COMUNICATO STAMPA – SIGNOR BELPIETRO: SULLA PELLE DELLE PERSONE NON SI GIOCA!!!

COMUNICATO STAMPA.

 

SIGNOR BELPIETRO: SULLA PELLE DELLE PERSONE NON SI GIOCA!!!

SI VERGOGNI E CHIEDA SCUSA!

 

Come presidente dell’Unione Italiana ciechi e Ipovedenti, intendo sollevare una vibrata protesta nei confronti del giornalista Maurizio Belpietro che stamattina sul suo “giornale”, esce con titoloni che annunciano tagli dell’ultimo momento nella legge di stabilità sui servizi destinati ai ciechi.

 

La notizia, ovviamente, è falsa. Peggio, viene diffusa sulla base di tabelle superate da giorni che rivelano soltanto l’incompetenza o la malafede di chi la divulga.

 

Maurizio Belpietro non si cura affatto dello sconforto e della frustrazione che semina, con la sua notizia falsa, nell’animo di centinaia e centinaia di migliaia di ciechi e ipovedenti italiani.

 

Egli si preoccupa soltanto di fare cassetta, di sollevare scandalo, di vendere qualche copia in più. Noi invece, che abbiamo lavorato con pazienza e abbiamo sofferto le pene dell’inferno, seguendo ogni momento l’intero percorso della legge di stabilità, noi ciechi e ipovedenti d’Italia, signor Belpietro, non le permettiamo di venire a turbare la serenità della nostra domenica con notizie false che giovano soltanto al suo tornaconto personale.

 

Appellandomi alla sua etica professionale, se ancora ne conserva un frammento, mi attendo da Lei le scuse formali da rivolgere a tutti i ciechi e ipovedenti italiani, con lo stesso spazio e lo stesso clamore che ha inteso riservare alla falsa notizia pubblicata stamattina su Libero.

 

Mario Barbuto – Presidente Nazionale.

Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti

via Borgognona 38 – 00187 Roma.

 

Il confronto arricchisce, di Mario Barbuto

Autore: Mario Barbuto

Sabato e Domenica 27-28 settembre, con l’assemblea nazionale dei quadri dirigenti, abbiamo vissuto due giornate di lavoro intenso e costruttivo.
Abbiamo avuto oltre cento interventi, svolti con spirito di collaborazione e desiderio di partecipazione, in un clima di libertà e familiarità.
Da tali interventi ci sono giunte tante idee nuove e preziose che arricchiscono il nostro panorama associativo, regalandoci molte osservazioni efficaci e puntualizzazioni utili, venute da ogni parte d’Italia, da ogni sezione e regione.
L’assemblea appena conclusa, semmai ce ne fosse stato bisogno, ci ricorda ancora una volta che Il confronto arricchisce e ci rende tutti più liberi e più forti, mentre Il pettegolezzo e la maldicenza impoveriscono e rendono miserabile chi lo pratica.
Abbiamo creato tre gruppi di lavoro di base che mi aiuteranno nel prossimo anno a organizzare e gestire al meglio alcune tra le grandi scadenze che ci attendono:
– la riforma del nostro Statuto Sociale
– la definizione di nuove modalità di gestione delle nostre risorse
– l’organizzazione del nostro ventitreesimo congresso nazionale del novembre 2015.
I gruppi di lavoro sono scaturiti proprio dal dibattito e dalla discussione assembleare, senza soluzioni preconfezionate e senza accordi precostituiti, nell’unico intento di valorizzare la qualità e le idee, piuttosto che la semplice territorialità o la mera adesione alle proposte del Presidente.
E tuttavia il territorio è risultato valorizzato al massimo, con la presenza nei gruppi di presidenti provinciali provenienti da sud e da nord, espressione di sezioni grandi e piccole, integrati con l’apporto di numerosi presidenti regionali che potranno aggiungere quel “di più” di visione generale, utile a svolgere un lavoro omogeneo e coerente, nell’interesse dell’intero nostro corpo associativo.
Sul profilo Face Book della presidenza nazionale ho scritto che mi sono sentito orgoglioso di essere il Presidente di questi quadri dirigenti, perché mi hanno aiutato a capire, a riflettere, a scegliere, grazie ai loro interventi, ai loro suggerimenti, ai loro consigli e al calore umano che hanno creato intorno a me con tanta generosità.
Non deludere questi meravigliosi dirigenti e non disattendere le lor aspettative è la mia unica responsabilità.
Guidare l’Unione dentro il futuro, al meglio delle mie capacità, sia pure in queste acque difficili, è il mio dovere.
Grazie di cuore e buon lavoro a tutti.
Mario Barbuto

Due ragioni di una non scelta, di Mario Barbuto

Autore: Mario Barbuto

In questi giorni, dopo una lunga, meditata e approfondita discussione alla quale hanno anche partecipato alcuni amici che ci hanno supportato in occasione delle elezioni del 15 marzo, insieme a Nicola Stilla abbiamo constatato, con reciproco rammarico, che non sussistono le condizioni per presentare, tra me e lui, un candidato comune al prossimo congresso.

Di tale decisione abbiamo dato informazione mediante un sintetico comunicato congiunto apparso anche su questo giornale on line.

Personalmente, ho interpretato questa evoluzione come la volontà di Nicola Stilla di porre la sua candidatura alla presidenza nazionale, una volta accertata l’impossibilità di compiere un percorso comune e condiviso.

Come ho detto molte volte, affettuosamente anche a Nicola, vi sono almeno due ragioni che suggeriscono a me, in quanto Presidente Nazionale, di non lasciarmi coinvolgere adesso in questa prematura discussione:

a) manca ancora un anno al congresso e il Presidente ha altre priorità piuttosto che pensare alle candidature;
b) il Presidente eletto da soli sei mesi non ha motivo di mettersi a pensare alla propria sostituzione.

A Nicola tutto il mio affetto e i miei migliori auguri, anche se ribadisco, come ho già detto a lui tante volte, che oggi parlare di candidature, a me pare e suona prematuro e intempestivo.
Mettersi a fare delle campagne elettorali più di un anno prima del congresso sfinisce i concorrenti e soprattutto rischia di compromettere l’unità e la forza associativa, distraendo i dirigenti dell’Unione dai loro compiti primari.
Di questa seconda e principale preoccupazione ritengo che il presidente debba farsi interprete, nei limiti delle sue possibilità e nell’esercizio della propria funzione equilibratrice, per richiamare alla coesione e alla compattezza, invitando tutti ad affrontare le scadenze una alla volta e ciascuna a suo tempo.
Oggi è tempo di unità e di impegno comune verso i nostri soci e verso tutti i ciechi e gli ipovedenti italiani per rispondere, meglio che sappiamo, alle loro aspettative, cioè lavorare per la tutela e la difesa dei loro interessi morali e materiali in ogni momento e in ogni circostanza, a cominciare dalla prossima legge finanziaria.
Domani, in prossimità del congresso nazionale, sarà tempo di candidature e di campagne elettorali e ciascuno di noi avrà facoltà di proporsi e spazio per farlo.

Mario Barbuto

Vitantonio Zito: Una perdita che ci lascia addolorati e sgomenti

Alle 15.00 di oggi, sabato 13 settembre, è venuto a mancare il nostro caro Vitantonio Zito. In questo momento ogni parola è vana per ricordarlo. Tutti noi abbiamo conosciuto per tanti e tanti anni la sua dedizione, il suo affetto, il suo attaccamento per questa nostra e sua Unione. Al benessere e all’interesse dell’Unione, Vitantonio ha sempre sacrificato tutto il resto. Una perdita che ci lascia addolorati e sgomenti. Ci stringiamo tutti intorno alla sua famiglia: ai cari figli Lucio e Roberto, alla nipote Marivia e a tutti gli altri suoi cari che lo hanno amato, in un grande abbraccio ideale. Vitantonio che tu possa sentire ancora l’amore e l’affetto di questa associazione che ti deve tanto.     Mario Barbuto Presidente Nazionale U.I.C.I. www.uiciechi.it

Oggi si riunisce la Direzione, di Mario Barbuto

Autore: Mario Barbuto

Ciao Maurizio e tutti,

mi scuso per il ritardo di questa mia risposta, ma precedenti impegni sul territorio non mi hanno consentito di provvedere prima.

La sede di via Borgognona è stata aperta e inaugurata nel 1970.
Il pregio della sua posizione e il valore commerciale sono indiscutibili e valutati tra i 13.500 e i 14.500 Euro al metro quadrato, per una superficie totale stimata di 1.060 metri.
La sede presenta tuttavia:
– gravi limiti di accessibilità, soprattutto in presenza di disabilità motorie;
– mancato rispetto delle normative e delle disposizioni in materia edilizia, impiantistica, igienica e di sicurezza;
– preoccupante precarietà statica dei solai;
– dislocazione strutturale interna poco efficiente.

Preso atto del problema, il Presidente e la Direzione nazionale valutarono come possibile una ipotesi di cambio di sede o, in alternativa, un piano di lavori di adeguamento di quella attuale.
Dinanzi a una proposta concreta di nuova sede, il presidente e la Direzione hanno proceduto a un sopralluogo dell’immobile sul posto, all’acquisizione di perizie di stima e a un regolare dibattito sul da farsi.
Verificato che mancavano le condizioni di convenienza finanziaria, associativa e politica per un cambio immediato di sede, si è stabilito di delegare la presidenza alla formulazione di un piano di adeguamento della sede attuale che verrà probabilmente esaminato nella prossima Direzione di fine settembre.
Gli oneri di tale adeguamento, purtroppo, si stimano in circa un milione di Euro.
In una ipotesi più ampia, si conta di impiegare in modo più efficiente e redditizio anche i due piani di via del Tritone, attualmente pressoché inutilizzati, a parte pochi dipendenti Irifor e alcuni servizi quasi dismessi.

Circa il Centro polifunzionale, già il nostro Consiglio nazionale dello scorso aprile, a larghissima maggioranza, si era pronunciato per la realizzazione di un diverso profilo, più adeguato alla realtà attuale e alle disponibilità finanziarie.
In conseguenza, si è ricercata una ipotesi di accordo con l’istituto Sant’Alessio di Roma il quale già opera nel settore con regolare accreditamento pubblico.
E. stato elaborato e approvato un protocollo di intesa tra Unione, Federazione e S. Alessio, per dare vita ad alcune attività di accoglienza riabilitativa e di ricerca scientifica pertinenti con il Centro, da collocarsi negli spazi di quell’Istituto entro la fine del 2015.
In tal modo si darebbe attuazione alla legge 378/2005, salvaguardando le risorse messe a disposizione e gli obiettivi indicati dal legislatore, ma nel contempo si attiverebbero nuove sinergie e si fornirebbero risposte concrete in tempi brevi, forse meno faraoniche, ma sicuramente più realistiche e praticabili.

Mario Barbuto

 

Ordine del Giorno del Consiglio Nazionale Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, p. Il Consiglio Nazionale, Il Presidente Mario Barbuto

Autore: Mario Barbuto

Il Consiglio Nazionale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, riunito in data 12/13 aprile 2014, in merito alla trasmissione televisiva di RAI UNO “L’Arena”, del 6 aprile scorso, condotta dal giornalista Massimo Giletti, protesta vibratamente per le modalità di conduzione, apparse poco chiare e piuttosto superficiali che rischiano di diffondere false informazioni ed errati convincimenti nel pubblico dei telespettatori relativamente ai delicati temi dei cosiddetti “falsi ciechi” e addirittura del diritto a percepire l’indennità di accompagnamento.

Il Consiglio, inoltre, esprime sconcerto e disappunto per le modalità poco professionali con le quali è stata esclusa dalla trasmissione la presidenza nazionale dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, cioè la maggiore organizzazione di rappresentanza di ciechi e ipovedenti in Italia, deputata per legge a tutelarne gli interessi morali e materiali.

Il Consiglio, pertanto, chiede che venga ripristinata quanto prima la più corretta informazione sul tema, secondo le finalità di servizio pubblico svolto dalla RAI, offrendo all’Unione e ad altri soggetti che si ritenga utile aggiungere, un adeguato spazio televisivo tramite il quale poter fornire al vasto pubblico   le informazioni più ampie e complete, nel rispetto della dignità di tutti e a tutela di una fascia di cittadini posta oggi sotto accusa nella trasmissione in parola, con una faciloneria tanto semplicistica, quanto inaccettabile.

p. IL CONSIGLIO NAZIONALE
Il Presidente – Mario Barbuto

 

Il saluto del nuovo Presidente, di Mario Barbuto

Autore: Mario Barbuto

Care amiche e cari amici,

mi rivolgo a voi per la prima volta nel ruolo di presidente nazionale della nostra amata Unione.
Un ruolo che mi onora oltre ogni immaginazione e che pone dinanzi a me, sopra di me, il senso della responsabilità, dell’urgenza, del dovere.
Sabato 15 marzo il nostro Consiglio Nazionale si è espresso con una maggioranza chiara nella elezione del nuovo presidente.
Devo e voglio ringraziare i consiglieri che mi hanno accordato la loro fiducia, ma desidero accomunare in un abbraccio anche quei quattordici componenti del Consiglio che si sono orientati su una opzione diversa.
Oso sperare di saper meritare con il tempo e con il lavoro anche il loro consenso.
Ancora una volta la nostra Unione ha saputo fronteggiare con serenità e chiarezza un altro passaggio difficile della propria storia, utilizzando gli strumenti previsti dallo statuto, in un contesto che ha consentito il libero confronto delle idee e la riaffermazione del principio di democrazia.
Così come tutti abbiamo convenuto nel corso di queste ultime tre settimane di confronto, conclusa la fase della elezione del presidente, da questo momento si guarda avanti e si cammina di nuovo insieme verso altri traguardi, pronti ad affrontare uniti gli ostacoli e le insidie che di certo non mancheranno.
Siccome i problemi sono tanti e il tempo, invece, davvero scarso, occorrerà concentrarsi soprattutto su alcune priorità assolute, cercando di fare bene le poche cose che si potranno fare nei prossimi diciotto mesi.

– Proteggere le conquiste normative raggiunte e puntare a nuovi obiettivi realistici.

– Tutelare le nostre strutture territoriali, cercando di metterle nelle migliori condizioni operative, ma premiando soprattutto i risultati del lavoro delle sezioni più attive.

– Assicurare risorse certe e continuative per svolgere al meglio i nostri servizi e salvaguardare l’esistenza stessa della nostra organizzazione.

– Preparare il XXIII congresso promuovendo una vasta partecipazione dei soci su tutto il territorio, mediante un confronto di idee e di proposte che consenta l’avvio di una stagione di riforma della nostra struttura per adeguarne regole e strumenti all’incalzare dei tempi.

Siamo appena entrati nel periodo delle assemblee sezionali che rappresentano la ricchezza più autentica della nostra Unione.
Approfittiamo delle assemblee per portare ai nostri soci e iscritti un messaggio di speranza e di fiducia, sottolineando tuttavia che i traguardi raggiunti si difendono con il lavoro di tutti e che i nuovi obiettivi si conquistano solo con una partecipazione ampia e unitaria.
Dal nuovo presidente nazionale soltanto due semplici parole di augurio rivolte a tutti e con affetto:
“buon lavoro!”.

Mario Barbuto
Presidente Nazionale

DIMISSIONI IRREVOCABILI DALLA CARICA DI PRESIDENTE NAZIONALE

Autore: Prof. Tommaso Daniele

Carissimi,

con qualche giorno di anticipo sulla data fissata, il 28 febbraio, comunico la mia volontà di dimettermi irrevocabilmente dalla carica di Presidente Nazionale.

La nostra Unione ha bisogno di un Presidente che sia nel pieno delle proprie energie e non so se basterà con i tempi che corrono.

Ho sempre dichiarato che sarei rientrato a condizione di recuperare il cento per cento delle mie capacità, ma ancora non ci siamo: sto meglio, molto meglio, ma non sono in grado di garantire la qualità e la quantità del lavoro di prima.

Non è stata una scelta facile: 28 anni di impegno associativo non si cancellano con un colpo di spugna. Ho vissuto questo ultimo periodo tra stati di animo diversi: da una parte la gioia per la speranza di poter rientrare, dall’altra la tristezza per la possibilità di dover abbandonare.

Ora, però, sono sereno; ritengo di aver fatto ancora una volta gli interessi dell’Associazione. Ho voluto seguire l’esempio di Benedetto XVI, speriamo che l’Unione trovi un altro Papa Francesco!

Queste mie dimissioni non vogliono essere un addio, possono essere solo un arrivederci. Potrei continuare a lavorare per l’Unione in posizione di minori responsabilità, compatibili, quindi, con la salvaguardia della mia salute.

Metterò a disposizione del nuovo Presidente la mia pluriennale esperienza.

A proposito di nuovo Presidente, nel mio intervento al Convegno di Brescia del 16 novembre 2013, quasi un presentimento di ciò che stava per accadermi, feci la seguente dichiarazione: “A chi mi chiede di preparare qualcuno per il dopo Daniele rispondo che non lo farò per rispetto ai delegati al Congresso previsto per l’autunno del 2015”. Poi ho aggiunto “inoltre non voglio prestare il fianco a chi sostiene che io abbia instaurato una monarchia assoluta, costoro potrebbero dire a buon diritto che l’ho trasformata in una monarchia ereditaria”.

Sarò coerente con questa dichiarazione. Inoltre, ritengo che il Consiglio Nazionale sia sufficientemente maturo per fare le sue scelte.

Ora consentitemi una nota nostalgica.

E’ stato bello lavorare per l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti e portare un po’ più in alto le sue bandiere. E’ stato bello lavorare per l’Unione Europea dei Ciechi e rappresentarla al Consiglio d’Europa.

E’ stato bello lavorare per la FAND, per il FID e rappresentarlo nel movimento europeo dei disabili.

Credo di aver ricevuto molto di più di quanto abbia potuto dare.

E’ stato bello scoprire che al di là della cecità ci sono altre minorazioni che meritano la nostra attenzione. L’unità di tutti i ciechi, l’unità di tutti i disabili, ecco i valori che mi sento di raccomandare al mio successore al quale auguro di amare l’Unione e di servirla con la stessa intensità, con lo stesso amore con i quali l’ho amata e servita io. Amore ed intensità ampiamente ripagati dalla base associativa, ne ho sentito l’abbraccio in questi giorni della mia convalescenza. Per me è stato come un bagno caldo, sentirmi inondato da tanto affetto.

E’ l’ora dei ringraziamenti. Potranno mai le parole esprimere appieno il sentimento di gratitudine che ho dentro? Ritengo proprio di no. Faccio, quindi, appello alla vostra capacità di immaginazione.

Mi rivolgo, quindi, a tutti i soci, ai Presidenti Provinciali ed i loro Consigli, ai Presidenti Regionali ed i loro Consigli, all’Assemblea dei Quadri, al Consiglio Nazionale, alla Direzione Nazionale, ai dipendenti e collaboratori della sede centrale e a quelli periferici. A tutti dal profondo dell’anima i sensi della mia gratitudine per avermi consentito di essere il vostro leader per così lungo tempo e per aver contribuito con il vostro impegno quotidiano alla crescita e al prestigio della nostra Unione. Terrò tutti in un solo abbraccio, siamo stati una grande famiglia.

Ora, vado via in punta di piedi così come sono venuto 28 anni fa. Non è un addio, è solo un arrivederci. Dicono che in ogni bandiera c’è sempre un’anima, in quella dell’Unione c’è qualcosa di più, c’è un’anima speciale che incanta, che affascina. E’ come il primo amore, non si scorda mai. Auguro al mio successore di poterla portare sul pennone più alto dei palazzi di Roma in modo che il sole possa baciarla ogni giorno all’alba.

Il vostro

 

Tommaso Daniele

 

 

21 febbraio 2014

Messaggio del Presidente Nazionale prof. Tommaso Daniele

Autore: Tommaso Daniele

  «Carissimi, sono spiacente di annunciarvi che non posso onorare il mio impegno di rientrare entro il 31 gennaio, così come avevo annunciato precedentemente: ho bisogno di chiedere una ulteriore proroga fino al 28 febbraio. Questo periodo mi serve per risolvere alcuni problemi residui: l’insonnia, la pressione alta ed una fastidiosa gastrite: se non risolvo questi problemi non potrò fare il mio rientro e credo che comunque dopo il 28 di febbraio i ciechi italiani si aspettino un nuovo presidente. Nel frattempo, però, il Vice Presidente deve mettere in conto che io possa non tornare e, quindi, deve assumersi le responsabilità che competono ad un Presidente. I colleghi della Direzione non dovranno lasciarlo solo, collaborare con lui il più possibile tenendo conto che io avevo un Vice Presidente, lui non ce l’ha. Bisogna fare in modo che a turno qualcuno lo aiuti e non lasciare in sospeso le varie questioni che io ho lasciato aperte.

  Desidero che questo messaggio sia reso pubblico mediante una circolare.

  Vi abbraccio tutti. Un cordiale saluto.

Lettera al Santo Padre

Autore: Tommaso Daniele

 

Venga a prendere un caffè da noi! 

 

Buongiorno Santità,

La voglio salutare come Lei saluta dalla Sua finestra i fedeli di Piazza S. Pietro della domenica, del mercoledì: con la stessa semplicità, con la stessa umanità, con lo stesso amore per il prossimo consentiti ad uno come me che Papa non è.

Santità, permetta che mi presenti: sono Tommaso Daniele il Presidente Nazionale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti che rappresenta e tutela gli interessi materiali e morali di circa due milioni di persone con disabilità visiva. Non so come si scriva ad un Papa, ma con Lei diventa tutto più semplice, mi viene naturale essere me stesso, dire quel che penso, quel che sento, quel che voglio, senza troppi giri di parole. È questo che ho imparato da Lei ascoltandoLa la domenica e negli altri giorni della settimana.

Santità, i ciechi e gli ipovedenti italiani vogliono incontrarLa; stia tranquillo, non li porterò tutti! due milioni di persone con disabilità visiva sono davvero tante! Ne porterò una quarantina sorteggiate fra le migliaia che vorranno venire; sì, una quarantina, non di più, tenga conto che ognuno di noi occupa due posti, uno per sé e l’altro per chi l’accompagna.

Si starà chiedendo dove vogliamo incontrarLa: saremmo felici se Lei volesse venire nella nostra sede sociale di Via Borgognona 38 al terzo piano, dove disponiamo di una sala capace di ospitare un centinaio di persone.

Venga a prendere un caffè da noi, Le faremo visitare anche i locali dove si producono i libri e i giornali per i ciechi e gli ipovedenti; ho il piacere di annuciarLe che fra i libri in lavorazione ce n’è anche uno dei Suoi ”Il cielo e la terra”.

Sarebbe davvero un grande onore per noi potergliene regalare una copia, la aiuterebbe, nelle Sue preghiere, a ricordarsi anche dei ciechi e degli ipovedenti.

Ad un altro Papa non avremmo osato chiedere tanto, ma con Lei, come dicevo prima, è tutto più semplice, ormai ci ha abituati a gesti e ad iniziative che vanno ben oltre il cerimoniale e le consuetudini della Santa Sede.

Santità, il giorno 8 dicembre Lei raggiungerà Piazza Mignanelli, a pochi passi dalla gradinata di Piazza di Spagna e dalla Fontana del Bernini, comunemente detta Barcaccia, per deporre una corona di fiori sulla Colonna dell’Immacolata; ebbene, questa località si trova a cento metri dalla nostra sede sociale di via Borgognona 38. Quale migliore occasione per venire a prendere un caffè da noi?

Qualora, per qualche motivo che non oso immaginare, Le fosse impedito di realizzare questo nostro sogno che nasce dalla stima e dall’affetto che abbiamo per Lei, in via subordinata, ma molto subordinata, Le chiediamo di riceverci nell’edificio di Santa Marta in occasione della Gionata Nazionale del Cieco che cade il 13 dicembre, festa di Santa Lucia. In caso di impossibilità qualunque altra data andrà bene per noi.

Per favore, Santità, eviti che i suoi collaboratori ci dicano di venire in Piazza S. Pietro insieme alle centinaia, migliaia di pellegrini che vengono da ogni parte del mondo per ricevere la Sua benedizione. In una piazza così grande, in mezzo a tanta gente, i ciechi si sentirebbero persi.

Vogliamo incontrarLa in un luogo non molto grande, sentiamo il bisogno di toccarLa, di respirare profondamente la Sua spiritualità; sentirLa vicino ci aiuterà a ritrovare le energie necessarie per affrontare le fatiche di tutti i giorni, in particolare quelle dovute alla cecità, i cui condizionamenti ci accompagnano quotidianamente dall’alba al tramonto, ponendo sul nostro cammino ostacoli a volte insormontabili.

Solo qualche esempio: leggere con gli occhi è assai diverso che leggere con le dita; andare al lavoro potendo guardare le vetrine, scambiarsi il saluto con gli altri passanti, sorridere alle ragazze, ai ragazzi, è assai diverso dall’andare con il bastone bianco o con il cane guida; entrare in un luogo d’arte e vedere con un colpo d’occhio tutte le opere presenti, è assai diverso dal doverle toccare ad una ad una.

Ma queste cose Lei le sa perché i bisogni dei ciechi sono presenti dappertutto, ad ogni latitudine del pianeta. Eppure, Santità, nonostante la mancanza della vista, con tutte le conseguenze che ne derivano, la vita dei ciechi, nella maggior parte dei casi, è serena.

I ciechi, più di ogni altro, soffrono la solitudine, più di ogni altro hanno bisogno d’amore, di solidarietà, non hanno mai chiesto la luna, aspirano solo alle pari opportunità, alla pari dignità.

Venga a prendere un caffè da noi,  dopo aver deposto la corona di fiori sulla statua della Santa Vergine in Piazza Mignanelli; La aspettiamo a braccia aperte.

Venga a prendere un caffè da noi, avrà compiuto un altro gesto irrituale.

A nome dei ciechi e degli ipovedenti italiani, La saluto con affetto e stima.