U.I.C.I. Reggio Emilia – Il Progetto di supporto psicologico di gruppo

Autore: Davide Delmonte

Vi chiederete: “Perché dovrei incontrare uno psicologo? Non sono mica matto!”.

Con la fine di luglio siamo giunti a metà degli incontri in presenza del progetto di supporto psicologico rivolto alle persone adulte, promosso dal Consiglio Regionale I.Ri.Fo.R. Emilia-Romagna, che la nostra Sezione ha deciso di declinare in un percorso di gruppo rivolto soprattutto ai giovani soci dai 25 ai 45 anni. Il gruppo, composto da sei partecipanti, è stato creato ad aprile ed è condotto dai professionisti Dott. Mauro Favaloro e Dott. Kevin Castellani. Gli incontri di gruppo, svolti in presenza nella nostra sezione UICI o, a volte per qualcuno in modalità da remoto, hanno cadenza quindicinale e una durata di tre ore circa. Le tematiche proposte dai professionisti ci hanno permesso, finora, di confrontarci su argomenti quali: la accettazione, la fiducia, il pregiudizio ed il giudizio. Ho usato la parola “confronto”, perché prima di ritrovarsi in gruppo, ognuno prepara un audio od un testo sull’argomento indicato, ma ancora da affrontare, così che all’incontro, ciascuno dice la propria mentre gli altri ascoltano. Concluso il giro di interventi, i professionisti riprendono i concetti ascoltati, li integrano e li completano, il che porta a formulare nuove domande con altrettante risposte, che arricchiscono tutti i presenti. Al termine di ogni appuntamento, prima di rientrare alle proprie abitazioni, spesso alcuni partecipanti hanno preferito continuare la chiacchierata in un locale o in una birreria, anche per conoscersi meglio. Ora veniamo alla risposta alla domanda letta ad inizio articolo, cioè: “Perché dovrei incontrare uno psicologo? Non sono mica matto!”. Vi lascio quindi alla lettura dei contributi di ogni partecipante sull’esperienza finora fatta. No, non sto scappando dalla risposta, anzi, così facendo credo di dare una panoramica più completa, la risposta personale di chi sta vivendo questa esperienza.

Lorenzo A.: “Il progetto psicologico mi è piaciuto molto, seppur io abbia partecipato solo al primo incontro avendo trovato lavoro, perché, sin dall’inizio, mi ha dato la sensazione di “libertà”. Di fatto, ho potuto esprimere il mio parere personale senza essere giudicato ed ho potuto confrontarmi con gli altri partecipanti senza nessun problema. Inoltre, gli incontri sono molto flessibili, non sono delle lezioni impartite con argomenti già programmati, ma possiamo scegliere noi partecipanti gli argomenti da trattare”.

Luca B.: “A me il progetto psicologico piace, perché si sta in compagnia e si parla dei vari argomenti affrontandoli tutti insieme. Mi piace pensare che, quando il progetto sarà concluso, il gruppo non si sciolga, ma rimanga nel tempo”.

Eleonora G.: “Per me il percorso è un’iniziativa molto funzionale alla crescita di gruppo:

abbiamo la possibilità di confrontarci sugli argomenti e sulle tematiche che ci stanno più a cuore, quindi credo che sia importante viverli con continuità, in modo che diano un cambiamento in ciascuno di noi. Mi stanno piacendo molto gli argomenti che si stanno trattando: abbiamo parlato di relazioni, di accettazione, fiducia, pregiudizio e di giudizio. Sono molto entusiasta perché, tramite il gruppo, possono emergere prospettive differenti, ci si possono porre diverse domande, utili a far crescere ciascuno di noi. Mi auguro, quindi, che anche i prossimi incontri procedano così”.

Mariana I.: “Agli incontri di gruppo del mercoledì, mi piace avere la possibilità di conoscere meglio le persone che vi partecipano, con il loro modo di trattare i diversi argomenti. è un’esperienza che mi arricchisce e mi aiuta anche a conoscere meglio me stessa: analizzando diversi temi, imparo cose utili in questo viaggio per scoprire la profondità della vita”.

Francesco M.: “Credo sia positivo che siamo un gruppo ristretto di persone più o meno della stessa fascia d’età, con esigenze simili, con modi simili anche di vedere, di pensare. Positivo il fatto che ci si confronti su argomenti anche particolari, a volte proposti spontaneamente anche grazie alla presenza dei due psicologi, figure preziose: preziose perché danno spunti di riflessione a cui tu magari non avevi pensato, oppure ti aiutano a vedere le cose da un punto di vista che non avevi considerato. Durante gli incontri, spesso iniziamo a parlare di un argomento e finiamo spontaneamente con tutt’altro e questo è bello; lo trovo anche un modo per confrontarci su argomenti delicati, dei quali non sapresti neanche con chi parlare, perché non conosci gente che possa comprendere certe cose, non facendo certe esperienze e non vivendo certe situazioni. Positivo il gruppo, anche perché siamo tutti simili però anche tutti molto diversi, diversi per le nostre patologie, per le nostre storie di vita e per come le viviamo. Quindi, secondo me, ognuno parlando porta la propria esperienza, tu puoi imparare dagli altri e dare tanto agli altri: un metodo di confronto prezioso che arricchisce tutti”.

Adill Z.: “Porto il mio contributo partendo da una piccola premessa, ossia lo scetticismo con il quale la parola psicologo è legata alla mia mente. Per questo motivo, inizialmente la parola psicologo, la parola incontro e la parola gruppo, mi “suonavano” in un modo particolare. Ho però deciso di affrontare questa esperienza, questa possibilità che la UICI ci ha proposto. È nato un gruppo, è nata una confidenza, una serenità di dialogo senza neanche sapere che strada avrebbe preso il percorso. La presenza dei due psicologi ci ha permesso di essere supportati con competenza, di dare un vero, reale significato a determinate parole, contesti ed atteggiamenti. Penso che questo possa essere la base di una crescita futura. Molto bello questo tipo di incontri, bella questa iniziativa. Ben vengano altri incontri, così da portare a casa il più possibile”.

Infine Davide D., cioè io che scrivo: “Questo progetto, questi incontri del mercoledì, oltre a piacermi per la bellezza delle tematiche affrontate in gruppo, mi stanno coinvolgendo sempre di più perché mi confermano quanto sia importante ascoltare l’altro a 360 gradi, fino a quando non ha terminato. Ho detto a 360 gradi, perché io, soprattutto su certe tematiche, a volte tendo ad ascoltare quello che mi fa comodo, per poi agganciarlo e dire la mia. Qui, siccome la metodologia degli incontri è quella di sentire fino alla fine ciascun intervento, ho la conferma di quanto sia importante anche per stare meglio, ascoltare l’altro”.

Sulla base di queste testimonianze, possiamo dire che il progetto ci sta piacendo molto, soprattutto perché ci porta, spontaneamente e in modo talvolta divertente, a parlare di noi stessi. La risposta a questo, credo sia nel “clima”, nell’aria che si respira ogni mercoledì nel quale ci incontriamo: un’aria priva di giudizio, dove non abbiamo paura di sbagliare. Inoltre, i temi trattati, sono rilevanti perché non specifici della disabilità, ma temi per tutte le persone!

Pubblicato il 09/08/2022.