Reggio Emilia – Incontro con l’autore: 12 giugno 2021

Sabato 12 giugno scorso, presso la Biblioteca Turchetti dell’Istituto per Ciechi “G. Garibaldi”, si è svolta la presentazione della  trilogia “Le inchieste del Commissario Fornari”, di e con Emanuele Ferraresi, il Consigliere delegato della Sezione, nonché marito della nostra Presidente Chiara. Davanti ad un folto gruppo di amici e sostenitori che hanno sfidato la calura di metà giugno, l’amico Emanuele ci ha illustrato il suo amore per la scrittura, che lo ha  portato a creare la figura del Commissario Fornari, il protagonista di questa trilogia di libri gialli, precisando che i tre romanzi sono disponibili anche in vari formati accessibili a non vedenti e ipovedenti. La chiacchierata tra l’autore e Paola Terranova, di circa un’oretta, è stata trasmessa anche in diretta Facebook, si è conclusa con varie domande da parte dei presenti e un simpatico aperitivo “a prova di Covid” svolto nel cortile interno dell’Istituto. A seguire una breve biografia dello scrittore e uno stralcio tratto dal primo libro; per domande o richieste sui romanzi, potete scrivere una e-mail all’indirizzo emanuele.ferraresi@hotmail.it. Emanuele è nato a Guastalla (RE) nel 1978; dopo la maturità scientifica si è laureato in Economia all’Università di Modena e Reggio Emilia. Attualmente vive a Gualtieri, con la moglie Chiara ed il loro cane Ercole. Scrive per passione fin da ragazzo, dedicandosi ai suoi temi preferiti: la fantascienza ed i gialli. Dopo alcune pubblicazioni con editori locali, ha deciso di autopubblicarsi con la collana delle Inchieste del Commissario Fornari. Il primo libro della serie è “La Memoria di Pietro Fornari” che nella quarta di copertina riporta: Pietro Fornari è un commissario di Polizia Municipale in un Comune della Bassa Reggiana. La sua vita trascorre normalmente finché un cruento e grottesco incidente sul lavoro lo ferisce gravemente alla testa. Deve affrontare un lungo risveglio, la riabilitazione, fino al ritorno ad una vita normale; ma l’incidente ha lasciato il segno. Il suo carattere è diverso, il rapporto con la sua famiglia, con i suoi colleghi ed anche con i suoi stessi sentimenti cambia, così come cambia il suo atteggiamento verso la vita. Mentre lo stesso Fornari fa i conti col suo nuovo essere, una serie di misteriosi incendi appiccati alle auto dei politici locali sconvolge la vita della tranquilla cittadina di Porto Verde. La Procura, che non trova elementi per risolvere il caso, lo incarica dell’indagine; contro la sua volontà Fornari si dovrà scoprire anche investigatore, svolgendo un lavoro indagatorio che lo porterà dove lui non avrebbe mai immaginato, sia come poliziotto che come uomo. Gli altri due titoli della trilogia sono “Un morto in cimitero” e “Quando il cuore si ferma”. Lo stile dei testi è asciutto, la scrittura rapida e diretta, immergendo però il lettore sempre nella meraviglia delle ambientazioni della bassa reggiana; ne diamo un esempio, l’incipit de “La memoria di Pietro Fornari”:

Il sole caldo e dorato batteva la sommità dell’argine e brillava sull’erba grassa che si agitava piano al vento. Il fiume rifletteva i raggi sulle onde lievi, e io assaporavo a pieni polmoni l’aria tiepida e pulita. Il cielo senza una nuvola, di un azzurro uniforme che tendeva all’indaco, aveva un’intensità che raramente mi era capitato di vedere. Alla mia sinistra si stendeva pacifica e verde la pianura, interrotta da qualche casolare e da una strada piena di traffico. Ricoperto da un immacolato cappuccio di neve, il Massiccio del Cerreto interrompeva l’orizzonte, mentre più a destra l’Appennino digradava verso il mare e a sinistra la cima piramidale del Cusna si levava innevata verso il cielo meraviglioso. A nord l’argine discendeva ripido, punteggiato di margherite, verso un breve tratto di golena rigogliosa, coltivata a giovani pioppi disposti in file parallele e ben distanziate. Poco oltre, il terreno finiva d’un tratto nel Po, nastro d’acqua largo, sereno e ingannevolmente placido, che scorreva torturando a lungo le rive con i suoi mulinelli, prima di arrivare al mare lontano. Il refolo d’aria che lambiva la pianura increspava appena la superficie dell’acqua, creando effimeri riverberi che restituivano la luce del sole. Il Monte Baldo si stagliava nel cielo, tanto vivido che dava l’idea di poterlo toccare allungando una mano per affondarla nella neve iridescente che lo ricopriva. Da uomo di pianura, ho sempre pensato che i montanari, innamorati delle loro terre scoscese, non capiscano che la montagna è bella anche vista da lontano, coi suoi profili fiabeschi e l’impressione che essa sia al contempo vicinissima e irraggiungibile.

Pubblicato il 13/08/2021.