Il saluto del nuovo Presidente, di Mario Barbuto

Autore: Mario Barbuto

Care amiche e cari amici,

mi rivolgo a voi per la prima volta nel ruolo di presidente nazionale della nostra amata Unione.
Un ruolo che mi onora oltre ogni immaginazione e che pone dinanzi a me, sopra di me, il senso della responsabilità, dell’urgenza, del dovere.
Sabato 15 marzo il nostro Consiglio Nazionale si è espresso con una maggioranza chiara nella elezione del nuovo presidente.
Devo e voglio ringraziare i consiglieri che mi hanno accordato la loro fiducia, ma desidero accomunare in un abbraccio anche quei quattordici componenti del Consiglio che si sono orientati su una opzione diversa.
Oso sperare di saper meritare con il tempo e con il lavoro anche il loro consenso.
Ancora una volta la nostra Unione ha saputo fronteggiare con serenità e chiarezza un altro passaggio difficile della propria storia, utilizzando gli strumenti previsti dallo statuto, in un contesto che ha consentito il libero confronto delle idee e la riaffermazione del principio di democrazia.
Così come tutti abbiamo convenuto nel corso di queste ultime tre settimane di confronto, conclusa la fase della elezione del presidente, da questo momento si guarda avanti e si cammina di nuovo insieme verso altri traguardi, pronti ad affrontare uniti gli ostacoli e le insidie che di certo non mancheranno.
Siccome i problemi sono tanti e il tempo, invece, davvero scarso, occorrerà concentrarsi soprattutto su alcune priorità assolute, cercando di fare bene le poche cose che si potranno fare nei prossimi diciotto mesi.

– Proteggere le conquiste normative raggiunte e puntare a nuovi obiettivi realistici.

– Tutelare le nostre strutture territoriali, cercando di metterle nelle migliori condizioni operative, ma premiando soprattutto i risultati del lavoro delle sezioni più attive.

– Assicurare risorse certe e continuative per svolgere al meglio i nostri servizi e salvaguardare l’esistenza stessa della nostra organizzazione.

– Preparare il XXIII congresso promuovendo una vasta partecipazione dei soci su tutto il territorio, mediante un confronto di idee e di proposte che consenta l’avvio di una stagione di riforma della nostra struttura per adeguarne regole e strumenti all’incalzare dei tempi.

Siamo appena entrati nel periodo delle assemblee sezionali che rappresentano la ricchezza più autentica della nostra Unione.
Approfittiamo delle assemblee per portare ai nostri soci e iscritti un messaggio di speranza e di fiducia, sottolineando tuttavia che i traguardi raggiunti si difendono con il lavoro di tutti e che i nuovi obiettivi si conquistano solo con una partecipazione ampia e unitaria.
Dal nuovo presidente nazionale soltanto due semplici parole di augurio rivolte a tutti e con affetto:
“buon lavoro!”.

Mario Barbuto
Presidente Nazionale

15 marzo 2014:Elezioni del Presidente Nazionale dell’UICI. Documento Programmatico, di Giuseppe Terranova

Autore: Giuseppe Terranova

Le dimissioni del nostro caro ed amato Tommaso Daniele ci inducono ad eleggere un nuovo Presidente.

Le votazioni avranno luogo nell’ambito della riunione del Consiglio Nazionale, convocato il 15 marzo 2014, a Roma, presso l’Hotel Holiday Inn – Parco dei Medici.

Com’è noto ci sarà la mia candidatura anche come espressione di un nutrito gruppo di amici, dirigenti e non.

Tale candidatura era nelle cose, scaturendo dalla mia posizione di Vicepresidente Nazionale e poi di Presidente f.f.

Infatti ho avvertito subito che è stata accolta con grande naturalezza e percepita come la normale prosecuzione del programma generato dalle mozioni del XXII Congresso e da una coerente ed operosa  attività, svolta dai Dirigenti e dalla maggioranza guidata dal Presidente Daniele e dai Dirigenti eletti nello stesso Congresso.

Pertanto, quando mi si chiede quale sia il mio programma, rispondo, credo altrettanto coerentemente, che è quello consegnatoci dall’ultimo Congresso e da Tommaso Daniele, al quale vanno testimoniate profonda gratitudine ed immensa stima, da parte dei non vedenti e degli ipovedenti italiani per gli importanti benefici conquistati in favore dell’intera categoria e per lo spirito di sacrifici con cui ha sostenuto il pesante onere della Presidenza Nazionale dell’ Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti.

Il mio compito è quello di completare il lavoro in corso, unitamente alla maggioranza congressuale, nonostante qualcuno di tale compagine, chissà per quale sbandata, abbia deciso di fare  un’inversione a U, quando si era in prossimità del traguardo, “fatti sua” si dice a Roma…!!!

Mentre ero impegnato a svolgere la complessa ed onerosa attività legata alle funzioni affidatemi dallo statuto, ho dedicato un po’ di attenzione ai documenti che circolavano sulle candidature e devo  confessare che sono rimasto deluso, trovandoli alquanto generici e talvolta anche contraddittori con il ruolo associativo svolto dagli autori in precedenza.

A nessuno sfugge che siamo ad un anno e qualche mese dal XXIII Congresso; che si è appena formato un Governo sostenuto da una maggioranza suscettibile di ulteriori definizioni; che all’orizzonte  ci sono le elezioni europee, il cui esito potrebbe influenzare la politica interna, tanto da far prefigurare nuove elezioni ed infine che dovrà esserci l’elezione del nuovo Capo dello Stato.

Si tratta di eventi che imporranno al Governo e al Parlamento una condotta zigzagante e di poca disponibilità verso i nostri problemi.

Pertanto, onestà intellettuale e senso di concreto realismo mi impongono di non promettere cose impossibili e casomai di promettere un po’ meno di ciò che appare realizzabile.

Del resto, la serietà di tale comportamento è riscontrabile nella mia storia di:

a) Dirigente provinciale, regionale e nazionale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti;

b) Consigliere comunale, vicepresidente del consiglio e più volte assessore del comune di Messina (1990 – 2003)

c )Vicepresidente dell’Asl n° 42 Messina Sud (1982-1990) con giurisdizione su tutti i comuni ricadenti nel territorio Messina-Taormina, comprendente, tra le altre strutture amministrative e sanitarie,  l’ospedale “Piemonte” con 1224 unità lavorative ed un budget di 107 miliardi annui;

d) Assistente universitario presso la cattedra di diritto tributario e Professore incaricato di Diritto Processuale Tributario, presso la Facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Messina;

e) Preside dell’Istituto professionale per ciechi “Ardizzone Gioeni” di Catania;

f) Presidente del Conservatorio musicale statale “A. Corelli” di Messina;

g) Presidente del Centro Regionale “Helen Keller” di Messina.

A tal proposito, mi preme sottolineare che il Centro Regionale Helen Keller è un modello unico in Italia di Polo integrato per i servizi riabilitativi per l’autonomia e la mobilità dei ciechi e degli ipovedenti; inoltre, l’annessa scuola cani  guida, fa parte della Federazione Internazionale delle Scuole Cani Guida per Ciechi; iscrizione avvenuta dopo la certificazione redatta da ispettori inviati dall’Organismo Internazionale, che hanno evidenziato gli alti standard qualitativi e professionali raggiunti dal Centro di Messina.

Alla menzione di tali elementi, riscontrabili nel mio curriculum, sinteticamente sopra rappresentato, vengo indotto dalla richiesta di alcuni amici affettuosi, trattandosi di una competizione importante  nella quale è giusto e doveroso offrire un profilo personale e professionale.

Chi mi conosce sa che ciò contrasta con la mia vocazione alla riservatezza e confesso che quando devo superarla, come in questo caso, la cosa mi procura disagio.

Venendo ora alle promesse che mi sento di assumere, ritengo che ciò che l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti e la nostra categoria possono aspettarsi da me, sono:

  • fedeltà      incondizionata verso la nostra gloriosa e storica associazione, al suo      statuto e al suo regolamento;
  • rispetto      di tutti gli organi associativi, delle funzioni e delle autonomie      provinciali e regionali, nonché delle funzioni degli enti collegati alla      nostra Organizzazione;
  • impegno per la conservazione e il ripristino dei contributi      all’U.I.C.I. e agli Enti ad essa collegati, per continuare a garantire la      qualità ed il livello dei servizi finora erogati;
  • difesa      ed adeguamento delle indennità di accompagnamento ai ciechi civili, della      indennità speciale agli ipovedenti e delle indennità ai ciechi      pluriminorati;
  • tutela dei diritti e di tutti i benefici acquisiti,  promuovendo l’approvazione di un Testo Unico delle norme in materia, per  la necessaria semplificazione delle procedure e l’eliminazione delle tante  incongruenze e contraddizioni;
  • rafforzare il radicamento territoriale dell’Unione,      intervenendo soprattutto in favore delle tante strutture periferiche in      difficoltà, con risorse economiche provenienti da eventuali iniziative di      autofinanziamento o dall’auspicata concessione di una lotteria nazionale,      la cui pratica è in avanzata fase istruttoria, presso la competente      amministrazione dei monopoli di Stato;
  • consolidare e sviluppare programmi in materia di      autofinanziamento e di progettazione europea, anche per importanti      iniziative sul territorio, in attesa di creare uno staff di      tecnici ed esperti in materia;
  • promuovere      in positivo l’immagine del non vedente e dell’ipovedente, necessariamente      evidenziandone bisogni e difficoltà, ma esaltandone parimenti capacità e      potenzialità.
  •  impegno per la riproposizione delle iniziative volte a migliorare i meccanismi di      assegnazione dei volontari del servizio civile, ivi compreso quello di   prevedere una dotazione minima a ciascuna sezione provinciale;
  • impegno  ad ottenere entro l’attuale legislatura la riforma della legge 113/85 con   la proposta di legge 1779, di cui abbiamo ottenuto la calendarizzazione in  commissione per la prossima settimana ( 10-15 marzo 2014);
  •  impegno ad ottenere l’approvazione della legge riguardante la nuova figura      professionale dell’operatore del benessere in sostituzione della figura di      massofisioterapista;
  • incentivare  l’accesso dei ciechi alle libere professioni e ai pubblici concorsi,      affidando all’I.Ri.Fo.R. percorsi e forme di supporto e sostegno anche a      carattere individuale;
  • impegno   a migliorare i servizi scolastici, destinati agli alunni non vedenti ed      ipovedenti, anche nell’ottica della propagandata riforma delle province,      nonché un deciso impulso, atto a risolvere i seri problemi connessi ai   registri scolastici, che tante difficoltà stanno creando ai nostri      docenti;
  • consolidare il processo di integrazione scolastica dei minorati della vista,      ricercando e sperimentando, nel contempo, speciali percorsi didattici ed      educativi per i ciechi pluriminorati;
  • chiedere  al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca di      migliorare la preparazione degli insegnanti di sostegno, dando maggiore      spazio all’apprendimento del braille;
  • ottenere, dallo stesso Ministero, per gli insegnanti curricolari, forme di      incentivazione per percorsi formativi mirati all’acquisizione di   competenze specialistiche, per meglio accogliere ed integrare nelle loro classi gli alunni con disabilità;
  • riprendere,  con rinnovato vigore, la battaglia per la istituzione sul territorio, con      criteri di massima vicinanza possibile agli utenti, dei centri di risorse,      consulenza e sostegno per l’integrazione scolastica dei minorati sensoriali.
  • incoraggiare  le iniziative volte a potenziare le attività sportive, del tempo libero e  le iniziative utili a sostenere i diritti umani, soprattutto i diritti di  libertà, di autonomia e di mobilità delle persone non vedenti ed  ipovedenti;
  • impegno per ampliare le prospettive lavorative dei giovani non vedenti ed      ipovedenti con nuove professionalità, come ad esempio quella del perito      fonico.

Al riguardo va menzionato l’importante lavoro svolto dall’I.Ri.Fo.R. su indicazione dell’U.I.C.I., conclusosi con un corso sperimentale e la redazione del volume dal titolo “Linguistica forense”.

Il libro sarà presentato, a cura dell’U.I.C.I. e dell’ I.Ri.Fo.R., il 3 aprile p.v. a Roma, dal Gip Gaspare Sturzo, dal Prof. Avv. Francesco Sandulli e dal giornalista Rai Pietro Pasquetti, vicedirettore della TGR.

All’evento saranno presenti il Presidente del Senato, Pietro Grasso, e numerosi parlamentari, amici dell’U.I.C.I.

Non sfugge che la circostanza sarà utilizzata per continuare l’opera di sensibilizzazione sui nostri problemi e sulla funzione dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti e degli enti ad essa collegati.

Infine e non perché le considero ultime, saranno da me attenzionate, con impegno particolare, le problematiche riguardanti i ciechi pluriminorati, gli anziani, le donne e i giovani.

In merito a tali problematiche, proseguendo l’azione del Presidente Daniele, unitamente alla Direzione ed al Consiglio Nazionali, ho dato già significativi e concreti segnali.

UNA RISPOSTA DOVUTA, di Mario Barbuto

Autore: Mario Barbuto

Gentile signora Immacolata,

la sua lettera aperta è stata per me motivo di riflessione e quindi la ringrazio di averla scritta e inviata.

Alla lista delle cose che non fanno un buon Presidente, aggiungerei che:

la giovane età, non fa un buon Presidente.

L’amore di polemica, non fa un buon Presidente.

La critica sterile, non fa un buon Presidente.

Quando lei afferma che “l’Unione è “un mero passatempo per pensionati”, temo faccia torto alla sua intelligenza, dimenticando il lavoro di centinaia e centinaia di soci e dirigenti che si adoperano con dedizione sul territorio, tutti i giorni, in ogni parte d’Italia, spesso senza nemmeno percepire il rimborso delle spese vive.

Quando lei afferma: “sono almeno quindici anni che questa Unione campa di rendita”, ho l’impressione che trascuri di ricordare le tante leggi di tutela approvate; la difesa di una indennità di accompagnamento sempre minacciata; i traguardi raggiunti, nonostante tutto, nei campi dell’istruzione, del lavoro, dell’accessibilità, della mobilità; insomma nella quotidiana riaffermazione della nostra dignità di persone e di cittadini.

Quando scrive che “lo statuto sociale è uno scudo dietro cui vogliamo rifugiarci” credo non tenga nel debito conto che esso costituisce la nostra carta fondamentale, l’insieme delle regole che tengono unita la nostra grande famiglia, che assicurano alla nostra associazione una vita regolata da princìpi democratici e garantiscono a ciascun socio la certezza e la tutela dei propri diritti.

Insieme a Nicola Stilla, da mesi abbiamo dato corso a un processo che sta portando alla definizione di un programma unitario e largamente condiviso dalla base associativa che il Presidente e gli altri organi dirigenti avranno il compito e l’onere di attuare, con le modalità e i tempi più consoni e più giusti.

Nella presente situazione, dinanzi alle forzate dimissioni anticipate del Presidente Tommaso Daniele, al quale vanno il mio augurio più fervido e il mio affetto più sincero, dovendo eleggere il nuovo Presidente come prevede lo statuto, abbiamo fornito un primo, significativo esempio del nostro stile e della nostra idea di associazione, ben lontano da qualsiasi mania di protagonismo personale.

Nonostante i tempi ristretti, abbiamo aperto una riflessione condivisa con tanti dirigenti e soci, senza dare nulla per scontato e senza calare candidature dall’alto.

Tutti insieme abbiamo scelto una candidatura comune e condivisa, frutto di una riflessione a 360 gradi sullo stato attuale della nostra Unione, nella convinzione e nella speranza di agire per il meglio, a salvaguardia degli interessi reali dei ciechi e degli ipovedenti italiani.

Altri candidati, al contrario, si sono regolati diversamente, secondo uno stile a senso unico, dall’alto verso il basso; secondo una specie di presunzione di diritto naturale alla successione, che ovviamente rispettiamo, ma che non condividiamo.

Noi lavoriamo per una collegialità nelle scelte e nella gestione, proprio a cominciare dal Presidente. e dagli organi nazionali di vertice.

Noi saremo conservatori nei valori, progressivi negli obiettivi, moderni nei metodi e tecnologici negli strumenti.

Noi rafforzeremo la presenza dell’Unione sul territorio, offrendo il massimo sostegno alle sezioni provinciali e ai consigli regionali.

Noi difenderemo l’unità associativa; intransigenti verto i demolitori, ma disponibili e pronti al dialogo e al confronto con tutte le persone di buona volontà.

Noi terremo sempre spalancate le nostre porte alle idee di tutti, per farne una sintesi dove ciascuno si possa ritrovare e sentire rappresentato; per trasformarle in una forza propulsiva capace di aggiungere nuove e luminose pagine alla storia dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti.

Si unisca anche lei con fiducia a questa grande forza associativa, cara signora Immacolata!

Le assicuro che sarà un’avventura affascinante, insieme a tutti noi, nell’Unione, dove potrà trovare la risposta più convincente ai suoi legittimi interrogativi. Potrà anzi lavorare lei stessa, accanto agli altri, per costruire quella risposta con le sue proprie mani.

 

ELEZIONE DEL PRESIDENTE NAZIONALE: LE RAGIONI DI UNA SCELTA, DI NICOLA STILLA E MARIO BARBUTO

Autore: Nicola Stilla-Mario Barbuto

A conclusione di un sereno e approfondito confronto sulla situazione

attuale dell’Unione, Nicola Stilla e Mario Barbuto hanno sintetizzato

una proposta unitaria e sono pervenuti alla formulazione di un

candidato comune e condiviso per la prossima elezione del Presidente

Nazionale che verrà effettuata tra qualche giorno dal

Consiglio Nazionale in convocazione d’urgenza.

Le ragioni di questa scelta sono illustrate nel documento comune

allegato alla presente.

Si rivolge un caldo invito ai Consiglieri Nazionali a sostenere tale

scelta, aderendo alla proposta unitaria formulata nel documento.

Si invitano altresì tutti i dirigenti sezionali e regionali a voler

dare il proprio convinto sostegno alla proposta.

Confidando in una ampia adesione e in un positivo risultato

dell’iniziativa,

Nicola Stilla – Mario Barbuto ringraziano per l’attenzione e per la considerazione.

ELEZIONE DEL PRESIDENTE NAZIONALE

LE RAGIONI DI UNA SCELTA

     Le dimissioni forzate e inattese del Presidente Tommaso Daniele hanno causato una accelerazione di quel processo di ricambio e di rinnovamento da intraprendere a partire dall’appuntamento congressuale del prossimo anno.

Mario Barbuto e Nicola Stilla, entrambi disponibili a candidarsi in congresso, da alcuni mesi hanno intrapreso un percorso comune e condiviso di elaborazione di un programma e di individuazione di un metodo per giungere alla designazione di una candidatura unitaria alla carica di presidente nazionale.

Questo percorso continuerà con le modalità e con i tempi necessari già ipotizzati, intendendo promuovere e favorire numerosi momenti di confronto, con una vasta partecipazione di tutta la dirigenza e della parte più attiva della base associativa.

L’accelerazione odierna, tuttavia, ci pone dinanzi alla responsabilità di formulare una proposta immediata e unitaria per l’elezione di un presidente che possa completare il mandato in corso e preparare il prossimo congresso in un clima di concordia, di tutela e di collaborazione che coinvolga tutti.

L’Unione deve essere guidata, soprattutto in questo frangente difficile; deve essere pronta ora ad affrontare le nuove e più ardue sfide poste tra l’altro dalle prossime leggi finanziarie 2014 e 2015, oltre che dal processo di riforma politica ed economica che riguarderà l’intero paese e che non può trovare il nostro sodalizio in posizione di attesa o di retroguardia.

Per queste considerazioni fondamentali e per mille altre ragioni, occorre eleggere già ora, una persona che sappia guardare all’oggi con la massima attenzione e contemporaneamente possa preparare quel domani associativo ritenuto ormai unanimemente indilazionabile per il futuro stesso della nostra Unione.

La persona che in questo momento può rappresentare più di ogni altra questo spirito e possiede i requisiti adeguati ad assumere oggi il ruolo e compito di Presidente Nazionale è Mario Barbuto.

Egli infatti, è in grado di rappresentare a pieno l’unità dell’associazione, da nord a sud; di interpretare il delicato momento tra innovazione e continuità; di ricoprire la carica con la dovuta prudenza e il necessario coraggio.

Mario Barbuto possiede un grado elevato di esperienza professionale, tecnica, politica, associativa e manageriale.

Ha operato per molti anni con efficacia e con successo a tutti i livelli dirigenziali della nostra struttura associativa, sul piano provinciale, regionale e nazionale;

Ha ottenuto nel 2010 circa un terzo dei consensi del Congresso nella elezione a Presidente Nazionale.

Qualsiasi eventuale tentativo di strumentalizzare a fine denigratorio alcuni episodi della nostra vita associativa recente, denota soltanto la miseria morale e la scorrettezza personale di chi intenda porlo in atto, poiché tali episodi sono relativi a una somma di errori compiuti da molti, fatta salva comunque la buona fede di tutti noi.

Invitiamo pertanto tutti i colleghi consiglieri nazionali a voler accordare il proprio voto a Mario Barbuto, fiduciosi di compiere la scelta più utile, più fruttuosa e più giusta, per consolidare un presente di unità e costruire un futuro di successo dell’Unione, per la miglior tutela dei ciechi e degli ipovedenti italiani.

Domenica 2 marzo 2014

Nicola Stilla-Mario Barbuto

 

Una bussola per orientarsi, di Katia Caravello

Autore: Katia Caravello

Rubrica per genitori.

“Spesso mi è stato chiesto di descrivere l’esperienza di avere un bambino con una disabilità, di provare ad aiutare persone che non hanno condiviso questa esperienza, a capirla, a immaginare cosa si prova. E così…

Quando stai per avere un bambino, è come programmare un favoloso viaggio in Italia. Compri  una guida sull’Italia e fai dei meravigliosi progetti. Il Colosseo. Il David di Michelangelo. Le  gondole a Venezia. Cominci ad imparare alcune frasi in italiano. Tutto è molto eccitante. Dopo qualche mese di sogni anticipati, il giorno finalmente arriva. Fai le valigie e parti. Alcune ore più tardi, l’aereo comincia ad atterrare. Lo steward entra e dice: “Benvenuti in  Olanda”. “In Olanda?” domandi. “Cosa significa Olanda? Io ho comprato un biglietto per l’Italia! Io  credevo di essere arrivata in Italia!”. “C’è stato un cambiamento nel piano di volo. Abbiamo optato per l’Olanda e qui devi stare”. La cosa importante non è che non ti abbiano portata in un orribile, disgustoso posto pieno di  pestilenza, carestia e malattia. È solo un posto diverso. Così devi andare a comprare una nuova guida. E devi imparare alcune frasi in una nuova  lingua. E incontrerai nuovi gruppi di persone che non avresti altrimenti incontrato. È solo un  luogo diverso. È più calmo e pacifico dell’Italia, meno abbagliante dell’Italia. Ma dopo che sei lì da un po’, prendi confidenza, ti guardi intorno e cominci ad imparare che  l’Olanda ha i mulini a vento e l’Olanda ha i tulipani e l’Olanda ha Rembrandt. Però tutti quelli che conosci sono occupati ad andare e venire dall’Italia e ognuno si vanta di  quale meraviglioso periodo ha trascorso là. E per il resto della tua vita tu dirai: ”Sì, quello era il  luogo dove avevo progettato di andare. È ciò che avevo programmato. E la pena di tutto ciò non  se ne andrà mai, mai, mai, mai, perché la perdita dei propri sogni è una perdita molto  significativa. Ma se passerai la vita a piangerti addosso per il fatto che non sei andato in Italia, non sarai  mai libero di godere delle cose molto, molto speciali e molto amabili dell’Olanda.”

(Benvenuti in Olanda di Emily Peri Kingsley)

Le parole qui sopra riportate, scritte dalla mamma di un bambino down, descrivono molto bene il  senso di smarrimento sperimentato da quelle donne e quegli uomini che diventano genitori di un figlio con un deficit fisico e/o sensoriale o che comunque si trovano catapultati improvvisamente nel paese della disabilità. Un paese sconosciuto, dove non sanno quali siano gli usi ed i costumi, un paese di cui non conoscono la lingua, i luoghi, le persone. Tutti i sogni e le aspettative circa il futuro del proprio figlio o figlia si frantumano, lasciando il posto alle macerie e nulla di bello e positivo sembra possa più accadere. Si sentono soli, non sanno dove andare e a chi chiedere aiuto e sentono che al mondo non esiste nessuno  che vive un’esperienza difficile come la loro: non è possibile pensare che nel luogo in cui si è arrivati  inspiegabilmente ed imprevedibilmente si possano vivere momenti di gioia, è impossibile immaginare che da un’esperienza così dolorosa possa nascere qualcosa di positivo, non si può credere che il proprio figlio o figlia potrà dare immense soddisfazioni. Ma per arrivare a questo punto, per riuscire a superare il lutto per la perdita dei  propri sogni, è necessario aver imparato la lingua del luogo dove si è arrivati,  sapersi orientare, aver familiarizzato con i suoi usi e costumi, aver iniziato a conoscerne la storia equipaggiandosi con vocabolari, mappe stradali e guide turistiche. Quante domande affollano la mente dei genitori dei bambini e dei ragazzi ciechi e ipovedenti:  “come educare un figlio con un deficit visivo?”, “come potrò aiutarlo ad essere attore nella propria vita?”, “come potrò aiutarlo a farsi degli amici?”, “che lavoro potrà mai fare?”. Questi sono solo alcuni dei quesiti che le madri e i padri dei bambini e dei ragazzi con  disabilità visiva si pongono quotidianamente.

E’ per venire incontro a questo bisogno di una guida, di una bussola per orientarsi, che l’U.I.C.I. ha istituito nel 2011 il gruppo di lavoro per il Sostegno Psicologico ai Genitori dei ragazzi ciechi e ipovedenti. Tale gruppo, composto da professionisti esperti in disabilità visiva, ha  aperto nel 2012 uno sportello telefonico, tutt’ora attivo, di cui si possono avere informazioni visitando il link sottostante: http://giornale.uici.it/sostegno-psicologico-ai-genitori-dei-ragazzi-ciechi-e-ipovedenti-di-katia-caravello/

Da oggi lo sportello telefonico sarà affiancato da  un altro strumento che auspichiamo possa essere d’aiuto a tutti quei genitori che sono alle prime armi in tema di cecità ed ipovisione ed hanno il desiderio e il bisogno di raccogliere informazioni: la rubrica “Una bussola per orientarsi”. La rubrica verrà pubblicata in queste pagine ogni due settimane e raccoglierà  contributi di varia natura: articoli tematici, interviste, descrizione di servizi e strutture alle quali ci si può rivolgere sull’intero territorio nazionale. Verranno trattati temi di varia natura: psicologica (genitorialità e figli con disabilità, affettività e sessualità, dinamiche familiari e rapporto con i fratelli, ecc.), medico/sanitario (opportunità terapeutiche e riabilitative), informativa (istruzione e formazione professionale, lavoro,  diritti dei ciechi e degli ipovedenti e dei loro genitori, ecc.). L’obiettivo sarà sempre quello di tentare di dare risposta almeno ad alcune delle numerose domande che i genitori di  bambini e ragazzi con disabilità visiva si pongono quotidianamente e che rappresentano, più ancora   dell’aspetto sanitario in senso stretto, una fonte di  preoccupazione. Al fine di essere il più rispondenti possibili alle reali esigenze, vi invitiamo a contattarci per farci delle domande, avanzare delle proposte o darci dei suggerimenti…nonché per  dirci cosa ne pensate della rubrica! Ogni contributo sarà per noi prezioso e ci permetterà di migliorare sempre di più il servizio  a beneficio di un sempre maggior numero di famiglie…vi esortiamo quindi a scriverci al seguente indirizzo: rubricagenitori@uiciechi.it

Katia Caravello

 

Strada facendo vedrai …, di Vanda Dignani

Autore: Vanda Dignani

Strada facendo vedrai … è questo il motivo con cui mi sono svegliata ed è questo il motivo che mi risuonerà nella mente per tutto il giorno.

È bello fermare il tempo che corre e che sembra portare via con sé pensieri, affetti e ricordi. Ma i ricordi non passano così in fretta ed anzi il loro riapparire nella mente riaccende la voglia di esserci, di fare e di afferrare ciò che passa in fretta e che pure sembra risvegliare nell’anima tutta una serie di sentimenti e di affetti che il tempo non può distruggere e portare con sé.

È avvolta in questo pensiero che tutto dentro di me si rianima e mi spinge a fermare gli attimi più belli, il passato rivive e si rinfresca ed io mi sento nuovamente piena di speranze e di voglia di vivere e di fare.

Qualcuno vedendo in me un’espressione pensosa forse un po’ triste, mi spinge a scuotermi, a ritornare me stessa e ad infondere in ciò che mi circonda quella  forza che ha caratterizzato il mio riscatto e che ha dato alla mia partecipazione convinta, una carica capace di ridonare alle azioni ed ai miei pensieri tutto un fermento meraviglioso che ha sempre spinto e spronato la mia voglia di fare. È opportuno ogni tanto ritornare con i sentimenti e con gli affetti a ciò che ha dato luce e significato alle mie azioni.

Rivivendo questi momenti, l’anima ritrova la sua vera essenza ed io non mi sento più né sola, né triste e ciò che provo invece è la voglia di ritrovare quella vitalità e quell’impegno che hanno sempre caratterizzato le mie azioni e la mia gioia nel riaccendere i momenti più belli che hanno costituito il sale della mia vita e che mi hanno aiutato a viverla interamente.

In ciò mi ha spronato una volontà ferrea e soprattutto la fede profonda in un’associazione fatta di principi di vita e di partecipazione, non c’è dubbio, è l’adesione convinta agli insegnamenti che l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti mi ha posto davanti a spingermi ed a non dimenticarli.

Questi principi e questa fede autentica in un avvenire che spalancava di fronte a me le sue porte sollecitandomi a trovare la forza di essere me stessa e di dare alla mia vita quel significato autentico che solo, la rende degna di essere vissuta.

È dunque all’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti che io debbo dire grazie ed alla quale debbo donare la mia gratitudine più vera e più profonda.

Ho cercato nella mia vita di essere grata a questa meravigliosa associazione che ha aiutato me ed i ciechi italiani a riprendere in mano la forza di essere e la gioia di fare. Certamente anch’io ho cercato di dare all’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti il mio impegno, la mia volontà, la mia fede ma certo è molto di più quello che ho ricevuto ed è molto di più quello che voglio conservare, non solo nei miei ricordi ma soprattutto nella mia voglia di partecipare e di dare ancora qualche cosa di importante all’Unione e ai ciechi italiani: la bellezza di una vita vissuta illuminata da una fede profonda.

Tante sono le cose che vorrei dire anche per dimostrare a me stessa ed agli altri che mi credono abbattuta e non più capace di infondere intorno a me quella luce meravigliosa che solo la fede in ciò in cui si crede, può  ridonare a noi stessi, la gioia di partecipare e di profondere intorno a noi la voglia e l’operosità che sono i segni più belli di quel riscatto che ha caratterizzato la nostra esistenza e che ha dato a noi un’identità ed una fede nel presente ed in un passato che non muore e che si pone come autentico alimento di vita e di speranza.

Oggi la nostra associazione sembra una nave senza nocchiero, ma non è possibile scordare quanto essa ci ha dato e quanto noi dobbiamo esserle grati. Purtroppo diverse disavventure l’hanno come privata del suo leader rendendola meno viva,  meno piena di speranze.

Sta a noi, a tutti noi non dimenticarci del suo passato glorioso e non perdere quella carica di fede e di riscatto che l’hanno caratterizzata e resa grande, grazie anche al presidente Daniele il quale purtroppo ha dovuto dimettersi per ragioni di salute ma a cui noi facciamo giungere il nostro affetto ed il nostro abbraccio.

Certo molte cose cambiano ma ciò che non può mutare è la gratitudine che proviamo e che proveremo per sempre ed è la soddisfazione di aver partecipato con lui nella costruzione di un futuro meraviglioso ed incancellabile.

Vanda Dignani

Caro Tommaso, soltanto un “Grazie!”, di Mario Barbuto

Autore: Mario Barbuto

Caro Tommaso,

ho letto e riletto tante volte la tua lettera di dimissioni. Me la sono girata e rigirata in testa per giorni, provando a immaginare il tuo stato d’animo mentre la scrivevi.

Sono certo che questa sarà stata la tua decisione più sofferta, la tua scelta più difficile, la tua sfida più grande.

Eppure di scelte, di sfide, di decisioni ne hai prese a migliaia nei tanti anni alla guida della nostra Unione.

Lasciare il timone della nave proprio quando era quasi in vista del porto dove l’avresti ormeggiata in acque sicure per l’ultima volta, prima di consegnarla alla persona designata a sostituirti, deve esserti costato una sofferenza enorme.

Eppure, ancora e sempre, hai voluto far prevalere su tutto, il tuo spirito di appartenenza alla nostra grande famiglia; il tuo senso del Dovere verso l’Associazione che hai amato e servito per tanto tempo.

Con parole semplici, con la cordialità e la stima che hanno sempre improntato i nostri dialoghi, lasciami soltanto dirti, forte e chiaro, dinanzi a tutti, GRAZIE!

Grazie per esserci stato sempre, in tutti questi anni.

Grazie per averci guidato; per aver portato le bandiere dell’Unione sempre più avanti, sempre più in alto, rincorrendo il tuo, e il nostro sogno di eguaglianza, emancipazione, dignità.

Di cuore, grazie, per avere mostrato a me personalmente la pratica dell’umiltà, rispettandomi quale tuo competitore, in un rapporto che hai preteso alla pari, quando invece avresti potuto giocare con me come il gatto che gioca col topo.

Grazie, infine, per la fiducia che hai voluto riporre in tutti noi, limitandoti semplicemente a sollecitare l’elezione del nuovo presidente, senza somministrarci soluzioni preconfezionate, nella certezza che i consiglieri  Nazionali sapranno scegliere la persona giusta con l’intelligenza, la saggezza e il coraggio che Tu ci hai sempre insegnato con la parola e con l’esempio.

Avevo sperato e creduto possibile il tuo ritorno, soprattutto dopo il nostro recentissimo colloquio, durante il quale mi pareva proprio di percepire una vera gioia nelle tue parole mentre mi raccontavi dei progressi verso la completa guarigione.

Adesso, purtroppo, so che non sarà.

So del compito immane che ci attende. Della nostra nuova responsabilità che deve renderci più uniti, più leali, più degni…

Per tanti anni sei stato per noi come un faro nella notte.

Ma proprio Tu ci hai spesso ricordato che non serve maledire il buio.

E noi, dunque, ora, come tante piccole fiaccole, troveremo la forza per rischiarare quel buio e continuare a illuminare il cammino dei ciechi e degli ipovedenti italiani verso nuovi traguardi di civiltà, con la tenacia e l’orgoglio che Tu ci hai sempre mostrato.

Certo di interpretare il sentimento di tutti, voglio aggiungere al tuo “arrivederci” una sola parola:

ARRIVEDERCI A PRESTO!

Le bandiere dell’Unione hanno ancora voglia di garrire nel vento.

E tu sarai presto, di nuovo in prima fila accanto a noi.

Un abbraccio fraterno.

Mario Barbuto

Cambia la musica!, di Antonio Quatraro

Autore: Antonio Quatraro

Questa volta non si tratta di una metafora, come quando si vuol dire che tutto cambia apparentemente: cambiano i suonatori ma…

Qui si tratta proprio degli studi musicali per i ciechi.

L’IRIFOR di Firenze, insieme alla locale sezione, come molte altre nostre sezioni peraltro, da tempo è impegnato a promuovere il rilancio degli studi musicali fra i nostri giovani e meno giovani. Nonostante la musica sia la forma d’arte totalmente accessibile ai ciechi, gli studi musicali, in Italia come nel resto d’Europa sono in rapida decadenza.

Eppure lo studio di uno strumento ha effetti positivi su tutte le sfere della persona, e non solo sulla sfera della creatività, come è ovvio.

Suonare bene uno strumento richiede una grande manualità, ma richiede anche concentrazione, memoria, attenzione, prontezza di riflessi, capacità di ascoltare e di ascoltarsi, oggi sempre più rara. Capire la musica poi chiama in gioco processi mentali più sofisticati di quanto non appaia a prima vista. Studi recenti sottolineano una correlazione positiva fra capacità di comporre musica e pensiero divergente, oggi così importante per reagire ai continui cambiamenti della nostra società.

Capire la musica significa anche abituarsi a seguire più fili contemporaneamente (nel caso della musica polifonica).

E per chi non vede, proprio attraverso l’ascolto attento è possibile quanto meno farsi una idea intorno ai principali aspetti visivi del reale: contrasto, sfumatura, effetto legato alla prospettiva; senza dire del grande contributo culturale derivante dallo studio della musica, per comprendere meglio i principali movimenti letterari e artistici.

Una delle difficoltà maggiori che scoraggiano chi voglia intraprendere gli studi musicali è costituita dalla notazione Braille, per cui quasi tutti i ciechi che fanno musica la fanno ad orecchio, o con l’aiuto di un amico, o maestro, o genitore, che legge o registra la descrizione dello spartito in nero, che viene memorizzata. Questa tecnica è conosciuta in Europa come “musica parlata”.

L’ostacolo maggiore per chi vuole intraprendere gli studi musicali consiste nel fatto che la notazione musicale Braille, unica via per la lettura diretta e personale, non permette il passaggio immediato fra segno e suono.

In altri termini, mentre se leggo un libro sento dentro di me le parole che sto leggendo, se leggo uno spartito in Braille, il passaggio fra la lettura e l’ascolto interiore è molto più complesso e richiede grande sforzo mentale.

Questo fa sì che, dopo qualche timido tentativo, quasi tutti continuano a far musica, ma solo ad orecchio.

Ma fare musica solo ad orecchio è come imparare una lingua straniera senza saperla leggere e scrivere, quindi rinunciando ad entrare nella lingua, a comprenderne lo spirito.

Per fortuna le nuove tecnologie informatiche, applicate agli studi musicali dei ciechi, hanno aperto davvero prospettive impensabili fino a qualche decennio fa. Prendendo spunto e slancio da tali nuove opportunità, IRIFOR Firenze attualmente è impegnato in due progetti:

“Restituire la musica ai ciechi”, cofinanziato da Banca della Comunicazione, che sta epr concludersi;

“MUS4VIP” (studi musicali per persone con disabilità visiva). Questo secondo è un progetto europeo di due anni, iniziato a novembre 2012, in partenariato con scuole ed università di Francia, Gran Bretagna, Polonia e Italia.

Per l’Italia siamo in partenariato con il Conservatorio Pollini di Padova, che coordina il progetto, e con Arca Progetti di Verona, società specializzata in progettazione e realizzazione di software accessibile.

“Restituire la musica ai ciechi” si rivolge ad 8 ragazzi Toscani, che hanno già un insegnante di musica e che conoscono il Braille letterario. Il progetto prevede lezioni e supervisione a domicilio da parte di una équipe formata da un non vedente ed un vedente esperti, consulenza interattiva a distanza, produzione di spartiti in Braille con difficoltà graduate, approccio alle nuove tecnologie specifiche.

“MUS4VIP” invece si muove in una ottica più ampia, in quanto, partendo dai risultati di precedenti progetti Europei, e dal programma BME2, sviluppato appunto da Arca Progetti Verona, anche con il contributo della nostra Biblioteca di Monza, mira a realizzare tutti quegli strumenti didattici per rilanciare gli studi musicali.

In particolare, il progetto realizzerà:

– unità didattiche interattive per principianti, che conoscano solo il Braille letterario; – – un corso di teoria musicale multimediale (esempi audio e tavole in rilievo), con particolari accorgimenti per studenti non vedenti; – – una guida multimediale per insegnanti vedenti, per metterli in condizione di essere di aiuto allo studente non vedente con maggior preparazione; – – un forum per scambio di idee e di materiali. – – Conclusioni

Chissà cosa avrei potuto fare se da giovane avessi avuto strumenti così efficienti per imparare la musica. Oggi scrivere la musica è davvero un gioco da ragazzi: la scrivi e la senti lì per lì.

Quando ero ragazzo io capire una regola di armonia richiedeva tempo e grande fatica, e alla fine non sempre la capivi.

Non nascondo l’entusiasmo che provo lavorando alla realizzazione di un piccolo grande sogno. Però al tempo stesso mi rendo conto che la tecnologia è come un tappeto mobile. Non appena ci sali lui va dove vuole. E infatti: il software va coltivato, come una pianta delicata. E’ già l’ora di pensare alle piattaforme mobili. E poi … Insomma, il traguardo ti sfugge proprio quando lo stai per toccare.

Eppure io credo che, se la nostra organizzazione è arrivata dove è arrivata, significa che ha energie, intelligenza e concordia attorno agli obiettivi vitali.

Ora il sogno non è più studiare musica con la tecnologia, ma è quello di trovare le risorse per non farsi superare da questa.

Riferimenti:

www.music4vip.org Per ulteriori informazioni: firenze@irifor.eu

Il Presidente Prof. Antonio Quatraro

Lettera aperta al Presidente dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, professor Tommaso Daniele, di Orlando Paladino

Autore: Orlando Paladino

Gentile e caro Presidente,
ho appena terminato di leggere, confesso con qualche apprensione, il  Suo messaggio di rinvio del rientro in sede, e già il monitor del computer mi annuncia un titolo del Giornale UICI  on-line: ” Dimissioni irrevocabili del Presidente Nazionale”.
Di fronte a questo Suo gesto, che conferma e sottolinea la Sua levatura morale, mi sono passati davanti alla mente i venti  anni di lavoro al suo fianco, e si è rinnovata la meraviglia dall’aver sempre constatato che ogni realizzazione, ogni conquista, anche la più ardua, lungi dal generare un momento di rilassatezza e di stasi, rappresentava per Lei un incentivo a sempre più e meglio operare.
Nella mia lunga attività di lavoro sono stato a fianco di molti presidenti, ma in nessuno  ho potuto constatare, almeno in così alto grado, le doti che ritengo La contraddistinguano: l’assoluta indifferenza al proprio se stesso, e l’essere per Lei ogni traguardo conseguito non  un motivo di appagamento, ma uno stimolo ad ulteriori mete, a superare ogni volta il confine raggiunto.

È stato per me un privilegio ed una esaltante avventura essere stato per così lungo tempo accanto al Suo straordinario operare.
Nel Suo saluto Ella, signor Presidente,  si richiama ad un concetto che Le è caro e che è stato  di guida  al suo operare: in ogni bandiera c’è un’anima.
Mi lasci dire che nella bandiera dell’Unione vi sono la Sua anima e l’amore che Lei  ha saputo donarle. Quest’anima vi resterà a lungo ed è con essa e per essa che i Suoi successori dovranno confrontarsi e saranno valutati.
Mi creda sempre Suo
Orlando Paladino

DIMISSIONI IRREVOCABILI DALLA CARICA DI PRESIDENTE NAZIONALE

Autore: Prof. Tommaso Daniele

Carissimi,

con qualche giorno di anticipo sulla data fissata, il 28 febbraio, comunico la mia volontà di dimettermi irrevocabilmente dalla carica di Presidente Nazionale.

La nostra Unione ha bisogno di un Presidente che sia nel pieno delle proprie energie e non so se basterà con i tempi che corrono.

Ho sempre dichiarato che sarei rientrato a condizione di recuperare il cento per cento delle mie capacità, ma ancora non ci siamo: sto meglio, molto meglio, ma non sono in grado di garantire la qualità e la quantità del lavoro di prima.

Non è stata una scelta facile: 28 anni di impegno associativo non si cancellano con un colpo di spugna. Ho vissuto questo ultimo periodo tra stati di animo diversi: da una parte la gioia per la speranza di poter rientrare, dall’altra la tristezza per la possibilità di dover abbandonare.

Ora, però, sono sereno; ritengo di aver fatto ancora una volta gli interessi dell’Associazione. Ho voluto seguire l’esempio di Benedetto XVI, speriamo che l’Unione trovi un altro Papa Francesco!

Queste mie dimissioni non vogliono essere un addio, possono essere solo un arrivederci. Potrei continuare a lavorare per l’Unione in posizione di minori responsabilità, compatibili, quindi, con la salvaguardia della mia salute.

Metterò a disposizione del nuovo Presidente la mia pluriennale esperienza.

A proposito di nuovo Presidente, nel mio intervento al Convegno di Brescia del 16 novembre 2013, quasi un presentimento di ciò che stava per accadermi, feci la seguente dichiarazione: “A chi mi chiede di preparare qualcuno per il dopo Daniele rispondo che non lo farò per rispetto ai delegati al Congresso previsto per l’autunno del 2015”. Poi ho aggiunto “inoltre non voglio prestare il fianco a chi sostiene che io abbia instaurato una monarchia assoluta, costoro potrebbero dire a buon diritto che l’ho trasformata in una monarchia ereditaria”.

Sarò coerente con questa dichiarazione. Inoltre, ritengo che il Consiglio Nazionale sia sufficientemente maturo per fare le sue scelte.

Ora consentitemi una nota nostalgica.

E’ stato bello lavorare per l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti e portare un po’ più in alto le sue bandiere. E’ stato bello lavorare per l’Unione Europea dei Ciechi e rappresentarla al Consiglio d’Europa.

E’ stato bello lavorare per la FAND, per il FID e rappresentarlo nel movimento europeo dei disabili.

Credo di aver ricevuto molto di più di quanto abbia potuto dare.

E’ stato bello scoprire che al di là della cecità ci sono altre minorazioni che meritano la nostra attenzione. L’unità di tutti i ciechi, l’unità di tutti i disabili, ecco i valori che mi sento di raccomandare al mio successore al quale auguro di amare l’Unione e di servirla con la stessa intensità, con lo stesso amore con i quali l’ho amata e servita io. Amore ed intensità ampiamente ripagati dalla base associativa, ne ho sentito l’abbraccio in questi giorni della mia convalescenza. Per me è stato come un bagno caldo, sentirmi inondato da tanto affetto.

E’ l’ora dei ringraziamenti. Potranno mai le parole esprimere appieno il sentimento di gratitudine che ho dentro? Ritengo proprio di no. Faccio, quindi, appello alla vostra capacità di immaginazione.

Mi rivolgo, quindi, a tutti i soci, ai Presidenti Provinciali ed i loro Consigli, ai Presidenti Regionali ed i loro Consigli, all’Assemblea dei Quadri, al Consiglio Nazionale, alla Direzione Nazionale, ai dipendenti e collaboratori della sede centrale e a quelli periferici. A tutti dal profondo dell’anima i sensi della mia gratitudine per avermi consentito di essere il vostro leader per così lungo tempo e per aver contribuito con il vostro impegno quotidiano alla crescita e al prestigio della nostra Unione. Terrò tutti in un solo abbraccio, siamo stati una grande famiglia.

Ora, vado via in punta di piedi così come sono venuto 28 anni fa. Non è un addio, è solo un arrivederci. Dicono che in ogni bandiera c’è sempre un’anima, in quella dell’Unione c’è qualcosa di più, c’è un’anima speciale che incanta, che affascina. E’ come il primo amore, non si scorda mai. Auguro al mio successore di poterla portare sul pennone più alto dei palazzi di Roma in modo che il sole possa baciarla ogni giorno all’alba.

Il vostro

 

Tommaso Daniele

 

 

21 febbraio 2014