Era una giornata di sole di fine estate, nel settembre 2007, quando ho partecipato ad una gita organizzata dall’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Siena presso il Museo tattile Omero di Ancona. Ricordo contorni sfumati di sagome e contrasti luminosi che ancora popolavano la mia percezione visiva, ricordo le mie mani che sfioravano in modo maldestro braccia e gambe di sculture e bassorilievi, volti e addomi. Più forte di tutti è senz’altro però il ricordo della nausea che attanagliava il mio stomaco, il comprimere delle lacrime per uscire, quando le mie mani hanno preso contatto con l’ennesima statua, il David di Michelangelo, che fino a pochi mesi prima avevo potuto vedere slanciarsi con i miei occhi, in tutta la sua maestà al Piazzale Michelangelo nella città di Firenze in cui abitavo. Il viaggio di ritorno da Ancona è stato silenzioso, nella mia testa si è fatta spazio la ferma convinzione che non avrei più avuto accesso alla bellezza, che il tatto non mi avrebbe mai procurato lo stesso piacere che avevo provato abbracciando con gli occhi le opere d’arte, sia sui libri del liceo che nei diversi musei visitati fino a quel momento.
Sono passati due anni e la paura si è fatta certezza, non avrei potuto più vedere, neppure luci forti o contrasti, nell’autunno 2009 è stata scritta la parola fine al mio guardare il mondo da ipovedente.
E’ trascorso ancora del tempo ed ho vissuto una seconda esperienza, il luogo questa volta è la Galleria degli Uffizi a Firenze. Siamo nell’agosto 2014 in compagnia di una cara amica anche lei non vedente e delle nostre femmine di labrador, che ci hanno affiancato nei corridoi del museo, mentre noi eravamo impegnate a sfiorare con le mani sudate dentro i guanti di latex i particolari di molte opere d’arte, tra cui scene di sarcofagi e amorini. In quella sera d’estate fiorentina, quando sono uscita all’aperto in mezzo ai turisti di piazza della Signoria, ho avvertito che qualcosa dentro di me si era mosso, coabitavano due sentimenti: la nostalgia di non poter vedere colori, sfumature, contorni, insieme però al piacere di aver toccato ciò che la mia immaginazione poteva costruire, di aver riso e scherzato in compagnia di amici e guide museali esperte, mentre sotto le mie dita scorrevano frammenti d’arte.
In questo viaggio da Ancona a Firenze, aggiungiamo ora una terza ed ultima tappa a Bologna, Sostiamo presso il museo Anteros, all’interno dell’Istituto Francesco Cavazza, dove mi sono recata pochi giorni fa all’inizio di questo 2017, un nuovo anno tutto da vivere. Miei compagni di viaggio sono stati gli studenti di una quarta liceo artistico di Siena che al termine di alcuni incontri svolti con la locale sezione U.I.C.I., tra cui appunto questa visita al museo tattile didattico Anteros, dovranno realizzare il bassorilievo di un dipinto di Domenico Beccafumi, l’incontro di Gioacchino e Anna alla Porta Aurea esposto nel Museo senese di Santa Maria della Scala. Insieme a loro ho scoperto come chi non ha mai potuto vedere tramite gli occhi, possa con esperienze dirette e vicarie comprendere l’esistenza della prospettiva, i concetti di dimensione e disposizione nello spazio, possa conoscere in dettaglio e dare forma ad opere d’arte. Ho sfiorato la riproduzione del quadro di Botticellli La nascita di Venere e il profilo del duca Federico da Montefeltro di Piero della Francesca, con la guida sapiente degli operatori Michele e Matteo, ritrovando dentro di me il vivo piacere di incontrare la bellezza.
Queste tre esperienze, presso il museo Omero, gli Uffizi e il Museo Anteros mi hanno avvicinata pian piano ad una consapevolezza, dal dolore della perdita della vista ho camminato con gradualità verso la scoperta dell’avvolgenza del tatto, del contatto. Niente mi potrà mai restituire la possibilità di posare i miei occhi sui girasoli di Van Gogh o sui colori vivaci del crocifisso ligneo di San Damiano, ma sono arrivata comunque alla bellezza, ugualmente intensa e travolgente, che nasce dal toccare contorni e materiali, dal soffermarmi su dettagli e linee che si intrecciano per generare emozioni. La medesima sensazione di piacere scatenata dagli occhi può quindi scoppiare su strade percorse, con più lentezza e pazienza, rispetto all’immediatezza della vista, strade che hanno la loro origine sulle punte dei polpastrelli.
Per questa ragione allora prende forma un mandato e posso senza dubbio incoraggiare con convinzione i ragazzi della IV D del liceo artistico di Siena, dicendo loro che devono senza dubbio impegnarsi a fare di quel dipinto del Becafumi un bassorilievo, a fare dell’arte in tutte le sue forme un ambiente accessibile a chi come me non può gustarla con la fotografia scattata attraverso gli occhi, ma con l’abbraccio del contatto ed il paziente ascolto delle parole che descrivono.
Archivi autore: Simona Sciaudone
Concorso EBU-ONKYO 2016 sui temi sul Braille: i vincitori
Il concorso ONKYO sui temi sul Braille, iniziativa su scala mondiale ideata e sponsorizzata dalle ditte giapponesi Onkyo Corporation e The Braille Mainichi per promuovere l’utilizzo del Braille, offre ogni anno ai partecipanti l’opportunità di esprimere l’importanza del Braille nella loro vita.
L’edizione 2016 della sezione europea del concorso, gestita dall’ Unione Europea dei Ciechi (EBU), ha annoverato un totale di 51 partecipanti, provenienti da 19 diversi paesi, tra i quali la giuria ha selezionato i seguenti vincitori:
1. Primo premio Otsuki:
“I see with my fingers” (Vedo con le mie dita) di Teresa Dederko, (Polonia)
2. Premi di eccellenza:
Categoria giovani: Megan Paul, (Regno Unito) “The bumpy road” (La strada accidentata)
Categoria adulti: Rodica Sandu, (Romania) “The braille alphabet gave me the book light” (L’alfabeto Braille mi ha dato la luce del libro)
3. Premi per opere di merito:
Categoria giovani :
Till Zipprig, (Germania) “Sixpack” (Confezione da sei)
Miguel Fernández Páez, (Spagna) “I only think of you” (Penso soltanto a te)
Categoria adulti:
Nathalie Danjou, (Belgio) “Once upon a Dot” (C’era una volta un punto)
Peter Nielsen, (Danimarca) “The sore dot” (Il punto dolente)
Alto encomio della giuria EBU:
Ivana Vinko, (Croazia) “The future of braille is under our finger tips” (Il futuro del Braille è sotto la punta delle nostre dita)
Ganna Serputko, (Ucraina) “The whole world in harmony of dots” (Il mondo intero in armonia di punti)
Encomio della giuria EBU:
Jesús Alberto Gil Pardo, (Spagna) “Braille, not a thousand words” (Braille, non mille parole”
Brandon Hulcoop, (Regno Unito) “Life with Braille (with family interviews)” [La vita con il Braille (con interviste alla famiglia)]
Livi Ciobanu, (Romania) “A life exceeded by points” (Una vita segnata dai punti)
I temi vincitori sono disponibili sul sito dell’EBU, al seguente indirizzo:
http://www.euroblind.org/projects-and-activities/activities/nr/210.
I temi dei cinque partecipanti italiani, selezionati dalla giuria U.I.C.I., sono invece disponibili sul nostro sito, nella apposita sezione dedicata al premio, al seguente indirizzo: https://www.uiciechi.it/AttivitaInternazionali/temibraille.asp.
Torino- Notiziario audio 011NEWS
E’ in rete la nuova edizione del notiziario audio 011NEWS, n. 1/2017 di venerdì 13/01/2017. Di seguito il link:
In primo piano
Nasce Tiflopedia, la prima enciclopedia multimediale interamente dedicata alla Tiflologia e agli strumenti per disabili visivi
Buon compleanno iPhone! Compie 10 anni uno strumento che ha aperto nuovi orizzonti a ciechi e ipovedenti
Il Museo del Cinema di Torino: un esempio di accessibilità grazie a braille, testi ingranditi e audiodescrizioni
Buon ascolto.
Napoli – Donna come tutte le altre – 20 gennaio 2017 Università degli Studi “Parthenope” Aula Magna
Donna come tutte le altre
Storie, problemi e prospettive di donne non vedenti
Nella progettualità di tempi di vita e tempi di lavoro
Università degli Studi “Parthenope” Aula Magna
via Acton n. 38
Napoli
Con il patrocinio della regione Campania Assessorato alle Pari opportunità, della Città Metropolitana di Napoli, del Comune di Napoli, dell’Ordine degli Psicologi, dell’Associazione Nazionale Istruttori di Orientamento Mobilità e Autonomia Personale, della Fondazione Istituto Strachan Rodinò, dell’Ordine dei Giornalisti della Campania e del Movimento Unitario Giornalisti Indipendenti MUGI, l’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti) Sezione provinciale di Napoli, ha organizzato, per venerdì 20 gennaio 2017, un importante evento intitolato “Donna come tutte le altre: Storie, problemi e prospettive di donne non vedenti Nella progettualità di tempi di vita e tempi di lavoro”.
La mattinata di lavori, si svolgerà a Napoli, Università degli Studi “Parthenope” Aula Magna, via Acton n° 38.
Essa, avrà la forma di seminario e vuole dimostrare che, come affermava Antoine De SaintExupery ne “il piccolo principe”, l’essenziale è invisibile agli occhi.
Il ruolo della donna non vedente al confronto con sfide esistenzialmente rilevanti come l’autonomia personale, l’inserimento nel mondo del lavoro, la famiglia, la maternità e la separazione/divorzio, infatti, nel terzo millennio sono ancora molto difficili da “affrontare” a causa dei muri ad hoc, costruiti da una società che, come afferma anche Mario Mirabile attuale presidente della sezione della onlus organizzatrice, “è ancora troppo sessista anche verso le donne normodotate”.
I lavori, organizzati in tre sessioni intitolate “Storytelling di esistenze ed esperienze”, “Temi e problemi” e “strategie e politiche”, daranno spazio a: testimonianze privilegiate di donne non vedenti che narreranno delle loro storie in prima persona; esperti di settore; politici ed amministratori con l’intento di raccontare diversi aspetti della disabilità visiva, quando questa attraversa e si scontra con alcuni diritti fondamentali della vita delle donne, in generale e di quelle non vedenti in particolare, come il diritto all’autonomia personale, il diritto alla genitorialità biologica e all’adozione ed, infine, il diritto ad autodeterminarsi nelle unioni come nelle separazioni.
Per contatti Gianluca Fava 3394867416
L’inclusione scolastica non la garantiscono i giudici, di Luciano Paschetta
La sentenza del giudice catanese che assegna un sostegno per l’intero orario scolastico pone a tutti coloro che si occupano di inclusione scolastica un obbligo di riflessione: quel giudice ha potuto scrivere quella sentenza perché le leggi in vigore e , soprattutto la loro applicazione, glielo hanno consentito. Le sentenze infatti , parlo da non tecnico del settore, non sono mai giuste o sbagliate purché siano fondate su norme vigenti e cogenti. Ho cercato quindi di capire su quali basi sentenze simili (quella Catanese non è la prima) possano giustificarsi e, soprattutto, perché esse soddisfacciano i genitori convinti che in tal modo il loro figlio, figlia avrà i giusti interventi per crescere ed essere educato.
Abbiamo cercato spesso la risposta nel ruolo e nella preparazione o meno dei docenti per il sostegno e dei docenti curriculari, piuttosto che in una diversa organizzazione del tempo scuola, questo è stato sicuramente necessario, ma credo che, per arrivare alla radice del problema , occorra andare “oltre”.
Ho già avuto modo di dire che l’inclusione non la fa il docente di sostegno , ma il contesto e che uno dei punti di debolezza del nostro modello di inclusione è stato quello di aver visto nel docente per il sostegno il deus ex machina capace di assicurare il successo del processo di inclusione, abbiamo anche dibattuto sul livello e sulla tipologia della sua preparazione e sulla preparazione di tutti i docenti ma abbiamo omesso di riflettere sul fatto che l’intervento di inclusione di cui stiamo parlando si attua in una scuola, una istituzione nella quale operano delle figure professionali e (i docenti) che devono essere preparati si ad educare, ma attraverso percorsi didattici di “istruzione”, una istituzione che ha come finalità l’”istruzione” dei bambini/ragazzi e che questa sua funzione , e non altre, deve svolgere con tutti compresi gli alunni con disabilità.
La scuola, non è l’unica agenzia educante, essa è quella che ha come obiettivo l’educazione del bambino/ragazzo attraverso la sua istruzione. Se è vero che alla scuola materna il binomio educazione/istruzione è difficilmente scindibile nel senso che ciò che si insegna al bambino fa parte di un bagaglio di competenze intrinseche all’educazione delle sue potenzialità di base, la scuola , a partire dalla primaria e sempre più nella secondaria, ha come compito l’istruzione ossia l’insegnamento di conoscenze e competenze dei diversi saperi attraverso i codici formali delle varie discipline siano esse la lingua, la logica matematica , la geografia , le scienze, la storia, e così via, alla scuola quindi si potrà e si dovrà chiedere di fornire questo e non altro anche al disabile, secondo il livello del grado di istruzione nel quale egli è inserito e tenuto conto delle sue potenzialità di apprendimento. A questo si aggiunga un compito di educazione alla socialità e alla cittadinanza . E’ su questa base che dovrà essere redatto il profilo funzionale dal quale i docenti potranno trarre gli elementi per scrivere un P.E.I. nel quale siano indicati gli obiettivi didattici di apprendimento , le modalità ed i percorsi per raggiungerli e per valutarli sia per ciò che concerne l’istruzione sia per quanto riguarda gli aspetti della “socializzazione”, gli strumenti e le risorse che la scuola con i suoi docenti curriculari e per il sostegno può dare con una didattica inclusiva al bambino/ragazzo per soddisfare i suoi bisogni di apprendimento scolastico. Per le altre necessità educative che il bambino dovesse avere la scuola non ha le competenze necessarie e non potrà mari averle.
Tener conto di questo porta la scuola ha dover ragionare sul numero di ore di sostegno necessarie non più in relazione alla gravità della disabilità, ma guardando alle capacità in riferimento al livello di “istruzione” possibile per l’alunno rapportato alla tipologia di scuola frequentata: un disabile intellettivo grave ed un cieco, hanno entrambi una grave disabilità, ma il loro grado di “istruibilità” (consentitemi questo neologismo) è ben diverso e al ragazzo cieco potranno servire un numero di ore di sostegno a scalare via, via che lui acquisisce autonomia personale, di mobilità e nel lavoro didattico e competenza nell’uso degli ausili, mentre all’alunno con un grave ritardo di apprendimento, verificato che la sua “istruzione” così come sopra descritta, non può andare oltre un certo limite e le ore di un docente per il sostegno non servono più, di lì in poi la scuola potrà offrire solo occasioni di socializzazione con i compagni, tenendo altresì conto che la socializzazione passa anch’essa attraverso una analogia di conoscenze.
Non spetta alla scuola scrivere il “progetto di vita” del bambino/ragazzo con disabilità , né esserne la sola responsabile, essa dovrà essere un importante soggetto di questo progetto, che però deve essere “scritto” in un ambito più ampio con il coinvolgimento di più agenzie: il P.U.A.D. previsto dalla nuova legge delega dovrebbe svolgere questa funzione. In questi quarant’anni di inserimento/integrazione/inclusione la scuola, spesso lasciata sola, è stata comunque l’unica che ha sviluppato una organizzazione mirata al problema della diversità e che ha garantito se non altro l’accoglienza dei ragazzi con disabilità. Per questo ad essa sono stati di fatto demandati la responsabilità e tutto il “carico” educativo, dell’alunno con disabilità ed essa , con tutti i suoi limiti, è riuscita comunque, in questi anni, a garantire una adeguata istruzione e una vera inclusione scolastica a molti alunni con disabilità, ma per altri i cui bisogni educativi travaricano le problematiche dell’istruzione e le sue competenze non è riuscita, né si può pensare potrà mai farlo.
Non prendere atto di ciò, continuando a cercare delle risposte al mancato successo dell’inclusione solo all’interno della scuola, vuol dire non rendersi conto che quelle risposte essa non potrà darle perché non rientrano nelle sue finalità ed al suo interno non potrà avere il personale preparato a soddisfarle.
Forti dell’esperienza e della certezza che l’inclusione è il modello giusto per la scolarizzazione dei ragazzi con difficoltà, è il momento di cambiare la prospettiva della nostra azione: uscire dall’hortus conclusus della scuola e rivedere questo modello di inclusione che “scarica” alla scuola ogni responsabilità nell’educazione del bambino con disabilità , sostituendolo con un modello nel quale la scuola in rete dia all’alunno con disabilità ciò che lui è in grado di apprendere, questo però in un contesto che si faccia carico di quant’altro necessario alla sua crescita e alla sua inclusione sociale al di là dell’istruzione, e secondo un vero progetto di vita.
Diversamente continueremo a guardare il dito senza vedere la luna e i giudici continueranno a decidere comi si realizza l’inclusione e a discutere sul numero di ore di sostegno necessarie fino ad arrivare alla totalità dell’orario scolastico senza che questo dia al disabile le occasione di crescita di cui avrebbe bisogno.
Il vero valore della vista?, di Varo Landi
Non esiste una sola risposta. Per qualcuno il suo valore è assoluto. Per altri è relativo: relativo verso cosa? E, si, perché parlando di relatività, dobbiamo usare un parametro di riferimento.
Così, per molti la vista è importante perché permette l’autonomia. Perché permette un movimento autonomo, Permette di leggere qualsiasi cosa su qualsiasi materiale, a qualsiasi distanza, e, non solo su fogli punteggiati. La vista permette movimenti veloci, spostamenti veloci, percezione immediata dell’ambiente, del mondo, e dell’universo.
Per la maggioranza dei ciechi, l’importanza della vista è relativa, principalmente nel contesto della autonomia. Spesso è tutta qui!
Perché? Ognuno avrà risposte diverse.
Per me la vista è un valore assoluto, non relativo verso qualcosa . La vista non permette solo l’autonomia , o di poter leggere tutto.
La vista è il possesso del mondo intero, dello spazio, del moto, delle luci, dei colori, delle fisionomie, ecc. Ed è molto di più che avere autonomia. Fosse solo un fatto di autonomia ,in certi casi, potremmo averla comunque. Ad esempio, la mia cecità è totale, ma riesco a fare lavori, bene quanto per un vedente, sfruttando il solo tatto e la conoscenza, insieme alla abitudine, magari sono lento , perché gli attrezzi sembra scappino via ogni volta che li cerco. Poi, però riesco a realizzare. Vinco il disagio con la pazienza e la volontà. Alleno la mente per immaginare le operazioni da fare cercando i modi più adatti per un non vedente. La fatica non è paragonabile a quella per un vedente, ma ,dico: si riesce. In casa ci sono tante riparazioni da fare: non si chiama uno specialista, intervenendo io, a modo mio, ma, si fa prima che chiamare qualcuno.
Però, appunto, il valore della vista è assoluto e, non sento un problema di autonomia, semmai un problema di moto, che essendo in difetto forzato, fa male al fisico.
spesso un cieco vive la sua esperienza attraverso diversi stadi sicuramente dolorosi e traumatici, giungendo, alla fine, allo stadio di rassegnazione e di accettazione , gli stadi nei quali non si lotta più per sottrarci ad un destino pesante. Allora la rassegnazione e l’accettazione, possono fermare il dolore psicologico, ma impediranno di lottare per opporci al destino: la logica che sopraggiunge è quella che se non ci si può fare niente è inutile lottare: meglio rilassare la mente e cercare di migliorare le condizioni di vita tramite aiuti di terzi, tramite gli ausili, ecc. Impegnando anche i familiari in una vita dipendente alle nostre necessità.
Il mio carattere è diverso: cerco la via di uscita che so essere difficile , ma che la medicina e la scienza possono trovare. A volte le speranze sembrano utopie, ma intorno a noi è pieno di realizzazioni che sembravano impossibili, ma che si sono realizzate , come, ad esempio, quella di gambe artificiali che permettono di correre più velocemente delle gambe naturali.
Tornando alla domanda iniziale, sul valore della vista, devo ribadire che il suo valore è assoluto. La vista vale il mondo intero: ,le immagini di un cielo che sfuma in mille colori, con nubi bianche o cangianti che si muovono realizzando forme mai uguali. I rossi dei tramonti , o i gialli, o i rosa , o gli aranciati ,dei tramonti. L’arcobaleno dopo i temporali. I fasci di luce che a volte filtrano tra nubi che si aprono . I fiori delle piante, le foglie delle piante . La neve che cade lenta in una atmosfera grigiastra. E, poi i volti dei nostri cari, i colori delle vesti, delle vetrine . Le luci delle vetrine, delle insegne . Il gatto che guarda verso la finestra per dirci che vuole uscire, o, si porta vicino alla porta per lo stesso motivo. Le immagini supernitide fornite dai nuovi televisori, inesistenti per un cieco. Il vecchio film muto che fa ridere tutti, tranne un non vedente. La mimica del comico che fa esplodere tutti in una risata improvvisa. Il dribling inaspettato dell’attaccante, prima di sparare in porta la saetta che porta la vittoria alla squadra del cuore.
Le stelle!
Puntini di luce nel cielo notturno. Quanti puntini? Tanti, così tanti che il buio notturno non è buio assoluto.
E, noi ci lamentiamo solo delle difficoltà a percorrere un tratto di strada familiare, senza un bastone bianco o un volontario al fianco.
La vista vale un mondo intero ,nel quale ci sono anche le opere degli artisti, i monumenti, grandiosi per bellezza che il solo tatto non può percepire .
Noi ciechi abbiamo già abbandonato il mondo , ne siamo fuori , tutto perché non è percepito a causa della perdita di un senso . Non vale la pena lottare per recuperarlo?
Dici che è impossibile? Un grande maestro di scacchi diceva che una partita di scacchi è perduta nel momento in cui la abbandoniamo .
Io dico che anche senza speranze, dobbiamo lottare, perché il mondo è pieno di imprevisti , ma va avanti anche seguendo le nostre opere ed i nostri desideri .
Varo Landi
Genova – Segreteria telefonica del 13 gennaio 2017
Segreteria telefonica dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti Onlus – Sezione di Genova del 13 gennaio 2017.
I nostri uffici sono aperti al pubblico lunedì e mercoledì dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 17,45 mentre martedì, giovedì e venerdì dalle 9 alle 14,45.
Si comunica che è possibile rinnovare il tesseramento all’associazione per l’anno 2017 presso l’ufficio di Via Caffaro 6/1; chi volesse versare la quota associativa tramite trattenuta mensile sulla pensione, può sottoscrivere l’apposita delega presso la nostra sede di Via Caffaro, previo appuntamento.
Si ricorda che in concomitanza dell’allerta rossa per le avverse condizioni climatiche, l’ufficio rimane chiuso per l’intera giornata.
Lunedì 16 gennaio alle ore 15.15 si riunirà il seduta ordinaria il Consiglio Sezionale presso la sede di Via Caffaro 6/1.
La Direzione Nazionale dell’Unione provvederà prossimamente alla nomina di quattro consiglieri del Consiglio di Amministrazione della Biblioteca Italiana per i Ciechi di Monza. Gli interessati potranno inviare la propria candidatura tramite posta elettronica, entro le ore 12 di lunedì 16 gennaio 2017, indirizzando a segreteria@uiciechi.it e indicando nell’oggetto le parole BIC: proposta candidatura.
I volontari in servizio civile hanno terminato l’anno di servizio e presumibilmente i nuovi volontari del servizio civile entreranno in servizio a febbraio 2017; al momento i servizi di accompagnamento sono prestati solo dal gruppo di volontari coordinato da Sabrina Forlin, da contattare al numero 010 43 47 115.
Per la date dei prossimi appuntamenti col gruppo di auto mutuo aiuto, il progetto Spazi ri-vita ed il corso di teatro “Ad occhi chiusi”, rivolgersi rispettivamente alla coordinatrice Beatrice Daziale al numero 340 069 34 55, alla coordinatrice Alessia Cotugno del progetto Spazi ri-vita al numero 329 64 95 151 e ai docenti del corso di teatro Paolo Drago al numero 340 41 81 308 oppure Carola Stagnaro al numero 347 19 25 902.
Sono ripresi, dopo la pausa natalizia, i corsi di alfabetizzazione informatica per l’utilizzo del personal computer e dello smartphone con la solita periodicità settimanale al mercoledì e al sabato; il costo annuale di ciascun corso è di 30 euro; i programmi dei corsi sono a disposizione degli interessati che allo scopo possono contattare l’ufficio sezionale.
Su Slash Radio web, oltre alle consuete trasmissioni mattutine di Spotlight, in onda dal Lunedì al Venerdì, dalle 9.30 alle 10.30, nei giorni di martedì 17, mercoledì 18 e giovedì 19 gennaio andranno in onda dalle 15.00 alle 17.30 tre nuove puntate di Slashbox. In particolare segnaliamo alle ore 16.00 la presentazione del progetto SportAbility nella trasmissione di martedì 17 e la rubrica “Scodinzolando” nella trasmissione di giovedì 19.
Si rende noto che è possibile iscriversi alla Cineteca Audio della Cooperativa Senza Barriere che concede in prestito audiofilm con commento per non vedenti; l’abbonamento al servizio per l’anno 2017 varia da 20 a 35 euro a seconda della modalità scelta di fruizione (ascolto online su computer o I-Phone oppure prestito CD tramite servizio postale di 24 o 36 opere annuali); per maggiori informazioni contattare l’ufficio nell’orario di apertura al pubblico.
Per quesiti di carattere tecnico su ausili e tecnologie per non vedenti ed ipovedenti, contattare l’ufficio per avere i numeri diretti dei responsabili del Servizio della sede centrale.
Prossimo bollettino il 20 gennaio 2017
Assistenza per disabili Trenitalia
RFI, Reti Ferroviarie Italiane, la società che si occupa delle stazioni e delle infrastrutture ferroviarie e che gestisce il servizio di assistenza PRM, cioè ai passeggeri con disabilità e a ridotta mobilità, attiverà da lunedì 16 gennaio, il nuovo numero unico nazionale per la prenotazione del servizio di assistenza, a tariffazione ordinaria, raggiungibile sia da rete fissa, che da rete mobile.
Il nuovo numero sarà il seguente: 02323232.
Continuerà ad esistere, comunque, il numero verde, raggiungibile da rete fissa, 800906060.
Servizio Civile: impegno quotidiano e trasmissione emotiva, Carmen De Martinis e Graziella Raffa
Giunte quasi al termine di questa nostra esperienza, vogliamo condividere con tutti, ciò che ha arricchito in maniera altruistica, empatica e solidale in nostro bagaglio di vita: il Servizio Civile.
Il Servizio Civile è un’importante occasione di crescita personale per noi giovani, è un’opportunità di educazione alla cittadinanza attiva, uno strumento prezioso per aiutare le fasce più deboli della società, contribuendo allo sviluppo sociale, culturale ed economico del nostro Paese.
Perché ci ha arricchito in maniera altruistica, empatica e solidale?
ALTRUISMO: indica l’atteggiamento e in comportamento di chi ha la qualità morale di interessarsi al benessere dei propri simili e spinge la gente a donare il proprio tempo anche quando si sa di non poter ricevere nulla di tangibile in cambio; fa riferimento a qualsiasi azione che avvantaggi altre persone, senza che colui che dona l’azione abbia alcun motivo o beneficio.
“Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio.
Bisogna custodire la gente, aver cura di ogni persona,
con amore, di coloro che sono più fragili e che spesso sono
nella periferia del nostro cuore”
(Papa Francesco)
EMPATIA: è la capacità di comprendere in pieno lo stato d’animo dell’altro, sia che si tratti di dolore, che di gioia, quindi “ SENTIRE DENTRO”.
E’ un vedere con gli occhi di un altro, ascoltare con le orecchie di un altro e sentire con il cuore di un altro.
“La più alta espressione dell’empatia è nell’accettare e non giudicare”
(Carl Rogers)
SOLIDARIETA’: è un sentimento che nasce dalla consapevolezza di un’appartenenza comune e dalla condivisione di interessi e di fini;
indica un sentimento di fratellanza universale.
Anche nella nostra Carta Costituzionale si parla dei doveri di solidarietà nell’ART.2, enunciando:
“La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo,
sia come singolo, che nelle formazioni sociali, ove si svolge la sua personalità,
e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”
Attraverso questi tre aspetti, vogliamo trasmettere a chi legge, ciò che ha significato per noi interagire, aiutare, sostenere e guidare persone più deboli, che hanno avuto la capacità di insegnarci cosa significa affrontare la quotidianità con una molteplicità di problematiche, inculcandoci che:
“Le cose importanti della vita non vengono viste con gli occhi, ma sentite col cuore”.
Carmen De Martinis e Graziella Raffa
Volontarie Servizio Civile Nazionale UICI CB
13 – 14 Gennaio: Corso nazionale per funzionari Unione Ciechi (UICI)
ANCONA – Il Museo Tattile Statale Omero di Ancona, proseguendo nella sua attività ventennale, nelle giornate di venerdì 13 e sabato 14 gennaio, tiene nella sua sede della Mole Vanvitelliana un corso di formazione a livello nazionale, su specifici argomenti tecnico-scientifici . Il tema è “ACCESSIBILITA’ AL PATRIMONIO ARTISTICO-ARCHITETTONICO ELLE PERSONE CON DISABILITA VISIVE: MODALITA’, STRUMENTI, METODI”. Il corso è promosso dalla Commissione Nazionale UICI “Beni Culturali e Servizi Librari” presieduta da Francesco Fratta.
Tra i relatori, oltre al Presidente del Museo, prof. Aldo Grassini, anche il noto architetto Rocco Rolli, membro della suddetta Commissione e tecnico- consulente di Istituzioni Pubbliche, quali la Regione Piemonte. Il successo e la diffusione della promozione culturale attuata dal Museo Omero, e le continue richieste, richiedono però oggi una migliore e maggiore diffusione di quelle buone prassi, nonché anche di idonei strumenti, che rendano tutto ciò facilmente realizzabile. Così, come afferma Aldo Grassini, “L’integrazione sociale dei disabili visivi non è possibile senza un’autentica integrazione culturale. Per molti ciechi le arti visive rappresentano un vuoto culturale da colmare. Spesso le Sezioni UICI (Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti ) sono impegnate nella promozione di iniziative volte a migliorare l’accessibilità ai luoghi della cultura, ma non sempre i suoi dirigenti possiedono le competenze necessarie. Questo breve corso è un avvio verso un’informazione più puntuale e più competente. C’è necessità di colmare di colmare il vuoto culturale che per molti ciechi rappresentano le arti figurative. Più attenzione quindi al territorio e alle singole realtà locali”. Le materie di queste lezioni-conversazioni vanno dalla conoscenza dei “diritti” e quindi della legislazione, all’accoglienza, all’adozione di strumenti idonei alla conoscenza del linguaggio visivo attraverso il tatto, alla traduzione a rilievo dell’architettura (e quindi migliore conoscenza della propria città),le nuove tecnologia al servizio delle multisensorialità. Gli altri relatori saranno Cristiana Carlini, Andrea Socrati e Annalisa Trasatti dello storico staff scientifico del Museo Omero. Numerose le iscrizioni con provenienza da quasi tutte le regioni.
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Monica Bernacchia
Comunicazione
Museo Tattile Statale Omero
Mole Vanvitelliana
Banchina Giovanni da Chio 28, 60121 Ancona
tel. 071.2811935 fax 071.2818358
www.museoomero.it
email: redazione@museoomero.it
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