Torino – L’Unione Ciechi alla Notte dei Ricercatori

Faremo conoscere al pubblico i nostri modi di “vedere”

Venerdì 30 settembre (dalle ore 16 alle ore 23) in piazza Castello, a Torino, la sezione provinciale dell’UICI (Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti) partecipa all’edizione 2016 della Notte dei Ricercatori, un’interessante evento di divulgazione scientifica che si tiene ogni anno in più di 200 città di tutta Europa. L’iniziativa, promossa e co-finanziata dalla Commissione Europea, si propone di avvicinare il grande pubblico al mondo della ricerca, attraverso incontri, dimostrazioni e momenti di gioco.

Quest’anno l’UICI Torino ha accolto con piacere e gratitudine l’invito del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino, con cui già in passato c’erano state fruttuose collaborazioni. Da tempo, infatti, la nostra associazione partecipa a studi condotti dall’ateneo torinese sulla plasticità cerebrale e sulla percezione dello spazio nelle persone non vedenti. La presenza alla Notte dei Ricercatori intende far riflettere proprio su questi temi.

In un soggetto normodotato l’80% delle informazioni vengono acquisite attraverso il canale visivo, ma in questo modo si crea un predominio che rischia di eclissare tutti gli altri sensi, relegandoli in una posizione subalterna. «Come invece i disabili visivi ben sanno – spiega Franco Lepore, presidente UICI Torino – esistono molti modi di “vedere”. Ad esempio si può “vedere” con i polpastrelli, con le orecchie, con la memoria e l’intuizione». Per questo, nello spazio espositivo dell’Università di Torino, una delegazione UICI mostrerà alcuni tra i più diffusi ausili tiflotecnici (gli strumenti usati dai disabili visivi) e spiegherà, coinvolgendo il pubblico, le strategie che i ciechi e gli ipovedenti mettono in atto nel quotidiano.

«L’incontro e il dialogo con i cittadini sono da sempre una nostra priorità, dunque siamo felici di metterci in gioco – osserva ancora il presidente UICI Torino – Anche questo può essere uno strumento  efficacie per ampliare gli orizzonti e richiamare, oltre ogni stereotipo, l’attenzione sulla realtà dei disabili visivi».