Resoconto missione Congo 2015, di Ada Nardin

Autore: Ada Nardin

In continuità con la missione 2013, quest’anno la Magic amor ha deciso di proseguire gli interventi  rivolti all’INAV, l’istituto dei ciechi di Kinshasa in Repubblica Democratica del Congo, avendo lasciato in sospeso  alcune importanti consegne e ritenendo opportuno confermare la mia presenza al fine di effettuare il necessario follow up.
Gli obiettivi principali erano i seguenti:
in primo luogo consegnare sia il materiale da me ricevuto nel corso dei due anni successivi al precedente viaggio, sia  quello che da tempo giaceva all’interno del container bloccato a 300 km dalla capitale a causa di pretestuosi cavilli burocratici.
In secondo luogo si è ravvisata la necessità di effettuare un’ulteriore sessione di formazione rivolta al personale del centro.
Sin dal mio arrivo all’InAv (Istituto, ho potuto rendermi conto piacevolmente che si sono verificati dei cambiamenti in meglio: la struttura è stata riammodernata e resa maggiormente accogliente, sicura e pulita, e, soprattutto, sono stati attivati alcuni corsi di formazione continua per tutti i dipendenti, ivi compresi quelli appartenenti ai 26 centri affiliati all’istituto operanti nelle popolose periferie della città.
Il nuovo Direttore Generale mi ha inserita volentieri nel ben strutturato programma di formazione continua che prevede 4 pomeriggi a settimana, ciascuno dei quali dedicato alle diverse figure presenti: personale amministrativo, docenti, inquadratori, e responsabili dei 26 centri periferici.
La richiesta, proprio perché giunta dal dirigente scolastico e non da me, mi ha resa particolarmente orgogliosa in quanto in passato un simile atteggiamento propositivo  sembrava essere quasi inconcepibile.
Con enorme soddisfazione ho appreso che il programma di formazione continua ha avuto inizio dopo la mia partenza nel 2013, dato che sta a significare che sono riuscita nell’intento di  trasferire un metodo in grado di fare sistema, quindi  non più legato all’improvvisazione.
Ho dunque avuto l’importante occasione di verificare le competenze acquisite dal personale formato due anni orsono, e di entrare in contatto con figure professionali che, per mancanza di tempo o pianificazione, non era stato possibile preparare nel corso della prima missione.
In merito al materiale ancora da consegnare, oltre a quello tiflodidattico e musicale come compassi, diapason, tavole a rilievo per il riconoscimento tattile di Braille e figure varie, erano presenti dispositivi informatici quali uno scanner, una stampante braille, ed un display Braille che, connessi ed installati al computer precedentemente portato, potranno costituire il futuro centro stampa della scuola.
Sono stati altresì recapitati 120 bastoni bianchi telescopici messi a disposizione dall’Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti onlus, dono molto gradito in quanto esiste una vera penuria di ausili per la mobilità.
Al mattino ho assistito alla formazione in orientamento e mobilità effettuata dagli assistenti formati nel 2013 a beneficio dei ragazzi più grandi e degli adulti che hanno perso la vista da poco, potendo così verificare l’efficacia degli insegnamenti precedentemente impartiti ed apportare alcuni piccoli correttivi.
Al pomeriggio mi sono dedicata alla formazione frontale in aula, differenziata a seconda della tipologia di dipendenti, ma comunque imperniata sulla percezione della realtà da parte dei ciechi ed ipovedenti tramite i sensi extravisivi, sull’impiego delle tecnologie assistive, sulle tecniche di orientamento e mobilità e su quelle per accompagnare correttamente un privo della vista.
Inoltre ho stimolato dibattiti sugli aspetti caratteriali ed emotivi, discussioni ricche di spunti  da cui sono emerse molteplici difficoltà espresse dal personale nel rapportarsi con gli utenti non vedenti a causa delle loro peculiarità caratteriali e non solo.
Le domande erano incentrate su questioni delicate quali segnalare con la dovuta delicatezza ma decisione la trascuratezza nella cura della persona; come insegnare a gestire la casa e la cucina; come contenere l’aggressività nelle richieste continue di aiuto e, a volte, di denaro; come porsi di fronte alla sfiducia dei disabili visivi nei confronti dei colleghi vedenti.
Ho quindi suggerito di non esitare a fornire risposte, magari scomode, ma giustamente severe verso richieste improprie, di attivare corsi di autonomia personale e di economia domestica, di coinvolgere maggiormente le famiglie nel processo di emancipazione dei loro cari.
In conclusione ho proposto un giorno supplementare da dedicare all’attività fisica, stranamente negletta in un continente pieno di atleti, proposta che alcuni insegnanti ed assistenti hanno accolto con entusiasmo.
Ho illustrato e fatto eseguire esercizi di stretching e a corpo libero, andature ed allunghi e corsa con guida, mostrando che, con i dovuti accorgimenti di sicurezza, anche chi non vede può compiere ogni genere di attività, anche agonistica.
A tal proposito ho accennato agli sport praticati da ciechi ed ipovedenti ed ho appreso che alcuni ragazzi giocano a calcio e a goalball, anche se in numero limitato a causa del timore di farsi male.
A titolo meramente esemplificativo, ho eseguito una piccola dimostrazione della corsa sulle basi nel gioco del baseball giocato da ciechi, disciplina adattata in Italia agli inizi degli anni 90, che ha destato autentica curiosità negli insegnanti ed assistenti.
Durante la settimana ho incontrato il segretario generale del ministero degli affari sociali a cui ho ribadito l’importanza di sostenere economicamente l’INav e soprattutto di sensibilizzare la popolazione congolese tramite l’impiego di pubblicità progresso su aspetti concernenti la produttività dei disabili visivi, seriamente discriminati a causa della loro condizione.
Ho chiesto di rimediare alla carenza di semafori in città, grave mancanza che mette in pericolo i pedoni in genere e quelli ciechi in specie i quali vanno salvaguardati anche a causa della scarsa o nulla attenzione degli automobilisti in corsa.
Dai risultati ottenuti e dai commenti entusiastici dei docenti ed assistenti formati, posso ritenere la missione 2015 completamente riuscita e, a meno che la mia presenza non verrà richiesta per altre motivazioni, conclusa.
L’associazione magic Amor ringrazia i donatori privati che mi hanno consentito di rifornire di materiale didattico l’istituto, l’unione Italiana Ciechi e Ipovedenti che ha donato i bastoni bianchi, la sede provinciale di Genova ed il Consiglio regionale della Liguria che hanno contribuito all’acquisto del mio biglietto aereo e alle spese di soggiorno, e naturalmente l’INAV tutto che mi ha permesso di entrare nella sua vita organizzativa.
Ada Nardin