Lettera al Santo Padre

Autore: Tommaso Daniele

 

Venga a prendere un caffè da noi! 

 

Buongiorno Santità,

La voglio salutare come Lei saluta dalla Sua finestra i fedeli di Piazza S. Pietro della domenica, del mercoledì: con la stessa semplicità, con la stessa umanità, con lo stesso amore per il prossimo consentiti ad uno come me che Papa non è.

Santità, permetta che mi presenti: sono Tommaso Daniele il Presidente Nazionale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti che rappresenta e tutela gli interessi materiali e morali di circa due milioni di persone con disabilità visiva. Non so come si scriva ad un Papa, ma con Lei diventa tutto più semplice, mi viene naturale essere me stesso, dire quel che penso, quel che sento, quel che voglio, senza troppi giri di parole. È questo che ho imparato da Lei ascoltandoLa la domenica e negli altri giorni della settimana.

Santità, i ciechi e gli ipovedenti italiani vogliono incontrarLa; stia tranquillo, non li porterò tutti! due milioni di persone con disabilità visiva sono davvero tante! Ne porterò una quarantina sorteggiate fra le migliaia che vorranno venire; sì, una quarantina, non di più, tenga conto che ognuno di noi occupa due posti, uno per sé e l’altro per chi l’accompagna.

Si starà chiedendo dove vogliamo incontrarLa: saremmo felici se Lei volesse venire nella nostra sede sociale di Via Borgognona 38 al terzo piano, dove disponiamo di una sala capace di ospitare un centinaio di persone.

Venga a prendere un caffè da noi, Le faremo visitare anche i locali dove si producono i libri e i giornali per i ciechi e gli ipovedenti; ho il piacere di annuciarLe che fra i libri in lavorazione ce n’è anche uno dei Suoi ”Il cielo e la terra”.

Sarebbe davvero un grande onore per noi potergliene regalare una copia, la aiuterebbe, nelle Sue preghiere, a ricordarsi anche dei ciechi e degli ipovedenti.

Ad un altro Papa non avremmo osato chiedere tanto, ma con Lei, come dicevo prima, è tutto più semplice, ormai ci ha abituati a gesti e ad iniziative che vanno ben oltre il cerimoniale e le consuetudini della Santa Sede.

Santità, il giorno 8 dicembre Lei raggiungerà Piazza Mignanelli, a pochi passi dalla gradinata di Piazza di Spagna e dalla Fontana del Bernini, comunemente detta Barcaccia, per deporre una corona di fiori sulla Colonna dell’Immacolata; ebbene, questa località si trova a cento metri dalla nostra sede sociale di via Borgognona 38. Quale migliore occasione per venire a prendere un caffè da noi?

Qualora, per qualche motivo che non oso immaginare, Le fosse impedito di realizzare questo nostro sogno che nasce dalla stima e dall’affetto che abbiamo per Lei, in via subordinata, ma molto subordinata, Le chiediamo di riceverci nell’edificio di Santa Marta in occasione della Gionata Nazionale del Cieco che cade il 13 dicembre, festa di Santa Lucia. In caso di impossibilità qualunque altra data andrà bene per noi.

Per favore, Santità, eviti che i suoi collaboratori ci dicano di venire in Piazza S. Pietro insieme alle centinaia, migliaia di pellegrini che vengono da ogni parte del mondo per ricevere la Sua benedizione. In una piazza così grande, in mezzo a tanta gente, i ciechi si sentirebbero persi.

Vogliamo incontrarLa in un luogo non molto grande, sentiamo il bisogno di toccarLa, di respirare profondamente la Sua spiritualità; sentirLa vicino ci aiuterà a ritrovare le energie necessarie per affrontare le fatiche di tutti i giorni, in particolare quelle dovute alla cecità, i cui condizionamenti ci accompagnano quotidianamente dall’alba al tramonto, ponendo sul nostro cammino ostacoli a volte insormontabili.

Solo qualche esempio: leggere con gli occhi è assai diverso che leggere con le dita; andare al lavoro potendo guardare le vetrine, scambiarsi il saluto con gli altri passanti, sorridere alle ragazze, ai ragazzi, è assai diverso dall’andare con il bastone bianco o con il cane guida; entrare in un luogo d’arte e vedere con un colpo d’occhio tutte le opere presenti, è assai diverso dal doverle toccare ad una ad una.

Ma queste cose Lei le sa perché i bisogni dei ciechi sono presenti dappertutto, ad ogni latitudine del pianeta. Eppure, Santità, nonostante la mancanza della vista, con tutte le conseguenze che ne derivano, la vita dei ciechi, nella maggior parte dei casi, è serena.

I ciechi, più di ogni altro, soffrono la solitudine, più di ogni altro hanno bisogno d’amore, di solidarietà, non hanno mai chiesto la luna, aspirano solo alle pari opportunità, alla pari dignità.

Venga a prendere un caffè da noi,  dopo aver deposto la corona di fiori sulla statua della Santa Vergine in Piazza Mignanelli; La aspettiamo a braccia aperte.

Venga a prendere un caffè da noi, avrà compiuto un altro gesto irrituale.

A nome dei ciechi e degli ipovedenti italiani, La saluto con affetto e stima.