Torino- Notiziario audio 011News

E’ online la nuova edizione del notiziario audio 011NEWS, n. 26/2015 del 03/07/2015.
Di seguito il link:

Tra gli argomenti trattati

L’Uici Torino in Comune per discutere di barriere architettoniche. Dal 1986 c’è un piano nazionale, ma non viene quasi mai applicato

Garanzia Giovani disabili: un progetto regionale per l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità. Alla presentazione ha partecipato l’Uici Piemonte

Parte il corso I.Ri.Fo.R. per trascrittore tiflodidattico di testi contenenti formule: un prezioso aiuto per gli studenti con disabilità visiva che scelgono un percorso scientifico

Buon ascolto

Bologna – Corso di primo soccorso, di Sonia Guarino e Irene Balbo

Autore: Sonia Guarino e Irene Balbo

Come Monitori di Primo Soccorso della Croce Rossa Italiana abbiamo affrontato diverse esperienze nel campo dell’insegnamento del primo soccorso: dal bambino della scuola elementare alla nonna anziana, dallo studente universitario all’operaio… Siamo volontari specializzati proprio in questo: insegnare cosa bisogna fare o non fare di fronte ad una persona vittima di malore o di trauma . Nonostante l’esperienza maturata, quando l’UICI di Bologna ci ha proposto di organizzare un corso di primo soccorso per persone non vedenti, la prima reazione è stata di preoccupazione: saremo in grado di insegnare ad un non vedente?
Domanda che nascondeva la paura di doversi confrontare con una realtà di cui non sapevamo molto.
Ma costituiva una bella sfida e abbiamo voluto coglierla.
Prima di partire con la progettazione del corso abbiamo effettuato ricerche per capire se in altre parti d’Italia era stata già affrontata questa tipologia di corso con allievi non vedenti; a parte qualche esperienza sull’insegnamento specifico delle manovre di rianimazione da effettuare in caso di arresto cardiaco (il BLS), non abbiamo trovato resoconti di corsi di primo soccorso completi, né abbiamo reperito indicazioni sulla metodologia didattica.
Si trattava quindi di partire con un corso sperimentale.
L’approccio metodologico per imbastire una sfida di questo genere è stato sviluppato nel seguente modo: abbiamo fatto dei colloqui preliminari con un paio di persone non vedenti per avere un’ idea di base di come i potenziali allievi potessero rapportarsi alle varie fasi del corso (lezione frontale e prove pratiche); ci siamo poi bendati per sperimentare cosa vuol dire ascoltare una lezione senza poter avere il supporto visivo delle slide e cosa vuol dire provare a eseguire una manovra di soccorso senza averla vista eseguire dall’istruttore. Abbiamo scoperto di essere dei pessimi “finti non vedenti”: la nostra capacità di concentrazione risultava assai compromessa, dopo cinque minuti “al buio” eravamo già persi. Questo aspetto all’inizio ci ha preoccupato molto: come avrebbero fatto i nostri allievi a seguire una lezione di due ore densa di informazioni senza perdere il filo non avendo l’aiuto delle slide e senza prendere appunti?
In seguito abbiamo scoperto che noi vedenti siamo incapaci di concentrarci a lungo se non possiamo vedere o scrivere quello che stiamo ascoltando, ma una persona non vedente ha maturato una straordinaria capacità di concentrazione. E’ proprio vero: si tratta di avere “diverse” abilità.
Quindi, con queste informazioni di base, siamo partiti con un corso sperimentale fatto di 8 lezioni teorico-pratiche (a cui ne abbiamo aggiunta 1 di ripasso), più la giornata finale con la verifica dell’apprendimento. Gli argomenti affrontati hanno riguardato tutte le potenziali situazioni in cui ci si può trovare a dover prestare soccorso: dalle manovre di rianimazione da effettuare in caso di persona in arresto cardiaco alla valutazione della persona che dice di non sentirsi bene, dall’assistenza al pedone investito dall’auto alle azioni da compiere in caso di distorsione di una caviglia, dalla medicazione di una semplice ferita al tamponamento della grave emorragia, e altre ancora.
Il numero di allievi è stato di 8 allievi non vedenti e 2 allievi vedenti. Il numero esiguo di allievi è stato dettato soprattutto dalla metodologia di insegnamento adottata durante le prove pratiche: non potendo dimostrare la manovra pratica facendola vedere, ma dovendo guidare ogni singolo allievo a voce e dovendo far sentire la manovra eseguendola sull’allievo stesso, il rapporto ottimale è risultato essere di 1 istruttore per 2 allievi (normalmente il rapporto ottimale è 1 istruttore ogni 6 allievi e le classi sono di circa 30 persone).
Le lezioni frontali si sono svolte con gli allievi seduti attorno ad un tavolo e il docente a capo tavola. Il setting ha avuto così un aspetto meno formale rispetto alla classica lezione di fronte alla platea di allievi, e questo ha aiutato noi docenti a sciogliere la tensione iniziale e a prendere velocemente confidenza con i nostri nuovi allievi. Inizialmente, infatti, ci preoccupavamo o sentivamo imbarazzati quando usavamo termini che ci sembravano infelici come “oggi vedremo questo argomento”, “vedremo tale manovra”, perché pensavamo di urtare la sensibilità dei nostri allievi non vedenti. Abbiamo rapidamente realizzato che il fatto che l’allievo non veda è più un problema per noi vedenti che non per l’allievo stesso: ci preoccupiamo per lui per il semplice fatto che noi siamo dipendenti dalla vista e pensiamo che sia l’unico modo di “vedere” le cose. Via via che il corso procedeva è andata maturando la consapevolezza che ci sono modi diversi di “vedere” le cose: si può conoscere la realtà che ci circonda anche attraverso i rumori e le percezioni tattili. Pertanto il termine “vedere” è stato presto utilizzato liberamente in una accezione più ampia.
Le lezioni frontali sono state per noi docenti un grande esercizio di didattica. Affetti dal “morbo di power point” (come qualcuno lo ha chiamato) ci affidiamo alla proiezione delle slide per non perdere la logica del discorso, ma soprattutto confidiamo in esse per aiutare l’allievo a selezionare e memorizzare le informazioni importanti. In questo caso, invece, ci siamo dovuti sforzare di prestare molta più attenzione all’esposizione orale dell’argomento: i concetti dovevano essere trasmessi in modo molto preciso perché non avevamo in aiuto immagini esplicative; le informazioni non potevano essere disperse in un mare di parole perché avrebbe minato la capacità dell’allievo di rimanere concentrato; dovevamo sintetizzare le nozioni importanti e ripeterle spesso per aiutare la memorizzazione; dovevamo usare con grande attenzione la voce perché era l’unico strumento a disposizione per sottolineare gli aspetti fondamentali. E’ stato per noi davvero un grande esercizio!
Un altro aspetto emerso che è stato oggetto anche di discussione tra noi docenti riguardava la scelta dei contenuti. Uno degli aspetti più importanti del primo soccorso è la valutazione della sicurezza della scena: come poteva fare una persona non vedente a valutare la scena senza esporsi al pericolo? Una persona vedente può verificare la presenza di un pericolo senza doversi avvicinare, perché può affidarsi alla vista della scena stessa. Una persona non vedente si può affidare ai rumori e soprattutto al tatto, il che presuppone di doversi avvicinare e, quindi, esporsi al pericolo prima di averne verificato la presenza. Come può una persona non vedente prestare soccorso, ad esempio, a una persona vittima di incidente stradale senza rischiare di essere a sua volta investito da auto in transito o come può prestare soccorso ad una persona che ha avuto un malore in un parco senza rischiare di rimanere ferito da eventuali pezzi di vetro presenti a terra?
Come docenti dovevamo decidere se selezionare gli argomenti da trattare, dando per scontato che alcune situazioni una persona non vedente non potesse affrontarle, o se invece trattare tutti gli argomenti canonici del primo soccorso e valutare di volta in volta se si potevano trovare strategie alternative di approccio alla scena utilizzabili da una persona non vedente. Abbiamo scelto questa seconda strada. E ci ha regalato grandi soddisfazioni! Ci sono tanti modi di approcciarsi ad una scena: come in tutte le situazioni della vita, alla fine è solo questione di essere flessibili e creativi per adattarsi alle evenienze. Riprendendo l’esempio dell’incidente stradale: è vero che una persona non vedente non può valutare a colpo d’occhio la presenza di pericoli, ma è altrettanto vero che la maggior parte delle persone che può usufruire “del colpo d’occhio” non sa cosa guardare perché non ha nozioni di primo soccorso e perché si fa distrarre dalla presenza di sangue o ferite, distrazione da cui la persona non vedente è immune. Allora perché non unire le due competenze? In una ipotetica situazione di incidente stradale, la persona non vedente cercherà tra i presenti un vedente collaborante che sarà i suoi occhi e che verrà guidato nelle valutazioni da fare e nelle azioni da mettere in atto o nelle azioni da evitare (non dimentichiamoci che molte persone, pur agendo secondo il buon senso, compiono azioni dannose sull’infortunato, come ad esempio mettere un cuscino sotto al capo di un traumatizzato: la presenza di una persona, vedente o non, che ha nozioni di primo soccorso e che impedisce la messa in atto di queste azioni dannose può fare la differenza sull’esito del soccorso). Questo è solo un esempio delle tante situazioni che abbiamo affrontato durante il corso e per le quali si sono individuate di volta in volta delle strategie affinché una persona non vedente possa mettere in campo le sue nozioni di primo soccorso. Nella maggior parte delle situazioni la persona non vedente è in grado di agire da sola senza aiuti, nelle restanti situazioni può attivarsi per cercare l’aiuto più appropriato ed efficace.
Questo approccio ha portato ad un cambiamento anche della mentalità con cui gli stessi allievi hanno affrontato il corso. La maggior parte di loro era partita con l’idea di imparare delle nozioni che potessero essergli utili nella vita di tutti i giorni per migliorare la propria capacità di provvedere a sé stessi o ai propri familiari; ma alla fine del corso gli allievi hanno acquisito la consapevolezza di poter essere di aiuto anche in situazioni esterne alla propria vita domestica, mettendo da parte il timore di essere invece un intralcio.
Il livello di apprendimento e l’acquisizione delle abilità pratiche degli allievi sono stati verificati al termine del corso con un esame. Questo ha previsto la somministrazione di un test costituito da 16 domande, lo stesso test era stato somministrato il primo giorno di corso per verificare il livello di base delle conoscenze. La media degli errori del pre-test è risultata essere di 9, al test finale di 3. Questi risultati sono sovrapponibili ai risultati ottenuti nei corsi svolti con allievi vedenti.
Per verificare l’effettiva capacità di prestare soccorso abbiamo ricreato 4 ipotetiche scene con l’aiuto dei volontari specializzati in simulazione e trucco. Le scene riguardavano il soccorso ad una persona vittima di aggressione (accoltellamento con conseguente emorragia copiosa), soccorso ad un pedone investito, soccorso ad un collega vittima di malore in ufficio, soccorso ad amici intossicati dal monossido di carbonio. Gli allievi sono stati tutti in grado di riconoscere le situazioni di pericolo e di gestirle per ridurre al minimo il rischio che sé stessi o altri potessero rimanere a loro volta feriti; sono stati tutti in grado di effettuare o dare indicazioni per una chiamata corretta al 118 e di eseguire le manovre salvavita di base. Le stesse simulazioni erano state affrontate pochi giorni prima dagli allievi vedenti del corso di primo soccorso rivolto alla popolazione: non abbiamo riscontrato differenze tra i due gruppi; ci sono differenze tra i singoli allievi di entrambi i gruppi e sono da attribuire al carattere della persona (c’è chi è più insicuro o timido e chi più interventista).
In sintesi, da questa prima esperienza possiamo concludere che non dovrebbero essere posti limiti all’insegnamento del primo soccorso ad una persona non vedente: sarà la stessa persona che, nella consapevolezza delle proprie capacità, adotterà le strategie specifiche per portare alla persona vittima di trauma o di malore la migliore assistenza possibile in attesa dell’ambulanza.
È solo per una questione di metodologia didattica specifica che riteniamo preferibile svolgere separatamente corsi di primo soccorso per allievi vedenti e non, al fine di garantire un apprendimento efficace delle abilità pratiche nel rispetto delle diverse abilità.
Alla luce di questa esperienza, come volontari Monitori di Primo Soccorso siamo ancora più motivati a perseguire la nostra missione di diffusione delle nozioni di primo soccorso a quante più persone possibili. Vogliamo dare notizia dei risultati di questa nostra esperienza perché anche in altre parti di Italia si sviluppi la consapevolezza che nessun limite dovrebbe essere posto all’insegnamento di manovre che possono aiutare una persona a non sentirsi impotente di fronte ad una persona, familiare, amico o estraneo, in difficoltà. Dovremmo ancora di più incentivare l’organizzazione di corsi a diverse categorie di allievi, perché a prescindere dall’età, dal livello culturale, dalle diverse abilità fisiche e dai diversi caratteri, tutti sono in grado di imparare a fare qualcosa per contribuire a salvare una vita. Teniamo sempre presente che la maggior parte delle persone, purtroppo, non sa nemmeno effettuare una chiamata di soccorso efficace.
Sarà compito di noi istruttori trovare di volta in volta la strategia migliore perché ciascun allievo possa esprimere al meglio il proprio potenziale di primo soccorritore.
Crediamo sia una bella sfida e faremo del nostro meglio per portarla avanti.
Sonia Guarino, Volontaria della Croce Rossa Italiana (Comitato Provinciale di Bologna)
Monitore di Primo Soccorso.

Il punto di vista di un’allieva

Sonia ha già raccontato tutto del corso, io voglio solo completare questo esaustivo articolo, parlando di questa esperienza dalla prospettiva di chi ha imparato. L’idea di questo corso è nata da un incontro a cui io e mio marito, entrambi ciechi, abbiamo partecipato. Si trattava di una lezione di disostruzione pediatrica per genitori, tutti i genitori erano vedenti, tranne noi. L’insegnante, volontaria della croce rossa, non si aspettava che tra gli allievi ci fossero anche dei non vedenti, ma nonostante questo ci ha dedicato un po’ di tempo per mostrarci in modo dettagliato le manovre per liberare le vie respiratorie ostruite sia di un lattante, sia di un bimbo più grande. Ho pensato che avrei voluto ampliare le mie conoscenze sul primo soccorso e che forse ad altri ciechi la cosa potesse interessare. Ho anche valutato, in base a questa e esperienza, che un corso fatto per allievi vedenti è ricco di slide, di dimostrazioni visive e che per un cieco era necessario un approccio diverso. ecco allora che, supportata dal Consiglio sezionale che ha accolto la mia proposta, ho contattato la croce rossa di Bologna per cercare di organizzare il corso, sperando che suscitasse la curiosità di molti soci. Quel dubbio e quelle paure di cui Sonia parla nell’articolo, le ho percepite quando ho preso i primi contatti, la paura di non essere in grado, che fosse necessario modificare il linguaggio o selezionare cosa spiegare e cosa no. Insieme a Vito La Pietra ho preso parte ai test preparatori, che poi non sono stati altro che due incontri molto informali in cui abbiamo provato soprattutto il modo migliore per far comprendere le corrette manovre da mettere in pratica in determinate circostanze. lezione dopo lezione dubbi e paure dei docenti sono svaniti, mentre qualche allievo ha manifestato il dubbio di riuscire davvero a mettere in pratica ciò che ci è stato insegnato, soprattutto in ambienti non conosciuti. Altro dubbio che abbiamo è di riuscire, pur dimostrandoci competenti, ad essere ascoltati, visto che spesso si associa la disabilità all’incapacità e ci vuole molta personalità per far comprendere che davvero si parla in modo consapevole. rimane però il fatto che abbiamo appreso tantissime nozioni utili nel nostro quotidiano, che potrebbero esserci utili con i nostri figli, i nostri genitori e con noi stessi. Il mio auspicio è che questa esperienza si possa replicare in molte altre sezioni e anche qui a Bologna, perché credo sia davvero fondamentale, tanto da poter salvare realmente delle vite, avere le nozioni di base per affrontare le situazioni rischiose più comuni. Spero non ci troveremo mai a dover mettere in pratica ciò che abbiamo appreso, ma ringrazio di cuore per tutto ciò che ci è stato insegnato e mi complimento con Sonia e con tutti i suoi collaboratori per l’impegno e la voglia di mettersi in gioco che hanno dimostrato in questa circostanza.
Irene Balbo

Torino -Notiziario audio ZeroUndici News

E’ in rete la nuova edizione del notiziario audio ZeroUndici News, n. 25/2015 del 26/06/2015. Di seguito il link: http://www.uictorino.it/011news/011news1525.mp3

Tra gli argomenti trattati
Interpretazioni colorate: un’emozionante serata di teatro. Protagonisti i ragazzi con pluriminorazioni seguiti dall’I.Ri.Fo.R.
giovedì 2 luglio la riunione per costituire il Comitato Giovani, una grande occasione per il futuro della nostra realtà associativa
Glaucoma: il 73% delle persone colpite non sanno di esserne affette. Un convegno a Verona sottolinea, ancora una volta, la centralità delle prevenzione
A Palazzo Reale visite tattili per conoscere la Tavola dei Re

Buon ascolto!

L’Unione Italiana Ciechi Reggio Emilia insieme alle Istituzioni per favorire l’integrazione sociale

Autore: Alberto Sabatini

Domenica 21 giugno in Biblioteca Panizzi a Reggio Emilia si sono svolte le premiazioni del 3° Concorso Nazionale di editoria tattile illustrata.

Più di 250 persone provenienti da tutta Italia hanno partecipato alla cerimonia di premiazione del Concorso Nazionale di editoria tattile illustrata, che quest’anno ha scelto Reggio Emilia come cornice dell’evento dedicato al mondo della lettura per ciechi e ipovedenti.

Domenica 21 giugno in Biblioteca Comunale Panizzi a Reggio Emilia si sono svolte le premiazioni dei cinque libri vincitori che rappresenteranno l’Italia al Concorso Internazionale “Typhlo & Tactus”, che si terrà a Cannero Riviera (VB) dal 12 al 14 Novembre 2015. Una giornata di festa e di sensibilizzazione sulle tematiche della disabilità e dell’integrazione, che ha visto la partecipazione di tutta la cittadinanza e delle Istituzioni locali e regionali.

Ospitare il concorso nazionale di editoria tattile illustrata è stato molto importante per la nostra città – afferma Chiara Tirelli, presidente dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti per la sezione provinciale di Reggio Emilia – Ciò ha rappresentato un evento di grande rilevanza sociale, nonché un tassello fondamentale nel piano di promozione di una cultura scolastica finalizzata all’integrazione e all’accessibilità alla lettura. Reggio non ci ha deluso; ottima la risposta della cittadinanza e delle Istituzioni, che ancora una volta ci hanno dimostrato la loro vicinanza e il loro sostegno. Una presenza rilevante anche per tutti i nostri associati, che hanno partecipato insieme alle famiglie. Vorrei ringraziare Raffaella Curioni, Assessore all’“Educazione e conoscenza” del Comune di Reggio Emilia, Ilenia Malavasi, Vice Presidente della Provincia di Reggio Emilia, Silvia Prodi, Consigliera della Regione Emilia Romagna e Giordano Gasparini, Direttore Scientifico della Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia. Con la Provincia e il Comune di Reggio Emilia – continua Tirelli – la nostra associazione sta lavorando molto bene e sta portando avanti progetti di rilievo, tra i quali lo screening della vista nelle scuole primarie che stiamo organizzando per il prossimo anno scolastico e che ha avuto il patrocinio della Provincia, oltre all’indispensabile contributo della Fondazione Manodori. Un altro appuntamento reggiano, che dimostra la continuità dell’impegno per il sociale delle nostre amministrazioni locali, è la XXIV edizione del concorso nazionale di poesia riservato ai non vedenti, la cui cerimonia di premiazione sarà ospitata in Biblioteca Comunale Panizzi, polo culturale della nostra città”.

In qualità di Presidente Regionale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti – afferma Stefano Tortini – ringrazio tutte le Istituzioni e la cittadinanza per la grande partecipazione di domenica. Mi auguro che i vincitori del concorso continuino ad offrire la loro preziosa professionalità per allestire altri libri di questo tipo, che consentono ai disabili visivi di raffigurarsi le immagini, riprodotte tridimensionalmente con materiali di vario genere, attraverso il tatto che costituisce gli occhi di chi non vede. La Regione Emilia Romagna – dice Tortini – è profondamente impegnata insieme alle Federazioni FAND e FISH nel promuovere politiche ed azioni volte alla sensibilizzazione della cittadinanza e alla risoluzione di criticità rispetto all’accessibilità, alla cultura, all’istruzione per le persone con disabilità. Il Comune di Reggio Emilia, coinvolgendo tutte le rappresentanze di categoria, si è fortemente impegnato a promuovere il dibattito su questi temi attraverso i tavoli costituiti per il progetto “Reggio Emilia città senza barriere”, al fine di realizzare interventi concreti in materia, sulla scorta delle riflessioni e delle criticità emerse nel corso dei lavori”.

Ha coordinato la cerimonia di proclamazione dei vincitori Sergio Govi, Presidente dell’Istituto Regionale “Giuseppe Garibaldi” di Reggio Emilia. Inoltre, sono intervenuti Rodolfo Masto, Presidente della Federazione Nazionale delle Istituzioni pro ciechi Onlus, Gianluca Rapisarda, Presidente dell’Istituto Gioeni Ardizzone di Catania e Giancarlo Abba, Direttore scientifico dell’istituto dei Ciechi di Milano.

Risultati ufficiali 3° Concorso Nazionale di editoria tattile “TOCCA A TE!” 2015

 

Primo Classificato “Miglior libro italiano”

Primo Classificato “Giuria Giovani”

 

IO, TU, LE MANI di Marcella Basso

Libro in stoffa progettato per essere letto contemporaneamente da due lettori, seduti uno di fronte all’altro. Le mani seguono la storia, in una trama di incontri, separazioni e avvicinamenti graduali, grazie alla maestria tecnico realizzativa dell’autrice, che sa ben impiegare i materiali per costruire sorprese e percorsi emotivi. Un’opera davvero originale in grado di raccontare una piccola favola con uno sviluppo narrativo chiaro e accessibile. La bellezza estetica del libro e la cura dei dettagli hanno immediatamente colpito le giurie, le quali lo hanno individuato all’unanimità come miglior libro fin dal primo esame. Un prodotto editoriale che riesce quindi anche a conciliare i gusti e le aspettative di generazioni diverse.

 

Primo Classificato “Miglior libro  d’artista” – Premio Mauro L. Evangelista

IL CIELO IN TASCA di Daniela Piga

Il lavoro si articola in una serie di mini libri contenuti in piccole tasche, che vanno a comporre un libro da sfogliare e distendere sul piano. Il lettore attraversa diversi paesaggi naturali, suggeriti da sensazioni olfattive, tattili, uditive e anamnestiche. Ogni piccolo libro è un’opera a sé, con una sua forza espressiva e un suo stile, anche nello spazio di pochissime pagine, ma l’opera finale ha un’unità poetica chiara e originale.

 

Menzione speciale “Miglior libro didattico”

OMBRA di Michela Tonelli e Antonella Veracchi

Il libro si cimenta con un tema non semplice da introdurre ai lettori non vedenti. Gli effetti della luce, e quindi anche il concetto di ombra, sono però resi in maniera intelligente, esplicativa e originale. Un lavoro riuscito, ben confezionato e dai tratti poetici. Nell’ultima pagina, un espediente tecnico sorprendente, rende il libro un vero strumento didattico.

 

Menzione speciale “Miglior libro Primissima infanzia”

PICCOLO LIBRO DELLE CAREZZE di Carlotta Vaccari

Un libro morbido, delicato ma resistente alla manipolazione. Esplicitamente pensato per i più piccoli ma con una storia in grado di creare una piacevole intimità tra il bambino e l’adulto. Un libro gioco interessante con interventi multisensoriali.

 

 

Selezione Typhlo & Tactus 2015 – Secondo classificato categoria “Miglior libro Italiano”

libro n° 122- PRIMA O POI  di Isabella Christina Felline

Un lavoro semplice ma dal forte impatto tattile, con vivi contrasti cromatici, che conduce il lettore lungo un percorso di conoscenza sia grafica che linguistica. In poche pagine si dipana una storia di trasformazione e cambiamento. Un testo intelligente illustrato in maniera raffinata.

 

MENZIONI SPECIALI “LIBRO DEL CUORE”

In questa edizione le giurie hanno voluto premiare anche alcuni libri rappresentativi del lavoro svolto con passione e competenza da coloro che pur non essendo illustratori professionisti lavorano ogni giorno a contatto con la realtà della disabilità.

Una bella giornata della Famiglia Andrello di Venezia

Io sono Edoardo della Scuola Boschetti di Piove di Sacco (Padova)

Il Cane di Clara di Clara Morese, Angela Coviello e Iolanda Langialonga dell’Istituto Artistico Caravaggio di Milano

BIELLA, INIZIATIVA DELL’UNIONE CIECHI 30 CORSISTI SI SONO CALATI NEI PANNI DI NON VEDENTI

Autore: Sezione Biella

Grande successo per il corso In…formazione e disabilità a confronto, nato dalla collaborazione di alcune associazioni biellesi all’inizio di gennaio e conclusosi nei giorni scorsi con la consegna degli attestati di partecipazione. Dedicato al vasto universo della disabilità sensoriale, il corso ha visto in prima fila la sezione locale di UICI (Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti) e ha coinvolto insegnanti, psicologi, operatori sanitari e assistenziali.

Due percorsi di 16 e 30 ore, con nozioni di base sulla disabilità, in particolare quella visiva, e con indicazioni sulle modalità d’approccio ai problemi del disabile e sul delicato aspetto dell’integrazione. Fondamentale la fase pratica, durante la quale i corsisti si sono calati nei panni dei non vedenti simulando le attività di tutti giorni.

Il corso si è svolto presso la sede di UICI su impulso del presidente regionale Adriano Gilberti, già presidente provinciale dell’ente, e ha visto in campo anche la consigliera nazionale Gemma Tiboldo e la consigliera provinciale Michela Aruni Biolcati, in qualità di docente.

L’iniziativa, che trattava inoltre il tema dell’autismo, ha visto la collaborazione dei ragazzi della Polisportiva Handicap Biellese, con la presidente Fioretta Clerico Bruttero, impegnata in prima linea nelle vesti di allieva. Importante il contributo del Centro d’Integrazione Sportiva biellese, aderente ad Anpa Onlus (Associazione Nazionale Persone Autistiche).

 

LE TESTIMONIANZE

Un percorso di grande valore professionale, personale e soprattutto umano – dice uno dei corsisti – all’inizio, fresco di laurea, ho passato molto tempo a cercare di capire quale potesse essere il mio ruolo nell’ambito della disabilità... l’università mi aveva formato ma la mentalità era ancora molto chiusa… oggi mi sento più consapevole e preparato, più orientato alle esigenze del prossimo”

“L’esperienza più toccante è stata la creazione dei libri tattili – racconta una giovane corsista – creavamo dei disegni in rilievo e i bambini dovevano capire cosa avevamo rappresentato; il mio ruolo era quello dell’allievo non vedente e ho potuto sperimentare sulla mia pelle la frustrazione… quante cose diamo per scontate, mentre invece dall’altra parte c’è bisogno di tempo per percepire quello che noi stiamo cercando di trasmettere”.

“La parte teorica del corso è stata fondamentale ma l’esperienza pratica mi ha permesso di comprendere aspetti che nella teoria è difficile immaginare – dice un’altra partecipante, un’assistente sociale – durante l’esperienza da non vedente, bendata e guidata dai soci UICI, mi sono resa conto delle varie difficoltà quotidiane… calandomi nei panni del cieco, mi sono dovuta fidare di una persona che non conoscevo e a mia volta le ho infuso fiducia.”.

All’iniziativa hanno preso parte una trentina di corsisti, importante la collaborazione di Claai Biella come ente formatore-certificatore, in particolare dell’ingegner Massimiliano Garzone e di Oliver Vitali.

“Rispetto ad altre iniziative, questo corso ha messo in rilievo l’aspetto pratico coinvolgendo direttamente i partecipanti e rendendoli protagonisti a 360 gradi – commenta il presidente regionale di UICI Adriano Gilberti – la disabilità non è solo teoria, i problemi si affrontano sul campo tutti i giorni e noi abbiamo messo i corsisti nelle condizioni di toccare con mano i nostri problemi e di dare un contributo attivo alla nostra causa al di là dei facili nozionismi”.

 

NAPOLI-LA FESTA DELLA SALUTE CONCLUSO L’EVENTO ORGANIZZATO DALLA SECONDA UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI , di Mario Mirabile

Autore: Mario Mirabile

COMUNICATO CONCLUSIVO

Enorme successo per la Festa della Salute, organizzata e promossa dal Commissario Straordinario della AOU della Seconda Università degli Studi di Napoli SUN  Dr. Maurizio di Mauro, e dal Rettore della SUN, Prof Giuseppe Paolisso, una giornata che ha portato la Cultura della Prevenzione alla ribalta nel centro Storico Napoletano, 2722 le visite e consulenze gratuite in tutte le branche della medicina, effettuate dalle 10 alle 19 in Piazza Miraglia, negli ambulatori del Policlinico, quello vecchio, che in tanti credevano fosse quasi chiuso, e che invece ha mostrato  la faccia più umana di tutti i suoi Primari,  con i loro staff al completo… che molti pensavano fossero distanti ed inavvicinabili e che invece hanno deciso di trascorrere una giornata intera, quella di Sabato 20 Giugno, a disposizione di quanti volessero richiedere informazioni,  visite di screening o consulenze gratuite, per cercare di preservare al meglio la salute dei propri organi.

Ma la Festa della Salute ha avuto anche momenti di spettacolo, Nino d’Angelo, che si trovava nella Piazza quando la Posteggia napoletana aveva attaccato un pezzo proprio del Cantautore…è salito sul palco ed ha intonato quattro, cinque dei suoi successi più famosi, dichiarando al termine della sua esibizione: “Sono un uomo fortunato, Napoli ed i Napoletani mi hanno dato tanto… quando posso ricambiare ne sono felice!”

Ma anche Jazz spettacolo, ed un momento di cultura, in cui si è parlato di Benessere e Felicità. L’Artista Lello Esposito, ha fatto trasportare in Piazza Miraglia all’interno del Recinto del Policlinico, un suo meraviglioso San Gennaro, che accoglieva i visitatori, un forte segno di Napoletanità che non poteva mancare nella festa che si è tenuta al Centro Storico.

A chiudere la giornata, il Concerto dei Fratelli Avitabile con il grande Enzo che si è lasciato convincere da una piazza calorosa a cantare tutti i suoi maggiori successi. Significativa da parte del noto musicista, è stata la pubblicizzazione della lotteria nazionale Louis Braille. In piazza al termine della giornata sono scesi anche i degenti del Policlinico ad affollare il sottopalco, è stato emozionante hanno dichiarato alcuni di loro, arrivati nel cortile, in pigiama ed in qualche caso con la flebo,  poter vivere una giornata così differente dalle solite, durante questo ricovero. Ed è proprio questa l’idea del Dr. Di Mauro, umanizzare le cure: “Nessuno viene in Ospedale per divertirsi, è compito dei medici rendere il soggiorno nei propri reparti il meno traumatico possibile” continua Di Mauro: ” In piazza non abbiamo cercato la malattia, abbiamo cercato invece di dare a quanti sono lontani dalla cultura della Prevenzione, un ‘opportunità di avvicinarsi, in modo inconsueto ai camici bianchi, per conoscere le regole basilari per preservare la salute il più a lungo possibile!”

Centinaia le visite eseguite sul Camper messo a disposizione dall’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, sul quale il reparto di Oculistica dell’AOU SUN ha potuto lavorare incessantemente nell’arco della giornata.  Non è stato neanche possibile contare il numero di test per la glicemia utilizzati, le visite dei Nutrizionisti in vista dell’estate, come quelle dei dermatologi, ” hanno spaccato” come si dice oggi! Tantissime le visite Senologiche. Ma anche innumerevoli consulenze uro-ginecologiche, andrologiche ed endocrinologiche. Tantissimi i test per il buon funzionamento dei polmoni. Il reparto di gastroenterologia presente al completo per tutti i disturbi addominali, i Neurologi, Psichiatri, Pediatri, Ortopedici, che dire dei Cardiologi e gli Otorini, Odontoiatri, ed addirittura i Chirurghi ed i Radiologi.

Napoli- ARTE SENZA BARRIERE A PALAZZO ZEVALLOS,di Giuseppe Biasco

Autore: Giuseppe Biasco

Giovedì 18 Giugno si è tenuta una importante manifestazione a Palazzo Zevallos Di Stigliano in Via Roma a Napoli.  Il prestigioso palazzo napoletano,che fino a qualche anno fa era la sede della banca commerciale,oggi ospita una importante collezione d’arte in cui risalta la meravigliosa tela del Caravaggio che ritrae Sant’Orsola. Nel magnifico salone,attrezzato per ospitare convegni ed eventi,si è svolta la manifestazione: “l’Arte senza barriere”,in cui la direzione del palazzo ha presentato un percorso tattile utile a rendere accessibile gran parte della collezione  ai disabili visivi. Sono intervenuti a portare le loro testimonianze il Professor Alessandro Pepino dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, responsabile del centro Sinapsi, la struttura che rende accessibile l’università e sostiene i percorsi di studio dei disabili; Clementina Gily, professoressa di educazione all’immagine, l’architetto Renata Picone, docente di Restauro Architettonico. I lavori sono stati aperti dall’intervento tenuto dal dottor De Nunzio, direttore del palazzo Zevallos, che ha illustrato la complessità e la semplicità al tempo stesso del percorso tattile attrezzato per rendere fruibile anche ai privi di vista le meravigliose opere conservate nel palazzo. La professoressa Gily è intervenuta per ribadire l’importanza culturale che assume la fruizione per immagini delle opere d’arte mentre la professoressa Picone ha illustrato il complesso lavoro svolto negli scavi di Pompei per rendere accessibile ai disabili quell’ importante monumento. Per l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti  sono intervenuti il dottor Giuseppe Biasco e  la professoressa Silvana Piscopo, che ha portato il saluto del  consiglio della sezione di Napoli,ribadendo quanta importanza dà l’associazione alla possibilità di accedere alla cultura attraverso percorsi tattili e sensoriali. Nel suo intervento Giuseppe Biasco ha ricordato il decennale impegno che l’UICI ha sviluppato per sensibilizzare le istituzioni culturali della città per rendere accessibile i loro patrimoni a tutti i disabili ed a quelli con minorazione della vista in particolare. A giudizio dell’UICI di Napoli l’apertura di un nuovo spazio espositivo a disposizione dei non vedenti è un ulteriore arricchimento delle potenzialità culturali e sociali del nostro territorio. Al dibattito è seguita una visita bendata alle opere esposte,per far godere a tutti le nuove attrezzature tattili della collezione di palazzo Zevallos.

Napoli-L’UNIONE ITALIANA CIECHI TUTELERA’ IL MARTUSCELLI

Autore: Redazionale

Comunicato stampa

Come è noto, l’Istituto Per ciechi Domenico Martuscelli di Napoli sta vivendo una gravissima crisi economico-finanziaria che nei giorni scorsi, a seguito di una ispezione, ha spinto il MIUR ad azzerare il Consiglio di Amministrazione e nominare un commissario straordinario, che possa risanare i bilanci e dare nuova linfa alla struttura. La Sezione di Napoli dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, avendo ben presente l’enorme patrimonio immobiliare di cui dispone il Martuscelli a partire dallo storico edificio con l’annesso parco sito al Vomero, ma soprattutto l’importanza che ha avuto l’Istituto per l’educazione di migliaia di non vedenti ed ipovedenti provenienti da tutta l’Italia meridionale, è pronta ad affiancare il MIUR, la Direzione Scolastica Regionale e il Commissario Straordinario al fine di individuare strategie che possano rilanciare le attività e i servizi che la struttura può offrire ai disabili visivi. L’integrazione  nelle scuole comuni per i non vedenti e gli ipovedenti, afferma il Presidente Sezionale Mario Mirabile, non cancella l’estrema utilità di strutture educative come il Martuscelli che, se adeguatamente riconvertito,  può diventare un centro di eccellenza per il supporto alle scuole ove sono inseriti disabili visivi, un centro per il recupero delle abilità residue dei minorati visivi di tutte le età, un centro diurno di accoglienza e riabilitazione per disabili visivi con minorazioni aggiuntive; un centro per lo svolgimento di attività multisensoriali che possano coinvolgere tutta la cittadinanza. Questi sono soltanto alcuni esempi delle molteplici attività che potranno essere messe in campo con un dialogo proficuo tra tutte le istituzioni. Sicuramente nella gestione dell’Istituto sono stati commessi degli errori, ma – continua Mirabile – adesso è il momento di pensare in tempi brevi alla soluzione dei problemi: al pagamento degli stipendi arretrati ai dipendenti che, pur non essendo pagati, hanno assicurato indispensabili servizi agli utenti, e all’approntamento di un piano che possa consentire di onorare tutti i debiti. L’Unione, come già sta facendo da tempo, vigilerà sul giusto utilizzo del patrimonio e sul rispetto della mission dell’istituto.

IL LAVORO FA PER ME! IL FUTURO INIZIA DAL LAVORO. POLITICHE DI INCLUSIONE LAVORATIVA DELLE PERSONE CON DISABILITÀ, TRA CRITICITÀ DI OGGI E PROSPETTIVE DI DOMANI

Autore: Paolo Colombo

Si è svolto a Napoli l’11 e 12 Giugno u.s., un importante convegno nazionale sul lavoro dal titolo: “IL LAVORO FA PER ME! IL FUTURO INIZIA DAL LAVORO. POLITICHE DI INCLUSIONE LAVORATIVA DELLE PERSONE CON DISABILITÀ, TRA CRITICITÀ DI OGGI E PROSPETTIVE DI DOMANI”.

L’iniziativa è stata possibile grazie al sostegno dell’Unione e dell’I.Ri.Fo.R., e ha visto la partecipazione di un parterre di relatori di gran pregio.

Al Convegno, infatti,  sono intervenuti: autorità parlamentari e di Governo, dirigenti e funzionari pubblici, tecnici e professionisti operatori del settore, autorevoli personalità del mondo datoriale e sindacale, nonché esponenti delle grandi Federazioni Nazionali delle persone con disabilità.

Dunque le migliori professionalità nazionali e internazionali, viva espressione del mondo politico-istituzionale, delle parti sociali e dell’associazionismo della disabilità,  per due giorni hanno dato vita ad un costruttivo confronto sui nuovi modelli gestionali e sulle moderne modalità organizzativo-funzionali relative all’occupazione di persone non vedenti e ipovedenti per rendere meno difficoltosa la loro integrazione nel  mondo del lavoro e non solo.

Il pubblico è stato numerosissimo e la partecipazione attiva per tutta la durata dell’evento, con sorpresa si è constatato che moltissimi non si sono mai allontanati.

L’evento è stato mirabilmente organizzato dalla sezione U.I.C.I. di Napoli di concerto con l’ufficio lavoro dell’Unione e  con l’ I.Ri.Fo.R. Sede Centrale.

Si può dire che il Convegno ha avuto importanza storica, in quanto è espressione tangibile del gran lavoro fatto in questi anni dall’Unione nel settore, con un notevole ritorno in termini di immagine e di contatti  ma soprattutto di risultati concreti. Si segnala,  inoltre, che  si sono poste le premesse per un processo di unificazione delle due grandi federazioni dell’associazionismo della disabilità FAND e FISH.

Durante i lavori, momenti di sincera emozione e commozione sono stati quelli in cui si è ricordato l’impegno profuso dal presidente Onorario Prof. Tommaso Daniele e dal compianto Prof. Vitantonio Zito.

Tutti i partecipanti hanno avuto modo di conoscere le attività che in materia di lavoro la nostra associazione sta realizzando.

Si è dato conto, infatti, delle iniziative legislative e amministrative poste in essere per gestire le problematiche del lavoro, delle politiche dei tavoli tecnici e dei protocolli di intesa; dell’attività dell’ I.Ri.Fo.R. nel campo della formazione e aggiornamento e della ricerca di nuove professioni, dell’avvio del servizio SOL strumento di politiche attive e dello studio, lancio di una vera e propria agenzia di lavoro da parte dell’Unione.

Sono state poi esaminate le criticità e le strategie di superamento ed esposti strumenti concreti quali: la riforma al servizio per l’impiego e l’avvio di politiche attive; la figura del disability manager; la collaborazione fra associazioni di disabili e sindacati; la difesa della legge 68 del ’99, che ha in sé già dei validi rimedi come lo screening delle situazioni,  il ruolo del comitato tecnico,  la responsabilità disciplinare dei dirigenti delle P.A. inadempienti, il fondo per i disabili (rifinanziato quest’anno su proposta dell’On. Chiara Gribaudo).

Quindi, alla luce di tale disamina si è giustamente affermato che basterebbe attuare le leggi che già ci sono e fare appello al senso di responsabilità delle persone chiamate ad applicarle.

Si è evidenziata l’importanza del collegamento tra scuola e lavoro e di una buona formazione di base nonché degli aggiornamenti soprattutto relativi alle nuove tecnologie,  per migliorare e favorire l’inserimento dei non vedenti nel mondo del lavoro.

Uno dei momenti più significativi è stato l’esposizione delle testimonianze di successo e degli esempi di buone prassi nazionali e internazionali.

È stato fatto poi il punto sull’aggiornamento della legge 113 del 1985, oramai in fase avanzata alla Camera dei Deputati, e con buone sensazioni sul cammino al Senato, soprattutto grazie al  notevole impegno profuso dall’On. Gribaudo.

Infine, il senso di questo evento può essere ben sintetizzato nelle parole pronunciate: “Non fatevi rubare la speranza! Il lavoro per i non vedenti è luce che ritorna,  è dignità e in buona sostanza il futuro di ognuno inizia dal lavoro!”.

Dunque, tutto ciò che è stato fatto fin qui  è si un punto di arrivo  ma, soprattutto un punto di partenza, bisogna raccogliere i frutti di quanto seminato finora continuando a lavorare per i non vedenti italiani.

Pordenone: presentato libro di Antonio Loperfido – Tienimi per mano – la relazione col paziente terminale nell’esperienza di un hospice.

Autore: Piccinin Giorgio

Lunedì 8 giugno, presso la sede dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti Onlus di Pordenone, è stato presentato il libro “Tienimi per mano – la relazione con il paziente terminale nell’esperienza di un hospice”, di Antonio Loperfido. L’iniziativa è nata dalla volontà di donare un certo numero di cd contenenti la versione registrata del libro, da parte dell’Associazione “Il Gabbiano hospice” di San Vito al Tagliamento, in particolare della sig.ra Daniela Vendramini, in favore degli utenti della locale Biblioteca del libro parlato “Marcello Mecchia”. Il libro nasce dall’esperienza sul campo del Dott. Loperfido, psicologo e contiene storie ed aneddoti di malati terminali che trovano in questa struttura, attiva dal 2007, negli operatori e nei volontari, l’umanità, il conforto e la dignità necessaria ad accompagnare la malattia. Ogni vita è fatta di relazioni diverse: positive, traumatiche, stimolanti, tutte, comunque, espressione di un capitale umano.

Si potrà pensare ad un testo per certi versi scioccante: al contrario, invece, si tratta di racconti, di autentiche testimonianze etiche, che infondono umiltà e trasmettono la vera dimensione della vita, anche quando questa ti sta per abbandonare. Sono sintesi di storie rielaborate, nel pieno rispetto di chi le ha vissute, della loro privacy, che intendono cogliere il significato valoriale dell’essenza umana: dialogare con la morte per meglio comprendere la propria vita, per reagire allo sconforto.

Importante risulta anche il contributo degli studenti del liceo “Le Filandiere” di San Vito, in un perfetto esempio di interazione tra scuola e mondo socio-sanitario: gli studenti offrono un loro modo di interpretare il senso esistenziale e religioso della morte, spesso considerata come tabù, come argomento da evitare, in un mondo che coltiva ed esalta l’eterna giovinezza. Di rilievo anche la relazione, ha confidato Loperfido, con il volontariato dei ragazzi che frequentano l’Hospice come esperienza propedeutica, tramite le parrocchie, non prima di aver interpellato opportunamente i genitori.

Molto coraggiosa la testimonianza della Sig.ra Vendramini, che ha voluto dimostrare ai convenuti come la perdita di persone care in famiglia possa, in qualche modo, convertirsi in atti di generosità, utili a diffondere la migliore sensibilità verso un problema così delicato, rispetto al quale tutti abbiamo un estremo bisogno di confrontarci e crescere.

Anche il dibattito finale ha rivelato la profondità cruciale dell’argomento: sono emerse riflessioni, occasioni di confronto e condivisione di esperienze utili a tutti, nella consapevolezza che la sofferenza rappresenta un valore patrimoniale da condividere.

Ringraziamo di cuore i promotori e protagonisti dell’incontro, anche alla luce  di una corretta e sana prassi di rendere disponibile ad una struttura dedicata un’opera così particolare in un formato pienamente accessibile.

Ricordiamo che la Biblioteca “Marcello Mecchia” dell’U.I.C.I. Onlus Pordenone ha sede in Galleria San Marco 4 ed opera in favore dei disabili visivi dell’intera regione e non solo, con servizi di registrazione e prestito gratuito di opere di genere vario, di stampa Braille di testi di piccole dimensioni e di supporto agli studenti nel loro iter scolastico. Ciò è reso possibile grazie all’opera di donatori di voce adeguatamente formati e seguiti, ai quali esprimiamo la nostra profonda gratitudine.

www.uicpordenone.org.