Nomina Direttore Forum Nazionale Terzo Settore, di Pietro Barbieri

Autore: Pietro Barbieri

Gentili,
comunico che il Coordinamento Nazionale ha provveduto, con votazione unanime, alla nomina di Domenico Iannello, già tesoriere del Forum, quale direttore del Forum Nazionale.
Il Coordinamento Nazionale, nel formulare i migliori auguri di buon lavoro a Domenico Iannello, ha espresso i piu vivi ringraziamenti a Maurizio Mumolo per l'ottimo e proficuo lavoro svolto nei quattro anni di direzione.

L'indirizzo email del nuovo direttore è iannello@forumterzosettore.it

Cordiali saluti

Il portavoce
Pietro Barbieri

Elezioni 2013 – coesione e sicurezza sociale, sviluppo, equità, legislazione per il Terzo Settore – appello del Forum nazionale Terzo Settore, di Anna Monterubbianesi

Autore: Anna Monterubbianesi

In occasione delle Elezioni 2013, il Forum Nazionale Terzo Settore sottopone le sue
proposte alle forze politiche in campo, ai futuri Parlamentari, al nuovo Governo.
PREMESSA
La situazione economica sfavorevole, la questione ambientale, l'emergenza sociale, la crisi delle istituzioni democratiche sono i nodi intrecciati e non separabili di una stagione di passaggio che si annuncia cruciale e dagli esiti incerti. La prolungata fase di recessione economica sta producendo effetti pesanti sul piano sociale. Con l'impoverimento delle condizioni materiali di vita di fasce sempre più ampie della popolazione aumentano il disagio, l'insicurezza diffusa, il rischio della guerra fra poveri e della rottura del patto sociale. E insieme a questo avanza la crisi culturale, dei valori condivisi, del senso della comunità. E' evidente la caduta di fiducia dei cittadini nella politica e nelle istituzioni, l'indebolimento dei meccanismi della democrazia.
Per offrire al Paese una prospettiva di ripresa e di nuovo sviluppo pare necessario imprimere una svolta in direzione di un modello economico più sostenibile sotto il profilo sociale e ambientale, ispirato a una più equa distribuzione delle risorse e ad una maggiore coesione fra le diverse componenti sociali, al rispetto della legalità democratica e alla valorizzazione della partecipazione civica. Una politica per lo sviluppo che rimetta al centro i diritti umani e la giustizia sociale, i beni comuni, il lavoro, il welfare, l'ambiente.
Il cambiamento profondo di cui l'Italia ha bisogno nessuno può garantirlo da solo. Né le istituzioni, né i partiti, né le organizzazioni sociali possono essere autosufficienti. Ma, nel reciproco rispetto dei loro diversi ruoli, tutti possono e devono fare la propria parte in uno sforzo collettivo.
In questa prospettiva, siamo convinti che il mondo del Terzo Settore possa offrire un contributo importante. Siamo convinti che il Terzo Settore sia destinato ad avere un ruolo importante nelle ricostruzione economica, civile, morale del Paese. Grazie alla sua  vocazione civica e solidaristica, alla capacità di coinvolgere le persone, costruire legami sociali, leggere i bisogni e costruire risposte concrete attraverso l'autorganizzazione delle persone. Insomma Terzo Settore cemento della società.
Volontariato, associazionismo, cooperazione sociale sono un argine alla frammentazione sociale e un motore di partecipazione, laboratorio dell'innovazione del welfare, volano di nuovo sviluppo economico, cantiere di nuova cittadinanza democratica. Una ricchezza da investire al servizio di tutto il Paese.

LE "STELLE POLARI": ALCUNI PRINCIPI DI ORIENTAMENTO NELL'AZIONE POLITICA
Chiediamo a tutti i candidati di fare propri alcuni principi utili a valutare le iniziative del Parlamento e del Governo, principi che saranno da noi usati per valutare il loro operato.
Si tratta di alcune semplici domande che ciascun parlamentare deve porsi di fronte ad ogni proposta legislativa:
L'approvazione di una determinata legge:
1. rimuove gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i cittadini all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese?
2. riduce le diseguaglianze?
3. aumenta l'inclusione sociale?
4. contribuisce alla lotta alla povertà e alle discriminazioni?
5. promuove uno sviluppo ambientalmente e socialmente sostenibile?
6. è equa dal punto di vista intergenerazionale e fa si che i nostri figli e nipoti possano stare meglio?
Semplici domande ma dalle grandi implicazioni e ricadute, che distinguono una politica attenta e responsabile da una grettamente egoistica e predatoria.

QUATTRO ASSI PORTANTI
1. COESIONE E SICUREZZA SOCIALE
1.1 Partecipazione democratica e cittadinanza attiva
Occorre riannodare (e riformare) i rapporti tra cittadini e istituzioni. La crisi del sistema politico italiano è ormai evidente. Urge un moto di riscatto morale per reagire alla crisi culturale del Paese, riattivare le energie della partecipazione e del civismo, ridurre la distanza fra cittadini e istituzioni, ridare nuova dignità e rappresentatività alla politica.
La sussidiarietà, verticale e orizzontale, è elemento qualificante di una società e di uno Stato che pone davvero al centro il cittadino, non suddito ma soggetto, pienamente qualificato ad agire, da solo o attraverso forme di autorganizzazione sociale, per contribuire al raggiungimento del bene comune.
Una politica che rimette al centro della sua azione la riforma delle istituzioni e del rapporto con i cittadini, trova sicuramente un sostegno dalle formazioni sociali, in specie del Terzo Settore Italiano. Da anni l'Eurispes segnala che il grado di fiducia dei cittadini verso il volontariato si attesta intorno al 70%; così come da alcuni anni oltre 15 milioni di contribuenti (circa i 2/3 del totale), ogni anno, sottoscrivono il 5X1000: una sorta di referendum annuale che attesta la credibilità del Terzo Settore. Un patrimonio di fiducia prezioso.
Risulta necessario un nuovo patto di cittadinanza che costruisca capitale sociale e capitale istituzionale.
Le proposte:
1. Affrontare il nodo dell'assetto organizzativo dello Stato, delle Regioni e degli Enti Locali anche rivisitando il federalismo introdotto con la riforma del Titolo V della Costituzione;
2. attuare l'art 118 ultimo comma della Costituzione, promuovendo il modello di sussidiarietà orizzontale;
3. introdurre nella legislazione nazionale concreti strumenti partecipativi;
4. riqualificare e moralizzare la spesa pubblica introducendo ineludibili criteri di trasparenza,;
5. approvare la legge per la cittadinanza ai figli di immigrati nati in Italia;
6. sostenere il servizio civile nazionale, quale opportunità di formazione alla cittadinanza dei giovani.
1.2 Questione sociale
Occorre ridurre l'incertezza e l'insicurezza Si dovrebbero rafforzare ed innovare le politiche di welfare che all'opposto si stanno destrutturando. Vi è una pericolosa sottovalutazione del problema sociale: crescono le fragilità (povertà vecchie e nuove, anziani, disabilità, etc.), cresce la domanda di servizi, ed al contempo le istituzioni locali faticano sempre più a far fronte ai bisogni essenziali di fasce sempre più ampie di cittadini.
Così il Paese non regge, le tensioni crescono e rischiano di diventare esplosive.
Occorre quindi investire nel nostro sistema di welfare.
Le proposte:
1. riportare il Fondo Nazionale Politiche Sociali (FNPS) e il Fondo Non Autosufficienza (FNA) ai livelli del 2008 nel primo Documento Economia e Finanza (DEF) portandoli
nell'arco della legislatura al livello della spesa media europea fino a raggiungere lo
0,5% del PIL;
2. emanazione dei Livelli Essenziali Prestazioni Sociali (Leps) che porti poi alla
determinazione dei Livelli Essenziali Assistenza Sociale (Liveas) entro l'arco della
legislatura;
3. l'emanazione definitiva del Decreto Presidenza Consiglio dei Ministri (DPCM) sull'Isee (Indicatore Situazione Economica Equivalente);
4. emanazione dei Lea in materia sanitaria con esplicita previsione di forme innovative di integrazione socio-sanitaria come realizzato con il budget di salute;
5. superare la social card con un piano strutturale di azione universale contro la povertà assoluta;
6. promuovere il lavoro di cura e favorire la piena emersione, la qualificazione e integrazione sociale delle centinaia di migliaia di assistenti familiari (cd. "badanti");
7. introdurre un sistema di detrazioni più incisive per i costi sostenuti dalle famiglie nell'acquisto di beni e servizi connessi con le necessità familiari di cura ad elevata rilevanza sociale e educativa (non autosufficienza e infanzia);
8. adozione e monitoraggio dei Piani relativi a infanzia, famiglia, povertà e disabilità coordinandoli tra loro e recuperando la pianificazione nazionale di interventi sociali;
9. garantire la funzione rieducativa della pena, come previsto dalla Costituzione, attraverso il volontariato carcerario, la formazione e il lavoro per detenuti ed ex detenuti.
Coesione e sicurezza sociale sono precondizioni per qualsiasi sviluppo.
2. SVILUPPO
Occorre rimettere al centro la persona e le famiglie, l'educazione e l'economia reale, promuovendo l'economia civile.
Il nostro Paese deve avere un forte ancoramento europeista, proponendosi come parte attiva della costruzione di un Europa non solo dei mercati e della finanza ma anche e soprattutto una Europa sociale dei cittadini, delle famiglie, dei diritti e dei doveri.
Inoltre, il Paese mostra segnali di una vera e propria regressione culturale che rischia di porre sempre più al centro esclusivamente modelli individualistici competitivi a danno di altri, come ad esempio la cooperazione e la solidarietà, indebolendo in tal modo il senso di comunità sociale. Occorre un rafforzato sentimento del "noi".
Non basta parlare di crescita, occorre anche interrogarsi su quale sviluppo, cosa produrre e per chi. Prendere atto del fallimento di un modello economico basato sul consumo irresponsabile delle risorse naturali che sta mettendo a repentaglio il futuro del pianeta.
Capire che crisi economica ed ambientale sono tutt'uno, e che un'economia compatibile coi limiti del pianeta richiede il cambiamento degli attuali modelli di consumo e dell'apparato produttivo. Si può uscire dalla crisi con una riconversione ecologica dell'economia, produrre valore economico in modo sostenibile per la società e per l'ambiente, abbandonare la corsa dissennata al consumo di energia, puntare sul risparmio e sull'uso delle fonti rinnovabili.
Il nuovo modello economico basato su un'economia verde e rigenerativa deve costituire il fulcro dell'agenda del futuro Governo e Parlamento, valorizzando gli elementi di forza (parchi, biodiversità, patrimonio culturale, sistema della qualità), garantendo la sicurezza e l'efficienza dell'approvvigionamento energetico e favorendo l'internalizzazione dei costi ambientali La Green Economy già oggi rappresenta la migliore prospettiva di occupazione per il futuro.
Infine occorre anche che si rimettano in moto i consumi sociali, la produzione e l'occupazione anche nei campi dei servizi alla persona, famiglie, comunità.
Le proposte:
per uno sviluppo sostenibile con l'Europa e con l'interdipendenza 1. adottare una politica estera in grado di promuovere i diritti fondamentali al pari della libertà economica, per un Europa delle opportunità;
2. una nuova legge per la cooperazione internazionale che valorizzi il ruolo delle ONG (Organizzazioni Non Governative), del volontariato internazionale, delle organizzazioni di Terzo Settore e degli attori della cooperazione decentrata, destinando adeguate risorse;
3. promuovere il modello di sussidiarietà orizzontale e di impresa sociale italiano presso le istituzioni europee;
4. adottare strategie per l'inclusione sociale e l'uguaglianza delle opportunità per proseguire nell'utilizzo dei Fondi Strutturali, prevedendo meccanismi che orientino soprattutto il Mezzogiorno ad impiegare pienamente le risorse europee.
per uno sviluppo sostenibile fondato sull'educazione e sulla cultura
1. rilancio del valore del sistema pubblico di istruzione e di formazione come agenzia di inclusione e cambiamento culturale dei giovani;
2. rilancio del ruolo del servizio pubblico radiotelevisivo – in specie la Sede Permanente di Confronto e il Segretariato Sociale Rai – come luogo di confronto con le formazioni sociali;
3. costruzione dell'Agenda Digitale Italiana affinché essa possa offrire una nuova opportunità di inclusione sociale e di sviluppo sostenibile;
4. promozione dell'educazione per gli adulti anche al fine di superare il digital divide e dei consumi culturali;
5. valorizzazione delle attività del tempo libero gestite dal non profit con particolare riferimento allo sport per tutti, al turismo sociale, alla cultura e allo spettacolo, come strumenti di inclusione sociale, promozione, crescita culturale dell'individuo, promozione ed educazione alla salute e alla cittadinanza per uno sviluppo sostenibile ecologico
1. investire nella cultura, nel turismo, nel territorio, nell'ambiente e nella green economy quali fattori di sviluppo economico;
2. investire nella manutenzione e messa in sicurezza antisismica di scuole, ospedali, uffici, abitazioni private (es. ampliando le attuali detrazioni per le ristrutturazioni
anche ad interventi di messa in sicurezza);
3. investire nella manutenzione del territorio mettendolo al riparo dal dissesto sismico idrogeologico, etc, anche mediante la promozione di una cittadinanza;
4. definire un piano energetico nazionale ed europeo che rispetti gli impegni del Protocollo di Kyoto responsabilizzando cittadini e istituzioni e attivando processi partecipativi nelle scelte decisionali;
5. fissare l'obiettivo 100% rinnovabili, definendo e attuando, parallelamente, un piano di transizione, con la progressiva chiusura delle centrali alimentate con i combustibili fossili, a partire da quelle a carbone (il più inquinante per il clima e la salute).
3. EQUITA'
I dati della Banca d'Italia segnalano che in questi ultimi 10 anni il 10% più ricco della popolazione (circa 6 milioni di persone) è arrivato a detenere circa il 46% della ricchezza del Paese (stimata in oltre 8.000 mld€) con un aumento di oltre il 3%. Significa che quasi 250 mld€ sono passati dai più poveri ai più ricchi. Tutto questo in un Paese dove solo circa 380.000 i contribuenti (meno dell'1% del totale) che dichiarano oltre 100.000 € l'anno.
Tale diseguale distribuzione della ricchezza, oltre che ingiusta, non fa che deprimere ancor più le possibilità di sviluppo del Paese, deprivando milioni di cittadini dalla capacità di spesa e di investimenti. E' necessaria una riforma fiscale che combatta l'evasione, riduca il prelievo fiscale sui ceti più deboli, favorisca gli investimenti e l'innovazione nelle imprese, riconoscendo la specificità delle organizzazioni del Terzo Settore, riequilibri il peso tra Irpef, consumi e patrimoni immobiliari e finanziari.
Le proposte:
1. rivedere la distribuzione della ricchezza agendo con la leva fiscale per spostare risorse da rendita (finanziaria) a investimenti;
2. ridurre il carico fiscale sulle famiglie e sulle fasce medio basse della popolazione;
3. rendere più efficace la lotta alla evasione e all'elusione fiscale;
4. semplificare e riqualificare l'azione della Pubblica Amministrazione affinché essa non sia un ostacolo e/o costo inefficiente per il cittadino, per le famiglie e per le imprese;
5. rivedere la collocazione delle spese in bilancio a partire da una forte riduzione delle spese militari ed dell'acquisto di armamenti.
4. LEGISLAZIONE PER IL TERZO SETTORE
Su tutti questi punti il Terzo Settore può dare un suo contributo ma occorre che sia adeguatamente riconosciuto e valorizzato.
Le proposte:
1. stabilizzazione del 5 per mille;
2. mantenere l'Iva per le prestazioni di servizi socio sanitari ed educativi resi dalle cooperative sociali al 4%;
3. rivedere l'imposizione IMU per gli enti non commerciali reintroducendo le forme agevolative preesistenti;
4. armonizzare le leggi nazionali e regionali sul Terzo Settore per rinsaldare il profilo partecipato nell'agire sociale, politico e economico;
5. istituire un organismo indipendente per il controllo e la promozione del Terzo Settore che riprenda il ruolo positivo esercitato dall'Agenzia Terzo Settore ormai soppressa;
6. tutelare l'identità e la natura dell'impresa sociale dalle tentazioni lucrative di orientamento "for profit", coinvolgendo il Terzo Settore nel percorso di verifica sull'efficacia della norma e della sua revisione;
7. aggiornare le previsioni del Libro I del Codice Civile sul Terzo Settore garantendo al massimo la libertà di associazione, la partecipazione e la trasparenza;
8. mettere fine al vergognoso fenomeno dei ritardi di pagamento da parte delle Pubblica Amministrazione;
9. rivedere e semplificare la legislazione premiale per il non profit il mondo del Terzo Settore può essere una risorsa per un nuovo sviluppo sostenibile.

FORUM NAZIONALE DEL TERZO SETTORE
P.za Mattei 10 – 00186 Roma tel.: 06 68892460 – fax 06 6896522
E-mail: forum@forumterzosettore.it www.forumterzosettore.it

Pietro Barbieri eletto Portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore, Redazionale

Autore: Redazionale

Roma, 30 gennaio 2013 – Pietro Barbieri è il nuovo Portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore. Lo ha eletto l'Assemblea nazionale del Forum riunita oggi a Roma.
Pietro Barbieri succede ad Andrea Olivero, che ha guidato il Forum, per due mandati, dal 2006.
Membro del Coordinamento nazionale del Forum del Terzo Settore dal 2008 Pietro Barbieri è presidente dal 1996 della Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap (FISH) ed è impegnato da anni sui temi del welfare e della difesa dei diritti.
Nel suo intervento da neoportavoce Pietro Barbieri ha ricordato come la Fish sia entrata all'interno del Forum del Terzo Settore in punta di piedi, ponendo tra le questioni centrali la necessità che il Forum non fosse solo rappresentanza di interessi delle organizzazioni, ma anche forza sociale, e quindi politica, capace di intraprendere un percorso di costruzione di una comunità in cui tutti i diritti siano rispettati, le opportunità siano praticate e in cui i fenomeni sociali, ambientali e di sviluppo diventino protagonisti. "Con questo stesso spirito – ha dichiarato il Portavoce –  mi pongo davanti a questa candidatura."
"E' sicuramente necessario trovare all'interno del Forum una maggiore coesione, una maggiore collegialità e una maggiore legittimazione degli atti che il Forum è chiamato a compiere. Ma sappiamo al contempo che la complessità del Forum è proprio la sua forza. Ed è per questo che dobbiamo essere in grado di riconoscere questa complessità e farne sintesi, per costruire rappresentanze forti all'interno del Forum che abbiano la capacità di rispondere alle complessità del nostro Paese."
In questi 15 anni di attività il Forum ha lavorato costantemente mettendo al centro i diritti umani e la giustizia sociale, i beni comuni, il tema del lavoro, il welfare, l'ambiente, puntando sulle motivazioni che portano le persone ad impegnarsi nelle loro associazioni, a crescere e a sviluppare la propria attività per andare a costruire un nuovo modello di sviluppo. Un lavoro che il Forum ha portato avanti in relazione con il mondo politico e le pubbliche amministrazioni, e attraverso la costruzione di nuove partnership, per dare il suo contributo concreto sui temi sociali, sui diritti, sulle politiche di welfare e nei diversi settori dell'educazione, della cultura, dell'assistenza e dello sport.
La questione sociale, l'emergenza culturale, la sostenibilità ambientale, il tema della sussidiarietà, quello della partecipazione democratica e della cittadinanza attiva, ma anche l'apertura al contesto europeo e alla comunicazione restano quindi obiettivi prioritari che il Forum si pone per i prossimi anni.
L'assemblea ha inoltre eletto il nuovo Coordinamento Nazionale, composto da:
Luigi Agostini (Federconsumatori), Lucio Babolin (Cnca), Franco Bagnarol (Movi), Fausto Casini (Anpas), Irma Casula (Modavi), Gianfranco Cattai (Focsiv),  Arnaldo Chianese (Anteas), Antonio Di Matteo (MCL), Giorgio Dulio (Avis), Andrea Fora (Federsolidarieta'), Alessandro Geria (Anolf), Maurizio Gubbiotti (Legambiente), Vincenzo Manco (Uisp), Michele Mangano (Auser), Paola Menetti (Legacoopsociali), Maurizio Mumolo (Arci), Paolo Nardi (CDO), Nirvana Nisi (Ada), Benito Perli (Fitus), Stefano Tassinari (Acli).

 

PIETRO BARBIERI ELETTO PORTAVOCE DEL FORUM NAZIONALE DEL TERZO SETTORE, di Anna Monterubbinesi

Autore: Anna Monterubbinesi

Roma, 30 gennaio 2013 – Pietro Barbieri è il nuovo Portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore. Lo ha eletto l'Assemblea nazionale del Forum riunita oggi a Roma.
 
Pietro Barbieri succede ad Andrea Olivero, che ha guidato il Forum, per due mandati, dal 2006.
 
Membro del Coordinamento nazionale del Forum del Terzo Settore dal 2008 Pietro Barbieri è presidente dal 1996 della Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap (FISH) ed è impegnato da anni sui temi del welfare e della difesa dei diritti.
 
Nel suo intervento da neoportavoce Pietro Barbieri ha ricordato come la Fish sia entrata all'interno del Forum del Terzo Settore in punta di piedi, ponendo tra le questioni centrali la necessità che il Forum non fosse solo rappresentanza di interessi delle organizzazioni, ma anche forza sociale, e quindi politica, capace di intraprendere un percorso di costruzione di una comunità in cui tutti i diritti siano rispettati, le opportunità siano praticate e in cui i fenomeni sociali, ambientali e di sviluppo diventino protagonisti. "Con questo stesso spirito – ha dichiarato il Portavoce –  mi pongo davanti a questa candidatura."
 
"E' sicuramente necessario trovare all'interno del Forum una maggiore coesione, una maggiore collegialità e una maggiore legittimazione degli atti che il Forum è chiamato a compiere. Ma sappiamo al contempo che la complessità del Forum è proprio la sua forza. Ed è per questo che dobbiamo essere in grado di riconoscere questa complessità e farne sintesi, per costruire rappresentanze forti all'interno del Forum che abbiano la capacità di rispondere alle complessità del nostro Paese."
 
In questi 15 anni di attività il Forum ha lavorato costantemente mettendo al centro i diritti umani e la giustizia sociale, i beni comuni, il tema del lavoro, il welfare, l'ambiente, puntando sulle motivazioni che portano le persone ad impegnarsi nelle loro associazioni, a crescere e a sviluppare la propria attività per andare a costruire un nuovo modello di sviluppo. Un lavoro che il Forum ha portato avanti in relazione con il mondo politico e le pubbliche amministrazioni, e attraverso la costruzione di nuove partnership, per dare il suo contributo concreto sui temi sociali, sui diritti, sulle politiche di welfare e nei diversi settori dell'educazione, della cultura, dell'assistenza e dello sport.
 
La questione sociale, l'emergenza culturale, la sostenibilità ambientale, il tema della sussidiarietà, quello della partecipazione democratica e della cittadinanza attiva, ma anche l'apertura al contesto europeo e alla comunicazione restano quindi obiettivi prioritari che il Forum si pone per i prossimi anni.
 
L'assemblea ha inoltre eletto il nuovo Coordinamento Nazionale, composto da:
Luigi Agostini (Federconsumatori), Lucio Babolin (Cnca), Franco Bagnarol (Movi), Fausto Casini (Anpas), Irma Casula (Modavi), Gianfranco Cattai (Focsiv),  Arnaldo Chianese (Anteas), Antonio Di Matteo (MCL), Giorgio Dulio (Avis), Andrea Fora (Federsolidarieta'), Alessandro Geria (Anolf), Maurizio Gubbiotti (Legambiente), Vincenzo Manco (Uisp), Michele Mangano (Auser), Paola Menetti (Legacoopsociali), Maurizio Mumolo (Arci), Paolo Nardi (CDO), Nirvana Nisi (Ada), Benito Perli (Fitus), Stefano Tassinari (Acli).

Anna Monterubbianesi

Il portavoce del Forum del Terzo Settore si autosospende. A gennaio 2013 le prossime elezioni per il rinnovo delle cariche, di Anna Monterubbianesi

Autore: Anna Monterubbianesi

Roma 20 dicembre 2012
 
Durante la riunione del Coordinamento del Forum del Terzo Settore, che si è svolta questa mattina, Andrea Olivero si è autosospeso dal ruolo di Portavoce, data la sua scelta di impegnarsi direttamente in politica.
 
Il Forum del Terzo Settore aveva già avviato il percorso di ordinario rinnovo delle cariche sociali e sta preparando l'Assemblea elettiva prevista entro gennaio 2013.
 
Come indicato nello Statuto la carica di Portavoce è in scadenza nel mese di gennaio 2013 e non può essere ulteriormente rinnovata. Andrea Olivero è infatti al suo secondo mandato, eletto nel dicembre del 2008 e riconfermato nel febbraio 2011. 
 
Pertanto, fino al rinnovo degli organi, la rappresentanza del Forum sarà agita in maniera collegiale dal Coordinamento.
 
Il Coordinamento, che ha preso atto di questa scelta, ha ringraziato il Portavoce per l'impegno che ha portato avanti in questi anni alla guida del Forum, e per il lavoro svolto con dedizione e sensibilità.
 
 
Anna Monterubbianesi
 

DDL Stabilità e Imprese Sociali: Attacco Alla Cultura del Non Profit, di Anna Monterubbianesi

Autore: Anna Monterubbianesi

Roma 13 dicembre 2012 – Ancora una volta un attacco al non profit. Tra le pieghe della legge di stabilità un emendamento, proposto dai relatori Giovanni Legnini (Pd) e Paolo Tancredi (Pdl), introduce modifiche alla legge sull'Impresa Sociale. In particolare le imprese sociali costituite come srl e spa potranno distribuire gli utili ai soci e potranno inoltre distribuire il 50% dell'utile netto di esercizio a enti profit lucrativi o enti pubblici che siano soci dell'impresa sociale.
 
"Si tratta di un emendamento che mina alle fondamenta la cultura del non profit e il requisito dell'assenza di lucro che caratterizza le imprese sociali, come previsto dall'art. 3 del D 155 del 2006, introducendo una logica capitalistica e speculativa nelle imprese sociali" – secondo Andrea Olivero, portavoce del Forum del Terzo Settore.
 
"Una proposta profondamente sbagliata e incomprensibilmente inserita nella legge di stabilità che dovrebbe invece contenere esclusivamente disposizioni volte a fissare gli obiettivi di finanza pubblica. Sembra piuttosto che si voglia colpire i fondamenti culturali del terzo settore per aprire un varco all'introduzione della logica della speculazione finanziaria anche in questo mondo."
 
"Peraltro non è accettabile che provvedimenti di questa natura e di questa portata vengano introdotti di soppiatto e senza la minima consultazione dei soggetti interessati. Il Forum chiede il ritiro degli emendamenti" – conclude il Portavoce.

Anna Monterubbianesi
 

Modello EAS. Aperta una finestra fino al 31 Dicembre 2012, di Anna Monterubbianesi

Autore: Anna Monterubbianesi

Roma 13 dicembre 2012
Nelle scorse settimane si è tenuto un Tavolo di incontro tra Agenzia delle Entrate e Forum del Terzo Settore.
Tra i temi all'ordine del giorno anche la questione del Modello EAS e chiarimenti rispetto all'applicabilità dell'istituto della remissione in bonis.
 
Ieri l'Agenzia delle Entrate ha diramato la risoluzione n. 110/E/2012 (come da allegato) che riesamina il perimetro dell'applicabilità dell'istituto della remissione in bonis per gli enti che non abbiano ancora provveduto all'invio del modello EAS, confermando il termine del 31 dicembre 2012 (30 settembre a regime) per l'annualità corrente, versando contestualmente la sanzione pari a euro 258,00, fermo restando il possesso dei requisiti previsti dall'articolo 2, comma 1 del D.L. n. 16 del 2012.

All.1

AGENZIA DELLE ENTRATE

RISOLUZIONE N. 110/E

Roma, 12 DICEMBRE 2012

OGGETTO: Modello EAS – Chiarimenti in merito all'applicabilità dell'istituto
della remissione in bonis.
Sono pervenute alla scrivente, da parte del Forum del terzo settore, richieste
di chiarimenti in merito all'applicabilità dell'istituto della remissione in bonis:
1) agli enti che non abbiano provveduto ad inviare il Modello EAS;
2) agli enti che abbiano inviato il Modello EAS oltre i termini previsti.
L'articolo 30, comma 1, del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185,
convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, al fine di consentire
gli opportuni controlli, ha introdotto per gli enti privati non commerciali di tipo
associativo che applicano, in presenza dei requisiti richiesti, le disposizioni di cui
all'articolo 148 del testo unico delle imposte sui redditi, approvato con decreto del
Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e all'articolo 4, quarto
comma, secondo periodo, e sesto comma, del decreto del Presidente della
Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, l'onere di comunicare all'Agenzia delle entrate
dati e notizie rilevanti ai fini fiscali, mediante un apposito modello (Modello EAS)
approvato con provvedimento del Direttore dell'Agenzia delle entrate del 2
settembre 2009.
Direzione Centrale Normativa
2
Il comma 2 dello stesso articolo 30 ha previsto che con il medesimo
provvedimento fossero stabiliti "i tempi e le modalità di trasmissione del modello".
Con specifico riferimento ai termini di presentazione del Modello EAS, il
richiamato provvedimento del 2 settembre 2009 aveva stabilito che il modello
avrebbe dovuto essere presentato:
– per gli enti già costituiti alla data di entrata in vigore del citato D.L. n. 185
del 2008, entro il 30 ottobre 2009;
– per gli enti costituitisi dopo l'entrata in vigore del citato D.L. n. 185, entro
sessanta giorni dalla data di costituzione e, qualora il termine del sessantesimo
giorno fosse scaduto prima del 30 ottobre 2009, entro quest'ultima data.
In forza dell'articolo 1, comma 1, del decreto-legge 29 dicembre 2010, n.
225, convertito con modificazioni dalla legge 26 febbraio 2011, n. 10 e della tabella
allegata allo stesso decreto-legge, i termini per la presentazione del modello EAS,
stabiliti dal provvedimento del 2 settembre 2009 e modificati dai successivi
provvedimenti del 29 ottobre 2009 e del 21 dicembre 2009, sono stati ulteriormente
prorogati al 31 marzo 2011.
Con circolare n. 6/E del 24 febbraio 2011, par. 2.1, è stato precisato che, per
effetto dell'anzidetta proroga, i nuovi termini per la presentazione del modello EAS
sono i seguenti:
– entro il 31 marzo 2011, per gli enti già costituiti alla data di entrata in
vigore del D.L. n. 185 del 2008 (29 novembre 2008);
– entro il 31 marzo 2011, per gli enti costituitisi dopo l'entrata in vigore
dello stesso D.L. n. 185 del 2008, qualora il sessantesimo giorno dalla
data di costituzione fosse scaduto prima del 31 marzo 2011;
– entro sessanta giorni dalla data di costituzione, per gli enti per i quali il
termine di sessanta giorni dalla costituzione scada a decorrere dal 31
marzo 2011, cioè in data 31 marzo 2011 o in data successiva.
3
L'articolo 2, comma 1, del decreto-legge 2 marzo 2012, n. 16, convertito con
modificazioni dalla legge 26 aprile 2012, n. 44, ha introdotto l'istituto della
remissione in bonis, al fine di evitare che mere dimenticanze relative a
comunicazioni ovvero, in generale, ad adempimenti formali non eseguiti
tempestivamente precludano al contribuente la possibilità di fruire di benefici fiscali
o di regimi opzionali.
Ai sensi dell'anzidetta disposizione, infatti, "la fruizione di benefici di natura
fiscale o l'accesso a regimi fiscali opzionali, subordinati all'obbligo di preventiva
comunicazione ovvero ad altro adempimento di natura formale non
tempestivamente eseguiti, non è preclusa, sempre che la violazione non sia stata
constatata o non siano iniziati accessi, ispezioni, verifiche o altre attività
amministrative di accertamento delle quali l'autore dell'inadempimento abbia avuto
formale conoscenza, laddove il contribuente:
a) abbia i requisiti sostanziali richiesti dalle norme di riferimento;
b) effettui la comunicazione ovvero esegua l'adempimento richiesto entro il
termine di presentazione della prima dichiarazione utile;
c) versi contestualmente l'importo pari alla misura minima della sanzione
stabilita dall'articolo 11, comma 1, del decreto legislativo 18 dicembre
1997, n. 471, secondo le modalità stabilite dall'articolo 17 del decreto
legislativo 9 luglio 1997, n. 241, e successive modificazioni, esclusa la
compensazione ivi prevista".
La relazione illustrativa al D.L. n. 16 del 2012, nell'individuare, a titolo
esemplificativo, alcune fattispecie alle quali l'istituto della remissione in bonis
risulta applicabile, ha espressamente richiamato l'omesso invio del Modello EAS.
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Tanto premesso, in ordine alle questioni sollevate, si formulano le seguenti
risposte.
1) Enti che non hanno inviato il Modello EAS
La circolare n. 38/E del 28 settembre 2012, recante i primi chiarimenti in
merito alla remissione in bonis, al paragrafo 1.3.1, ha precisato che per beneficiare
di tale istituto gli enti associativi in possesso dei requisiti sostanziali richiesti dalla
norma, che non hanno inviato il Modello EAS entro i termini previsti, possono fruire
comunque dei benefici fiscali ad essi riservati, inoltrando il suddetto modello entro il
termine di presentazione della prima dichiarazione utile (ossia, la prima
dichiarazione dei redditi il cui termine di presentazione scade successivamente al
termine previsto per effettuare la comunicazione) e versando contestualmente una
sanzione (pari a euro 258,00).
La stessa circolare n. 38, al successivo paragrafo 1.4., ha chiarito che l'istituto
in commento trova applicazione anche con riferimento alle irregolarità per le quali al
2 marzo 2012 (data di entrata in vigore del D.L. n. 16 del 2012) fosse scaduto il
termine di presentazione della prima dichiarazione utile, ma non fosse ancora
scaduto quello di presentazione della dichiarazione riguardante il periodo di imposta
nel quale l'adempimento è stato omesso (per i soggetti con il periodo d'imposta
coincidente con l'anno solare, tale termine era quello del 30 settembre 2012).
Tuttavia, la circolare n. 38 del 2012, al medesimo paragrafo 1.4, ha precisato
che, in considerazione dell'incertezza interpretativa in merito all'individuazione del
termine entro il quale sanare l'adempimento omesso nonché in attuazione dei
principi di tutela dell'affidamento e della buona fede, in sede di prima applicazione
della norma, il termine entro cui regolarizzare gli adempimenti omessi è quello del
31 dicembre 2012.
Pertanto, conformemente all'indirizzo interpretativo fornito con la citata
circolare n. 38, si conferma che gli enti che non abbiano ancora provveduto all'invio
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del Modello EAS possano adempiere all'onere della trasmissione di detto modello
entro il 31 dicembre 2012, versando contestualmente la sanzione pari a euro 258,00,
fermo restando il possesso dei requisiti previsti dal citato articolo 2, comma 1, del
D.L. n. 16 del 2012.
Si vedano gli esempi riportati nella seguente tabella, in cui sono illustrate,
con riferimento ad enti costituiti in epoche diverse, le scadenze per fruire della
remissione in bonis (mediante la presentazione del Modello EAS e il contestuale
versamento della sanzione prevista).
Tabella 1
Remissione in bonis
Caso
Data
costituzione
Scadenza presentazione
Modello EAS Presentazione
Modello EAS
Pagamento
sanzione
1 15/02/2006 31/03/2011 31/12/2012 31/12/2012
2 04/03/2011 03/05/2011 31/12/2012 31/12/2012
3 08/06/2012 07/08/2012 31/12/2012 31/12/2012
4 01/08/2012 30/09/2012 30/09/2013 30/09/2013
In relazione al caso n. 4, si fa presente che tale soluzione assume rilevanza
anche "a regime", nelle ipotesi in cui il sessantesimo giorno dalla data di
costituzione dell'ente coincida con il termine per la presentazione della
dichiarazione dei redditi, ovvero cada in data successiva. In tali casi, infatti, la
presentazione del Modello EAS mediante remissione in bonis potrà avvenire entro il
termine di presentazione della successiva dichiarazione dei redditi.
2) Enti che hanno inviato il Modello EAS oltre i termini
Relativamente al quesito sub 2), si fa presente che i soggetti che hanno
inviato il Modello EAS oltre i termini previsti e vogliano sanare la propria posizione
fruendo dell'istituto della remissione in bonis non sono tenuti a presentare
nuovamente detto modello di comunicazione – fatti salvi i casi di variazione dei dati
precedentemente comunicati (v. punto 3.3 del provvedimento 2 settembre 2009,
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citato) – ma, fermo restando il possesso dei requisiti previsti dal citato articolo 2,
comma 1, del D.L. n. 16 del 2012, devono versare unicamente la sanzione pari a
euro 258,00 entro i termini individuati, secondo i criteri precedentemente illustrati.
Si vedano gli esempi riportati nella seguente tabella, in cui sono illustrate, in
relazione ad enti costituiti in epoche diverse che hanno provveduto a presentare
tardivamente il Modello Eas, i relativi termini per fruire della remissione in bonis.
Tabella 2
Remissione in bonis
Caso
Data
costituzione
Scadenza presentazione
Modello EAS
Data presentazione
Modello EAS Presentazione
Modello EAS
Pagamento
sanzione
1 15/02/2006 31/03/2011 10/05/2011 31/12/2012
2 04/03/2011 03/05/2011 10/05/2011 31/12/2012
3 08/06/2012 07/08/2012 28/08/2012 31/12/2012
4 01/08/2012 30/09/2012 10/10/2012 30/09/2013
Da ultimo, si ricorda che, come precisato con la risoluzione n. 46/E dell'11
maggio 2012, il versamento della sanzione in parola va effettuato mediante Modello
F24 utilizzando il codice tributo 8114. Il codice tributo è esposto nella sezione
"Erario" del Modello F24, esclusivamente in corrispondenza delle somme indicate
nella colonna "Importi a debito versati" con indicazione nel campo "Anno di
riferimento" dell'anno per cui si effettua il versamento nel formato "AAAA" (ad
esempio, nel caso n. 2, andrà indicato "2011").
* * *
Le Direzioni regionali vigileranno affinché i principi enunciati e le istruzioni
fornite con la presente risoluzione vengano puntualmente osservati dalle Direzioni
provinciali e dagli Uffici dipendenti.
IL DIRETTORE CENTRALE

 
 
 

IMU e Enti non Commerciali. Il Forum chiede che si faccia chiarezza e non si penalizzi il non profit – Dichiarazione del Portavoce del Forum del Terzo Settore, Andrea Olivero, di Anna Monterubbianesi

Autore: Anna Monterubbianesi

Roma 13 novembre 2012
Torna con impeto, sulle prime pagine dei giornali, il tema dell'IMU e della sua applicazione o meno "alla Chiesa" in una maniera che rischia, tuttavia, di essere semplicistica e di far passare una comunicazione parziale, se non errata.
 
In effetti la materia riguarda l'IMU e la sua applicazione o meno agli enti non commerciali. Fra essi vi è certamente "la Chiesa", o meglio le tante attività che vengono svolte da organizzazioni religiose, un sottoinsieme del più vasto mondo composto da  decine di migliaia di associazioni non profit. Affrontare il tema in modo approssimativo mette a rischio molte attività che vanno, ad esempio,  dalle mense ai dormitori, dall'assistenza ai disabili alla cura degli anziani, dalla protezione civile alla difesa del patrimonio culturale.
 
Va da se che le attività commerciali debbano essere assoggettate all'IMU, ma i locali dove vengono svolte attività non commerciali da soggetti non profit (che siano di loro proprietà o affidate in uso ad altri soggetti non profit), dovrebbero, per la meritorietà delle attività svolte, essere preservate dall'IMU e poter continuare a essere vera risorsa a beneficio del Paese. Al contrario, verrebbero penalizzate e messe a rischio le tante attività che molte associazioni garantiscono, senza che si abbia gettito né, soprattutto, servizi per le persone spesso le più fragili.
 
______________________________________
Ufficio Stampa Forum Nazionale Terzo Settore
Anna Monterubbianesi
Piazza Mattei 10 – 00186  ROMA
tel. 06 68892460  fax 06 6896522
stampa@forumterzosettore.it
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Il Forum del Terzo Settore: il welfare diventi una priorità per il Governo, di Anna Monterubbianesi

Autore: Anna Monterubbianesi

Roma 07 novembre 2012 – Si sta delineando, in questa settimana, la nuova versione della 'Legge di Stabilità 2013'. Il Forum del terzo Settore, che nelle scorse settimane ha posto l'attenzione sulle gravissime ripercussioni sociali di alcuni provvedimenti contenuti nel DDL, ribadisce con forza che le istanze sollevate vengano accolte nel testo definitivo al varo del Parlamento.
"Abbiamo riscontrato alcuni significativi passi avanti, effetto delle iniziative di protesta e delle proposte portate nelle audizioni con le Commissioni e con i gruppi parlamentari – dichiara il Portavoce del Forum, Andrea Olivero – ma non sono sufficienti. E' necessario ora vigilare affinché le tante richieste che ancora non hanno ricevuto una risposta vengano tradotte nel nuovo testo e infine approvate. Si tratta di temi sostanziali per il terzo settore, che riguardano moltissimi cittadini, e che devono diventare una priorità anche per il Governo. Basti pensare al fondo di 900 milioni di euro da destinare alle politiche sociali, che da un lato sembra essere stato ripristinato, dall'altro non è ancora ben chiaro come questi fondi saranno articolati, lasciando aperti, allo stato attuale, troppi punti interrogativi su quello che sarà il nuovo testo di legge." 
Ci sono alcuni temi prioritari che il Forum ha già sottoposto all'attenzione del Governo, e che ad oggi sembrano essere stati stralciati, ma sui quali è necessario tenere alta l'attenzione: dall'ulteriore drastico taglio dei fondi nazionali per le politiche sociali, all'effetto combinato dell'aumento di un punto dell'IVA e diminuzione di un punto dell'IRPEF per  le fasce di reddito più basso, all' aumento dell'Iva di 6 punti percentuali sulle prestazioni socio-sanitarie ed educative delle cooperative sociali, accompagnato da un taglio lineare del 10% per cento dei contratti in essere nel settore sanitario. Ancora, il provvedimento che fissa un tetto di 3 mila euro alle detrazioni e la soglia minima di 250 euro per le spese deducibili e detraibili, con effetti retroattivi dal 1 gennaio 2012, provvedimento che avrebbe l'effetto di disincentivare le donazioni per il terzo settore, in un momento in cui ce ne è maggiormente bisogno.
"Ribadiamo ancora una volta – prosegue Olivero – che è necessario non contrapporre il welfare al risanamento economico, ma rilanciare e ripensare il welfare come un importante motore di sviluppo per il nostro Paese. Questo significa introdurre provvedimenti più equi e che tutelino le fasce di popolazione più marginali. Ci auguriamo che Governo e Parlamento siano in grado di trovare soluzioni soddisfacenti e che non ci riservino altre spiacevoli sorprese."
Anna Monterubbianesi
 

LEGGE DI STABILITA’: NUOVO PESANTE ATTACCO AL TERZO SETTORE, Redazionale

Autore: Redazionale

COMUNICATO STAMPA DEL FORUM TERZO SETTORE
 
Roma 15 ottobre 2012
"Dalle prime anticipazioni, il nuovo provvedimento del Governo, che muove dall'esigenza di pareggiare le finanze pubbliche, rappresenta un ulteriore e insensato attacco a tutto il terzo settore con ricadute gravissime per  la vita dei cittadini più deboli." Così Andrea Olivero, portavoce del Forum del Terzo Settore, fortemente preoccupato per le misure contenute nella bozza del testo di Legge di Stabilità 2013.
Tre in particolare gli aspetti preoccupanti – secondo il Forum – che avranno pesantissime ricadute sul non profit italiano: l'aumento dell'Iva per le cooperative sociali che passa dal 4% al 10%, la riduzione delle  detrazioni fiscali e la tassazione delle indennità risarcitorie.
Aumentare l'Iva di 6 punti percentuali sulle cooperative di tipo "A", quelle che si occupano di infanzia, anziani, assistenza domiciliari, disabilità, tossicodipendenza, significa impedire la prosecuzione delle loro attività e minare profondamente il welfare della sussidiarietà, quello che coinvolge le organizzazioni del  privato sociale anche nella realizzazione dei servizi essenziali che le istituzioni pubbliche non sono più in grado di erogare. A fronte di un gettito finanziario di entità assai modesta, il provvedimento porterà ad una ulteriore riduzione dei servizi sociali, costi più elevati, meno posti di lavoro e una crescita del sommerso.
L'abbassamento del tetto massimo per le detrazioni a 3.000 euro all'anno a partire da subito, e quindi con  effetti retroattivi già dal 1 gennaio 2012, da un lato rompe il patto di fiducia tra Stato e cittadini, dall'altro riduce l'entità della riduzione dell'Irpef.
Sale inoltre da 129 a 250 euro la franchigia per le erogazioni liberali a favore delle Onlus con l'effetto di disincentivare le donazioni proprio in un momento in cui ce ne sarebbe maggiore bisogno, proprio per finanziare le attività sociali così colpite dai provvedimenti governativi. La stragrande maggioranza delle donazioni nel nostro paese sono infatti di entità modesta, al di sotto della nuova soglia della franchigia.
Gravissima anche la misura secondo la quale tutte le indennità risarcitorie, assegni di invalidità, indennità di accompagnamento, etc. diventerebbero imponibili ai fini IRPEF per chi ha redditi che superano i 15mila euro. Una situazione paradossale che vedrebbe lo Stato concedere un aiuto, per poi tassarlo.
"Ci troviamo di fronte  – conclude il Portavoce – ad una iniziativa che colpisce ancora una volta le fasce più deboli di cittadini e tutte le attività sociali in spregio al principio di equità più volte proclamato. Di fronte alla numerose manovre finanziarie che si sono succedute ci siamo più volti domandati qual è l'obiettivo di questo Governo. Abbiamo ascoltato alla Conferenza del Volontariato de L'Aquila, il Ministro Fornero sull'importanza delle attività di volontariato nella crisi del nostro sistema di welfare: i provvedimenti varati ieri sembrano andare nella direzione diametralmente opposta. Dobbiamo prendere atto che si vuole demolire quel poco che rimane del nostro welfare e stroncare le organizzazioni sociali  che tanto stanno facendo per il Paese? Chiediamo al Governo di fare retromarcia."