Venerdì 24 luglio il presidente della Cooperativa IRIFOR del Trentino Ferdinando Ceccato, gli autori Alberto Folgheraiter e Giorgio Lunelli e il presidente dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti Mario Barbuto sono stati ospiti del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al Quirinale.
Sono state donate al Presidente della Repubblica alcune copie speciali del libro “Aurelio Nicolodi – Una luce nel buio dei giorni”, che i due autori trentini hanno scritto per celebrare il centenario dalla battaglia in cui Nicolodi, volontario trentino nell’esercito italiano, perse la vista.
Il Presidente Mattarella ha apprezzato il dono delle copie del libro in Braille, in nero ingrandito e in formato audio, sottolineando egli stesso l’importanza di una cultura, e dunque di una società, accessibile a tutti.
Archivi autore: Simona Sciaudone
L’attività della Commissione Ipovedenti nei prossimi cinque anni: obiettivi, criticità e proposte, di Angelo Mombelli
Siamo ormai alle porte del prossimo Congresso della nostra Unione, in occasione del quale verranno rinnovate le cariche associative e le varie commissioni predisporranno un documento programmatico dell’attività da svolgersi nel mandato 2015-2020.
Rileggendo la relazione programmatica predisposta nel 2010 dalla Commissione Ipovedenti, mi sono reso conto che molte delle iniziative là prospettate, allo stato attuale, non hanno trovato realizzazione; la responsabilità è duplice: non possiamo attribuirla interamente agli interlocutori istituzionali, sebbene da sempre abbiano una conoscenza approssimativa del fenomeno dell’ipovisione e delle esigenze della categoria, ma dobbiamo riflettere anche sull’efficacia dei nostri programmi e sulle forze che riusciamo mettere in campo. In tal senso, e volendo anche tener conto dalla scarsa cultura sull’ipovisione esistente nella nostra società, ritengo che solo un programma chiaro, concreto, realistico e dal carattere strettamente “operativo” possa garantire risultati altrettanto tangibili.
E’ a conoscenza di tutti e di tutte l’estrema difficoltà che l’economia occidentale, e in particolare la nostra, sta vivendo: le risorse che il governo può mettere a disposizione per il sociale saranno pure scarse, ma è nostro dovere progettare ed avanzare le richieste che riteniamo indispensabili per la categoria degli ipovedenti, frustrata da sempre dall’incomprensione di chi governa.
Alcuni esempi circa lo stato dell’arte: con la legge 284/97 erano stati stanziati 5.000 milioni delle vecchie lire per la creazione e il potenziamento dei centri di riabilitazione visiva, risorse che con la finanziaria di due anni orsono sono state taglieggiate, riducendo il contributo a circa quattrocentomila euro; ciò ha messo in seria discussione il funzionamento di tanti centri di riabilitazione visiva che con fatica e fantasia le nostre strutture avevano contribuito a realizzare. Secondo esempio, il nomenclatore tariffario delle protesi: è immodificato da oltre tre lustri ed include strumentazione vetusta, che non tiene conto delle attuali tecnologie e della legge 138/2001.
Potrei continuare, perché l’elenco delle criticità è ampio, ma preferisco focalizzarmi su una raccomandazione rivolta alla futura dirigenza della nostra Unione, ovvero quella di stare vigili circa le iniziative governative per far sì che non vengano sottratte altre risorse ai già scarsi servizi oggi esistenti a favore delle persone ipovedenti.
Quindi, primo, non regredire! Secondo, proporre interventi atti a migliorare l’esistente tenendo però conto della loro fattibilità imminente e concreata. Essere incisivi e pratici, insomma, qualità decisive in un mondo che gira sempre più in fretta e non lascia spazio alla vaghezza.
Se le sfide sono tante, la probabilità di vincerle dipende anche dal selezionarle commisurate alle proprie capacità, e dall’affrontarle con le giuste armi e la giusta preparazione: ciò significa soprattutto essere al passo coi tempi ed avere il polso dei cambiamenti, seguire con attenzione il progresso tecnologico ed essere addentro alla complessità sociale che si fa ogni giorno più intricata.
Detto questo, buon lavoro a chi parteciperà al XXIII Congresso Nazionale!
Angelo Mombelli
Attualità di Aurelio Nicolodi, di Mario Barbuto
Cento anni fa, in un’azione di guerra, Aurelio Nicolodi, giovane ufficiale di Trento, combattente volontario nell’esercito italiano, perdeva la luce degli occhi.
Cento anni fa, grazie a quell’ufficiale al quale la guerra aveva tolto per sempre il bene della vista, per tutti i ciechi d’Italia iniziava un cammino di luce e di speranza che ancora oggi prosegue positivamente…
Quale lezione ci consegna Nicolodi come ciechi, come cittadini, come esseri umani?
Quale insegnamento siamo sollecitati a trarre dalla sua vita, dalla sua opera, dal suo esempio?
Quali tratti peculiari rendono oggi quest’uomo dall’animo nobile così attuale, così prossimo, così esemplare?
Aurelio Nicolodi insegna a tutti noi innanzitutto l’orgoglio. Di esseri umani liberi e uguali; portatori di dignità. Individui consapevoli, custodi gelosi della propria personalità, protagonisti attivi della propria esistenza.
E poi ci mostra come saper trasformare in energia positiva le vicissitudini più avverse della vita; perfino una sciagura tanto terribile, tale da cambiare del tutto il segno della sua quotidiana esistenza.
Appena un anno dopo aver perduto l’uso degli occhi, lo troviamo a Firenze, responsabile della casa di accoglienza e di riabilitazione dei ciechi di guerra.
E ancora, capo della legione trentina degli irredentisti, pochi giorni dopo l’armistizio e la vittoria, a Trento, incaricato di consegnare al Re d’Italia il tricolore della legione.
E intanto lo sguardo della sua vivida mente, già andava oltre il tema dei reduci e abbracciava l’intera comunità dei ciechi italiani. Di tutte quelle persone che affrontavano e vivevano la propria disabilità visiva come una croce da sopportare nel calvario di una vita inerte e passiva, quasi in attesa di una morte liberatrice.
Per tutti quei ciechi, oppressi dal buio e attanagliati alla miseria, egli cominciò a immaginare un futuro diverso, a sognare un mondo possibile di uguaglianza e di cittadinanza.
Insieme ad altri ufficiali segnati dal suo stesso handicap, Nicolodi diede vita a un’azione febbrile e instancabile che portò alla fondazione dell’Unione Italiana Ciechi a Genova, in un congresso celebrato nel 1920.
La natura, l’essenza stessa dell’Unione ne marcarono da subito i tratti peculiari e salienti che traevano origine dal proprio fondatore e dal gruppo che ne sosteneva l’opera.
Una specie di “mai più su di noi, senza di noi”, di meravigliosa attualità caratterizzò fin dall’esordio la presenza e l’azione dell’Unione Italiana Ciechi, associazione costituita dagli stessi protagonisti della loro disabilità i quali prendevano in mano, finalmente, direttamente, le sorti del proprio destino.
Una presenza associativa basata sui princìpi di democrazia e di rappresentanza ai quali l’Unione non rinunciò mai, nemmeno negli anni in cui la convivenza e la collaborazione con lo Stato autoritario ne resero certamente più complicata la custodia e la tutela.
Per la prima volta nella Storia, così, grazie a quel gruppo di ufficiali guidati da Aurelio Nicolodi, il popolo dei ciechi ebbe una propria voce e una propria rappresentanza, evidenziate con il congresso di Genova di fondazione dell’Unione e con il nuovo periodico informativo che Nicolodi volle, costituì e diffuse in tutta Italia, il Corriere dei Ciechi, quale portavoce di questa nuova categoria sociale che si affacciava sul palcoscenico della Storia nazionale.
Il livello di cultura non di rado elevato e le condizioni materiali spesso agiate degli uomini che diedero corpo all’Unione, la loro volontà di tornare a una vita civile attiva e produttiva, quella che avevano in genere conosciuto e vissuto prima di patire le conseguenze atroci della guerra, conferirono all’associazione, fin dal suo esordio, una consistenza strutturale e una forza valoriale tali da consentire ai suoi dirigenti di saper guardare al futuro in una prospettiva di lungo respiro, senza limitarsi soltanto a una mera, per quanto necessaria, rivendicazione di miglioramento delle condizioni presenti e delle contingenze personali dei principali protagonisti.
Una idea di futuro e un senso di comunità, di famiglia, furono fin dall’inizio le linee di forza dell’Unione, quella forza che ha consentito di mantenere unita, viva e forte questa grande organizzazione di categoria per quasi cento anni e che ancora oggi ne caratterizza la fisionomia, la struttura, l’azione politica e associativa.
L’Unione di Nicolodi fu subito in grado di elaborare un progetto sociale di lungo respiro, capace di riscattare negli anni migliaia e migliaia di ciechi in Italia, offrendo loro una prospettiva di vita fondata sull’istruzione, sulla formazione, sul lavoro, assai lontana dalla concezione dominante dell’epoca, basata invece sulla rassegnazione, sulla pietà e sull’elemosina.
Un welfare fondato sullo sviluppo e sulla partecipazione personale al proprio riscatto, cominciava dunque a sostituirsi al welfare caritatevole e assistenzialistico che aveva dominato la scena sociale fin dai primordi della Storia umana e soprattutto negli ultimi secoli in Europa e nel mondo.
Accanto alle rivendicazioni di assistenza, di supporto finanziario, di prestazioni di cura che riguardavano i ciechi e le istituzioni a essi dedicate, cominciavano a prendere forma concreta le nuove esigenze, i nuovi obiettivi di istruzione, lavoro, integrazione sociale dei quali l’Unione si rese interprete e che seppe perseguire con la tenacia dei forti, con la pazienza dei saggi, con la perseveranza dei giusti.
Nell’arco di un decennio, grazie all’opera dell’Unione Italiana Ciechi guidata da Aurelio Nicolodi, si rafforzò il ruolo della Federazione Nazionale delle istituzioni pro ciechi e sorsero nuove organizzazioni con scopi e finalità di supporto alla istruzione e alla formazione quali la biblioteca italiana per ciechi, la stamperia nazionale Braille, l’ente di lavoro.
Grazie a tali enti, vero braccio operativo dell’Unione, e al magistrale ruolo di raccordo che essa vi giocò, si spostava progressivamente l’asse dell’azione di rappresentanza e di tutela che riguardava i ciechi italiani, ora apertamente consapevoli di poter disporre di uno strumento e di una guida per aspirare al sogno semplice e ambizioso di conquistare per sé e per i propri compagni d’ombra” una vita normale, caratterizzata dalla frequenza scolastica, da una attività lavorativa, da una presenza personale di ciascuno nel tessuto umano e civile circostante, improntata a uguaglianza, cittadinanza, dignità.
Al centro e quale obiettivo fondamentale della propria azione, Nicolodi pone sempre, al di sopra di tutto, il tema del lavoro, individuando nell’acquisizione di un impiego per i ciechi la via maestra del riscatto personale e sociale, l’unica che poteva garantire una vera indipendenza economica e di conseguenza la conquista di un reale senso di appartenenza alla comunità.
Grazie al Lavoro, infatti, ogni individuo, ben oltre la propria disabilità, acquisiva condizioni materiali di maggior sicurezza, un profilo sociale nuovo e diverso, una propria capacità di creare e mantenere una famiglia, una presenza attiva nel proprio contesto civile.
In virtù di un proprio posto di lavoro, le persone colpite dalla cecità, conquistavano finalmente uno strumento decisivo e insostituibile per conseguire quella dignità di uomini, di donne, di cittadini, riconosciuta soltanto grazie al ruolo attivo esercitato nel proprio ambiente sociale.
Una persona, infatti, soggiace passiva finché è costretta a vivere di elemosina, di carità, di assistenza, pubblica o privata che sia.
Una persona, invece, diviene protagonista del proprio destino e interprete di se stessa, quando ottiene la propria indipendenza e la propria autonomia, veri e autentici passaporti di libertà ai quali nessuno dovrebbe rinunciare.
In un tempo e in un contesto economico e industriale molto difficili, dinanzi al rifiuto irremovibile della classe imprenditoriale dell’epoca ad accogliere dipendenti ciechi tra le maestranze dei propri stabilimenti, Nicolodi ebbe l’ingegno, la forza, l’intraprendenza per rovesciare i termini della questione, creando egli stesso le fabbriche, gli opifici, i laboratori nei quali accogliere lavoratori privi della vista, affiancati da tanti altri lavoratori vedenti, ciascuno adibito a mansioni in grado di espletare senza rischio e senza disagio eventualmente causato dalla disabilità.
In tal modo poté offrire non solo un lavoro stabile e un impiego sicuro a centinaia e centinaia di ciechi, ma creare opportunità occupazionali per un numero altrettanto elevato di persone vedenti che entrarono a far parte delle maestranze delle fabbriche presso le quali erano impiegati i ciechi stessi.
Non chiese e non pretese mai condizioni di favore, ottenendo le commesse statali a parità di prezzo di offerta, mentre si adoperava per assicurare ai lavoratori ciechi condizioni adeguate di svolgimento delle proprie mansioni, mai, tuttavia, tentato dall’idea di instaurare o favorire nelle fabbriche condizioni di maggior privilegio giustificate dalla disabilità.
Il lavoro come strumento di riscatto delle condizioni di supposta inferiorità dell’intera categoria dei ciechi, fu dunque per Nicolodi, sempre, la ragione principale della sua azione, la priorità più alta della sua agenda quotidiana.
Quel lavoro che ancora oggi rappresenta, come allora, lo strumento per un riscatto vero del cieco, oltre ogni forma di pietismo, di assistenzialismo, di compassionevole sopportazione da parte della società.
Quel lavoro che ha consentito a generazioni e generazioni di ciechi, da Nicolodi in avanti, di percorrere una propria personale strada di dignità, segnata talvolta anche dal raggiungimento delle vette più alte in campo culturale e sociale, ma comunque sempre caratterizzata da persone in cammino, gravate certo dalla propria disabilità, consapevoli tuttavia dei propri diritti, fiduciose nella forza della propria degnità e nella possibilità di guadagnare la considerazione, l’apprezzamento, il rispetto civile.
Ecco la vera, autentica attualità di Aurelio Nicolodi!
Aver consentito con la propria opera la crescita e il radicamento sociale di generazioni di ciechi e di ipovedenti che oggi sono in grado di proseguire su quella strada da lui tracciata verso una completa emancipazione personale, verso la conquista della dignità di donne, di uomini, di cittadini.
Nicolodi, dunque, ci insegna innanzitutto la dignità.
L’orgoglio di non elemosinare.
La forza di essere liberi.
La volontà di essere uguali.
L’ambizione di essere cittadini.
Un piccolo presidente come me, di passaggio dentro un passaggio difficile, alla sola idea di occupare, indegnamente, quel posto che fu del più grande, che fu del fondatore della nostra Unione, sente davvero tremare le vene e i polsi, pur vivendo l’intensità di una emozione che non ha misura, che non ha paragone.
Occupare quel posto che fu dei forti, degli intrepidi, dei saggi, mi richiama ogni momento al peso e al senso della responsabilità di dover guidare questa Unione con la mano ferma, con lo spirito saldo e con l’orgoglio sicuro che furono di Aurelio Nicolodi.
Occupare quel posto, dunque, mi conferisce la forza che deriva dall’opera e dall’insegnamento del nostro padre fondatore, che io ho il dovere di custodire e rilanciare in ogni occasione.
Occupare quel posto mi regala l’orgoglio dell’appartenenza. Ad un consesso di donne e di uomini che hanno reso grande l’Unione e che sapranno conservare lo spirito combattivo e la tenacia irremovibile del suo fondatore.
Presentazione del volume “Uno più undici” di Franco Recanatesi. Slashradio 29 luglio 2015 – ore 10.30
I settori Informazione e Comunicazione, Stampa Sonora e Libro Parlato, organizzano per mercoledì 29 luglio 2015, con inizio alle ore 10.30, una trasmissione on line dedicata alla presentazione del volume “Uno più undici – Maestrelli: la vita di un gentiluomo del calcio, dagli anni Trenta allo scudetto del ‘74” di Franco Recanatesi, presto disponibile nel catalogo del nostro Centro Nazionale del Libro Parlato.
Alla trasmissione, condotta da Luisa Bartolucci, prenderanno parte l’autore ed il giornalista sportivo Stefano Benedetti che ha prestato la propria voce per la versione audio dell’opera. Gli ospiti risponderanno ai quesiti posti dagli ascoltatori i quali potranno scegliere diverse modalità di intervento: tramite telefono contattando durante la diretta i numeri 06.69988353, 066791758 o inviando e-mail, anche nei giorni precedenti la trasmissione, all’indirizzo diretta@uiciechi.it o ancora compilando l’apposito form della rubrica “Parla con l’Unione”.
Per collegarsi sarà sufficiente digitare la seguente stringa: http://www.uiciechi.it/radio/radio.asp; http://91.121.137.159:8004/listen.m3u. Il contenuto delle trasmissioni potrà essere riascoltato sul sito dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti all’indirizzo www.uiciechi.it/ArchivioMultimediale.
Vi attendiamo numerosi!
Sensi d’estate 2015 – Os Argonautas – Navegar è preciso
Museo Tattile Statale Omero – Mole Vanvitelliana
Ancona ingresso libero
Federica D’Agostino, voce
Domenico Lopez, chitarra classica
Giulio Vinci, chitarra classica ed elettrica
Alessandro Mazzacane, violoncello e basso elettrico
Giovanni Chiapparino, percussioni, fisarmonica, basso elettrico, elettronica
L’immaginaria ciurma di un equipaggio è sbarcata in terra dopo un lungo viaggio senza meta.
I personaggi dell’equipaggio sono i protagonisti delle canzoni che raccontano il loro modo di essere in mare. Il navigare si fa metafora dell’esistere, il viaggio metafora del creare attraverso le parole e le canzoni di grandi letterati e cantautori portoghesi, brasiliani e capoverdiani e attraverso parole e note italiane, originali e non, che ne hanno raccolto le influenze musicali e letterarie in una sorta di Tropicalismo Mediterraneo.
ARTE
Durante la serata saranno aperti e visitabili il Museo Tattile Statale Omero e le mostre correlate “Frammenti d’umanità. Giuliano Vangi e i giovani artisti” (ingresso libero) e “Il Rinascimento oltre l’immagine” (ingresso ridottissimo per gli spettatori di Sensi d’estate).
INFO
La rassegna è organizzata dal Museo Tattile Statale Omero, in collaborazione con il Comune di Ancona – Amo La Mole, con l’Associazione Per il Museo Tattile Statale Omero Onlus, il Servizio Civile Regionale e Garanzia Giovani.
L’ingresso allo spettacolo è libero, i posti sono limitati, si accettano prenotazioni solo per persone con disabilità. Ogni serata il pubblico potrà sostenere con una donazione le attività dell’Associazione Per il Museo Tattile Statale Omero Onlus. In caso di maltempo il concerto si svolgerà al teatro Sperimentale di Ancona.
Museo Tattile Statale Omero – Mole Vanvitelliana Banchina Giovanni da Chio 28, Ancona Tel. +39 071.2811935 info@museoomero.it
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Centro di Documentazione Giuridica – La riforma della scuola e la disabilità, di Paolo Colombo
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Dopo la firma del Presidente della Repubblica è arrivato in Gazzetta Ufficiale il testo di riforma della scuola.
La legge n.107 del 13 luglio 2015 è stata pubblicata infatti il 15 luglio u.s. e la “Buona Scuola” è diventata ufficialmente legge.
Partirà, il piano di assunzioni, il potenziamento dell’autonomia, l’aumento di responsabilità per i dirigenti scolastici, mentre con i decreti attuativi da emanare si attuerà il nuovo sistema di formazione e di reclutamento dei docenti nonché nuove regole saranno definite per il diritto allo studio e la qualità dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità.
Fondamentali sono i comma 180 e 181 della legge, con i quali il Parlamento delega l’esecutivo a legiferare individuandone i contenuti e le materie.
Anche per quanto attiene alla disabilità, entro 180 giorni dall’entrata in vigore della legge (Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti) il Governo dovrà definire i punti previsti dal comma 181 e attuare la «promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità e riconoscimento delle differenti modalità di comunicazione».
Importante sarà la ridefinizione del ruolo del personale docente di sostegno “al fine di favorire l’inclusione scolastica degli studenti con disabilità, anche attraverso l’istituzione di appositi percorsi di formazione universitaria”. L’insegnante di sostegno avrà una maggiore e più specifica qualificazione e il riconoscimento del suo ruolo sarà tutt’altro che marginale.
Infatti a decorrere dal prossimo concorso pubblico per ciascuna classe di concorso o tipologia di posto possano accedere alle procedure concorsuali per titoli ed esami, esclusivamente i candidati in possesso del relativo titolo di abilitazione all’insegnamento; inoltre per i posti di sostegno per la scuola dell’infanzia, per la scuola primaria e per la scuola secondaria di primo e di secondo grado, sarà bandito apposito concorso riservato solo i candidati in possesso del relativo titolo di specializzazione per le attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità.
Il Governo dovrà inoltre intervenire anche per garantire la continuità del diritto allo studio consentendo allo studente disabile di fruire dello stesso insegnante di sostegno per l’intero ordine o grado di istruzione. Ciò sarà possibile introducendo un vincolo che impedisca il passaggio ad altre classi di insegnamento dopo essere entrati in ruolo come insegnanti di sostegno.
Altro punto di rilievo per gli allievi disabili è quello con cui si prevede un intervento normativo del governo affinché sia effettivamente garantita l’istruzione domiciliare per gli alunni “che si trovano nelle condizioni di cui all’articolo 12, comma 9, della legge 5 febbraio 1992, n. 104.”. Vale a dire per quei minori con disabilità “temporaneamente impediti per motivi di salute a frequentare la scuola, sono comunque garantite l’educazione e l’istruzione scolastica.”
Interessante è anche la previsione contenuta al comma 24 con cui si è sottolineato come “l’insegnamento delle materie scolastiche agli studenti con disabilità è assicurato anche attraverso il riconoscimento delle differenti modalità di comunicazione” (senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica).
Inoltre la legge autorizza il dirigente scolastico, nell’ambito dell’organico dell’autonomia assegnato e delle risorse, anche logistiche disponibili, a ridurre il numero di alunni per classe rispetto a quanto previsto dalla normativa vigente (DPR 20 marzo 2009, n. 81) per migliorare la qualità didattica anche in rapporto alle esigenze formative degli alunni con disabilità.
Si spera che tale previsione venga concretamente attuata al fine di evitare il dilagante fenomeno delle cd. classi pollaio.
Tutte le disposizioni approvate relative alla disabilità si pongono sullo stesso solco della proposta di legge (giacente alla Camera con numero A.C. 2444) promossa dalle Federazioni delle associazioni delle persone con disabilità e dei loro familiari.
Si auspica pertanto che tale atto possa ottenere per effetto dell’emanata riforma nuovo impulso per l’approvazione definitiva o quanto meno confluire nei correlati decreti legislativi di attuazione.
Le disposizioni della Proposta come le commentate norme della “Buona Scuola” tendono a favorire la continuità didattica, oggi frenata dal diffuso precariato, creando degli appositi ruoli per i docenti per il sostegno, prevedono anche l’obbligo di riduzione del numero di alunni per classe e del numero di alunni con disabilità nella stessa classe, nonché l’obbligo di formazione iniziale e in servizio dei docenti sulle didattiche inclusive, cioè quelle che consentono davvero di migliorare l’efficacia didattica nei confronti delle persone con disabilità o con Bisogni Educativi Speciali (BES).
In merito poi ai docenti disabili coinvolti nel piano assunzione previsto dalla riforma, in attesa che venga formulato il parere già richiesto al Miur relativamente all’applicazione a livello nazionale delle riserve dei posti (es. legge 68 del 1999 e legge 407 del 1998) si ritiene che comunque valga e prevalga la normativa speciale sulla legge 107 del 2015.
Pertanto conservano valore gli art.21 e 33 della legge 104 (scelta della sede e rifiuto del trasferimento), nonché l’art.61 comma 3 della legge 270 del 1982 che prevede “nei concorsi a cattedra il 2% dei posti messi a concorso, e comunque non meno di due posti, è riservato ai concorrenti non vedenti, salvo diverse disposizioni di maggior favore previste da leggi speciali”.
Paolo Colombo
Rubrica di Slash Radio “Chiedi al Presidente”, di Mario Barbuto
Care amiche, cari amici,
vi ricordo che il 29 luglio dalle 16,30 alle 17,30, andrà in onda la rubrica “Chiedi al Presidente ” tramite il nostro canale web di Slash Radio. La rubrica andrà in onda ogni ultimo mercoledì del mese, sempre dalle 16,30 alle 17,30.
Durante la trasmissione, nel mio ruolo di Presidente Nazionale, risponderò in diretta a tutte le domande che gli ascoltatori vorranno rivolgermi.
Le domande saranno libere, senza filtri e potranno toccare tutti gli aspetti della nostra attività associativa e tutti i temi concernenti la vita dei ciechi e degli ipovedenti italiani.
Le modalità di contatto per indirizzare le domande o intervenire in trasmissione, sono:
– email, all’indirizzo chiedialpresidente@uiciechi.it
– modulo web, all’indirizzo http://www.uiciechi.it/radio/radio.asp
– telefono, ai numeri 06/69988353-06/6791758
Vi attendo numerosi per dare vita a un dialogo diretto che ci aiuti a crescere e a migliorare.
Mario Barbuto
Ascoli e Fermo – Oscar Green 2015
L’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti con piacere ha appreso che il giorno 23 luglio a San Benedetto presso la Porta Expo del Centro Agroalimentare in occasione degli Oscar Green 2015 sarà premiato anche il progetto “I sensi per vedere oltre” organizzato a Porto San Giorgio da Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, Coldiretti Donne Impresa e ISC Nardi, in collaborazione con Apd Picena e Proscenio in occasione della Giornata mondiale del Braille.
Il concorso mette in luce giovanissimi imprenditori che con coraggio e tanta dedizione, hanno dato valore alle proprie intuizioni per arricchire l’Italia di idee che possono davvero fare la differenza e aiutare la spinta economica ma senza dimenticare il sociale. La sinergia messa in campo il 21 febbraio da Coldiretti Donne Impresa, ISC Nardi e Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti per far conoscere agli studenti il valore della terra e il rispetto delle diversità è stata una testimonianza di come varie realtà che operano quotidianamente singolarmente possono mettersi in rete, comunicare e collaborare ed essere l’una per l’altra un valore aggiunto.
Fish – Disabilità nel mirino della spending review
È un autunno caldo quello che si profila per la disabilità, almeno ad ascoltare le ennesime dichiarazioni di Yoram Gutgeld, consulente del Governo per la spending review.
In queste ore le dichiarazioni e le anticipazioni su quelle che saranno le misure economiche contenute nella prossima Legge di Stabilità ribadiscono ancora l’intenzione, nel quadro di un intervento sempre più ambizioso, di colpire le prestazioni assistenziali e quelle riservate alle persone con disabilità.
Ma non basta: pesanti dovranno essere i tagli a quella sanità che aspetta ancora la revisione dei LEA (i Livelli Essenziali di Assistenza), le cui sorti sono sempre più incerte.
E a ben vedere Gutgeld non è nuovo a dichiarazioni “bellicose” verso la spesa per invalidità, quella stessa che Tremonti definiva come improduttiva. Il retropensiero rimane quello, nonostante la spesa sociale e la spesa per invalidità italiane siano fra le più basse d’Europa.
Quali siano gli intenti operativi per ridurre ancora quella spesa rimane un mistero: altri controlli sulle invalidità (oltre un milione negli ultimi 5 anni)? Riduzione dei beneficiari? Introduzione di nuovi criteri? In realtà si ha l’impressione che Gutgeld e il Ministero non abbiano ben chiara la dimensione e i meccanismi del fenomeno e nemmeno gli effetti e le ricadute sulle persone con disabilità e sulle famiglie italiane di azioni approssimative ed avventate.
“La nostra attenzione è massima – dichiara Vincenzo Falabella, presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap – ed è quasi pari alla nostra notevole perplessità. Da un lato si esprime l’intento di rilanciare il Paese, di diminuire la pressione fiscale, di favorire l’equità, ma dall’altro si pensa a misure che colpiscono la disabilità (e quindi l’inclusione) e la stessa salute di milioni di italiani.”
Cuneo – Bilancio positivo per l’iniziativa sul turismo accessibile
Nell’anno della Sindone, incontri di sensibilizzazione al Palazzo dei Vescovi di Saluzzo
Un turista su 200 è cieco o ipovedente, uno su 70 ha problemi di udito e talvolta anche difficoltà di movimento. Numeri che fanno riflettere nell’anno dell’ostensione della Sindone, considerato l’interesse crescente dei diversamente abili per la fruizione del nostro patrimonio culturale.
Nelle scorse settimane, l’Unione Ciechi di Cuneo ha dato un importante contributo ad un’iniziativa organizzata dall’Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici della Diocesi di Saluzzo, promotore di due incontri presso il Palazzo dei Vescovi di Via Maghelona dedicati al tema del turismo accessibile. Due serate di sensibilizzazione che hanno protagonisti i vertici di UICI (Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti), in particolare il presidente cuneese Simone Zenini. Nelle settimane precedenti, incontri simili si erano svolti presso la Diocesi di Alba e avevano visto la partecipazione del consigliere regionale con delega alla mobilità autonoma Adriano Capitolo.
“Durante gli incontri – racconta Zenini – abbiamo illustrato le esigenze e le difficoltà concrete di ciechi e ipovedenti, sottolineando l’importanza del supporto offerto dalla moderna tecnologia, non sempre incentivata a sufficienza”.
L’iniziativa ha visto la collaborazione di diverse associazioni e ha richiamato l’attenzione di un folto pubblico di curiosi e interessati, che hanno partecipato con entusiasmo. “Speriamo che l’evento venga riproposto anche in altre diocesi del territorio – conclude Zenini – il vero obiettivo è garantire anche a ciechi e ipovedenti la piena fruizione del patrimonio culturale. Negli anni il turismo è diventato uno strumento di emancipazione personale oltre che di conoscenza, dunque un bisogno sociale primario che occorre promuovere con ogni strumento”.