Finalmente si accordano i suoni, di Antonio Quatraro

Autore: Antonio Quatraro

L’Univoc di Bologna, con il convegno “La tecnologia informatica al servizio dei non vedenti per la produzione di spartiti musicali”! (Pisa, 1 e 2 marzo), ha dato un impulso decisivo a quello che io stesso, nel corso del dibattito, ho definito “Il Rinascimento” degli studi musicali in Italia e nel mondo.
Il convegno, organizzato nella sede prestigiosa del Cnr, al quale ha portato il suo saluto anche Andrea Bocelli, rappresenta indubbiamente una svolta storica, non tanto per la novità e la varietà delle soluzioni illustrate, di per sé rilevanti; non tanto per la miriade di ricerche, prototipi, idee di progetto, e per la passione che ancora fiorisce rigogliosa presso le principali istituzioni specializzate d’Europa, come pure presso singoli programmatori sparsi per il mondo.
Il convegno di Pisa segna una svolta storica perché, dopo anni di incubazione, finalmente tutti i relatori, dal Prof. Gotoh (Università di Yokohama), ai rappresentanti della biblioteca musicale per ciechi di Zurigo, Lipsia, Amsterdam, della nostra Biblioteca di Monza), hanno preso chiara coscienza che nessuno può vincere da solo la scommessa: rilanciare gli studi musicali.
Si è capito che la soluzione si trova solo camminando fianco a fianco, anzi “di concerto”, per restare in tema.
E camminare insieme significa guardare e riguardare, tener conto anche del passo degli altri compagni di strada; significa considerare il lavoro degli altri prima di tutto come una risorsa, da cui si può anche imparare.
Anche nell’era della globalità, della corsa continua, la musica ha vinto ancora una volta.
La musica, che per sua essenza, è coralità di voci e di strumenti.
Il convegno di Pisa ha posto le basi per una nuova armonia, fra persone e fra Istituzioni, guidata dalle esigenze degli utenti; e armonia appunto è il risultato di tante voci, tanti strumenti, ciascuno dei quali segue un proprio disegno, una propria linea, mentre è appunto il risultato finale che fa la differenza.
Nel mio indirizzo di saluto, in rappresentanza della Presidenza Nazionale, ho sottolineato l’importanza di lavorare insieme, e non ho potuto trattenermi dal promettere di reperire le risorse possibili per sostenere il lavoro comune; qui la posta in gioco è restituire la musica ai ciechi, utilizzando le risorse tecnologiche disponibili oggi e nel prossimo futuro.
Sono sicuro che troveremo dei buoni compagni di avventura, nel volontariato, e l’UNIVOC di Bologna, e il lavoro di Paolo Razzuoli, l’anima del convegno, ma anche, al di fuori della nostra organizzazione: presso le Istituzioni, gli istituti di credito, fra gli amici dell’Unione.
Non sarà un compito facile, ma le premesse sono lusinghiere.

Glaucoma, rischi in vista a Reggio Emilia

Settimana Mondiale del Glaucoma a Reggio Emilia dal 6 al 12 marzo.
Questa malattia oculare colpisce oltre 55 milioni di persone nel mondo, ma spesso i danni che provoca sono evitabili.

Torna anche quest’anno a Reggio Emilia la Settimana Mondiale del Glaucoma che si celebra dal 6 al 12 marzo in più di 70 città italiane.

Per l’occasione, la Sezione Italiana dell’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità (IAPB Italia onlus), propone numerose iniziative gratuite per la prevenzione del glaucoma, organizzate dalle Sezioni Provinciali dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti (UICI). Si va dai check-up oculistici alle conferenze informative, passando per la distribuzione di opuscoli presso i gazebo in piazza.

Spesso si possono scongiurare gli effetti nefasti del glaucoma, una malattia oculare che – se non diagnosticata e trattata per tempo – può causare il restringimento del campo visivo sino all’ipovisione e alla cecità, generalmente a causa di una pressione oculare troppo alta. Questa malattia oculare colpisce circa un milione di cittadini in Italia, ma una persona su due non lo sa. A livello globale si prevede che, entro il 2020, circa 80 milioni di persone saranno affette da glaucoma. Attualmente, secondo l’Oms, colpisce oltre 55 milioni di persone nel mondo. Si tratta della prima causa di cecità irreversibile. Se non si va dall’oculista regolarmente e non si misura la pressione oculare, la malattia può progredire inizialmente senza dare sintomi. Il check-up oculistico gratuito si svolge in oltre 30 città a bordo di Unità mobili oftalmiche – speciali camper attrezzati per i check-up – oppure in ambulatori oculistici. Si effettua, tra l’altro, un esame chiamato tonometria: la pressione oculare troppo alta danneggia le cellule del nervo ottico, compromettendo il trasporto dei segnali dalla retina al cervello, causando prima una visione a “tubo” e, in seguito, un “black-out”. Questi danni visivi si possono evitare nella maggior parte dei casi e l’informazione e la prevenzione sono le migliori “ricette” possibili.

Nella nostra provincia, grazie all’aiuto di tanti volontari, la Sezione UICI effettuerà la distribuzione di materiale informativo, con stand allestiti in occasione dei mercati settimanali in diversi Comuni tra cui Reggio Emilia, Scandiano, Guastalla, e Gualtieri. Inoltre, metterà a disposizione il proprio ambulatorio oculistico, di Corso Garibaldi 26 a Reggio Emilia, per controlli della vista effettuati con la collaborazione di medici specialisti, che presteranno gratuitamente il loro lavoro.

Per prenotare la propria visita oculistica gratuita è possibile contattare la sede dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Reggio Emilia al numero 0522-435656.

La settimana del glaucoma si concluderà a Reggio Emilia sabato 12 marzo con una cena al buio organizzata dalla sezione provinciale dell’UICI presso il Circolo di Equitazione C.E.R.E. di Reggio Emilia; una serata benefica all’insegna della sensibilizzazione sulla cecità e dell’ottima cucina, per un’esperienza sensoriale a 360 gradi.

Per informazioni e prenotazioni: www.uicre.it
Pagina facebook: www.facebook.com/UICReggioEmilia

Locandina

Locandina

Un invito al teatro – Centro Diego Fabbri Forlì

Audio descrizione spettacoli teatrali 12 – 13 marzo 2016

SABATO 12 MARZO 2016  ORE 21.00
La Regina Dada
con STEFANO BOLLANI
Teatro Regina di Cattolica
Piazza della Repubblica, 28

DOMENICA 13 MARZO 2016 ore 16.00
Decamerone Vizi, virtù, passioni
con STEFANO ACCORSI
Teatro Diego Fabbri di Forlì
C.so DIAZ 47

NOTE SPETTACOLI:

LA REGINA DADA
scritto e interpretato da Valentina Cenni e Stefano Bollani
musiche Stefano Bollani
Uno spettacolo surreale, intessuto di musica, in cui esplorare i territori della creatività, sfuggendo al senso comune e alle rigide convenzioni umane. Sul palco il celebre pianista dà corpo ai vari fantasmi che dialogano con la protagonista, che ha il volto, la voce e la fisicità dell’attrice / danzatrice Valentina Cenni.

La Regina Dada è una storia immaginaria gioiosa e leggiadra, fatta di invenzioni poetiche: una situazione scenica dominata da una coscienza, regina del proprio mondo, frenetica e assorta al tempo stesso.
Una donna dialoga con se stessa in una casa popolata di fantasmi, frutto della sua immaginazione.
Sono apparizioni varie, tutte incarnate da Bollani, sempre mascherato, trasfigurato in un coniglietto, un panda, una gamba, in un suono…e perfino nel dio Pan.

DECAMERONE VIZI, VIRTÙ, PASSIONI
liberamente tratto dal Decamerone di Giovanni Boccaccio
e con Silvia Ajelli, Salvatore Arena, Silvia Briozzo, Fonte Fantasia e Mariano Nieddu
adattamento teatrale e regia di Marco Baliani
Portare in teatro la lingua di tre grandi italiani Ariosto, Boccaccio, Machiavelli, sfidando la complessità delle loro opere, per scoprire quanto ancora possiamo nutrirci delle loro invenzioni, dei loro azzardi, delle loro intuizioni. E per mostrare, con l’arte della scena, che la bellezza delle loro creazioni è un tesoro inestinguibile, a doppio filo legato a quell’altra beltà che è il nostro paesaggio italiano e le nostre opere d’arte.
DECAMERONE vizi, virtù, passioni Sulla scena è parcheggiato un carro-furgone, “casa” e teatro viaggiante della compagnia che si appresta a mettere in scena l’opera. La modularità del carro, favorirà la messa in scena di sette novelle del Decamerone, permettendo di volta in volta la creazione degli spazi e delle suggestioni necessarie alle storie che si vanno a narrare. Una grande passione anima la compagnia, ma non altrettanto grandi sono le loro risorse materiali, si alterneranno quindi in un susseguirsi di ruoli e vicende, forti della loro arte teatrale.

INGRESSO GRATUITO NON VEDENTI E IPOVEDENTI
INGRESSO RIDOTTO ACCOMPAGNATORI
IMPORTANTE:
Per predisporre il servizio di audiodescrizione è necessario sapere in anticipo il numero dei partecipanti all’iniziativa.
Per questo motivo vi invitiamo a prenotare al più presto il vostro posto con audi-odescrizione.
Questo ci darà modo di poterla organizzare nel migliore dei modi.
Grazie!

NEL CASO NON VI FOSSERO PRENOTAZIONI IL SERVIZIO DI AUDIO DESCRIZIONE NON VERRA’ REALIZZATO.

INFO – PRENOTAZIONI
Centro Diego Fabbri
TEL 0543/ 712819
E-MAIL: info@centrodiegofabbri.it
SITO: www.centrodiegofabbri.it

Centro Diego Fabbri
C.so Diaz, 34
47121 Forlì
0543/712819
www.centrodiegofabbri.it

Attività anno 2016 – Campi riabilitativi estivi 2016 – criteri di valutazione e presentazione delle richieste di finanziamento

Verificatane l’efficacia si intende confermare anche per l’anno corrente i criteri per la definizione della quota di cofinanziamento  dei Campi riabilitativi estivi adottati negli ultimi tre anni.
Concretamente, questa Sede Centrale dell’I.Ri.Fo.R. riconoscerà una quota di cofinanziamento, per ciascun campo residenziale, pari a €. 175,00 al giorno per ogni partecipante con minorazione aggiuntiva e a €. 145,00 al giorno per i soggetti con sola disabilità visiva.
Le suddette quote, che sono già comprensive della quota forfettaria del 10+5% per gli oneri di segreteria e organizzazione, sono da intendersi come finanziamento “massimo giornaliero”, tuttavia la quota massima di cofinanziamento non potrà comunque essere superiore al 50% del costo giornaliero risultante da preventivo di spesa del progetto.
Il Consiglio di Amministrazione Centrale dell’I.Ri.Fo.R. valuterà le richieste che perverranno secondo criteri di priorità legati alla distribuzione regionale delle attività e al numero di presenze di soggetti con pluriminorazione.
Alla comunicazione dell’avvio del campo sarà erogato un anticipo pari al 50% del costo del progetto presentato, così come eventualmente rimodulato dal Servizio Formazione ed approvato dal Consiglio di Amministrazione Centrale.

Documentazione da inviare
Sotto l’aspetto documentale, ferma restando la validità della abituale documentazione dell’I.Ri.Fo.R. per la richiesta dei finanziamenti (modulo contenente anche l’indicazione degli obiettivi attesi e dei metodi per la verifica del loro conseguimento), il saldo sarà erogato alla presentazione a questa Sede centrale dei seguenti documenti:
a) Relazione conclusiva del coordinatore dell’iniziativa riabilitativa;
b) Nota dei dati sintetici;
c) Questionari di valutazione (a cura dei formatori);
d) Questionari di gradimento (a cura dei partecipanti).

Documentazione da conservare
Le strutture destinatarie dei cofinanziamenti della Sede Centrale, tuttavia, dovranno raccogliere e conservare tutta la documentazione in grado di dare evidenza dell’avvenuta realizzazione delle attività e, di conseguenza, delle spese sostenute.

In particolare dovranno essere acquisiti agli atti e conservati:
1. gli atti di nomina delle figure operative coinvolte insieme all’attestazione degli avvenuti pagamenti delle loro prestazioni;
2. le fatture intestate alla sede I.Ri.Fo.R. riferibili alle spese di vitto e alloggio e di assicurazione;
3. i titoli di viaggio in originale;
4. il registro delle presenze giornaliere dei partecipanti e degli animatori/istruttori /riabilitatori, con l’indicazione puntuale delle attività svolte da ciascuno e dell’orario nel quale si sono svolte le diverse iniziative riabilitative.
Si precisa che l’ammontare delle spese documentate dovrà essere almeno pari al 70% del  costo del  campo approvato dal CDA.

Tutto ciò premesso  gli interessati dovranno far pervenire i progetti dei Campi riabilitativi estivi per l’approvazione da parte del Consiglio di Amministrazione Centrale, completi di formulario e descrizione dettagliata di modalità operative e costi economici, entro l’11 aprile 2016 all’indirizzo email archivio@irifor.eu o, via fax, al n. 06/45440744.

Louis Braille: un cieco nella Francia del primo Ottocento, di Gianluca Rapisarda

Autore: Gianluca Rapisarda

La ricerca storica di recente ha cominciato a prestare sempre più attenzione al tema della cecità. Dopo i pioneristici lavori di Pierre Villey e di Pierre Henri (questi ultimi pubblicati a metà Novecento e dedicati in particolare alle biografie di Valentin Haüy, Charles Barbier, Louis Braille) o, per l’Italia, di Enrico Ceppi e Augusto Romagnoli (ma l’elenco non può né vuole essere esaustivo), è soltanto dall’inizio di questo secolo che si sono avuti contributi significativi sull’argomento da parte di studiosi come Michael C. Mellor, Zina Weygand, Catherine Kudlick. La storia dei ciechi (e la ricostruzione del ruolo dei ciechi nella storia) si va così arricchendo di contributi volti a considerare la cecità dal punto di vista storico-sociale (attraverso la ricostruzione del processo, a volte problematico, di inserimento nella società europea), politico-istituzionale (attraverso l’analisi degli interventi statali con particolare attenzione alle politiche scolastiche) e culturale.
Alla luce delle indicazioni contenute in questi lavori, grazie al contributo dell’Istituto per ciechi “Ardizzone Gioeni” di Catania, il Prof. Emanuele Rapisarda ha potuto analizzare e curare nel 2011 per conto dell’Università di Catania (Edizione Bonanno )la traduzione delle ”Lettere inedite di Louis Braille”.
Tale opera è stata resa possibile in virtù del rinvenimento da parte dello scrivente della versione originale delle “Lettere” di cui sopra, conservate all’Institut National des Jeunes Aveugles di Parigi e scritte da Braille fra il 1831 e il 1851. Nella sua traduzione in italiano, il Prof. Emanuele Rapisarda ha cercato da un lato di tratteggiare in maniera più dettagliata la figura di Louis Braille dall’altro di collocarla nel più ampio contesto della condizione dei non vedenti nella società francese della prima metà dell’Ottocento.
In occasione della pubblicazione della traduzione in italiano delle “Lettere inedite di Louis Braille”, il sottoscritto ha condotto una ricerca storica sugli anni del nostro grande “benefattore”che, in vista dell’ormai imminente “Giornata del Braille”, riporto sinteticamente di seguito. Sperando di farvi cosa gradita, non mi resta che augurarvi buona lettura.

Tra XVIII e XIX secolo: un nuovo clima
Il processo che condusse alla creazione di un clima favorevole all’opera di Braille cominciò a delinearsi in Europa tra la fine del XVII ed il principio del XVIII secolo. A quel tempo, infatti, grazie alle teorie dell’empirismo e del sensismo, che attribuivano agli organi di senso ed all’esperienza l’origine del processo conoscitivo, si finì col riconoscere una certa rilevanza alle persone cieche. Esse diventarono, così, i miti fondatori e le figure paradigmatiche della nascente filosofia dei Lumi, in un processo che concorse a rivalutare la cecità, fino ad allora intesa in maniera principalmente negativa – malattia incurabile e marchio indelebile di vergogna, peccato e diversità.
Uno dei momenti importanti di questa riflessione può essere collocato nel 1693, quando William Molyneux in una lettera inviata al filosofo empirista inglese John Locke, gli sottopose un «problema curioso» che Locke incluse nella seconda edizione del suo An Essay Concerning Human Understanding (Saggio sull’intelletto umano) del 1694: se un uomo non vedente dalla nascita, abituato nel corso della sua vita a riconoscere perfettamente col tatto un cubo ed una sfera, dovesse improvvisamente recuperare la vista, egli potrebbe distinguere con l’esperienza visiva e senza toccarli i due summenzionati oggetti? Molyneux e Locke, prima, Berkeley e Voltaire, dopo, esclusero tale possibilità, convinti com’erano che, giacché non esistono idee innate e tutte le idee della mente dell’uomo derivano unicamente dall’esperienza, il cieco che recupera la vista deve riadattare la propria percezione del mondo dalle forme tattili degli oggetti alle loro immagini. Inoltre, tali argomentazioni tradivano ancora il pregiudizio della preminenza assoluta del senso della vista su tutti gli altri.
A tali speculazioni teoriche, poi, sembrarono sopraggiungere ben presto anche delle conferme sperimentali e pratiche. A tal proposito vanno ricordate le osservazioni cliniche fatte dal chirurgo inglese William Cheselden, che nel 1728 effettuò con successo il primo intervento chirurgico su un adolescente affetto da cataratta congenita e ne osservò il comportamento dopo l’operazione, suffragando quanto avevano asserito Molyneux, Locke e gli altri. Fu così che le persone cieche operate di cataratta diventarono una delle prove delle tesi sensiste del nascente Illuminismo. Tuttavia, ciò nonostante, i non vedenti rimasero nella prima metà del Settecento solo degli oggetti passivi e dei semplici spettatori di tali studi filosofici e sperimentazioni scientifiche.
Si dovette attendere la pubblicazione in Francia nel 1749 della Lettre sur les aveugles à l’usage de ceux qui voient (Lettera sui ciechi ad uso di coloro che vedono) dell’illuminista Denis Diderot per la maturazione di un nuovo sguardo sui non vedenti. Diderot, infatti, fu il primo ad osservare e ad indagare le persone cieche dal di dentro, preoccupandosi di descriverne dettagliatamente ed analiticamente gli usi, le principali occupazioni, le potenzialità e la loro percezione del mondo. Esemplari al riguardo appaiono le figure di cieco dalla nascita, il cosiddetto «cieco di Puiseaux», e del matematico inglese non vedente Nicolas Saunderson tratteggiate da Diderot nella sua Lettera. Il primo spicca per scaltrezza e prontezza intellettiva, il secondo per metodicità e per la straordinaria capacità di supplire col tatto alla mancanza della vista. Comincia così a configurarsi un nuovo cambiamento di contesto culturale, in cui non è più l’organo sensoriale della vista a predominare sugli altri, ma inizia a farsi largo quello del tatto (il cieco di Puiseaux, interrogato se avesse desiderato acquistare la vista, risponde che avrebbe voluto piuttosto perfezionare sempre di piu’ il tatto, poiché, mentre gli occhi possono sempre sbagliare, le mani sono infallibili). In tale nuovo ambito culturale si innestano le figure di Georges-Louis Leclerc Buffon, autore di una poderosa Histoire naturelle (Storia naturale) pubblicata a partire dal 1749, in cui sostiene il primato del tatto sulla vista, e Jean-Jacques Rousseau, che nel suo celebre Emile (Emilio) del 1762, asserendo quanto l’affinamento del tatto potesse servire tanto ai bambini non vedenti quanto a quelli vedenti, getta le basi di una pedagogia tattile che utilizzi l’esperienza del tatto per l’educazione delle persone cieche.
Si inizia così ad affermare nella Francia della seconda metà del ‘700 l’assunto che l’uomo non possiede un solo organo di senso e che in caso di assenza di uno qualsiasi degli organi sensoriali, gli altri possono intervenire a sostituire quello deficitario o mancante. E’ questo il presupposto su cui si fa strada la cosiddetta pedagogia della «vicarianza» (compensazione) che mira ad educare i disabili sensoriali (sordomuti e ciechi) facendo leva sulle abilità di cui essi sono dotati per «vicariare» quelle di cui sono privi. Al riguardo, si distinse nella Francia di quegli anni l’opera illuminata e benefica dell’abate Charles-Michel de l’Épée in favore dell’educazione delle persone sordomute e del traduttore Valentin Haüy per l’educazione di quelle cieche.
Il primo, negli anni Settanta del XVIII, secolo si prodigò a realizzare una grandiosa opera di istruzione collettiva e pubblica dei sordomuti fondata sull’uso del linguaggio naturale dei segni e dei gesti per superare i deficit uditivi, dando prova dei soddisfacenti risultati ottenuti in diverse esibizioni pubbliche. Valentin Haüy, primo maestro dei ciechi, profuse tutte le sue energie per garantire al maggior numero di non vedenti di ogni classe sociale la possibilità di accedere alla cultura attraverso l’apprendimento della lettura e della scrittura coi caratteri ordinari in rilievo, mirando a fare del senso del tatto il punto di forza del riscatto culturale degli individui ciechi.
E’ noto l’episodio che determinò l’impegno benefico di Haüy, ispirato alla Lettera di Diderot ed all’attività di istruzione pubblica di massa di Charles-Michel de l’Épée. Nel 1771, dopo la partecipazione ad un concerto burlesco presso un Caffè parigino tenuto da un’orchestra di non vedenti dell’ospizio dei Quinze-Vingts (il celebre asilo fondato a metà del XIII secolo da San Luigi per i soldati divenuti ciechi durante le Crociate), scioccato e profondamente ferito dal modo farsesco con cui venivano rappresentati e fatti esibire i disabili visivi, Haüy giurò a se stesso che avrebbe fatto leggere, scrivere e suonare armoniosamente i ciechi di tutti gli ordini sociali. Così, negli anni successivi (caratterizzati, fra l’altro, dalla fondazione nel 1780 della prima Société Philantrophique con scopi di assistenza per i portatori di handicap) egli concepì il suo Plan general d’Institution (1784) che consisteva nel lungimirante progetto educativo di istruire a leggere, scrivere e far di conto i bambini nati ciechi di tutte le estrazioni sociali.
Due anni dopo Haüy poté codificare il suo metodo educativo, facendo stampare agli stessi allievi non vedenti un suo Essai dedicato al re e finalizzato ad istruire i non vedenti di ogni ceto alla lettura, alla scrittura, al calcolo matematico, alla storia, alla geografia, alla musica coi caratteri lineari in rilievo nonché all’apprendimento di alcuni mestieri quali la filatura, la tessitura e la stampa. Gli studenti privi della vista imparavano a leggere su libri che venivano stampati coi caratteri normali in rilievo e a scrivere con la matita o la penna per mezzo di placche, su cui erano incise le forme delle lettere dell’alfabeto, e con dei «guidamano» formati da una serie di fili tesi a distanza opportuna.
Nel 1791, in piena Rivoluzione francese, in ossequio ai principi rivoluzionari di Egalité e di Fraternité, l’Istituto dei bambini ciechi dalla nascita di Haüy venne unificato a quello dei sordomuti, per esserne poi separato nel 1794 ed assumere l’anno seguente la nuova denominazione di Institut national des aveugles-travailleurs (Istituto nazionale dei ciechi lavoratori). Esso fungeva sia da ospizio che da scuola e vide il definitivo passaggio dal patrocinio privato della Société Philanthopique a quello statale. Durante l’eta’ napoleonica l’Istituto fu accorpato all’ospizio dei Quinze-Vingts (1800) per motivi principalmente economici, perdendo notevolmente il carattere di istituto d’educazione e di inserimento lavorativo. Nello stesso periodo, Napoleone fondò l’Hotel des Invalides per l’accoglienza dei ciechi di guerra. In questo stesso periodo nascevano anche in diversi paesi europei le prime istituzioni scolastiche per non vedenti: a Liverpool nel 1791, a Vienna nel 1804, a Berlino e a San Pietroburgo nel 1806, etc.
Con la Restaurazione, l’Istituto fu nuovamente distaccato dall’Hospice des Quinze-Vingts (1815) riacquistando la sua autonomia ed assumendo il nome di Institution royale des jeunes aveugles. Qui, sotto la direzione di Alexandre-René Pignier, Louis Braille perfezionò il suo alfabeto di lettura e scrittura dei ciechi.

Louis Braille e il nuovo metodo di scrittura e lettura per ciechi
Il metodo concepito da Braille si ispirava al procedimento di scrittura notturna a dodici punti pensato dall’ex ufficiale d’artiglieria ed appassionato di scrittura rapida e segreta, il francese Charles Barbier de La Serre. Questi, nella suo opera Essai sur divers procédés d’expéditive française contenant douze écritures différentes avec une Planche pour chaque procédé (Saggio su diversi procedimenti d’espeditiva francese contenente dodici scritture differenti con una tavola per ogni procedimento), codificò nel 1815, tra gli altri sistemi di scrittura rapida, un sistema di scrittura facile per insegnare a leggere e a scrivere a tutti coloro che, per svariati motivi, avevano difficoltà a farlo con i metodi tradizionali. Esso si basava su dodici caratteri puntiformi in rilievo disposti su due colonne verticali da sei, dalla cui combinazione, regolata secondo una tavola predefinita che gli studenti dovevano apprendere preventivamente, derivava la rappresentazione delle lettere e dei suoni dell’alfabeto. Il metodo Barbier, chiamato pure sonografia, ben si adattava alla lettura e scrittura notturna dei militari, ma anche, soprattutto, alla possibile applicazione ai non vedenti. Fu così che Pignier, recependo in modo lungimirante le riserve dei non vedenti sui caratteri ordinari in rilievo e sui vecchi sistemi di apprendere la scrittura in corsivo, poco adatti ai bisogni percettivi del tatto ed alla scrittura per le persone cieche, lo cominciò a sperimentare all’Institut. Gli allievi ne furono subito entusiasti, ma presto ne colsero alcuni piccoli difetti. Ne derivarono riflessioni ed osservazioni critiche; da queste, e in particolare da quelle argute, brillanti e precise fatte dal giovane Braille, che fece notare come dodici punti fossero troppi per un’esplorazione tattile veloce, nacque il celebre metodo a sei soli punti in rilievo disposti su due colonne verticali da tre inventato da quest’ultimo.
Ma chi era Louis Braille?
Braille venne al mondo il 4 gennaio del 1809 in Francia a Coupvray, un paesino vicino Parigi, da una famiglia che se non versava nell’indigenza, certo non era neppure ricca. Egli era l’ultimo figlio di quattro fratelli: Catherine-Josephine, Louis-Simon, Marie-Celine ed, appunto, Louis, il beniamino, l’ultimo figlio, nato undici anni dopo la terzogenita. Il padre, Simon-René Braille, faceva il sellaio; la madre Monique Baron non lavorava.
Braille divenne cieco alla tenerissima età di tre anni a causa di un tragico e disgraziato incidente occorsogli nel laboratorio paterno. Mentre giocava afferrò un trincetto per tagliare il cuoio e, nel tentativo di sezionare delle cinghie, finì con l’essere colpito ad un occhio. Di lì a poco, come accade in tutti i casi di oftalmite simpatica, si infettò pure l’altro occhio ed il bambino perse sfortunatamente del tutto la vista. I genitori di Braille, malgrado fossero estremamente provati da tale brutto colpo, non s’abbatterono e, convinti com’erano dell’importanza della cultura (a casa Braille tutti sapevano leggere e scrivere), vollero che il ragazzino frequentasse la scuola del villaggio dove Braille spiccò per dolcezza ed intelligenza. Inoltre, il padre gli commissionava spesso dei lavoretti manuali, come il confezionamento delle frange per le selle, che gli servirono per perfezionare le abilità tattili. Successivamente, su consiglio dell’abate e dell’istitutore di Coupvray, chiesero l’ammissione del figliolo all’Institution royale des jeunes aveugles, ricevendo il consenso all’iscrizione il 15 gennaio del 1819. Il mese dopo Louis Braille metteva piede nei vetusti ed umidi locali dell’edificio che ospitava l’Institution (il vecchio seminario di Saint Firmin fino al 1843, anno nel quale l’Institut venne trasferito nell’odierno e più salubre complesso sito al Boulevard des invalides). Dal suo ingresso nell’Institution Braille visse in internato fino alla sua morte, sicche’ l’Istituto si trasformò nella sua seconda casa, dalla quale egli s’allontanò solo per i soggiorni di vacanza e di riposo trascorsi nella sua Coupvray. Se da un lato l’Istituto gli offrì l’opportunità di raggiungere una notevole preparazione culturale ed un certo prestigio sociale (Braille diventò prima ripetitore e poi professore dell’Institution), dall’altro molto presto la salute del fragile Braille cominciò ad essere irrimediabilmente compromessa dalla prolungata permanenza all’interno dei malsani ambienti del vecchio seminario. Infatti, sia che egli fosse già affetto da tubercolosi quando entrò all’Istituto, sia che, com’è più probabile, abbia contratto la tisi nel seno di quegli insalubri locali, manifestò le prime avvisaglie del terribile morbo intorno all’età di 26 anni e finì con l’andare incontro ad una morte precoce quando aveva solo 43 anni.
All’interno dell’Institution Braille si distinse ben presto per la sua predisposizione allo studio delle lettere e delle scienze, vincendo ogni anno numerosi riconoscimenti e premi. Eccelleva pure per la sua destrezza manuale e per il suo talento musicale. Egli era, soprattutto, un virtuoso organista e suonava (ed accordava ) pure piuttosto bene il pianoforte ed il violoncello.
Ma la memoria della figura di Braille sarà indelebilmente legata all’invenzione del suo metodo di lettura e di scrittura per le persone non vedenti. Il Braille, dalla sua ideazione fino ad oggi, ha rappresentato, infatti, uno strumento indispensabile per l’accesso dei ciechi alla cultura e per il loro inserimento sociale, strappandoli al loro passato di mendicanti per portarli a svolgere con merito le più svariate professioni. Ecco perché Louis Braille si meritò giustamente l’appellativo di “Johan Guttenberg” dei ciechi” ovvero di loro benefattore.
La genesi del Braille affonda le sue radici al già descritto procedimento Barbier. Dopo l’introduzione della sonografia di Barbier presso l’Institut a partire dal 1821, infatti, l’arguto adolescente Braille, incuriosito da quel nuovo sistema, cominciò a farne largo uso, notandone, però, subito degli inconvenienti. Barbier non dovette accettare di buon grado i rilievi mossigli dal giovane Braille, ma questi non demorse e proseguì nella sua opera. Già nel 1825 Braille aveva concepito per grandi linee le sue modifiche al procedimento del vecchio ufficiale, ma si concesse ancora qualche anno di riflessione e sperimentazione per codificare definitivamente il suo metodo nel 1829. In tale anno egli dettò al suo amato direttore, monsieur Pignier, il suo Procédé pour écrir les Paroles, la Musique et le Plain-chant au moyen des points, à l’usage des aveugles et disposé pour eux (Procedimento per scrivere le parole, la musica ed il canto pieno attraverso i punti ad uso dei ciechi e disposto per loro), in cui egli espose per la prima volta il suo nuovo geniale metodo. I motivi che lo avevano indotto a proporre il superamento della metodologia sonografica di Barbier erano: occupare meno spazio per adattarsi meglio alle necessità di una più veloce esplorazione con le dita (infatti Braille fonda il suo procedimento su sei soli punti in rilievo collocati in due colonne verticali parallele da tre punti ciascuna piuttosto che su dodici punti in due colonne da sei; due punti del Braille occupavano lo spazio di un punto del Barbier); poter rappresentare tutti i caratteri dell’alfabeto, sia le lettere semplici che accentate, nonché i segni di punteggiatura, le cifre ed i simboli matematici; poter rappresentare anche le note musicali. Comunque Braille, pur se ventenne, riconobbe apertamente nell’avvertenza alla succitata opera che senza il sistema di scrittura notturna di Barbier non ci sarebbe stato il suo metodo. Infatti, la tavoletta, il righello ed il punteruolo necessari per la scrittura Braille derivano da quelli del Barbier.
Il Procédé del 1829 venne stampato in caratteri lineari in rilievo; poi, quando venne esposto nel 1834, venne stampato pure coi punti in rilievo. Esso conteneva pure una parte finale con l’indicazione di un sistema di rappresentazione stenografica del Braille dotato di soli venti segni (in questo sistema stenografico tre punti del Braille occupavano lo spazio di un punto del Barbier). Tuttavia, Louis Braille si rese conto che nella prima edizione del 1829 vi erano dei piccoli difetti, come, ad esempio il fatto che alcuni segni che indicavano cifre, la punteggiatura e i simboli matematici presentavano dei tratti lisci ovvero delle lineette indistinguibili dai due punti in successione e che, inoltre, al di là delle buone intenzioni, il lavoro del 1829 non aveva ancora formalizzato una vera e propria notazione musicale coi punti in rilievo. Per superare tali problemi Braille redasse una seconda edizione del suo Procedé che venne stampata in rilievo lineare nel 1837. Qui l’autore soppresse i tratti lisci, introdusse il segna-numero e codificò il suo sistema musicale in punti in rilievo. La nuova edizione venne esposta ai Prodotti dell’industria nel 1839. In quest’edizione Braille aggiunse pure la preghiera del Padrenostro, stampata sia coi punti in rilievo che coi caratteri lineari in rilievo, oltre che in francese, pure in latino, italiano, spagnolo, tedesco ed inglese, come primo tentativo di applicare il suo nuovo procedimento ad altre lingue europee. In tale direzione Pignier inviò un esemplare dell’opera di Braille negli Stati Uniti e in diverse città europee (tra le quali Milano e Napoli).
Nel 1839 Braille, infine, si dedicò appassionatamente all’abbattimento di un’altra barriera apparsa prima di lui insormontabile: la possibilità di corrispondenza scritta tra non vedenti e vedenti. Fu così che pubblicò in quell’anno il Nouveau procédé pour représenter par des points la forme même des lettres, les cartes de géographie, les figures de géométrie, les caractères de musique etc., à l’usage des aveugles (Nuovo procedimento per rappresentare attraverso dei punti la forma stessa delle lettere, le carte di geografia, le figure di geometria, i caratteri della musica, ecc, ad uso dei ciechi). In tale lavoro descrisse un sistema che permetteva ai privi della vista, avvalendosi di una tavoletta, di una griglia e di un punteruolo, di comunicare coi vedenti, raffigurando attraverso la combinazione di dieci punti in rilievo la forma delle lettere dell’alfabeto, cosicché esse potevano essere controllate col tatto dalle persone prive della vista e lette da quelle vedenti. Quindi, lavorando al perfezionamento dell’obiettivo di garantire la corrispondenza tra i ciechi ed i vedenti, nel 1841, l’ingegnoso degente dei Quinze-Vingts Pierre-François-Victor Foucault concepì con Braille una macchina (poi chiamata raffigrafo) che scriveva con rapidità e precisione le lettere dell’alfabeto in rilievo.
Negli anni successivi, purtroppo, gli attacchi della tisi si fecero sempre più frequenti e violenti, sicché l’infermo Braille dovette gradualmente ridurre i suoi intensi ritmi di lavoro. La sua salute si aggravava progressivamente di anno in anno, finche’ la malattia se lo portò via dal mondo terreno il 6 gennaio del 1852. Le sue spoglie prima sepolte al cimitero della sua cittadina natale, vennero poi trasferite in occasione del centenario della sua morte nel Pantheon di Parigi, come tributo postumo di gratitudine eterna di tutta la nazione francese al genio del suo illustre figlio, famoso ormai in tutto il mondo. Il metodo di Braille, infatti, dopo le iniziali difficoltà ad imporsi (in quanto considerato, erroneamente, come un mezzo di segregazione del non vedente, piuttosto che di sua integrazione) ebbe il suo primo riconoscimento internazionale al Congresso universale per il miglioramento della sorte dei ciechi e dei sordomuti tenuto a Parigi in occasione dell’Esposizione universale del 1878, quando venne decisa la prima generalizzazione internazionale del metodo Braille originale non modificato. Quindi, seguirono nel 1917 l’adozione del Braille originale pure negli Stati Uniti d’America, nel 1929 il riconoscimento internazionale della Notazione musicale Braille ed, infine, nel 1949, su decisione dell’Unesco, l’uniformità dei vari alfabeti Braille, cosicché esso venne adottato nelle lingue arabe, in quelle orientali e nei dialetti africani, diventando, così, il metodo universale di lettura e di scrittura dei ciechi di tutto il mondo.
Ma chi era veramente Louis Braille? Un’analisi delle già citate lettere private ci permette una conoscenza più circostanziata e ravvicinata dell’uomo privato consegnandoci il ritratto di una persona sensibilissima, umile, caratterizzata da una timidezza e da un pudore forse persino eccessivi.

Irifor – Seminario di Formazione

Esploro con le mani conosco con altri occhi vedo con la mente

Rivolto ai docenti delle scuole di ogni ordine e grado e ai lettori che operano con alunni disabili della vista O.I.C. Sala Pontello – Via Toblino, 53 – Padova 11 marzo 2016

programma:

Ore 8.45: Registrazione.
Ore 9.00: Saluto delle Autorità.
Ore 9.15: Dalla patologia alla disabilità: un passaggio evitabile.
Coordina il prof. Renzo Ondertoller (Tiflologo).
Presentazione e proiezione del filmato “Conosco esploro esco dalla ragnatela”.
prof.ssa Daniela Cosulich (coautrice).
Il documento video illustra le tappe che può affrontare un bambino/ragazzo disabile della vista per raggiungere la piena autonomia e suggerisce consigli utili per creare opportunità inclusive. Il trailer è visibile nel sito www.uiciveneto.it
Oltre la diagnosi – “Non solo farmaci ed interventi chirurgici”.
dott. Roberto Marsilio, oculista.
Coffee break.
Piccole attenzioni in classe per grandi conquiste nello studio
Tommaso Carletto (lettore), Chiara Polato (studentessa universitaria disabile della vista).
Verranno illustrate esperienze di adattamento del materiale di studio tramite ausili, sussidi didattici e strategie adottate per comprendere gli argomenti spiegati in classe senza la possibilità di visualizzazione.
Dibattito.
Ore 13.00: Pranzo a buffet.
Ore 14.00: Dal banco al mondo.
Coordina il prof. Renzo Ondertoller (Tiflologo).
Accettazione di sé e inclusione nella classe.
dott.ssa Erika Berton (psicoterapeuta).
“L’aiuto al bambino/ragazzo ipovedente o cieco nel riconoscere e accettare la propria disabilità; l’inserimento nel gruppo classe; il lavoro in rete tra genitori, insegnanti e lettore”.
In movimento verso l’autonomia.
dott. Luca Coselli, dott. Luca Trombini.
“Il movimento aiuta a superare i condizionamenti della disabilità visiva” – presentazione di un progetto realizzato con bambini/ragazzi ipovedenti e ciechi.
Tra relazioni e opportunità, per un Progetto di Vita.
dott. Simone Visentin (ricercatore universitario del Dipartimento di Filosofia, Pedagogia e Psicologia Applicata).
Verrà messo a fuoco il valore delle relazioni e il tema del Progetto di Vita alla luce dell’approccio delle capability.

L’iscrizione va inviata entro il 4 marzo compilando il modulo on line all’indirizzo http://www.irifor.eu/fpd01

La partecipazione è gratuita.

L’IRIFOR Sede Centrale invierà apposito attestato entro 15 giorni dalla data di svolgimento dell’iniziativa.

Per ulteriori informazioni veneto@irifor.eu.

Il Presidente
Angelo Fiocco

I.Ri.Fo.R. ONLUS
Consiglio Regionale Veneto
Via L. Braille, 3 int. 2 – 35143 PADOVA
veneto@irifor.eu
Tel. e Fax 049/8710698

Un fine settimana ricco di iniziative

19 FEBBRAIO ore 16 -19
M’ILLUMINO DI MENO – Caterpillar Rai radio 2 Le sale del Museo Omero saranno illuminate con un’inedita lampada a led di alta tecnologia e ultima generazione ideata e progettata in esclusiva per l’occasione dall’azienda Effetto Luce S.p.A. di Recanati.
http://www.museoomero.it/main?p=news_id_5391

LA FESTA DEL BRAILLE – Giornata Nazionale del Braille (21 febbraio) In collaborazione con l’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti – Sezione Provinciale di Ancona

20 FEBBRAIO ore 16-20
Informagiovani Ancona – Piazza Roma
PROVE LIBERE DI BRAILLE
Punteruoli, tavolette, dattilobraille tutti gli strumenti utili vi aspettano per provare l’alfabeto tattile guidati da esperti. Alle 17,30 musica con il gruppo Sweet anime e aperitivo. Ingresso libero.

21 FEBBRAIO ore 17-19
Museo Tattile Statale Omero – Mole Vanvitelliana LIBRI TATTILI CON UN PO’ DI BRAILLE Laboratorio per famiglie (bambini 4 – 10 anni) per leggere insieme libri con parole e immagini da toccare e costruire il primo libro tattile di famiglia. Gratuito. Prenotazione obbligatoria t. 0712811935 email didattica@museoomero.it

22 e 23 FEBBRAIO mattino
Secondaria di primo grado “Marconi” – Istituto Comprensivo Grazie Tavernelle A SCUOLA DI BRAILLE Lezioni di Braille per gli alunni della scuola Marconi a cura dell’UICI – Sezione Provinciale di Ancona.
http://www.museoomero.it/main?p=news_id_5387

21 FEBBRAIO ore 16,30
Museo della Città di Ancona
Inaugurazione Mostra LE MONETE DI ANCONA e convegno Con 5 disegni a rilievo di altrettante monete in esposizione realizzate dal Museo Museo Tattile Statale Omero. La mostra rimarrà aperta per due settimane.
http://www.museoomero.it/main?p=news_id_5388

INFO
Museo Tattile Statale Omero
Mole Vanvitelliana – Banchina Giovanni da Chio 28 t. 0712811935 email didattica@museoomero.it www.museoomero.it #museoomero

Effetto Luce al Museo Omero

19 febbraio ore 16 – 19
Museo Tattile Statale Omero, Ancona

ANCONA – Venerdì 19 febbraio il Museo Tattile Statale Omero partecipa alla giornata sul risparmio energetico “Mi illumino di meno”, pensata dal programma radiofonico Caterpillar di Rai Radio 2, giunta alla sua dodicesima edizione.

Le sale del Museo Omero dalle 16 alle 19 saranno illuminate con un’inedita lampada a led di alta tecnologia e ultima generazione, ideata e progettata in esclusiva per l’occasione dall’azienda Effetto Luce spa di Recanati. La lampada è dotata di filtri anti-abbaglianti che assicurano un ottimo comfort visivo e di filtri anti-UV utili a evitare il deterioramento delle opere; garantisce un’eccellente resa cromatica, restituendo i colori ad altissima fedeltà; è, inoltre, orientabile e dimmerabile. Queste caratteristiche sono ideali per i fruitori vedenti e, al contempo, migliorano i contrasti visivi a beneficio delle persone ipovedenti.

Si rinnova dunque nella giornata M’illumino di meno la collaborazione fra il Museo Omero e l’azienda Effetto Luce sempre più affermata nell’illuminotecnica di spazi espositivi e musei.

Monica Bernacchia
Comunicazione
Museo Tattile Statale Omero
Mole Vanvitelliana
Banchina Giovanni da Chio 28, 60121 Ancona
tel. 071 2811935 – www.museoomero.it
email: didattica@museoomero.it
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La Festa del Braille! Giochi, musica e laboratori per tutti 20 – 23 febbraio, Ancona

ANCONA – In occasione della Giornata Nazionale del Braille (21 febbraio) il Museo Tattile Statale Omero  e la Sezione Provinciale di Ancona dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti organizzano “La festa del Braille”: una serie di eventi nel capoluogo marchigiano per promuovere la conoscenza e l’importanza dell’ingegnoso codice di lettura e scrittura a rilievo inventato nell’800 da Louis Braille.
Sabato 20 febbraio dalle ore 16 all’Informagiovani di Ancona (Piazza Roma) “Prove libere di Braille”: punteruoli, tavolette, dattilobraille tutti gli strumenti utili aspettano il pubblico per provare l’alfabeto tattile guidati da esperti. Alle 17,30 musica con il gruppo Sweet anime e aperitivo. Ingresso libero.
Domenica 21 febbraio dalle ore 17 al Museo Tattile Statale Omero (Mole Vanvitelliana) laboratorio per famiglie “Libri tattili con un po’ di Braille” per leggere insieme libri con parole e immagini da toccare e costruire il primo libro tattile di famiglia (per bambini 4 – 10 anni). Gratuito. Prenotazione obbligatoria. t. 0712811935 email didattica@museoomero.it.
Inoltre il 22 e 23 febbraio presso la Secondaria di Primo Grado “Marconi” dell’Istituto Comprensivo Grazie Tavernelle gli alunni andranno “A scuola di Braille” grazie alle lezioni dei non vedenti della Sezione Provinciale di Ancona dell’UICI.

Info
Museo Tattile Statale Omero – Mole Vanvitelliana, Banchina Giovanni da Chio 28, Ancona
www.museoomero.it didattica@museoomero.it. #museoomero.it seguici sui social FB, TW, instagram

Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti – Sezione di Ancona, Via Giacomo Leopardi, 5 60122 Ancona
www.uican.it uican@uiciechi.it t. 07152240

 

dattilo braille

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FAND – Scuola e disabilità: non cambia la legge e nemmeno le responsabilità, di Alberto Fontana e Nicola Stilla

Autore: Alberto Fontana e Nicola Stilla

Un’errata interpretazione di un passo della Legge di Stabilità ha recentemente alimentato dubbi sulle competenze per la gestione dei servizi a supporto dell’inclusione scolastica. FAND e LEDHA: il compito spetta a Province e Città Metropolitana.

Negli ultimi giorni, dagli uffici delle Province e della Città Metropolitana sono emerse alcune voci, confermate inizialmente dai dubbi espressi da alcuni rappresentanti istituzionali durante incontri e riunioni. La voce ricorrente è che vi sia un passaggio della Legge di Stabilità, approvata dal Parlamento alla fine del 2015, che sembrerebbe ri-assegnare alle Regioni la competenza dei servizi a supporto del diritto allo studio di alunni e studenti con disabilità conferita alle ex Province. Si tratta del servizio di assistenza alla comunicazione – compresi il servizio tiflologico e la fornitura di testi scolastici – per alunni e studenti con disabilità sensoriale di ogni ordine e grado di scuola; assistenza per l’autonomia e trasporto per studenti di scuole superiori e corsi di formazione professionale. Un’interpretazione che LEDHA e FAND ritengono assolutamente priva di fondamento. Il passaggio “incriminato” della Legge si stabilità (n.208/2015, punto 947), infatti, afferma che “le funzioni relative all’assistenza per l’autonomia e la comunicazione personale degli alunni con disabilità fisiche e sensoriali (…) sono attribuite alle Regioni a decorrere dal 1° gennaio 2016, fatte salve le disposizioni legislative regionali che alla predetta data già prevedono l’attribuzione delle predette funzioni alle province, alle città metropolitane (…)”. Questo è esattamente il caso della Regione Lombardia. Che ha provveduto per tempo a emanare disposizioni legislative di attribuzione di tali funzioni, rientranti tra le funzioni degli Enti di area vasta definite “non fondamentali” dalla Legge Delrio (v. L.56/2014, art. 1, comma 89), confermandole in capo rispettivamente alle ex Province con la Legge Regionale 19/2015 (art. 2, comma 1) e alla Città Metropolitana di Milano con la legge Regionale 32/2015 (art. 2, comma 2). Come FAND e LEDHA chiediamo quindi con forza ai rappresentanti delle Province lombarde e della Città Metropolitana di Milano di prendere atto delle loro responsabilità. E di adoperarsi in ogni modo per adeguare i servizi già offerti in quest’anno scolastico alle effettive esigenze degli alunni e studenti con disabilità. Inoltre chiediamo loro di adoperarsi in ogni modo affinché questi servizi siano garantiti per il prossimo anno scolastico per tutti i ragazzi a partire dal primo giorno di scuola. Le associazioni rimarranno a disposizione degli enti territoriali, in piena collaborazione nel richiedere i finanziamenti. Ma senza più entrare nel gioco del rimbalzo delle competenze, già ripetutamente confermate anche dai Tribunali. Come associazioni maggiormente rappresentative delle persone con disabilità e dei loro familiari, chiediamo alla Direzione Generale Istruzione della Regione Lombardia di enunciare in forma scritta la corretta interpretazione della normativa, coerentemente con quanto affermato in diversi incontri, e di definire delle linee guida (definendo standard minimi) per l’omogeneizzazione dei servizi su tutto il territorio regionale. A Regione Lombardia, Province e Città Metropolitana chiediamo di attivarsi in tempi brevissimi per una ricognizione complessiva della situazione, in particolare in merito al fabbisogno rilevato e alle risorse (statali e regionali) effettivamente disponibili, al fine di garantire che il prossimo anno scolastico la campanella suoni per tutti il primo giorno di scuola.

Alberto Fontana (Presidente LEDHA) e Nicola Stilla (Presidente FAND)