Lettera aperta al Presidente Barbuto, di Gianluca Rapisarda

Autore: Gianluca Rapisarda

Caro Presidente, questi ultimi mesi sono stati per me molto difficili e di grande e profonda “sofferenza”.
Infatti, l’onestà, la trasparenza e la correttezza nell’agire associativo ed ancor prima amministrativo che tu da grande mio “maestro” mi hai insegnato e che io, grazie ad i tuoi sempre cari e preziosi consigli, ho cercato di mettere in pratica, sono stati ultimamente fortemente e strumentalmente messi in discussione.
E’ inutile che io ti rammenti tutte le “vicissitudini” e “tribolazioni” che ho attraversato di recente nell’assolutamente “gratuito” svolgimento del mio incarico di Presidente del “glorioso” Istituto per ciechi “Ardizzone Gioeni” di Catania. Tutto ciò a causa di una vera e propria “consorteria” che non ha fatto altro che spargere quotidianamente veleno ed innalzare sistematicamente sospetti sul mio conto anche con l’esecrabile uso di “riprovevoli e calunniosi” esposti anonimi .
Evidentemente, l’opera di risanamento e di rinnovamento dell’Ardizzone Gioeni da me esperita, sulla scorta anche e soprattutto dei tuoi “unici” insegnamenti morali ed etici, ha dato e procurato tanto fastidio a chi ha invece cercato di ostacolarmi ed osteggiarmi in tutti i modi possibili ed immaginabili (leciti ed illeciti).
Ma la classica “goccia che ha fatto traboccare il vaso” è stata l’imminente apertura del Centro per ciechi pluriminorati dell’Istituto Ardizzone da me fortemente voluto contro tutto e tutti.
Tale Centro per ciechi pluriminorati, infatti, sarebbe un vero e proprio “fiore all’occhiello” non solo dell’Istituto per ciechi catanese, ma dell’intera Sanità siciliana e di tutto il Sud Italia, in quanto trattasi di una struttura di oltre 2000 metri quadrati, dotata di strumenti, attrezzature ed ambulatori all’avanguardia, con cortili, giardino esterno ed ampio parcheggio, e vedrebbe all’opera un’equipe multidisciplinare davvero unica nel suo genere dalle nostre parti.
Ma soprattutto, come tu mi hai sempre e reiteratamente inculcato nella mente e nell’anima, darebbe la possibilità di diventare finalmente “soggetti di diritto” a quei soci che noi dell’UICI dobbiamo considerare la nostra assoluta PRIORITA’: I ciechi pluriminorati!
Questa nobile “mission”, pensavo forse ingenuamente avrebbe promosso quella voglia di collaborare, quella determinazione e fiducia “cieca” reciproca che a noi della Federazione ed ai Direttori Nazionali dell’Unione, trascinati da te, ha consentito il “meraviglioso” successo del Centro polifunzionale per ciechi pluridisabili di Roma ormai di prossimo allestimento. Ed invece niente di tutto questo!
Infatti il Centro di cui sopra del Gioeni di Catania si è paradossalmente trasformato, scusandomi il “bisticcio di parole”, nel centro della discordia, accendendo invidiucce, gelosie ed appetiti vari che hanno provocato l’immobilismo dell’Istituto etneo e soprattutto la mia ingiusta “rimozione”.
Prova di tale grave torto arrecatomi è l’ordinanza 717 del 24 Settembre scorso del Tar di Catania, con la quale è stato ufficialmente dimostrato come il provvedimento della mia decadenza dall’Ardizzone Gioeni fosse illegittimo e basato su una relazione che, non volendo entrare nel merito, è a dir poco “lacunosa e carente” sotto diversi ed importanti aspetti. Insomma, il Tar Catania, accogliendo il ricorso dei miei legali, ha finalmente fatto GIUSTIZIA!
A questo punto, al Presidente Barbuto, che nell’immaginario collettivo di noi “giovani” minorati della vista italiani, rappresenta il SIMBOLO del rinnovamento, il CAMPIONE del cambiamento ed il nostro LEADER indiscusso, io chiedo con forza che intervenga con tutta l’autorevolezza ed il carisma che gli sono riconosciuti unanimemente. Basterebbe una tua lettera ufficiale all’Assessorato Regionale della Famiglia perché provveda senza indugi e senza se e ma alla reintegrazione immediata del Consiglio d’amministrazione del Gioeni di Catania, nominando contestualmente i due componenti il C.d.a., le cui designazioni giacciono inspiegabilmente sul tavolo della Regione Sicilia dal mese di Febbraio scorso. Aurelio Nicolodi era solito affermare che il riscatto dei ciechi dipende solo dai ciechi e, con la reintegrazione richiesta, tornerebbero a fare parte del C.d.A. tre componenti minorati della vista su quattro con tutto quello che di favorevole ne conseguirà per la nostra categoria e per il rilancio definitivo dell’Istituto.
Ti ricordo, infine che oltre a due componenti non vedenti ancora in carica, il terzo privo della vista (uno dei due consiglieri in pectore) è stato indicato dal consiglio regionale UICI Sicilia e da me più volte tanto formalmente quanto inutilmente sollecitato.
Con l’occasione data dalla presente lettera aperta, allo scopo di allargare il respiro della stessa, desidero invitarti alla conclusione della vicenda relativa al reale numero di soci iscritti ad alcune sezioni provinciali siciliane di cui nel recente passato ti sei occupato, senza che la direzione nazionale abbia assunto, come suo preciso dovere, alcuna posizione definitiva. Giunge voce che sarebbe stato stabilito il termine del 30 settembre p.v. come data di scadenza per la presentazione dei report ufficiali di tale delicata attività di accertamento. Non ti sembri peregrino evidenziare come il differimento della risoluzione di tale vicenda potrebbe riflettersi negativamente sulla regolarità del prossimo congresso di Chianciano cui potrebbero partecipare delegati non aventi diritto.
Convinto che anche tu condividi l’importanza delle due questioni in oggetto ed in attesa del Tuo benevolo e sollecito riscontro, Ti porgo cordiali saluti.