Candidatura al Consiglio Nazionale UICI, di Silvana Piscopo

Autore: Silvana Piscopo

Chi sono e perché ho deciso di candidarmi.
Mi chiamo Silvana Piscopo, vivo a Napoli, sono una dirigente scolastica in pensione da 4 anni; da pochi mesi faccio parte del consiglio provinciale della sezione UICI di Napoli, ma si tratta di un ritorno a distanza di molti anni, perché ne feci già parte da giovane alla metà degli anni settanta con presidenza Castellucci; dopo l’esperienza di una consiliatura intera, durante la quale mi occupai di problemi legati alla cultura, all’emancipazione femminile, all’autonomia ed indipendenza delle persone cieche, mi distaccai dall’associazione per due ordini di motivi: un motivo di dissenso con la prevalente politica assistenzialistica che, a mio avviso, sanava piccole emergenze dei soci senza, però, curarne la crescita sociale, culturale e di partecipazione consapevole; un motivo personale legato alle mie responsabilità di dirigente dell’unione donne italiane a livello provinciale e nazionale. Inoltre erano anni di grandi utopie di trasformazione culturale ed io, che insegnavo filosofia e storia nei licei, volevo essere in medias-res curando in modo scrupoloso la mia preparazione culturale e metodologica. L’impegno sociale, però, verso le problematiche di cui mi occupavo nell’uici, continuava a far parte della mia vita pubblica, perché di quelle problematiche io non solo ero un esempio tangibile, ma diventavano parte integrante di tutti i miei interventi che facevo nelle scuole in cui insegnavo, nelle organizzazioni politiche in cui militavo. Negli anni novanta, con il superamento del concorso a preside nei licei, mi sono trasferita in toscana e, per la precisione, a Pistoia dove ho presieduto, con impegno, fatica, ma anche importanti soddisfazioni e risultati, un complesso e vastissimo liceo scientifico con molteplici problematiche;
contemporaneamente, accolta con grande cordialità dalla locale sezione UICI, mi sono resa disponibile nel dare un contributo sulle problematiche dell’istruzione cultura ed integrazione delle persone cieche ed ipovedenti del territorio pistoiese.
Ben presto, con il rinnovo delle cariche associative sono entrata a far parte del consiglio provinciale della sezione di Pistoia e, successivamente del consiglio regionale toscano a presidenza Carlo Monti di cui ho un ricordo forte e affettuoso perché mi è stato maestro ed amico; mi occupavo, naturalmente, delle tematiche a me più congeniali e cioè scuola, cultura, integrazione e partecipazione scolastica e sociale dei ciechi ed ipovedenti e, essendo stata designata quale membro dell’esecutivo regionale, potei fare esperienze importanti con tutti i rappresentanti delle varie province su tali problematiche; ho lavorato con impegno e passione e, soprattutto con il gruppo degli amici fiorentini, stabilii una forte sintonia costruendo insieme una vera circolarità nel metodo di lavoro e di proposte innovative. Sono stati, gli anni vissuti in toscana, molto arricchenti per me, considerando anche che ho ricoperto la carica di consigliera provinciale della provincia di Pistoia con responsabilità impegnative:(scuola, cultura, bilancio) e, in tale veste, con la locale sezione provinciale UICI, i fondi della cassa di risparmio di Pistoia e Pescia, stanziamenti provinciali dal fondo cultura, coordinai una bella attività museale dal titolo “L’arte da toccare-Museo tattile città di Pistoia”, in collaborazione con Ancona, dove il prof. Aldo Grassini, con la sua sapienza, determinazione e passione, aveva già dato vita alle prime fasi del museo Omero, di cui oggi possiamo vantare la bellezza e il valore culturale. Contestualmente entrai a far parte della commissione nazionale per l’istruzione a guida Tioli e, anche con lui ed altre personalità facenti parte del gruppo, come il prof. Bizi, la giovane Annita Ventura, l’amico Paschetta, ho avuto modo di contribuire con impegno e piena libertà di opinione e proposte di attività;
ho, d’altra parte, anche avuto la delusione di sperimentare il costante divario tra le proposte delle commissioni e la scarsa consistenza operativa degli organi decisionali dell’associazione sia al livello centrale sia ai livelli territoriali di molte regioni e province che spesso non fornivano neppure i dati più elementari per permettere diagnosi statistiche, proposte funzionali per rendere esigibili i diritti di studenti e genitori; le commissioni potevano e potranno avere un senso solo se chi governa l’associazione fornirà materiale per lavorare, credibilità verso soci e dirigenti e se saranno dotate di autonomia di scelta sia nelle competenze di cui avvalersi, sia di possibilità di recarsi nei territori per agire da sostegno e formazione di quanti nelle sezioni si occuperanno dei vari settori strategici per la formazione, il lavoro, la crescita sociale e quant’altro abbia a che fare con la vita quotidiana di ciechi ed ipovedenti.
Sono, poi, ritornata a Napoli e, un po’ per ragioni di lavoro, un po’ per difficoltà di contatti con la sezione territoriale, ho vissuto con distacco le vicende sezionali e nazionali per alcuni anni.
Mi sono alquanto impegnata con l’U.N.I.Vo.C. napoletana contribuendo in vari progetti, nella promozione e nella comunicazione: di tale associazione sono la vicepresidente a livello provinciale.
Ciò che mi ha rimotivata alla collaborazione con l’UICI è stato il congresso 2010, soprattutto la sua conclusione che, allora, e ancora oggi a ripensarci, aveva il sapore di una vera e propria caporetto della democrazia interna, considerata la totale esclusione di una minoranza non minoritaria visto che non solo raggiungeva il trenta per cento dei delegati, ma era portatrice di un dibattito di spessore alternativo e non di un banale dossier di provocazioni. Dal 2011, dunque, mi sono inserita nel dibattito associativo ed ho collaborato dall’esterno con il movimento uicirinnovamento; con le ultime elezioni per le cariche associative, essendomi stata proposta la candidatura per la lista guidata da Mario Mirabile, che è l’attuale presidente della sezione napoletana, ho accettato proprio perché ho ritenuto che potessi e dovessi collaborare mettendo a disposizione le mie esperienze professionali, associative, politiche ed umane.
Ora, con questo stesso spirito di servizio, ritengo opportuno mettermi in gioco candidandomi al consiglio nazionale. Ho fiducia nell’attuale presidente nazionale, perché, nonostante i limiti dovuti alle modalità con cui ha assunto questo ruolo, le difficoltà di contesto politico e sociale in cui l’UICI deve operare per la difesa dei diritti acquisiti, sta dimostrando di saper reggere agli impatti difficili e di voler apportare cambiamenti di metodo e di merito. Questa mia candidatura, perciò, vuole essere una testimonianza di disponibilità verso un auspicabile nuovo corso, ma, ci tengo a precisare che, in qualsiasi caso, tale disponibilità rimane intatta indipendentemente dal risultato della competizione elettorale, relativa al consiglio nazionale. Tutti coloro che, come me, hanno avuto l’opportunità di studiare, costruirsi una soddisfacente carriera professionale, una decorosa indipendenza materiale, culturale, economica, sia pure con fatica, sormontando muri fatti di pregiudizi che amplificavano i problemi, devono, a mio avviso, testimoniare con l’impegno attivo la capacità di essere ancora utili alle generazioni nuove, per le quali non si profila un futuro lineare; dobbiamo trovare modalità efficaci a dimostrare, magari attraverso una opportuna terapia di umiltà, che l’UICI non è solo un palazzo cui si viene a chiedere protezione e tutele, ma una grande officina di idee ed azioni in cui ciascuno può trovare uno spazio per costruire il proprio tratto di strada con l’aiuto di tanti, che la crescita di ciascuno coinvolge la crescita anche di altri, che la libertà di ognuno si fonda e si misura sulla e con la libertà di tutti.

Programma

Premessa: nel momento in cui, accogliendo le sollecitazioni di alcuni amici a candidarmi, ho deciso di partecipare a questa competizione, mi sono anche chiesta: “cosa potrò e saprò fare nel caso che divenga parte del Consiglio nazionale?” in realtà io non credo che ciascuno possa scegliere cosa fare, perché in un’associazione come l’Uici, vengono affrontati quotidianamente problematiche molteplici e chi si assume responsabilità deve imparare ad ascoltare, dare risposte credibili, concrete ed utilizzare una forma diretta e semplice di comunicazione: dunque la prima cosa che dovrei fare sarebbe imparare a rapportarmi con le persone con una semplicità e sinteticità di linguaggio, che non sempre mi è propria, data l’abitudine ad intervenire in contesti lavorativi fatti di gruppi omogenei. In secondo luogo devo dire che, indipendentemente da come sarò votata, potrò dare il mio contributo all’Uici nelle forme e nei modi in cui mi sarà richiesto, perché sulle problematiche di istruzione, formazione, cultura e organizzazione scolastica, ritengo di disporre di competenze sufficienti per essere utile a tante sezioni territoriali che, magari, devono affrontare situazioni pratiche, difficili ed immediate per le quali non sempre ci sono persone con adeguate conoscenze a portata di telefono.
come collaborerò in caso di risultato positivo:
1) cercherei in tutti i modi di rendere centrali le sezioni territoriali che, secondo me, costituiscono le fondamenta dell’Uici e che non sempre vengono supportate e valorizzate come si conviene, soprattutto quelle dei territori più periferici, o quelle che non si sono passivamente adeguate al volere di questo o quel potentato di turno;
2) manterrei fermo e prioritario l’impegno assunto con la mia sezione di appartenenza(cioè Napoli) continuandomi ad occupare delle problematiche dell’istruzione e della cultura e ne rappresenterei sia le istanze, sia le esperienze che potrebbero risultare di utilità collettiva;
3) mi adopererei in tutte le occasioni possibili per far sì che il consiglio nazionale non si limiti alla sola funzione burocratica del deliberare tutto quanto propongono direzione e ufficio di presidenza, ma eserciti le prerogative attribuite dallo statuto in maniera efficace, propositiva, avvalendosi del sano diritto di critica che non è da confondersi con la polemica funzionale all’insano disfattismo;
4) mi renderei disponibile nel costruire un gruppo di lavoro forte, competente e continuativo in grado di affrontare tutte le problematiche attinenti l’istruzione, l’inclusione scolastica degli studenti, la formazione culturale e professionale degli stessi individuando anche percorsi non tradizionali per sviluppare alternative valide di inclusione lavorativa;
5) svilupperei, cercando collaborazione tra scuole, università, Irifor una capillare politica di formazione degli insegnanti, ma anche delle figure di supporto, frequentemente generiche, come assistenti alla comunicazione e assistenti per le attività post-scolastiche;
6) mi impegnerei affinché le commissioni di lavoro non siano organi di facciata, come frequentemente lo sono state, ma abbiano un ruolo propositivo e costruttivo come ad esempio: supportare gli insegnanti ciechi ed ipovedenti sia attraverso la consultazione online, sia sviluppando attività di aggiornamento mirato e adeguato alle trasformazioni in atto dal punto di vista tecnologico, didattico e metodologico, sia con l’istituzione di un ufficio legale trasversale a tutte le problematiche attinenti i diritti dei ciechi ed ipovedenti rispetto al lavoro, all’autonomia, alla vita indipendente; mi renderei disponibile nell’offrire consulenze a genitori ed alunni su questioni di carattere pratico che spesso non possono essere risolte da consiglieri e presidenti di sezioni perchè tanti aspetti delle legislazioni scolastiche non possono essere noti; predisporrei delle facili guide di cui potessero servirsi le nostre sezioni ma da offrire anche al personale delle scuole in cui siano frequentanti ragazzi e giovani non ed ipovedenti;
7) promuoverei, con l’aiuto di collaboratori competenti di comunicazione facilitante, attività di orientamento a conclusione del ciclo dell’obbligo per la scelta del tipo di scuola cercando, anche attraverso test di carattere attitudinale e motivazionale, di fornire utili supporti sia per la prosecuzione scolastica, sia per la scelta universitaria, sia per i percorsi specialistici;
8) mi impegnerei a sviluppare tutti i canali utili per permettere agli studenti delle scuole secondarie l’alternanza scuola-lavoro al fine di approcciare con sistematicità tutte le opportunità lavorative, maturare esperienze e competenze.
Forse queste proposte possono apparire eccessive o, forse, scontate; nell’uno e nell’altro caso può darsi che chi leggerà e giudicherà abbia ragione, fatto sta che queste attività costituiscono il punto di equilibrio fondamentale di cui dobbiamo garantire la realizzazione per aiutare famiglie e studenti ad essere concretamente protagonisti della propria crescita scolastica, formativa, culturale e sociale. Talvolta ho incontrato genitori che hanno ringraziato docenti perché hanno facilitato i compiti riducendo obiettivi formativi e culturali, mi è stato difficile far comprendere che questi regali offendono la dignità, riducono le capacità, ostacolano lo sviluppo culturale di un ragazzo e che l’unione dei ciechi e gli ipovedenti ha sempre rivendicato i diritti e non può, né deve barattare il diritto soggettivo delle persone con qualche nocivo regalo compassionevole: dunque io mi spenderò con tutto il bagaglio di volontà e competenze di cui sarò capace per portare in alto la bandiera dei diritti e delle libertà.
Silvana Piscopo

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