Al Piemonte 850.000 € di fondi PNRR per l’eliminazione delle barriere architettoniche?
“Non basterebbero per intervenire su un quartiere, figuriamoci per un’intera Regione”.
Pochi giorni fa quotidiani e agenzie di stampa hanno pubblicato le dichiarazioni dell’assessore regionale Chiara Caucino, la quale ha annunciato l’arrivo in Piemonte di 850.000 € di fondi Pnrr per l’abbattimento delle barriere architettoniche. Desideriamo condividere la riflessione di Sergio Prelato, consigliere provinciale e nazionale UICI (Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti), che all’argomento ha dedicato un commento intitolato “I conti non tornano”.
Eliminazione barriere architettoniche: i conti non tornano
Di Sergio Prelato, consigliere provinciale e nazionale UICI
Ho scoperto dai giornali che la Regione Piemonte considera sufficienti gli 850.000 € di fondi PNRR da destinare a tutti i Comuni piemontesi per l’eliminazione delle barriere. Come responsabile UICI per questi temi, sono veramente rimasto di stucco. Chi, come il sottoscritto, affetto da ipovisione grave, ha maturato esperienza sul tema delle barriere architettoniche, sa perfettamente che quella cifra è insufficiente per incidere in modo serio su un quartiere. Figuriamoci qual è il suo effetto distribuita su un’intera Regione!
Colpisce, innanzi tutto, l’esiguità della cifra destinata a questi problemi dal piano nazionale, poiché è indice di scarsa comprensione del problema. Per farsene un’idea – e, dunque, per esigere ben altri stanziamenti dal Pnrr – sarebbe bastato raccogliere i progetti chiusi nei cassetti di molti Comuni. Chi ha redatto progetti e richieste avrebbe dovuto correggere il tiro, oppure rinunciare a cifre così esigue.
Credo che un esempio proveniente da Torino possa risultare illuminante. Nel capoluogo sabaudo, di recente, per un abbattimento serio di barriere architettoniche, capace di includere rifacimento di marciapiedi per interi isolati, creazione di scivoli di raccordo con i passaggi pedonali, percorsi tattili per non vedenti, semafori sonori, riordino dell’arredo urbano, riorganizzazione di interi incroci e geometrie sfavorevoli ai pedoni, riallineamento e sostituzione di centraline vetuste dei semafori, la spesa è stata di quasi 2 milioni di euro. Questi soldi sono stati in gran parte spesi da privati di grandi aziende della distribuzione, messi in campo come oneri di urbanizzazione. È ben evidente che un fazzoletto urbano così piccolo impegna risorse notevoli.
Dalla divisione per abitanti delle risorse della Regione, risulta che un Comune come Torino avrebbe a disposizione 20.000 euro. Non parliamo, poi, delle cittadine più piccole, dove i materiali e gli abbattimenti, anche se su spazi meno impegnativi in termini di metri quadri urbanizzati, sono comunque ugualmente esosi. Di fronte a risorse così risicate, a questo punto, forse, sarebbe stato meglio dedicare i pochi fondi disponibili alla formazione dei tecnici, come ha fatto, anni fa, la nostra UICI, proponendo corsi in tutta la Regione in collaborazione con l’ANCIP. Ma temo che ormai sia troppo tardi.
A meno di una vincita stratosferica a qualche lotteria, la Regione non potrà mai avere risorse sufficienti da distribuire ai comuni per un piano di eliminazione di barriere serio. Che fare, allora?
Il Piemonte dovrebbe approvare una legge regionale che costringa i Comuni a dotarsi di una voce specifica di bilancio, ben strutturata, per affrontare un PEBA (Piano Eliminazione Barriere Architettoniche). Ad esempio, altre Regioni hanno chiesto ai Comuni di destinare il 10% delle ammende per abusi edilizi, oppure altrettanta percentuale dall’incasso di multe. Solo un piano decennale di investimenti costanti potrebbe incidere in modo efficace sulle barriere esistenti. Bisognerebbe anche informare i Comuni in modo puntuale sui bandi europei e nazionali per acquisire risorse in tal senso, sfruttando anche start app private.
Insomma, la Regione dovrebbe comportarsi come un buon padre di famiglia, che monitora, controlla, ma lascia la libertà ai comuni di stabilire le priorità. La normativa nel nostro paese è orfana di risorse vere e serie, ma esiste, è piuttosto avanzata ed è in vigore da anni, quindi teoricamente le nuove costruzione e nuovi interventi urbanistici hanno già all’interno la soluzione. Quando si presentano, però, scogli duri da eliminare, si deve intervenire abbattendo e ricostruendo interi incroci e isolati sul piano di calpestio. Un lavoro enorme, ma che non inizia da zero. Come diceva Troisi, “ricomincio da tre, non da zero”.
Le città metropolitane della nostra Regione hanno in sospeso richieste da parte nostra di interventi urgenti, che naturalmente non vengono evase per mancanza di risorse vere. L’UICI è sempre stata disponibile a sedersi intorno ad un tavolo, e lo sarà sempre. Ma bisogna cambiare passo e prospettiva, a meno di non credere alle favole.
Per me, che sto perdendo la vista, è triste e a volte fastidioso leggere notizie come questa. Avendo incarichi dirigenziali su delega presso la mia associazione, anche a livello nazionale, ho la fortuna di avere sempre un’ampia casistica e una visione ampiamente condivisa con i miei colleghi. Ma quando esco di casa, io subisco le barriere sulla mia vita quotidiana, sia essa di svago o di lavoro. Prima di essere un tecnico, sono un cittadino, e questi due livelli mi stimolano e costringono a non fare la vittima del sistema, ma anche a non dimenticare i problemi che continuano a sussistere.
Ricominciamo da quattro, il quarto punto mettiamocelo insieme: Regione, Comuni e Associazioni come la nostra. L’Assessore Marrone e la collega Caucino hanno dimostrato disponibilità sui temi legati alla disabilità, in particolare in occasione della Giornata Nazionale del Cane Guida organizzata a Torino nel mese di ottobre. Bisogna però coinvolgere, in modo trasversale, tutti gli assessorati e ognuno di loro deve metterci un pezzo di competenza e responsabilità.
Pubblicato il 26/07/2023.