Diversità, di Giuseppe Fornaro

Autore: Giuseppe Fornaro

Meravigliarsi nel 2013 che un disabile della vista, possa salire ben tre scalini , posare una tazza al centro del piattino, marcare un badge per prendere servizio al lavoro, accendersi una sigaretta, muoversi tranquillamente in un posto che conosce bene, giocare a carte, salire e scendere le scale in piena autonomia, usare telefonini e melafonini, guardare le vetrine, fare shopping, Tutte azioni  non ritenute possibili ad un disabile della vista.

Bisogna condannare chi truffa lo Stato perché questo danneggia gli stessi ciechi ed ipovedenti autentici, ma le truffe si contrastano con la serietà intellettuale.
 Improvvisamente, nel 2013 , senza possibilità di replica, un disabile  può ritrovarsi completamente  privato di ogni suo basilare diritto: Dignità,rispetto della persona, lavoro, libertà.

Un modo di fare  che ricorda i tempi dell’olocausto  in cui le forze militari si impegnavano a “scovare” vecchi e disabili  al fine  di garantire   il bene sociale . In quell’epoca la storia imponeva la soppressione  di queste categorie “inutili”, ritenendole un peso superfluo  che osteggiava la crescita del Paese.
Bisogna condannare chi truffa lo Stato perché questo favorisce gli stessi ciechi ed ipovedenti autentici, ma le truffe si contrastano con la serietà intellettuale.
 Superato quello straziante periodo storico, ai disabili e’ stato riconosciuto il diritto di  esistere e poi ,piano piano, sono susseguiti tutti quei riconoscimenti  che hanno fatto dei disabili persone con pari dignità umana ai normodotati, il tutto nel rispetto della loro diversità.  Circa cento anni di storia  riassunti in poche righe, un difficile e tortuoso percorso tanto caro ai disabili e  ignorato dalle Istituzioni  nel 2013.
Ho sempre sostenuto che il problema dei disabili  va ricercato in un livello che va oltre la disabilità e che nasce nella notte dei tempi:  il livello del pregiudizio del normodotato che  decide per partito preso che  un muto, un sordo ,un cieco o un sordocieco non ha la possibilità di  comunicare o acquisire  nozioni.
In caso contrario deve   essere un genio o un indemoniato………….attualmente  è solo un falso invalido.
Ormai il falso invalido ha sostituito pienamente  il demonio, ed è un’ottima strategia per allontanare  l’attenzione  dell’opinione pubblica  dai seri problemi, cioè da una politica di governo che non riesce a  far crescere la Comunità affidatagli e che  inventa continui stratagemmi  per lanciare distorti  messaggi  sociali di “speranza” lasciando intendere  indirettamente  che la spesa sociale  e’  il grosso del problema economico del nostro  Paese.

il disabile   che non ci sembra troppo disagiato,  ostacolato, massacrato, degno di pietà,  deve essere assolutamente  additato, denunciato e soppresso, egli sicuramente vive troppo  bene per meritare  un lavoro, una pensione  o un indennizzo  per pagarsi un accompagnatore  che lo aiuti a   superare le  barriere che   non ha chiesto ne volute, ma che gli sono state imposte insieme  alla rassegnazione e alla tolleranza  verso una  società che non tiene conto delle esigenze  dei diversamente  umani,   costruendo tutto a misura di un mondo  fruibile dai normodotati.
La verità invece,  è che la caccia al falso invalido,  intendeva  recuperare consensi dell’opinione pubblica con un colpo plateale  che   dimostrasse che una ripresa economica  per fronteggiare la crisi poteva risolversi  stanando e punendo  parassiti e truffatori che  vivevano di immeritate indennità sociali.
Di fatto, la rastrellata  delle revisioni  INPS ha   rappresentato  invece,  un ulteriore  spreco di soldi dei contribuenti per l’allestimento delle “battute di caccia”, molto  spesso organizzate anche con superficialità ed incompetenza, creando per lo più solo disagio ai veri disabili.

Ad ogni modo per mettere fine a questa indecorosa  situazione, personalmente, cieco, ed investito di  responsabilità alla tutela della categoria, non mi resta che ritornare indietro  di vent’anni  e ricominciare a spiegare al mondo intero che  essere disabile non significa essere  meritevole di compassione  e sussidi, ma significa essere persona meritevole di interventi (economici e non)  che  aiutino a superare le barriere.
Le fasce deboli come anziani, bambini e disabili non possono essere una responsabilità  relegata alle sole famiglie, ma sono una responsabilità sociale che fa la crescita di  un Paese  civile  meritevole di essere considerato  tale.
Al caso  non sembra inutile  sottolineare che  un disabile  della vista  oggi può svolgere una vita  abbastanza  autonoma se  munito di  forte volontà al superamento e strumenti adeguati. L’uso delle nuove tecnologie opportunamente adeguate, diventano per i disabili della vista una forte opportunità all’autonomia.
Un campanello in un pallone ed apposite regole  possono permettere ai ciechi di  fare sport  come calcio o particolari sport paralimpici, una bustina di zucchero ed un cucchiaino  accanto alla tazza,  sarà sufficiente  per indurre un cieco a zuccherarsi da solo un caffè.

Infine, mi preme invitare  chiunque stia leggendo, in particolar modo  i responsabili delle istituzioni che ci guardano da lontano ma senza  vederci nemmeno, a raggiungerci presso le nostre  sedi  per conoscere le nostre diversità in modo tale da superare  questi pregiudizi che sono poi il seme dell’ignoranza e del  razzismo sociale.
Non me ne voglia nessuno (e soprattutto  non vi induca al sospetto) se pur essendo non vedente  usi salutare  con un saluto fruibile a tutti: Arrivederci

Giuseppe Fornaro