I padri padroni dell’UICI, di Carlo Carletti

I dirigenti dell’Associazione, ritenuti “padri padroni”, prima di essere tali sono stati dei semplici soci, che probabilmente più di altri si sono impegnati nella vita associativa. L’impegno associativo comporta molti sacrifici e rinunce sul piano personale e familiare, una buona preparazione inerente le varie normative nazionali, regionali e locali, una grande disponibilità di tempo e attenzione all’accoglienza dei soci, per i quali è necessario individuare il percorso più utile al loro recupero. Chi si appresta a questo impegno, trova molto facilmente persone pronte a delegargli la soluzione dei propri problemi. Questi dirigenti operando sul campo, migliorano costantemente la loro preparazione e i loro rapporti personali con gli aderenti all’Unione, che molto spesso si traducono in consenso nell’ambito delle assemblee. A volte accade che alcuni di questi dirigenti particolarmente impegnati, si trasformino in “padri padroni”, sia per la propensione ad un ruolo di potere, sia perché chi li contesta si limita alla lamentazione senza sacrificare la propria persona in un grande impegno associativo per acquisire il necessario consenso, che nessuno regala. Lo statuto, con la limitazione dei mandati, tenta di favorire il rinnovamento nell’ambito delle cariche associative, ma coloro che godono del consenso dei soci sono e saranno determinanti nella scelta dei nuovi dirigenti. Chi conosce lo stato delle cose oltre la nostra Unione, sa che è così nelle organizzazioni sindacali, di partito e del terzo settore. La mia esperienza mi fa dire che nell’Unione vi sono aspetti più positivi che altrove. Quel che emerge fra noi ciechi è la propensione a voler sempre spaccare il capello in quattro e dare la colpa all’UICI di ogni cosa che non va, compresa l’attuale siccità. Il ricambio delle persone negli incarichi nazionali, risulterà sempre più semplice rispetto alla periferia, perché il rapporto con i soci non è così diretto e determinante come nelle sempre meno partecipate assemblee di Sezione ed è più numeroso il numero dei possibili candidati. L’Unione anche in altri tempi ha sempre avuto i propri problemi, ma l’importanza degli obiettivi da conseguire hanno sempre fatto da collante portandoci a superare le difficoltà che non sono mai mancate. Il senso di solidarietà nei confronti di coloro che se la passavano peggio è sempre prevalso sulle differenti opinioni e diversità caratteriali. L’Unione è vicina al centenario della sua fondazione ed esaminando l’attuale situazione dei ciechi,dovremmo prendere atto che il suo ruolo è stato determinante per ciascuno di noi, che dovremmo recuperare quel senso di solidarietà che con il miglioramento della nostra condizione sembra svanire.