Per finanziare le nostre attività sezionali, abbiamo sorteggiato tre uova di cioccolato e mi è venuta in mente una riflessione in merito a cosa ciechi e ipovedenti avrebbero voluto trovare nel loro “uovo di Pasqua”.
Penso che vorrebbero trovare più giustizia sociale, più integrazione, più lavoro, più accessibilità.
Tutte queste speranze nel nostro bel paese sono sesso, troppo spesso, una mera speranza.
In questi giorni sono dovuto intervenire per sostenere una socia anziana che ha subito un trattamento sanitario e sociale a dir poco vergognoso.
Soccorso insufficiente quando si è rotto il femore e fratturato il bacino, trasporti ritardati e con mezzi insufficienti.
In termini di accessibilità troviamo anacronistico che nelle strutture sanitarie vi siano ambulatori inaccessibili e tabelloni informativi illeggibili. Vorremmo poter prenotare una prestazione in autonomia ma ancora non è possibile. Avremmo voglia di praticare sport ma facciamo fatica persino a ottenere uno spazio per custodire i nostri due tandem.
Abbiamo chiesto di formare i medici nell’approccio con ciechi e ipovedenti ma stiamo ancora aspettando. Ci piacerebbe che la nostra università ponesse in atto dei nuovi corsi di studio per formare professionisti in materia di tiflologia che i nostri anziani potessero vivere i loro giorni in modo sereno e attivo.
Forse sono troppe le nostre aspettative? Forse sperare che nella bella Siena e nella nostra Italia si potesse vivere in modo più civile?
Nonostante il nostro impegno nel dialogo istituzionale i passi avanti sono piccoli e le notizie e non ci lasciano sperare in sorprese positive.
Questa Pasqua, al contrario, ci porta venti di guerra e distruzione.
Formulo un auspicio: le riflessioni che induce la Pasqua ci aiutino a ripartire con più forza e sempre maggiore incisività.
A chi vive con cecità e ipovisione dico: possiamo vivere meglio se stiamo uniti e insieme facciamo valere i nostri diritti.
L’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti è la nostra casa e ci accoglie per renderci una famiglia forte e operosa.
Massimo Vita