Tra distanziamento sociale e nuova mobilità a ostacoli
«Per noi la fase 2 è quasi peggio della fase 1». Sembra una provocazione. Ovviamente Giovanni Laiolo, presidente dell’UICI (Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti) di Torino, non intende mettere in discussione la positività o l’importanza del parziale ritorno alla normalità, dopo i drammatici mesi del confinamento. Intende solo far notare quanto questa nuova normalità sia complicata per le persone con disabilità visiva. Camminare per strada, dovendosi districare tra persone in coda e ostacoli di ogni genere, salire su un mezzo pubblico, mantenere il distanziamento sociale: per le persone cieche e ipovedenti tutte queste azioni rappresentano un problema tutt’altro che semplice. Ecco perché l’associazione ha deciso di impegnarsi in un dialogo costruttivo con le istituzioni territoriali e con i cittadini, suggerendo strategie concrete per agevolare gli spostamenti di chi non vede o vede poco.
Una mobilità ancora più difficile
Per una persona con minorazioni visive, muoversi in una città grande e complessa come Torino non è mai stato semplice. Già alcuni mesi fa, ben prima dell’emergenza Covid-19, l’UICI del capoluogo piemontese aveva lanciato l’allarme sui pericoli rappresentati da biciclette e monopattini a flusso libero abbandonati ovunque in strada. La pandemia non ha fatto che peggiorare ulteriormente la situazione. «Con l’inizio della fase 2, molti esercizi commerciali hanno dovuto trasferire all’esterno parte della loro attività – riflette Laiolo -. Camminando per strada, capita spesso di imbattersi in lunghe file di persone, col rischio di urtare inavvertitamente qualcuno e magari di inciampare. Un’altra incognita è rappresentata dai tavolini e dai dehors fuori da bar e ristoranti, che stanno prendendo piede un po’ ovunque».
Con il DPCM dello scorso 17 maggio, il Governo ha definitivamente chiarito, come peraltro il buon senso suggerisce, che per chi accompagna una persona cieca sono previste deroghe alle norme sul distanziamento sociale. «Ma quando il disabile visivo non è accompagnato, rispettare le distanze di sicurezza può essere difficile – spiega ancora il presidente UICI Torino -: infatti, se un vedente percepisce a colpo d’occhio le persone in movimento, un cieco deve affidarsi ai rumori oppure alle indicazioni che riceve tramite il bastone bianco». C’è poi un ulteriore dettaglio, cui pochi fanno caso: «quando una persona parla con la bocca coperta dalla mascherina, parte dell’emissione sonora viene filtrata. Quindi anche percepire le voci, specialmente in mezzo al traffico urbano, è diventato un po’ più difficile».
Non va meglio a chi debba usare i mezzi pubblici. «Da tempo i disabili visivi sono abituati a salire su tram e bus usando la porta anteriore» racconta Christian Bruno, referente del Comitato Autonomie e Mobilità UICI Torino. «La segnaletica a pavimento, presente in moltissime fermate, è stata studiata per condurre alla porta anteriore e anche i nostri cani guida sono stati addestrati a salire da quel varco». Ma da alcune settimane, per via delle misure anti-Covid adottate da Gtt (Gruppo Torinese Trasporti), la società che gestisce il trasporto pubblico nel capoluogo subalpino, sono entrate in vigore nuove regole: sui tram e bus si sale solo dalla porta posteriore. «Per noi è un disagio» fa notare Bruno. Anche in metropolitana, ora ci sono nuovi percorsi da seguire, con accessi differenziati per chi entra e chi esce.
Le proposte
«Non vogliamo puntare il dito contro nessuno» osservano Giovanni Laiolo e Christian Bruno. «Non è questo il nostro obiettivo. Però bisogna rilevare che, almeno nei primi giorni di riapertura, le esigenze delle persone disabili sono state pressoché ignorate. Ora serve un cambio di passo». Già nelle scorse settimane, i delegati UICI Torino hanno avviato un confronto con il Gruppo Torinese Trasporti per segnalare le criticità più evidenti. Nel caso della metropolitana, l’azienda ha precisato che i disabili visivi potranno mantenere i loro percorsi abituali, a prescindere dalle nuove indicazioni (che, tra l’altro, usano una comunicazione quasi esclusivamente visiva e quindi sono inaccessibili a chi non vede). Quanto alla richiesta dell’UICI Torino di permettere alle persone cieche la salita su tram e bus dalla porta anteriore, Gtt ha avviato un confronto interno, riservandosi di rispondere nel giro di qualche giorno. L’associazione precisa che questa deroga varrebbe esclusivamente per i ciechi che si muovono senza accompagnatore (numero davvero esiguo, se comparato con il totale dei passeggeri).
Viste le innumerevoli difficoltà di un periodo incerto, sarebbe utile potenziare i servizi di trasporto sostitutivo dedicati alle persone disabili. Pur sapendo che le già scarse risorse a disposizione si sono ulteriormente ridotte, l’Unione Ciechi sta valutando la possibilità di avviare un confronto con gli enti locali e con le cooperative di tassisti, nel tentativo di ottenere, per i disabili visivi, condizioni di trasporto non eccessivamente dispendiose, almeno finché la situazione non si sarà leggermente stabilizzata. Ma i referenti UICI rivolgono anche un appello ai cittadini: «La nostra associazione si impegna a fare tutto il possibile per rispettare le regole e affrontare questa nuova vita quotidiana con responsabilità, a cominciare dai dispositivi di protezione: abbiamo iniziato a indossarli ben prima che diventassero obbligatori. D’altra parte ai cittadini vedenti chiediamo buon senso, intelligenza e, quando possibile, collaborazione. Questo periodo per noi comporta notevoli difficoltà, non tutte risolvibili nell’immediato. Però non dimentichiamo che la disabilità dipende anche dal rapporto con l’ambiente. E un ambiente non ostile può aiutare moltissimo».