FAND – “Includere non separare”

La presa di posizione della FAND sul decreto delegato sull’inclusione scolastica, (la cui bozza non è stata mai condivisa dal MIUR con i diretti interessati)

Qualcuno ci ha accusati di “silenzi colpevoli”, in merito all’emanando decreto delegato sull’inclusione scolastica; purtroppo, però, nonostante la nostra richiesta (di FAND e FISH), reiterata al MIUR in tutte le occasioni di incontro sul decreto, avute in questi mesi, e ribadita in una lettera inviata, oltre quindici giorni fa, al Ministro Stefania Giannini ed al Sottosegretario Davide Faraone , di poter avere la bozza del decreto, questa, ad oggi, non è ancora pervenuta.

Poter esaminare il testo di una norma di legge è essenziale per poterne esprimere una valutazione consapevole e, all’occasione, proporre eventuali “aggiustamenti” emendativi, cosa questa impossibile sulla base delle sole presentazioni verbali e le dichiarazioni di intenti e di impegno alle quali abbiamo assistito nel corso degli incontri avuti in questi mesi sull’argomento.

Tuttavia, grazie al nostro stretto legame con il territorio, abbiamo avuto modo di avere la bozza del decreto trasmessa dal MIUR agli EELL ed in una riunione del gruppo scuola FAND abbiamo avuto modo di esaminarla con attenzione.

Come prevedevamo ci sono alcuni punti che meriterebbero un confronto per piccoli emendamenti, cosa che speriamo di poter fare quanto prima in un incontro “testo alla mano” con i responsabili del MIUR. Incontro che riteniamo oltremodo urgente ed importante per far rilevare a Ministro e Sottosegretario, come il decreto, là dove, tra i documenti che il DS deve trasmettere al PUAD (Punto unico di accesso dei disabili) per la redazione del “Progetto individuale” (è questo un nuovo documento previsto dal Decreto che dovrà seguire il disabile per tutto il suo percorso formativo), la norma sembra ispirarsi più ad una cultura della separazione che a quella dell’inclusione, poiché tra i documenti richiesti alla scuola non c’è il P.T.O.F., ma solo il P.A.I.

Abbiamo già avuto modo di considerare come quest’ultimo documento, sia indice di una mentalità che tende a separare la didattica e gli interventi formativi, rivolti agli alunni con disabilità, dal contesto scolastico nel quale l’alunno è inserito. Quello che fa la differenza nel processo di inclusione è il livello di “inclusività” del contesto rilevabile solo dal P.T.O.F. del singolo istituto scolastico. Nello schema di decreto che abbiamo visto, l’esame di questo documento non viene neanche inserito tra i criteri di valutazione della “qualità dell’inclusione”: anche in questo caso ci si limita all’esame del P.A.I , come se l’inclusione si realizzasse in una “scuola per disabili”: una “scuola altra” , vicina, forse inserita, ma non inclusa nella scuola di tutti. A conferma di questa tendenza a separare, nonostante tutte le nostre sollecitazioni sul tema, il decreto prevede sì l’obbligo della scuola di predisporre iniziative di formazione sulle tematiche della disabilità per tutti i docenti, ma non l’obbligo dei docenti a frequentarle.

Continueremo così ad assistere a docenti titolari che si dichiarano “incompetenti” nell’istruzione dei disabili, delegandola al docente di sostegno e a DS che “invitano” le famiglie a tenere a casa il figlio disabile in attesa del docente di sostegno, senza il quale la “scuola del disabile” non può funzionare. È questa la “deriva” pericolosa , acuitasi negli ultimi anni, che sta mettendo a rischio il nostro modello di inclusione e che speravamo il Decreto delegato avrebbe invertito: purtroppo quello che abbiamo letto sulla bozza di decreto “trafugata” sembra invece istituzionalizzarla.

I disabili visivi non vogliono la “scuola speciale”, di Gianluca Rapisarda

Autore: Gianluca Rapisarda

Nei mesi scorsi è stato pubblicato sul Giornale on line e sui “Corrieri” dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti un mio “pezzo” dal titolo “Scuola speciale per bambini ciechi? No, Grazie.”.
In tale articolo, a nome del c.d.a. della Federazione Pro Ciechi, rivolgevo i ringraziamenti più sentiti e fervidi al nostro collega Claudio Cassinelli, Presidente del “glorioso” Chiossone di Genova, per la decisione presa dal “suo” Istituto di fuoriuscire dalla Fondazione Guderzo, dopo l’annuncio da parte della medesima Fondazione di voler realizzare a breve una scuola “speciale” per bambini ciechi.
In questi giorni, poi, ho letto sulle prestigiose pagine di “Superando” che, ad un anno dalla pubblicazione del libro “L’attrazione speciale” di Giovanni Merlo, proprio su di esso e sulle ragioni ivi esposte che indurrebbero alcune famiglie di ragazzi con disabilità a scegliere le scuole speciali per i propri figli, saranno centrati anche alcuni imminenti incontri promossi in Lombardia e nelle Marche.
Premetto subito che il progetto di ripristinare le “scuole speciali” è ritenuto da noi della Federazione Nazionale delle Istituzioni Pro Ciechi un “pericoloso” ritorno al passato e soprattutto una falsa soluzione ed un inganno rispetto ai reali bisogni educativi ed al corretto percorso di crescita di cui necessitano i “ragazzi ciechi” nella scuola di tutti.
Pur tuttavia, a quasi quarant’anni dal varo della Legge 517 del 1977 che ha avviato in Italia il sistema scolastico ”inclusivo, non va comunque sottaciuto il fatto che sono ancora tante le carenze e deficienze che caratterizzano il sostegno degli alunni disabili visivi e disabili in generale.
Di fronte a tali criticità, l’UICI ed i suoi Enti collegati non sono stati a guardare e si sono invece adoperati con tutte le loro energie e le risorse economiche disponibili per dar vita a “centri di servizio”a supporto della scuola “comune”.
Trattasi dei cosiddetti “centri di consulenza tiflodidattica” (c.c.t.), istituiti dalla Federazione Nazionale Delle Istituzioni Pro Ciechi e dalla Biblioteca italiana per i ciechi “Regina Margherita” ai sensi della legge 284 del 1997. I c.c.t. oggi sono 17, sono distribuiti su tutto il territorio nazionale e si prefiggono il compito di fornire consulenza tiflodidattica e di far conoscere gli strumenti ed i materiali tiflodidattici agli insegnanti di sostegno, agli operatori scolastici, ai genitori ed agli alunni della scuola di ogni ordine e grado.
A dire il vero, vi sono altresì le “famose” u.t.c. (unità territoriali di coordinamento), che costituiscono delle strutture regionali di coordinamento tra i c.c.t., i centri autonomi rispetto ai nostri centri di consulenza tiflodidattica, le sezioni provinciali dell’UICI, le ASP e gli Uffici scolastici provinciali e regionali, ossia tra tutte le Agenzie che operano nel territorio a sostegno dell’integrazione scolastica degli studenti minorati della vista.
Dunque, il “vero” problema del sostegno degli alunni/studenti disabili visivi in Italia non sta nella mancanza di “centri di supporto” alla scuola, che ci sono e sono anche parecchi, quanto piuttosto nella totale assenza di una loro “visione d’insieme” e di un loro fattivo e sinergico collegamento, elementi che sarebbero al contrario indispensabili per un proficuo processo di inclusione dei nostri ragazzi nella scuola di tutti.
Anzi, io sono fortemente persuaso che proprio tale assoluta “scolleganza” in materia di politica scolastica tra l’Unione Ciechi ed Ipovedenti ed i suoi enti collegati sia stata la causa principale del nostro attuale “male scolastico” e cioè dell’inadeguata e precaria preparazione e formazione degli operatori che, a vario titolo, si occupano del sostegno degli studenti non vedenti ed ipovedenti.
Consapevole di ciò, il Coordinamento degli Enti collegati dell’UICI, su proposta del Presidente nazionale Mario Barbuto, ha recentemente deliberato di costituire un “Network per l’Inclusione Scolastica (NIS) tra l’Unione Ciechi ed Ipovedenti, tutti i c.c.t. della Federazione Pro Ciechi e quelli della B.I.C. e l’I.Ri.Fo.R., nella convinzione di dover coinvolgere in questo nuovo “organismo” anche i CTS periferici del MIUR, per una loro effettiva ed efficace “messa in rete” al servizio dell’inclusione scolastica dei ragazzi minorati della vista (al riguardo, rimando ad un mio recente articolo pubblicato su questo giornale).
Il “lungimirante” ed ambizioso progetto dell’UICI è quello di pervenire entro i primi mesi dell’anno nuovo alla sottoscrizione di una Convenzione con il MIUR, perché il NIS venga riconosciuto ufficialmente dal Ministero, configurandosi come una vera e propria ”Authority della Tiflologia”.
Il “Network” rappresenta uno strumento “tecnico” al servizio dell’UICI, costituito da un “board” (gruppo di lavoro) molto snello, composto da alcuni esperti del settore ed aperto anche ai contributi del mondo della ricerca e dell’Università, ed è deputato prioritariamente a definire il percorso formativo ed il profilo professionale dei “famosi” assistenti alla comunicazione (di cui all’art 13 comma 3 della legge 104 del 1992) e dei veri e propri “convitati di pietra” del sostegno degli alunni minorati della vista e cioè i Tiflologi.
Oggi, infatti, la “figura” del Tiflologo non esiste per legge e non dispone di un suo apposito albo professionale, così come, d’altra parte, molti assistenti alla comunicazione sono improvvisati e sono privi di un’idonea preparazione.
Pertanto, con la nascita del “Network per l’Inclusione”, s’intende garantire agli assistenti alla comunicazione degli alunni disabili sensoriali ed ai Tiflologi “diritto di cittadinanza”, un’idonea formazione ed una “vera” e concreta spendibilità del loro titolo, potendo finalmente far impegnare le Regioni (a cui compete l’assistenza scolastica e/o domiciliare) ad “obbligare” gli enti e le cooperative che erogano tale servizio ad avvalersi di educatori finalmente ed adeguatamente specializzati sulla disabilità visiva.
Altro tema caldo è quello della modesta preparazione e dell’indifferibile ed ineludibile necessità di una maggiore specializzazione dei docenti di sostegno italiani. Infatti, come detto sopra, nonostante siano trascorsi quasi quarant’anni dalla “sacrosanta” legge 517, tante sono ancora le ambiguità e le precarietà che connotano il sistema del sostegno in Italia.
Mi riferisco ovviamente all’ambiguità e precarietà del “ruolo” del sostegno. L’insegnante di sostegno ha l’obbligo di restare sul sostegno solo per cinque anni, tra l’altro non necessariamente nella stessa scuola, e non fa parte dell’organico di diritto delle istituzioni scolastiche, ma di un organico provinciale. Tale suo “non ruolo” è il fattore determinante che favorisce la provvisorietà ed occasionalità della scelta degli insegnanti di sostegno, che preferiscono “fuggire” presto da questa “ibrida” classe di concorso per passare invece nei ruoli ordinari di docenza. Tutto ciò naturalmente provoca scarsa motivazione, poco interesse all’aggiornamento da parte dei docenti di sostegno e gravissime ripercussioni per la continuità didattica per i nostri ragazzi.
Di ambiguità e precarietà si può parlare anche relativamente alla funzione dell’insegnante di sostegno. Da uomo della scuola, mi è abbastanza chiaro come i docenti di sostegno non abbiano ancora ben compreso se la loro funzione sia quella di insegnare la disciplina agli alunni privi della vista e verificare i loro apprendimenti in aule (tra l’altro troppo spesso isolate dalle altre, con la creazione delle tristemente note “aule del sostegno”) o piuttosto quella di supportare il consiglio di classe e l’intero contesto scolastico a progettare modelli e percorsi inclusivi a favore dei ragazzi disabili visivi.
Infine, l’ultima e più dannosa ambiguità e precarietà che caratterizza il sistema inclusivo italiano è l’inadeguata e scadente preparazione e formazione dei docenti di sostegno. Dagli opinabili, (seppur apprezzabili) Corsi polivalenti, si è infatti passati accorsi contraddistinti dall’eccessiva genericità, dall’essere quindi “generalisti” e poco attenti alle specificità e specialità di ciascuna singola disabilità.
Ora, malgrado tali evidenti e strutturali criticità e carenze del “sistema”, io non credo che togliere il sostegno agli alunni minorati della vista e disabili in generale sia la “panacea” ed il rimedio giusto. Infatti, nonostante tutto, il nostro sistema inclusivo ci viene invidiato un po’ dappertutto e specialmente in Europa, dove ad es. in Germania esistono ancora le scuole “speciali” per ciechi ed in Francia il cosiddetto “sistema misto” non “vince” e convince.
L’attuale sistema scolastico “inclusivo” italiano non va spazzato via od eliminato tout court, rifugiandosi magari nelle facili scorciatoie delle scuole speciali, va invece riordinato e riformato. E di questo, secondo quanto riferitoci dal Dott. Ciambrone nel corso dell’ultima seduta del consiglio d’amministrazione della Federazione Pro Ciechi, si sta discutendo in queste settimane in sede ministeriale a proposito dei vari decreti attuativi della legge de “La Buona Scuola”, anche tenendo conto della famosa proposta di legge 2444 della Fand e della Fish sul sostegno e sull’inclusività.
Tale proposta di legge, che noi della Federazione Nazionale delle Istituzioni Pro Ciechi condividiamo in toto, lo rammento, prevede le seguenti significative novità sul sostegno:
l’obbligo di un semestre di formazione universitaria iniziale per tutti i futuri docenti curricolari; l’obbligo di una apposita nuova specializzazione dei futuri docenti per il sostegno di durata triennale, successiva ad una laurea triennale come avviene per tutti; l’obbligo dell’aggiornamento in servizio sia dei dirigenti scolastici, sia dei docenti curricolari e per il sostegno, che per i collaboratori scolastici e per gli assistenti per l’autonomia e la comunicazione; l’obbligo di alcune ore mensili di programmazione congiunta di tutti i docenti, come da sempre avviene per i docenti di scuola dell’infanzia e primaria e  sino ad oggi assente per i docenti di scuola secondaria; la costituzione di appositi ruoli per il sostegno, distinti per ordine di scuole, dai quali si può uscire solo per passaggio di cattedra.
Due sono, infatti, i punti qualificanti su cui dobbiamo insistere in queste settimane di “intenso” dibattito al MIUR sulla riforma del sostegno e cioè: una formazione di base sulla disabilità in generale di tutti i docenti disciplinari e la maggiore specializzazione dei docenti di sostegno con la creazione di un’apposita loro classe di concorso e di un loro “specifico” ruolo.
La formazione di base sulle più disparate tematiche della disabilità di tutti gli insegnanti curricolari è infatti fondamentale per evitare il perverso e fin troppo frequente meccanismo scolastico della “delega” dell’alunno disabile e dunque anche minorato della vista al solo docente di sostegno, perché in realtà del processo di inclusione si deve far carico l’intero “contesto”.
A tal proposito, “sfruttando” il comma 124 della Legge 107, che ha finalmente trasformato l’aggiornamento degli insegnanti in “obbligatorio, permanente e strutturale” (e l’imminente avvio del piano di formazione dei docenti sembrerebbe suffragarlo) ed “approfittando della “carta del prof”, le sedi locali dell’I.Ri.Fo.R. dell’UICI, magari integrandosi con la rete dei CTS e CTI provinciali, stanno per attivare diversi corsi formativi per fornire ai docenti curricolari e di sostegno un’adeguata preparazione di base sulla disabilità visiva.
Invece, la maggiore specializzazione dell’insegnante di sostegno e la costituzione di un suo ruolo “ordinario” potrà finalmente dotarlo di quelle competenze pedagogiche, didattiche, tecniche e metodologiche (nel caso della cecità e dell’ipovisione ad esempio, la conoscenza della Tiflodidattica, della Tifloinformatica e del Braille), capaci di “trasformarlo” in un progettista ed attuatore di modelli inclusivi, volti a rendere efficaci gli insegnamenti e gli apprendimenti degli studenti privi della vista in un ambiente veramente “accogliente”.
Per quanto finora argomentato, l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti e tutti i suoi Enti collegati ritengono che togliere gli alunni disabili visivi dalla scuola “normale” possa lasciare il tempo che trova.
Un errore imperdonabile della Pedagogia moderna è quello di pensare che, dopo la 517 del 1977, l’inclusione scolastica e l’educazione speciale si elidano reciprocamente, piuttosto che integrarsi tra loro.
La nostra soluzione è invece quella di potenziare l’attuale sistema di inclusione scolastica, definendo una volta per tutte i profili delle figure professionali dell’assistente alla comunicazione e del tiflologo e creando una rete tra tutti i “centri di supporto” al sistema scolastico del sostegno (vedasi la costituzione del NIS) e, soprattutto, un ruolo “specifico” del sostegno nella scuola di tutti e di ciascuno.
Solo così potranno essere fugate le tentazioni di ritorni anacronistici alle scuole speciali, garantendo veramente accoglienza ed inclusione a tutti gli alunni con disabilità visiva.

Museo Tattile Omero – Presentazione del libro Un punto di biacca Poesie di Anna Elisa De Gregorio

Venerdì 21 ottobre ore 17.00
Sala conferenze Museo Tattile Statale Omero Ancona
ANCONA –  Venerdì 21 ottobre alle ore 17 presso la Sala conferenze del Museo Tattile Statale Omero di Ancona Lucilla Niccolini e Costanza Costanzi presentano la raccolta di poesie “Un punto di biacca” di Anna Elisa De Gregorio, edizioni La Vita Felice di Milano, 2016, con una nota di Francesco Scarabicchi. Seguirà la lettura di alcuni testi da parte dell’autrice accompagnata dalla proiezione delle immagini delle opere, a cui molte poesie sono dedicate. Modera l’intervento Aldo Grassini.
“Delicatissime descrizioni che trascrivono su pagina luce e colori di un Cimabue o un De Chirico, ma anche delle mura di Lucca o del Duomo di Siena, di una statua o una piazza, nuovamente rivelate alla fantasia dal prestigio della parola: nature (di pittura, scultura, architettura) e «svelature»” così il critico Alessandro Fo descrive le poesie del libro.

Anna Elisa De Gregorio abita ad Ancona dal 1959 dove lavora presso una agenzia di marketing. Dal 2010 pubblica libri di poesie, sempre premiati: “Le Rondini di Manet”, “Dopo tanto esilio” e “Corde de tempo”, in dialetto anconetano. E’ presente in numerose antologie e scrive articoli su riviste letterarie e blog.

Monica Bernacchia
Comunicazione
Museo Tattile Statale Omero
Mole Vanvitelliana
Banchina Giovanni da Chio 28, 60121 Ancona
tel. 071.2811935 fax 071.2818358
www.museoomero.it
email: redazione@museoomero.it
#museoomero – seguici su: Facebook, Twitter, Instagram, Youtube, Google+

Copertina del libro

Copertina del libro

Museo Omero in Spagna per esportare la propria esperienza

Alicante e Villajoyosa, Spagna
dal 13 al 15 ottobre 2016

ANCONA –  Il prof. Grassini, Presidente del Museo Tattile Statale Omero in questi giorni è stato in Spagna, per relazionare al “III Congreso Internacional Educación y Accesibilidad en Museos y Patrimonio” che si e svolto presso le città di Alicante e Villajoyosa dal 13 al 15 ottobre 2016.
Invitato dal Museo Archeologico di Alicante (MARQ) e dal ViIlaMuseu di Villajoyosa, Grassini ha relazionato sul tema “I ciechi e il turismo. Le prospettive culturali, psicologiche e sociali che il turismo può offrire a chi non vede” e ha presentato il suo ultimo saggio “Per un’estetica della tattilità. Ma esistono davvero arti visive?” (2015, ROMA, Armando Editore). Trai i relatori anche Annagrazia Laura (Presidente ENAT European Network for Accessible Tourism).

Link Convegno: http://accesibilidad.marqalicante.com/

tavolo dei relatori del convegno

tavolo dei relatori del convegno

Irifor Trentino – “Vista fragile e fissazione eccentrica”

workshop @ IRIFOR
In occasione della settimana mondiale dedicata alla vista, il territorio di Trento risponde alla sfida della prevenzione della cecità e della riabilitazione visiva attraverso il networking e il lavoro di equipe interprofessionali.
Le persone con vista fragile presentano infatti condizioni progressive di perdita della vista, causate da malattie degenerative genetiche o legate all’età, per le quali la diagnosi precoce è oggi l’unico strumento di difesa. Questa iniziativa promossa dalla Associazione Vista Fragile stabilisce un patto di collaborazione e informazione intorno al Centro di Riabilitazione Visiva di IRIFOR del Trentino – per il benessere del paziente
La giornata di formazione realizzata lo scorso 10 ottobre ha infatti visto la partecipazione delle diverse professionalità che offrono assistenza alle persone con vista fragile- l’oculista, il riabilitatore o ortottista, l’ottico optometrista – per garantire ai pazienti orientamento, competenza e soluzioni a supporto delle problematiche del quotidiano.
I partecipanti hanno potuto sperimentare con mano protocolli riabilitativi con il microperimetro e con l’applicazione di lenti speciali progettate per le maculopatie. Un evento dedicato alle esigenze dei pazienti che affrontano una importante riduzione visiva con la necessità di stabilizzare la fissazione eccentrica.
Il Network VISTAFRAGILE e la Cooperativa IRIFOR del Trentino ringraziano tutti i convenuti per aver colto la sfida della riabilitazione della vista fragile.

Musei torinesi: une esempio di accessibilità

Torino – Alla scoperta dei tesori per tutti

La nostra città ha lavorato molto bene, specialmente negli ultimi anni, per rendere accessibile alle persone disabili il suo patrimonio artistico e museale. Parliamo di un cantiere aperto e in continua evoluzione, all’interno del quale emergono sempre nuovi interventi per migliorare la fruibilità dell’eccezionale tesoro che la capitale sabauda ha prodotto in oltre duemila anni di storia. Tra le realtà maggiormente accessibili vanno senz’altro ricordati il Museo Nazionale del Cinema, Palazzo Reale, Palazzo Madama e il Castello di Rivoli.

Museo Nazionale del Cinema
Questa istituzione è attenta a diverse forme di disabilità. Per visitare al meglio il museo è consigliabile avere con sé uno smartphone (cioè un telefono di ultima generazione). Questo strumento infatti può essere usato per leggere degli appositi codici riportati accanto agli oggetti esposti, che vengono tradotti in descrizioni sonore. Il Museo del Cinema, uno tra i più accessibili d’Europa, si trova all’interno della Mole Antonelliana. Questo particolarissimo edificio è riprodotto in tre plastici che permttono a tutti, disabili visivi compresi, di capire come è avvenuta la sua costruzione.
www.museocinema.it

Palazzo Reale
A Palazzo Reale sono stati allestiti percorsi tattili relativi alla vita di corte, che permettono di esplorare la quotidianità della famiglia Savoia: la tavola del re, gli appartamenti delle regine. Le maestranze sono disponibili, su richiesta, a illustrare il percorso di visita a persone con disabilità visiva. Tra le opere da non perdere, va citata la riproduzione in rilievo di una splendida pala d’altare risalente al 1523, opera del pittore piemontese Defendente Ferrari.
www.poloreale.beniculturali.it

Palazzo Madama
Parliamo di un edificio sontuoso e magnifico, sede del primo Parlamento d’Italia. Anche in questo palazzo è possibile avvalersi dello smartphone per ascoltare la descrizione di oggetti e testimonianze artistiche lungo il percorso di visita. Inoltre sono presenti alcune mappe tattili, che possono essere richieste alle biglietterie. Di alcuni dipinti particolarmente significativi, come quelli del celebre pittore quattrocentesco Antonello da Messina, sono state realizzate riproduzioni in rilievo. Infine, in cima alla torre, sul lato rivolto verso via Po, sono state sistemate le riproduzioni in rilievo di alcune parti della città di Torino. A coronamento della visita, si può fare una passeggiata nello splendido giardino accessibile, dove si trovano piante che stimolano l’olfatto e i cui profumi rimandano alla freschezza delle nostre campagne.
www.palazzomadamatorino.it

Castello di Rivoli
Per accostarsi a questa residenza risulta molto utile il plastico del maniero, ricco di particolari, che rivela una struttura incompleta, unica tra le dimore sabaude. Un panello, accessibile a tutte le disabilità sensoriali, riproduce le varie parti del castello. Va inoltre segnalato che la responsabile della didattica è disponibile, su prenotazione, a condurre i visitatori con disabilità visiva tra le collezioni di arte moderna e contemporanea presenti negli spazi espositivi.
www.castellodirivoli.org

Gianni Laiolo
Responsabile Settore Cultura UICI Torino

Il Centro polifunzionale per ciechi pluridisabili è ora più vicino, di Gianluca Rapisarda

Autore: Gianluca Rapisarda

Cari amici,
è con grande soddisfazione ed immensa gioia che vi comunico che, da mercoledì 12 Ottobre 2016, la Federazione nazionale delle Istituzioni pro Ciechi ha finalmente completato il trasloco nei nuovi locali dell’immobile di Via Pollio 10.
Infatti, in occasione della nostra Assemblea Federale tenutasi lo scorso 12 Ottobre, abbiamo inaugurato ufficialmente la nostra nuova “casa”. Ora non possiamo più indugiare e per il nostro Segretario Arch. Fenici si prospetta un “bel” periodo di rilievi e di contatti per la realizzazione dell’opera da noi più agognata, e cioè del nostro Centro nazionale polifunzionale per ciechi pluriminorati.
Come più volte ribadito dal Presidente Rodolfo Masto e dal nostro Presidente Nazionale dell’UICI Mario Barbuto, da ora in poi, ultimato il trasferimento della Federazione dall’edificio di via Mirri nella nuova sede di via Pollio, l’obiettivo primario è l’allestimento in tempi brevi del Centro polifunzionale di cui sopra.
A tal proposito, sarebbe troppo lungo e triste rammentarvi in questo mio scritto le tante sofferenze ed umiliazioni che la nostra Unione e la Federazione hanno dovuto subire da dieci anni a questa parte per dare vita al “famoso” Centro per ciechi pluriminorati di Roma.
E tutto ciò a causa delle ostilità delle altre associazioni di minorati della vista e delle incomprensioni della politica e della burocrazia deputata ad erogare il finanziamento della Legge 278 alla Pro Ciechi.
Ma finalmente, la forza, l’autorevolezza e la caparbietà dell’UICI e della Federazione, più unite che mai in tale nobile causa, hanno trionfato, vincendo una battaglia che, diciamolo francamente, anche a molti di noi pareva perduta.
Ora invece, con l’apertura ufficiale dello spazioso immobile di Via Pollio 10 in Roma (circa 3500 metri quadri con terrazzo, cortili esterni e giardino), avvenuta lo scorso 12 Ottobre, per la Federazione tutte le “peripezie” e vicissitudini degli anni scorsi sembrano ormai acqua passata e sono alle nostre spalle, permettendoci di “guardare” al Centro non più come ad un sogno od ad un’”idea platonica”, ma come ad una “realtà” concreta, che tutti noi potremo toccare con mano in tempi molto rapidi.
Chi come noi si confronta ogni giorno con i tanti problemi, a volte irrisolvibili, dei nostri fratelli meno fortunati pluridisabili, conoscendo i drammi personali e la solitudine delle loro famiglie, mai come questa volta vive la consapevolezza di non poter fallire.
Dopo tanti anni d’attesa non ce lo perdonerebbe la storia e, soprattutto, non ce lo perdoneremmo noi stessi.
Le attese sono tante e non saranno certo soddisfatte soltanto dall’avvenuto trasloco e dal conseguente riposizionamento di laboratori ed uffici che, seppur necessari ed urgenti, costituivano solo una piccola parte del sogno “visionario” da realizzare.
Infatti, un Centro polifunzionale di alta specializzazione per la riabilitazione dei ciechi con disabilità aggiuntive è questo il nostro vero ed unico obiettivo! Un Istituto specialistico di innovazione per l’assistenza dei nostri “fratelli” più sfortunati ciechi con disabilità plurime, che, proprio per tali sue caratteristiche, non ha precedenti in Italia e che si porrà addirittura all’avanguardia rispetto alle analoghe strutture che operano già nel resto del mondo.
Al riguardo, noi del CDA della Federazione abbiamo già provveduto a costituire un Comitato tecnico scientifico di alto profilo (che coinvolge pure la FAND e la FISH), che ci supporti nella creazione di un Centro polifunzionale innovativo, che dia, così come dice la legge 278, un ruolo di assoluta rilevanza alla ricerca.
In tal senso, sarà utile il confronto con tutte le Istituzioni federate alla Pro Ciechi ed in primo piano con quelle del territorio, così come sarà strategico il ruolo dell’Unione per favorire il rapporto con le Università e gli Istituti nazionali di Ricerca.
Altrettanto “centrale” sarà il rapporto di collaborazione e l’unità d’intenti che saremo in grado di costruire con tutte quelle realtà ed organizzazioni (in primis La Lega del Filo doro) che, nel corso degli anni, hanno saputo guadagnare e conquistare tanta credibilità nel settore della cura delle persone con pluridisabilità. A loro non dovremo guardare con sospetto, invidia e gelosia, ma al contrario con atteggiamento di disponibilità al dialogo ed allo scambio di conoscenze e competenze, nell’assoluta convinzione che solo il confronto costruttivo, il rispetto reciproco e la condivisione possono contribuire alla crescita ed alle pari opportunità dei ciechi pluriminorati.
A noi “nuovi” dirigenti della Federazione e dell’UICI spettano dunque la grande responsabilità e la sapiente regia di un Centro polifunzionale che si ponga come “punto d’eccellenza” scientifico ed operativo a livello nazionale ed internazionale, foriero di speranza, luce e diritti per i ciechi pluridisabili italiani, in sintonia con le più importanti “conquiste di civiltà” ottenute dall’Unione negli ultimi decenni.
Amiche ed amici, qui si fa la Storia dei ciechi!

la nuova sede della Federazione

la nuova sede della Federazione

Seminario Nazionale “La parola agli ipovedenti”, Roma, 22 ottobre 2016 – Aula della Clinica Oculistica dell’Universita’ Sapienza di Roma – Policlinico Umberto I°

La Commissione Nazionale Ipovedenti dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, in collaborazione con il Dipartimento Organi di Senso, Sezione Oftalmologia dell’Università Sapienza di Roma e la Sezione Italiana dell’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecita’ IAPB Italia Onlus, ha organizzato il Seminario Nazionale “La parola agli ipovedenti” per sabato 22 ottobre p.v. presso l’Aula della Clinica Oculistica dell’Università Sapienza di Roma – Policlinico Umberto I° (ingresso da Via Lancisi). Al presente comunicato, si allega il programma dettagliato dell’evento.
Considerata l’importanza degli argomenti in trattazione si raccomanda a tutte le strutture di favorire la partecipazione dei soci interessati e soprattutto dei medici oculisti che collaborano con le nostre sezioni territoriali.
La partecipazione al Seminario è gratuita, mentre le eventuali spese sono a carico delle strutture invianti. Per ragioni organizzative si prega di comunicare la propria presenza all’evento alla segreteria organizzativa entro il 15 ottobre p.v. chiamando o scrivendo a:
IAPB – Sezione Italiana
dott.ssa Barbara AULETA
tel. 06.36.00.49.29 (digitare “1”)
e-mail: sezione.italiana@iapb.it

-Seminario Nazionale
“La parola agli ipovedenti”
Quarta edizione
Sabato 22 ottobre 2016
Aula della Clinica Oculistica
dell’Università Sapienza di Roma – Policlinico Umberto I°
(Ingresso da Via Lancisi)

Dipartimento Organi di Senso – Sezione Oftalmologia – Sapienza Università di Roma
Sezione Italiana dell’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità IAPB Italia onlus
Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti onlus

PROGRAMMA

Ore 9.30 – Registrazione dei partecipanti
Ore 10.00 – Saluto delle Autorità
Prof.ssa Antonella Polimeni (Direttore DAI dell’Università Sapienza – Roma)
Prof. Giancarlo Cianfrone (Direttore DIU dell’Università Sapienza – Roma)
Dott. Mario Barbuto (Presidente Nazionale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti onlus)
Avv. Giuseppe Castronovo (Presidente Nazionale Sezione Italiana dell’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità – IAPB Italia onlus)
Video intervento del Sottosegretario al Ministero della Salute, Vito De Filippo.
1° Sessione: moderano Michele Corcio, Adoriano Corradetti, Alessandro Lambiase
Ore 10,30 – “Le criticità per l’ipovedente nella normativa attuale” – Filippo Cruciani (Componente Commissione Nazionale Ipovedenti dell’UICI e Direzione IAPB – Università Sapienza);
Ore 10.45 – “Tecnologia e ipovisione – Strumenti per la risoluzione dell’ambiguità visiva” – Antonino Cotroneo (Componente Commissione Nazionale Ipovedenti dell’UICI);
Ore 11.00 – “La disabilità certificata e la disabilità vissuta” – Roberto Perilli (Oculista ASL Pescara);
Ore 11.15 – Dibattito
Ore 11.45 – “Progetto Eye Fitness”: la riabilitazione domiciliare” – Marco Sulfaro (Ortottista Polo Nazionale per la riabilitazione visiva IAPB Italia Onlus);
Ore 12.00 – “Le problematiche degli studenti ipovedenti” – Giancarlo Abba (già Direttore scientifico dell’Istituto dei Ciechi di Milano);
Ore 12.15 – “L’ipovisione nel contesto internazionale: stato dell’arte e nuove prospettive” – Francesca Sbianchi (Coordinatrice Commissione Relazioni Internazionali dell’UICI);
Ore 12.30 – “Coppie/Genitori ipovedenti e dinamiche familiari” – Stefania Fortini (Psicologa-Psicoterapeuta Polo Nazionale per la riabilitazione visiva IAPB Italia Onlus);
Ore 12.45 – Dibattito
Ore 13.30 – Lunch offerto da IAPB Italia onlus.

2° Sessione: moderano Stefano Tortini, Filippo Cruciani e Alessandro Lambiase
Ore 14.30 – “L’alta tecnologia nell’ipovisione” – Leonardo Mastropasqua (Direttore della Clinica Oftalmologica-Centro Regionale di Eccellenza dell’Università degli Studi di Chieti-Pescara “G. D’Annunzio”);
Ore 14.45 – “Definirsi ipovedenti, tra vedere e non vedere” – Zaira Raiola (Componente Commissione Nazionale Ipovedenti dell’UICI);
Ore 15.00 – Testimonianze di due ipovedenti;
Ore 15.15 – “Le problematiche dell’ipovedente non più giovane” – Angelo Mombelli (Presidente Comitato Regionale IAPB della Lombardia);
Ore 15.30 – Dibattito;
Ore 16.00 – Conclusioni.

La partecipazione al convegno è gratuita, tuttavia, per ragioni organizzative, chi desidera partecipare, è pregato di segnalare il proprio nominativo alla Segreteria Organizzativa entro il 15 ottobre 2016, chiamando o scrivendo alla Segreteria IAPB Italia onlus, dr.ssa Barbara Auleta, tel. 0636004929 (digitare 1), e-mail: sezione.italiana@iapb.it.

Torino – Giovedì 13 ottobre, Giornata Mondiale della Vista, visite gratuite in piazza Castello

Anche quest’anno l’UICI (Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti) di Torino, mantenendo fede ad un impegno che dura ormai da tempo, aderisce alla Giornata Mondiale della Vista, un’iniziativa promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità in collaborazione con l’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità (IAPB). Per l’occasione l’UICI Torino ha in programma un prezioso momento di prevenzione e informazione.
Giovedì 13 ottobre (dalle 10 alle 18.30) in piazza Castello (lato via Accademia delle Scienze, presso il monumento ai Cavalieri d’Italia), uno staff di oculisti effettuerà visite gratuite rivolte a tutti i cittadini. In particolare verrà misurata la pressione oculare, un parametro fondamentale per la diagnosi di alcune gravi malattie come il glaucoma.
Questa patologia, che nel mondo colpisce 55 milioni di persone, viene definita “il ladro silenzioso della vista”, perché spesso nella fase iniziale non dà alcun sintomo: solo diagnosticandola in tempo è possibile affrontarla e curarla. Presso il gazebo in piazza Castello sarà inoltre possibile incontrare lo staff UICI Torino, chiedere informazioni, ricevere opuscoli e altro materiale relativo alle malattie degli occhi e alla disabilità visiva.
«In un momento così difficile per tanti italiani, emerge più che mai la necessità di un presidio sanitario di strada, gratuito e accessibile a tutti – sottolinea il presidente UICI Torino, Franco Lepore – La salute degli occhi non è un lusso per pochi, ma un bene prezioso che va tutelato con ogni mezzo. Per questo siamo felici di dare il nostro contributo a un’iniziativa che coinvolge i cinque continenti. Solo incontrando le persone e dialogando con loro si può veramente promuovere la cultura della prevenzione».
L’iniziativa è realizzata col patrocinio di Regione Piemonte, Città Metropolitana di Torino, Comune di Torino

Modena- Diabete, alto rischio in vista

Circa 100 città italiane coinvolte per la Giornata Mondiale della Vista del 13 ottobre.
Check-up oculistici gratuiti in molte località per scongiurare la retinopatia diabetica, la prima causa di cecità in età lavorativa:
colpisce oltre un milione di persone solo in Italia Occhio al diabete che “ruba” la vista. Check-up oculistici gratuiti, tavole rotonde, incontri e tanto materiale informativo sarà distribuito per far conoscere l’importanza di una giusta prevenzione, il tutto per scongiurare il rischio di cecità causato dalla retinopatia diabetica.
Queste sono le attività che si terranno in circa 100 città in occasione della Giornata Mondiale della Vista promossa dall’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità-IAPB Italia onlus insieme all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), in una quarantina delle quali si svolgeranno i controlli oculari.
La Giornata si svolge sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e ha ricevuto il Patrocinio del Ministero della Salute. Tutte le iniziative si svolgono in collaborazione con i Comitati della IAPB Italia onlus e le Sezioni provinciali dell’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti.
La retinopatia diabetica è la maggior causa di cecità in età lavorativa, ma può essere evitata grazie a controlli oculistici periodici.
L’occasione buona può essere proprio il 13 ottobre, quando per la prima volta in Italia è stata raggiunta un’elevata adesione, con iniziative d’informazione e prevenzione in moltissimi centri del nostro Paese: da Roma a Catania, passando per Napoli, Bari, Torino e tante altre città (si vedano: www.iapb.it o www.giornatamondialedellavista.it).
Il diabete è una malattia sempre più diffusa: colpisce, secondo gli ultimi dati OMS, 422 milioni di persone nel mondo e può avere effetti devastanti anche sulla vista. Solo in Italia sono affette da retinopatia diabetica almeno un milione di persone: è la prima causa di cecità in età lavorativa (20-65 anni) e colpisce circa 147 milioni di persone nel mondo. Per questo è fondamentale prestare attenzione agli stili di vita, compresa una corretta alimentazione.
“Tutti – afferma l’avv. Giuseppe Castronovo, Presidente della IAPB Italia onlus – devono recarsi dall’oculista. I controlli medici periodici sono essenziali soprattutto in caso di diabete. Questa Giornata mondiale è una manifestazione annuale a carattere sociale.
D’altronde la vista non è solo il senso che amiamo di più, ma è anche la nostra finestra principale sul mondo. Perderla significa minare l’autonomia personale e ciò non è accettabile”. La retinopatia diabetica è una malattia in cui i sintomi spesso compaiono tardivamente, quando le lesioni sono in fase avanzata e le possibilità di trattamento sono ridotte.
“I programmi di screening e i trattamenti precoci per la retinopatia diabetica, invece, consentono – prosegue Castronovo – di ridurre in maniera significativa le gravi complicanze visive che si sommano, ad esempio, a quelle renali e cardiache. Però questo richiede un miglioramento della rete dei diversi specialisti coinvolti nella gestione della persona diabetica, come medici di famiglia, diabetologi e oculisti. Investire oggi in prevenzione significa risparmiare domani:
preservare il bene prezioso della vista non è soltanto un dovere morale, ma anche un atto di saggia e lungimirante politica sanitaria perché evita l’incremento della spesa socio-sanitaria futura”.

Il 13 ottobre 2016 nei maggiori punti di interesse del centro di Modena sarà disponibile materiale informativo.

La Sezione Provinciale di Modena dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti è a disposizione della cittadinanza con il servizio di patronato e il centro di distribuzione del Libro Parlato oltre che con convezioni con oculisti ed ortottisti.

Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti Sezione Provinciale di Modena Via Don Lorenzo Milani, 54
41122 Modena
Tel: 059300012 Fax: 059260759
E-mail: uicmo@uiciechi.it
www.uicimodena.it