Autore: Laura Giorico
Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità: un impegno per una società che non lascia indietro nessuno
Il 3 dicembre, in tutto il mondo, si celebra la Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità, un appuntamento voluto dalle Nazioni Unite per promuovere diritti, inclusione e piena partecipazione nella vita sociale, economica e politica delle persone con disabilità. In Sardegna, il tema assume una rilevanza ancora più significativa: nell’isola, infatti, circa il 7,3% della popolazione – pari a circa 115.000 persone su un totale di circa 1.500.000, vive una condizione di disabilità e questi sono numeri e non statistiche astratte, ma storie, bisogni e diritti da trasformare in opportunità. Quindi si evidenzia la necessità di porre questi temi al centro del dibattito pubblico e delle politiche territoriali, perché parliamo di numeri che esigono risposte concrete e non parole.
La Giornata del 3 dicembre ci ricorda quanto sia fondamentale valorizzare ogni individuo, sensibilizzare l’opinione pubblica e favorire processi concreti di integrazione e inclusione. Solo così si può procedere verso uno sviluppo inclusivo e sostenibile, capace di eliminare le disparità, rafforzare i servizi educativi, sanitari e sociali e promuovere la partecipazione piena di ogni cittadino, anche perché una società si misura da come si rapporta con le sue fragilità.
In questa direzione si inserisce un passaggio fondamentale per il nostro Paese: la ratifica, avvenuta con la Legge n. 18 del 2009, della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. Un trattato internazionale che ha segnato una svolta culturale e giuridica, contribuendo a spostare il focus dalla mera tutela sanitaria alla piena affermazione dei diritti umani, sociali ed esistenziali delle persone con disabilità.
Un impegno condiviso tra istituzioni e comunità
Governo e opposizioni, Regioni ed enti locali, scuole, imprese, terzo settore e società civile sono oggi chiamati a una responsabilità condivisa: costruire una società in cui le persone con disabilità siano pienamente riconosciute come protagoniste, non definite dalla loro condizione ma dalla loro identità, dai loro talenti e dal loro diritto a sviluppare un progetto di vita autonomo e soddisfacente.
Investire nelle persone significa migliorare la qualità della loro vita ma anche rafforzare l’economia, la coesione sociale e la crescita del Paese. È indispensabile superare definitivamente un sistema fondato sul mero assistenzialismo per abbracciare un modello che valorizzi capacità, partecipazione e opportunità. L’inclusione lavorativa, in particolare, rappresenta uno dei motori più potenti per la crescita dell’intera comunità e fermamente voluta dal Ministro Alessandra Locatelli
Dal modello sanitario al modello bio-psico-sociale.
La moderna visione della disabilità – ormai recepita anche dallo Stato italiano – non si limita più alla valutazione delle condizioni di salute della persona, ma considera la disabilità come il risultato dell’interazione fra compromissioni individuali e barriere ambientali, comportamentali e sociali. Per questo è necessario guardare alla persona nella sua globalità, nel rapporto con i contesti in cui vive.
Una svolta decisiva in questa direzione è arrivata con la Legge Delega n. 227 del 2021 e con il decreto legislativo del 2024, che hanno avviato una riforma profonda del sistema di accertamento della disabilità. L’obiettivo è superare il modello puramente medico-legale dell’invalidità civile e adottare un approccio bio-psico-sociale, fondato sul funzionamento della persona e sull’intensità dei sostegni necessari per vivere i diversi contesti della vita.
La riforma introduce:
Un unico soggetto accertatore, l’INPS, superando le doppie commissioni ASL/INPS;
l’adozione, oltre alla classificazione ICD (Classificazione Internazionale delle Malattie), della ICF (Classificazione Internazionale del Funzionamento) della disabilità e della salute, la riunificazione delle attuali certificazioni (invalidità, cecità, sordità civile, 104/1992, inclusione scolastica e lavorativa);
Un sistema di valutazione basato su quattro livelli di sostegno: lieve, medio, elevato e molto elevato; l’avvio della sperimentazione dal 1° gennaio 2025 in nove province, tra cui Sassari per la Sardegna; la piena applicazione nazionale dal 2027.
Nella fase iniziale i nuovi criteri si applicheranno alle persone che chiedono l’accertamento della disabilità in comorbilità con una delle seguenti tre condizioni:
disturbi dello spettro autistico, diabete di tipo 2,
sclerosi multipla.
Il Progetto di Vita: la persona al centro
Elemento cardine della riforma è il Progetto di Vita, introdotto dalla Legge 62 del 2024. Si tratta dello strumento con cui lo Stato intende realizzare in modo concreto i principi della Convenzione ONU, mettendo al centro i desideri, le aspettative e le scelte della persona con disabilità.
A differenza del progetto individuale previsto dalla Legge 328/2000, il nuovo Progetto di Vita: è personalizzato, partecipato e autodeterminato;
può essere richiesto in qualsiasi momento ed è la persona stessa (non un ente) ad esserne titolare; definisce obiettivi e sostegni – formali e informali – per favorire una vita autonoma, dignitosa e soddisfacente;
viene attivato presso l’Ambito Territoriale Sociale (ATS) del comune di residenza, o presso gli sportelli sociali indicati dalle Regioni.
Il Progetto di Vita non si limita quindi a coordinare interventi assistenziali, ma punta ad incidere realmente sulla qualità della vita, promuovendo autonomia, inclusione sociale, partecipazione educativa, lavorativa, culturale, sportiva e relazionale, tutto ciò sta a significare che il futuro inclusivo inizia oggi.
Celebrare la Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità significa ribadire un impegno collettivo: non lasciare indietro nessuno. Le persone con disabilità non chiedono privilegi, ma pari opportunità per contribuire pienamente alla vita delle nostre comunità. Ed è compito delle istituzioni e della società tutta creare le condizioni affinché ciò avvenga.
Il Ministro della Disabilità, Alessandra Locatelli, ha scelto di intraprendere un percorso di riforme coraggioso, fondato sulla dignità e sull’autodeterminazione. Ora dobbiamo tutti lavorare affinché questi principi si traducano in realtà quotidiana, perché una società inclusiva non è solo più giusta: è una società più forte, più ricca e più capace di costruire il futuro.