Nella primavera del 2010 poco ne sapevo di che cosa fosse un Congresso nazionale della nostra UICI, quando il mio presidente Massimo Vita mi incoraggiò a candidarmi e partecipare per la sezione territoriale di Siena. Accettai allora questa sfida con curiosità, immaginando di poter crescere nella conoscenza dei meccanismi dell’associazione, di persone di valore, di poter imparare e dare qualcosa di buono. Così i soci mi votarono come delegata per quel Congresso, rinnovandomi poi la loro fiducia cinque anni dopo per quello del 2015 e per l’ultimo del 2020 svolto in modalità online. Nell’estate del 2010 feci un viaggio in treno verso Bologna e da lì iniziò davvero quest’avventura che non è ancora finita. In tutti questi anni infatti, la storia dell’associazione si è impastata con la mia vita e ne è stato un ingrediente importante, di quelli che quando cucini una ricetta non possono proprio mancare, perché il piatto sia saporito e gustoso. Ho imparato a conoscere tanti dirigenti territoriali, regionali e nazionali, persone con disabilità visiva come me, che scelgono di mettere a disposizione capacità e tempo, che vivono l’associazione come un ambiente prezioso, da proteggere, promuovere, da nutrire con risorse economiche e umane da cercare, conservare, far fiorire con progetti e tutela dei diritti. Durante i tre Congressi a cui ho partecipato ho visto prima confrontarsi maggioranza e minoranza, appreso aspetti riguardo l’istruzione, il lavoro, gli ausili e le possibilità di autonomia, il sostegno agli anziani e alla disabilità complessa. Ho visto due presidenti avvicendarsi alla guida dell’associazione, votato modifiche al nostro Statuto, ho fatto parte per cinque anni del Consiglio nazionale, dedicandomi in particolare al tema del cane guida. Mi sono poi appassionata, grazie al prof. Antonio Quatraro, all’ambito della riabilitazione e mi sono dedicata con lui nella mia Toscana all’organizzazione dei campi estivi per i nostri bambini e ragazzi. In questi anni ho visto un’abbondante pioggia di risorse arrivare sul territorio, ad attivare e sostenere progetti, che hanno inciso profondamente sul miglioramento della qualità della vita dei piccoli, delle nostre famiglie e degli anziani. Ho imparato insomma ad amare l’Unione, che è divenuta una parte significativa della mia vita.
Ad oggi dunque, alle porte di questo nuovo Congresso, mentre si svolgono le assemblee per la scelta dei delegati, ricordo, scrivo e penso che vorrei esserci. Vorrei riflettere con i congressisti sulla necessità dell’iscrizione al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore, su quanto questo ci permetta di accedere a risorse e progettualità altrimenti precluse, sull’importanza di non perdere la nostra identità, naturalmente focalizzata sulla disabilità visiva, che si può al contempo integrare con i normovedenti, per saltare tutti insieme oltre, verso qualcosa di più. Mi piacerebbe essere in mezzo ai congressisti, a far memoria di una storia, alla quale ho preso parte per un piccolo pezzetto e poter pensare insieme al futuro. Mi piacerebbe mettere la mia firma nella scelta di donne e uomini che avranno il compito di portare l’associazione al Congresso ordinario del 2025, con la forza, la passione, l’incisività che gioisce dei momenti belli e permette di rifiorire con la vita che resta in quelli più critici. Esserci infatti è continuare a costruire un futuro possibile, migliore per noi e per chi con noi porta addosso la caratteristica della cecità, dell’ipovisione, di una disabilità complessa che segna la vita e che ci spinge ad un noi, per non sentirci soli.
Pubblicato il 21/06/2023.