“Louis Braille aprì ai ciechi la strada della conoscenza”, questo il messaggio che la sezione
UICI di Potenza ha voluto rappresentare in maniera insolita ed originale per celebrare la 10° edizione della Giornata Nazionale del Braille, partecipando alla sfilata di carnevale “Nessuno escluso” che si è svolta domenica 19 febbraio per le vie della città.
L’UICI potentina ha voluto celebrare la rivoluzione culturale di Braille, attraverso la trasposizione di tre quadri mascherati afferenti a tre precisi momenti storici: la condizione di ciechi che chiedevano l’elemosina, l’invenzione del Braille, e il diritto all’istruzione e primi laureati ciechi.
Il gruppo mascherato di circa 30 persone era costituito dal primo gruppo di tre non vedenti che hanno indossato gli abiti da straccioni e che a bordo di un furgoncino tutto colorato hanno dato mostra di se con chitarra e fisarmonica; a seguire due giullari che annunciavano l’invenzione del Braille rappresentata da 12 persone che indossavano dei pannelli 50 x 70 sui quali erano riportate le lettere per comporre le parole Louis e Braille nel doppio codice nero/braille e disegni rappresentativi della parola associata alla singola lettera.
L’elaborazione grafica e pittorica, molto accattivante è stata realizzata dagli studenti del Liceo Artistico di Potenza ed ha richiamato l’attenzione di tutti per la bellezza dei disegni, la leggibilità delle lettere e l’originalità dell’idea. Le dodici persone indossavano anche dei cappelli realizzati con le riviste Braille.
A seguire un gruppo di alunni dell’I.C. Sinisgalli di Potenza che con gonnelline realizzate sempre con i fogli delle riviste Braille e mascherine che riproducevano le sagome delle mani si sono esibiti in una performance itinerante avente ad oggetto il messaggio di luce e conoscenza che portavano sulle spalle. Chiudevano il gruppo mascherato quatto persone che indossavano toga e tocco e che portavano in bella vista la pergamena della laurea e ciò per testimoniare la conquista del diritto all’istruzione.
L’UICI ha voluto, dunque consegnare alla città un messaggio insolito per una sfilata di carnevale ma occorreva utilizzare un momento per tutti per far guardare alle persone cieche in maniera differente.
La decima giornata ha vissuto, poi, il suo momento più alto nel Concerto al buio, il primo realizzato in Basilicata nel quale si sono esibiti la soprano Anna Varriale accompagnata al pianoforte dal M° Fernando Russo.
Un’esperienza sensoriale unica!, una vera e propria sinestesia che ha offerto ai partecipanti la possibilità di ascoltare i colori della musica.
Archivi autore: Simona Sciaudone
Ercolano – “Era Zetella, ma!”
rcolano 25 febbraio (ore 20,30) 26 febbraio (ore 18,30) Teatro MAV – via 4 Novembre
COMUNICATO STAMPA
Nell’ambito delle celebrazioni della X giornata nazionale del Braille, La filodrammatica delle rappresentanze di Portici ed Ercolano dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli ipovedenti diretta da Bruno Mirabile e composta da attori non vedenti, ipovedenti ed amici dell’Unione, ancora una volta cercherà di divertire il pubblico, portando in scena “ERA ZETELLA, MA!”: commedia di due atti di Eduardo Scarpetta.
La rappresentazione, che venerdì 24 febbraio verrà realizzata in anteprima per gli anziani residenti ad Ercolano per volere del locale assessorato alle politiche sociali, è patrocinata dai comuni di Ercolano e Portici ed è organizzata in collaborazione con “Radio Siani”, “cooperativa sociale Bambù ONLUS” e diversi imprenditori locali.
L’intero incasso verrà utilizzato per finanziare le attività dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti.
Per contatti Gianluca Fava 3394867416
Comune di Poggibonsi – “La voce a te dovuta”
Comunicato stampa
Il 24 febbraio “La voce a te dovuta”, evento nell’ambito de “Il prossimo tuo” in collaborazione con Rotary Alta Valdelsa , Rotaratc Valdelsa, Biblioteca Italiana Ipovedenti, Al alta voce
Libri a grandi caratteri e audiolibri, nuove opportunità alla biblioteca comunale
Appuntamenti dalle 17,30 all’Accabì. Alle 21 al Politeama spettacolo a numero chiuso (prenotazione obbligatoria) “Viaggio agli inferni del secolo”, tratto da un racconto di Dino Buzzati, di Gianfelice Facchetti e Lorenzo Viganò
Due nuovi scaffali dedicati a libri a grandi caratteri e audiolibri, Gianluigi Facchetti, lo spettacolo al buio “Viaggio agli inferni del secolo”. Sarà una intensa giornata quella che si svolgerà a Poggibonsi il 24 febbraio prossimo con l’evento “La voce a te dovuta”. Evento conclusivo del ciclo di incontri “Il prossimo tuo” curato dalla Scintilla e realizzato dalla cooperativa Pleiades nell’ambito della rassegna “Ben-Essere” sostenuta e voluta dal Comune.
“La voce a te dovuta” è realizzato in collaborazione con Rotary Club Alta Valdelsa e Rotaract Valdelsa, con la Biblioteca Italiana Ipovedenti e con il programma di Radio Rai 3 “Ad alta voce”. “Tante realtà diverse che hanno contribuito a far crescere la nostra biblioteca – dice Nicola Berti, assessore alla cultura – mostrando sensibilità e attaccamento alla cultura e a questo luogo di cultura in particolare. Li ringraziamo tutti e lo facciamo con questo evento che ci regala nuovi servizi, divertimento e l’originale spettacolo di teatro al buio”.
Il tutto avrà inizio alle 17,30 presso la biblioteca comunale Pieraccini dove saranno inaugurati i nuovi scaffali “Voci d’Autore” e “Grandi caratteri”.
Lo scaffale “Voci d’Autore” raccogli libri ‘parlati’ o audiolibri all’interno dei quali si trovano brani letti da narratori professionisti e da attori famosi. Nuovi materiali che permettono di immergersi nell’ascolto di un’opera a persone ipovedenti e a tutti coloro che sono interessati da questa opportunità. Lo scaffale viene inaugurato grazie alla donazione del Rotary Club Alta Valdelsa e del Rotaract Valdelsa che hanno da sempre dimostrato sensibilità e interesse alla crescita e alla valorizzazione della cultura in generale e della biblioteca Pieraccini.
Lo scaffale “Grandi Caratteri” contiene libri che per le loro caratteristiche tipografiche sono utili principalmente alle persone ipovedenti, ad anziani con disturbi visivi legati all’età, a bambini che imparano a leggere, a stranieri che studiano italiano, a tutti coloro che vogliono aggiungere al piacere della lettura quello della facile leggibilità. Questo scaffale è nato grazie all’adesione del Comune al progetto “Leggere Facile, Leggere Tutti”, proposto dalla Biblioteca Italiana Ipovedenti con la
quale è iniziata una proficua collaborazione che ha arricchito il patrimonio documentario con una donazione da parte della B.I.I. di libri a grandi caratteri.
Dopo il taglio del nastro l’incontro proseguirà al terzo piano dell’Accabì con i saluti di Nicola Berti, Barbara Lisi, Presidente Rotary Club Alta Valdelsa e Massimo Vita, Presidente Sezionale Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti.
Sarà quindi il momento dedicato alla storica trasmissione di Radio3 Rai “Ad alta voce” curata da Anna Antonelli e Lorenzo Pavolini. I curatori, che hanno fatto dono di moltissime registrazioni della trasmissione con grandi attori che leggono grandi romanzi, saranno presenti. Presente anche Gianfelice Facchetti, attore, drammaturgo e registra teatrale che leggerà alcuni brani.
L’evento prosegue alle 21 nella Sala Set del Teatro Politeama con lo spettacolo “Viaggio agli inferni del secolo”, tratto da un racconto di Dino Buzzati, di Gianfelice Facchetti e Lorenzo Viganò e con Gianfelice Facchetti e Stefano Covri.
Lo spettacolo. Ispirato dalla visita alla metropolitana di Milano, inaugurata nel 1964, il racconto parte dalla scoperta durante i lavori di scavo nella stazione di piazza Amendola di una piccola porta che conduce all’inferno. Sarà lo stesso Dino Buzzati che, nelle vesti di protagonista del racconto, verrà incaricato dal direttore del quotidiano per cui lavora di varcare quella soglia andando alla scoperta dell’inferno. Vi troverà un mondo identico a quello in cui viviamo – trasfigurazione delle nostre città – con auto, luce elettrica, automobili, bar e cinema; un inferno lontano da quello immaginato da Dante, abitato da persone in carne e ossa, “pallide, svuotate, castigate e vinte”, vestite come noi e imprigionate in un gigantesco ingorgo di cui non si vede la fine. Questo racconto, giocato buzzatianamente sul confine tra realtà e fantasia, tra simile e verosimile (è il 37 aprile quando il protagonista viene chiamato nell’ufficio del direttore) arriva ora a teatro in una rappresentazione al buio a opera di Gianfelice Facchetti e Stefano Covri.
Lo spettacolo è a numero chiuso e la prenotazione è obbligatoria
I diritti non sono sacrificabili, di Mario Girardi
Storica sentenza della Corte Costituzionale per cui è la garanzia dei diritti incomprimibili ad incidere sul bilancio e non viceversa
Molto spesso purtroppo, lo Stato, le Regioni e gli enti locali in genere, emanano provvedimenti normativi, con i quali si prevedono interventi, o si istituiscono servizi, a favore delle persone con disabilità, condizionandoli però nel tempo e nell’ampiezza, al raggiungimento di un limite di spesa, o, peggio ancora, legandone la permanenza all’esistenza del relativo stanziamento nel bilancio dell’ente erogatore o finanziatore. Dunque, una volta sforato il budget assegnato, o cancellato il capitolo dal bilancio, quel servizio, per quanto importante e significativo, è destinato ad essere interrotto, o fortemente ridimensionato.
La Corte Costituzionale, nella recente sentenza n. 275/2016 ha decisamente censurato tale modo di legiferare. I giudici hanno enunciato un importante principio in virtù del quale “è la garanzia dei diritti incomprimibili ad incidere sul bilancio, e non l’equilibrio di questo a condizionarne la doverosa erogazione”. Per tanto, nel caso in cui l’intervento finanziato, o il servizio istituito, siano uno strumento indispensabile per assicurare alla persona con disabilità il godimento di un diritto fondamentale, non c’è bilancio che tenga e l’ente dovrà reperire le risorse necessarie.
La sentenza della Corte origina dalla questione di legittimità costituzionale sollevata dal TAR per l’Abruzzo quanto all’art. 6, comma 2-bis, della legge della Regione Abruzzo 15 dicembre 1978, n. 78 (Interventi per l’attuazione del diritto allo studio), nella parte in cui prevede che, per alcuni servizi, in particolare per lo svolgimento del servizio di trasporto degli studenti portatori di handicap o di situazioni di svantaggio, la Giunta regionale garantisce un contributo del 50% della spesa necessaria e documentata dalle Province, solo “nei limiti della disponibilità finanziaria determinata dalle annuali leggi di bilancio.
In base a tale norma, la Regione, diminuendo mano a mano i relativi stanziamenti annuali, si è sentita autorizzata a ridurre la propria partecipazione alle spese incontrate dalle province abruzzesi, con la conseguenza che il servizio di trasporto e assistenza agli studenti con disabilità ha subito un drastico ridimensionamento. Ed è proprio su questo punto che intervengono duramente i giudici della Corte; se il servizio di cui trattasi è indispensabile per permettere allo studente disabile di frequentare la scuola, lo stesso non può essere legato all’incertezza e arbitrarietà delle scelte di bilancio, altrimenti ciò si tradurrebbe nella illegittima compressione del diritto allo studio la cui effettività non può essere finanziariamente condizionata.
Il diritto all’istruzione del disabile, spiegano i giudici costituzionali, è consacrato nell’art. 38 Cost., e spetta al legislatore predisporre gli strumenti idonei alla realizzazione ed attuazione di esso, affinché la sua affermazione non si traduca in una mera previsione programmatica, ma venga riempita di contenuto concreto e reale. Anzi, la natura fondamentale del diritto è tutelata anche a livello internazionale, ad esempio dall’art. 24 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, divenuta da tempo legge dello Stato. Ciò limita la discrezionalità del legislatore che deve rispettare un nucleo indefettibile di garanzie per gli interessati, “tra le quali rientra il servizio di trasporto scolastico e di assistenza poiché, per lo studente disabile, esso costituisce una componente essenziale ad assicurare l’effettività del medesimo diritto”.
Secondo i Giudici poi, in una simile circostanza, non serve invocare l’applicazione dell’art. 81 della Costituzione, nel quale è stato inserito il “famigerato” pareggio di bilancio, in quanto il diritto all’istruzione delle persone disabili (ed io aggiungerei) al lavoro, alle pari opportunità e via dicendo, godono anch’essi di un rango costituzionale e non possono dunque essere vanificati a causa del suddetto obbligo.
Considerata l’autorevolezza dell’organo che l’ha pronunciata, credo che questa sentenza rappresenti un ulteriore importante strumento nelle mani delle associazioni di tutela e di tutti coloro i quali si battono perché i diritti delle persone disabili siano garantiti nella loro piena effettività.
“Donna Sport”, tra le premiate la nostra socia Martina Rabbolini
Nella sezione atlete paralimpiche la nostra nuotatrice Martina Rabbolini ha vinto la quarta edizione di Donna Sport, il concorso ideato dal Gruppo Bracco per sostenere e valorizzare lo sport femminile abbinato ai meriti scolastici.
Al concorso “Donna Sport” hanno partecipato oltre 330 ragazze che praticano una disciplina sportiva a livello agonistico fra quelle federate in ambito Coni e CIP, e che nell’anno scolastico 2014-2015 hanno frequentato una classe del secondo ciclo di istruzione superiore ottenendo una votazione finale pari o superiore alla media del 7 su 10.
Complimenti a Martina per questo importante riconoscimento!
Gruppo Sportivo Dilettantistico Non Vedenti Milano ONLUS
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La sola presenza dell’impianto telefonico fa sorgere l’obbligo di assunzione del centralinista non vedente, di Franco Lepore
Negli ultimi anni è diventato sempre più difficile trovare lavoro. Tuttavia, anche quando si pensa di essere riusciti a reperire un’occupazione a seguito di un avviamento al lavoro, si è costretti ad imbattersi nelle gravi inadempienze della Pubblica Amministrazione.
La sentenza n. 25 del 26.01.2017 emessa dal Tribunale di Ivrea ha affermato importanti principi in ordine all’annosa questione della mancata assunzione dei centralinisti telefonici non vedenti a seguito di regolare avviamento al lavoro. L’assunzione del centralinista telefonico non vedente consegue alla sola presenza del centralino, a prescindere dalla sua effettiva utilizzazione. Inoltre il datore di lavoro inadempiente è tenuto a risarcire l’intero pregiudizio subito dal lavoratore non assunto tempestivamente.
La vicenda trae origine dal caso di tre centralinisti telefonici non vedenti che nel 2015 avevano ottenuto dalla Città Metropolitana di Torino l’avviamento al lavoro presso un’Azienda Sanitaria Locale. L’ente pubblico aveva rifiutato la loro assunzione sostenendo che in alcuni presidi il centralinista svolgeva anche mansioni di portineria, secondo l’azienda circostanza incompatibile con lo status di disabile visivo. Inoltre l’ASL specificava che alcuni suoi impianti telefonici erano di fatto inutilizzati e quindi non avrebbero potuto ospitare altro personale.
Nella sentenza in commento, il Giudice, ai fini della decisione, ha tratteggiato le peculiarità della Legge n. 113/1985, la quale tratta l’aggiornamento della disciplina del collocamento al lavoro e del rapporto di lavoro dei centralinisti non vedenti. In particolare, gli artt. 1 e 2 indicano le disposizioni che regolano l’iscrizione nell’albo professionale dei privi della vista abilitati alla funzione di centralinista telefonico.
L’art. 3 stabilisce gli obblighi dei datori di lavoro pubblici e privati: il comma 1 precisa che i centralinisti telefonici in relazione ai quali si applicano le disposizioni della Legge n. 113/85 sono quelli per i quali le norme tecniche prevedano l’impiego di uno o più posti-operatore o che comunque siano dotati di uno o più posti-operatore; il comma 2 impone che, anche in deroga a disposizioni che limitino le assunzioni, i datori di lavoro pubblici sono tenuti ad assumere, per ogni ufficio, sede o stabilimento dotati di centralino telefonico, un privo della vista iscritto all’albo professionale.
L’art. 6 regola le modalità per il collocamento: il comma 4 dispone che i datori di lavoro pubblici assumono per concorso riservato ai soli non vedenti o con richiesta numerica presentata all’ufficio provinciale del lavoro e della massima occupazione; il comma 5 stabilisce che, qualora i datori di lavoro pubblici non abbiano provveduto all’assunzione entro sei mesi dalla data in cui sorge l’obbligo, l’ufficio provinciale del lavoro e della massima occupazione li invita a provvedere. Trascorso un mese l’ufficio provinciale procede all’avviamento d’ufficio.
La rigida normativa appena riportata prevede che l’assunzione consegua alla sola presenza dell’impianto, a prescindere dalla sua effettiva utilizzazione. In tal senso, peraltro, si è espressa la Corte di Cassazione secondo cui “la presenza accertata in un impianto idoneo alla prestazione del centralinista rende comunque legittimo l’avviamento del lavoratore non vedente” (Cass. Sez. Lav., sent. n. 12122 del 2012).
In ordine alle argomentazioni dell’Azienda Sanitaria circa le mansioni promiscue del personale assegnato al centralino di alcuni ospedali e circa la presenza di centralini di fatto inutilizzati, il Tribunale ha ritenuto che tali circostanze non fossero assolutamente idonee ad inficiare il diritto dei ricorrenti all’assunzione, poiché il centralino comunque risulta presente e, da ciò solo, consegue l’obbligo di assunzione.
Qualora tale situazione di fatto si protragga nel tempo, secondo il Giudice, ben potrà, eventualmente, l’Azienda Sanitaria, assegnare all’assunto mansioni diverse seppur compatibili con le sue condizioni fisiche, ad esempio operatore telefonico addetto alla informazione della clientela e agli uffici di relazione con il pubblico (DM 10.1.2000).
L’inosservanza dell’obbligo di assunzione comporta in capo all’ASL inevitabili conseguenze. A tal proposito occorre evidenziare che il precetto della Legge n. 113 del 1985 è espressamente richiamato dall’art. 1, terzo comma, della Legge n. 68/1999, sul diritto al lavoro dei disabili, laddove si specifica che restano ferme le norme per i centralinisti telefonici non vedenti. Secondo il costante orientamento della Suprema Corte, ciò dimostra che per i non vedenti l’apparato di protezione della loro invalidità si articola e si sviluppa con modalità affatto peculiari e sui generis per assicurare in concreto piena attuazione al loro diritto al lavoro. In particolare, in questo sottosistema, interno alla disciplina generale del collocamento obbligatorio, l’intervento pubblico non adempie solo ad una funzione sanzionatoria rispetto all’attività omissiva del privato, ma si manifesta attraverso una serie d’ingerenze autoritative che non si limitano al solo controllo e alle sanzioni per omissione di denuncia o di richieste d’avviamento, ma interferisce immediatamente e direttamente sulla struttura imprenditoriale, istituendo una rete di controlli, anche incrociati e di supporti e verifiche che s’inseriscono a pieno titolo e sono compatibili con l’art. 41 Cost., comma 2, posto che si coniugano con l’utilità sociale, come rettamente intesa dal legislatore costituzionale, attento ai valori della libertà, anche dal bisogno, e della dignità umana dei concittadini marcati dalla sorte (Cass. Sez. Lav., sent. n. 1335 del 2015; Cass. Sez. Lav., sent. n. 15913 del 2004).
In conseguenza di tali premesse, la Cassazione ha stabilito che, in caso di legittimo avviamento di centralinista non vedente, la cui assunzione sia indebitamente rifiutata dal destinatario dell’obbligo di assumerlo, il Giudice, se richiestone, deve applicare l’art. 2932 c.c., rendendo fra le parti sentenza che produca in forma specifica gli effetti del contratto non concluso, trattandosi di fattispecie possibile non esclusa dal titolo, essendo, infatti, prestabiliti dalla Legge n. 113/1985, in tema di disciplina del collocamento al lavoro e del rapporto di lavoro dei centralinisti non vedenti, la qualifica, le mansioni e il trattamento economico e normativo del lavoratore avviato, ivi compresa l’indennità legale di mansione, assumendo carattere residuale il risarcimento economico (art. 1223 c.c. e ss.) destinato ad assicurare l’integrale soddisfazione del diritto del centralinista, indebitamente pretermesso dalla prestazione lavorativa per l’inadempimento del datore di lavoro (Cass. Sez. Lav., sent. n. 12131 del 2011).
Applicando i condivisibili principi della Cassazione al caso dei tre centralinisti, il Tribunale di Ivrea ha costituito coattivamente ex art. 2932 cc il rapporto di lavoro subordinato tra i ricorrenti e l’Azienda Sanitaria Locale, a decorrere dalla data dell’avviamento al lavoro, con mansioni di centralinista telefonico.
L’inadempimento dell’ASL ha comportato il diritto dei ricorrenti anche ad ottenere un risarcimento. Difatti, sulla scorta dell’Insegnamento della Suprema Corte per il quale il datore di lavoro, inadempiente all’obbligo di assunzione del lavoratore avviato ai sensi della Legge n. 482/1968, (principio analogamente applicabile all’avviamento ai sensi della Legge n. 113/1985), è tenuto, per responsabilità contrattuale, a risarcire l’intero pregiudizio patrimoniale che il lavoratore ha consequenzialmente subito durante tutto il periodo in cui si è protratta l’inadempienza del datore di lavoro medesimo; pregiudizio che può essere in concreto determinato, senza bisogno di una specifica prova del lavoratore, sulla base del complesso delle utilità (salari e stipendi) che il lavoratore avrebbe potuto conseguire, ove tempestivamente assunto (Cass. Sez. Lav., sent. n. 1335 del 2015)
Infine il Giudice ha preso posizione anche in ordine alla tipologia di contratto da applicare ai centralinisti telefonici non vedenti.
Il contratto di lavoro a tempo parziale è compatibile con il sistema del collocamento obbligatorio purchè la stipulazione del contratto part-time sia espressione del libero consenso del lavoratore invalido, mentre non rilevano le esigenze produttive dell’impresa (Cass. Sez. Lav., sent. n. 14823 del 2001; Corte d’Appello di Torino, sent. n. 820 del 2003). Pertanto, in caso di mancato accordo tra le parti, il contratto di lavoro deve considerarsi a tempo pieno
In conclusione, il Tribunale di Ivrea ha dichiarato costituito tra i ricorrenti e l’Azienda Sanitaria Locale un rapporto di lavoro subordinato per l’espletamento della mansione di centralinista telefonico non vedente, con decorrenza dalla data dell’avviamento. Inoltre il Tribunale ha condannato l’ASL al risarcimento dei danni subiti dai ricorrenti liquidati nella misura pari alle retribuzioni non percepite sin dalla data dell’avviamento. Ovviamente l’Azienda Sanitaria è stata anche condannata al pagamento delle spese legali sostenute dai ricorrenti.
La normativa in tema di inserimento lavorativo dei disabili è particolarmente chiara, tuttavia viene spesso disapplicata dalla Pubblica Amministrazione che invece dovrebbe dare il buon esempio. E’ veramente avvilente essere sempre costretti a ricorrere in Tribunale per far valere un diritto sancito dalla legge.
Avv. Franco Lepore
Per ulteriori informazioni: avv.francolepore@libero.it
Attenzione alla truffa: su Internet è sempre in agguato!, di Nunziante Esposito
Attenzione! E per queste cose, lo dovete essere più del solito, mi raccomando!
E’ vero che la rete è pericolosa per tutti, ma per noi disabili della vista, lo è ancora di più. I motivi sono tanti, ma quello principale è legato tante volte anche alla inaccessibilità del web.
Fino a ieri, pensavo fosse solo questo il motivo per il quale bisognava essere attenti. Mai avrei pensato che da un disabile della vista o, meglio dire, da uno che si spaccia per tale, si potesse essere truffati.
Ecco perché dobbiamo fare attenzione!
Come è mia abitudine, non lo dico per indurre ad aver paura, ma solo per cercare di non farvi avere un regalo come quello che hanno fatto all’amica che mi ha recapitato questo scritto che segue e che è molto eloquente.
Ecco la lettera che mi ha inviato Maria:
Cari amici.
Vi chiedo un attimo di attenzione, in quanto è necessario mettervi al corrente di una mia spiacevole esperienza, affinché non accada anche a voi.
Mi chiamo Maria, sono non vedente, e lavoro come centralinista.
Ero interessata all’acquisto di un i-phone anche vecchio modello, poiché incerta sulla mia dimestichezza col touch.
Ebbene, tramite la fonomatica dell’Associazione Disabili visivi, un amico venne a conoscenza di un tale, a nome Paolo Masi, che vendeva un i-phone 5S al costo di 160 Euro.
Messami al corrente di questa faccenda, ho contattato il venditore: una persona molto garbata, anche dotata di una certa sensibilità, o almeno, questa fu la mia errata impressione.
Pare che questo signore, ripeto il nome, Paolo Masi, sia di Pisa o Firenze, o forse Prato: di certo, aveva uno spiccato accento toscano, molto simpatico per altro. Tra un discorso e l’altro però, mi fece capire che non si trovava più in Toscana per vari motivi, ma comunque, per farla breve, ci siamo accordati.
Io gli avrei versato un bonifico bancario, e lui, mi avrebbe immediatamente spedito l’i-phone, garantendo fornirmi anche il numero di tracciabilità del pacco.
Effettuato il pagamento però, il signor Masi si è dileguato nel nulla: cellulare sempre spento, e nessuna risposta alle mie mail.
Così, ho cominciato a sospettare qualcosa di poco chiaro, ma ancora speravo ricevere quanto richiesto: abile era stato quel tipo: mi aveva detto, tra le altre cose, aver problemi di salute, e quindi, far la spola tra casa e ospedale.
Pensando che stesse poco bene, ho atteso, ma nel frattempo, ho provato a cercare tramite google, un suo eventuale profilo Facebook.
Quale non è stata la mia sorpresa, quando, invece che il profilo, come primo risultato ho trovato: “Non inviate soldi a Paolo Masi, truffatore.”.
Incollo di seguito gli indirizzi di due siti, dove potrete personalmente leggere il curriculum di questa degna persona.
http://www.chi-chiama.it/elenco-telefonico/38/992/492/08/
http://denunceinrete.blogspot.it/2012/03/siti-truffa.html
Ha postato annunci su ebay, su subito.it, tutti con la stessa tattica: vendita di cellulari o varia oggettistica, a costi contenuti e quasi nuovi con garanzia inclusa.
Solo allora ho capito di essere stata truffata, e, la prima cosa che ho fatto, è stata avvisare la segreteria della fonomatica, affinché estromettessero questa persona.
Mi è stato risposto che avrebbero potuto intraprendere tale azione solo di fronte ad una concreta documentazione.
Ed è per questo che ho sporto denuncia al comando Carabinieri: so che non riavrò indietro quanto versato, né il prodotto concordato, ma l’ho fatto perché almeno, non toccasse ad altri la mia stessa sorte.
Questo scritto, non viene da un desiderio di vendetta, bensì di giustizia e senso del dovere: tacendo, darei a questa persona la possibilità di agire ancora indisturbata, e di continuare con i suoi poco onesti affari.
Grazie per l’attenzione, e occhio amici: non siate eccessivamente fiduciosi come me, anche perché, a prescindere dal danno economico al quale, in fin dei conti, c’è rimedio, vi è quello interiore che è ben peggiore: perdere fiducia nel prossimo, sentirsi avviliti e ingannati, non fa bene alla salute.
Un caro saluto,
Maria
Al di là che ho omesso di indicare il cognome di Maria per ovvi motivi, vi esorto ad acquistare on-line solo da siti sicuri e di comprovata fiducia.
Prima di inviare soldi a sconosciuti, fate la ricerca in rete prima di acquistare e non la fate dopo, quando è troppo tardi, perché il Paolo Masi di turno non manca mai!
Altro suggerimento, non vi fidate mai di telefonini e pretendete un numero di rete fissa, soprattutto quando si acquista da privati e non da negozi. Non è che si sia preservati da truffe, ma è già più difficile.
Altro consiglio che mi sento di dare: sono tanti i dispositivi usati che si vendono che è molto facile trovarne nella zona dove vivete. Questo vi consente di incontrare il venditore, verificare la merce e, se è il caso, acquistare.
Se acquistate da una ditta o negozio che sia, prima di inviare soldi, assicuratevi che ci sia l’iscrizione alla Camera di Commercio.
Se questi controlli non sapete come farli, fatevi aiutare da qualche amico più esperto.
Occhio gente, occhio! Fatevi furbi e cercate prima e non dopo.
Auguro a tutti di non dover vivere la disavventura di Maria.
Nunziante Esposito
GDL Trenitalia, interno al Gruppo di lavoro Osi, Simone Dal Maso
Notizie a sintesi di un incontro avuto con i responsabili di Trenitalia:
Questo gruppo, occupandosi dello stato dell’accessibilità del sito web e dell’app di Trenitalia, ha partecipato ad una riunione con chi si occupa di questo genere di questioni all’interno di Trenitalia stessa.
E’ possibile, quindi, fornire qualche ragguaglio in merito allo stato dei lavori in corso:
Per quanto riguarda l’app per iPhone, come sapete è ritornata accessibile, ma non risulta ancora possibile conoscere né binario del treno, né fermate intermedie.
Riguardo al binario, ci è stato detto che questa informazione non è più presente nemmeno per chi vede, perché è stata rimossa, sia dall’app, sia dal sito web. Questo perché le informazioni non risultavano attendibili, a causa dei frequenti cambi del binario di partenza dell’ultimo minuto.
Ci hanno riferito che stanno studiando un modo per reinserire l’informazione con gli aggiornamenti futuri, implementando una informazione attendibile e in tempo reale. Dobbiamo attendere e per ora su questo non possiamo farci molto.
Sul punto dell’impossibilità di vedere le fermate intermedie di un treno hanno assicurato che risolveranno con i prossimi aggiornamenti, e ci sentiamo abbastanza fiduciosi in tal senso.
Per quel che riguarda il sito web, sono già state sistemate finalmente un po’ di questioni molto antipatiche, vedi la data di viaggio che prima era necessario selezionarla tramite calendario, ora è diventato un semplice campo di testo da inserirsi nella forma giorno trattino mese trattino anno.
Anche la selezione della concessione speciale terza risulta più agevole, mentre dev’essere migliorata la funzione di pagamento e su questo ci lavoriamo nei prossimi giorni.
Continuate a mandare segnalazioni, avendo un canale aperto e funzionale con l’azienda, si cercherà di ottenere il possibile per risolvere i problemi, visto che è nell’interesse di tutti.
Per il Gruppo OSI:
Simone Dal Maso.
Maldestro? Per nulla!, di Luisa Bartolucci
Maldestro è il nome d’arte di Antonio Prestieri, un giovane cantautore napoletano giunto secondo al Festival di Sanremo di quest’anno, nella sezione “Nuove proposte”, con il brano “Canzone per Federica”.
Nato a Scampia, la sua vita è stata caratterizzata dalla lotta continua contro i pregiudizi e da un forte e costante bisogno di rivincita, che ha ottenuto grazie alle sue capacità e doti artistiche.
Non è nuovo né ad esperienze teatrali e neanche un neofita del mondo della musica: Maldestro è stato, ad esempio, uno dei protagonisti del concertone del Primo Maggio 2016 con la canzone Sopra al tetto del comune, che tra il 2013 e il 2014 gli ha fruttato numerosi premi, tra i quali il Premio Ciampi, il Premio De André, SIAE, AFI, Palco Libero e Musicultura. Noto è anche il suo inedito Facciamoci un selfie. Ha già pubblicato un album, Non trovo le parole, ed ha al proprio attivo numerose esibizioni e diversi concerti, circa cento, anche con cantanti di grande spessore: pensate a Roberto Vecchioni, all’incredibile James Senese tanto per citarne un paio.
“Autore raffinato, ma immediato, d’impatto, dal linguaggio che buca, ha dalla sua una voce graffiante, roca quanto basta, insomma, una voce che piace: racconta nelle sue canzoni come nei suoi spettacoli l’amore, la rabbia, la speranza, il disagio e la smisurata voglia di vivere di un giovane poeta dei nostri tempi; tutto ciò senza mai rinunciare a un’ironia sottile, piena di vita, che diviene il fulcro della sua musica, giungendo persino a rappresentare e riprodurre al meglio quella che altro non è se non la magia meravigliosa, ma anche inquietante della sua terra natia. Un artista completo, insomma, che ha trasformato le difficoltà, le avversità, i sacrifici della sua quotidianità, in parole, musica, recitazione, ossia, in arte. Delle vicende legate alla sua famiglia, così come della sua ipovisione, non abbiamo voluto parlare nel nostro incontro, visto che è stato detto praticamente tutto, forse anche troppo. Il rapporto straordinario tra Maldestro e la madre Rachele, è stato in parte oggetto di un’interessante intervista che il cantautore ha scelto di rilasciare al periodico “Vanity Fair”; egli dice tra l’altro:
“La mia mamma non vede, e questo cambia tutto. Per capire come stessi crescendo, passava le mani sul mio viso: toccava piano i capelli, le palpebre, le orecchie, il naso, la bocca. Si separò da mio padre nell’87. L’aveva sposato quando faceva l’operaio, non il criminale. Quando lo scoprì prese me e mia sorella Concetta, e ci salvò. Quel che più amavo era stare sulle sue ginocchia, mentre alla tastiera accennava Beethoven, Bach. Mi regalerà un pianoforte, poi. Dopo il divorzio prese a lavorare con mia zia. […] Divenne poi centralinista. Per conservare i soldi non si comprava le scarpe. […] I suoi sacrifici furono immensi”.
Un ragazzo cresciuto molto in fretta quindi, con tutto ciò che ne consegue.
Un ragazzo che a Sanremo ha avuto tanto da dire e ancor più da comunicare e far comprendere ai suoi coetanei, forgiato dalla vita e dalle esperienze e certamente non appena uscito da uno dei soliti talent. Abbiamo avuto la gioia di averlo nostro ospite, durante Slashbox, il contenitore pomeridiano di Slash Radio web. E’ stata un’intervista anche divertente, realizzata telefonicamente, che vi proponiamo di seguito.
D. – Maldestro, avresti meritato la vittoria…
R. – Grazie, al di là di questo, posso dire di essere davvero contento, in effetti mi mancava solo l’ultimo premio, quello relativo alle nuove proposte… gli altri, li ho vinti tutti… Quindi era pure giusto lasciare qualcosa a qualcuno che non fossi io!
D. – Cosa si prova a partecipare al Festival di Sanremo e quale è stato il tuo percorso…
R. – E’ un’esperienza molto bella; nel bene e nel male quello di Sanremo è il festival più importante d’Italia, per ciò che concerne la canzone. E’ necessario entrarci con la giusta testa, avere la capacità di rimanere distaccati, giusto quel centimetro in più per poter comprendere al meglio dove si è, onde aver tutto ben chiaro… Io considero questa un’esperienza estremamente positiva, che mi ha consentito di incontrare e conoscere davvero belle persone, ricche di umanità. Credo che quanti tendono a voler prendere le distanze da Sanremo, con un po’ di snobismo, dovrebbero invece vivere il Festival. Criticare Sanremo, dire che tanto le cose non cambiano è un grosso errore, occorre essere presenti ed essere noi in prima persona a far sì che le situazioni mutino. Se saremo in tanti, le radio passeranno anche i nostri brani… Per me è stata davvero un’esperienza bella ed il percorso è stato fantastico. Il merito di ciò va a Carlo Conti, che ha voluto, riuscendoci, portare noi giovani in prima serata; questo format ha consentito a noi di giungere alle fasi finali sicuramente più preparati e maggiormente conosciuti.
D. – Questo tuo #PippoBaudoèCapellone vuoi spiegarcelo?
R. – Ah sì, certamente. Si tratta di una citazione di una commedia, tra l’altro bellissima, di Vincenzo Salemme, “E fuori nevica”. E’ stato un gioco, ovviamente, iniziato da quando ho saputo di far parte della rosa dei sessanta prescelti. Nella commedia, il personaggio interpretato da Salemme, dice che andrà al Festival di Sanremo con una canzone e poi c’è questa parola d’ordine: PippoBaudoèCapellone… A Napoli è più che conosciuta ormai, … si dice…
D. – Hai partecipato al Festival con un brano bello ed interessante: “Canzone per Federica”. Si tratta di una persona realmente esistente o di fantasia? Nel primo caso quale è stata la sua reazione?
R. – Sì Federica esiste e, ti dirò, mi ha chiesto i diritti di ispirazione! Debbo vedere come fare…
D. – In un’intervista hai dichiarato che ti è stato consigliato di non dire che sei fidanzato…
R. – Già, la produzione mi ha imposto di dire che non sono fidanzato perché… Scherzi a parte, Federica è una mia carissima amica, alla quale voglio davvero un bene dell’anima…
Per me è stato un vero onore poterla immortalare in una canzone, perché ha ricevuto troppi colpi dalla vita e, nonostante ciò, lei ha sempre il sorriso sulle labbra, ha una forza incredibile, ella stessa è una forza della natura. Dedicarle una canzone per me è stato motivo di orgoglio.
D. – “Canzone per Federica” non è il classico brano sanremese, sia per i contenuti, che per la partitura musicale e gli arrangiamenti… Non è un caso che tu abbia ricevuto premi significativi…
R. – In effetti questo brano è stato scritto due anni fa, dunque non è mai stato pensato per il Festival.
D. – Ci racconti allora come è nato?
R. – In modo estremamente naturale. Avendo vissuto insieme a Federica delle esperienze particolari… eravamo insieme a casa, un pomeriggio, mi venne in mente questa melodia, presi la chitarra ed iniziai a scrivere la canzone; anzi, addirittura chiesi a Federica di prendere un foglio e la penna e iniziai a dettare… E’ stata proprio Federica a scrivere quanto le dettavo. Questa canzone è nata in modo assolutamente spartano e, se così si può dire, casareccio…
D. – Tuoi sono il testo e la musica…
R. – Sì, sì ho scritto sia le parole che la partitura, nessuno ha lavorato su questo brano se non io.
D. – Del resto sei un cantautore…
R. – Sì.
D. – Gli arrangiamenti?
R. – Gli arrangiamenti li ho curati io insieme a Maurizio Filardo, un grandissimo e bravissimo arrangiatore; sono felice di aver scelto lui, poiché ha una particolare eleganza. Ha curato arrangiamenti per molti artisti; ha portato Arisa a Sanremo, con “Sincerità”. E’ persona con un bagaglio culturale e di esperienza enorme…
D. – Lo accennavi prima, hai vinto un sacco di premi…
R. – Sì per me il più importante è stato il premio della critica, il premio Mia Martini. Io puntavo a quello, la mia ambizione era passare entrambe le serate ed ottenere il premio della critica. Ci sono riuscito, sono molto felice, è stata questa la mia vittoria personale.
D. – Nel tuo caso la tanto temuta casta dei giornalisti, di cui si dice spesso che sono sempre contro è stata a tuo favore…
R. – Sono lieto che abbiano recepito il mio impegno, la mia fatica, il mio percorso, la mia strada, sono contento mi abbiano premiato. Ma come sono solito dire i premi poi lasciano il tempo che trovano, restano a casa a prendere polvere. Ciò che invece ha grande importanza è riuscire ad emozionare il pubblico, colpire il cuore di chi ascolta, questo è l’aspetto fondamentale.
D. – Vi è stata anche un po’ di polemica durante il Festival, si è parlato molto di esclusioni illustri e del sistema di votazioni, ritenuto da alcuni non idoneo…
R. – Probabilmente qualcosa andrebbe modificato, però, se si decide di partecipare ad una gara, a quel tipo di gara, poi non si deve far polemica, poiché si sa in anticipo a cosa si va incontro. Ora nel mio caso, Lele è un talento, ha dalla sua ben due anni di televisione ed è, pertanto, normale che abbia maggiore popolarità ed una base di persone che lo seguono più ampia. E’ ovvio che ciò influisce sulle votazioni…
D. – Resta da vedere quanto questa popolarità basata prevalentemente sull’esposizione mediatica, durerà…
R. – Infatti, visto che io sono più grande di Lele e forse ho avuto più esperienza sul campo, sul palco… A lui ho consigliato di non perdere di vista mai la cosa più importante della musica, del fare musica, il concerto, il live ed il contatto con il pubblico. Spero che mi ascolti, Lele è una persona intelligente, ha una musicalità pazzesca, a me piacerebbe, come ho detto più volte, suonare la chitarra, proprio come lui, visto che è veramente molto bravo. A volte i talent, finiscono per oscurare le capacità dei singoli. A Lele io auguro tutto il bene del mondo…
D. – Per molti anni ti sei dedicato anche al teatro. Come è nata questa tua passione?
R. – In realtà il mio primo incontro con l’arte è stato con la musica, allorquando mia madre mi regalò un pianoforte, quando avevo appena nove anni di età. Ho quindi iniziato a suonare il piano; a sedici anni, l’ho lasciato, però, poiché ho scoperto questo mondo pazzesco che è il teatro: il teatro è la mia vita, il mio rifugio. Credo sia l’unico posto rimasto in cui è possibile raccontare la verità. E’ qualcosa di straordinario, una volta provato non ti lascia più. Il mio obiettivo è far coesistere musica e prosa. Mi piacerebbe intraprendere la stessa strada che un tempo è stata di Giorgio Gaber, riuscire a fare almeno il 3% di quanto ha fatto questo artista. Non posso immaginare la mia vita senza il teatro.
D. – Tu hai dichiarato, infatti che Giorgio Gaber è per te un punto di riferimento, anche per questo fondersi di musica e recitazione, prosa e canzoni…
R. – Sì, Giorgio Gaber è stato il pioniere del Teatro-canzone in Italia, ha veramente fatto la storia. Sin dal primo ascolto di Gaber sono rimasto letteralmente senza parole, affascinato da quel mondo. Il mio tour teatrale credo proprio che verterà su monologhi e canzoni, considerato che provengo dal teatro e desidero continuare a farlo, andrò sicuramente a costruire le mie esibizioni basandomi su quella strada.
D. – Eppure appartieni ad una generazione di molto successiva a quella di Gaber e del suo pubblico…
R. – Gaber, secondo me, aveva questa capacità di arrivare a tutti con i suoi messaggi. Il problema credo non sia la generazione o l’età, quanto il sistema che sta dietro: se la radio decidesse di passare entrambe le “Categorie”, quella dei talent, che hanno ragione di esistere per carità, ma anche altro, gli indipendenti, ad esempio… A me piacerebbe vi fosse maggiore equilibrio, sarebbe giusto, bello ed opportuno che fossero trasmessi anche i brani di quanti provengono da esperienze e/o strade alternative, indipendenti, onde poter offrire al pubblico una visione più ampia, completa. In questo modo gli ascoltatori potrebbero avere la possibilità di scegliere consapevolmente. E’ un po’ come per la pubblicità: se la televisione diffonde gli spot di uno stesso prodotto per 24 ore al giorno, in maniera continuativa, alla fine chi segue si convincerà che quel dato prodotto sia davvero il migliore. Il popolo, il pubblico non è ignorante, ma bisogna dare la possibilità alle persone di avere modo di farsi un’idea, fornendo più alternative. Se, tornando alla musica, si propone un solo filone… Questa è la sconfitta della musica italiana, inoltre siamo diventati grandi importatori, e non più grandi esportatori di musica. Bisogna tornare, invece ad esportare musica…
D. – Napoli ha alle proprie spalle una grande tradizione, non mi riferisco solo alla musica classica napoletana, ma anche a cantanti e cantautori del calibro di Edoardo Bennato, Eugenio Bennato, o Pino Daniele… Cosa rappresentano per te queste figure?
R. – Indubbiamente sono figure di rilievo, importanti, però, io sono un napoletano atipico, preferisco Giorgio Gaber a Pino Daniele. Anzi tempo fa è nata una polemica, poiché ho dichiarato di preferire la musica di Gaber a quella di Pino Daniele e, visto che il napoletano, in genere, è un po’ campanilista, vi è chi si è risentito, ritenendo impossibile che un partenopeo preferisca Gaber a Pino Daniele. Per costoro è qualcosa di inconcepibile, un po’ come se ad un napoletano non piacesse la pizza… Io ho scelto quella strada, mi emoziona maggiormente Gaber, senza nulla togliere a Pino Daniele, che è ed è stato un grandissimo cantautore e musicista. Napoli, nel bene e nel male te la porti sempre un po’ dietro: la musicalità è parte di noi, delle nostre tradizioni e comunque ti resta addosso.
D. – Tu hai anche avuto modo di registrare un brano e comunque di esibirti insieme a Beppe Barra, una sorta di monumento della napoletanità…
R. – Sì, per me è stata un’esperienza straordinaria. Il maestro Beppe Barra mi ha offerto l’opportunità di aprire i suoi concerti per quasi un anno ed ho avuto anche l’onore di ospitarlo all’interno del mio primo album, abbiamo inciso un pezzo insieme. Beppe Barra credo sia uno dei pochi che porta ancora avanti la tradizione, facendolo in maniera eccellente. Per me è motivo di vanto, di orgoglio, come James Senese, altro grande artista che mi ha dato la possibilità di aprire i suoi concerti. Per me sono state esperienze uniche, importanti, dalle quali ho rubato ed imparato molto. Loro sono due grandissimi musicisti ed artisti, io credo che la grandezza di questi maestri risieda proprio nel saper e riuscire ad insegnare quasi inconsciamente; loro non sanno neanche che ti stanno insegnando moltissime cose, ma di fatto lo stanno facendo.
D. – Perché hai scelto di presentarti con il nome di Maldestro?
R. – Ma perché lo sono realmente: inciampo, cado, sono sempre in una dimensione diversa da questa, mi porto dietro gli spinotti, quando sono sul palco…gli amici erano soliti dirmi: “Sei proprio maldestro!” ed è così che è nato questo nome…
D. – Hai una voce particolare, profonda, roca al punto giusto… Una voce che piace…
R. – Grazie, da sempre mi dicono che ho questa voce bella, imponente, sin da quando facevo teatro, un po’ ci gioco pure io…
D. – Che opinione hai dei talent?
R. – Per me tutto ciò che, in qualche misura viene racchiuso in una specie di scatola, è qualcosa che mi va stretto… Ciò che a me non piace dei talent è il dopo, poiché questi ragazzi dapprima li pompano al massimo e poi, terminato lo spettacolo, li abbandonano.
D. – A volte si rivelano delle meteore?
R. – Quasi sempre lo sono, in quindici anni di talent, quanti cantanti ricordiamo? Quattro cinque…Mi piacerebbe realizzare un documentario su tutti coloro che sono stati dimenticati… Un documentario fatto da persone competenti… Potrebbe essere interessante.
D. – Farai a breve concerti?
R. – Sì, il tour è in preparazione: i concerti inizieranno il 25 di Marzo, mentre il 24 Marzo uscirà il nuovo album. Il 23 Febbraio invece uscirà il singolo, su vinile ed in edizione limitata. Sempre il 23 di Febbraio correte tutti al cinema! Esce l’ultimo film per la regìa di Massimiliano Bruno, con Alessandro Gasmann e Marco Giallini “Beata ignoranza”. Uno dei miei brani “Abbi cura di te” è parte della colonna sonora del film e sarà il prossimo singolo.
D. – Cosa puoi dirci del tuo prossimo album?
R. – L’album di prossima uscita “I muri di Berlino” contiene dieci brani, come dicevo uscirà il 24 di Marzo . Rispetto al mio primo lavoro sarà diverso, nelle sonorità, visto che nel corso di questi anni ho avuto modo di sperimentare numerosi mondi. In questo disco si parlerà più d’amore rispetto al primo album, analizzerò l’amore da diverse angolazioni, ma avrò sempre lo sguardo rivolto anche a tematiche di carattere sociale.
D. – Cosa vuoi dirci circa il tuo look, il tuo modo di proporti?
R. – Sono sempre così. Da quando indosso il cappello mi paragonano e/o accostano a Francesco De Gregori… Io sono solito rispondere che sono il figlio riuscito male della famiglia De Gregori…
D. – Sei tifoso del Napoli?
R. – Sì, assolutamente…
D. – Pensi che il Napoli abbia la possibilità di superare Roma e Juventus?
R. – Ma la Juve è un po’ come la De Filippi… Sto scherzando naturalmente…
D. – Tu hai scritto una canzone “La mia ragazza è juventina”…
R. – Sì è stato un gioco, un divertimento… è una canzone ironica, registrata velocemente, così, durante le prove del disco…
D. – Nella canzone, molto divertente e scherzosa la ragazza non fa una bella fine…
R. – … Penso che gli juventini ai miei concerti non verranno… ribadisco che è un gioco. Sai ho avuto in questo periodo qualche difficoltà a dover rispondere sia su questa faccenda degli juventini, che sulla faccenda di Maria De Filippi, di Sanremo… Invece, a parte le battute fatte per scherzare, per sdrammatizzare e giocare… Ribadisco che a Sanremo è stato fatto tutto in maniera pulita, di questo sono assolutamente convinto. Me ne vado a casa contento, perché vuol dire che vi è sempre una speranza e che non tutto è marcio.
D. – Ti aspettavi questo tuo successo personale?
R. – Ma, non so… Mi aspettavo qualcosa di bello, perché avevo avuto molti consensi da parte dei tecnici RAI, da parte dei macchinisti, avevo avuto complimenti dagli orchestrali… si parlava di me… Poi io sono un realista che tende al pessimismo, dunque mi dicevo: “Non è possibile”… Avevo dei preconcetti. Invece è stato qualcosa di veramente meraviglioso ed inatteso. Quando ho superato la prima sera, allora ci ho creduto, ho detto ok…Debbo anche dire che mentre Lele esultava per la vittoria Maria De Filippi mi si è avvicinata e mi ha detto: “Hai un talento pazzesco”. Sono contento anche di questo… Vi è stato un altro episodio che desidero raccontare, un evento che per me è stato come ricevere un premio, forse il più bello: ho fatto piangere Mara Maionchi. Mara è una donna che ha fatto la storia; lei criticava tutti… Pensavo avrebbe detto qualcosa anche su di me… Invece si è commossa ed ha avuto belle parole… Una soddisfazione immensa.
D. – Allora ci diamo appuntamento su Slash Radio web in occasione dell’uscita del tuo nuovo album…
R. – sicuramente. Grazie per la bella chiacchierata e… Mi raccomando promuovete anche voi la buona musica!
Abbiamo salutato Maldestro con il sorriso sulle labbra e con la promessa di tornare ad intervistarlo per promuovere il suo “I muri di Berlino”.
speriamo di aver soddisfatto se non tutte almeno molte delle vostre curiosità. Cosa ne pensate di questo cantautore così eclettico? Una personalità tutta da scoprire e canzoni da ascoltare e diffondere.
Luisa Bartolucci
Slash Radio Web: palinsesto settimana dal 20 al 24 Febbraio 2017
Oltre alle ormai consuete trasmissioni mattutine di Spotlight, in onda dal Lunedì al Venerdì, dalle 9.30 alle 10.30, nel corso delle quali, oltre ad offrire ai nostri ascoltatori una Rassegna Stampa ragionata di Periodici e Quotidiani, vengono approfonditi temi di stretta attualità e anche di settore, quali, sport, cultura, cinema, teatro, libri, politica estera, politica interna, cronaca e molto altro, grazie alla partecipazione di giornalisti, opinionisti, personalità del mondo della politica, dello spettacolo e della cultura, nei giorni di martedì 21 mercoledì 22 e giovedì 23 Febbraio andranno in onda, su Slash Radio Web dalle 15.00 alle 17.30, tre nuove trasmissioni. In particolare:
Martedì 21 febbraio celebreremo anche noi a partire questa volta dalle ore 14.45, la giornata nazionale del braille con una trasmissione dal titolo: “Decima giornata nazionale del Braille: il Braille è via maestra per la libertà di pensiero, espressione e comunicazione”.
Interverranno tra gli altri, rappresentanti stranieri di associazioni di ciechi ed ipovedenti, nostri dirigenti e numerosi soci braillisti che renderanno testimonianza.
Chi lo volesse può prendere parte con un proprio scritto che dovrà essere inviato all’indirizzo e-mail diretta@uiciechi.it
Mercoledì 22 febbraio, nuova puntata di Slashbox, all’interno della quale andrà in onda, a partire dalle 16.30 la rubrica “chiedi al Presidente”. sarà tra gli altri nostra ospite, intorno alle 16.00 la scrittrice Elena Tioli, della quale proviamo a darvi alcune info.
Elena Tioli, 34 anni, vive e lavora a Roma, da oltre due anni non entra in un supermercato. La bizzarra idea, nata come buon proposito a gennaio 2015 per provare a supportare con i propri soldi un’economia più buona, sostenibile e solidale, ridurre il proprio impatto ambientale e migliorare la qualità dei propri consumi, si è presto tramutata in un vero e proprio stile di vita. Un nuovo modo di fare acquisti, alternativo alla grande distribuzione, raccontato nel libro “Vivere senza supermercato – storia felice di una ex consumatrice inconsapevole”, edito da Terra Nuova. Un libro che parla del come e del perché fare una spesa più critica e consapevole può migliorare la nostra vita, quella degli altri e il nostro pianeta. Non un manuale di autoproduzione, né una guida o una bibbia del vivere sostenibile, bensì l’esperienza, molto personale, di chi con i propri soldi ha deciso di provare a incentivare un altro mercato, un altro modo di produrre e lavorare, attraverso un modo diverso di consumare, con risvolti sorprendenti e inaspettati. Che verranno presentati mercoledì durante slashbox.
Giovedì 23 sempre all’interno della rubrica slashbox, che inizierà come di consueto alle ore 15.00 vi sarà uno spazio dedicato alla commissione NAL, Nuove Attività lavorative, che vedrà la partecipazione di diversi componenti la commissione oltre che del suo coordinatore Valter Calò. Inoltre sarà con noi la scrittrice Giulia Blasi che presenterà il suo libro “Se Basta un fiore” edito Piemme.
Le trasmissioni saranno condotte da Luisa Bartolucci e Chiara Maria Gargioli.
Gli ascoltatori, che invitiamo a partecipare con i loro contributi, potranno, come di consueto, scegliere diverse modalità di intervento:
– Tramite telefono contattando durante la diretta i numeri: 06-69988353, o 06 679 17 58.
– Inviando e-mail, anche nei giorni precedenti la trasmissione, all’indirizzo: diretta@uiciechi.it
– Compilando l’apposito modulo di Slashradio.
Per ascoltare Slashradio sarà sufficiente digitare la seguente stringa: http://www.uiciechi.it/radio/radio.asp
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Il contenuto delle trasmissioni verrà pubblicato:
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