Direttiva del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per la presentazione di progetti sperimentali da parte delle Associazioni di Promozione Sociale, di Tommaso Daniele

Autore: Tommaso Daniele

Ministero del Lavoro e
delle Politiche Sociali

C.A.  Sottosegretario di Stato
Prof.ssa Maria Cecilia Guerra
Via Fornovo, 8
00192 Roma

 

Gentile Professoressa,

come è a Lei certamente noto, il D. L. 95/2012 in data 6 luglio 2012 (cosiddetto della "spending review") prevedeva, al comma 20 dell'articolo 12, la soppressione degli organi collegiali costituiti presso le pubbliche amministrazioni con trasferimento delle relative funzioni alle amministrazioni presso cui erano costituiti.
La legge di conversione del decreto, la n. 135 del 7 agosto 2012, apportava modifiche alla disposizione citata, prevedendo, tra l'altro, la conservazione di alcuni osservatori nazionali, tra i quali l'Osservatorio Nazionale per l'Associazionismo, precisando che non ne dovessero derivare oneri per la finanza pubblica.
Il periodo di emanazione del decreto-legge e della legge di conversione è caduto in un periodo nel quale veniva abitualmente emanata la direttiva per la presentazione dei progetti sperimentali da parte delle Associazioni di Promozione Sociale (articolo 12 legge 383/2000), direttiva con indicazione degli ambiti prioritari in cui i progetti dovessero vertere, progetti per la cui presentazione è sempre stato fissato un termine non inferiore a 30 giorni (nel 2011 la direttiva, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 10 agosto 2011, fissava come termine per la presentazione le ore 12 del giorno 27 settembre 2011).
La direttiva per l'anno 2012, nonostante il salvataggio dell'Osservatorio Nazionale dell'Associazionismo, non venne emanata, e se ne deduceva ragionevolmente che la mancata emanazione dipendesse dalla situazione di generale compressione delle spese.
Peraltro, nella Gazzetta Ufficiale numero 282 del 3 dicembre 2012 veniva pubblicato il comunicato dell'avvenuta pubblicazione, in data 27 novembre, sul sito del Ministero del Lavoro, delle linee di indirizzo per la presentazione dei progetti sperimentali di cui è parola.
Purtroppo, consultando il provvedimento contenente le linee di indirizzo, si è dovuto constatare, non senza stupore, che il termine per la presentazione delle domande e dei progetti, compresi i numerosi allegati e copi conformi richieste era fissato per le ore 12 del giorno di lunedì 10 dicembre, cioè a soli sette giorni dalla pubblicazione del comunicato sulla Gazzetta Ufficiale.
È evidente che tale termine di presentazione dei progetti appare assolutamente incongruo, atteso che le linee di indirizzo contengono ambiti prioritari cui i progetti vanno uniformati, ambiti che vengono di anno in anno cambiati.
Pertanto, gentile Professoressa, converrà anche Lei che sembra naturale interrogarsi sul perché sia stato fissato un termine così breve, tale da rendere di fatto impossibile la presentazione dei progetti, a meno che si conoscessero prima gli ambiti di intervento ritenuti prioritari. Dalla formulazione del paragrafo numero 6 lett. B della direttiva sembra, infatti, doversi dedurre che il termine sia stato fissato in relazione a quello di 180 giorni stabilito dal D.P.C.M. n. 46/2011, che stabilisce in 180 giorni il termine per il procedimento di finanziamento dei progetti di cui all'articolo 12 della legge 383/2000.
Francamente appare paradossale che in un termine complessivo di 180 giorni ne vengano riservati solo sette (o comunque 13 se si vuole far decorrere la conoscenza dalla pubblicazione della direttiva sul sito del ministero) per la presentazione, senza contare che la direttiva è stata rettificata per errore materiale il giorno 5 dicembre 2012.
In considerazione di quanto premesso, ritengo essere assolutamente necessario che il Ministero proceda a rinnovare la procedura, in modo da consentire la materiale presentazione dei progetti da parte delle Associazioni di Promozione Sociale interessate che, come Lei ben sa, svolgono attività di grande rilievo in favore di persone socialmente svantaggiate, quali per prime le persone disabili.
Non posso non ricordare che, ove ciò non dovesse avvenire, rimarrebbe aperta la strada, certamente non auspicabile, del ricorso straordinario al Capo dello Stato nel termine di 120 giorni.
Sono certo, comunque, che la Sua sensibilità per questioni di questa natura, già più volte dimostrata in precedenti occasioni, eviterà qualsiasi occasione di contrasto, a solo beneficio delle persone più svantaggiate e bisognose di aiuto.
Colgo l'occasione per rinnovarLe i sensi della mia stima e considerazione e per porgerLe i più distinti saluti.

IL PRESIDENTE NAZIONALE
(Prof. Tommaso Daniele)

Accessibilità dei siti internet ai software dei disabili, di Marina Chiara Gelmini

Autore: Marina Chiara Gelmini

Spett.le Autorità per l'Energia Elettrica e il Gas,
mi chiamo Marina Chiara Gelmini, sono una donna di 53 anni residente a Milano e, ahimè, sono non vedente, ma molto attiva in tutte le mie attività lavorative e sociali.
In questi ultimi anni, con la diffusione del mercato libero dell'energia, il mercato si è aperto a tanti venditori che spesso utilizzano il web come canale principale di contatto con il cliente, ma molte volte i siti redatti contengono delle parti non accessibili ai software utilizzati dai disabili per lavorare al pc, offendendo in questo modo l'articolo 3 della nostra nobile Costituzione e mettendo i disabili nella condizione di non poter sottoscrivere le offerte tramite web, escludendoli così dagli interessanti
sconti che spesso le offerte on line riservano al cliente.
Credo che in uno Stato civile e avanzato come il nostro questo non sia ammissibile e chiedo quindi che l'accessibilità dei siti ai programmi informatici utilizzati dai disabili sia inserita tra i parametri di qualità con cui i traders che operano nel mercato dell'energia vengono controllati e confrontati dall'Autorità.
La tecnologia digitale, se accessibile ai nostri programmi, ha la possibilità di integrare completamente i disabili nelle dinamiche lavorative e sociali del Paese, valorizzando il loro prezioso contributo economico e sociale.
Se non accessibile, però, rischia di isolare come mai prima d'ora i disabili, presentandogli delle barriere (in questo caso digitali) ostative quanto quelle architettoniche.
Nella speranza che la mia segnalazione, frutto della condivisione con tanti altri non vedenti con cui sono in contatto, venga presa in considerazione, porgo un cordiale saluto.

Marina Chiara Gelmini

Ottava Assemblea Generale dell’Unione Mondiale dei Ciechi, di Tommaso Daniele

Autore: Tommaso Daniele

Carissimi,

Vi comunico che si è tenuta a Bangkok (Tailandia), nei giorni 12-16 novembre 2012, l'ottava Assemblea Generale dell'Unione Mondiale dei Ciechi (World Blind Union – WBU).
Allo scopo di contenere le spese della partecipazione dell'Unione all'evento, la Direzione Nazionale ha deliberato che vi prendesse parte soltanto Paolo Colombo, il quale ha potuto votare per procura anche per conto degli altri nostri delegati: Giuseppe Terranova, Luisa Bartolucci, Giuseppe Bilotti, Ferdinando Ceccato e Giovanni Loche.
Tra gli argomenti in programma, la presentazione dell'iniziativa organizzata congiuntamente da Unione Mondiale dei Ciechi e Alleanza Internazionale sulla Degenerazione Maculare legata all'Età (AMDAI) per disinnescare la bomba a orologeria della perdita della vista dovuta alla degenerazione maculare legata all'età, in particolare in quei paesi dove attualmente c'è carenza di strutture sociali e sanitarie adeguate, fornendo alle organizzazioni nazionali e locali una serie di strumenti di supporto per la sensibilizzazione del pubblico e la pianificazione degli interventi.
Una sessione su disabilità ed emergenze ha permesso di esplorare i limiti nell'area della gestione delle emergenze e dei disastri per le persone cieche o ipovedenti, avvalendosi di esempi di alcuni paesi che hanno di recente sperimentato tali situazioni.
 Da segnalare anche una specifica sessione sul ruolo dei membri nazionali dell'Unione Mondiale dei Ciechi in un mondo in continuo cambiamento che ha dato l'opportunità di esaminare esempi di buone prassi su efficaci partenariati tra organizzazioni "di" e organizzazioni "per" non vedenti nonché con altre reti di organizzazioni delle persone con disabilità e su come rendere più professionale l'attività delle organizzazioni attraverso strutture democratiche.
Ancora una volta è stato dato risalto alla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, illustrando l'importanza sia della relazione parallela e dell'inclusione in essa dei temi di interesse per le persone cieche, sia della creazione di reti regionali nelle quali operino promotori nazionali in rappresentanza dei membri nazionali dell'Unione Mondiale dei Ciechi al fine di favorire e monitorare l'attuazione della Convenzione stessa.
Sono stati poi approvati emendamenti allo Statuto e adottate risoluzioni il cui testo definitivo non è ancora disponibile.
Nel corso dell'Assemblea, infine, sono state svolte le elezioni per rinnovare le principali cariche dell'Unione Mondiale dei Ciechi . I seguenti sono gli attuali componenti dell'Ufficio di Presidenza:
Presidente: Arnt Holte, Norvegia
Primo Vice-Presidente: Fredric Schroeder, Stati Uniti
Secondo Vice-Presidente: Enrique Perez, Spagna
Segretario Generale: Rina Prasarani, Indonesia
Tesoriere: Ajai Kumar Mittal, India
Presidente uscente: Maryanne Diamond, Australia.

      Cordiali saluti.

IL PRESIDENTE NAZIONALE
(prof. Tommaso Daniele)

Catania: I Beans all’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, di Alfio Pricoco

Autore: Alfio Pricoco

Giorno 28 dicembre 2012, la Sede della Sezione Provinciale dell'Unione Italiana Ciechi e degli Ipovedenti di Catania ha ospitato uno dei gruppi storici della musica italiana come i Beans.

Erano presenti naturalmente il Presidente della Sezione Cavaliere Antonino Gemmellaro e diversi Consiglieri.

Il Complesso dei Beans, tra la fine degli anni 70 e l'inizio degli anni 80 ha avuto il momento di maggiore successo, interpretando diverse canzoni, che li hanno portati ai primi posti nelle classifiche italiane.

Tra i brani più conosciuti ricordiamo Come pioveva, Cara, Samba di un amore ed altri, portando al successo uno dei motivi tradizionali e più famosi della Sicilia come "é vui durmiti ancora".

In una sala affollata e festosa, erano presenti giovani e meno giovani a testimonianza della loro notorietà in Italia e soprattutto a Catania, visto che come detto sono Etnei. Dopo la presentazione e gli onori di casa da parte del Presidente, il testimone è passato ai Beans, che salutando il pubblico presente,dopo aver espresso la loro gioia e commozione per essere insieme ai ciechi di Catania, hanno iniziato il loro Show.

Durante lo spettacolo hanno coinvolto il pubblico, che soddisfatto batteva le mani e cantava al suono della loro musica.

Tra una canzone e l'altra hanno anche raccontato degli aneddoti della loro carriera e della loro vita, con la gente che ascoltava interessata, godendosi la performance.

Al termine dell'esecuzione i Fratelli Morgia, come portavoce del Gruppo hanno ringraziato la platea, che ha contraccambiato con un lunghissimo applauso e con la richiesta di alcuni bis.

Infine il Presidente a nome della Sezione di Catania, ringraziando tutti i componenti del Complesso per essere intervenuti, ha donato loro un magnifico Presepe in miniatura di ceramica, preparato dai fratelli Vassallone, fra i più bravi artisti della celebre ceramica di Caltagirone.

Prima di andar via in un clima quasi famigliare, i non vedenti e tutti i presenti hanno potuto avere degli autografi, trovando l'opportunità di fare delle foto ricordo con i musicisti, riscontrando splendida disponibilità e cordialità.

Bellissimo pomeriggio in un clima sereno, dove ci si è divertiti, trascorrendo un paio d'ore di relax, che si è chiuso con un augurio collettivo di un buon 2013.
Alfio Pricoco

Palermo: Festa di Santa Lucia, di Giuseppe Scaccia

Autore: Giuseppe Scaccia

La Sezione Provinciale di Palermo dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, anche quest'anno in occasione della Giornata Nazionale del cieco, è riuscita ad accendere i riflettori dei media, delle Autorità civili e religiose e dell'Opinione Pubblica sui gravi problemi che affliggono la categoria, organizzando due manifestazioni, una religiosa e l'altra culturale.
Il 13 Dicembre, i dirigenti sezionali, i dipendenti, i collaboratori, decine di soci con le loro famiglie insieme al Presidente del Consiglio e all'Assessore al Bilancio del Comune di Palermo hanno partecipato presso la parrocchia di S. Lucia alla Messa in onore di S. Lucia, protettrice della vista, celebrata dal Vescovo Mons. Oliveri.
A mezzogiorno, invece, da Palazzo delle Aquile, sede del Municipio di Palermo è partito il 1° Corteo Storico in onore di Santa Lucia con 50 figuranti fra i quali una decina di giovani ciechi ed ipovedenti ed un cane guida, abbigliati con costumi del '600 barocco.
Il corteo storico promosso dalla Sezione palermitana con il patrocinio del Comune di Palermo e in collaborazione con lo scenografo cieco, Calogero Armato, ha sfilato fra due ali di cittadini e turisti, incuriositi ed entusiasti che hanno fotografato e ripreso non solo i personaggi e i preziosi costumi ma soprattutto i figuranti non vedenti, sottolineando con i loro commenti di avere compreso il messaggio di integrazione sociale che la dirigenza U.I.C. palermitana ha voluto trasmettere alla collettività.
Dopo avere percorso il cassaro (Corso Vittorio Emanuele), il corteo ha raggiunto la Cattedrale, ricevendo la benedizione di S. E. Monsignor Cuttitta, Vescovo ausiliare di Palermo che nel salutare i partecipanti ha voluto ringraziare l'U.I.C. e la sua dirigenza per il loro quotidiano impegno in favore dei ciechi e degli ipovedenti che a causa della crisi economica e morale, hanno bisogno forse più di ieri del sostegno dell'U.I.C. per la loro effettiva inclusione sociale.
Il corteo storico, a mezzogiorno di domenica 16 Dicembre ha replicato la sfilata percorrendo questa volta l'isola pedonale che và dal Teatro Massimo al Teatro Politeama, raccogliendo  grande  successo nonostante la pioggia.

Il Presidente
Giuseppe Scaccia

Napoli: Trasporto pubblico vietato ai disabili, di Mario Mirabile

Autore: Mario Mirabile

Con riferimento alla campagna a favore dell'accessibilità, è doveroso segnalare la vergognosa situazione del trasporto pubblico in provincia di Napoli; situazione che, se da un lato danneggia tutta la collettività, dall'altro impedisce ai disabili di muoversi in autonomia. Evitando di raccontare nello specifico tutte le carenze, i ritardi, i malfunzionamenti, le inefficienze di un sistema di trasporto pubblico regionale ormai in ginocchio, mi limiterò a raccontare una esperienza vissuta qualche giorno fa. In particolare, dopo aver partecipato ad una rappresentazione teatrale messa in scena dai bambini dell'Istituto Martuscelli,  alle ore 17.00 sono partito dal teatro Cilea nel quartiere Vomero per cercare di raggiungere casa. Subito mi è stato riferito da diverse persone che, a causa di uno sciopero selvaggio, gli autobus non passavano e alcune stazioni della linea 1 della metropolitana di Napoli erano addirittura chiuse. Per evitare problemi, ho cercato di chiamare un taxi, ma gli operatori che hanno risposto mi hanno riferito che non c'era la possibilità di inviare un taxi in zona a causa dell'eccessivo traffico. A quel punto, insieme ad un altro amico non vedente e ad una volontaria, mi sono incamminato verso il posteggio dei taxi e lungo il percorso siamo riusciti a prenderne uno, il cui conducente ci ha descritto una situazione di traffico molto caotica. Dalle 17.15, siamo giunti nella zona di piazza Garibaldi alle 18.40 pagando €30, una cifra a dir poco assurda se si pensa che normalmente quella corsa sarebbe costata circa €10. A quel punto, mi sono diretto verso la stazione per poter prendere un treno della Circum Vesuviana che mi permettesse di raggiungere Portici. Ho chiesto alla biglietteria l'orario di partenza del prossimo treno, ma l'operatore in maniera sgarbata e con stupida sufficienza, ha riferito di non conoscere l'orario di partenza dei convogli. Viste le mie sollecitazioni e "imprecazioni", mi ha detto che un treno ci sarebbe stato intorno alle 19.30. Mi sono recato sul binario ed ho liberato la mia accompagnatrice la quale doveva anche lei raggiungere casa. Alle ore 19.15, è passato, ovviamente senza alcun annuncio vocale, il treno che mi avrebbe permesso di raggiungere Portici e finalmente alle ore 19.40 vi sono giunto. Ma è possibile che per percorrere 30 km ci sono volute 3 ore e 30€ di taxi? Come avrei fatto se non avessi avuto un accompagnatore? Perché il personale operante nelle aziende di trasporto pubblico può permettersi di mettere in atto azioni di sciopero selvaggio senza subire alcuna sanzione? Perché tutti i sistemi di annuncio vocale non devono funzionare? Tutto ciò accade ormai da troppi mesi in un assordante silenzio della classe politica regionale e provinciale.
Mario Mirabile
 

Dopo 20 anni un nuovo punto sullo stato dell’inclusione scolastica dei disabili visivi, di Luciano Paschetta

Autore: Luciano Paschetta

Superare le supposizioni, i luoghi comuni  e  i giudizi infondati: una  ricerca dell'I.RI.FO.R  . realizza una "fotografia"  dello stato dell'inclusione scolastica dei disabili visivi

Ci sono voluti  diversi mesi per raccogliere, ed altri ne occorreranno per esaminare ed elaborare, i dati dei 1.473 questionari, riferiti ad altrettanti allievi con disabilità visiva, inseriti, dalla scuola materna alla secondaria di II grado, nelle diverse scuole del Paese.
Abbiamo scelto come riferimento per la raccolta dei dati l'anno scolastico 2011/12: esattamente venti anni dopo l'a.s. 1991/92, quello al quale faceva riferimento l'indagine dell'Unione Italiana dei Ciechi dalla quale era scaturito il "Primo libro bianco sull'integrazione scolastica dei disabili visivi" questo, tra l'altro, ci permetterà anche alcuni confronti atti a valutare come si è venuto evolvendo il processo di integrazione in questi anni.

L'" INDAGINE CONOSCITIVA SULLA INTEGRAZIONE SCOLASTICA DEGLI ALUNNI CON DISABILITÀ VISIVA", della quale qui presentiamo una anticipazione dei primi risultati, voluta e coordinata dall'I.RI.FO.R., è stata realizzata  grazie alla collaborazione dei Centri di documentazione tiflodidattica della Biblioteca Italiana per ciechi "Regina Margherita" e della Federazione delle Istituzioni pro Ciechi i cui responsabili hanno provveduto alla raccolta dei dati ed alla compilazione on line dei questionari di rilevazione.

I questionari, alla cui elaborazione stiamo provvedendo, racchiudendo informazioni su 1.473 bambini/ragazzi con disabilità visiva, sparsi nei vari ordini di scuola delle diverse regioni, riferendosi a circa il 50% dell'intera popolazione di disabili visivi presenti nelle nostre scuole, riteniamo rappresentino un campione significativo dello stato dell'inclusione dei nostri ragazzi.

Attraverso le oltre 600 possibili risposte del questionario, abbiamo cercato innanzitutto di conoscere la tipologia della disabilità visiva e la presenza di eventuali altre disabilità, di sondare i diversi aspetti del processo di inclusione: dalla composizione della classe, al numero di ore di sostegno  e  di assistenza scolastica o  domiciliare, dagli ausili utilizzati , all'uso del PC, dalla capacità di lettura e scrittura in braille, al  modo  di avere i libri scolastici accessibili,  dalla verifica del modo di redigere il P.E.I., a quella del livello di specializzazione dei docenti. Abbiamo poi cercato di comprender il grado di autonomia personale e di movimento, i rapporti con i compagni e gli amici, di come, i ragazzi con disabilità visiva, occupino il loro tempo libero, e molte altre cose ancora.Una messe di informazioni che stiamo elaborando e analizzando e che sarà oggetto di una  futura presentazione.

Qui ci limitiamo ad anticiparvi alcuni dati riferiti alla tipologia e alla qualità della disabilità visiva, alla presenza di allievi con minorazioni aggiuntive e alla distribuzione dei ragazzi con disabilità visiva nei diversi ordini di scuola, come emergono dall'indagine, fornendovi le prime informazioni sulla qualità della "popolazione scolastica" dei disabili visivi inseriti nelle scuole. Il confronto dei dati rilevati attraverso l'attuale ricerca con quelli del 1992, ci consente  inoltre prima "lettura comparata" dell'evoluzione del processo di inclusione scolastica in questi vent'anni.

Nella composizione della "popolazione  scolastica"  dei  minorati  della  vista Il rapporto tra i due sessi è rimasto stabile: nell'anno scolastico 2011/12 come nell'a.s. 1991/92,  il 57% sono ragazzi, mentre  le ragazze restano minoranza  al 43%.
Positiva  la rilevante diminuzione della percentuale dei ciechi assoluti  scesi al 30,6 % rispetto al 45% di vent'anni fa  il che sommato al 25,6 % , di ragazzi con meno di 1/20 di visus, limita al 56,2 riducendo ( di quasi 11 punti, rispetto al 67% del 1992),   la percentuale di coloro ai quali è necessario l'apprendimento del braille per  ottenere una reale autonomia di lettura e scrittura. Relativamente a questo dato va detto che, nonostante il questionario prevedesse domande  relative al  residuo  visivo calcolato  anche sulla base del "danno perimetrico", le risposte in merito sono state in numero non significativo, tanto da evidenziare come questo metodo di valutazione della visione, nonostante la legge abbia più di dieci anni, non sia ancora entrato nell'uso corrente. 

A colpire negativamente è il forte aumento in questi vent'anni di studenti con handicap aggiuntivi a quello visivo: essi costituiscono oggi il 43,3 %del campione, contro il 38 per cento del1992 , con un aumento di oltre il 5% .
Disaggregando il dato per tipologia di disabilità si evidenzia come l'incremento maggiore sia  nel numero dei disabili con ritardo di apprendimento passati dal 22,5 % del 1992 al 34,6 %, del campione di oggi. Tale elevato incremento che porta a constatare come  tra i ragazzi con disabilità  visiva  con altre minorazioni  l'80% presenti difficoltà di apprendimento, trova una parziale  giustificazione nel fatto che oggi   ha ormai piena  applicazione la sentenza 215,  che nel 1988 ha aperto le scuole superiori a tutti i soggetti con disabilità, mentre i suoi effetti erano non ancora del tutto presenti nel 1992.
In forte aumento anche il numero dei ragazzi che aggiungono alla disabilità visiva disturbi del carattere passati dal 22,5 di vent'anni fa all'attuale  30,8 %; cresciuto   invece di  solo 1,4 % quello dei ragazzi che aggiungono alla disabilità visiva una difficoltà motoria. Segnaliamo infine la rilevazione nell'indagine attuale di un 7% di ragazzi che evidenziano disabilità uditive, in aggiunta a quelle visive (questo  dato non era presente nella ricerca del 1992).

Interessante anche l'esame della distribuzione degli alunni nei vari ordini di scuola: nell'a.s. 1991/92  il 47,5%  era nella materna ed elementare (45 nella elementare e 2,5 nella materna), il  30,5% nella media inferiore e solo il 22% nella superiore, nell'anno scolastico 2011/12 nella scuola per l'infanzia ed elementare troviamo il 51% del campione,( 10,4  nella s.i. e 39,6  nell'el) , il 23% nella secondaria di I grado ed il 26% nella secondaria di II grado.
Anche se apparentemente non troppo variate, analizzate più a fondo, le percentuali della  distribuzione dei disabili visivi nei vari ordini di scuola in questi venti anni, inducono ad alcune considerazioni.
Per farlo è interessante esaminare l'andamento della percentuale media annua del numero di allievi con disabilità visiva presenti nei vari ordini di scuola, in rapporto alla media annua generale:

A.S. 1991/92

A.S. 2011/12

 
%
%/a
%/aG
DIFF
%
%/a
%/aG
DIFF.
SC.I.
2,5
0,83
6,25
-5,42
10,4
3,47

7,7
-4,23
S. Pr.
45
9
7,7
1,3
39,6
7,92
7,7
0,22
S.S.1 g
30,5
10,17
7,7
2,47
23
7,67
7,7
-0,03
S.S.2g
22
4,4
7,7
-3,3
26
5,2
7,7
-2,5
 
Dal confronto della colonna "%/a" (percentuale di allievi con disabilità visiva presenti   nei singoli anni di corso dell'ordine di scuola ) e la colonna "%/aG" (percentuale di allievi con disabilità visiva presenti   nei singoli anni i riferimento all'intero arco dell'istruzione)  della tabella risulta con evidenza  come la percentuale media degli alunni con disabilità visiva frequentanti la scuola primaria e la secondaria di I grado,     negli anni  si sia venuta stabilizzando: in questi  ordini di scuola  la percentuale è molto vicina  a quella della media complessiva,soprattutto se il calcolo  della media generale viene fatto escludendo dal  conteggio gli alunni  della scuola per l'infanzia. Ciò sta a significare che tra i due ordini di scuola  il tasso di abbandono  dei ragazzi con disabilità visiva inclusi  tende a zero.
Mentre la scuola secondaria di II grado con l'incremento di ben 4 punti della percentuale  media annua degli alunni inclusi, si è avvicinata alla media annua generale  degli alunni  con disabilità visiva frequentanti , evidenziando la notevole riduzione del tasso di abbandono (effetto anche questo della sentenza 215), la scuola per l'infanzia pur evidenziando la tendenza all'anticipo della scolarizzazione dei bambini con disabilità visiva, dimostrato dal forte incremento della percentuale dei bambini  iscritti(oltre il 10%. Nel 2011,  quadruplicati   rispetto al 2,5% del '91), resta pur sempre  quella ancora meno frequentata dai bambini con disabilità visiva: meno del 50% di quelli in età per potersi iscrivere.
E' questo un dato preoccupante perché fa capire come l'importanza  di questa scuola, fondamentale per lo sviluppo psicomotorio del bambino, venga ancora oggi sottovalutata dai genitori.
Viceversa, proprio la scuola per l'infanzia sarebbe l'ambiente ideale per aiutare il bimbo  a mettere le basi per una futura capacità di orientamento e per una buona autonomia  personale, aspetti questi ultimi che vedremo essere ancora carenti  nell'educazione dei disabili visivi.

Luciano Paschetta

Questioni di regole o di cultura?, di Massimo Vita

Autore: Massimo Vita

Credo, con franchezza, che la questione statutaria non sia al primo posto tra gli interessi della nostra base associativa e, pur essendo un appassionato di questioni regolamentari, credo che nella nostra associazione sia necessaria una rivoluzione culturale e generazionale.
Qui mi soffermerò su alcune proposte di modifica allo statuto e su cosa credo si debba fare per dare un volto nuovo alla nostra casa comune.
Penso che prima di tutto si debba modificare la struttura congressuale parametrandola alla struttura regionalistica dello stato italiano.
Per questo penso che le assemblee sezionali, ogni cinque anni dovrebbero avere funzioni congressuali con i seguenti compiti:
eleggere il presidente, il vice presidente e il consigliere delegato della sezione;(il consigliere delegato viene sempre eletto dai consigli sezionali nelle sezioni con più di 250 soci.
eleggere i consigli sezionali per le sezioni con più di 250 soci;
eleggere i revisori dei conti;
eleggere i delegati al congresso regionale.
A livello regionale il congresso dovrebbe essere costituito come segue:
dai delegati eletti dai congressi sezionali;
dai presidenti sezionali e dai consigli sezionali;
elegge il presidente regionale e il vice presidente;
elegge il consiglio regionale;
elegge i revisori dei conti;
elegge i delegati al congresso nazionale in forma proporzionale e sulla base di liste.

Il congresso nazionale, è composto dai delegati eletti dai congressi regionali e:
elegge il presidente e il vice presidente dell'unione (candidature presentate in coppia);
il consiglio nazionale (sulla base di liste e con suddivisione proporzionale dei seggi);

elegge la direzione nazionale non nell'ambito degli eletti in consiglio nazionale ma tra tutti i soci effettivi;
elegge i revisori dei conti;
elegge il collegio dei probiviri.
Io preferirei che le cariche elettive potessero essere scelte fra tutti i soci effettivi e non tra coloro che sono eletti nei vari organi.
Prevederei l'incompatibilità tra le varie presidenze a tutti i livelli, e aggiungerei l'incompatibilità fra presidente sezionale e consigliere nazionale.
Eliminerei i consigli sezionali per le sezioni con meno di 250 soci lasciando solo l'ufficio di presidenza.
Oltre i 250 soci direi cinque componenti, sette, nove e undici.
Limiterei i mandati a due e e porterei la percentuale dei vedenti al quaranta per cento nei consigli sezionali compresi i tutori.

Penso che si dovrebbe avviare una riflessione anche sulla possibilità di eleggere i consigli sezionali senza liste perché questo spesso porta al calo vertiginoso della presenza femminile e dei giovani.
Io confermerei la necessità di sottoscrivere le liste presentate da parte dei soci ma con regole più stringenti visto che a livello sezionale i presidenti padroni non sempre sono apertissimi. Per quanto riguarda l'annosa questione delle incompatibilità con incarichi politici, direi che si potrebbe lasciare la valutazione caso per caso dicendo che:
la incompatibilità la valutano i rispettivi organi in cui si verifica. Se ci sono atti palesemente lesivi dell'associazione si procede con le regole del caso.

Le proposte sopra riportate possono sembrare generiche ma a mio avviso si deve andare verso una maggiore omogeneizzazione delle strutture organizzative ma, anche se dovessimo avere regole perfette, nulla cambierà se non cambia l'approccio ai problemi.
Fino a che noi presidenti provinciali non facciamo in modo che i soci e i sostenitori si appassionano al nostro essere casa comune. Dobbiamo essere protettivi come un porto e lavorare come una squadra strutturandoci in modo orizzontale e non verticale.
Per essere più chiaro la sezione deve essere vista come un punto di riferimento, un elemento imprescindibile del proprio quotidiano.
Si deve cambiare anche il linguaggio passando dall'io oggi imperante al noi più congeniale a un corpo sociale attivo e propositivo.
I problemi dell'associazione non vengono solo dalle sezioni ma anche dalle dirigenze regionali e da quella nazionale.
Sempre più spesso sono entrambi lontani dalla base associativa e mentre i soci conoscono il presidente nazionale non sempre conoscono quello regionale e soprattutto non si sente il legame tra socio e livello regionale.
Per questa ragione ho proposto la possibilità di eleggere i vertici tra tutti i soci e non tra pochi intimi.
Un altro problema è dato dall'eccessiva lentezza delle nostre procedure che ci fa arrivare in ritardo rispetto ai tempi della società odierna. Questa lentezza è particolarmente rintracciabile a livello regionale e nell'Irifor regionale.
Tutte le agenzie formative sono amministrate con agilità e velocità mentre noi dobbiamo riunire un sacco di persone che spesso, me compreso, ovviamente, non conoscono le norme e le prassi del mondo della formazione.
Mi piace chiudere facendo osservare che l'associazione ha delle aree geografiche in cui non solo cresce, ma ha un volto giovane e spesso femminile.
A livello nazionale ci siamo sentiti dire che per poter approdare alla presidenza nazionale non si può avere un lavoro e che si devono avere doti particolari di leadership. Dato che non credo si possa pensare che leader si nasca, penso sarebbe più serio e utile avere dirigenti appassionati e dargli spazio vero per fargli mettere in mostra le loro capacità di essere leader.
Non si può premiare la mediocrità perché i mediocri hanno tempo libero.
Per quanto mi riguarda ho deciso di impegnarmi per cercare di poter contribuire alla crescita dell'associazione sia a livello regionale che nazionale.
Massimo Vita