Torino – Da cent’anni a fianco di chi non vede

Oggi, lunedì 26 ottobre, l’UICI (Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti) compie cent’anni.

Era infatti il 26 ottobre 1920 quando Aurelio Nicolodi, un reduce di guerra che aveva perso la vista in un’azione militare durante il primo conflitto mondiale, fondò l’associazione. Fu un’intuizione grande. Nicolodi capì che solo un impegno comune avrebbe potuto difendere e promuovere i diritti delle persone con disabilità visiva. Il fondatore dedicò l’intera vita a lottare perché al pietismo e all’assistenzialismo, allora dominanti, si sostituisse la cultura dell’inclusione, fondata su istruzione e lavoro. Tuttora, con i dovuti aggiornamenti, questi sono i cardini dell’associazione.

In tempi così difficili, parlare di festeggiamenti sarebbe fuori luogo. I gravi problemi legati alla pandemia hanno costretto a sospendere gli eventi pubblici che erano stati organizzati. Tuttavia, la sezione di Torino, così come la sede centrale di Roma e le altre sezioni UICI sparse sul territorio nazionale, desidera che la ricorrenza non passi inosservata. “In questi cent’anni moltissimo è stato fatto – riflette il presidente UICI Torino, Giovanni Laiolo – Penso, ad esempio, alla possibilità, per migliaia di persone cieche, di studiare e di intraprendere una professione lavorativa. Penso a strumenti, come le pensioni e le indennità di accompagnamento, che hanno garantito indipendenza e libertà nel progettare il proprio futuro. Penso alle conquiste sul piano dell’autonomia personale, della tecnologia e della cultura”.

“Moltissimo resta da fare – aggiunge Laiolo – perché la battaglia sul fronte dell’inclusione non è affatto vinta e il presente ci offre nuove sfide da affrontare. Alcune professioni ‘storiche’ (come quella del centralinista telefonico) sono al tramonto. Bisogna pensare a nuove occupazioni, in linea con i tempi. Non solo. Le nostre città sono divenuti sistemi incredibilmente complessi. Tra ostacoli di ogni genere e nuovi mezzi di trasporto, muoversi in autonomia, per chi non vede, diventa sempre più difficile. A tutto questo si è aggiunto il dramma della pandemia. Ci sono ovviamente i problemi economici, ma ci sono anche tanti inconvenienti pratici: è complicato rispettare il distanziamento ed evitare di toccare gli oggetti per chi usa il tatto come strumento di esplorazione dello spazio. Per tutte queste ragioni, oggi più che mai la nostra associazione deve tener vivo il suo impegno”.

“Nel giorno del centenario – conclude il presidente UICI Torino – desideriamo essere vicini, con affetto speciale, ai nostri soci e amici, ma anche a tutte le persone che ci sostengono. Ci auguriamo che ciascuno riesca a sentirsi prezioso e speciale, ascoltato nelle proprie esigenze e valorizzato nelle proprie risorse. Tutti possiamo dare il nostro contributo a questa grande famiglia che è l’Unione Ciechi e Ipovedenti”.

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