Giovani: URGENTE opportunità di partecipazione a corso di formazione internazionale sulle attività giovanili inclusive, Poggio Mirteto (RI), 15 – 23 marzo 2015, di Manuela Esposito

Autore: Manuela Esposito

Il progetto “The Perfect Match”, a cui l’Unione ha aderito e che, ricordiamo brevemente,  prevede la messa a punto di un percorso di formazione per persone con disabilità e non finalizzato a  promuovere attività giovanili inclusive, terrà il suo secondo e ultimo corso dal 15 al 23 marzo 2015 a Poggio Mirteto (RI).

 

Il secondo corso è rivolto a giovani tra i 18 e i 30 anni con e senza disabilità che vogliano apprendere come organizzare attività inclusive e scambi tra giovani con e senza disabilità.  I partecipanti testeranno e svilupperanno i contenuti del toolkit che sarà l’esito del progetto e che conterrà una serie di attività pronte per essere utilizzate in progetti di volontariato e attività Erasmus + mirate ai giovani con e senza disabilità.

 

Oltre ai due partecipanti già individuati dalla nostra associazione, Lunaria ci ha informato che possiamo inviare una terza persona con disabilità visiva, che sia interessata a organizzare e animare attività giovanili con gruppi composti da persone con disabilità e non.

 

Il corso si terrà a Poggio Mirteto (RI) con arrivo il 15 marzo nel pomeriggio e partenza il 23 marzo la mattina. La lingua di lavoro è l’inglese. Le spese di viaggio fino a un tetto di 180 euro, vitto e alloggio sono coperte dall’Unione e da Lunaria, ente coordinatore del progetto. Ulteriori dettagli sul corso sono contenuti nel documento allegato.

 

È molto importante che i candidati soddisfino i seguenti criteri:

 

  • essere persone con disabilità visiva tra i 18 e i 30 anni che vogliano apprendere come organizzare attività inclusive e scambi tra giovani con e senza disabilità.
  • avere buona competenza di lingua inglese scritta e parlata
  • essere disponibili a soggiornare in ostello (camere multiple con bagno condiviso) e a collaborare allo svolgimento di compiti come aiutare in cucina, pulire  gli spazi in comune, ecc.)
  • avere una buona autonomia personale e di mobilità, in quanto i responsabili e i partecipanti possono solo fornire un’assistenza limitata.

 

 

Gli interessati dovranno compilare in inglese la scheda che si riporta di seguito e inviarla entro giovedì 26 febbraio 2015 all’Ufficio Affari Internazionali dell’Unione a inter@uiciechi.it. La persona che verrà selezionata sarà informata dall’ufficio.

 

 

                    

 

 

Erasmus+ Programme

 

Key action 1 – Learning Mobility of Individuals

Mobility project for young people and youth workers

 

 

     THE PERFECT MATCH

 Training program to overcome boundaries

Training for Peer Educators

 

 

15th – 22th March 2015

(15th March 2015: arrival day; 23th March 2015: departure day)

ITALY

 

 

ORGANIZATION:

 

FIRST NAME:

 

SURNAME:

 

GENDER:                                   □ Male                     □ Female

                                

DATE OF BIRTH:

 

PLACE OF BIRTH (town, country):

 

 

RESIDENCE ADDRESSE (street, town, country):

 

 

TELEPHONE:

 

 

E-MAIL:

 

                             

EMERGENCY  CONTACT:

 

Name:                                      Surname:                             Telephone:

 

                             

SPECIAL NEEDS (OR HEALTH REMARKS):

 

 

                  

PAST EXPERIENCES:

 

 

 

 

 

WHAT IS YOUR MOTIVATION TO TAKE PART IN THIS PROJECT?:

 

 

 

 

 

WHAT ARE YOUR EXPECTATIONS OF THE TRAINING?:

 

 

 

 

 

 

Ipovedenti: Gli ipovedenti tra passato, presente e futuro, di Angelo Mombelli

Autore: Angelo Mombelli

Presso l’università Sapienza di Roma si è svolta la terza edizione del convegno sull’ipovisione
Siamo arrivati alla terza! L’edizione 2015 del convegno “Ipovedenti tra passato, presente e futuro” si è svolta con successo il 14 febbraio presso l’Aula Magna dell’Università Sapienza di Roma: inaspettata è stata l’affluenza, più numerosa che nelle scorse edizioni, ed ampia la soddisfazione dei partecipanti.
Il convegno, proposto dalla Commissione Nazionale Ipovedenti dell’U.I.C.I., è stato organizzato in collaborazione con l’Università Sapienza e la Sezione Italiana dell’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità, che ha sostenuto gran parte delle spese organizzative.
Uno dei temi nevralgici dell’incontro è stata la discussione delle prassi di valutazione clinica della minorazioni visive basata unicamente sull’acuità e sul campo visivo, senza tenere conto di tutte quelle variabili visive che determinano ed aggravano la disabilità.
La valutazione clinica dell’ipovisione, ancorché scientificamente valida è infatti un campo minato: non esistono leggi che prendano in considerazione tutte quelle variabili che concorrono a determinare la reale condizione visiva dell’ipovedente; a questo vuoto legislativo si aggiunge l’inadeguatezza degli strumenti: basti pensare che vengono ancora utilizzate versioni antiquate dell’ottotipo, non idonee per una corretta valutazione del residuo visivo. Va infine considerato che gli accertamenti effettuati dall’Inps non sono omogenei su tutto il territorio nazionale: un aspetto non certo marginale che rende ancor più ingarbugliato il quadro dei problemi sull’argomento.
Come sempre, particolarmente coinvolgenti sono stati i racconti di esperienze di vita presentati dalle stesse persone ipovedenti: una relazione specifica ha affrontato le difficoltà, sotto l’aspetto psicologico, di tutti quei genitori che si trovano ad affrontare l’ipovisione del proprio figlio; altre hanno toccato temi quotidiani, meno delicati, ma altrettanto significativi, inerenti l’autonomia e la mobilità delle persone ipovedenti.
Le esperienze di vita quotidiana esposte da due componenti della Commissione nazionale ipovedenti hanno impressionato i medici presenti, ribadendo quanto sopra, ovvero le necessità di un diverso approccio alla valutazione della minorazione visiva; aldilà di questo, i racconti dei nostri hanno messo in evidenza anche la necessità di far conoscere alla cittadinanza la differenza tra cecità e ipovisione, poiché è dall’ignoranza di questa sostanziale differenza che sorgono le polemiche inerenti i cosiddetti falsi ciechi. E a farne le spese sono proprio le persone ipovedenti.
Infine, si è parlato di tecnologia, oggi più che mai strumento di autonomia e di integrazione; anche in questo campo i lati oscuri non mancano: la battaglia per far sì che la legge Stanca (in vigore ormai da quindici anni) sia correttamente applicata non si è ancora conclusa.
Dopo tante criticità, anche qualche notizia positiva: il nostro Polo Nazionale di Servizi e Ricerca per la Prevenzione della Cecità e la Riabilitazione Visiva, grazie alle iniziative intraprese, è ormai diventato un interlocutore fisso del Ministero della Salute e punto di riferimento a livello internazionale per la riabilitazione viva. Prova ne sono i numerosi riconoscimenti ottenuti in questi anni.
Eccoci giunti al termine della fredda cronaca dell’evento: un elenco forse, ma che ha il merito di evidenziare i problemi sul tappeto e suggerirci prospettive di azione per risolverli.
Il tutto, comunque, si è chiuso con un arrivederci alla quarta edizione. Nel 2016!

Angelo Mombelli

Bolzano: Fondisti minorati della vista sulle piste dell’Alta Val Pusteria – Settimana di sci fondo del Gruppo sportivo dilettantistico non e semivedenti Bolzano, di Gabi Bernard

Autore: Gabi Bernard

Dal 17 al 24.01.2015 si è tenuta in Alta Val Pusteria, e precisamente a Dobbiaco, la settimana di sci fondo del Gruppo sportivo dilettantistico non e semivedenti Bolzano. I 36 partecipanti venivano dall’Alto Adige, dal restante territorio Italiano e anche dal Tiralo del Nord e dalla Germania. Con molto impegno, nonostante l’estrema mancanza di copertura nevosa, a Dobbiaco sono stati disposti alcuni chilometri di piste, cosicché gli sportivi hanno potuto girare giornalmente i loro tour, migliorando o imparando la tecnica dello sci fondo. I minorati della vista sono stati coadiuvati da un -team di 8 istruttori da sci e accompagnatori appositamente formati. A questi va un sincero ringraziamento per il loro prezioso aiuto volontario, inoltre anche alla Banca Popolare dell’Alto Adige per il sostegno finanziario.
Un gruppo di due, tre sciatori plana sulla neve. Tutti portano dei distintivi gialli con tre punti neri. Un ulteriore sciatore è accostato al gruppo e da disposizioni: “go, go, go … curva a sinistra… discesa, frenare leggermente!…” Così ci si può immaginare la situazione che si è presentata a chi si trovava sulle piste da sci fondo in Alta Val Pusteria qualche settimana fa. Ad inizio settimana i partecipanti alla settimana bianca secondo la loro esperienza e preparazione sportiva sono stati suddivisi in gruppi. Ogni giorno di mattina e pomeriggio i gruppi accompagnati da un istruttore o accompagnatore si sono recati sulle piste per imparare o migliorare la tecnica del sci nordico classico o semplicemente per fare un giro, solitamente sulle piste preparate con neve artificiale a Dobbiaco, alcune volte invece sulle piste innevate di neve fresca in Val Fiscalina o in Val Casies. Il tempo libero è stato sfruttato rilassandosi nello spa dell’albergo o per conoscersi meglio stando in compagnia. Dopo sette giorni di sport invernale i singoli partecipanti soddisfatti della settimana, si sono messi in viaggio per il rientro.
Il Gruppo sportivo dilettantistico non e semivedenti Bolzano (GSDNSV) organizza iniziative sportive non agonistiche, progetta il tempo libero e organizza la partecipazione a competizioni sportive nazionali ed internazionali. Il gruppo sportivo si articola nelle seguenti sezioni: Torball, sport invernali, atletica leggera e tandem/scacchi/bersaglio/tempo libero.

Info: Riccardo Tomasini (responsabile per lo sport invernale) tel. 0471 971117
e-mail: sport@unioneciechi.bz.itbolzano FOTO

Ipovedente di giorno e non vedente di sera, di Giovanni Ciprì

Autore: Giovanni Ciprì

Le difficoltà quotidiane di un ipovedente nei diversi momenti della giornata

Buongiorno a tutti, sono Giovanni Ciprì e sono un componente della commissione nazionale ipovedenti dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti.
Dalla nascita, sono affetto da retinite pigmentosa, una malattia degenerativa della retina che porta alla cecità. Infatti, nel corso degli anni, questa degenerazione, è progressivamente avanzata, portandomi oggi quasi alla cecità.
Vorrei precisare che tale disturbo, come molti di voi sapranno, si manifesta soprattutto la sera, dove dopo il crepuscolo: la retina non si dilata abbastanza, e i bastoncelli, che sono danneggiati, non trasmettono correttamente le immagini al cervello. Durante l’adolescenza, di giorno, riuscivo anche a leggere un testo, ma oggi, a 44 anni, progressivamente, ho perso questa capacità. Nello specifico, ho una visione parziale laterale, quindi centralmente, non vedo nulla. Di giorno, grazie anche al mio inseparabile bastone, ho una certa autonomia e mobilità e riesco a muovermi anche abbastanza velocemente. Certo non posso correre, ma riesco ad avere un passo abbastanza spedito: come coloro che conoscono la loro abitazione, e anche di notte riescono a muoversi senza il bisogno di accendere la luce, così anche io, facendo sempre gli stessi passi per spostarmi da casa al lavoro, e nelle zone limitrofe, ho sviluppato una certa dimestichezza con il percorso, in quanto conosco tutte le buche, i dossi ecc. Se di giorno riesco a sfruttare al massimo il mio residuo, di sera le cose cambiano, in quanto, devo fare i conti con gli imprevisti, che possono essere dati dalle persone, che mi camminano accanto, o che mi tagliano la strada, dalle bici, che non fanno rumore o magari non si annunciano con un campanello, o meglio ancora da un’automobile parcheggiata selvaggiamente sul marciapiede o sulle strisce. Quindi, tutte cose che anche se conosci il percorso a memoria, non puoi prevedere; tornando all’esempio di prima, è come se nel percorso che fai ad occhi chiusi di notte a casa tua, ti trovi davanti un ostacolo come una sedia o un giocattolo di tuo figlio, non preventivato nella tua memoria fotografica.
Questo, fa sì che col buio il mio passo risulti molto più lento rispetto al passo che ho con la luce del giorno, e naturalmente, questo genera di problemi di difficile soluzione.
Tutti voi conoscete l’attacco che gli ipovedenti e non vedenti hanno subito negli ultimi anni da parte dei mass-media, con trasmissioni, servizi ecc. atti a screditare la nostra categoria. Le percentuali di coloro che erano veramente falsi ciechi sono risultate esigue, anche perché, in Italia, la maggior parte delle persone, non sa nemmeno la differenza che c’è tra un non vedente ed un ipovedente, quindi, molti dei denunciati, sono risultati ipovedenti e non falsi ciechi. Ma sta di fatto che ormai il messaggio ingannevole è passato. Per capirci, una volta, per assurdo, quando si incontrava un non vedente, si diceva: “poverino il signore è un non vedente”. Adesso, invece, la frase più ricorrente che molti di noi si è sentito dire è: “ma questo è davvero un minorato della vista??”.
Tale segnalazione di disagio, a noi della commissione nazionale ipovedenti è giunta da più parti d’Italia, ricordo ad esempio una lettera aperta che è giunta proprio dalla commissione ipovedenti della regione Lazio, e noi, ci siamo adoperati per lanciare campagne pubblicitarie, che spiegassero le differenze tra ipovedenti e non vedenti, per cercare di arginare il malcostume generato dai mezzi di comunicazione di massa.
Anche io, non ho avuto degli sconti, e ho pagato anzi, continuo a pagare il mio tributo alla causa.
Quotidianamente, sono vittima di battute o di accuse, che citerò per opportuna conoscenza. Una delle più “carine” è stato quando una domenica, camminando vicino casa, da un balcone una donna ha esclamato: “attento, ci sono le telecamere”. Io, tra lo stupito e lo sconcertato, mi sono voltato in direzione della voce, ed ho esclamato che non ho alcun problema, anzi, se la signora avesse voluto, sarei stato a disposizione per sottopormi ad una visita oculistica. A tale proposta la signora, si è giustificata dicendo che era solo una battuta. Ma se questo è avvenuto di giorno, un’altra curiosa esperienza l’ho avuta di sera, dove, avendo come sopracitato un passo più lento, mi sono sentito dire da un passante: “dai, puoi smetterla di fare il finto cieco”.
Naturalmente, il mio dazio da pagare, non si è fermato certo qui; infatti, alcune volte, anche da vetture che si fermano per farmi passare, mi sono sentito dire: “sei cieco o falso…? Un’altra volta, mi sono recato allo stadio, per seguire la mia squadra del cuore, anche lì, non è che vedessi granché, ma, essere allo stadio, sentire dal vivo i cori della tifoseria, le battute degli spettatori che additano in modo colorito un arbitro, certamente è più divertente che seguire le partite alla radio. Ma all’uscita dall’impianto, mentre ero sotto braccio a mio padre, per il sopraggiunto imbrunire, mi sono sentito additare come colui che abusava della sua condizione visiva quando gli facesse comodo. Da allora, per evitare guai, non sono più andato allo stadio.
Purtroppo, come sottolineavo poc’anzi, non c’è nemmeno la cultura del sapere la differenza tra un ipovedente e un non vedente, basti pensare che solo un quarto della popolazione conosce tale differenza; mi è capitato in diverse parti dello stivale, di camminare con il bastone, e sentirmi dire la qualunque, come da stai cercando l’acqua, siete dell’E.N.E.L., (mi è successo a Trento, insieme ad un mio amico entrambi con il bastone), cerchi i gatti con quel bastone? Quindi dopo il pifferaio magico, che attirava i topi con il suono del suo flauto, adesso c’è il bastone attira gatti. Ma quella più bizzarra, è stata un’insegnante di mio figlio in un liceo classico, che durante una riunione con i genitori, vedendomi arrivare ha esclamato: “ma cos’è, una canna da pesca?”. Perché, secondo voi, io d’inverno vado ad una riunione tra genitori e docenti con una canna da pesca?… a voi le riflessioni.
Credo che all’interno della nostra grandiosa e storica Associazione (U.I.C.I), si dovrebbe per il futuro programmare degli interventi mirati per cancellare la diffidenza che ormai aleggia su di noi, e ancor di più sensibilizzare i cittadini per capire le differenze tra ipovedenti e non vedenti.
Per farvi rendere conto ancor di più le motivazioni che mi spingono a insistere su questo punto, racconterò un episodio chiave accadutomi qualche anno fa. Era un pomeriggio d’inverno, ero uscito dal lavoro e, con un bus, ero arrivato ad un capolinea, dove si trovano diversi bus, che partono per più parti della città, diciamo pure uno snodo di linee urbane, come ce ne sono tanti in molte città. Io, dovevo tornare a casa, e ad un impiegato delle linee urbane, ho chiesto: “Mi scusi, dov’è il bus n° 110?” L’addetto, con molta tranquillità, mi rispose: “perché, non lo vedi?” Fino a qui tutto ok, in quanto non avevo ancora il bastone, e anche se l’impiegato poteva essere più gentile, non mi ha dato una risposta offensiva, in quanto non avevo certo scritto in fronte che avevo problemi di vista. Ma fu allora che io esclamai: “No, non vedo il numero , perché sono un ipovedente”. Lui rispose: “Come? A tipo vedente?”. Quando finalmente, gli spiegai la differenza tra l’ipo ed il non, mi sollevò quasi di peso per portarmi dentro il bus che mi serviva, con poca discrezione, per cercare di recuperare alla gaffe fatta.
Sarebbero tanti gli episodi che potrei ancora raccontare, ma credo di aver reso il senso del disagio che in questo momento provo sia io che molti miei amici che sono nelle mie stesse condizioni. Forse un giorno, scriverò un libro con la raccolta di tutte le storie più bizzarre, per ora mi fermo qui, nella speranza, che in futuro, quando un tg, o un giornale, darà la notizia della denuncia verso un falso cieco, se questo dopo le opportune indagini fatte dagli organi preposti, non risultasse tale, gli stessi organi di stampa che hanno dato la notizia, diano anche tempestivamente la smentita del falso scoop, per non gettare fango su una categoria che con il passare del tempo e con le false informazioni, ha perso credibilità agli occhi dell’opinione pubblica.

Anziani: L’INDIFFEERENZA, di Cesare Barca

Autore: Cesare Barca

Conversazione con la dr.ssa katia Caravello
Psicologa psicoterapeuta.

Vi è mai accaduto di trattare di un argomento che vi sta a cuore con qualcuno che avvertite assente, lontano e indifferente alle vostre spiegazioni, alle vostre perplessità?
Avviene talora che, nei momenti di maggior bisogno di ricevere un consiglio, di avvertire in altri interesse per la vostra situazione personale, per l’assoluta importanza che attribuite ad una circostanza particolare che vi investe personalmente o collettivamente vi accorgete che, malgrado la presenza fisica dell’ascoltatore avvertite la sua assoluta indifferenza e siete feriti da un penoso senso di vuoto determinato dalla totale assenza della persona a cui vorreste affidare la vostra situazione?
Ciò che può accaderci personalmente si verifica purtroppo molto frequentemente a livello sociale soprattutto quando si cerchi di esprimere un bisogno collettivo, l’urgenza di assumere una decisione che determini un comportamento socialmente rilevante.
Parliamo spesso di inclusione, di condivisione, di interdipendenza senza accorgerci che il nostro entusiasmo cade nel vuoto, che le nostre intenzioni, le nostre aspirazioni svaniscono non appena proposte
È ben vero che il combattimento contro l’indifferenza è difficilissimo: preferibile un grande entusiasmo anche se eccessivo o ingiustificato piuttosto che l’indifferenza, un nemico che non si fa conoscere, che non accetta né il confronto e tento meno lo scontro: l’indifferenza è insomma il peggior nemico, un nemico con cui non è possibile lottare.
Cosa accade, dunque, quando l’indifferenza diviene un comportamento collettivamente diffuso?
Per questo avremo con noi, nella nostra sala 98 90 50 l’amica Katia Caravello che, nella sua qualità di psicologa_psicoterapeuta con esperienza sulle problematiche sociali più gravi quali sono quelle connesse alla pluriminorazione, ci condurrà ad un approfondimento di questo morbo tanto diffuso anche oggi nella nostra civiltà così avanzata nella possibilità tecnologica della partecipazione e spesso tanto alienante e assurdamente indifferente dinnanzi alle situazioni più cogenti.
Si tratta di un tema che ci mette, per così dire, alla prova: se saremo in molti nella sala virtuale mercoledì 18 febbraio alle ore 18 vorrà dire che non accettiamo l’indifferenza, ma che vogliamo dedicare il nostro impegno per conoscere e approfondirne le cause e le implicazioni per sconfiggerla, ma se saremo in pochi, aldilà di ogni causa di possibile impedimento personale, vorrà forse significare che anche noi siamo piagati da questa malattia pressoché inguaribile.
Che ne dite, catastrofismo il mio? No davvero: siamo aperti alla speranza e proprio per questo vogliamo lottare contro l’indifferenza, una condizione che induce allo spegnimento di ogni iniziativa entusiasmante.
Ritengo che l’intervento della Dr.ssa Caravello sia invece particolarmente ricco di coinvolgimento per tentare di sanare questa insopportabile situazione in cui troppo spesso ci conduce il momento che stiamo vivendo collettivamente.

Vi aspettiamo perché possiate esprimere le vostre esperienze e le convinzioni personali, perché possiate tutti insieme contribuire alla riuscita di questo interessante incontro.

Come sempre per avere il pin di ingresso nella sala potete telefonare o scrivere a me e agli amici Nunziante Esposito e Pino Servidio.
A mercoledì, dunque, giorno 18 nella sala 98 90 50 alle ore 18.
Cesare Barca
Email: cesarebarca@alice.it
Tel. 329 20 50 972
Nunziante Esposito: email Nunziante.espositoo@alice.it tel. Tel. 349 67 23 351
Pino servidio email: Giuseppe.servidio@alice.it tel.335 80 82 002

L’accesso agli studi musicali per le persone con disabilità visiva: la tradizione e le prospettive offerte dalle nuove tecnologie, Redazionale

Autore: Redazionale

CONVEGNO

Verona, 27 febbraio 2015
Ore 15:00
Sala dei Cavalieri
Palazzo Ridolfi, in stradone Maffei 3 Verona

Contesto di riferimento
Sebbene la musica, in quanto arte dei suoni sia totalmente accessibile ai non vedenti, gli studi musicali, in Italia, in Europa e nel resto del mondo, sono in rapida decadenza.
Il metodo Braille (1829) fu inventato ed applicato fin dall’inizio proprio alla musica, per dare cioè la possibilità ai ciechi di “leggere e scrivere” la musica, e non solo di suonare o cantare esclusivamente ad orecchio.
Fino alla fine degli anni Settanta gli studi musicali hanno dato a migliaia di ciechi in Europa la possibilità di affermarsi in campo concertistico, o di lavorare talvolta con risultati eccellenti come maestri di musica; centri di produzione musicali e biblioteche musicali per ciechi fiorivano in ogni Paese Europeo, anche nei Paesi più piccoli.
Le nuove tendenze in campo metodologico e didattico, e l’affermarsi del modello di scolarizzazione integrata, al di là delle buone intenzioni, hanno contribuito a determinare un abbandono degli studi musicali.
La tendenza ad utilizzare una grande varietà di fonti, spesso difficilmente prevedibili (fotocopie, ritagli di riviste, informazioni reperibili in rete non sempre accessibili), non facilita il compito degli studenti con disabilità visiva e dell’insegnante, considerando la maggior lentezza dei canali non visivi (tatto e udito), rispetto alla vista e la necessità di predisporre in tempo utile il materiale di lavoro, in modo da “tenere il passo”, con la classe; sappiamo infatti quanto questo è importante, sia ai fini della autostima, sia per l’immagine dell’alunno con disabilità presso i compagni, con le note implicazioni sul processo di apprendimento e sul livello di inclusione.
Venendo al tema specifico degli studi musicali, o più precisamente dell’alfabetizzazione musicale, va precisato che l’ostacolo principale è costituito forse dalla distanza fra la notazione musicale comune (per i vedenti) e la notazione musicale Braille, unico strumento che consente un accesso diretto e personale allo spartito musicale, qualitativamente equivalente con la lettura visiva.
Infatti, mentre è abbastanza agevole e veloce ottenere la versione Braille di materiale testuale, dove gli elementi iconico o pittografici non siano prevalenti, lo stesso non si può dire per gli spartiti musicali.
La notazione musicale comune, infatti, visualizza lo spartito nella sua struttura e nei suoi elementi caratterizzanti (omofonia / polifonia, disegno melodico, presenza di moduli ritmici, rapporti fra le parti, presenze di segni dinamici, agogica, ornamenti, eccetera); la disposizione dello spartito sulla pagina stampata corrisponde al funzionamento della vista, che è il senso del panorama e della globalità.
Il tatto per contro è il senso della prossimità e della piccola estensione; preferisce di gran lunga operare con schemi e modelli semplici, lineari e facilmente concettualizzabili.
Per queste ragioni l’informazione musicale, nella pagina Braille, è disposta come nella pagina letteraria, ossia su righe consecutive, che vanno lette da sinistra a destra, l’una dopo l’altra. E come se ciò non bastasse, i segni Braille non possono in alcun modo richiamare alla mente il loro significato musicale, In altri termini, note, pause, alterazioni, ed ogni altro simbolo musicale, sono rappresentati in Braille con simboli che non hanno alcun legame logico o emotivo con il loro significato. Tutto quindi viene affidato al lavoro di interpretazione, che deve tener conto di un complesso di regole molto precise, ma non certo semplici, e soprattutto molto demotivanti specie per i principianti.
La pagina musicale Braille, anche per il lettore esperto, somiglia molto ad una città ricca di punti di interesse, ma senza vetrine e senza insegne, per cui il musicista può ritrovare tutti gli elementi dello spartito solo nel momento in cui il dito lettore si imbatte in quel determinato segno; un po’ come guidare nella nebbia più fitta. Il lettore non vedente quindi non dispone di un sistema di localizzazione comodo e veloce, come il suo collega vedente.
Questo stato di cose, ossia la distanza fra le due notazioni, la caratteristica dello spartito Braille, assimilabile ad una sorta di scatola nera come abbiamo detto, richiederebbe la reperibilità di personale esperto in grado di insegnare, soprattutto in fase iniziale.
Le principali conseguenze sono gli alti costi ed i tempi lunghi di produzione di materiale Braille, difficoltà di comunicazione didattica fra insegnanti, soggetto non vedente e soggetto normovedente.
A questa difficoltà relativa alla notazione, se ne aggiunge un’altra, legata alle peculiarità del canale tattile: a differenza dell’esecutore vedente, il non vedente non è in condizioni di leggere e suonare contemporaneamente, salvo il caso del canto e del solfeggio, in quanto le mani del non vedente sono il suo strumento di lettura.
Sulla base delle considerazioni su accennate, non è troppo difficile immaginare che gli studenti di musica siano ormai poche mosche bianche, che magari hanno un familiare musicista, o particolarmente dotati, o ancora hanno la fortuna di incontrare una costellazione di circostanze favorevoli, ma sono eccezioni che purtroppo confermano la regola.
Per altro verso la normativa sui conservatori musicali non prevede l’impiego di una qualunque figura di supporto, sostegno o mediazione didattica nel caso di studenti non vedenti, a differenza di quanto avviene per l’Università. Ciò non esclude ovviamente lodevoli eccezioni peraltro conosciute troppo poco.
Nonostante tutti questi ostacoli, non mancano esempi di interpreti non vedenti, anche celebri, e un notevole numero di persone che si dedicano alla musica, ma, dobbiamo ribadirlo, in questo campo pur così significativo, il principio delle pari opportunità sembra offuscato, mentre si fa ricorso a soluzioni tampone, fra cui ricordiamo l’apprendimento ad orecchio e la cosiddetta musica parlata, che altro non è se non la descrizione verbale, dal vivo o registrata, dello spartito musicale; imparare ad orecchio e musica parlata si possono combinare in varie maniere, ma non riescono a riprodurre la precisione e la flessibilità della lettura diretta attraverso il Braille.

La tecnologia e le nuove prospettive
Nel corso degli anni, soprattutto grazie ai fondi europei, sono stati realizzati vari programmi software ed alcuni servizi online, che fanno parte di un mosaico ispirato al principio delle “pari opportunità” nell’accesso agli studi musicali, le cui tessere più significative sono:
– il progetto PLAY2 (2001-2003), che ha prodotto fra l’altro la prima versione del programma Braille Music Editor, oggi distribuito dalla Biblioteca Italiana per i Ciechi di Monza, e uno dei pochi risultati di progetti europei che ha avuto un qualche seguito;
– il progetto Ebrass (2004-2005), che ha realizzato una piccola ma preziosa biblioteca musicale online;
– il progetto Contrapunctus (2006-2009), che ha realizzato il formato Braille music xml, il software Braille Music Reader e il software Resonare.

Tutti questi progetti hanno potuto trarre beneficio da alcune circostanze esterne favorevoli:
a) la realizzazione del formato Music xml, ossia di un linguaggio descrittivo formalizzato, specifico per descrivere uno spartito musicale utilizzando informazioni digitalizzate, quindi elaborabili da un computer; Music Xml è uno standard di fatto, compatibile con oltre 100 pacchetti commerciali di editoria musicale;
b) l’affermarsi ed il perfezionarsi delle cosiddette tecnologie adattive e delle tecnologie assistive, ossia di quei programmi e di quegli apparati che consentono al non vedente di interagire con il computer in maniera efficace e confortevole. Tali tecnologie consentono di utilizzare contemporaneamente ed in maniera molto flessibile diversi canali sensoriali: vista, tatto ed udito. In tal modo, ad esempio lo spartito musicale può essere ascoltato, in tutto o in parte, a parti separate, per frammenti significativi; leggerlo in Braille, su carta o su display, a seconda delle necessità; stamparlo in Braille o in notazione comune; leggerlo visivamente (per l’insegnante o il collega vedente).

Il team europeo che ha lavorato insieme per oltre 10 anni si è sforzato di ottimizzare le possibilità offerte dalla tecnologia e dall’ingegno (software), ispirandosi ad alcune idee forza:
a) sostituire per quanto possibile le funzioni visive che entrano in gioco nella lettura di uno spartito musicale, o attraverso il software, oppure utilizzando le apparecchiature in maniera appropriata;
b) arricchire di riferimenti validi la città senza vetrine e senza insegne di cui si parlava sopra, trasformandola così in una città navigabile con le risorse disponibili;
c) ridurre al minimo le barriere di comunicazione fra la persona non vedente (che può essere lo studente, ma anche l’insegnante, il direttore di coro, e la persona vedente -allievo, insegnante, corista ).
I progetti succitati hanno aggiunto nel tempo le singole tessere al mosaico, che ora, a buon diritto, può essere considerato un vero e proprio ambiente didattico inclusivo interattivo, plurisensoriale e necessariamente multimediale per gli studi musicali, capace quindi di costituire una opportunità, di inclusione scolastica e sociale, fino ad oggi del tutto inimmaginabile.

L’ultimo progetto Europeo, in ordine di tempo, MUSIC4VIP ha tentato di rispondere alla necessità di costruire tutti gli strumenti didattici, in termini di unità didattiche, manuali, corsi pilota, che dovrebbero, secondo le nostre aspettative, mettere a frutto il lavoro svolto in oltre dieci anni, consegnando alle giovani generazioni, ma anche a tutte le persone non vedenti d’Europa e fuori d’Europa, uno servizio completo che consenta loro finalmente di far rinascere la importante tradizione degli studi musicali.

Per concludere con una metafora, fino ad oggi gli sforzi sono stati dedicati a costruire l’automobile (il software), e l’autostrada (il formato Braille Music XML), ma mancavano gli autisti, o meglio, non esisteva la patente di guida. Ora abbiamo anche quella!
E per il futuro?
Per prima cosa occorre mantenere il software didattico aggiornato, anche in relazione alle nuove piattaforme mobili.
Occorrono ora norme efficaci, che diano concretezza ai buoni principi, che riconoscano anche allo studente non vedente il diritto di avere insegnanti preparati; abbiamo bisogno di diffondere i risultati e di migliorarli, il che richiede non solo risorse economiche, ma richiede impegno da parte del Sistema Scolastico. Occorre infine attivare le energie vive fra insegnanti, dirigenti, amministratori, le stesse famiglie, perché la storia dell’umanità è fatta anche di processi reversibili. E se la musica era in auge fino a 40 anni fa, perché non può tornare? Non perché ogni cieco sia anche un bravo musicista, ma per dare a tutti i ciechi la opportunità di studiare musica come i vedenti.
Tolstoy diceva che “la bellezza salverà il mondo”, e la bellezza per i ciechi è prima di tutto musica.

Il convegno è aperto a:
– Musicisti non vedenti
– Rappresentanti delle associazioni dei ciechi
– Famiglie di ragazzi ciechi
– Docenti delle scuole musicali e dei conservatori di musica
– Autorità scolastiche
– Responsabili politici locali
– Assistenti scolastici
– Stampa specializzata (rivista per gli insegnanti, per i musicisti
Con il contributo di

Interventi

15:05 Saluto di Benvenuto
Prof. Matteo Sansone
(Dirigente Scolastico Liceo Montanari)

15:00 Saluto delle Autorità presenti

I Sessione

Moderatore Prof. Giuseppe Nicotra
(Ufficio Interventi educativi UST di Verona)

15:15 Alfabetizzazione musicale e la sua importanza per una formazione efficace degli studi per i non vedenti.
Prof. Antonio Quatraro
(Presidente IRIFOR Firenze)

15:30 Musica Braille e nuove tecnologie, soluzioni didattiche musicali possibili grazie alle nuove tecnologie
M° Luigi Mariani
(docente cieco di pianoforte conservatorio di musica statale di Torino)

15:45 L’educazione musicale dei ciechi nel Regno Unito e le prospettive future grazie alle nuove tecnologie
Mr. Jonathan Darnborough
(Director of Studies in Music Departmental Lecturer in Music – Oxford University)

16:00 Nuove tecnologie per la produzione dei testi musicali in formato Braille elettronico
Prof. Giovanni Bertoni
(Arca progetti srl)

16:15 Le codifiche musicali e le implicazioni didattiche pratiche per i giovani non vedenti
Dott. Nadine Baptiste
(IRIT – University Paul Sabatier Toulouse) 16:30 Produzione dei testi musicali in Braille, l’esperienza della biblioteca polacca Edwina Kowalika
Ms. Helena Jakubowska
(Presidente biblioteca musicale Braille EK)

16:45 Le nuove tecnologie per la musica accessibile: come queste nuove opportunità possono essere sfruttate in modo da aumentare il livello di motivazione verso gli studi musicali nelle giovani generazioni
M° Direttore Leopoldo Armellini (Direttore Conservatorio di Musica di Padova)

17:00 L’accesso agli studi Musicali per i non vedenti in Germania
M° Horst Großnick
(Istituto dei ciechi di Colonia)

17:15 Pausa

II Sessione

17:30 Tavola Rotonda
Partecipanti: tutti i relatori
Ogni partecipante può avere solo 3 minuti per la sua risposta.

Q1 Qual è l’innovazione più rilevante introdotta dalle nuove tecnologie?
Q2 Quali possono essere le aspettative in termini di miglioramento delle legislazioni nazionali in materia di studi di musica per gli studenti non vedenti?
Q3 in che modo il progetto MUSIC4VIP ha contribuito alla cittadinanza europea?

18:30 Discussione Aperta

19:30 Conclusioni
Prof. Antonio Quatraro
19:30 – 20:30 Concerto pianistico di giovani musicisti ciechi
Per ulteriori informazioni contattare via email: giuseppe.nicotra@istruzioneverona.it

Pluridisabilità, di Katia Caravello

Autore: Katia Caravello

Proposte per la definizione degli orientamenti programmatici del XXIII congresso dell’UICI in tema di Pluridisabilità , elaborate nel convegno “Quali idee? Su quali gambe?”(Napoli, 15-16 novembre 2014), promosso dal movimento Uicirinnovamento.

Premessa.
Quello della Pluridisabilità è un tema molto complesso da trattare e spesso, di fronte a situazioni particolarmente drammatiche, ci si sente fortemente impotenti: questa ritengo sia la principale spiegazione del fatto che nessuno ha aderito all’invito, fatto in fase di preparazione del convegno di Napoli dello scorso novembre, di aderire al gruppo di lavoro su tale tematica. Il presente documento è quindi il frutto delle sole riflessioni della scrivente, riflessioni conseguenti al confronto, avuto nel corso degli anni, con persone che si occupano a vario titolo di pluriminorazione.
Data la complessità dell’argomento, non dovendo essere questo un saggio sulla pluridisabilità (che per altro necessiterebbe di pagine e pagine, di una competenza specifica basata su anni di esperienza diretta e, soprattutto, non sarebbe conforme all’obiettivo di questo documento), ho dovuto necessariamente scegliere quale delle tante sfaccettature del problema esaminare.
Come per tutti i disabili visivi, l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ha la tutela e la rappresentanza di coloro che hanno delle minorazioni aggiuntive al disturbo visivo ed ha quindi il dovere di dare risposta alle loro esigenze e a quelle delle loro famiglie…il punto è capire come fare. Ho quindi deciso di concentrarmi su questo aspetto, facendo un’ipotesi di organizzazione dell’attività dell’associazione in questo campo; organizzazione che, da un lato, riesca a fornire alle persone con pluridisabilità e alle loro famiglie delle risposte sufficientemente esaurienti e supportive e, dall’altro, fornisca un aiuto a coloro che all’interno delle sezioni hanno il compito di occuparsi di queste situazioni (dirigenti, soci e volontari).
I lettore non troverà in questo documento alcun cenno all’aspetto clinico e riabilitativo della pluridisabilità e ciò non solo per la ragione appena esposta, ma anche perché ritengo che l’U.I.C.I. non possa e non debba farsene carico (al di là di quanto già fa attraverso gli utilissimi ed assolutamente irrinunciabili campi scuola dell’I.RI.FO.R.): l’assistenza da un punto di vista clinico e riabilitativo di coloro che, oltre al disturbo visivo, hanno delle minorazioni aggiuntive più o meno gravi necessita di competenze altamente specialistiche che l’Unione non ha e che, al contrario, hanno numerose altre strutture sul territorio italiano, con le quali è fondamentale lavorare in sinergia.

PLURIDISABILITA’

Introduzione.
I genitori dei bambini/ragazzi non e ipovedenti con pluriminorazione vivono quotidianamente il dolore di avere un figlio con disabilità grave e spesso non sono in grado di affrontare da soli questa dolorosa e complessa problematica. In alcuni casi, non avendo gli strumenti necessari per dare delle chiare risposte ai bisogni educativi e riabilitativi dei propri figli, mettono in atto degli atteggiamenti di iperprotezione o di negazione.
Nasce così l’esigenza di offrire a queste famiglie uno spazio di riflessione e confronto dove possano ricevere informazioni e assistenza.
L’U.I.C.I. può raggiungere questo obiettivo generale mediante il lavoro, ben pianificato e programmato, delle proprie Commissioni Pluridisabili (nazionale, regionali e provinciali.

La Commissione Nazionale dovrebbe:
1. organizzare seminari formativi-informativi sul tema (in continuità con quanto si sta facendo in questi mesi);
2. creare una rete di collaborazione a livello nazionale con le altre grandi realtà che si occupano di pluridisabilità (ad es. Lega del Filo d’Oro);
3. monitorare e, ove necessario, supportare l’attività delle Commissioni Regionali).

Le Commissioni Regionali dovrebbero:
1. avere una mappa aggiornata delle strutture che, a vario titolo, si occupano di pluriminorazione sul territorio regionale;
2. creare una rete di collaborazione con le realtà individuate mediante la mappatura di cui al punto precedente;
3. organizzare incontri con i referenti provinciali e con i componenti dei gruppi di lavoro eventualmente operanti nelle sezioni, al fine di:
a. scambiarsi riflessioni ed esperienze;
b. raccogliere problemi e difficoltà incontrati da coloro che hanno il contatto diretto con le famiglie, al fine di cercare, per quanto possibile, di superarli;
c. avere un’occasione di dialogo aa vivo tra il personale U.I.C.I. e gli operatori impiegati nelle altre realtà che costituiscono la rete.
Per implementare interventi veramente utili ed efficaci è di fondamentale importanza realizzare una buona analisi della domanda, che consenta di ottenere una descrizione quanto più approfondita e rispondente alla realtà della regione di riferimento. Per fare ciò, il primo passo non può che essere il dialogo con chi, su quel dato territorio, si occupa quotidianamente di queste situazioni; è importante farlo a livello regionale perché il territorio italiano è vasto ed eterogeneo e ciò che costituisce un problema da affrontare in una area geografica potrebbe non esserlo in un’altra e viceversa.
L’organizzazione regionale, inoltre, rende più facilmente risolvibili i problemi logistico-economici e questo permette di pianificare incontri più frequenti ed il lavoro risulterebbe più continuativo nel tempo e, quindi, di migliore qualità.
L’iniziativa dei seminari per macro aree è sicuramente lodevole e da ripetere, ma, per arrivare davvero al cuore dei problemi, è necessario lavorare in maniera più capillare e, quindi, ad un livello più basso (per l’appunto regionale e non per macro aree); un altro vantaggio derivante da questo tipo di programmazione del lavoro è quello di riuscire a dare spazio anche alle realtà più piccole (cosa che, per ovvi motivi, non si riesce a fare a livelli più alti).

Le Commissioni/I referenti provinciali dovrebbero:
1. collaborare, per quanto di propria competenza, alla mappatura del territorio svolta dalla Commissione Regionale;
2. accogliere e mantenere i contatti con le famiglie (sia con quelle che si sono rivolte direttamente alla sezione, sia con quelle di cui si è venuti a conoscenza grazie al proficuo e costante rapporto con i centri/le cooperative/le associazioni che sul territorio si occupano di assistere le persone con pluridisabilità) al fine di raccogliere le loro necessità, indirizzarle presso le persone e/o i servizi che possano dare loro delle risposte e assisterle, se necessario, nei rapporti con gli enti locali e le istituzioni sanitarie e scolastiche;
3. promuovere incontri periodici tra le famiglie, favorendo momenti ricreativi come occasioni di crescita personale.

Nuoto e showdown le protagoniste del week-end

Autore: GSD Gruppo Sportivo non vedenti Milano

Dal 6 all’8 febbraio si svolgerà, a Bologna, la sesta edizione del torneo nazionale di showdown “due torri” Bologna

Parteciperanno alla manifestazione i nostri soci Jessica Buttiglione, Stefania Canino, Angela Casaro, Sonia Tranchina, Riccardo Buelloni, Oscar Cimini, Domenico Leo, Luca Liberali, Gianluca Russo e Maurizio Scarso, accompagnati dai tecnici Valerio Orrigo, Maurizio Regondi e Pietro Rossetti.

Sempre nel week-end, dal 7 all’8 febbraio, si svolgeranno a Napoli IX Campionati Italiani Saranno impegnati 189 atleti di 53 società (di cui 4 delegazioni straniere).
Tra i presenti anche la nostra giovane nuotatrice Martina Rabbolini (categoria S11 – non vedenti), allenata da Andrea Caruggi, che si cimenterà nelle seguenti gare:
100 rana, 100 dorso, 200 misti e 400 stile libero.

La Slovenia elegge Donna dell’Anno una non vedente

Autore: Barbara Krejci Piry

La scorsa settimana, Sonja Pungertnik ha ricevuto il riconoscimento di Donna Slovena dell’Anno. Da 27 anni consecutivi questo premio viene attribuito dalla più popolare rivista slovena per le famiglie JANA. Quest’anno, le candidate erano dieci, tutte diverse per età e attività professionale.

Sonja Pungertnik, nata a Celje nel 1972, è una di noi, donne non vedenti e ipovedenti, e con incredibile coraggio e dedizione nell’aiutare i ciechi e gli ipovedenti, svolge una grande opera di sensibilizzazione e di rivendicazione dei nostri diritti, infondendo in noi forza e stimolandoci a vivere le nostre vite pienamente.

La giuria ha annunciato che la maggior parte dei lettori si è convinta a votare per questa donna per la qualità del suo lavoro, per la sua competenza, per la sua grande professionalità e forte personalità che fa tornare fiducia nei valori etici e morali.

Sonja  è una donna incredibilmente ottimista e molto cordiale, convinta di essere nata non vedente per uno scopo. È come un faro per tutte le persone che si confrontano con le sue stesse difficoltà, non si pone mai il problema di quello che gli altri possono fare per lei ma pensa invece a come lei stessa può dare un contributo alla società. Tra le sue iniziative  finalizzate a incrementare la consapevolezza dei problemi delle persone con disabilità, delle loro capacità e abilità vi è il programma radiofonico mensile «Luce nelle tenebre» sulla radio Ognjišče, che lei stessa conduce da ormai diciassette anni.

Sonja ha inoltre contribuito alla predisposizione della legislazione slovena sulle persone con disabilità, ha lavorato come insegnante nelle scuole speciali e ha poi collaborato in attività per la riabilitazione dei ciechi, preparando seminari per bambini e adolescenti non vedenti e ipovedenti. Sonja ora lavora per il Centro Gesuita di spiritualità ignaziana a Lubiana dove, insieme a padre Ivan Platovnjak, dirige la Scuola del Perdono.

Per Sonja, la maggior parte delle energie per svolgere le sue attività le viene dalla sua famiglia (è sposata e ha un figlio di 13 anni), dalla fede e dalle persone con le quali lavora quotidianamente. Lei afferma: “Il più grande piacere per me è quando la gente che mi sta accanto dimentica che sono non vedente – allora sono semplicemente Sonja.”

Le candidate per il premio Donna dell’Anno sono state ricevute dal Presidente della Repubblica di Slovenia Borut Pahor e dal Vicepresidente dell’Assemblea Nazionale Andrej Katič, mentre alla cerimonia di premiazione nella Sala della Filarmonica di Slovenia sono state accolte dal Primo Ministro della Repubblica di Slovenia Miro Cerar.

Macerata, Il torball entra nelle scuole maceratesi!

Autore: Redazionale

Nella mattinata di sabato 31 gennaio 2015, la Polisportiva Picena non vedenti di Ascoli Piceno ha tenuto, per la prima volta nella provincia maceratese , una dimostrazione teorico-pratica del gioco del torball, presso l’istituto Comprensivo Don Giovanni Bosco di Tolentino, l’evento è stato proposto dall’istruttrice di orientamento e mobilità Emanuela Storani e organizzato dalla sezione di Macerata dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti. Per la polisportiva Picena, oltre ai giocatori, erano presenti l’allenatore Giovanni  Palumbieri, il consigliere Francesco Apostoli ed alcuni volontari. Inizialmente, il presidente della “Picena” Marco Piergallini coadiuvato da Emanuela Storani, ha illustrato ai ragazzi della scuola lo svolgimento e le principali regole del gioco del torball. Successivamente, il tecnico Palumbieri insieme ai giocatori ha spiegato sul campo come avviene il gioco con una breve simulazione di una partita. Poi, è stata data a tutti i ragazzi la possibilità di provare questo sport indossando una benda e mettendosi nei panni dei ragazzi non vedenti. Sono state fatte diverse minipartite, con i ragazzi della “Picena” che hanno giocato insieme ai ragazzi della scuola. Si è potuta notare, con enorme soddisfazione da parte di tutti, grande curiosità e moltissima partecipazione da parte dei ragazzi delle due classi che sono state chiamate in causa. Con questa iniziativa l’Unione Ciechi e Ipovedenti di Macerata vuole dare avvio ad una serie di aventi analoghi in altri istituti comprensivi, al fine di far conoscere questo fantastico gioco e chissà, magari per il futuro, creare una nostra squadra provinciale!