Sviluppare ricerca per una formazione scolastica di qualità, di Silvana Piscopo

Autore: Silvana Piscopo

Con l’avvio dell’anno scolastico sto avendo l’opportunità di girare tra varie scuole di Napoli e provincia in qualità di referente per i problemi dell’istruzione ed inclusione scolastica dei ragazzi ciechi ed ipovedenti; naturalmente incontro consigli di classe che già hanno orientamenti costruttivi, altri che vanno sostenuti e rassicurati con cura e pazienza; ciò che, però, riscontro, è la scarsa innovazione di programmi specifici per l’insegnamento delle discipline scientifiche.
Oggi non è più tempo di ritenere che i ragazzi con disabilità visiva abbiano o debbano avere come strada prioritaria di professionalità alta o media, gli indirizzi universitari a carattere umanistico, storico, giuridico; ciò sarebbe fortemente improprio se lo permettessimo, sia pure indirettamente, con il silenzio assenso della nostra associazione: un silenzio magari non fatto di mancanza di parole, comunicati o convegni, ma materialmente prodotto dalla carenza di sviluppo di programmi adeguati agli insegnamenti della matematica nei trienni delle scuole secondarie superiori, della fisica, chimica, scienze applicate, del disegno in campo di prospettiva, nel perfezionamento delle lingue straniere applicate alle discipline scientifiche ed altro ancora.
La nostra associazione dispone di importanti risorse come l’Irifor, la Biblioteca di Monza, la Federazione pro ciechi: perché mai tutti questi enti, ormai consolidati e di lungo corso, non possono fare rete tra loro, contattare università, istituti di ricerca, coordinamenti di studenti che, pur esistono e fanno rete tra loro, coordinarsi con i responsabili dei servizi per disabili delle varie università per promuovere una vera e propria attività di ricerca applicata all’innovazione dei programmi nelle aree scientifiche e linguistiche?
Ci concentriamo sempre su come ottenere insegnanti di sostegno formati, sull’assistenza scolastica, post-scolastica, mentre trascuriamo o, forse, facciamo un po’ di rimozione, il fattore più importante che è, a mio avviso, la qualità della formazione e la possibilità di elevare gli obiettivi di conoscenze e competenze di quanti possano e vogliano andare oltre le tradizionali aree di professionalità seguite nel passato remoto e prossimo.
Continuiamo, dunque, tutte le nostre battaglie con le istituzioni a tutti i livelli per l’esigibilità dei diritti, ma diamo forma e materia anche al nostro essere erogatori di servizi mediante gli enti collegati. Facciamo in modo da differenziarci dal comune agire politico che, con l’abuso di slogan e promesse, sostituisce la scarsità di risoluzione dei problemi concreti; noi, almeno proviamoci, invertiamo la rotta e partiamo dai fatti, dai bisogni reali dell’oggi per costruire prospettive in grado di promuovere sane ambizioni, valorizzare eccellenze, favorire capacità inventive, permettere di sognare un futuro soddisfacente alle nuove generazioni.