Slashradio. Banca d’Italia: la banconota da 10 euro.

COMUNICATO N. 204
Protocollo: 15162 del 21/11/2014
Questo comunicato e’ presente in forma digitale sul sito Internet: http://www.uiciechi.it/documentazione/circolari/main_circ.asp

OGGETTO: Banca d’Italia: la banconota da 10 euro della serie Europa in circolazione dal 23 settembre 2014: istruzioni per l’uso. Slashradio, giovedi’ 27 novembre ore 16.00.

I settori Informazione e Comunicazione, Stampa Sonora e Libro Parlato, in collaborazione con la Banca d’Italia – Servizio Cassa Generale – organizzano per giovedi’ 27 novembre 2014, con inizio alle ore 16.00, una trasmissione on line che verra’ diffusa attraverso Slashradio, la web radio ufficiale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ONLUS, dal titolo “Banca d’Italia: la banconota da 10 euro della serie Europa in circolazione dal 23 settembre: istruzioni per l’uso”.
Nel corso della trasmissione verra’ illustrata la nuova banconota della serie Europa evidenziando le caratteristiche e gli elementi di sicurezza oltre alle peculiarita’ che la rendono riconoscibile da ciechi ed ipovedenti.
Avremo il piacere di ospitare nei nostri studi la dott.ssa Monica Fusaro – funzionario della Divisione Qualita’ della circolazione e analisi della contraffazione – Servizio Cassa Generale – della Banca d’Italia.
La trasmissione sara’ condotta da Luisa Bartolucci.
Gli ascoltatori potranno scegliere diverse modalita’ di intervento: tramite telefono contattando durante la diretta i numeri 06.69988353, 066791758 o inviando e-mail, anche nei giorni precedenti, all’indirizzo diretta@uiciechi.it  o ancora compilando l’apposito form della rubrica “Parla con l’Unione”.
Per collegarsi sara’ sufficiente digitare la seguente stringa: http://www.uiciechi.it/radio/radio.asp.
Invitiamo i nostri ascoltatori a munirsi di una banconota da € 10,00 della serie Europa, onde poter seguire piu’ agevolmente le indicazioni e le istruzioni che verranno fornite nel corso del programma.
Vi attendiamo numerosi!
Si pregano le nostre strutture provinciali di dare la massima diffusione al presente comunicato e di favorire nelle sezioni la creazione di folti gruppi di ascolto.
Cordiali saluti.
Mario Barbuto
Presidente Nazionale

SlashRadio: Trasmissione on line: Fotografa l’impostore!

COMUNICATO N.203
PROT 15161/2014/21/11

Questo comunicato è presente in forma digitale sul sito Internet: http://www.uiciechi.it/documentazione/circolari/main_circ.asp

OGGETTO: Trasmissione on line: Fotografa l’impostore!. Slashradio 25 novembre 2014. Ore 15.30.

 

I settori Informazione e Comunicazione, Stampa Sonora e Libro Parlato, organizzano per martedì 25 novembre 2014, con inizio alle ore 15.30, una trasmissione dal titolo: “Fotografa l’impostore!”, dedicata all’omonima campagna nata per insofferenza, per frustrazione, per indignazione. Come spesso accade nel web, il passaparola ha fatto il resto. La constatazione impotente che molto spesso, se non quasi sempre, i posti destinati a garantire la sosta alle persone disabili sono occupati abusivamente da vetture sprovviste di qualsiasi contrassegno. Frecce d’emergenza accese, oppure niente. Un malcostume diffuso e dilagante, nonostante gli appelli, i cartelli che sono chiarissimi, gli spazi che quasi sempre sono ben segnati sul terreno.
Alla trasmissione condotta da Luisa Bartolucci prenderanno parte, tra gli altri:
Federica Franzoso dirigente comandante del SETTORE POLIZIA LOCALE, SERVIZI                                  DEMOGRAFICI, CULTURA del Comune di Treviso;
Giuseppe Righetti dell’associazione Valpolicella senza barriere di Verona;
Simona Zanella Vice presidente del Consiglio Regionale Uici del Veneto e della provincia di Belluno;
Massimo Vettoretti Presidente della Sezione Provinciale Uici di Treviso.
Gli ascoltatori potranno scegliere diverse modalità di intervento: tramite telefono contattando durante la diretta i numeri 06.69988353, 066791758 o inviando e-mail, anche nei giorni precedenti la trasmissione, all’indirizzo diretta@uiciechi.it  o ancora compilando l’apposito form della rubrica “Parla con l’Unione”. Inoltre sarà possibile interagire anche utilizzando il profilo Facebook di Slashradio, denominato “Slashradio web”.
Per collegarsi sarà sufficiente digitare la seguente stringa: http://www.uiciechi.it/radio/radio.asp.
Il contenuto delle trasmissioni  potrà essere riascoltato sul sito dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti all’indirizzo www.uiciechi.it/ArchivioMultimediale.
Vi attendiamo numerosi!
Si pregano le nostre strutture provinciali di dare la massima diffusione al presente comunicato coinvolgendo la nostra base associativa e favorendo nelle sezioni la creazione di folti gruppi di ascolto.
Cordiali saluti.

Mario Barbuto
Presidente Nazionale

 

Vitantonio Zito: Una perdita che ci lascia addolorati e sgomenti

Alle 15.00 di oggi, sabato 13 settembre, è venuto a mancare il nostro caro Vitantonio Zito. In questo momento ogni parola è vana per ricordarlo. Tutti noi abbiamo conosciuto per tanti e tanti anni la sua dedizione, il suo affetto, il suo attaccamento per questa nostra e sua Unione. Al benessere e all’interesse dell’Unione, Vitantonio ha sempre sacrificato tutto il resto. Una perdita che ci lascia addolorati e sgomenti. Ci stringiamo tutti intorno alla sua famiglia: ai cari figli Lucio e Roberto, alla nipote Marivia e a tutti gli altri suoi cari che lo hanno amato, in un grande abbraccio ideale. Vitantonio che tu possa sentire ancora l’amore e l’affetto di questa associazione che ti deve tanto.     Mario Barbuto Presidente Nazionale U.I.C.I. www.uiciechi.it

Accessibilità dei siti Internet? Pur lavorando bene, non si è immuni da delusioni

Accessibilità dei siti Internet? Pur lavorando bene, non si è immuni da delusioni!

 

Quando sei in poltrona ad oziare come capita d’estate e ti metti a pensare, c’è sempre qualche cosa che, più delle altre, ti salta alla mente. Non sempre capita di ricordare cose belle, ma sovente, sono le delusioni ad affiorare alla mente.

 

Da anni, ormai, mi occupo come componente della Commissione OSI di accessibilità dei siti Internet e capita spesso che, mentalmente, ti fai il resoconto di tutto quello che in bene o in male è stato fatto: ti viene il rammarico quando ti ricordi di cose non fatte o che si potevano fare meglio, ti dispiace un poco per quelle che sono andate proprio male e, soprattutto, affiora anche qualche delusione per cose che sei certo di aver fatto molto bene.

 

Proprio una di queste delusioni, sovente, mi affiora alla mente e mi fa ricordare una delle cose più belle vissute, anche se ha procurato una grossa delusione non solo a me, ma soprattutto alla protagonista della storia.

 

Durante le festività natalizie del 2005, un freddo abbastanza intenso e raro dalle mie parti, mi costringeva a stare in casa e, tanto per non cambiare, ero al computer su Internet, alla ricerca di siti di informazioni, software e tutte quelle cose di cui sono appassionato. Ad un certo punto mi sono imbattuto in un sito che, tra le tante cose, metteva molto in risalto l’accessibilità.

 

Che dirvi? Ebbi subito la sensazione di aver avuto un invito a misurare quanto fosse veramente accessibile quel sito. Tra l’altro si trattava del sito del comune di Piegaro (PG) che, come tutti i siti delle P.A. era soggetto a rispettare la legge 4/2004, detta anche “Legge Stanca”, approvata all’unanimità proprio l’anno prima.

 

Feci un giro molto accurato e mi resi conto subito di essere incappato in un sito fatto veramente bene, anche se c’erano ancora problemi di usabilità e qualche residuo problema di accessibilità.

 

Siccome non mi faccio mai i fatti miei, soprattutto quando si tratta di accessibilità dichiarata e non fornita completamente, mi feci subito quelli di Silvia Bocci.

 

Si, questo è il nome della ragazza che aveva costruito quel sito fatto bene e che meritava qualche intervento della Commissione OSI per renderlo completamente accessibile.

 

Entrato nella sezione dove era possibile lasciare un messaggio al Webmaster, feci prima i complimenti a Silvia, ma assieme ai complimenti, feci presente che c’era ancora qualche cosa che non andava e che doveva essere rimosso o modificato.

 

Il tempo di uscire dal sito, avendo lasciato anche il recapito telefonico, ebbi una telefonata. Con mio grande stupore, mi resi conto che era proprio il webmaster del sito, Silvia Bocci, una ragazza molto preoccupata per i miei rilievi e che mi chiedeva spiegazioni.

 

La dovetti prima tranquillizzare e poi le indicai come doveva mettersi in contatto con la Commissione OSI per richiedere un test accurato del sito.

 

Dopo qualche giorno iniziò il rapporto di collaborazione, durato alcuni mesi tra lei, Massimiliano Martines, ipovedente della Commissione OSI, e me, portandoci alla realizzazione di un sito completamente accessibile in ogni sua parte, cosa mai verificatasi prima.

 

Il merito nostro? Semplicemente indicare i problemi incontrati con le tecnologie assistive usate.

 

I restanti meriti sono suoi, una persona soprattutto molto attenta ai problemi dei disabili e tecnicamente molto preparata.

 

Dopo la breve collaborazione, il sito fu reso completamente accessibile in ogni sua parte ed il comune organizzò un convegno per un evento che per noi era unico e straordinariamente bello.

 

Ora vi starete chiedendo dove sta la delusione, dopo una cosa finita così bene. Semplice: Dopo circa tre anni, il sindaco di allora, cosa assurda, ha affidato il sito ad una ditta che lo ha reso inaccessibile in poco più di un mese.

 

Era tanto l’entusiasmo che mi pervadeva in quei giorni che scrissi e pubblicai sul sito http://www.uiciechi.it/osi/ la relazione che riporto fedelmente sotto, relazione che poi ho dovuto purtroppo sostituire con quella attualmente presente alla pagina http://www.uiciechi.it/osi/02LavoriGruppoOSI/wanno2006/d061031Test.html

 

Quando dopo qualche tempo mi resi conto che il sito non rispettava tutti i requisiti di accessibilità, chiamai Silvia per chiederle spiegazioni, ma la delusione fu doppia: Silvia non lavorava più nell’amministrazione ed avevano affidato il sito ad una ditta che dell’accessibilità, molto probabilmente a giudicare dai risultati prodotti in poco tempo, non ne aveva mai sentito parlare.

 

Credetemi, io che ho seguito molto da vicino con quanta cura Silvia si dedicava al suo sito, mi sono lamentato con il sindaco e con la giunta Comunale, ma è stato tutto inutile: ormai quello che la Commissione OSI indicava come simbolo di accessibilità realizzata, lo avevamo perso.

 

Ecco la relazione finale di accessibilità del sito del comune di Piegaro (PG) che pubblicai a suo tempo con tanta enfasi, per dare risalto ad un evento eccezionale:

 

Il test è stato eseguito il 31 ottobre 2006

 

Dopo circa cinque anni di attività, è la prima volta che riusciamo ad ottenere da una pubblica amministrazione un sito completamente accessibile, funzionale e usabile da tutti, senza che il webmaster abbia dovuto necessariamente rinunciare alla grafica, cosa che molti pensano, e in un tempo molto ristretto.

 

Per la realizzazione di questo sito, la Commissione OSI si può solo congratulare con il sindaco del comune di Piegaro (PG), Prof. Andrea Caporali e tutta la sua giunta, per aver riposto la fiducia in una dipendente del comune che si è rivelata un webmaster d’eccezione.

Questa ragazza poco più che trentenne, quando ha contattato la Commissione OSI, si è capito subito che era veramente sua intenzione costruire un sito accessibile.

 

Silvia Bocci, questo è il suo nome, ha voluto e saputo adoperarsi per fare veramente l’accessibilità, mettendo nel lavoro eseguito impegno, passione e, soprattutto, competenza.

Per noi è stato abbastanza semplice indicare i problemi e vederli quasi subito risolti.

Alla fine dei test, ne sono stati necessari tre, il sito risulta navigabile ed usabile in tutte le sue parti con qualsiasi browser e, con Lynx, un browser testuale, è stato possibile usare addirittura il libro degli ospiti, come fa chiunque.

 

Quando un disabile visivo, non vedente o ipovedente che sia, accede alle pagine di questo sito, non trova nessun problema e sente sicuramente meno la sua disabilità.

Il sito non solo è completamente accessibile in conformità alla normativa italiana sull’accessibilità del web, legge 4/2004 detta anche legge Stanca, ma va anche oltre, poiché il webmaster ha voluto eliminare qualsiasi inconveniente che potesse causare problemi ai disabili.

 

Ci fa piacere che questo risultato l’abbia conseguito questa ragazza che, pur non essendo un professionista del settore, ha potuto dimostrare che mettendo umiltà, passione ed impegno, uniti ad una sensibilità verso i problemi dei disabili, si può costruire un sito completamente accessibile.

Speriamo che la sensibilità di Silvia Bocci non rimanga una rara eccezione e che, essendo questo uno schiaffo morale alla indifferenza di tanti, molti webmaster vorranno prendere esempio da lei.

 

La commissione OSI (Osservatorio Siti Internet)

commissioneosi@uiciechi.it

 


A consuntivo di tutto quello che è accaduto, posso solo dire che è meglio non pensarci, anche se è bastata l’insensibilità di un Sindaco e della sua Giunta per buttare all’aria il lavoro pulito ed accurato di un Webmaster che non è solo tecnicamente preparato, ma ha anche l’accessibilità nella testa, come dovrebbero averla tutti quei professionisti che costruiscono i siti e ci rendono talvolta impossibile la navigazione web.

 

Tanto per far capire cosa intendo dire, ecco cosa accade, nonostante ci sono delle leggi in vigore: ecco un esempio molto attuale di chi l’accessibilità la ritiene un “optional”:

 

Questo è l’indirizzo delle nuove linee guida sulla riforma scolastica: http://issuu.com/passodopopasso/docs/la_buona_scuola__rapporto__3_settem/87?e=0/9165022

 

Rendetevi conto da soli cosa hanno combinato!

 

Eppure si tratta del sito con il quale vengono fornite tutte le indicazioni sulla riforma scolastica e mi chiedo: dove sta l’accessibilità? Come faranno i docenti disabili visivi a leggere le pagine della riforma? Se le fanno leggere da un occhio amico?

 

Non so più cosa pensare: ma credo che c’è da riflettere parecchio!

 

Nunziante Esposito.

 

Pubblicato in OSI

Sala Telefonica UICI 98 90 50: IERI, OGGI, DOMANI.

IERI, OGGI, DOMANI.

 

La val di Rabbi e il molino Ruatti.Sì, ieri, oggi, domani: bastano tre parole per riassumere l’intera storia dell’uomo, le sue conquiste, le sue realizzazioni e il suo progresso. Tre parole soltanto perché, lo si voglia o no, lo si comprenda o meno, il nostro presente scaturisce dal passato e si proietta nel futuro.

 

La sala telefonica 98 90 50 dell’Unione italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ne è pienamente consapevole e favorisce perciò proposte, come quella che vivremo mercoledì 3 settembre cogliendo l’intuizione di una giovane e bella neolaureata in pedagogìa con specializzazione nell’educazione sociale, Margherita Mengon, che ci parlerà della val di Rabbi e del molino Ruatti fornendo dati storici e geografici soffermandosi altresì sul valore umano e artistico dell’habitat e sul significato socialmente rilevante di uno dei pochissimi molini ad acqua ancora esistenti.

 

Margherita ci farà conoscere il valore socioculturale del molino Ruatti situato appunto nella stupenda val di Rabbi,piccola perla trentina nel parco nazionale dello Stelvio situata accanto alla val di Sole.

 

Potremo così conoscere il significato reale e il valore di una semplice macchina costruita nell’ottocento, gelosamente conservata e restaurata nel 2004, divenuto oggi un museo etnografico di rilievo particolarmente idoneo per promuovere incontri culturali e artistici.

 

Diciamo dunque no al dilagante e assurdo concetto che il rinnovamento avviene attraverso la cosiddetta “rottamazione”, ma sosteniamo invece la necessità di l’esistente rendendolo sempre più funzionale per rappresentare le realizzazioni del passato, le sole che permettono oggi di vivere la situazione umana in cui siamo immersi permettendoci di sperare in un futuro migliore.

 

Non lasciamoci sfuggire l’occasione di questo incontro che sono certo ci farà cogliere un nuovo respiro e un attimo di gradevole stupore conoscendo, grazie a Margherita, altre meraviglie che il nostro “bel paese” riesce, malgrado tutto, a conservare

 

Per quanti volessero indicazioni per partecipare possono telefonare al sottoscritto o agli amici che si prodigano generosamente per il funzionamento corretto della sala telefonica virtuale Nunziante Esposito e Pino Servidio.

 

A mercoledì, dunque, alle ore 18, non mancate.

 

                                                                              Cesare Barca.

 

Ipovisione e fotografia un binomio possibile.

Ipovisione e fotografia un binomio possibile.

 

In questo articolo vorrei raccontare la mia esperienza e trarre qualche conclusione.

 

Qualche anno fa su segnalazione di una mia amica decisi di seguire un corso di fotografia, sul momento mi chiesi: ma cosa me ne faccio? Poi dissi, beh visto che la patologia mi permetteva di utilizzare completamente il residuo visivo, accettai con entusiasmo.

 

I risultati furono eccezionali, non solo imparai le tecniche base della fotografia (allora analogica), si utilizzavano ancora le diapositive chiamate in gergo (le dia), ma anche l’equipaggiamento era molto semplice, la macchina fotografica era assolutamente manuale, si trattava di una reflex, cioè una macchina in cui era possibile sostituire gli obbiettivi secondo le esigenze di ripresa che si presentavano. Il corso si completava con due uscite per testare quanto si era imparato in classe, una per quanto riguarda la fotografia di viaggio e di ambiente e l’altra in studio, con delle modelle per verificare le tecniche di scatto con flash e ritrattistica.

 

Ora sto usando una macchina simile ma digitale, però in futuro aggiornerò quanto imparato qualche anno fa applicando le tecniche alla fotografia digitale con un corso apposito, in quanto oggi si lavora di più sul post ripresa, quindi con i software di fotoritocco. Però anche per questi è necessario conoscerne l’utilizzo dal punto di vista fotografico più che intrinsecamente informatico.

 

Cosa mi rimane di quel corso?

 

Beh la soddisfazione di avere imparato qualche cosa di nuovo, aver imparato a capire cosa c’è dietro uno scatto, e soprattutto di saper applicare quelle regole per poter scattare delle buone foto.

 

Però credo che, vi sia qualche cosa di più di profondo, ritengo che questo corso mi ha permesso di vedere le cose in maniera diversa e sotto un altro aspetto. Ora quando giro per le città e nella mia stessa città riesco a scovare di posti e luoghi che diversamente non noterei, in più credo che per un ipovedente sia importante imparare a vedere, e quindi sfruttare a pieno ed in un modo diverso il residuo visivo.

 

Ho voluto raccontare la mia esperienza nella speranza sia utile agli altri ipovedenti e sfatare un vecchio tabu, secondo il quale ipovisione e fotografia siano incompatibili, Secondo me a certe condizioni non lo sono affatto anzi aiutano ad imparare a vedere le cose che ci circondano in maniera diversa.

 

Massimiliano Martines

 

Gli ipovedenti e l’organizzazione UICI

Gli ipovedenti e l’organizzazione UICI: riflessioni.

 

Le vacanze hanno un duplice scopo, quello primario di riposare e ricaricare le batterie, il secondo è quello di riflettere su alcuni argomenti e o attività che seguiamo durante l’anno. Questo articolo è il frutto del secondo scopo.

 

In tutti questi anni di collaborazione con l’Unione, prima a livello locale e poi a livello nazionale, mi sono sempre chiesto per quale ragione gli ipovedenti hanno così scarsa incisività nella vita associativa, e qui non mi riferisco solo ed unicamente alle cariche istituzionali, che in questo momento sarebbe il caso (come da più parti si fa notare) di ottimizzare e o ridurre, ma a livello di gestione dei bisogni degli stessi ipovedenti. Spesso e volentieri si fatica ad affrontare i problemi di questi individui che risultano essere davvero complicati in quanto non si conoscono a sufficienza.

 

Non vi alcun dubbio che parte della causa di questo risultato è dovuto alla scarsa partecipazione degli individui stessi, che non percepiscono questa organizzazione adeguata ai loro bisogni.

 

Il punto su cui vorrei focalizzare l’attenzione ora non sono le cause di cui ho accennato, in quanto probabilmente si rischia di scrivere cose già risapute e quindi di scarso interesse. Qui vorrei porre l’attenzione sull’organizzazione operativa. Attualmente la struttura nazionale è costituita dalle varie commissioni / comitati di lavoro, i quali si occupano delle varie tematiche. All’interno di questi organi spesso non vi è un ipovedente o una ipovedente a parte alcune accezioni: es Commissione OSI e magari alcuni altri casi. Quindi l’idea potrebbe essere quella di inserire un ipovedente (se disponibile) in ogni Commissione o eventuale organismo operativo, in modo tale che quel determinato argomento possa essere seguito in prima persona sotto ogni aspetto. Qui anticipo la domanda legittima, che ne facciamo della Commissione Ipovisione? Se dal punto di vista organizzativo si dovesse ritenere necessario fare una sintesi di tutte le tematiche, quindi si potrebbe pensare alla creazione di un organismo operativo ad hoc in cui fare confluire i componenti ipovedenti dei veri gruppi di lavoro, i quali si dovranno occupare di dare le priorità ed organicità nell’affrontare i vari problemi. Ovviamente quanto ho espresso è un’idea che sicuramente dovrebbe essere elaborata in relazione alla futura organizzazione che questa associazione si vuole dare al suo interno.

 

Spero che questo piccolo contributo sia foriero di dibattito costruttivo.

 

Massimiliano Martines

 

articolo giornale di brescia 28 maggio – Testimonianza

articolo giornale di brescia 28 maggio

TESTIMONE

«Ogni anniversario provo ancora una grande commozione»

«Come colpito da un fulmine Salvato dai corpi delle vittime»

Il racconto di Claudio Romano che quella mattina si trovava vicino al cestino con la bomba. Schegge nelle gambe e nell’addome

All’improvviso ho sentito una vibrazione in tutto il corpo, come se mi avesse colpito un fulmine». Sono le 10.12 di martedì 28 maggio 1974 in piazza della Loggia. Claudio Romano è un operaio della Cip Zoo, un’azienda con mille e cinquecento addetti che produce mangimi. Ha 23 anni, è ipovedente, sposato da pochi mesi. Militante del Pci, sindacalizzato, ha aderito allo sciopero generale antifascista. Alle 9 inforca la bicicletta della moglie e lascia la casa di via Chiusure, direzione piazzale Repubblica, sotto la sede della Cgil, da dove partirà il corteo. In piazza della Loggia comincia il comizio. Piove. Come tanti altri dal centro della piazza si sposta sotto i portici, appena un metro e mezzo lontano dal cestino dei rifiuti e dalla colonna di marmo. Davanti ha una fila di persone. Sul palco, da pochi minuti, sta parlando Franco Castrezzati: «A Milano una bomba…». Claudio sente la frase e poi viene investito da quel tremore che lo scaraventa a terra. Le 10.12.

«Non capivo nulla. Mi sono alzato, ho fatto pochi passi in vicolo Beccaria, poi, d’istinto, sono corso verso la piazzetta della Bella Italia. Sono entrato nel negozio di un barbiere. “Gli occhi, gli occhi”, mi urlavano, mi ricordo che io li tenevo coperti con le mani». È sotto choc, esce dal negozio vagando senza meta. Ha il timpano destro perforato, schegge nelle gambe e nell’addome che sanguinano, i pantaloni strappati. Sente voci confuse, grida spaventate. «Ad un certo punto qualcuno mi prese sottobraccio, caricandomi su un’auto con altre due persone ferite». Una Fiat 128 Bianca. «Polizia, perché alla radio di servizio, in via S. Faustino, sentivo parlare di possibili problemi anche in altre parti della città». Incrociano le prime ambulanze dirette in piazza a sirene spiegate. «Sono stato fra i primi feriti ad arrivare al Civile. Non sono sicuro, ma credo che sull’auto con me ci fosse Vittorio Zambarda». Morirà il 15 giugno.

Claudio Romano ci racconta quella giornata. Siamo in piazza, vicino alla colonna dell’eccidio. «Ogni volta mi emoziono, sento un brivido lungo la schiena». È stato per anni presidente dell’Unione Ciechi di Brescia, adesso è un dirigente nazionale. Più volte testimone ai processi per la Strage. «Mi sono salvato grazie a quelle persone che erano davanti a me. Loro sono state falciate dalla bomba». Mentre Claudio viene portato in ospedale, in piazza restano i corpi di Giulietta Banzi, Livia Bottardi, Clementina Calzari, Euplo Natali, Bartolomeo Talenti, Alberto Trebeschi. Luigi Pinto morirà quattro giorni dopo. «Al Pronto soccorso c’era una grande agitazione. Capii dalle parole delle infermiere che stavano arrivando molti altri feriti». Claudio riceve le prime medicazioni e viene parcheggiato in corsia. Non è grave. Alla sera, finalmente, un chirurgo toglie le schegge e cuce le ferite. «Ho ancora una grossa scheggia nell’addome, in profondità. I medici mi dissero che non avrebbe dato problemi, era meglio lasciarla».

Stordito sul lettino, non avverte molto dolore: «La cosa più fastidiosa era il timpano rotto. Sentivo la mia e le altre voci come se avessi l’eco in testa. Insopportabile». Durante il pomeriggio arrivano gli amici, i compagni e i parenti. Rivelano l’origine e le dimensioni della tragedia. «In manifestazione c’erano anche due miei fratelli, che seppero da amici comuni ch’ero in ospedale. Avvertirono mia moglie. Quando arrivò in corsia avevo le gambe coperte da un lenzuolo verde: pensò me le avessero amputate». Il 31 maggio segue i funerali in diretta tv. C’è la contestazione alle autorità. «Fossi stato in piazza avrei fischiato anch’io. Quei fischi manifestavano la sfiducia della gente nello Stato dopo i tanti episodi di stragismo e gli attentati». Il pomeriggio, in ospedale, il presidente della Repubblica, Giovanni Leone, e il presidente del Consiglio, Mariano Rumor, visitano i feriti. «Mi ricordo che il primario, indicandomi, disse a Leone: “Questo ha avuto le schegge intelligenti”. Già, me l’ero cavata». Dopo dieci giorni, ancora con qualche drenaggio nelle gambe, Romano firma e lascia il Civile. «Appena fui in grado volli andare in piazza Loggia. Volevo fare i conti con ciò che era successo». L’elaborazione del lutto e dell’evento arriva due anni dopo. «C’è un momento preciso. Quando, durante la commemorazione, alle 10.12 dal palco chiamarono i nomi dei Caduti. Piansi come un bambino».

Anche oggi sarà in piazza. «Provo sempre una grande commozione. Per i morti, le sofferenze, ma anche per la capacità della città di ricordare. Per la sua volontà di testimoniare il valore della libertà». La Strage, anche se non è una consolazione, «è almeno servita per accrescere la sensibilità democratica di Brescia contro il fascismo e la violenza. Un aspetto che ha messo profonde radici culturali».

 

Enrico Mirani

 

IL LAVORO E’ LUCE CHE RITORNA – Mario Barbuto

UNIONE ITALIANA DEI CIECHI E DEGLI IPOVEDENTI

 

IL LAVORO E’ LUCE CHE RITORNA

 

Comunicato stampa

 

Queste poche parole, pronunciate tanti anni fa da uno dei “padri fondatori” dell’Unione Italiana Ciechi, sono ancora oggi, per noi, il modo più efficace per celebrare la Festa del Lavoro.

 

I ciechi e gli ipovedenti italiani desiderano manifestare in questo primo maggio tutta la loro vicinanza con i milioni di lavoratori che celebrano oggi la loro festa.

 

Ci sentiamo fraternamente vicini a chi il lavoro è costretto a difenderlo tutti i giorni; a chi ancora non ce l’ha e lo cerca disperatamente; a chi è costretto ad accettare condizioni di pesante disagio, pur di portare a casa un salario spesso striminzito e inadeguato.

 

Vogliamo anche richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sulle migliaia e migliaia di persone con disabilità che il lavoro non riescono a trovarlo perché devono sommare alle difficoltà di tutti, il pregiudizio ancora troppo diffuso verso la propria condizione fisica o sensoriale, anche quando questa non comprometterebbe lo svolgimento regolare di una attività lavorativa.

 

Vogliamo sollecitare i datori di lavoro pubblici e privati a mantenere atteggiamenti aperti e ricettivi verso quanti si avvicinano al mondo del lavoro pur in presenza di una qualche disabilità che occorre superare con azioni positive comuni, invece che escludere a priori chi ne è portatore.

 

Vogliamo invocare in questo giorno di celebrazione del lavoro, interventi strutturali del Governo, del Parlamento e delle Regioni, per offrire anche alle persone con disabilità le pari opportunità di inclusione nel tessuto lavorativo del Paese, secondo i princìpi di civiltà, di umanità e di progresso ai quali deve ispirarsi l’azione della società e delle istituzioni.

 

Noi ciechi e ipovedenti italiani, insieme  a tutti gli altri lavoratori, desideriamo ricordare in questo giorno che il Lavoro è il mezzo più nobile ed efficace di inclusione e di uguaglianza dei cittadini e che l’esclusione e la discriminazione fondate sul pregiudizio, costituiscono ragione di conflitto sociale e offendono addirittura la dignità delle persone.

 

Auspichiamo e ci auguriamo dunque in questo giorno di festa e di riflessione che la Luce del lavoro possa davvero illuminare presto anche la vita quotidiana di tanti tra noi che ancora attendono, molto semplicemente, di poter guadagnare il proprio diritto a un’esistenza normale: persone tra le persone, cittadini tra i cittadini.

 

Mario Barbuto

 

Presidente Nazionale Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti

 

via Borgognona 38 – 00187 Roma – 06.699.883 – 06.6789.463