Ciclopedalata Roma Olimpia Atene, di Andrea Perugini

La Ciclopedalata Roma – Olimpia – Atene organizzata dall’Associazione Pedalando nella Storia – Maurice Garin, si è conclusa nel migliore dei modi con grande soddisfazione dei trentuno partecipanti . Anche quest’anno la presenza di atleti non vedenti nel gruppo (Cinzia Coluzzi e Maria Teresa Pagliaroli sui tandem con le rispettive guide e Filippo Innocenti nello staff degli accompagnatori) è stato un grande esempio di vita e un importante stimolo per tutti i partecipanti. Di seguito un resoconto della manifestazione

16 aprile 2016 (Roma – Formia 153 km)
Alle 10.00 presso lo Stadio dei Marmi – Pietro Mennea al Foro Italico inizia la cerimonia di partenza della “Ciclopedalata Roma Olimpia Atene”.
Oltre a numerosi amici e parenti dei 31 partecipanti sono presenti Otello Donati, presidente della sezione di Roma dell’Associazione Nazionale Atleti Olimpici e Azzurri d’Italia con alcuni grandi campioni del passato tra cui  Daniele Masala, (Pentathlon Moderno); Salvatore Gionta, (pallanuoto); Piero Italiani, (tuffi); Franco Fava, (atletica leggera); Bruno Calvia, (canottaggio).
Dopo i saluti di rito, un rapido ristoro a buffet e gli scambi di doni tra gli organizzatori e gli ospiti, alle 11.30 si parte.
I primi chilometri si sviluppano lungo la pista ciclabile sull’argine del Tevere e, a seguire, sulla via Appia Antica prima di trasferirsi sulla trafficatissima Appia Nuova.
Le due soste previste si effettuano regolarmente a Cisterna di Latina e a Terracina.
Alle 18.30 il gruppo fa il suo ingresso sulla pista di atletica del Centro di Preparazione Olimpica di Formia, concludendo questa prima giornata.
17 aprile 2016 (Formia – Lago Laceno 198 km)
Partenza alle 7.30 lungo la via Appia fino al primo ristoro a Capua (65 km).
Verso mezzogiorno, sotto un sole implacabile, il gruppo arriva compatto a Ponte per un ottimo e abbondante pranzo nel “Café Noir”.
Superata Benevento iniziano le salite ed il gruppo progressivamente si sfalda. Un ultimo ricompattamento viene effettuato all’ultimo ristoro a 35 chilometri dall’arrivo dopodiché ognuno deve contare solo sulle proprie forze per affrontare gli ultimi impegnativissimi chilometri fino a Lago Laceno, sede di tappa.
La luculliana cena presso l’hotel “La Locanda degli Hirpini” ripaga abbondantemente i ciclisti delle fatiche odierne.

18 aprile 2016 (Lago Laceno – Matera 208 km)
È la tappa più lunga ed impegnativa della manifestazione: 208 km con 3.300 metri di dislivello fino a Matera.
Dopo 5 chilometri si raggiunge la “Cima Coppi” della ciclopedalata (1.248 m slm). Segue una lunga discesa nel bosco che ci riporta sulla via Appia/Ofantina.
Al termine della seconda salita di giornata (km 50) è posto il primo ristoro presso un bel fontanile mentre il secondo si trova dopo ulteriori 50 km al termine della terza ascesa, poco prima di Potenza.
Superato il capoluogo lucano il gruppo prosegue lungo la via Appia fino al bivio per Grassano dove è posto l’ultimo ristoro. Gli ultimi 35 km scorrono via veloci, grazie ad una generosa brezza, fino a Matera, l’affascinante città dei “sassi”.

19 aprile 2016 (Matera – Bari 130 km)
La tappa odierna è corta (130 km) ma si parte comunque alle 7.30 per non rischiare di perdere il traghetto a Bari.
Le montagne appenniniche sono finite e il paesaggio è dominato dagli oliveti e dall’infinità di muretti a secco che caratterizzano la Puglia.
Il primo ristoro è posto ad Alberobello dove i ciclisti, una volta rifocillati, visitano il Trullo Sovrano, l’unico a due piani.
A Conversano il vice presidente dell’Audax Randonneur Italia, Carlo Sulas, ha allestito un ottimo pranzo a base di orecchiette pugliesi ed altre prelibatezze presso il negozio di bici Cyclon Store.
Si riparte ben rifocillati da Conversano e, poco dopo, si avvista l’Adriatico. Gli ultimi chilometri scorrono via rapidi sul lungomare fino all’ingresso del porto di Bari.
Espletate le operazioni di imbarco, alle 19.30 la nave salpa verso la Grecia. Domani sera saremo ad Olimpia.
20 aprile 2016 (Patrasso – Bari 111 km)
Si sbarca a Patrasso, ben riposati, alle 12.30 e, dopo un pranzo a buffet nell’unico punto all’ombra dell’area portuale, si inizia a pedalare sulle strade greche dapprima sul lungomare e poi su una strada a scorrimento veloce poco trafficata e con una piacevole brezza alle spalle.
Alle 17.30 si arriva, non senza emozione, ad Olimpia.
La cittadina è letteralmente invasa da atleti, delegazioni dei vari comitati olimpici nazionali e da tantissimi turisti in attesa dell’accensione della fiaccola olimpica fissata per le dodici di domani.
21 aprile 2016 (Olimpia – Levidi 100 km)
È il gran giorno! A mezzogiorno, nell’antico stadio di Olimpia, inizierà la cerimonia di accensione della torcia olimpica.
Con largo anticipo ci sistemiamo, sotto un sole implacabile, sulle tribune d’erba dello stadio destinate al pubblico. Il colpo d’occhio è emozionante. Sull’altro lato dello stadio sono disposti centinaia di ragazzi con le bandiere di tutte le nazioni aderenti al CIO mentre all’interno della pista si trovano le delegazioni ufficiali invitate alla cerimonia.
Alle 12.00 in punto, dopo l’alzabandiera, iniziano i discorsi del presidente del CIO, Thomas Bach, e dei presidenti dei comitati olimpici brasiliano e greco. Segue una suggestiva coreografia ispirata ai riti sacri in onore di Zeus, a cui erano dedicati i Giochi Olimpici, che culmina con l’ingresso nella stadio di una sacerdotessa in costume d’epoca portatrice del sacro fuoco di Olimpia.
La sacerdotessa accende la torcia del primo tedoforo che da il via alla lunga staffetta che si concluderà il 5 agosto nello stadio Olimpico di Rio de Janeiro sede dei XXXI Giochi Olimpici dell’era moderna.
Finita la cerimonia pranziamo in hotel e alle 14.45 partiamo alla volta di Levidi: 100 km con 2.000 metri di dislivello.
La strada, pressoché deserta, sale progressivamente attraversando piccoli paesini con paesaggi che ricordano le nostre Alpi. Poco dopo il primo ristoro, 45° km, il furgone con tutti i bagagli e le vettovaglie inizia ad avere problemi meccanici con repentini cali di potenza che ne ritardano di molto l’arrivo nel bellissimo hotel di Levidi dove molti ciclisti attendono pazientemente le valigie per potersi cambiare.

22 aprile 2016 (Levidi – Atene 185 km)
Partenza da Levidi alle 7.45 con una temperatura assai prossima allo zero. La discesa iniziale crea ulteriori problemi ai ciclisti. Per fortuna dopo una decina di chilometri si inizia a salire per l’ultima asperità della ciclopedalata e così ci si scalda un po’.
Il clima in corsa è festoso e rilassato e si giunge rapidamente al ristoro di Nemea dove alcuni, approfittando della sosta, visitano lo stadio assai ben conservato.
Oramai siamo giunti in pianura e iniziamo ad attraversare centri abitati sempre più grandi e trafficati fino a Corinto dove, subito dopo il ponte sull’istmo, è allestito il secondo ristoro di giornata. Ad attenderci c’è anche il furgone riparato in una locale officina.
Gli ultimi ottanta chilometri verso Atene corrono lungo la costa con bellissime vedute sul mare e sulle numerose isole.
L’ultima sosta si effettua presso il monastero di Dafni, alla periferia di Atene. I ciclisti procedono, quindi, nel traffico verso l’arrivo.
Alle 17.30, con il capitano Nunziato in testa, facciamo l’ingresso trionfale sulla pista nera dello stadio Panathenaico che nel 1896 vide la rinascita dei giochi olimpici e nel 2004 il trionfo di Stefano Baldini nella maratona olimpica.
Al termine della solita infinità di foto con tutti gli sfondi possibili ed immaginabili c’è un breve scambio di doni con una funzionaria dell’HOC (Hellenic Olympic Committee) che dona a ciascun partecipante un interessante libro sullo stadio Panathenaico.
Con un ultimo sforzo carichiamo le biciclette sul furgone e poi andiamo in hotel per il meritato riposo ed un’indimenticabile cena sul roof garden con vista sull’Acropoli illuminata.
Il dopo cena è dedicato ai bilanci finali, alla consegna dei diplomi e alla presentazione della ciclopedalata del 2017 che si svilupperà da Roma a Berlino passando per Wittenberg, in Sassonia, ove il 31 ottobre 1517 il monaco agostiniano Martin Lutero affisse sulla porta della cattedrale le celebri 95 tesi contro la vendita delle indulgenze dando, di fatto, l’avvio alla Riforma Protestante.

Andrea Perugini

stadio dei marmi - alcuni partecipanti alla ciclopedalata

stadio dei marmi – i partecipanti alla ciclopedalata

SENTIRE L’ARTE: Itinerario Petre e Mare, di Francesco Piccolo

Autore: Francesco Piccolo

“Assorbito nella contemplazione della bellezza sublime, la vedevo da vicino, la toccavo per così dire. Ero giunto a quel livello di emozione, dove si incontrano le sensazioni celesti date dalle arti ed i sentimenti appassionati. Uscendo da Santa Croce, ebbi un tuffo al cuore, la vita per me si era inaridita, camminavo temendo di cadere”(Stendhal, “Roma, Napoli, Firenze. Viaggio in Italia da Milano a Reggio Calabria”)

Sebbene non totalizzante come per Stendhal, anche la nostra fruizione dell’Arte si configura come esperienza che sedimenta a lungo in noi stessi e di conseguenza, ci modifica.
Infatti, al ritorno da un viaggio particolarmente coinvolgente, ci si sente cambiati poiché, quando si è visto il mondo, non lo si può più ignorare.
Siamo certi però, che sia necessario “vedere”?

Il vasto quadro legislativo e normativo asserisce che una persona con disabilità, ipovedente nello specifico, ha il diritto di fare turismo; tuttavia è prassi consolidata delimitare piuttosto marcatamente e strettamente l’ambito del tour. Infatti, se da un lato le specifiche disposizioni rendono accessibili alcuni ambienti, ciò che spesso viene a mancare è la possibilità di esperire non la singola opera o monumento, ma l’intero contesto culturale entro cui l’opera d’arte si inserisce.

L’obiettivo che ci si propone con il progetto Sentire l’Arte è offrire strumenti utili a chi voglia organizzare itinerari turistici che restituiscano a non vedenti ed ipovedenti un’idea olistica dei luoghi visitati superando, ove possibile, anche l’assenza dei tradizionali ausili (mappe a rilievo, segnali e piste tattili).

Con profonda umiltà ma altrettanta determinazione, si è scelto di preparare un itinerario di prova nella città di Gallipoli. Le guide sapevano di non dovere raccontare e descrivere l’Arte, ma farla esperire. Del tutto consapevoli che, ponendosi tra la Città e il Turista, operavano come filtro ed amplificatore esse hanno scelto di preferire alla neutralità, qualità sacrificabile in un contesto artistico, l’autenticità del loro coinvolgimento, qualità apprezzabile sia nell’opera che nella esperienza che di questa viene fatta.
Il primo passo è stato interrogarsi sulla matrice culturale della città di Gallipoli, per poi redigere un identikit che andasse dai luoghi, ai sapori, ai suoni, ai profumi specifici di questa terra. Delineato il percorso/esperienza da offrire si è affrontata la sfida più ardua: attuarlo. La competenza implementata è stata quella creativa.
Ogni singola attività è stata testata su volontari. Ultimato l’itinerario lo si è ulteriormente testato su un gruppo di altri 10 partecipanti volontari, vedenti ed ipovedenti. Ai vedenti è stato chiesto di indossare occhialini oscuranti a schermo totale. Accompagnato da due guide abilitate il gruppo si è mosso dalla zona portuale, luogo di incontro, e attraversando il vecchio mercato del pesce ha raggiunto il fossato del Castello angioino. Qui il primo contatto con la pietra. Il tema del percorso infatti è sintetizzato dal titolo stesso: “petre e mare”.
La perla dello Jonio è una piccola isola di pietra calcarea erosa dal mare e dal vento. Questa è l’aspetto che si è scelto di vivere. Introducendo la storia del luogo e il tipo di percorso si è data una padella con coperchio. La forma tonda richiama le mura cittadine, il pomo del coperchio allude alla struttura bizantina del borgo dove sul punto più alto c’è il tempio. Il manico è il ponte che collega alla terra ferma.
Dal fossato del castello si è giunti ai suoi portali, a ridosso del mercato coperto di fine ‘800. Un tempo cuore pulsante della città; ora è il suo salotto e centro di promozione culturale. Qui il primo incontro con i sapori locali e l’artigianato. Le guide hanno utilizzato il dialetto per interagire con i pescatori, gli artigiani, i ristoratori, per rendere gli ospiti partecipi dei suoni della città. Procedendo per la via principale, è stato dato un avviso quando si passava affianco alle mura della Cattedrale e dell’Episcopio. Il tempo trascorso per giungere dal fondo alla facciata già restituisce un’idea delle dimensioni.
La visita in Basilica ha riservato le sorprese maggiori.
Grazie all’ausilio di un’applicazione gratuita per smartphone ed iphone sono stati consegnati file multimediali ai singoli partecipanti:
– ci si è trovati testimoni del rito greco ortodosso come il fonte battesimale in marmo e legno attesta;
– catapultati nel chiostro delle Clarisse mentre si canta alla Martire Agata, come commento al quadro posto sull’altare del braccio sinistro del transetto;
– trasportati da Scarlatti tra le nuvole di un dipinto di 100 mq di cui si è calcato il perimetro e drammatizzato il contenuto.
Dal punto di vista tattile un triangolo ha reso lo schema prospettico dei quadri del Coppola, un ostensorio ha suggerito la composizione pittorica del San Sebastiano del Malinconico, il pizzo macramè ha restituito la ricchezza esasperata del Barocco leccese e un filato di pasta spiegato l’andamento di una colonna salomonica.
Le pietre, il carparo e la leccese bianca, esplorate in blocchi grezzi e lavorati.
L’olfatto ha commentato l’altare maggiore in marmo policromo e racchiuso in una nota salmastra l’imponenza dell’intero complesso architettonico.
La percezione posturale ha chiuso questo momento richiamando alla mente che, uscendo da quel luogo, ci si poneva in una nicchia proprio come i santi sulla facciata.
Dal punto più alto del percorso, per altra via, attraversando il resto della città, si è raggiunto il luogo dove pietra e mare si incontrano: la spiaggetta della Purità.
Complice il sole del pomeriggio che dona tutto il suo calore prima di sparire tra le onde, i partecipanti hanno potuto toccare ciò che resta della “petra” di cui Gallipoli è fatta: sabbia finissima. Un canto popolare ha calato il sipario su questo racconto di una città fatta di vento, di pietra e di mare; tra il fragore delle onde, col sole in fronte, protetti dalle mura e dai bastioni alle spalle.

I commenti e le valutazioni raccolte al termine del percorso tramite questionario sono incoraggianti. Alla domanda “l’itinerario proposto le ha descritto, anche a grandi linee, l’identità dei luoghi visitati?” tutti hanno detto “sì” motivando la scelta e apprezzando il ricorso alle tecniche d’impatto e ai contenuti multimediali. Alla richiesta “ dal punto di vista emotivo come ha trovato questa esperienza?” è stato risposto: mistica; coinvolgente; affascinante; insolita; trasportata in altra dimensione; intensa; rilassante; piacevole; sensoriale; molto forte; emozionante; bella.
Siamo molto soddisfatti di questo risultato e tuttavia consapevoli del lavoro che ha richiesto.
Nondimeno si rafforza in noi la convinzione che percorrendo le differenti vie sensoriali si possa giungere a quella percezione sincretica del singolo manufatto e dell’ambiente prossimo ed esteso entro cui esso si inserisce. Tuttavia senza una traccia emozionale tale vissuto non troverebbe duratura collocazione nella memoria, e di conseguenza l’esperienza dell’opera d’arte, dello specifico monumento, dell’intero itinerario andrebbe fallito. Da qui l’attenzione sull’aspetto essenziale del vissuto esplorativo/turistico: il dato emotivo.
Sebbene non sia l’estraniamento stendhaliano quello che si cerca nondimeno esso rappresenta la deriva di un sano ed emozionante stupore che rende possibile il passaggio dall’accessibilità, garantita dalle norme e dalle infrastrutture, alla reale fruizione dell’opera d’arte e quindi all’esperienza estetica.

Francesco Piccolo

Psicologo, ideatore responsabile del progetto Sentire l’Arte

 

“A” di Antonio Petrianni 28 maggio ore 18.30

Aus + Galerie
presenta
inaugurazione 28 maggio ore 18.30
ingresso libero
“La ricerca di ciò che abbiamo perduto riparte…”
“Il ricordo diventa morte e si rigenera come rimembranza del cieco.”
L’artista
Antonio Petrianni nasce a Latina nel 1975. Ha frequentato l’accademia di belle arti di Roma. Gli artisti che più hanno inciso sul suo percorso sono Antonin Artaud e Samuel Beckett nel teatro, e il dadaismo come avanguardia. La sua scelta professionale è stata dettata dall’amore per l’immagine. Oggi è un video editor affermato, scompone e ricompone immagini. Il suo percorso artistico si sviluppa proprio intorno a questa grande passione, l’ immagine.
L’immagine in tutte le sue forme.
Dedizione, cura, ricerca costante. Creare storie. Distruggerle e ricrearle, nuove o solo diverse. Ispezionare, comprendere l’immagine ed accettare i suoi suggerimenti.
Nascono da qui i lavori di videoart e cinema sperimentale, esposti presso le gallerie d’arte Macro Future, Romberg, Raccolta Manzù, Museo Duilio Cambellotti, Antiquarium Civico del Procoio.
Oggi lo vediamo esporre un progetto che si distingue da tutti gli altri, per mezzi e per spunto creativo. “A” ha cominciato a prendere forma nel 2014. Un libro in braille, dove l’immagine è dichiaratamente una geometria, un punto, un elemento estraneo a nessuno.
Il progetto artistico “A”
In principio la percezione viene deviata dalle leggi geometriche.
L’abitudine si tramuta in metodo e il pregiudizio prende il sopravvento.
Non siamo più in grado di “vedere” ma solo guardare, analizzare, risolvere.
Inizia la scomposizione dello spazio fino al punto geometrico.
Il progetto nasce dalla necessità di recuperare uno spazio sentimentale ormai calloso.
La ricerca di ciò che abbiamo perduto riparte quindi da qualcosa di irrazionale e incalcolabile.
Verso il passato il punto diventa elemento base del Braille (oltre che della geometria), riponendo le speranze in una lettura scevra dalla vista. Le fotografie sono punti confusi dove il problema non è più creare le immagini e men che meno interpretarle, ma accettarle. Per il non vedente le figure diventano porzioni ruvide di silenzio, tra le immagini mentali dei testi. Il ricordo perduto diventa morte e si rigenera come rimembranza del cieco.
Nel futuro la più piccola frazione temporale, incalcolabile, diventa mezzo di ricerca sentimentale e di riabilitazione alla capacità di “vedere”.
ufficio stampa: Beatrice D’Errico
mob.+ 39 349.7870254
beatrice.derrico@yahoo.it
Aus + Galerie
via Satrico 6, Latina
ingresso libero
inaugurazione il 28 maggio ore 18.30
su prenotazione dal 29 maggio al 26 giugno
per prenotazioni ausgalerie@gmail.com
mob. (+39) 338.27.09.409

BXC: La pioggia protagonista a Firenze!

Si è svolto parzialmente, questa domenica a Firenze 15 maggio, il secondo turno dell’Intergirone del XX Campionato Italiano di Baseball per Ciechi.
In mattinata la Fiorentina BXC ha vinto 8 a 3 contro i Thunder’s Five Milano.
La pioggia non ha permesso lo svolgimento degli altri due incontri, Thunder’s Five Milano – Roma Allblinds e Lampi Milano – Fiorentina BXC, che verranno recuperate prossimamente.
Classifiche
Girone Ovest
1. Lampi Milano punti 8 (4-0-3) – media 571
2. I Patrini Malnate 9 (4-1-3) – 563
3. Thunder’s Five Milano 6 (3-0-3) – 500
4. Tigers Cagliari 2 (1-0-3) – 250
Girone Est
1. Fiorentina BXC punti 15 (6-1-0) – media 938
2. BolognaWSCvinta 6 (2-2-4) – 375
3. Blue Fire Cus Brescia 4 (2-0-4) – 333
4. Allblinds Roma 2 (1-0-4) – 200

Fispic, i giovani al centro del progetto

Il primo stage era avvenuto cinque mesi. Da allora i ragazzi dell’Under 22 di Goalball hanno compiuto enormi progressi nella pratica di questo sport. Era il mese di dicembre quando a Bologna si tenne il raduno promozionale (primo in assoluto riservato solo ai giovani) che ha portato alla costituzione della Nazionale italiana Under 22. In Emilia sette ragazzi si allenarono per due giorni agli ordini di Francesco Gaddari, Responsabile Tecnico Nazionale Goalball, e del Preparatore Atletico Dario Merelli. Da quel giorno i ragazzi dell’Under 22 hanno lavorato per migliorarsi e lo scorso week end hanno esordito nel campionato italiano. Non sono riusciti a vincere le prime partite, ma c’è grande ottimismo in ottica futura. La costituzione della nazionale giovanile, oltre a rappresentare una grande opportunità di socializzazione, è un effetto concreto (e positivo) delle misure approvate lo scorso novembre dal Consiglio Federale per diffondere la pratica sportiva. La Fispic pone i ragazzi al centro del progetto. Attraverso il ringiovanimento delle nazionali si sta dando nuova linfa alle società. Dopo il Goalball, è stata la volta del Calcio a 5 B1 Under 22 con il primo raduno promozionale, al quale hanno partecipato cinque giovani atleti che ora si stanno inserendo nella Nazionale maggiore. A breve toccherà anche alle altre discipline: la Fispic punta sui giovani pensando al futuro.

Roma, 12 maggio 2016

Ufficio Stampa
F.I.S.P.I.C. Federazione Italiana Sport Paralimpici per Ipovedenti e Ciechi
Via Flaminia Nuova n. 830 – 00191 Roma – ITALIA
Giovanni Tontodonati
Tel : + 39 393.4423474
fax: +39  06 87973177
sito web: http://www.fispic.it
seguici anche su Facebook sulla pagina ufficiale Fispic
La FISPIC è la Federazione Sportiva Paralimpica cui il CIP, Comitato Italiano Paralimpico, ha demandato la gestione, l’organizzazione e lo sviluppo dell’attività sportiva per ipovedenti e ciechi. La FISPIC raggruppa le discipline del goalball, del torball, del calcio a 5 B1 e B2/3, dello judo e dello showdown.

Una data da ricordare, di Luciano Paschetta

Autore: Luciano Paschetta

L’11 maggio 1976 il Parlamento “restituiva” ai ragazzi con disabilità visiva il diritto all’inclusione nella scuola di tutti, un diritto che gli era stato loro “scippato” da due leggi: quella che nel 1952 statizzava le scuole elementari per ciechi e quella che nel 1962 istituiva la scuola media unica. La prima prevedendo che i ciechi dovevano assolvere all’obbligo scolastico nelle apposite scuole speciali, impediva, contrariamente a quanto previsto dalla riforma Gentile, che essi potessero frequentare, a partire dalla quarta elementare, le scuole comuni. La seconda, estendendo l’obbligo fino a 14 anni, li costringeva a frequentare anche le nuove scuole medie speciali, nate dalla trasformazione delle precedenti scuole speciali di avviamento professionale.
Questo rende evidente come la frequenza degli alunni con disabilità visiva nelle scuole speciali fino al termine dell’obbligo scolastico, non sia stato il frutto di una riflessione tiflopedagogica, ma sia stata piuttosto motivata dalla necessità di salvaguardare strutture e interessi diversi.
A questa situazione si ribellarono, a partire dai primi anni ’70, alcuni genitori Spezzini, seguiti da altri (Torinesi, Bergamaschi e Veneti e via via, di altre regioni), che, seppure non sempre appoggiati dalle locali sedi dell’U.I.C.I., ottennero che i loro figli fossero accettati nelle scuole comuni per l’assolvimento dell’obbligo. Nasceva così, all’interno dell’Unione, quel movimento che avrebbe lottato per ottenere di nuovo il riconoscimento del diritto all’inclusione scolastica degli alunni con disabilità visiva, quel diritto che Augusto Romagnoli nel 1925 aveva voluto per loro a partire dalla quarta elementare e che leggi motivate più dalla salvaguardia delle istituzioni che dalle ragioni pedagogiche avevano loro sottratto. La legge 360, promossa da una parlamentare Bergamasca, che prima come assessore all’istruzione di quella provincia aveva avuto modo di verificare l’efficacia dell’inclusione scolastica per i ragazzi con problemi di vista, fece giustizia dello scippo, restituendo loro il diritto alla frequenza nella scuola di tutti, precedendo di un anno quella che sarà la legge che sancirà il diritto all’inclusione nella scuola dell’obbligo per tutti i disabili.
Purtroppo, il modo con cui, a partire da questo momento, verrà realizzato il modello di inclusione, non terrà conto di uno dei due “pilastri” sui quali la 517 fondava il processo di integrazione: lo sviluppo di un “contesto inclusivo”, ma si limiterà a fare affidamento unicamente sul docente di sostegno e ciò favorirà il progressivo disimpegno degli insegnanti titolari e l’ampliarsi della “delega” del disabile al sostegno. Inoltre, anche in considerazione della modesta percentuale di disabili visivi (meno del 2%) sul totale degli alunni disabili, il modello di inclusione e la formazione dei docenti, focalizzandosi sulla disabilità intellettiva, terranno sempre meno in conto le specificità della minorazione visiva. Questi i principali punti di debolezza di un modello di inclusione, che, per quanto riguarda l’istruzione dei disabili visivi, ha sicuramente la necessità di essere rivisto.
Tuttavia questo non giustifica certo le “nostalgie” di chi evoca un ritorno alle scuole speciali: l’inclusione dei disabili nella scuola di tutti è un principio della cui validità tutti sono convinti, tanto che il nostro sistema inclusivo è all’attenzione delle agenzie formative di tutta l’Europa, e non solo, e sempre più nazioni stanno aprendo i loro sistemi scolastici all’inclusione dei disabili.
Per quanto riguarda i ciechi poi, come abbiamo visto, non si tratta che di tornare ai principi del fondatore della tiflologia che sostenne, sin da principio e nonostante si fosse in un contesto socioculturale in cui l’analfabetismo era ancora molto diffuso, che i nostri ragazzi potevano frequentare le normali scuole sin dalla quarta elementare (ovviamente senza docente di sostegno).
Quarant’anni di integrazione scolastica ci hanno insegnato che per una reale inclusione questo modello che è passato a fornire agli alunni con disabilità visiva da meno di 13 ore medie settimanali dei primi anni 90, le attuali 25 ore medie settimanali di sostegno (tra scuola e a casa), non è servito a migliorarne il processo di inclusione, né serve pretendere per loro il rapporto uno a uno: è dimostrato che non è l’aumento delle ore di sostegno ad elevare il livello qualitativo dell’inclusione. Ciò che serve è un “contesto inclusivo” in grado di mettere i ragazzi nelle condizioni di seguire autonomamente le lezioni, un contesto capace di offrire, attraverso una “rete organizzata” tra territorio e scuola, servizi di formazione e sostegno specializzati e di qualità che rendano i docenti titolari “capaci” all’insegnamento dei ragazzi con disabilità, fornendo loro gli strumenti perché essi riescano ad interagire positivamente con lui. Un contesto in cui vi sia chi sappia: comprendere gli aspetti critici dello sviluppo psicomotorio in assenza della vista e suggerire come si faccia a superarli con successo; chiarire gli aspetti specifici della percezione della realtà in mancanza della vista; valutare la funzionalità del residuo visivo in relazione al lavoro didattico e/o professionale; insegnare come si educa un minorato della vista alla “lettura” delle rappresentazioni grafiche bidimensionali (grafici, piantine toponomastiche e cartine, disegni in rilievo, ecc.); indicare quando è indispensabile l’insegnamento del metodo Braille, piuttosto che quali siano i sussidi per gli ipovedenti per rendere autonomo il bambino con disabilità visiva nella letto-scrittura; illustrare quali siano gli accorgimenti ed i sussidi per rendere efficace la didattica in presenza di un cieco assoluto e/o di un ipovedente grave; insegnare l’uso del PC con le periferiche assistive (screen reader, display Braille, sofware ingrandenti, ecc.); individuare i giochi idonei al bambino con gravi problemi di vista; indicare quali siano le opportunità di accesso all’informazione (quotidiani e riviste on line accessibili, biblioteche digitali, audiolibri, ecc.); suggerire come si “adatta” un testo di scuola primaria o un testo letterario o scientifico affinché il privo della vista o l’ipovedente lo possano utilizzare appieno; far capire come insegnare la musica a chi non riesce a leggere lo spartito; spiegare quali siano le possibilità di orientamento, mobilità e di autonomia personale raggiungibili alle diverse età e nelle diverse situazioni da chi ha problemi di vista; valutare l’idoneità di una situazione di lavoro e la sua adattabilità al cieco o all’ipovedente. Tutto questo può sembrare un’utopia, ma può diventare realtà se si riesce a mettere “in rete” tutte le capacità e le risorse oggi presenti, ma scoordinate tra loro, è questa la nuova sfida che l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti e gli enti ad essa collegati: Federazione delle istituzioni pro Ciechi, Biblioteca Nazionale per Ciechi, I.Ri.Fo.R. e IAPB, vogliono affrontare con la creazione di un network per gli studi tiflodidattici e tiflopedagogici.
Occorre invece fuggire da coloro che, viceversa, vorrebbero nuove scuole speciali per ciechi, e che, sfruttando il malcontento di quei genitori che, lasciati soli e avendo trovato docenti di sostegno impreparati, temono per il futuro dei propri figli, offrono loro questa come soluzione, illudendoli che in tal modo i loro problemi saranno risolti.
Certe nostalgie non hanno senso nel momento in cui la pedagogia internazionale riconosce che l’inclusione scolastica è il modello educativo più valido e, a maggior ragione, esso lo sarà per quei disabili che da sempre, prima che altri interessi gliene scippassero il diritto, sono andati a scuola con i loro compagni vedenti.

Cinema senza barriere – Appuntamenti maggio 2016

MILANO – martedì 24 maggio
Film: LIFE di Anton Corbijn
Dove: Sala Alda Merini – Spazio Oberdan (Via Vittorio Veneto, 2)
Orario: ore 20.00
Ingresso: gratuito per i disabili e per gli accompagnatori
Ingresso € 5,50 senza obbligo di tessera
INFO
Prenotazione cuffie giorni feriali c/o Cineteca: tel. 02 87242114

BARI – lunedì 16 maggio
Film: WOMAN IN GOLD di Simon Curtis
Dove: Multicinema Galleria (corso Italia 15/17)
Orario: ore 18
Ingresso: gratuito per i disabili e per gli accompagnatori
Ingresso € 3

Prenotazioni cuffie: presso la segreteria dell’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti) di Bari tel. 080 5429082 – 080 5429058 (lunedì/venerdì) e-mail: uicba@uiciechi.it
Le cuffie possono essere prenotate telefonicamente o via e-mail entro le 12.30 del giorno della proiezione e ritirate prima dell’ingresso in sala, esibendo un documento d’identità.
INFO
URP Comune di Bari tel. 080 5238335 Numero verde 800 018291

LIFE - DANE DEHAAN e ROBERT PATTINSON

LIFE – DANE DEHAAN e ROBERT PATTINSON

Visite guidate tattili: Museo di Roma – Musei Capitolini

11 maggio ore 10.30 – 13.30 | Museo di Roma Palazzo Braschi

Visite guidate gratuite su prenotazione in cui è proposta l’esplorazione tattile di sei opere selezionate dalle collezioni permanenti del museo. Per ogni opera sono state elaborate schede storico-descrittive che potranno essere consultate e scaricate online.

 

Info e prenotazioni Museo di Roma Palazzo Braschi Piazza di S.Pantaleo. 10

Biglietto d’ingresso gratuito

Prenotazione obbligatoria 060608 tutti i giorni dalle 9.00 alle 21.00 www.museodiroma.it

 

11 maggio ore 16.30 – 18.30 | Musei Capitolini

Visite tattili, con uso di guanti e sussidi didattici appositamente realizzati, per persone non vedenti o ipovedenti al percorso mostra “Campidoglio. Mito memoria archeologia”

La visita sarà guidata da personale specializzato dell’Associazione Museum Onlus, e offrirà al pubblico con disabilità visiva l’opportunità di effettuare esplorazioni tattili di plastici, rilievi, planimetrie e sculture presenti nella Mostra.

 

Info e prenotazioni Musei Capitolini Piazza del Campidoglio

Le attività sono gratuite e per il biglietto è prevista la normale tariffazione.

Ingresso gratuito per portatori di handicap e per un familiare o altro accompagnatore che dimostri la propria appartenenza a servizi di assistenza socio-sanitaria

Per tutte le attività prenotazione obbligatoria al numero 060608.

Informazioni tel.060608; www.museicapitolini.org

Calcio a 5 b2-3: Pesaro campione d’Italia

Grande impresa delll’asd Invicta Pesaro asd che batte la pol. Francolino football ferrara nella finalissima vincendo il titolo italiano di calcio a 5 categoria b2/3. Sabato i marchigiani avevano sconfitto in semifinale nel derby l’asd adriatica fano e ieri si sono ripetuti contro la squadra che ha ospitato le fasi finali.

Per Pesaro si tratta del quarto titolo consecutivo. Nella finale per il 3° e 4° posto, netta affermazione del fano che supera l’asd tigers paralympic cagliari con il punteggio di 5-0.

La fispic si congratula con Pesaro e con tutte le squadre che hanno partecipato al campionato rendendolo ancora una volta molto emozionante.

c5b2ferrsito

FOTOGRAFIA EUROPEA 2016

5 Maggio 2016 – “In Patria terra…in terra lontana”: quando la quotidianità diventa accoglienza

Inaugurata ieri a Reggio Emilia la mostra fotografica curata da Agnese Reverberi: un progetto solidale che vede la collaborazione di enti e associazioni del territorio per una maggiore integrazione sociale al femminile.

È stata inaugurata ieri in Piazza S. Prospero a Reggio Emilia, alla Caffetteria Piazza dei Leoni, la mostra fotografica “In Patria terra…in terra lontana”, un progetto sociale di integrazione che trae spunto da una poesia di Alda Merini e che vuole raccontare in dodici scatti i momenti di vita di giovani donne impegnate in attività laboratoriali nell’ambito del cucito, della cucina e della creatività. Il percorso fotografico, curato da Agnese Reverberi, rientra nell’ambito di Fotografia Europea 2016 e vede la collaborazione di: Cooperativa Sociale Madre Teresa, CEIS Reggio Emilia, Nuova Mente Caritas Reggiana, Cooperativa Sociale L’Ovile.

“Fotografare non significa solamente documentare, ritrarre, testimoniare un fatto, ma avere la possibilità di entrare in relazione con i protagonisti della storia che ci si propone di narrare – dichiara Agnese Reverberi, curatrice della mostra. “Sono le relazioni ad interessare il fotografo: la rete che si crea tra le persone, le modalità con cui una solitudine può risolversi in una condivisione ed il concetto di “noi” può contrapporsi all’ “io” imperante dei nostri giorni.

Ritrarre questa rete è l’obiettivo principale di questo documentario fotografico: partire dalla proposta che gli enti in gioco hanno offerto alle ragazze nigeriane attraverso i laboratori, per poi continuare con le relazioni che ne sono scaturite e l’impatto che queste ultime esercitano sul futuro di queste giovani. Parliamo di piccole cose quotidiane: due chiacchiere con le signore del cucito, l’attesa del bus, una cena insieme. Vorrei far emergere il valore dell’accoglienza – continua Reverberi – nel suo significato più basico e contemporaneamente più profondo, testimoniando quello che può sgorgare da un’attenzione semplice ed umana”.

alcune foto della mostra

alcune foto della mostra