La moderna caccia alle streghe, consistita nell’individuazione di presunti falsi ciechi ed oculisti compiacenti, si è svelata in tutta la sua crudeltà: dopo l’archiviazione del procedimento penale avviato nel 2012 a carico dei cdd. 5 falsi ciechi di Catania, e di quelli che con una consecutio temporis esemplare hanno interessato tutte le parti d’Italia, finalmente il 25 novembre scorso anche il Tribunale di Siracusa ha chiuso una vicenda che definire grottesca è poco.
L’indagine sui 16 falsi ciechi individuati nel 2010 nella Città aretusea si è chiusa con il proscioglimento in sede di udienza preliminare di tutti gli imputati.
Anni di indagine, utilizzazione di uomini e mezzi per appostamenti e pedinamenti, ma anche per intercettazioni telefoniche, come avvenuto a Siracusa, allo scopo di individuare presunti truffatori dello Stato e gettarli nel tritacarne dell’informazione.
Persone già afflitte dalla grande sofferenza di avere una minorazione visiva, cui sono stati sequestrati preventivamente beni personali e sospesi i trattamenti economici, salvo poi uscire integri nell’onore con la dolorosa conferma della loro condizione di cecità.
Il clamore sollevato al fuoriuscire delle notizie sulle indagini, alla diffusione delle immagini di persone presunte cieche che camminano da sole, che ballano, che salgono delle scale o che giocano a calcio balilla, che effettuano dei prelevamenti al bancomat: immagini amplificate e rese perennemente disponibili sulla rete, con tanto di commenti di dispregio a corredo da parte dei soliti malevoli benpensanti, non sarà mai pari a quello che ne accompagna il riconoscimento della propria innocenza.
Il delinquente è giusto che faccia clamore per fungere da esempio negativo per la società ma altrettanto giusto deve essere il clamore del trionfo della giustizia, della dimostrazione dell’innocenza del presunto reo che ha sofferto senza avere colpe.
Il GUP del Tribunale di Siracusa ha dato a Cesare quello che è di Cesare dimostrando come la magistratura giudicante sia la vera forza del nostro Paese, come sia quel Giudice a Berlino che il mugnaio Arnold di Potsdam ricercava.
Ho avuto l’opportunità di difendere uno dei 16 falsi ciechi di Siracusa e di dimostrarne l’estraneità alle accuse primo perché faceva delle cose che un cieco può fare e secondo perché le patologie visive erano evidenti, ricevendo il pieno accoglimento della richiesta di non luogo a procedere perché il fatto non sussiste.
Per me è stato un onore ed un dovere, ma anche un dolore: il dolore, che condivido personalmente, delle persone affette da patologie agli occhi che giorno dopo giorno lottano per conquistarsi una autonomia diversa, che affrontano sacrifici decuplicati rispetto ai vedenti per tentare di dare un senso alla propria vita, e che per tale tentativo vengono umiliate, derise, indagate e processate, bruciate nel rogo dell’informazione, senza averne alcuna colpa e senza ricevere la successiva giusta mercede da una giusta informazione.
Una volta un cieco riabilitato che svolgeva da solo determinate azioni era ammirato ed indicato come esempio, oggi, per l’opinione pubblica, non può che essere un falso cieco che truffa allo Stato la pensione e tutti gli altri benefici connessi allo status di cieco.
Dopo anni di silenzio, tenuto nell’attesa della conclusione di indagini, udienze preliminari e processi, tutto ciò non può più essere ammesso e va contrastato con la stessa forza con cui si è data notizie delle indagini.
(Avv. Mattia Gattuso)
Comunicato stampa, di Mattia Gattuso
Autore: Mattia Gattuso