Il 25 maggio 2016, alle ore 14,00, presso la sede del Centro di Documentazione Tiflologica, via della Fontanella di Borghese, 23 Roma, ha avuto luogo l’incontro fra i componenti il Network per l’Inclusione Scolastica, come da convocazione del 13 maggio 2016.
Erano presenti: il prof. Giancarlo Abba, il prof. Vincenzo Bizzi, il prof. Pier Michele Borra, il prof. Marco Condidorio, il prof. Luciano Paschetta, il prof. Pietro Piscitelli ed il prof. Gianluca Rapisarda.
Assente giustificata la prof.ssa Roberta Caldin.
Il prof. Borra riassume il lavoro fatto finora e precisa che il Network non è un’altra associazione, ma una collaborazione tra I.Ri.For., Biblioteca Italiana per i Ciechi, Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti e Federazione Nazionale delle Istituzioni pro Ciechi. Introduce poi la figura dell’esperto in scienze tiflologiche e i possibili percorsi formativi di questa figura, facendo l’ipotesi di una laurea specialistica all’interno delle Scienze della Formazione. Per quanto riguarda i LEP, invita a valutare le proposte, tenendo in considerazione il fatto che sembrano deboli sul lato del rapporto con le famiglie. Ricorda, inoltre, i 17 Centri di Consulenza Tiflodidattica e gli altri Centri presenti presso gli Istituti: occorre vedere quali risorse mettono in campo e quali rapporti vadano costruiti con gli Enti che ruotano attorno a questi Centri.
Il prof. Piscitelli ricorda come il Network sia partito come proposta dall’ultimo congresso dell’Unione e come poi sia stato fatto proprio dal Coordinamento degli Enti. Propone inoltre che il documento che uscirà dal Network venga fatto circolare presso i Consigli Regionali UICI.
Il prof. Rapisarda sottolinea come il Network sia un organismo tecnico che ha precisi obiettivi e non una associazione che “toglie potere” ad altri. E’ necessario – continua – fare rete ed essere molto pratici nel cercare di conseguire i propri obiettivi.
Il prof. Condidorio, rispondendo ad alcune critiche circolate in rete, ricorda come il Network sia stato presentato in Commissione Istruzione e ribadisce che è animato da una filosofia di professionalità e di competenza tecnica. E’ bene evitare speculazioni ed elementi troppo teorici. Occorre cercare fin da subito di trovare un accordo sui documenti presentati ed eventualmente procedere ad una pubblicazione.
Il prof. Paschetta informa che nell’emanando Decreto delega sull’inclusione sono previsti i PUAD (Punti Unici di Accesso alla Disabilità) che definiscono i progetti di vita e l’organico delle singole scuole. Vengono però sollevate alcune perplessità su questi organismi e sulle competenze dei loro componenti. Dopo l’analisi delle figure del tiflologo e dell’assistente alla comunicazione occorre arrivare ad un momento di sintesi. Il tiflologo è una figura complessa che ha bisogno di una pluralità di competenze che non possono essere oggetto di un singolo master. Occorre quantomeno stabilire la necessità di una laurea per l’accesso al master. Il Network – sottolinea il prof. Paschetta – dovrà essere l’interlocutore con le Università per fornire le competenze nella formazione.
Il prof. Abba ricorda che alla base di tutto il discorso ci deve essere una idea pedagogica. Occorre confrontarsi con la realtà quotidiana della scuola. Si chiede a quali bisogni deve rispondere il tiflologo, che, per sua natura, non può essere assimilato ad un assistente alla comunicazione. Sottolinea i punti critici del termine “tiflologo”, di cui bisogna salvare la dimensione pedagogica. Un tiflologo deve avere un Centro di riferimento a cui appoggiarsi, senza il quale la sua azione rischia di trovarsi in difficoltà. Dai Centri devono essere erogati dei servizi “standard” comuni.
Il prof. Bizzi ricorda l’aspetto tecnico-organizzativo proprio del Network. Occorre partire dal binomio bambino e famiglia (intesa come ambiente che si trova attorno al bambino) per la realizzazione delle potenzialità insite nel bambino stesso. L’educatore deve sapersi far accogliere come figura di riferimento e deve essere capace di condivisione emozionale. Pensa a pochi tiflologi selezionati, per la formazione dei quali non servono piccoli corsi. Si dovrebbe parlare di un pedagogista con competenze tiflologiche, così come si parla di un bambino cieco e non di un cieco bambino. Nei tempi brevi, ciò che manca è un vademecum che agevoli l’orientamento di famiglie e scuole.
Il prof. Condidorio ricorda come l’Università del Molise sia interessata e disponibile ad una cattedra di tiflologia. Occorre che il Network sia un punto di riferimento con l’appoggio delle Università. Il Master, in tal senso, diviene un passaggio obbligato. Ricorda poi come il tiflologo non sia un “tuttologo”, ma come debba avere competenze in campi diversi. Deve saper offrire la soluzione nel momento che si presenta il problema e sapersi orientare sui bisogni del bambino.
Il Prof. Rapisarda, riprendendo la parola, auspica che il Master in “Typhlology Skilled Educator”, attualmente in corso presso l’Unimol, con i dovuti aggiustamenti e le necessarie rimodulazioni da parte del “Network” (in merito soprattutto al piano di studi ed al numero di ore di lezione in presenza), possa diventare da “esperienza pilota” il modello formativo di riferimento nazionale da disseminare in tutti gli Atenei italiani. L’ideale sarebbe, conclude, che il rapporto “privilegiato” tra il “Network” e l’Università di Campobasso possa costituire un “trampolino di lancio” per creare una vera e propria “specialistica” in Scienze tiflologiche.
Il prof. Paschetta, ritornando all’immagine del tiflologo come pedagogista, rileva come il Master debba essere limitato alle lauree in Scienza della Formazione e Pedagogia. Occorre pensare ad un modello di rete in cui trovino posto i CCT e gli Istituti. In ogni CTS ci dovrebbe essere uno sportello “tiflologico” che dia informazioni. Propone una griglia di osservazione dei singoli servizi erogati dai CCT e dagli Istituti e di far circolare la notizia di questi servizi.
Il prof. Condidorio chiede che siano valutate le competenze dei CCT anche per una maggior razionalizzazione delle iniziative.
Il prof. Borra ricorda le funzioni dei CCT e degli Istituti e ne sottolinea le differenze e le diverse professionalità. Chiede che venga stilato un documento sulla rete dei servizi. E’ necessario un passaggio dai Consigli Regionali UICI per la diffusione dei servizi.
La discussione prosegue sui livelli dei servizi e sulle possibilità di costruzione di una rete.
Alle 16.15 il prof. Condidorio lascia la riunione
Il prof. Abba sottolinea come il bambino non vedente debba essere preso in carico nella sua interezza in termini educativi e pedagogici.
Alle ore 17.20 il prof. Abba lascia la riunione.
La discussione prosegue con una analisi del master organizzato dall’Università del Molise e in generale sui requisiti di ingresso da determinare per i singoli master.
Null’altro essendoci da discutere, la riunione termina alle ore 17.40.