Napoli – Attraverso il linguaggio ludico il non vedente si fa conoscere da chi vede, di Mario Mirabile

Autore: Mario Mirabile

L’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti della provincia di Napoli, il giorno 26 maggio ha preso parte alle attività ludiche in Villa Comunale di Napoli, in occasione della Giornata Mondiale del Gioco.
Per i bambini il gioco è un’attività fondamentale, non è una perdita di tempo come molti adulti potrebbero pensare e a maggior ragione lo è per un bambino non vedente e, perché no, anche per un adulto, che sia non vedente o vedente!
Il gioco ha tanti risvolti intrinseci positivi, esaminiamone alcuni soprattutto dal punto di vista di chi non vede:
attraverso di esso, indirettamente si favorisce l’inclusione tra bambini non vedenti e vedenti; i bambini, diversamente dagli adulti, se lasciati liberi nel gioco riescono a trovare strategie per includere il compagno non vedente nelle attività ludiche che intendono realizzare;
favorisce la conoscenza del mondo, consentendo di maneggiare materiali diversi;
è utile per acquisire padronanza degli spazi.
Per queste motivazioni e per altre che per motivi di spazio non possiamo elencare, durante la manifestazione sono stati proposti ai partecipanti giochi di movimento, innanzitutto per abbattere lo stereotipo del cieco che è quasi immobile e impacciato nel muoversi. Attraverso la corsa, facendo bendare i bambini (ma anche gli adulti) e correndo in tandem con un vedente si è potuto sperimentare come anche chi non vede può correre in piena libertà, potendo persino partecipare a maratone!
Ha suscitato curiosità la “palla sonora”: i bambini, soprattutto quelli della fascia di età delle scuole elementari, sono rimasti affascinati da come è possibile giocare a palla senza vedere, visto che loro erano bendati, così si è parlato loro del gioco del calcetto che i non vedenti possono praticare.
Il cercare con l’aiuto del bastone un oggetto in un determinato posto ha dimostrato loro che un non vedente può muoversi autonomamente con un ausilio.
Anche il gioco classico “mosca cieca” ha un messaggio per chi vede: il bambino bendato, una volta catturato uno dei partecipanti intorno a lui, doveva riconoscerlo attraverso il tatto, ciò gli ha permesso di capire che anche chi non vede, con altri sensi riconosce le persone che gli sono accanto.
In conclusione, tutte queste informazioni i partecipanti le hanno apprese senza discorsi né convegni, ma con un semplicissimo linguaggio che è quello del gioco!