Rinnovamento e accordi, di Peppino Re

Autore: Peppino Re

Ormai ci avviamo al Congresso, e, come è giusto che sia, il fermento delle varie anime dell’Unione è pienamente in moto. Più presidenti che si candidano a sostituirne uno che c’è da appena diciotto mesi, del quali tutti esaltano i risultati, esplicitamente i sostenitori, implicitamente gli avversari, una infinita schiera di candidati al Consiglio Nazionale, (attualmente siamo in trentasette), programmi e idee programmatiche, bozze e richiami che si susseguono. Tante storie, tante varianti, che, però a Chianciano dovranno essere portate a sintesi… Per cui si discute, e si provano accordi…
Quando abbiamo finito il XXII Congresso, ha esclamato Saltarel davanti a venti candidati al Consiglio Nazionale come lui, sembrava tutto perduto… ma noi abbiamo continuato… C’è stato anche un momento in cui Barbuto e tutto il suo movimento ha corso il rischio di espulsione in una ipotetica assemblea dei quadri… Ora, Saltarel non lo ha detto esplicitamente, ci ritroviamo centrali e, probabilmente maggioranza del Congresso…
Come non consentire con questa sua dichiarazione, spontanea ed espressa con la sua solita semplicità… E la chiave, dopo quella legnata da venti a zero, è stata quella di “non rompere le righe”, e sulla idea di rinnovamento soffocata a Chianciano, costruire una “corrente”, chiara negli obiettivi, conquistare democrazia reale, e fermamente interna all’Unione, senza cercare avventure con nuove organizzazioni, esistenti o da fondare. Questa linea, dolorosamente è stata sancita da una assemblea di fine novembre 2010 e si è espressa in un “manifesto” di dieci punti firmato da tanti non vedenti, un manifesto che, lo stesso Tommaso Daniele, in quel momento avversario, disse che avrebbe potuto firmarlo perché era insito nello spirito dell’Unione… Eppure non firmò e, non avrebbe potuto farlo perché quello era indicatore di una strada, tutta da percorrere, in salita, perché percorrerla avrebbe significato cambiare la classe dirigente.
Eppure, per vie inimmaginabili, e a seguito di un accordo con Stilla, il 15 marzo dell’anno scorso questo processo ha cominciato a volare, e a pervadere l’Unione nel suo seno… L’Unione stantia e scontata ha come avuto un fremito, e Silvano Pasquini, con il suo carico di speranze e aspirazioni ha manifestato più volte quel senso di voler tornare in una casa amica… Mi fa tanto pensare alle grandi guerriglie ideologiche che, davanti a un programma di cambiamento realistico e a portata di mano, ci pensano se sia ancora il caso di pensare da soli o da esterni.…
Così come è avvenuto nel marzo del 2014 con la elezione di Mario Barbuto alla presidenza nazionale, io auspico che le tante parti vive dell’Unione sappiano poi riconoscersi in un programma e in una leadership condivisa, capace di farci essere adeguati contemporanei e migliori…
Accordarsi, ma non con la vecchia Unione ancora esistente che concepisce il potere come poltrona, che si impadronisce dei bisogni dei ciechi e li trasforma in tessere, in voti, e pur offrendo un grande lavoro, ci trasforma in sudditi, non in cittadini… Io almeno due li conosco, forse perché abitano lì, nella mia città, e da trentacinque anni si scambiano di posizione, di luogo, di sfondo… ma ci sono sempre, e non consentono agli altri di esserci se non…come dicono loro. Essi, convinti del proprio valore e dei propri mezzi, girano da tutte le parti: ieri a Prato e a Chianciano, oggi a Messina e nuovamente a Chianciano, con Mario, con Nicola o con Peppino… si vedrà.

il mio amico Giovannino Ciprì, a questo punto mi rimprovererebbe, perché questo tipo di padroni non sono solo a Palermo, ma in tante altre parti… Ma, Giovanni mi perdonerà; cercateveli voi… Giovanni, io mi sono candidato, e, se voglio chiedere qualche voto, non posso mettermi io a trovarli. Il manuale della campagna elettorale me lo vieta, almeno per ora.

Peppino Re