Il 10 maggio, come ogni secondo mercoledì del mese, è andata in onda su Slash radio la rubrica “Dialogo con la Direzione” alla presenza mia e di Mario Girardi, purtroppo per errore non sono state lette alcune domande inviate via e-mail all’indirizzo dedicato: per correttezza e trasparenza, di seguito il testo integrale di una di tali domande e la relativa risposta.
Oltre a quella sotto riportata, è pervenuto anche un messaggio da parte del sig. Strato Petrucci a nome di un gruppo di Fruitori della struttura di Tirrenia: in parte mi sembra sia stata data risposta durante la diretta nel momento in cui abbiamo parlato dell’argomento, in ogni caso – come ho scritto in privato al sig. Petrucci – la girerò ai colleghi della Direzione Nazionale e, al più tardi nella prossima trasmissione, verrà data risposta.
Scusandomi per lo spiacevole inconveniente – che mi impegnerò perché non si ripeta più – vi auguro una buona lettura e arrivederci – anzi a risentirci – alla prossima!
Per la sig. Katia caravello
Buon giorno sig. Caravello,
sono venuto a conoscenza da un amico che sta preparando un progetto per l’integrazione e accettazione delle persone omosessuali e cieche all’interno dell’Unione ciechi.
Ho ascoltato il presidente Barbuto in una trasmissione proprio in questa radio, molto sensibile sull’argomento.
La domanda è:
Come e in che modo pensa di portare avanti questo discorso?
E come pensa di poter far capire ai ciechi con mentalità retrograda, che anche noi omosessuali sentiamo il bisogno di essere noi stessi, anche all’interno di una associazione storicamente con radici cattoliche?
Firmato da un socio che purtroppo deve rimanere anonimo, perché ancora non pronto all’auting per paura di essere discriminato
Risposta di Katia Caravello
Caro socio,
effettivamente, su sollecitazione di un altro socio, stiamo elaborando un progetto rivolto alle persone con disabilità visiva omosessuali.
Il progetto si svilupperà in due direzioni: innanzitutto verrà messa a disposizione da parte dell’Unione una sala virtuale nella quale si possano svolgere gruppi di auto-mutuo-aiuto o, comunque, nella quale si possa essere in tutto e per tutto sé stessi senza paura di essere giudicati e discriminati. A questo proposito, stiamo cercando di trovare le modalità tecniche che consentano il massimo della riservatezza, permettendo a chi lo desidera di rimanere nell’anonimato, ma che, allo stesso tempo, preveda una sorta di filtro che eviti la partecipazione di disturbatori.
Inoltre, se i partecipanti ai gruppi lo riterranno utile ed opportuno, grazie alla collaborazione del Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi (con il quale stiamo già collaborando per un progetto di sostegno psicologico ai genitori dei bambini e dei ragazzi ciechi e ipovedenti), a tali incontri potrà intervenire uno psicologo, con esperienza nell’area dell’omosessualità, che faciliti l’elaborazione dei vissuti espressi dai partecipanti.
Infine, sempre nell’ambito del sostegno alla persona, si potrà creare uno sportello di ascolto al quale i singoli si potranno rivolgere per ottenere un supporto psicologico, ovviamente coperto dal segreto professionale; tale sportello potrà essere on-line o potremo anche creare una rete di colleghi, distribuiti sul territorio nazionale, che possano offrire colloqui in presenza… i dettagli relativi alla struttura e alla modalità di accesso allo sportello sono ancora da definire.
Parallelamente a quest’attività di sostegno alla persona, sarà necessario portare avanti un lavoro di tipo culturale, al fine di far comprendere – fuori e dentro l’associazione – che i ciechi e gli ipovedenti, così come tutti gli esseri umani, possono avere un orientamento etero o omosessuale e che non vi è nulla di cui stupirsi.
Come fare questo? Innanzitutto dedicando spazio al tema sui nostri mezzi di comunicazione (stampa associativa e radio web) e, inoltre, ogni qual volta si affronta il tema dell’affettività e della sessualità delle persone con disabilità – tema di cui fortunatamente negli ultimi anni ci si occupa spesso – si contempli con estrema naturalezza anche la possibilità che il ragazzo o la ragazza, piuttosto che l’uomo o la donna, con disabilità possa avere un orientamento sessuale diverso da quello della maggioranza della popolazione… è una strada lunga, soprattutto se si considera il fatto che, specie in presenza di disabilità gravi, spesso non si è pronti ad accettare che le persone con disabilità abbiano una vita affettiva ed una sessualità!
Ovviamente questa parte del progetto è ancora tutta da pensare e definire nel dettaglio, ma le assicuro – e lo assicuro a tutte le persone che, come lei, non possono permettersi di essere pienamente se stesse – che non smetteremo di parlare dell’argomento e, soprattutto, non smetteremo di occuparci anche di questa fascia dei nostri soci e tutelati… non siete certo ciechi o ipovedenti di serie B!
Per quanto sia una strada lunga e, è inutile nasconderselo, in salita, io sono fiduciosa che, impegnandosi con costanza, facendo un passo dopo l’altro, stando gli uni a fianco agli altri, riusciremo ad abbattere le barriere del pregiudizio.
Il mio obiettivo come dirigente- oltre che come psicologa – è quello di creare le condizioni perché una persona cieca o ipovedente non si senta più costretta a rimanere nell’anonimato per il timore di essere discriminata … specie se si sta rivolgendo all’associazione che la tutela e la rappresenta!
Sperando di essere stata esauriente nella risposta, rimango a disposizione per ulteriori chiarimenti ed anche per ricevere qualche prezioso suggerimento su ciò che potrebbe essere utile mettere in atto.