Catania (all’Istituto Gioeni), Bologna (all’Istituto Cavazza). I mesi di volta in volta sono presentati con santi, calendario, segno zodiacale, proverbi e detti. Scandiscono il tempo: poesie (tra cui quella a lei dedicata dai colleghi al momento del pensionamento e la sua in risposta); acrostici (uno per la mamma e uno per il padre, entrambi nel mese di maggio, entrambi corredati di foto che ritraggono la mamma con le tre figlie bambine, Mariella che ancora vede e il padre in divisa da militare); anniversari (fine lavoro, andata in pensione, morte della sorella Tanina con foto); ricordo delle città visitate della Spagna e di Bologna, dei coniugi Ritter/Inguscio, di Ana Paola (la bambina brasiliana in affido a distanza), di Louis Braille, di Matteo Cabiati, del corso Braille del 2007, di Santa Maria Teresa di Calcutta, degli amici di penna, di tutti i cari che non ci sono più (parenti/amici); foto e disegni. Un ricordo si impone su tutti gli altri, evocato dalla poesia del poeta Alfio Cariola, quello di Piazza Ammalati ad Adrano che prende corpo dalle pagine in una descrizione che dà a chi legge la sensazione di trovarsi tra le alte case che oggi «forse nascondono il tramonto», per trasportarlo indietro nel tempo quando Mariella vi abitava fanciulla. Era il tempo in cui: «Da lì partivano con valige di cartone legate con la corda gli emigranti, figli che lasciavano le famiglie che li piangevano lontani (…) L’abbeveratoio al centro d’estate, la piazza odorava del basilico messo sulle porte delle case, sui tetti delle case basse fichi e pomodori a seccare al sole (…) La gallina gratta il terreno (…) La piazza ha conosciuto peste e altre epidemie (…) Tanti ragazzi vi scorrazzavano, amori nascevano, fiori sfiorivano». Erano i tempi in cui ogni casa era riconoscibile dalla famiglia che l’abitava e in particolare dalle donne, dalle madri.

Eccolo il racconto di Mariella, un racconto intimo e privato, collettivo e partecipato, che si affida con fiducia alla poesia perché la poesia può cambiare il mondo e certo cambia le persone che la leggono, ma anche chi la scrive.