In questo numero ci occuperemo del delicato tema della perdita parziale o totale della vista e del ruolo significativo che ha il sostegno psicologico nell’affrontare le problematiche connesse a questo evento traumatico sia per la persona direttamente interessata dal deficit sia per la sua famiglia.
Il ruolo del sostegno psicologico risulta di particolare importanza nell’ambito della prevenzione e in particolare durante il momento diagnostico. La diagnosi di cecità spesso si accompagna a sentimenti di rabbia, perdita di autostima, depressione, che in alcuni casi possono sfociare in un profondo isolamento e chiusura in se stessi dal quale non sempre si riesce ad uscirne da soli. Ritengo opportuno sottolineare l’importanza dell’età di insorgenza della malattia, che differenzia il nostro lavoro, infatti la tipologia di intervento sarà differente se ci troviamo a lavorare con un bambino o con un adulto con il quale si interviene anche, nell’ ambito professionale, dovendo quest’ ultimo impostare il suo percorso lavorativo, oltre ad affrontare il dolore e la sofferenza di avere perso la vista. La richiesta di un intervento psicologico consiste nell’ offrire uno spazio di riflessione e di confronto, un occasione di lettura dei bisogni e delle esigenze che si sono determinate in seguito alla dolorosa perdita totale o parziale della vista. Ferita questa molto dolorosa spesso difficile da rimarginare. La mia esperienza nell’ambito della prevenzione, mi dice, che spesso alla perdita della vista si accompagnano aspetti emotivi, affettivi e relazionali, che necessitano la presenza di uno psicologo che possa strutturare un intervento di supporto al fine di favorire non tanto l’accettazione ma piuttosto la possibilità di adattarsi alla nuova difficile e dolorosa situazione.
Il lavoro con i bambini comporta un intervento di rete tra la famiglia la scuola e le istituzioni presenti sul territorio, supportando il piccolo nel difficile percorso di integrazione scolastica, sono ricorrenti all’interno dei colloqui le domande relative alla possibilità di stabilire buoni rapporti di amicizia che continuino al di là dell’orario scolastico, “mi piacerebbe uscire con i miei compagni, andare a prendere una pizza con loro, fare una passeggiata o lo sport insieme.” Spesso si osserva la difficoltà di trovare occasioni di incontro fuori dalla scuola come momenti di crescita e di confronto. Più complesso e articolato è il lavoro con coloro che perdono la vista in età adulta, qui si presentano problematiche che si ripercuotono sulle relazioni familiari personali lavorative. Dovere fare i conti con una nuova realtà che implica la riduzione della propria autonomia e libertà nei movimenti, apprendere un nuovo metodo di lettura e di scrittura, imparare ad utilizzare la sintesi vocale di un computer, pensare alla possibilità di adattarsi ad una nuova situazione lavorativa, rappresentano solo alcuni degli aspetti da affrontare nel ambito del sostegno psicologico.
Occorre quindi, lavorare sulle risorse della persona piuttosto che sui suoi limiti valorizzare i punti di forza, le sue competenze al fine di mettere in atto valide strategie di adattamento alla nuova difficile e dolorosa situazione.
La perdita totale o parziale della vista, comporta una disabilità visiva che implica una difficoltà nelle abilità correlate all’uso della vista, difficoltà di movimento, di orientamento e mobilità nei luoghi e negli ambienti non familiari, difficoltà di lettura. Occorre prendere coscienza delle proprie disabilità e intervenire sull’handicap, cioè sullo svantaggio sociale mettendo il non vedente nelle migliori condizioni possibili per poter esprimersi nel campo scolastico, lavorativo, familiare, sociale, per ottenere una migliore qualità della vita. Per realizzare tali condizioni è necessario notevole impegno da parte della persona che quotidianamente vive la disabilità con coraggio e impegno per la realizzazione di obiettivi e traguardi sempre nel rispetto della propria dignità.
Imparare a convivere con la malattia, significa trovare strumenti e strategie valide al fine di realizzare tutte quelle condizioni necessarie che ci permettono di svolgere il nostro ruolo come studenti, professionisti, lavoratori, genitori superando lo sconforto la rabbia e il dolore che non si presentano solo al momento diagnostico, ma che spesso riaffiorano nelle nostre giornate più difficili e che necessitano di grande impegno e coraggio.
La diversità e le differenze sono un valore da sfruttare e su cui fondare il proprio senso di identità l’ handicap visivo rappresenta solo una parte della nostra vita e non il tutto, un aspetto della nostra personalità ma non la sua totalità, e non si deve negare l’ esistenza unica di ognuno dei propri bisogni, vissuti, emozioni..
L’handicap visivo rappresenta una parte problematica della vita del non vedente ma non l’intera sua esistenza, il conflitto tra il desiderio di essere autonomi e il bisogno in questo di dipendere dall’altro, possono determinare ansia, depressione, rabbia che possono portare alla chiusura in se stessi e all’ isolamento, pertanto dobbiamo parlare di comportamenti reattivi, e non di tratti costitutivi della personalità.
Dott.ssa Giovanna Virga –
Psicologa dell’Equipe socio – medico –psico – pedagogica dell’Istituto dei Ciechi “I. Florio e A. Salamone” di Palermo. Componente del gruppo di lavoro per il Sostegno Psicologico ai Genitori dei ragazzi ciechi e ipovedenti.
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