Torino – Notiziario audio 011NEWS

E’ in rete la nuova edizione del notiziario audio 011NEWS, n. 12/2016 del 25/03/2016. Di seguito il link:

Tra gli argomenti trattati:
All’interno della rivista quadrimestrale UICI/011 nasce una rubrica per dar voce ai soci
Una nuova opportunità per conoscere gli smartphone e le loro applicazioni utili nella vita quotidiana
“Fare il massimo per un’istruzione veramente inclusiva, ma mai camminare guardando indietro”. Il presidente nazionale Uici Mario Barbuto interviene nel dibattito sulle scuole speciali
Buon ascolto.

Siena – Assemblea sociale

Domenica 3 aprile 2016 si svolgerà l’assemblea sociale della sezione di Siena dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti – ONLUS presso la società di Contrada dell’Istrice alle ore dieci e si concluderà con il pranzo.
Sarà l’occasione per riflettere sull’attività svolta nel 2015 e approvare il Bilancio consuntivo.
Sarà presente anche l’Istituto Cavazza di Bologna con una mostra di ausili.

Propositum Artis – Mostra itinerante di arte contemporanea promossa da P.A.E. Pescara Art Evolution

Spazio espositivo: MUSEO TATTILE STATALE OMERO
Complesso Monumentale della MOLE VANVITELLIANA di ANCONA
Periodo: 2 – 25 aprile 2016
Vernissage: 2 Aprile 2016 ore 17(Parteciperanno i curatori, gli artisti, le Autorità e Aldo Grassini, Presidente del Museo Tattile Statale Omero)
La mostra itinerante “Propositum Artis” verrà allestita come prima volta presso il Museo Tattile Statale Omero di Ancona, nell’ambito delle attività del Centro per le Arti Contemporanee “Tactus”,  per poi continuare un percorso che prossimamente toccherà le città di Tolentino, Assisi, Gubbio e Ascoli Piceno, e approdare ad altre sedi espositive ancora da definirsi.
Gli artisti partecipanti all’evento, che vede Gianluca Marziani e Armando Ginesi come curatori, sono 14, tutti italiani, già di riconosciuto valore, seppure diversi fra loro quali formulazioni espressive, unitisi assieme dalla volontà di riconsegnare all’arte quella valenza etico-estetica sociale e spiritualmente elevante che negli ultimi decenni, come loro affermano, è venuta sempre più a mancare. Diventa, questo evento, appunto un “proposito” di continuità, nonché il tentativo di ridare al gesto creativo una sua forte valenza di ordine significativo.
I testi in catalogo sono del Prof. Gianluca Marziani, dello storico dell’arte Prof. Armando Ginesi e la dichiarazione di poetica introduttiva di Gian Ruggero Manzoni, che è stato indicato quale portavoce del gruppo.

ARTISTI: Sandro Bartolacci, Toni Bellucci, Tommaso Cascella, Bruno Ceccobelli, Giancarlo Costanzo, Nino De Luca, Anna Iskra Donati, Omar Galliani, Alberto Gallingani, Ferruccio Gard, Gian Ruggero Manzoni, Franco Mulas, Giulia Napoleone, Gualtiero Redivo.
CURATORI: Gianluca Marziani e Armando Ginesi.
CATALOGO: “Propositum Artis” – Palladino Editore

INFO
MUSEO TATTILE STATALE OMERO – MOLE VANVITELLIANA
Banchina Giovanni da Chio 28 – ANCONA
Periodo: 2 – 25 aprile 2016
Vernissage: 2 aprile 2016 ore 17.00
Orario apertura: martedì / sabato ore 16-19; domenica e festivi ore 10-13 e 16-19.
Ingresso: libero.
Museo Tattile Statale Omero – tel. 0712811935 – www.museoomero.it – info@museoomero.it
#museoomero su facebook, twitter, instagram, youtube
(Visite guidate per gruppi e scuole a cura dei Servizi Educativi del Museo e su prenotazione)
P.A.E. Pescara Art Evolution – Giancarlo Costanzo cell. 338 4308539 – gio.costanzo@tiscalinet.it

locandina

locandina

Dagli Impressionisti a Picasso. L’autoritratto di Van Gogh diventa accessibile ai non vedenti e agli ipovedenti

Da venerdì 25 marzo, nel corridoio di uscita della mostra Dagli Impressionisti a Picasso, è esposto un quadro tattile che riproduce perfettamente, con la tecnica innovativa Handsight, l’autoritratto di Van Gogh esposto in una delle sale dell’Appartamento del Doge.

Una seconda copia – donata all’Istituto David Chiossone, eccellenza nella riabilitazione delle persone con disabilità visiva- sarà esposta a Dialogo nel Buio in Darsena- lungo il percorso multisensoriale in totale assenza di luce, per permettere al pubblico di vivere l’arte in un modo diverso, ma non meno coinvolgente.

Un modo per tradurre un famoso quadro dal linguaggio della vista a quello del tatto, con grande fedeltà all’opera e altissimo dettaglio. Un’ occasione per rendere accessibile l’arte visiva anche ai non vedenti e agli ipovedenti.
Inoltre i visitatori potranno consultare accanto al quadro delle schede in braille, contenenti informazioni e storia su Van Gogh e sul suo autoritratto.

«Ho deliberatamente comprato un buono specchio» scrisse Van Gogh al fratello Theo «cosicché, in mancanza di un modello, possa lavorare dalla mia stessa immagine». Uno di ventinove autoritratti dipinti negli anni in cui visse a Parigi, ospite del fratello, l’artista si ritrae di tre quarti, con il volto leggermente ruotato verso la sua destra, vestendo un grande cappello di paglia giallo intenso e una maglietta estiva blu cobalto. Raffigurato con la consueta barba, Van Gogh si mostra con lo sguardo sereno ed atteggiamento rilassato, a catturare uno dei pochi momenti di autentico benessere in una vita breve e segnata, nelle parole del fratello Theo, dal dualismo di un animo delicato e sensibile da un lato, ed egoista e testardo dall’altro. Ed è proprio in quella Parigi che l’artista scopre la corrente artistica dell’impressionismo, ammirando in particolare i nudi di Degas e i paesaggi di Monet. Questo autoritratto cattura anche uno degli aspetti più distintivi dell’arte di Van Gogh e che ne rende i dipinti così riconoscibili: le pennellate veloci e discontinue che, in una lettera all’amico pittore Bernard, l’artista accosterà a colpi irregolari picchiati sulla tela. Sul cappello, sul volto, sulla maglietta e sullo sfondo, sono ben visibili le pennellate allungate ed individuali dalle quali emerge la figura dell’artista; una tecnica che Van Gogh utilizzerà in maniera crescente per trasmettere alle sue opere il proprio senso di disagio interiore”.

Cosa è Handsight
Il progetto HandSight nasce dall’idea di due Italiani residenti a Los Angeles: Alessandro Marianantoni e Martin Monti — rispettivamente artista multimediale e professore di Neuroscienze all’Università della California — e coinvolge una rete di piccole eccellenze, sempre italiane, in Italia, Australia, e Stati Uniti. Il progetto, è dedicato a rendere l’arte visiva accessibile, attraverso il tatto, a non vedenti e ipovedenti, ma è anche volto a bambini e adulti di tutte le età che sono così spontaneamente portati a voler toccare l’arte.
Mentre esiste un grande fermento in questo settore, la tecnica di realizzazione innovativa di HandSight, grazie ai partner nei campi della tecnologia informatica e dell’industria automobilistica, permette di tradurre quadri dal linguaggio della vista a quello del tatto con grande fedeltà all’opera, e, contemporaneamente, costi contenuti e possibilità di stampa a larga scala che non sono possibili con le tecniche di stampa 3D o riproduzioni realizzate a mano. Infatti ad oggi nessun’altra iniziativa è riuscita a sviluppare quadri tattili con questo livello ed insieme di qualità.
La realizzazione dei quadri tattili parte dalla traduzione dell’opera dal linguaggio della vista a quello stereognostico e coinvolge artisti multimediali e storici dell’arte per raccontare non solo il contenuto dei quadri ma anche
lo stile pittorico, come il tratto caratteristico di Van Gogh, e le tecniche di rappresentazione come la prospettiva. Grazie a processi di realizzazione industriale, il modello informatico poi prendere vita in un vero e proprio quadro tattile ad alta risoluzione realizzato in materiali resistenti all’usura ed ipoargellenici.
Il progetto HandSight è attualmente impegnato non solo con il Palazzo Ducale di Genova ma sta anche producendo quadri tattili delle opere del Caravaggio per una mostra che aprirà la prossima estate a Roma.

Questo quadro tattile, donato da Angela e Mario Monti, è stato realizzato da HandSight, perché l’arte sia accessibile a tutti.

Si ringrazia L’Unione Italiana Ciechi di Genova per la produzione dei materiali Braille a corredo dell’Opera

Il rilancio della Tiflologia: un obiettivo possibile, di Gianluca Rapisarda

Autore: Gianluca Rapisarda

In Italia la condizione dei ciechi nel passato non era differente da quella del resto d’Europa. Nel 1818, sulle orme che Valentin Haüy tracciò in Francia, nasceva a Napoli l’ospizio per ciechi per opera di Giuseppe e Lucia Santi, nel quale venne accolto a scopo educativo un primo nucleo di ragazzi e ragazze privi della vista.
L’enorme successo raggiunto dall’opera di Valentin Haüy in Francia e in Europa stimolava in senso positivo l’immaginazione ed il sentimento dei filantropi illuminati, così anche in Italia si cominciò a prospettare l’assistenza ai ciechi come fenomeno di protezione sociale.
Nel 1838 sorgeva a Padova il Configliachi, il secondo istituto per ciechi in Italia e nel 1840 l’iniziativa di un gruppo di filantropi guidati da mons. Luigi Vitali dava origine a Milano a un grande istituto che accoglieva fanciulli ciechi della Lombardia e del Veneto e che divenne ben presto il più cospicuo grazie alla larga munificenza cittadina. Da allora in poi, un po’ ovunque in Italia si diffusero istituzioni pro ciechi, il cui carattere e le cui finalità rimanevano vincolati a un impegno prettamente assistenziale; la minorazione visiva veniva considerata come un impedimento insuperabile verso l’acquisizione di concrete forme di cultura e di conoscenze adeguate della realtà circostante. Il privo della vista veniva rappresentato, non solo dall’immaginazione popolare, ma anche e soprattutto dalle autorevoli voci di qualificate correnti psicologiche e fisiologiche, come un essere ai margini della normalità, confinato in un mondo privo di forme e di dimensioni.
L’educazione che vigeva nei primi istituti era improntata più ad un senso di pietosa assistenza che alla consapevolezza di preparare uomini da inserire tra gli altri uomini.
La didattica non poteva che essere impostata su un insegnamento nozionistico di poche e frammentarie informazioni selezionate tra quelle che avrebbero potuto facilmente essere affidate alla memoria, senza dover ricorrere alla faticosa sperimentazione, alla ricerca, all’osservazione.
Quando Louis Braille perfezionò la scrittura tattile e, conseguentemente, la lettura fondata sullo stesso metodo, le scuole andavano gradualmente verso l’adozione di quel metodo di scrittura e di lettura; nonostante ciò non si riuscì ad oltrepassare il puro e semplice insegnamento nozionistico forse anche perché i tempi non erano maturi per una profonda rivoluzione pedagogica. La scuola in generale era ferma su quei principi e i fermenti proposti dal pensiero e dall’opera di grandi pedagogisti, come la Montessori, le sorelle Agazzi, Decroly e Piaget restavano soltanto motivi di discussione teorica o di realizzazioni singole in centri particolarmente fortunati.
A ciò si aggiunga che il Codice Civile dello Stato Italiano del 1865 aveva sancito l’inabilità dei ciechi a provvedere alle proprie cose, fatta eccezione per chi fosse dichiarato abile in tal senso da una testimonianza in giudizio da parte dei propri familiari.
Una svolta a questa situazione si ebbe quando la capacità organizzativa dei ciechi portò il 26 Ottobre del 1920 alla fondazione dell’Unione Italiana Ciechi a Genova ad opera di Aurelio Nicolodi.
Il Novecento può dunque essere ritenuto il periodo del passaggio dall’assistenza dei ciechi alla loro istruzione. Nel 1923, con la riforma Gentile, furono emanati provvedimenti e norme per l’istruzione elementare obbligatoria: il RD 2841/1923 decretava il passaggio da ospizi per ciechi a istituti scolastici, da soggetti di assistenza a soggetti di educazione; con il RD 3126/23 l’istruzione per i fanciulli ciechi diveniva obbligatoria. Il passaggio dal concetto di istituto come ricovero assistenziale a quello di ente di istruzione era avviato.
Molto significativo era l’art. 1 dell’O.M. del 27 giugno del 1924, dove si leggeva: “L’obbligo si assolve nelle scuole private o paterne, negli istituti dei ciechi all’uopo designati e presso le pubbliche scuole elementari dove gli alunni ciechi debbono essere ammessi dalla quarta elementare”. Qui si ritrova il primo e fondamentale incunabolo dell’integrazione scolastica dei ragazzi ciechi nella scuola di tutti.
Nel 1925, con il RD 2483, a Roma veniva fondato l’Istituto “Romagnoli”. Esso costituiva la prima “scuola di metodo” per gli educatori dei ciechi del nostro paese. Tale “lungimirante” ed innovativa istituzione avrà come suo primo Direttore ovviamente Augusto Romagnoli e ricoprirà per diversi decenni in Italia un ruolo centrale nella consulenza tiflodidattica e nell’orientamento professionale degli educatori dei privi della vista.
Il contributo di Romagnoli al progresso dell’istruzione dei ciechi appare indubbiamente fondamentale e ancora oggi tale da farlo considerare il fondatore della tiflologia in Italia e tale da promuovere su di lui nuovi studi e ricerche. Si tratta di un contributo concreto, concentrato a focalizzare l’attenzione sociale sull’educabilità dei privi della vista e ad invitare i non vedenti stessi a partire dalle proprie responsabilità. Romagnoli, inoltre, pensava che “l’ideale sarebbe che i ragazzi ciechi venissero educati coi loro compagni vedenti”.
Tuttavia, tali embrionali esperienze d’integrazione sarebbero ben presto tramontate. Infatti, con il varo della legge 1463 del 26 ottobre 1952, che ai sensi dell’art. 1 prevede, per i fanciulli ciechi, l’obbligo di frequentare la scuola speciale, nacquero appunto le cosiddette “scuole speciali”.
Tale norma, benché si ispiri ad una verità pedagogica che anche la Corte Costituzionale ha riconosciuto come ineccepibile, applicata alla lettera, ha invece favorito, di là dalle intenzioni del legislatore, il dilatarsi dei mali interni agli Istituti, provocandone l’appiattimento e l’involuzione.
Augusto Romagnoli, in “Ragazzi ciechi”, aveva auspicato, fin dal 1924, che maturassero i tempi per l’integrazione dei fanciulli ciechi nella scuola ordinaria. Gli istituti, invece, si mossero fuori da questo spirito e dopo l’istituzione della scuola media dell’obbligo con la legge 1859 del 31 dicembre 1962, pur rimanendo importanti “baluardi” per l’accesso alla cultura e l’inserimento professionale dei non vedenti (grazie allo svolgimento di attività manuali, all’insegnamento del Braille, della musica, di tecniche di mobilità ed orientamento e di educazione motoria), dilatarono ulteriormente l’internato. Accadde così che nel 1968 qualcuno poté accusarli di essere “ghetti” o “gabbie dorate”,.
La tempesta sessantottina s’abbatté sulle scuole speciali, accusandole di rappresentare un sistema chiuso, un libro uguale per tutti. I docenti spesso erano ciechi, i direttori erano ciechi: un mondo autosufficiente che dava una risposta ai bisogni solo dei ciechi.
Naturale e scontata conseguenza di questa “ventata” rivoluzionaria fu la chiusura delle scuole speciali per ciechi, disposta con la Legge 360 dell’11 Maggio del 1976, cui seguì l’anno dopo la legge 517 che introdusse in Italia il principio dell’integrazione scolastica degli alunni portatori d’handicap nella scuola “normale”. La 517 del ‘77 inoltre prevedeva per gli studenti disabili l’assoluta e “storica” novità della presenza dell’insegnante di sostegno nella scuola di tutti che ancora oggi, seppure con enormi difficoltà, continua a rappresentare una conquista di civiltà ed una svolta storica della moderna pedagogia italiana.
Ma, come sopra accennato, a quasi quarant’anni dalla 517, il sistema del sostegno degli alunni minorati della vista presenta ancora delle forti criticità ed è ben lungi dall’assicurare e garantire ai nostri ragazzi una piena ed effettiva inclusione scolastica.
Ciò dipende dalle ambiguità e precarietà che caratterizzano il ruolo, la funzione e la formazione degli insegnanti di sostegno, dall’inadeguata e scadente preparazione degli assistenti all’educazione e comunicazione (di cui all’art 13 della legge 104 del 1992), ma soprattutto dalla grande confusione che riguarda la figura del Tiflologo.
A proposito della non idonea e modesta preparazione dei docenti di sostegno sulla disabilità visiva, grazie alla pressoché maggioritaria presenza nella scuola normale di disabili con ritardi di apprendimento, negli ultimi decenni, si è andata affermando una formazione , centrata senz’altro sulle tematiche relative alla disabilità, ma con una impostazione sempre più “generalista” e sempre meno attenta ai bisogni specifici derivanti dalle diverse tipologie di disabilità. Troppo spesso, ormai, capita di imbattersi desolatamente in insegnanti di sostegno di alunni ciechi che poco o nulla sanno di tiflopedagogia e tiflodidattica e che, cosa ancora più disdicevole, non conoscono neppure il Braille e la tifloinformatica. Di recente, per ovviare e scongiurare tali deficienze del “sistema”, la Fand e la Fish hanno presentato una proposta di legge mirante all’istituzione di un ruolo “ordinario” del sostegno, con una formazione universitaria “specifica” sulle singole disabilità.
Il considerare i tiflologi dei veri e propri “Carneadi” e la “dispersione” delle loro competenze tiflopedagogiche e tiflodidattiche sono invece da ricercarsi nel fatto che l’Istituto Romagnoli di Roma , Senza più il suo fondatore, il grande Augusto Romagnoli prematuramente scomparso nel 1948, è diventato sempre meno autorevole , incapace di continuare ad essere il punto di riferimento ed il “presidio” dell’indagine scientifica, della sperimentazione didattica e metodologica e della ricerca tiflologica a favore dei non vedenti ed ipovedenti, non esercitando più nessun “appeal” sull’”intelligentia” e sul mondo universitario ed iniziando una crisi lenta ma inesorabile, fino alla sua chiusura definitiva negli anni novanta.
Porsi il problema relativo alle funzioni del “tiflologo” nella spinosa tematica concernente l’istruzione dei ragazzi minorati della vista, oggi, a molti potrebbe sembrare, se non un “problema inventato”, certamente una questione oziosa, quasi un gioco di pedagogisti sfaccendati o, comunque, collocati fuori della realtà storica. Io ritengo invece che la tiflologia non costituisca una scienza di pochi eletti, di un circoscritto numero di iniziati, ma si prospetta come un capitolo della più vasta pedagogia. I problemi relativi all’inclusione degli allievi disabili visivi, quindi, sono oggi questioni che non appartengono più, come in un triste passato non troppo remoto, esclusivamente a chi non vede ed alla sua famiglia ma richiedono interventi oculati ed accorti di tutta la collettività.
Per tutti questi motivi, abbiamo assoluto bisogno di una ripresa e di un rilancio della Tiflologia. A mio modesto avviso, sotto il profilo pedagogico, la sua possibilità di esistere ancora e le prospettive di un suo rinverdimento e di un suo rinvigorimento, sussistono per almeno due ordini di riflessioni: in primo luogo, perché dalla didattica differenziata, da quella speciale, e nella fattispecie della cecità, dalla Tiflopedagogia e dalla Tiflodidattica non si può prescindere neppure quando l’educazione dei ragazzi ciechi si svolge nella scuola ordinaria. Un imperdonabile errore che si commette nel nostro tempo consiste nel contrapporre l’inclusione all’educazione specializzata che, invece, si integrano, non si elidono l’una con l’altra. In secondo luogo perché le istituzioni pro ciechi, rinnovandosi, possono costituirsi come “centri di risorse”, deputati all’erogazione di quei servizi tiflopedagogici che gli enti locali, le Regioni, ma spesso anche lo Stato, non sono in grado di fornire per mancanza di preparazione specifica.
Di fronte a tali carenze del sistema nazionale d’istruzione, la nostra Unione ed i suoi Enti collegati non sono stati a guardare e si sono invece adoperati con tutte le loro energie e le risorse economiche disponibili per dar vita a “centri di servizio”a supporto della scuola “comune”.
Trattasi dei cosiddetti “centri di consulenza tiflodidattica” (c.c.t.), istituiti dalla Federazione Nazionale Delle Istituzioni Pro Ciechi e dalla Biblioteca italiana per i ciechi “Regina Margherita” ai sensi della legge 284 del 1997. I nostri c.c.t. sono 17, sono distribuiti su tutto il territorio nazionale e si prefiggono il compito di fornire consulenza tiflodidattica e di far conoscere gli strumenti ed i materiali tiflodidattici agli insegnanti di sostegno, agli operatori scolastici, ai genitori ed agli alunni della scuola di ogni ordine e grado.
Dunque, il vero problema del sostegno degli allievi disabili visivi in Italia non sta nella mancanza di “centri di supporto” alla scuola, che ci sono e sono anche parecchi, quanto piuttosto nella totale assenza di una loro “visione d’insieme”, di un loro fattivo e sinergico collegamento, elementi che sarebbero al contrario indispensabili per un proficuo processo di inclusione dei nostri ragazzi nella scuola “normale”.
Al riguardo, su proposta del Presidente Nazionale dell’UICI Mario Barbuto, come da me già scritto qualche giorno fa, la Federazione ha approvato la costituzione di una vera e propria “authority dell’inclusione” con il “nobile” compito di coordinare ed integrare tutti gli Enti collegati all’Unione e magari, perché no, sciogliere definitivamente il rebus sull’inquadramento professionale del tiflologo.
Infatti, in seguito al declino dell’Istituto Romagnoli di Roma ed a causa della mancata attuazione della legge 69 del 2000 che ne avrebbe finanziato la rinascita e riapertura, c’è una certa urgenza di ridefinire il percorso formativo ed il profilo professionale del tiflologo. Paghiamo cioè lo scotto della mancanza di una vera e propria generazione di esperti di Tiflologia, a cui bisogna necessariamente porre rimedio, pensando all’istituzionalizzazione di una nuova “figura” professionale più al passo con i tempi e più idonea e preparata a favorire l’inclusione scolastica dei ragazzi privi della vista del terzo millennio.
Tale “mission”, d’altra parte, si presenta certamente come non facile poiché quello del tiflologo è un profilo professionale obiettivamente difficile da definire, trattandosi di un esperto con competenze psicologiche, ma anche pedagogiche, educative e sociologiche. Per non parlare dei “famosi” aec (assistenti all’educazione ed alla comunicazione), istituiti dalla legge 104, che non si sono ancora radicati come “figure” del sostegno su tutto il territorio nazionale e comunque, laddove operano già, hanno una formazione lacunosa ed improvvisata.
Al fine di superare queste difficoltà e nell’intento di creare tale nuovo profilo professionale, Il nostro Presidente Mario Barbuto, il componente la Direzione Nazionale dell’UICI Marco Condidorio ed il Direttore centrale dell’I.Ri.Fo.R. Luciano Paschetta hanno voluto fortemente organizzare insieme l’innovativo e “lungimirante master universitario in Typhlology Skilled Educator (esperto in scienze tiflologiche), avente il patrocinio dell’I.Ri.Fo.R. e che, da esperienza “pilota” nel Molise, va generalizzato ed esteso in tutta Italia.
Il nostro ambizioso obiettivo è di stipulare una Convenzione con il MIUR entro la fine dell’estate, perché il nuovo organismo dell’”authority dell’inclusione” venga accreditato e riconosciuto ufficialmente dal Ministero e godere dunque di una sua “autorevolezza” anche nel mondo scientifico ed universitario e nel sistema educativo e formativo.
Pertanto, l’”authority” dovrà essere lo strumento ed il “grimaldello” a nostra disposizione per “imporre” alle Regioni, cui compete l’assistenza scolastica e/o postscolastica – domiciliare l’assunzione dei sopramenzionati “esperti in scienze tiflologiche” come operatori privilegiati del sostegno degli allievi disabili visivi, perché dotati di una formazione finalmente adeguata e di una “specializzazione” sulla minorazione visiva. Infatti, il Typhlology Skilled Educator potrebbe trovare impiego nei nostri “centri di consulenza tiflodidattica”, nei CTS come responsabile degli “sportelli tiflologici” (la cui apertura l’”authority” dovrà pretendere) e nelle scuole come “figura” di supporto al consiglio di classe per promuovere un autentico processo inclusivo degli studenti non vedenti ed ipovedenti.
Solo così potremo fugare pericolosi tentativi di ritorni anacronistici alle scuole speciali, garantendo veramente accoglienza ed inclusione a tutti gli alunni con disabilità visiva e, soprattutto, facendo risplendere la “luce” della Tiflologia in Italia!

Rubrica di Slash Radio “Chiedi al presidente”, di Mario Barbuto

Autore: Mario Barbuto

Care amiche, cari amici,
Il nostro prossimo appuntamento con questa rubrica di dialogo diretto è fissato per Mercoledì 30 marzo dalle 16.30 alle 17.30, su SlashRadio, Durante la trasmissione, nel mio ruolo di Presidente Nazionale, risponderò in diretta a tutte le domande che gli ascoltatori vorranno rivolgermi, su tutti gli argomenti che riguardano la vita associativa.
Le domande, come al solito, saranno libere, dirette e senza filtri e potranno toccare tutti gli aspetti della nostra attività associativa e tutti i temi concernenti la vita dei ciechi e degli ipovedenti italiani.
Le modalità di contatto per indirizzare le domande o intervenire in trasmissione, sono:
– email, all’indirizzo
chiedialpresidente@uiciechi.it
– modulo web, all’indirizzo
http://www.uiciechi.it/radio/radio.asp
telefono, ai numeri
06 6998-8353 / 06 6791-758
Vi attendo numerosi per continuare a dare vita a un dialogo diretto che ci aiuti a crescere e a migliorare.
Per ascoltare SlashRadio sarà sufficiente digitare la stringa:
http://www.uiciechi.it/radio/radio.asp

Mario Barbuto

E’ nata la Commissione Nazionale Informazione e Comunicazione!, di Katia Caravello

Autore: Katia Caravello

Saper comunicare efficacemente è al giorno d’oggi un imperativo: non si può fare a meno, qualsiasi sia il proprio ambito di attività, di curare con attenzione l’aspetto comunicativo in tutte le sue forme. Oggi ciò che conta è l’immagine che ciascuno dà di sé e a questa regola non si può sottrarre neanche l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti. E’ per tale motivo che la nuova dirigenza del sodalizio ha deciso di costituire per la prima volta una commissione che si occupi nello specifico di tale aspetto.
Qualche settimana fa si è quindi insediata la Commissione Nazionale Informazione e Comunicazione, composta da: Katia Caravello (coordinatrice), Maria Mencarini (referente), Massimiliano Penna, Peppino Re e Flavio Vezzosi.
Scopo principale della commissione è quello di promuovere un’immagine realistica della vita dei ciechi e degli ipovedenti, superando gli stereotipi ed i pregiudizi ancor oggi presenti nella nostra società. Troppo spesso abbiamo le prove di quanto poco si sappia delle difficoltà e, soprattutto, delle capacità ed abilità delle persone con disabilità visiva.
E’ da qui che siamo partiti per definire il programma di attività della commissione, che per il 2016 si è data questi tre obiettivi:
* iniziare ad attenzionare programmi televisivi, fiction, film ecc. che abbiano come tema principale la disabilità visiva o per protagonista una persona cieca o ipovedente: l’obiettivo è quello di evitare la circolazione di informazioni errate o messaggi forvianti, che alimenterebbero quei pregiudizi e quegli stereotipi che, oltre a rendere più difficoltosa l’inclusione sociale delle persone cieche e ipovedenti, possono provocare nei soggetti più fragili dei forti stati di sofferenza; a tal fine è stato creato l’indirizzo e-mail sudinoi@uiciechi.it attraverso il quale chiunque può inviarci le segnalazioni , fornendoci tutti i dati utili per identificare con precisione l’oggetto della segnalazione (titolo del film, trasmissione tv, articolo di giornale ecc, data in cui è andato in onda o, nel caso di articolo di giornale, in cui è stato pubblicato e così via); è da sottolineare l’importanza di segnalare anche gli esempi positivi, essi infatti possono costituire delle buone prassi da condividere per far comprendere quale sia il modo migliore di parlare di disabilità visiva e di persone cieche e ipovedenti
* promuovere la realizzazione di un film documentario nel quale si possano vedere persone cieche o ipovedenti alle prese con le normali attività della vita di tutti i giorni (studiare, lavorare, muoversi nella propria città, svolgere i lavori domestici ecc.): l’obiettivo è quello di avere a disposizione uno strumento da utilizzare in contesti formativi o di sensibilizzazione;
* organizzare un seminario formativo rivolto specificamente ai giornalisti; lo scopo è quello di migliorare la qualità dell’informazione che ci riguarda: troppo spesso, infatti, negli articoli di giornale o nei servizi televisivi vengono fornite notizie parziali ed imprecise, se non totalmente errate e ciò accade, non per malafede, ma per mancata conoscenza del tema.
Infine, parallelamente a tutto ciò, la commissione sarà anche impegnata a fornire spunti di riflessione e stimoli ai redattori delle riviste edite dall’Unione, al fine di offrire un servizio sempre migliore ai nostri lettori, costituiti in gran parte da ciechi ed ipovedenti.

Katia Caravello
Componente della Direzione Nazionale U.I.C.I. onlus e coordinatrice della Commissione Nazionale Informazione e Comunicazione.

Direzione Nazionale I.A.P.B., di Mario Barbuto

Autore: Mario Barbuto

Ritengo opportuno fornire qualche chiarimento, anche alla luce dell’informativa I.A.P.B. circa l’insediamento della propria nuova Direzione Nazionale.
Il 21 gennaio 2016, in un incontro nella nostra sede nazionale, per le vie brevi, il presidente e il vice presidente IAPB Giuseppe Castronovo e Michele Corcio, mi informavano verbalmente di modifiche apportate allo Statuto dell’Agenzia in data 15 ottobre 2015.
A tutela dell’Unione, contestavo loro, immediatamente, ben quattro elementi sostanziali, relativi a quelle modifiche:
1)  la Direzione Nazionale I.A.P.B. non aveva tra i propri compiti, le modifiche statutarie;
2) i cinque rappresentanti dell’Unione presso l’Agenzia non avevano comunicato alcunché al Presidente e alla Direzione Nazionale U.I.C.I. circa il processo di modifica statutaria;
3) nessuna notifica formale o informale era pervenuta all’Unione da parte dell’Agenzia, circa le modifiche intervenute e l’entrata in vigore del nuovo statuto;
4) il nuovo statuto portava da cinque a due i rappresentanti dell’Unione; aumentava da uno a tre i rappresentanti S.O.I.; introduceva un rappresentante del Ministero della Salute, ponendo in tal modo la nostra Associazione in via di fatto e di diritto in una palese condizione di minoranza.
Per completezza di informazione, i nostri rappresentanti presso l’Agenzia all’atto delle cosiddette modifiche statutarie, erano: Giuseppe Castronovo, Michele Corcio, Ferdinando Ceccato, Filippo Cruciani, Angelo Mombelli.
Il 28 gennaio u.s., la Direzione Nazionale U.I.C.I. deliberava di non riconoscere le modifiche intervenute nello statuto I.A.P.B. e provvedeva alla designazione dei cinque componenti di propria spettanza, indicandoli nelle persone di: Mario Barbuto, Stefano Tortini, Eugenio Saltarel, Adoriano Corradetti, Linda Legname.
Il presidente uscente I.A.P.B. indiceva successivamente, per il 17 marzo la seduta di insediamento con avviso inviato a tutti i cinque componenti designati dall’Unione, ma chiarendo che soltanto due potevano far parte del rinnovato organo dell’Agenzia.
A seguito di un incontro preliminare all’atto di insediamento, in via conciliatoria, al fine di evitare il ricorso alle vie legali, la delegazione U.I.C.I. proponeva, in via del tutto temporanea e straordinaria, di designare un numero paritario di componenti (quattro) analogamente alla S.O.I. e di confermare la presidenza all’avvocato Castronovo, ora divenuto rappresentante del Ministero della Salute, al fine di assicurare una regolare prosecuzione delle attività dell’Agenzia, provvedendo in tempi brevissimi a una ridefinizione del testo statutario secondo una modalità condivisa tra Unione e SOI.
Alla proposta si replicava che uno dei quattro componenti U.I.C.I. doveva essere una persona ben specifica, indipendentemente dalla volontà degli Organi dirigenti dell’Unione stessa.
Nel rispetto del principio che ognuno designa in casa propria le persone dalle quali intende farsi rappresentare, la delegazione dell’Unione riteneva pertanto di non poter partecipare all’insediamento della Direzione Nazionale I.A.P.B., dando invece corso ai deliberati della propria Direzione, con il ricorso al giudice per tutelare il proprio Diritto di presenza e rappresentanza in seno all’Agenzia.
A conclusione di questa sintetica esposizione dei fatti, mi corre pertanto l’obbligo di precisare che l’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, al momento, non è rappresentata in seno alla Direzione Nazionale I.A.P.B. e che si e’ proceduto a ricorrere alle vie legali per una chiarificazione e una composizione della sgradevole vicenda in sede giudiziaria.
Nel contempo abbiamo richiesto formalmente alla S.O.I. quale partner nell’Agenzia, di provvedere rapidamente e di comune accordo alla ridefinizione di un testo statutario condiviso, basato sull’equilibrio della rappresentanza e sul reciproco rispetto delle competenze e dei ruoli di ciascuno, ponendo così termine immediato a ogni pericolosa contrapposizione.
Mario Barbuto
Presidente Nazionale

Torino – Menu in braille nei bar e ristoranti di Torino

L’UICI sostiene le spese di trascrizione e stampa

Accogliere i clienti ciechi e ipovedenti con un menu scritto in braille (l’alfabeto a sei punti in rilievo usato dai disabili visivi): ecco l’idea che l’UICI (Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti) di Torino propone a ristoranti e bar cittadini. E’ un piccolo ma prezioso segno di attenzione: anche attraverso questi dettagli si può misurare il grado di accessibilità di una città (specialmente se si tratta di un capoluogo di Regione, ormai inserito a pieno titolo nei circuiti turistici internazionali). Gli esercizi commerciali che aderiranno all’iniziativa non dovranno sostenere alcun costo: infatti le spese di trascrizione e stampa dei menu saranno interamente coperte dall’UICI Torino.
«La proposta – sottolinea il presidente UICI Torino Franco Lepore – intende incentivare la vita di relazione dei disabili visivi, facendo sì che chi non vede o vede poco possa sentirsi a casa nei locali torinesi. Naturalmente il nostro impegno sul fronte dell’accessibilità va ben oltre: da sempre lavoriamo in moltissimi ambiti, dall’istruzione alle sfide occupazionali fino alla mobilità urbana. Eppure anche questo segno ci sembra significativo. Il codice braille, infatti, la cui invenzione, a metà ‘800, ha letteralmente rivoluzionato la vita delle persone cieche, rappresenta ancora oggi un insostituibile canale di accesso alla cultura. Ci sembra quindi importante promuoverlo e farlo conoscere anche a chi vede, come strumento di integrazione e dialogo».
Il primo locale ad aver accolto la proposta è il ristorante “Masaniello è turnat”, in via Ormea 1/b a Torino, con cui l’UICI aveva già avviato una collaborazione: il menu accessibile è stato consegnato ai titolari nei giorni scorsi. «Ora ci auguriamo che molti altri ristoranti e bar seguano l’esempio» commenta il presidente Lepore. Gli esercenti interessati possono contattare la segreteria UICI Torino telefonando al numero 011 53 55 67, tutti i giorni dal lunedì al venerdì (orario 9-13; 14-18)

Manifesto di intenti tra l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti e la Società Dimensione Grafica

L’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ha sottoscritto con la Società Dimensione Grafica un manifesto di intenti che prevede lo svolgimento congiunto di attività volte a promuovere l’utilizzo del Braille attraverso una specifica opera promozionale, ad attivare una consulenza e consultazione reciproca che conduca ad una certificazione e validazione da parte dell’Unione, attraverso una apposita verifica condotta da parte di esperti, di ogni tipologia di produzione in Braille per l’etichettatura di prodotti commerciali o strumenti analoghi da parte di Dimensione Grafica.
Nello stesso documento si è anche concordato di sensibilizzare l’opinione pubblica in merito alle problematiche riguardanti le persone con disabilità visiva e sull’importanza degli strumenti e delle tecnologie che facilitano l’autonomia e la gestione della vita quotidiana per i ciechi e gli ipovedenti.