Fonte: La Repubblica.it sez. Lettere, del 28/05/2020
Ti scrivo per raccontarti un importante progetto di inclusione sociale promosso e realizzato dalle squadre calcistiche meneghine.
Inter e Milan hanno avviato lo scorso mese di settembre, in collaborazione con la Fondazione Istituto dei Ciechi di Milano e il Centre for Access to Football, il progetto “San Siro per tutti” che permette a chi non vede di seguire le partite allo stadio.
Ai tifosi ciechi e ipovedenti seduti in tribuna vengono fornite cuffie con ricevitore a radio.
I radiocronisti di Milan e Inter, oltre alla cronaca della partita, descrivono anche ciò che avviene all’interno dello stadio, ad esempio gli striscioni, gli atteggiamenti di giocatori… Insomma, tutto ciò che occorre a vivere l’esperienza allo stadio a 360 gradi.
Inoltre è previsto un servizio di accoglienza delle persone con disabilità visiva sin dal loro arrivo allo stadio.
Tornare allo stadio, dopo oltre 30 anni, è stato emozionante e, pur non vedendo, l’esperienza è stata strepitosa.
In occasione dell’ultimo derby i dirigenti di Inter e Milan, prima della partita, hanno organizzato un momento di saluto, donando al presidente della Fondazione Istituto dei Ciechi di Milano e al presidente dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti la maglia di Lukaku e Ibrahimovic con la scritta in braille del nome e numero di maglia.
Un segno tangibile di attenzione al mondo di chi non vede.
Adesso non “vediamo” l’ora di tornare allo stadio e tifare per i nostri beniamini !!! Francesco Cusati Q uello che mi è piaciuto molto della lettera di Francesco è percepire l’ironia con cui affronta la propria disabilità.
Ironia che si riesce a sviluppare soprattutto quando si riesce ad accettare completamente la malattia.
L’importante è che questo tipo di approccio sia proprio solo degli interessati o di persone a loro vicine, altrimenti può risultare offensivo.
Tornando al servizio per le persone non vedenti all’interno dello stadio di cui mi aveva parlato il signor Roghi (CSR Manager del Milan), mi fa piacere sapere che funziona e anche molto bene.
Credo che parte di questo successo sia dovuto alla scelta di essersi rivolti direttamente alle persone non vedenti e alle loro associazioni e fondazioni di riferimento.
Per una persona non vedente l’audio descrizione è fondamentale in molte situazioni della vita, per permettere di vivere le esperienze in modo più coinvolgente, allo stadio come in altri luoghi, per esempio al cinema.
Questa testimonianza è la dimostrazione che quando si interpellano i diretti interessati è più facile pensare a delle soluzioni adeguate.
Altrimenti il rischio rimane sempre quello di offrire un servizio non adatto alle esigenze e di sprecare soldi inutilmente.
Visto che il coinvolgimento dei diretti interessati ha sortito effetti così positivi, perché non fare la stessa cosa anche con le persone con altri tipi di disabilità? Per esempio per i posti carrozzina? Sappiamo bene che, in assenza di un confronto serio e dell’ascolto dei bisogni reali, l’esperienza offerta può risultare indimenticabile, ma in senso negativo.
Già ottenere un posto è complicato, poi con patologie gravi bisogna sperare che il tempo sia clemente, bisogna arrivare molto presto per avere i posti migliori… le variabili per riuscire ad andare allo stadio sono talmente tante e complicate quasi quanto quelle per catturare Beep-Beep da parte di Willy coyote.
Nell’organizzazione dello stadio per i disabili ci sono aspetti positivi, ma purtroppo ad oggi prevalgono soprattutto gli aspetti negativi.
Solo quando le persone con qualsiasi tipo di disabilità potranno raccontare esperienze così belle come quella di Francesco, solo allora San Siro sarà veramente “per tutti”.
A presto.
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